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Le fornaci da calce Fantinelli a Sarezzo

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CINQUE CASI STUDIO DI ARCHITETTURA INDUSTRIALE<br />

SIGNIFICANTE IN VAL TROMPIA<br />

<strong>Le</strong> <strong>fornaci</strong> <strong>da</strong> <strong>calce</strong> <strong>Fantinelli</strong><br />

a<br />

<strong>Sarezzo</strong><br />

SAREZZO (BRESCIA)<br />

81


<strong>Le</strong> <strong>fornaci</strong> <strong>da</strong> <strong>calce</strong> <strong>Fantinelli</strong> a <strong>Sarezzo</strong> (Brescia)<br />

L’epigrafe posta alla base della torre<br />

sud.<br />

ad opera di Maffeo <strong>Fantinelli</strong>.<br />

<strong>Le</strong> <strong>fornaci</strong> <strong>Fantinelli</strong> per la cottura della <strong>calce</strong> 77 sorte a<br />

sud del nucleo antico di <strong>Sarezzo</strong>, nell’attuale piazzale<br />

Europa in prossimità del crocevia di Lumezzane,<br />

appartengono alla categoria delle <strong>fornaci</strong> a fuoco<br />

continuo 78 .<br />

Di questo opificio non si conoscono i nomi dei<br />

progettisti.<br />

convertita in fornace con metodo di cottura a fuoco continuo.<br />

La loro attività iniziò nella secon<strong>da</strong> metà dell’Ottocento<br />

82<br />

Sopra, sezione tipo di una fornace a fuoco<br />

intermittente.<br />

A sinistra, sezione di una fornace a fuoco continuo.<br />

Delle due <strong>fornaci</strong> la prima, quella a sud, si<br />

presume sia stata edificata tra il 1870 ed il<br />

1883; funzionò inizialmente con il metodo<br />

tradizionale di cottura della <strong>calce</strong> e, poi,<br />

intorno agli anni novanta dell’Ottocento, fu<br />

77 Calchera, termine dialettale locale<br />

78 Esistono fon<strong>da</strong>mentalmente due tipi di <strong>fornaci</strong> <strong>da</strong> <strong>calce</strong>: quella a funzionamento intermittente e quella a<br />

funzionamento continuo. La prima obbliga per il compimento delle operazioni di carico e scarico del materiale a<br />

spegnere il fuoco, inoltre non realizza una cottura uniforme: le parti più vicine al fuoco riescono più cotte di<br />

quelle meno vicine. Più diffusa è quella a funzionamento continuo, che consente il carico e lo scarico del<br />

materiale anche nel corso della combustione. Questo tipo si distingue ancora secondo che sia a fiamma corta, col<br />

materiale cioè disposto a strati e intercalato <strong>da</strong>l combustibile, o a fiamma lunga, con il materiale disposto alla<br />

rinfusa e riscal<strong>da</strong>to non direttamente <strong>da</strong>l combustibile, ma <strong>da</strong>i prodotti della combustione provenienti <strong>da</strong>i focolai.


È inoltre in quel periodo che essa subì le più evidenti modifiche, che consistettero nella<br />

trasformazione delle aperture per il caricamento della <strong>calce</strong> e nella formazione di nuove<br />

murature per ricavare due focolai laterali e per sopraelevare la torre.<br />

La torre a nord fu edificata nel periodo che va <strong>da</strong>l maggio all’ottobre del 1884; fu messa in<br />

funzione, per collau<strong>da</strong>rla e, quindi, per verificarne il corretto funzionamento, nel marzo del<br />

1885; andò a pieno regime dopo circa un anno.<br />

Essa fu concepita fin <strong>da</strong> subito secondo il metodo più moderno del fuoco continuo.<br />

Questa fornace si presenta ancora oggi, dopo la rifunzionalizzazione del complesso, con un<br />

basamento a forma di tronco di piramide quadrata le cui pareti, di notevole spessore, sono<br />

costituite <strong>da</strong> blocchi di pietra sbozzata a cui si alternano corsi di mattoni pieni disposti a<br />

intervalli regolari. Nel basamento era presente un piccolo locale, delimitato sulle facce<br />

opposte <strong>da</strong> due ante metalliche, in cui venivano inseriti i carrelli per l’estrazione del materiale<br />

cotto 79 .<br />

Sopra questa struttura si eleva una torre a forma di ‘tino’, <strong>da</strong>ll’aspetto imponente, costituita <strong>da</strong><br />

una doppia parete.<br />

Quella interna è costruita in mattoni refrattari, mentre quella esterna in mattoni pieni comuni;<br />

il tutto è delimitato <strong>da</strong> una serie di cerchi massicci in ferro battuto aventi funzione di<br />

contenimento delle spinte orizzontali.<br />

La torre appariva avvolta <strong>da</strong> una scala elicoi<strong>da</strong>le che permetteva di raggiungere como<strong>da</strong>mente<br />

l’abitacolo in cui risiedeva l’operaio addetto alle operazioni di caricamento della fornace 80 .<br />

<strong>Le</strong> scalette di accesso, i paranchi e le piattaforme di carico (foto S1.3 tav. 1, foto N1.2, N2.1<br />

tav. 2) svolgevano la funzione di irrigidimento stabilizzante dell’intero complesso.<br />

Sopra la torre, delimitata superiormente <strong>da</strong>lla bocca di caricamento del calcare <strong>da</strong> cuocere,<br />

svettava il fumaiolo.<br />

I focolari della ‘calchera’ si trovavano al piano della loggia di servizio.<br />

I forni erano alimentati e tenuti sotto controllo <strong>da</strong>l personale addetto alla cottura.<br />

A questo proposito è necessario specificare che le pietre <strong>da</strong> far diventare <strong>calce</strong> venivano<br />

riscal<strong>da</strong>te <strong>da</strong>i prodotti della combustione e non direttamente <strong>da</strong>l combustibile; perciò questa<br />

tipologia di fornace era anche detta ‘a fiamma lunga o dolce’.<br />

La torre sud presentava una parete autoportante interna che costituiva lo ‘scheletro’ principale<br />

della ciminiera.<br />

79 La <strong>calce</strong> cotta veniva accumulata ancora incandescente nel locale attiguo.<br />

80 Oggi di queste strutture non esiste quasi più nulla, solo qualche traccia.<br />

83


Soprattutto in questa fornace era presente una struttura interna formata <strong>da</strong> blocchi di pietra di<br />

grosse dimensioni avente uno spessore totale di circa settanta centimetri (foto S3, S5 tav. 1);<br />

questi elementi lapidei, tipici dell’alta Valle Trompia, erano allettati a corsi regolari con<br />

effetto autocerchiante.<br />

Oggi la struttura interna delle torri appare totalmente stravolta poiché è stata aggiunta<br />

un’anima in cemento armato, con tiranti, che nasconde completamente la struttura originaria.<br />

All’esterno entrambe le torri appaiono rivestite con un’orditura continua di corsi successivi di<br />

mattoni facciavista connessi tra loro, in origine, con giunti completamente stillati.<br />

<strong>Le</strong> cerchiature in ferro di entrambe le torri sono disposte a distanze piuttosto irregolari nella<br />

torre sud e in maniera più costante nella torre nord.<br />

Nel paramento esterno lapideo del primo nucleo della fornace sud, prima della sua modifica,<br />

appena al di sopra del basamento, è possibile ancora oggi scorgere una serie di travetti in<br />

legno squadrato inglobati verticalmente lungo il perimetro della muratura, quasi a formare dei<br />

giunti di dilatazione.<br />

Sotto, bozzetto della torre sud con fotografie dettagli.<br />

84


Sopra, bozzetto della torre nord con fotografie dettagli.<br />

85


La pietra calcarea <strong>da</strong> cuocere e trasformare in <strong>calce</strong>, estratta nelle cave della valle di <strong>Sarezzo</strong>,<br />

era trasportata presso questo sito con carri trainati <strong>da</strong> cavalli.<br />

Una volta giunta in sede, veniva accumulata nel cortile e <strong>da</strong> qui condotta in quota in cassette<br />

di legno presso la bocca di carico, prima a mano con l’ausilio di carrucole, poi, grazie ai<br />

progressi della tecnica, con un elevatore elettrico.<br />

Intorno alle <strong>fornaci</strong> vi erano molti locali di servizio e spazi tra cui vale la pena elencare:<br />

- Un cortile per la manovra e lo stazionamento dei mezzi di trasporto<br />

- Vari porticati e logge per il deposito della legna <strong>da</strong> ardere<br />

- capannoni per la raccolta della <strong>calce</strong> in vasche<br />

- un locale per i <strong>fornaci</strong>ai<br />

- stalle<br />

- un ufficio<br />

- una pesa<br />

- case disposte sul lato verso la stra<strong>da</strong> a delimitare l’opificio<br />

- case d’abitazione in cui alloggiavano i proprietari e dove vi era anche un’osteria<br />

Sotto, a sinistra il finecorsa del montacarichi.<br />

Sotto, a destra uno dei porticati.<br />

86


Sopra, planimetria generale di rilievo.<br />

87<br />

N<br />

O<br />

R<br />

D<br />

,<br />

A sinistra, l’ingresso del vano per lo scarico<br />

della <strong>calce</strong> cotta. Da notare il solaio ligneo<br />

della loggia di servizio.


88<br />

NORD<br />

Pianta<br />

piano terra di<br />

rilievo.


89<br />

Pianta<br />

piano primo di<br />

rilievo.


90<br />

Pianta<br />

piano secondo<br />

di rilievo.


Sopra, prospetti ovest e nord.<br />

Sotto, prospetti nord (interno) sezione 4-4 e prospetto ovest (interno) sezione 5-5.<br />

Questo opificio che per l’epoca era <strong>da</strong> considerarsi particolarmente avanzato<br />

tecnologicamente, rimase in funzione fino al 1965.<br />

Dal punto di vista costruttivo, questi corpi di fabbrica erano realizzati con tecniche<br />

edificatorie e materiali tradizionali; in particolare, le murature portanti, sostenute <strong>da</strong><br />

fon<strong>da</strong>zioni continue, erano costituite <strong>da</strong> blocchi di pietra sbozzata alternata ad elementi in<br />

91


92<br />

A lato e sotto, il prospetto nord.<br />

A sinistra, una porzione<br />

del prospetto sud.


laterizio, presenti anche nelle<br />

pilastrature, costituite <strong>da</strong> corsi<br />

regolari di mattoni disposti a più<br />

teste, e nelle piattabande delle<br />

finestre.<br />

Da un’attenta osservazione del<br />

materiale fotografico anteriore<br />

alle opere di<br />

rifunzionalizzazione, si possono<br />

notare, sulle murature d’ambito,<br />

le progressive trasformazioni della struttura e l’aggiunta di superfetazioni.<br />

Giornale di Brescia del 4 Maggio<br />

2005. in questo articolo viene<br />

annunciato il recupero dell’antico<br />

opificio saretino.<br />

Non è possibile approfondire la descrizione della<br />

struttura architettonica originaria relativa agli<br />

orizzontamenti poiché oggi non esiste una sufficiente<br />

documentazione, si presume comunque che fossero in<br />

legno.<br />

Prima delle opere di rifunzionalizzazione (iniziate nel<br />

2003 e concluse con l’inaugurazione nel 2006), le due<br />

torri, per quanto concerne l’equilibrio, si presentavano<br />

93<br />

A lato e sotto, il prospetto est.


Sopra, Giornale di Brescia di Giovedì<br />

5 Ottobre 2006<br />

A destra, Bresciaoggi di Giovedì 5<br />

Ottobre 2006.<br />

Entrambi gli articoli dei principali<br />

quotidiani locali annunciano<br />

l’inaugurazione del nuovo complesso<br />

residenziale commerciale.<br />

nell’insieme in una situazione di generale stabilità<br />

grazie, come già detto, alle dimensioni delle basi di<br />

appoggio in cui erano allocati i forni e <strong>da</strong> cui veniva<br />

estratto, mediante carrelli, il materiale lapideo cotto.<br />

Non vi erano considerevoli fenomeni di spiombamento<br />

nel loro insieme (foto <strong>da</strong> S1 a S6 tav. 1, <strong>da</strong> N1 a N4 tav.<br />

2) e nemmeno cedimenti, anche solo localizzati in<br />

corrispondenza delle fon<strong>da</strong>zioni e dei basamenti delle<br />

torri.<br />

Si può quindi<br />

asserire, in linea di<br />

massima, che<br />

l’assetto di queste<br />

<strong>fornaci</strong> era <strong>da</strong><br />

considerarsi, <strong>da</strong>l punto di vista statico, in equilibrio<br />

stabile.<br />

Se la struttura delle <strong>fornaci</strong> nel suo insieme appariva stabile, <strong>da</strong> un’attenta analisi dei<br />

rivestimenti esterni in cotto delle stesse era possibile notare la presenza in molti punti di<br />

fenomeni di dissesto diffuso che esigevano un intervento adeguato (foto S1.1, S1.2, S1.4, S1.6<br />

tav. 1 e N1.1, N1.2, N1.3 tav. 2).<br />

L’ analisi stratigrafica della malta relativa ai paramenti murari di entrambe le torri, rivelava<br />

che essa era stata quasi completamente dilavata <strong>da</strong>gli agenti atmosferici e risultava, prima<br />

delle operazioni di consoli<strong>da</strong>mento, ridotta a tracce minime.<br />

Il dilavamento e il distacco della malta aveva messo a nudo i mattoni fino a far diventare tali<br />

paramenti una muratura definibile a ‘secco’.<br />

Con la perdita dell’effetto legante della malta, si assistette ad un annullamento della loro<br />

funzione di insieme degli elementi cerchianti in ferro, an<strong>da</strong>ndo a concentrare addirittura in<br />

modo localizzato e spesso <strong>da</strong>nnoso la loro azione consoli<strong>da</strong>nte.<br />

Dall’osservazione in particolare della torre sud, era possibile notare come la cintura di<br />

cerchiaggio avesse contenuto solo i corsi su cui insisteva direttamente, mentre i mattoni al di<br />

sotto o al di sopra di tale porzione, ormai totalmente slegati, avevano un’autonoma tendenza a<br />

scivolare all’esterno, an<strong>da</strong>ndo a minare la stabilità del paramento (foto S4.1, S6.1).<br />

Erano inoltre visibili a distanza delle lesioni che tendevano a generarsi in maniera molto<br />

accentuata in corrispondenza delle antiche sovrastrutture in metallo che costituivano le<br />

94


scalette di accesso, i paranchi e le piattaforme di carico (foto S1.3 tav. 1, N1.2, N2.1 tav. 2);<br />

infatti, se <strong>da</strong> un lato tali elementi potevano fungere <strong>da</strong> ulteriore irrigidimento stabilizzante<br />

dell’intero complesso, nei punti di ancoraggio al paramento esterno, stavano provocando un<br />

effetto addirittura di scalzamento e di distacco dei mattoni, che se non fosse stato monitorato,<br />

avrebbe potuto evolvere fino alla formazione di crolli localizzati (foto N2.1).<br />

Questa situazione era ancora più grave per le porzioni di paramento murario che si<br />

sviluppavano al di sopra delle bocche di carico.<br />

Per concludere si può quindi affermare che le torri erano e sono elementi architettonici stabili,<br />

capaci di autoequilibrarsi anche e soprattutto grazie a opere di consoli<strong>da</strong>mento, con un<br />

rivestimento murario esterno in laterizio che necessitava un accurato e tempestivo intervento<br />

per ripristinare e garantire un adeguato grado di sicurezza ed efficienza.<br />

ANALISI FOTOGRAFICA DEL DEGRADO E DELLA STRATIGRAFIA DELLE TORRI<br />

SUD E NORD PRIMA DELLE OPERE DI RECUPERO:<br />

La Fornace sud<br />

Sopra, Tavola riassuntiva relativa al degrado della fornace sud.<br />

95


Sopra, planimetria in cui vengono indicati i coni ottici relativi alla torre sud.<br />

Nelle pagine successive è possibile vedere in dettaglio il degrado della torre sud nelle varie<br />

parti che la compongono.<br />

96


Sopra, FOTO G1 veduta d’insieme delle torri<br />

Sotto a sinistra, FOTO S1 vista sud est della torre. Si nota una generale verticalità e sezione media costante<br />

Sotto a destra, FOTO S2 vista sud della torre. Verticalità confermata, ma locale sganciamento di porzione del<br />

rivestimento.<br />

97


Sopra a sinistra, FOTO S3 vista <strong>da</strong>ll’alto nord est. Assenza di copertina di testa e visione di blocchi di laterizio ‘a<br />

secco’.<br />

Sopra a destra, FOTO S4 vista nord. Sezione media costante della torre in elevato<br />

Sotto, FOTO S5 vista <strong>da</strong>ll’alto della bocca di carico. Si nota la considerevole dimensione dei blocchi di pietra che<br />

costituiscono l’anima strutturale interna e la regolarità dei blocchi sovrapposti.<br />

98


Sopra a sinistra, FOTO S6 vista in dettaglio del lato nord. Generale visione dei corsi sconnessi ma evidente integrità dei<br />

singoli elementi di laterizio che non appaiono fratturati.<br />

Sopra a destra, FOTO S1.1. tentativo di saturazione con malta tra due parti sconnesse. Non è stata rigenerata la<br />

sovrapposizione tra i blocchi di laterizio e i corsi di muratura.<br />

Sotto a sinistra, FOTO S1.2 evidenze di malta interstiziale assente; i corsi al di sotto del cerchiaggio più in alto sono<br />

ormai sconnessi di quelli immediatamente al di sopra.<br />

Sotto a destra, FOTO S1.3 esempio di lesione tra i blocchi di laterizio indotta <strong>da</strong>ll’incastro delle sovrastrutture di carico.<br />

99


Sopra, FOTO S4.1 particolare di una grossa porzione di muratura ormai ‘a secco’. Gli elementi non collaborano più<br />

tra loro e al di sotto della cerchiatura tendono a scivolare all’esterno sotto il peso di quelli sovrastanti.<br />

Sotto, FOTO S6.1 ulteriore conferma dello scollamento <strong>da</strong> malta ormai assente. I corsi tendono a lavorare<br />

autonomamente.<br />

100


La Fornace nord<br />

Sopra, Tavola riassuntiva relativa al degrado della fornace nord.<br />

Sotto, planimetria in cui vengono indicati i coni ottici relativi alla torre sud.<br />

101


Sopra, FOTO N.1. vista sud. Integrità ed equilibrio generale della torre.<br />

Sotto a sinistra, FOTO N.2 vista est <strong>da</strong>ll’alto.<br />

Sotto a destra, FOTO N.3 vista sud est. Integrità ed equilibrio generale della torre. Dissesti nella parte sommatale<br />

sopra ai collegamenti con gli elementi di carico.<br />

102


Sopra a sinistra, FOTO N.4 vista est <strong>da</strong>l basso. Verticalità generale e rastremazione con sezione media<br />

sufficientemente costante.<br />

Sopra a destra, FOTO N.5 vista sud est. Si nota una buona omogeneità dello stato di conservazione e degli<br />

allineamenti tra i corsi della muratura; le cerchiature paiono ancora efficienti anche per le porzioni più vicine alla<br />

base.<br />

Sotto, FOTO N.6 vista <strong>da</strong>ll’alto della bocca di carico.<br />

103


Sopra a sinistra, FOTO N1.1 elementi di laterizio con assenza di malta legante.<br />

Sopra a destra, FOTO N1.2 sconnessioni ingenerate <strong>da</strong>lle sovrastrutture accessorie.<br />

Sotto a sinistra, FOTO N3.1 elementi sconnessi e ripresi in tempi probabilmente successivi ma non resi collaboranti tra<br />

loro.<br />

.<br />

104


Sopra, FOTO N2.1 esempio di scalzamento e lesione indotta <strong>da</strong>ll’incastro della sovrastruttura di carico nella muratura<br />

di paramento.<br />

Sotto, FOTO N4.1 Assenza di fuori piombo anche localizzati. Cerchiatura metallica costantemente distribuita e<br />

discreta collaborazione tra corsi di muratura della parete.<br />

Oggi di questo antico opificio saretino, suggestivo e di particolare interesse architettonico, che<br />

permetteva di far comprendere anche all’ osservatore meno competente in materia il tipo di<br />

attività che era insediata al suo interno, sono rimasti in piedi quelle che erano le case di<br />

abitazione dei proprietari, visibilmente ristrutturate, che costeggiano l’odierna statale<br />

105


triumplina, e le due <strong>fornaci</strong> il cui interno appare gravemente alterato a seguito di opere di<br />

consoli<strong>da</strong>mento.<br />

Sopra vista prospettica <strong>da</strong> nord ovest, prima delle opere di rifunzionalizzazione.<br />

Sotto, vista prospettica <strong>da</strong> nord ovest così come appare oggi.<br />

106


Sopra, vista prospettica <strong>da</strong> sud ovest prima delle opere di rifunzionalizzazione.<br />

Sotto, vista prospettica <strong>da</strong> sud ovest così come appare oggi.<br />

107


Sopra a sinistra, il prospetto est in una foto d’epoca. Da notare la struttura originaria delle <strong>fornaci</strong> con l’abitacolo in<br />

legno dove operava l’addetto al caricamento della <strong>calce</strong> <strong>da</strong> cuocere.<br />

Sopra a destra, il prospetto est oggi.<br />

Sotto a sinistra, una pittoresca veduta <strong>da</strong> sud est in una foto d’epoca.<br />

Sotto a destra, la veduta <strong>da</strong> sud est oggi.<br />

Sopra a sinistra, veduta <strong>da</strong> est, prima delle opere di rifunzionalizzazione.<br />

Sopra a destra, lo stesso scorcio come appare oggi.<br />

108


Sopra a sinistra, veduta <strong>da</strong> sud est prima delle opere di rifunzionalizzazione.<br />

Sopra a destra, lo stesso scorcio come appare oggi.<br />

Sopra a sinistra, un dettaglio della torre nord con il<br />

finecorsa del montacarichi in una foto d’epoca.<br />

Sopra a destra, la fornace nord all’altezza della<br />

loggia di servizio in una foto d’epoca.<br />

Sotto a destra, una delle bocche di carico della<br />

torre nord in una foto d’epoca.<br />

109


SCHEDA RIASSUNTIVA: (Fornaci <strong>da</strong> <strong>calce</strong> <strong>Fantinelli</strong>)<br />

Oggetto: FORNACI DA CALCE FANTINELLI<br />

Localizzazione:<br />

1. comune di: SAREZZO<br />

2. indirizzo: PIAZZALE EUROPA<br />

3. proprietà: FANTINELLI, RAVELLI E CALDERA (ora immobiliari RIZZINELLI E<br />

CAMALDOLI)<br />

4. Progettisti: SCONOSCIUTI<br />

5. Anno di costruzione: TORRE SUD 1870-1883, TORRE NORD 1884<br />

Classificazione:<br />

1. destinazione d’uso originaria: FORNACE PER LA COTTURA DELLA CALCE<br />

2. destinazione d’uso attuale: COMPLESSO AD USO COMMERCIALE<br />

RESIDENZIALE<br />

Accessibilità:<br />

TRAMITE STRADA PROVINCIALE / STATALE (Piazzale Europa)<br />

Stato di conservazione: BUONO (per quanto riguar<strong>da</strong> la struttura esterna delle torri)<br />

dell’ex complesso industriale sono state conservate le due torri, mentre dei corpi di fabbrica<br />

collegati ad esse è stata mantenuta solo la volumetria.<br />

Numero corpi di fabbrica: 2<br />

Superficie totale: QUESTO PRIMO DISTRETTO INDUSTRIALE È SORTO SU UN AREA<br />

DI 4.000 METRI QUADRATI CIRCA.<br />

N.B: per la destinazione d’uso dei corpi di fabbrica vedere piante.<br />

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