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- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...

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provenienza elbana, al fine di limitare le conse guenze negative provocate dalla caduta delle barriere<br />

doganali, che erano in essere fra gli stati pre-unitari prima dell’unificazione. Al fine di avviare a risoluzione<br />

i problemi già ampiamente analizzati, egidio succi, venuto a conoscenza di tale privilegio,<br />

avanzò la richiesta che tale vantaggio venisse esteso anche alla sua indu stria. <strong>La</strong> risposta del governo<br />

fu però negativa: il 2 novembre 1860 il ministro dell’industria scriveva da Torino, la nuova capi tale,<br />

all’intendenza generale di bologna, l’ente che aveva assunto le prerogative della passata Legazione<br />

pontificia e che presto si sarebbe trasformato in Prefettura. <strong>La</strong> lettera rilevava come non sarebbe<br />

stato possibile estendere i benefici che si riferivano alla sola Toscana, che del resto erano limitati nel<br />

tempo; i motivi per cui erano stati concessi vengono individuati nel fatto che gli indu striali toscani si<br />

sarebbero trovati gravemente penalizzati dall’apertura delle frontiere. il ministero ribadiva poi che il<br />

provvedimento di abolizione dell’enorme dazio protet tore che in addietro era in vigore nell’ex Gran Ducato,<br />

era stato del tutto opportuno poiché era teso non solamente a favorire ma ad avviare codesto prodotto al<br />

principio della libera concorrenza, secondo le ben note tendenze liberali e libero-scambiste nel nuovo<br />

governo italiano.<br />

ma veniamo alla statistica del 1861, che fu voluta proprio per as sumere informazioni di prima mano<br />

sulla situazione industriale e fu promossa dalla già ricordata intendenza generale di bologna. da<br />

questa indagine risultano presenti nel territorio della montagna bolognese quattro impianti di ferriera<br />

e tre di ramiera, assieme ad una ramiera non più in attività. Riportiamo in modo schematico qui<br />

di seguito le informazioni secondo noi più rilevanti, ricava bili dalle schede dell’inchiesta 99 .<br />

4.3.1 Le ferriere di egidio succi e C. a porchia e panigale di so pra 100<br />

dalla statistica del 1861 questo impianto risulta di grandi dimensioni, poiché comprendeva ben cinque<br />

grandi fucine da ferriera per co larvi la ghisa e bollire il ferro. si trattava perciò di una vera e propria<br />

fonderia, ma delle cinque fucine solamente due erano in funzione per la già rilevata generale depressione<br />

economica. Vi erano poi anche fuochi più piccoli, ossia fucine da distendino per scaldarvi il ferro<br />

da ridursi in dimensioni sot tili: due erano localizzati a Porchia ed uno a Panigale di Sopra.<br />

Al fine di potenziare la capacità calorica dei forni era stato in trodotto un ingegnoso sistema di ventilazione<br />

di tipo idroeolico, che era basato sulla caduta dell’acqua e sulla produzione di ossigeno.<br />

tale meccanismo, già presente nelle planches della settecentesca Encyclopédie, è rimasto nelle ferriere<br />

montane fin quasi ai giorni no stri ed ancor oggi se ne trovano i resti sia nella ferriera di Ca’ d’Alessio<br />

a Silla, sia in quella di Panigale di Sotto. Veniva de finito localmente tromba e consisteva in un<br />

tubo verticale in cui veniva fatta cadere l’acqua, che picchiava su di una pietra detta alta rino; da qui<br />

l’acqua frantumata veniva spinta nella camera a pres sione. il principio era basato sulla frantumazione<br />

della molecola dell’acqua che produceva ossigeno che, forzato all’interno dei forni, ne migliorava<br />

nettamente le capacità di combustione. tale meccanismo è stato soppiantato solamente dopo l’introduzione<br />

della ventilazione prodotta da motori elettrici 101 .<br />

i magli presenti erano in totale sei, di cui tre più pesanti, della potenza totale di 14 cavalli dinamici,<br />

e tre meno pensanti, della potenza totale di 10.<br />

<strong>La</strong> manodopera impiegata consisteva di 16 lavoranti tutti adulti: due maestri di ferriera, un sottomaestro,<br />

sette lavoranti, tre braschini cioè manovali, un maestro di distendino e due lavo ranti di distendino.<br />

<strong>La</strong> media del loro salario giornaliero era di 3 lire per i maestri, meglio pagati, e di 75 centesimi<br />

per i mano vali. in totale da settembre a giugno venivano lavorate circa 300 giornate annue.<br />

<strong>La</strong> materia prima impiegata consisteva in 285 tonnellate di ferrac cio e ghisa toscani, ghisa inglese e<br />

99 Si trovano in ASB, Sottoprefettura di Vergato, Cave, Miniere, Industrie, Officine,<br />

busta 17. Notizie sulla statistica anche in ASB, Legazione e Prefettura di Bologna, Atti generali, tit.<br />

XVIII (Miniere), 1861.<br />

100 <strong>La</strong> scheda, che si trova ibidem, fu stesa da Egidio Francesco Succi il 23 dicembre<br />

1861,<br />

101 Su questo meccanismo cfr. M. Mori, <strong>La</strong> “tromba” di Panigale, in “<strong>La</strong> Musola”, XIII,<br />

1979, n. 25, p. 49 e la testimonianza orale di Ivo Lenzi di Ca’ d’Alessio.<br />

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