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Il complesso nuragico di Palmavera - Sardegna Cultura

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l’Isola, sul modello <strong>di</strong> un lavoro già realizzato da Emilio Carthillac –<br />

che peraltro si era proposto <strong>di</strong> farlo per la <strong>Sardegna</strong> – per le Baleari.<br />

Dopo brevi soggiomi nell’Isola nel 1899-1900, accompagnato dal<br />

fotografo Vocchieri, il Pinza pubblicherà nel 1901 i Monumenti primitivi<br />

della <strong>Sardegna</strong>, corredandolo della Carta nuragografica della<br />

Nurra eseguita dal Nissar<strong>di</strong> e da lui depositata presso l’Ufficio della<br />

Direzione Generale in attesa <strong>di</strong> poterla pubblicare. Nel volume venivano<br />

inoltre pubblicate le piante e le sezioni <strong>di</strong> 11 nuraghi della<br />

Nurra.<br />

L’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume, riccamente illustrato da grafici e da<br />

numerose fotografie (le prime, forse, sulle antichità dell’Isola), che<br />

raccoglieva in una organica e felice sintesi le testimonianze archeologiche<br />

delle civiltà antiche dell’Isola, inserendole nel contempo nel<br />

più vasto contesto me<strong>di</strong>terraneo, al <strong>di</strong> là delle accese polemiche che<br />

ne seguirono per avere il Pinza utilizzato il lavoro del Nissar<strong>di</strong>, contribuirà<br />

a far conoscere la preistoria e protostoria della <strong>Sardegna</strong> in<br />

ambito europeo, suscitando ovunque grande interesse.<br />

Quest’opera risulterà, poi, <strong>di</strong> grande importanza per la Nurra in genere<br />

e soprattutto per l’Algherese dal momento che nella Carta<br />

archeologica sono riportati un gran numero <strong>di</strong> nuraghi che ormai<br />

sono scomparsi, demoliti nel corso delle bonifiche effettuate nella<br />

regione soprattutto negli anni Cinquanta.<br />

Non è un caso, dunque, che Antonio Taramelli il maggiore archeologo<br />

che abbia operato in <strong>Sardegna</strong> nella prima metà del Novecento<br />

abbia iniziato la sua intensa attività <strong>di</strong> ricercatore proprio nell’Algherese,<br />

coa<strong>di</strong>uvato dall’infaticabile Nissar<strong>di</strong>, con gli scavi delle<br />

necropoli a domus de janas <strong>di</strong> Cuguttu (1903) e <strong>di</strong> Anghelu Ruju<br />

(1905-1906), dei nuraghi Sa Lattara (1905) e <strong>Palmavera</strong> (1905). Queste<br />

ricerche, puntualmente pubblicate in riviste prestigiose e <strong>di</strong> larga<br />

<strong>di</strong>ffusione sia nazionale che internazionale, saranno determinanti per<br />

la conoscenza dei quadri culturali della <strong>Sardegna</strong> preistorica.<br />

Nel 1926 C. Albizzati pubblica un bronzetto fenicio proveniente<br />

dal nuraghe Flumenelongu, monumento già illustrato dal Pinza, mentre<br />

nel 1936 Doro Levi, succeduto l’anno prima al Taramelli nella<br />

<strong>di</strong>rezione della Soprintendenza alle Antichità della <strong>Sardegna</strong>, riprendeva<br />

gli scavi ad Anghelu Ruju riportando alla luce quattro nuove<br />

tombe.<br />

Nel 1941-42 vengono recuperati ad opera dei militari che vi erano<br />

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