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- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...

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domanda di mucci e pie rucci affermando, al contrario di quanto aveva precedentemente so stenuto<br />

l’ispettore dei boschi, che la nuova ferriera avrebbe avuto effetti disastrosi proprio sul patrimonio<br />

boschivo 84 . anche se non abbiamo nessun documento che lo confermi, sospettiamo che in questa<br />

decisione negativa dovessero in qualche modo aver influito le pressioni dei proprietari delle ferriere<br />

già impiantate da qualche anno, timorosi della cocorrenza di altri impianti con analoga produzione<br />

e simile collocazione.<br />

3.6.2 <strong>La</strong> ferriera gentilini-bontempelli al mulino di tardino presso Riola<br />

dalla documentazione risulta del resto che la legazione aveva a cuore la conservazione dei boschi,<br />

piuttosto che l’impianto di nuove ferriere. Questo fu il motivo che spinse la setssa legazione a negare<br />

un secondo permesso, almeno in un primo momento, anche ad un certo giovanni gentilini.<br />

Le vicende di questa domanda e del diniego nella concessione dei permessi risultano emblematici<br />

della posizione del po tere politico 85 . il gentilini, nativo di Rocca pitigliana, a co minciare dal 1843<br />

aveva avanzato richieste per aprire una ramiera al mulino di tardino, una località posta fra Riola<br />

e Marano, in comune di Gaggio di Montagna. Si trattava di un opificio che, al pari delle ferriere,<br />

avrebbe dovuto essere dotato di un maglio idraulico per battere il rame. il gentilini avanzò per<br />

due volte la domanda, la prima il 28 novembre 1843, la seconda il 23 dicembre dello stesso anno:<br />

con quest’ultima egli cercò di confutare le ragioni con cui la lega zione aveva respinto la prima richiesta,<br />

affermando che in realtà di carbone di legna ne veniva prodotto molto, tanto che ne veniva<br />

pure esportato nel granducato di toscana. <strong>La</strong> lega zione ribadì però l’opinione, confortata anche del<br />

parere del con sigliere bevilacqua, che fornì una precisa e circostanziata ana lisi della situazione dei<br />

boschi della montagna bolognese datata 3 gennaio 1844. in essa egli sosteneva che se il permesso era<br />

stato negato per la ferriera che avrebbe dovuto sorgere a san damiano nel Castiglionese, a maggior<br />

ragione non si poteva accordare al gentilini, soprattutto perché la zona di Riola risultava ben più<br />

scarsa di boschi di quella di Castiglione ed era ad una distanza limitata dalle ferriere già in funzione:<br />

Vivarelli Colonna, Calvi, succi e bontempelli e Lodi, le quali esistono da molti anni e da molti anni annualmente<br />

divorano non poca quantità di combustibile. L’uso del termine divorano non lascia adito a dubbi<br />

sull’opinione del bevilacqua! Costui anzi auspicò che venisse costituita una Ispezione boschiva che<br />

fissasse precise e rigide regole per le selve comunali, che ne impediscano il devastamento, le garanti scano<br />

dalle violente depredazioni anche degli esteri e ne regolino invariabilmente con opportuno avvicendamento i<br />

periodici tagli re golari. il premesso per la costruzione di nuovi impianti avrebbe invece contribuito al<br />

depauperamento del patrimonio boschivo della provincia e quindi al progressivo loro danno giacché<br />

conviene per suadersi che nell’attuale sistema non si taglia ove si deve e dove sarebbe non solo innocuo ma anzi<br />

utile e conveniente, ma dove me glio torna e più comodo e là si ripetono i tagli senza discrezione finché sparisca<br />

la foresta né vi rimanga che nudo terreno.<br />

<strong>La</strong> penuria di carbone era del resto lamentata anche dai pochi imprenditori di bologna e della provincia.<br />

alcuni di loro (Luigi pasquini, Luigi ghizzoni, giuseppe mori e alessandro Calzoni), a metà<br />

del gennaio 1844 si fecero sentire proprio per denunciare tale scarsità. essi riassunsero anche la situazione<br />

industriale del Bolognese dove si trovavano i seguenti impianti: due ramiere nel comune<br />

di pontecchio, una a bertalia ed una a Casalecchio oltre ai sei impianti per la produzione del ferro<br />

fra porretta e Liz zano. a detta di questi quattro imprenditori, la mancanza era do vuta anche al fatto<br />

che il legname dei castagni veniva utilizzato solamente quando gli alberi erano molto vecchi, poiché<br />

gli im pianti giovani venivano sfruttati per la produzione delle castagne, così importanti per la<br />

dieta del montanaro; il faggio poi non ve niva utilizzato perché, secondo l’antica opinione, sarebbe<br />

servito a proteggere i versanti montani dalle tempeste di vento e dalla furia delle acque. accadeva<br />

poi che alcune partite di carbone ve nissero esportate in toscana, ma si trattava di quantità limitate<br />

e prodotte in luoghi distanti e vicinissimi alla ferriera di prac chia, mentre del resto anche i Vivarelli<br />

84 Il fato che la domanda fosse stata respinta si evince da un documento del 9 gennaio<br />

1844 in ASB, Legazione, 1844.<br />

85 Il carteggio relativo a questa domanda è ibidem.<br />

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