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- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...

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minenza della prima: il costo del lavoro infatti non incideva in modo eccessivo sulle spese generali.<br />

<strong>La</strong> situazione complessiva della produzione venne definita dalla stessa scheda in modo sibillino<br />

insufficientemente florido, anche se più avanti di fronte ad una specifica domanda della statistica si<br />

affermerà che non si ha decadenza. Le cause della non eccessiva floridezza della produzione venivano<br />

ricondotte dalla stessa scheda alla notevole concorrenza del ferro estero, cioè in parti colare di quello<br />

proveniente dalla vicinissima toscana. i rimedi venivano perciò individuati nell’attuazione di una<br />

politica prote zionistica: si ravviverebbe più l’industria se venisse proibita l’introduzione del ferro estero od<br />

almeno aumentato il dazio d’introduzione dello stesso.<br />

4.2.2 <strong>La</strong> ferriera Vivarelli Colonna della Venturina<br />

un secondo prospetto, questa volta datato 8 febbraio 1850, fu steso dal proprietario di questa ferriera,<br />

il pistoiese antonio Vivarelli Colonna. <strong>La</strong> produzione risultava di tipo più prettamente industriale di<br />

quella della ferriera Calvi, poiché alla Venturina si produceva esclusi vamente ferro in barre lavorate di<br />

diverse sorterie, un prodotto cioè semilavorato, che a sua volta sarebbe servito ad altri opi fici per prodotti<br />

più specifici; non dobbiamo dimenticare che questi imprenditori pistoiese possedevano molte<br />

altre manifatture del ferro, cosicché la ferriera della Venturina si inseriva in un più ampio contesto<br />

produttivo di cui costituiva solo un anello.<br />

<strong>La</strong> manodopera impiegata non era a numero fisso, ma variabile, probabilmente in relazione all’acqua<br />

ed al combustibile disponibili, che variavano entrambi a seconda delle stagioni: il Reno giungeva<br />

infatti al minimo di portata fra il mese di settembre e quello di ottobre, prima delle piogge au tunnali,<br />

mentre la massima produzione di carbone di legna era invece con centrata nei mesi estivi, quando gli<br />

uomini ritonavano dall’emigrazione stagionale nelle maremme ed in sardegna e Cor sica. Quando la<br />

fabbrica va ad un fuoco venivano impiegati sette operai, quando a due fuochi dieci; tutti i lavoranti erano<br />

pagati a cottimo per ogni migliaio di libbre prodotte. anche il numero dei vetturali impiegati per<br />

il trasporto delle materie prime (ferro e carbone) e dei materiali lavorati risultava molto varia bile.<br />

<strong>La</strong> materia prima impiegata, quando l’officina funzionava a due fuochi, consisteva in 400.000 libbre<br />

(tonn. 144,4 circa) di ferraccio proveniente dalla toscana, per un costo di 3.800 scudi romani; da tale<br />

materia si ricavavano 300.000 libbre (tonn. 108,3) di pro dotto. Quando invece si utilizzava una sola<br />

fucina si trasformava la metà di tale quantità, per un costo dimezzato e con la produ zione della metà<br />

di prodotto finito. Anche la produzione della ferriera della Venturina veniva completamente commercializzata<br />

all’interno dello Stato pontificio.<br />

il giudizio del proprietario sullo stato delle produzione era piuttosto negativo; egli affermò infatti<br />

che era in netta deca denza poiché non era possibile sfruttare al massimo le capacità produttive<br />

dell’impianto, ma si lavorava oramai quasi sempre a metà, cioè a un fuoco solo. L’analisi del Vivarelli<br />

Colonna per individuare le cause di tale situazione era del tutto simile a quella del Calvi per<br />

quanto riguarda i problemi della concorrenza estera e, soprattutto, della sperequazione a cui erano<br />

soggette le varie provincie dello Stato pontificio che a tale proposito veni vano trattate dal governo<br />

romano in modo differenziato; anche il proprie tario pistoiese, infatti, rilevava come fosse auspicabile<br />

l’aumento del Dazio sulla importazione dei ferri forestieri nello Stato, parificando detto dazio a quello<br />

delle Provincie Pontificie situate dalla parte del Mediterraneo, che ne sono protette con un dazio d’entrata dei<br />

ferri forestieri molto superiore a quello ora vigente per le Provincie dalla parte dell’Adriatico. oltre a queste<br />

egli rilevava però altre due cause delle decadenza della produzione: la prima si riferiva ad un altro<br />

problema di tipo doganale, le imposte eccessive che gravavano sull’importazione del ferraccio e del<br />

carbone dalla vicinissima toscana, dove era concentrata la maggior parte degli impianti industriali<br />

dei Vivarelli Colonna; la seconda era da individuare nella pochezza del mercato interno dello stato<br />

pontificio, nel quale si riuscivano a vendere scarse quantità di prodotti.<br />

il confronto sulla situazione delle due ferriere di cui ci è giunto il prospetto statistico, risulta piuttosto<br />

interessante. <strong>La</strong> ferriera della Venturina risultava infatti essere orientata ad una produzione di<br />

tipo industriale, consistente in barre di ferro di varie dimensioni e forme, che venivano vendute ad<br />

altre ferriere od ai fabbri ferrai, oppure utilizzate nelle ferriere appartenenti agli stessi proprietari<br />

ed ubicate nella vicina montagna pistoiese; evidentemente tale tipo di produzione non era molto<br />

richiesta nello stato papale e ciò determinava una produ zione molto ridotta rispetto alle capacità<br />

dell’impianto. il Calvi invece, che aveva iniziato la sua attività producendo soprattutto attrezzi agri-<br />

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