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I CENTO ANNI DEL FUTURISMO<br />
C<br />
ento anni fa, precisamente<br />
il 20 Febbraio<br />
1909, il prestigioso<br />
giornale «Le<br />
Figaro» ospitava<br />
in prima pagina lo<br />
scritto, di un ancora<br />
sconosciuto Filippo Tommaso Marinetti,<br />
intitolato Le Futurisme: atto di nascita di<br />
quello che sarebbe stato il primo e il più<br />
importante movimento di avanguardia artistico-letteraria<br />
del Novecento.<br />
Gli undici punti del manifesto esprimono<br />
chiaramente le idee del neonato Futurismo:<br />
rompere con la tradizione; risvegliare<br />
dal torpore imperante la cultura nostrana;<br />
abbattere il culto del passato e le polverose<br />
e dispotiche Accademie così come le<br />
biblioteche e i musei, custodi di un sapere<br />
mummificato; svecchiare la letteratura<br />
italiana liberandola dalla sua natura sonnolenta<br />
e patetica; cambiare il volto a un<br />
Paese in forte ritardo rispetto ai progressi<br />
delle grandi potenze industriali europee;<br />
demolire le ormai logore e insignificanti<br />
convenzioni che regolano i rapporti sociali<br />
come anche il moralismo e il femminismo.<br />
Pars destruens e pars costruens si fondono<br />
nel programma innovatore di Marinetti<br />
trovando il loro punto di sintesi nell’esaltazione<br />
dei simboli della modernità: la velocità<br />
(riconducibile al coevo mito della macchina);<br />
la fine della tradizionale concezione<br />
delle categorie spazio-temporali (che risente<br />
della teoria della relatività di Einstein)<br />
che apre le porte all’assoluto; la sostituzione<br />
dell’istinto e delle forze primordiali alla<br />
ragione, la quale aveva dominato la vecchia<br />
cultura (evidente qui l’influsso delle<br />
teorie di Bergson e Nietzsche); la glorificazione<br />
di tutto quanto prodotto grazie alle<br />
nuove e continue scoperte scientifiche.<br />
Il futurismo insomma canta l’homo novus,<br />
come nuovo è il mondo in cui sta per fare<br />
il suo ingresso l’umanità intera, una realtà<br />
caratterizzata dalla rapida industrializzazione<br />
le cui principali componenti accendono<br />
di entusiasmo l’anima dei futuristi: le<br />
macchine, la velocità, le industrie, le metropoli,<br />
le grandi masse operaie.<br />
Il movimento, che inizialmente è solo a carattere<br />
letterario, finirà pian piano per investire<br />
tutte le forme di espressione artistica<br />
(rinnovando e reinventando l’arte italiana<br />
dopo l’esaurirsi dell’esperienza barocca e<br />
rivendicando a ragione la paternità di tante<br />
successive esperienze avanguardistiche<br />
internazionali) nonché il campo della politica,<br />
della morale e del costume; arte e<br />
vita, insomma, non saranno più distinte e<br />
distanti.<br />
Sul versante letterario il programma di rinnovamento<br />
delle italiche lettere è centrato<br />
sulla distruzione della sintassi e sull’uso<br />
del verso libero, delle parole in libertà: in<br />
un’era dominata dalla velocità anche nel<br />
campo della comunicazione e dalla possibilità<br />
quindi che le informazioni raggiungano<br />
contemporaneamente le masse, i rapporti<br />
gerarchici tra gli enunciati così come<br />
la punteggiatura non hanno più ragion<br />
d’essere. Saltano tutte le regole. Lo scrittore<br />
deve abbandonarsi a una «immaginazione<br />
senza fili» il che significa appunto «la<br />
libertà assoluta delle immagini o analogie,<br />
espresse con parole slegate, senza fili<br />
conduttori sintattici e senza alcuna punteggiatura».<br />
Se il futurismo è riuscito a far parlare di sé<br />
facendosi conoscere rapidamente in Italia<br />
e all’estero, ciò è dovuto soprattutto a un<br />
astuto e sapiente uso dei mezzi di comu-<br />
di Luca Marinelli<br />
nicazione di massa da parte di Marinetti:<br />
è lui il primo uomo di cultura a capire l’importanza<br />
della veicolazione di un messaggio<br />
indipendentemente dal suo contenuto.<br />
Egli escogita le più fantasiose trovate per<br />
pubblicizzare il suo movimento: divulga i<br />
suoi manifesti attraverso i volantini; utilizza<br />
insegne luminose; tappezza i muri delle<br />
città col suo nome seguito dalla scritta Futurismo;<br />
edita sue opere a proprie spese<br />
prestando molta attenzione alle copertine<br />
avendo intuito la loro capacità attrattiva<br />
sui lettori; organizza serate (le celeberrime<br />
«Serate futuriste») nei teatri all’insegna<br />
della provocazione, della sorpresa e dello<br />
scandalo che finiscono inevitabilmente in<br />
scazzottate con il pubblico presente e con<br />
le forze dell’ordine; addirittura arriva a pagare<br />
profumatamente molte riviste e quotidiani<br />
del tempo perché scrivano menzogne<br />
e maldicenze su di lui e sui suoi adepti!<br />
Tutto è finalizzato ad attirare l’attenzione e<br />
a creare consenso attorno alla sua figura.<br />
Marinetti però non è solo il leader carismatico<br />
di un movimento di avanguardia come<br />
si limitano a trasmettere i manuali di storia<br />
della letteratura; egli è a tutti gli effetti un<br />
profeta della modernità: «L’ossessionante<br />
visione del futuro» che gli «strappa l’anima<br />
in raffiche deliziose» lo porta ad immaginare,<br />
o meglio a prevedere, quelli che<br />
saranno gli scenari tecnologici e antropologico-sociali<br />
di oggigiorno. Da autentico<br />
veggente Marinetti prevede la nascita del<br />
computer, di internet, dei telefoni cellulari<br />
con il loro particolare sistema di scrittura<br />
SMS; l’energia pulita; il «deprezzamento<br />
dell’amore»; lo «sfasciamento del matrimonio<br />
tradizionale, dispersione della famiglia,<br />
amore libero e rapido»; l’avvento di una<br />
«atmosfera antitradizionale, anticulturale,