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- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...

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Limentra, qui definita col suo più antico nome di Armen zia. Gli uomini ivi impiegati erano quattro:<br />

un maestro e tre gar zoni, dei quali uno solo era al di sotto dei quattordici anni. essi percepivano un<br />

salario medio di 6 franchi il giorno e lavora vano circa 250 giornate l’anno. <strong>La</strong> materia prima consisteva<br />

in 11 tonnellate di rame vecchio e rosette di Toscana, mentre l’energia era fornita da 200 some di<br />

Carbone di Castagno. si producevano in totale tonnellate 10,5 consistenti in Calderine ed altri oggetti ad<br />

uso famiglia, per un valore totale di 34.000 lire. il prezzo al chilo di tali prodotti risulta così di lire 3,23,<br />

notevolmente più alto rispetto anche al prodotto da ferriera e con un valore aggiunto molto superiore;<br />

anche rispetto agli attrezzi agricoli, che il Calvi vendeva a 1,15 lire il chilo, la produzione degli<br />

oggetti di rame risulta molto più remunerativa. del resto il battirame era considerato un artigiano<br />

al tamente specializzato e non deve perciò meravigliare che il suo lavoro producesse un guadagno<br />

superiore a quello dell’industria del ferro.<br />

<strong>La</strong> difficoltà maggiore di questa ramiera venne individuata dal proprietario nella scarsezza di acqua:<br />

il canale di derivazione era infatti mancante di chiusa e questo fatto rendeva precaria la presa<br />

dell’acqua, sempre soggetta alle piene del torrente.<br />

4.6. Le condizioni di lavoro e l’impiego della manodopera minorile<br />

<strong>La</strong> produzione del ferro in montagna durante l’ottocento ebbe effetti decisamente posi tivi, poiché<br />

creò le condizioni per lo sviluppo di una notevole produzione industriale nel nostro secolo, prima e<br />

dopo la seconda guerra mondiale. gli effetti più negativi li ebbe, ovviamente, dal punto di vista delle<br />

condizioni di lavoro e delle malattie profes sionali.<br />

L’ambiente di ferriera nel secolo scorso era decisamente malsano ed ha continuato ad esserlo fino a<br />

pochi anni fa, al momento della cessazione dell’attività delle ferriere della montagna. se dunque in<br />

tempi recentissimi l’esperienza di tanti operai conserva nella memoria condizioni di lavoro davvero<br />

difficili, cerchiamo di immaginare come dovevano esserlo nel secolo scorso, quando ancora non esistevano<br />

le tutele sociali del lavoro, quando si poteva es sere licenziati in tronco senza possibilità di<br />

difesa, quando i ritmi erano davvero massacranti e l’orario di lavoro notevolmente più lungo.<br />

I motivi dei disagi erano dovuti alla struttura stessa della fer riera: prima di tutto la presenza del<br />

canale rendeva l’ambiente particolarmente umido, basti pensare che nel caso delle ferriera Calvi il<br />

canale che muoveva i magli scorreva al di sopra dell’ambiente dove gli stessi erano collocati: ciò era<br />

dovuto al fatto che in questo modo aumentava notevolmente, a causa della gravità, la forza dell’acqua<br />

che colpiva le ruote motrici e se ciò rendeva l’impianto più produttivo, creava notevoli disagi<br />

appesan tendo la situazione di umidità presente anche in tutte le altre ferriere. L’altro problema erano<br />

i notevolissimi sbalzi termici: i forni in cui veniva o colato o reso incandescente il ferro creavano<br />

temperature notevolissime, così come i pezzi di ferro estratti dai forni e battuti coi magli a distanza<br />

ravvicinatissima; per contro l’ambiente, soprattutto d’inverno, presentava temperature decisa mente<br />

basse, cosicché i ferrazzuoli erano continuamente sottoposti ad uno stress termico enorme. per di<br />

più accadeva che i periodi di mag giore intensità del lavoro fossero quelli invernali, quando la disponibilità<br />

di acqua era notevolmente più alta. Tutto ciò spinse gli uomini dell’Ottocento a definire<br />

anche la produzione del ferro arte malsana.<br />

il rinvenimento di alcuni documenti sull’argomento ci permettono di tentarne una qualche approfondimento.<br />

si tratta di una documen tazione relativa al fatto che per esercitare l’arte del ferro fosse<br />

necessario ottenere una speciale patente rilasciata dalle autorità della cosiddetta Polizia medica e della<br />

Pubblica sanità: queste carte fanno ben comprendere quanto fossero disagiate, peri colose e malsane<br />

le condizioni dei ferrazzuoli.<br />

Tali documenti si trovano nell’archivio della Sottoprefettura di Vergato: si tratta di fogli relativi<br />

al 1865 ed inviati l’anno successivo dai comuni della montagna al sottoprefetto, per infor marlo di<br />

quanti fossero i lavoratori impiegati in questa produ zione del ferro e del rame, che venivano equiparati<br />

agli aromatari ed esercenti arti malsane 108 . Tutti i proprietari di attività fin qui presi in esame sono<br />

108 Tutto il carteggio in ASB, Sottoprefettura di Vergato, busta 38, fasc. “Sanità pubblica.<br />

Aromatari ed esercenti arti malsane”.<br />

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