- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...
- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...
- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
dalle Memorie storiche di Lizzano, scritte dal parroco don Giulio Pacchi nel 1889: parlando dell’oratorio<br />
di san giovanni battista di porchia l’arciprete rilevava che dopo il suo atterramento per fare<br />
spazio alle attività della ferriera e la sua ricostruzione a spese della stessa ditta succi, continuò ad essere<br />
officiato e ben tenuto fino a che continuò la produzione del ferro. Quando però i Succi cedettero<br />
l’attività ai pistoiesi Cassigoli la produ zione cominciò a decadere, gli operai a diminuire di numero<br />
e l’oratorio ad essere mano a mano abbandonato e non più officiato: ma quella proprietà essendo non<br />
so per quali ragioni (credo di successione o di eredità) passata ad altri padroni, i signori Ca sigoli di Pistoja,<br />
nell’anno circa 1870, le cose, se non subito cambiarono d’aspetto in pochi anni, ed andò finalmente a finire che<br />
né di messe o feste si fece più nulla. appare evidente che la decadenza dell’oratorio fu parallela a quella<br />
della produzione del ferro ed al decadimento dell’opificio. Dismessa la lavorazione grandiosa di prima e<br />
limitata a poche ed interrotte ordinazioni sotto l’affittuario Agostino Lenzi, si cominciò dai signori sopra detti a<br />
trascurare altresì l’oratorio 119 . Lo stesso don Pacchi poco più avanti ricorda le officine di Porchia come<br />
ora inerti e in ri poso 120 . Ribadiscono queste informazioni anche gli stati d’anime delle due parrocchie<br />
di Lizzano e di Castelluccio: non dobbiamo infatti dimenticare che la ferriera si trovava sul versante<br />
destro del silla, in comune di porretta, parrocchia di Castelluccio. <strong>La</strong> documentazione dell’archivio<br />
parrocchiale di Lizzano nel 1832 cen sisce infatti a porchia un ministro, un maestro, un sottomaestro<br />
e cinque ferrazzuoli, mentre negli ultimi anni del secolo rileva la presenza di soli mugnai 121 . Le carte<br />
castelluccesi do cumentano ancora presenti nel 1862 un capomaestro e cinque ferrazzuoli tutti toscani,<br />
mentre fin dal 1865 dichiarano la ferriera disabi tata per ora 122 .<br />
Ritornando alla statistica del 1899 occorre comunque rilevare che nel Lizzanese erano ancora presenti<br />
i due impianti di panigale. uno di essi era fornito di 3 motori idraulici della forza comples siva di 15<br />
cavalli con tre magli. L’altro aveva due motori con una potenza di 10 cavalli, che facevano muovere<br />
due magli. in tutto vi erano impiegati undici lavo ranti. i numeri testimoniano in modo inequivocabile<br />
della deca denza di queste ferriere oramai trasformate da un’importante atti vità proto-industriale<br />
ad una di tipo artigianale, se condo quanto rilevava il parroco don pacchi nelle memorie sopra citate.<br />
<strong>La</strong> stessa statistica, per la ferriera della Venturina rilevava la presenza di 11 operai ed affermava che<br />
la produzione consisteva oltre ad assi da carri, anche ferro semplicemente in barre quadre, tonde, piatte ecc..<br />
Essa è provveduta di 4 magli animati da 4 motori idraulici della forza complessiva di 25 cavalli. Quest’ultima<br />
era l’unica ferriera che ancora continuavano la pro duzione dei primi tempi e poteva ancora essere<br />
considerata come un impianto industriale.<br />
5.2. Le trasformazioni dell’industria del ferro fra otto e novecento<br />
dalla narrazione precedente possiamo ben comprendere come e perché era nata l’industria del ferro<br />
nella montagna bolognese. Ripren diamo questo fondamentale argomento per poter meglio descrivere<br />
i profondi mutamenti che essa subì a cavallo dei due secoli.<br />
Le più importanti ferriere erano sorte negli anni Venti e trenta dell’ottocento soprattutto per opera<br />
di capitali e di maestranze forestieri o, come si diceva in quei tempi, esteri. Le due più im portanti società<br />
che avevano investito i loro capitali in loco, la succi-francia e la Vivarelli Colonna, provenivano<br />
dalla toscana ed erano state, ed ai tempi della fondazione delle ferriere erano ancora, strettamente<br />
119 Il manoscritto di don Pacchi è in Archivio Parrocchiale di Lizzano ed è stato pubblicato<br />
a puntate in “<strong>La</strong> Musola”; le citazioni sono tratte dalla 10 a parte, ibidem, V, 1971, n. 10, pp.<br />
9697. Nella trascri zione per la pubblicazione il nome della famiglia pistoiese che subentrò ai Succi è<br />
risulta storpiata in Casignoli, mentre nell’originale compare il nome corretto Casigoli, identificabile<br />
con una delle più importanti famiglie borghesi di Pistoia dell’Ottocento, appunti i Cassigoli.<br />
120 Ibidem, 23 a parte, in “<strong>La</strong> Musola”, XII, 1978, n. 23, p. 26.<br />
121 Archivio Parrocchiale di Lizzano in Belvedere, Stati d’anime, cart. 1818-1874, vol.<br />
1895-1912.<br />
122 Archivio Parrocchiale di Castelluccio, Stati d’anime, alle date.<br />
- 46 -