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- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...

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legate alla magona gran ducale o all’industria privata toscana. anche bontempelli e Lodi erano estranei<br />

all’ambiente montano poiché provenivano da bologna.<br />

Gli edifici che erano stati destinati alle nuove produzioni, nella maggior parte dei casi erano stati in<br />

precedenza mulini, poi tra sformati per essere adattati ad accogliere magli e forni. Ciò era avvenuto<br />

soprattutto perché i mulini preesistenti avevano già la loro gora e le rispettive concessioni per la<br />

derivazione delle ac que dai torrenti o dai fiumi montani, e ciò facilitava notevol mente i nuovi impianti,<br />

poiché gli imprenditori non avevano biso gno di fare nuove richieste di derivazione dell’acqua.<br />

gli stati d’anime della parrocchie in cui sorsero gli impianti (Lizzano, Ca pugnano, Castelluccio<br />

e Capanne) risultano significativi, poiché prima del sorgere della nuova industria, cioè prima del<br />

1825, cen siscono solamente mugnai con le loro famiglie, mentre dopo tale data nelle stesse località<br />

troviamo lavoranti e ferrazzuoli, as sieme alle famiglie. ancor più esplicita risulta in tal senso un’affermazione<br />

contenuta nella domanda con cui bartolomeo filippi di Lizzano nel 1829 chiedeva alla<br />

legazione pontificia il permesso di derivare acqua dal Silla per l’erigendo mulino di Taccaia; egli<br />

infatti, al fine di dimostrare la necessità dell’impianto di un nuovo mulino, dichiarava: qualche tempo<br />

addietro eranvi tre molini a co modo della popolazione, i quali vennero ridotti in edifici da ferro, ossieno ferriere,<br />

al quale uso esistono tuttora 123 .<br />

Unica eccezione era quello della ferriera Calvi poiché era stata costruita ex novo dalle fondamenta,<br />

per cui ci fu bisogno di una nuova concessione per la derivazione dell’acqua dal Reno: abbiamo rinvenuto<br />

la relativa domanda solamente per quest’ultimo impianto. ad una lettera con cui la provincia<br />

di bologna nel 1836 chiedeva quali erano i motivi per cui la fer riera Calvi, a differenza delle altre,<br />

era sottoposta ad alcune limitazioni a proposito della gora, il pro-legato rispondeva che tali regole<br />

erano state imposte al fondatore non in relazione alla produzione del ferro, ma sibbene per bisogno che<br />

egli aveva di de rivare acqua da un torrente 124 .<br />

ma veniamo dunque ai profondi cambiamenti che subì l’industria del ferro nel periodo a cavallo fra<br />

otto e nove cento. si tratta di trasformazioni a cui abbiamo già accennato e che sono ampiamente<br />

mostrate da tutta la documentazione consul tata. i motivi sono da ricondurre soprattutto al tentativo<br />

dell’industria del ferro di so pravvivere alla concorrenza straniera e della grande industria, che alla<br />

fine del secolo erano ampiamente in grado di schiacciare gli impianti della montagna oramai non<br />

più gestiti da grossi imprenditori, ma da piccoli artigiani. in questa trasformazione notevole peso<br />

ebbe il fatto che molte ferriere passarono di proprietà ed in vari casi vennero acquistate da esponenti<br />

di famiglie locali o di nuove fa miglie immigrate dalla toscana o dal friuli.<br />

tutto ciò è collegato anche alle trasformazioni della manodopera impiegata. i primi maestri di ferriera<br />

e di distendino erano stati fatti arrivare dagli imprenditori dalla toscana, dal bergamasco e<br />

dal bresciano, zone dove l’arte del ferro vantava tradizioni plu risecolari. Lo stesso Calvi, fondatore<br />

di una delle ferriere, pro veniva dal bergamasco ed era arrivato nella zona chiamato dai Vi varelli<br />

Colonna come maestro di ferriera alla Venturina. i molti stati d’anime consultati testimoniano della<br />

presenza in loco di uomini, spesso affiancati dalla famiglie, i cui cognomi rivelano in modo inequivocabile<br />

la loro origine forestiera: Carrara, Manenti, Ambrosioni, Nesti, Chiappelli, Pisaneschi, Belliomini,<br />

salvinelli, Cecchi, gli stessi Calvi e, in epoca successiva, anche Chelotti ed assaloni, i futuri<br />

imprenditori delle ferriere nel novecento. Le ma estranze locali nei primi tempi furono impiegate<br />

esclusivamente in lavori di manovalanza generica; costoro, però, presto iniziarono ad apprendere<br />

l’arte di battere il ferro ed alcuni di loro, so prattutto alla fine del secolo, iniziarono a prendere il posto<br />

dei vecchi proprietari.<br />

Un esempio significativo di queste trasformazioni fu la ferriera Calvi che nel giro di pochi anni passò<br />

dapprima ad una famiglia di imprenditori del vicino pistoiese ed in seguito ai garfagnini Chelotti,<br />

anch’essi approdati dapprima nella montagna pistoiese poi in quella bolognese come maestri di fer-<br />

123 Cfr, E. Rosa, Un mulino, un ponte e uno stradello, ovvero la guerra dei Filippi, in “<strong>La</strong><br />

Musola”, IX, 1975, n. 17, pp. 3­10, che parla della travagliata nascita del mulino di Taccaia. Il documento<br />

da cui è tratta la citazione è in ASB, Archivio di Prefet tura, anno 1829, tit. 1, rub. 9.<br />

124 ASB, Legazione, 1836.<br />

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