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Il complesso nuragico di Palmavera - Sardegna Cultura

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to materiali archeologici <strong>di</strong> ogni epoca: tuttavia, fatta eccezione per<br />

la Grotta Verde, ove insieme a recuperi fortuiti sono stati effettuati<br />

scavi regolari, si tratta <strong>di</strong> ritrovamenti del tutto casuali per cui non è<br />

possibile conoscere né l’intero arco cronologico della frequentazione<br />

e neppure la destinazione d’uso (cultuale, funeraria o abitativa) <strong>di</strong><br />

queste grotte. È molto probabile, comunque, che queste cavità naturali<br />

siano state frequentate sin dal Neolitico antico.<br />

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, a parte una generica segnalazione<br />

<strong>di</strong> ceramiche impresse dalla Grotta della Medusa, la documentazione<br />

più sicura e cospicua riferibile a questo periodo proviene<br />

dalla Grotta Verde – un’ampia ed articolata caverna, con sale ed<br />

ambienti <strong>di</strong> varia ampiezza un tempo all’asciutto ed ora sommersi<br />

dall’acqua marina – che si interna in una falesia a picco sul mare, a<br />

75 metri s.l.m., nel suggestivo promontorio <strong>di</strong> Capo Caccia.<br />

Ricordata dal Fara fin dal 1500 come Grotta <strong>di</strong> S. Erasmo – da un<br />

altare de<strong>di</strong>cato a questo santo in età paleocristiana – visitata dal<br />

Lamarmora nel 1833, oggetto <strong>di</strong> ripetuti anche se limitati sondaggi <strong>di</strong><br />

scavo (C. Maxia, 1953; Lilliu 1955; Trump-Loria 1972; Lo Schiavo<br />

1979), devastata nel tempo dai clandestini ed esplorata da Gruppi<br />

speleologici – Circolo Speleologico Romano (1952), Unione<br />

Speleologica Bolognese (1970) e Gruppo Speleologico Algherese<br />

(1975) – cui si deve la conoscenza speleologica, la scoperta <strong>di</strong> graffiti<br />

preistorici (1952) ed il recupero <strong>di</strong> un significativo <strong>complesso</strong> <strong>di</strong><br />

materiali fittili, la Grotta Verde è stata frequentata dal Neolitico fino<br />

ad epoca altome<strong>di</strong>evale.<br />

Di notevole interesse le ceramiche recuperate dal Gruppo Speleologico<br />

Algherese (1975) che unitamente ad altre rinvenute nel corso<br />

<strong>di</strong> un intervento <strong>di</strong> scavo subacqueo (1979), consentono <strong>di</strong> riconoscere<br />

una specifica facies del Neolitico antico isolano detta appunto<br />

<strong>di</strong> “Filiestru-Grotta Verde”. Si tratta <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> forma globulare o piriforme,<br />

a fondo convesso e provvisti <strong>di</strong> piccole anse e bugne, lisci oppure<br />

con una sobria decorazione impressa, sia strumentale che car<strong>di</strong>ale,<br />

cioè ottenuta con uno strumento dentato oppure con il profilo<br />

dentellato del Car<strong>di</strong>um.<br />

In questi vasi <strong>di</strong> Alghero la decorazione car<strong>di</strong>ale appare molto contenuta,<br />

limitata alle anse e alla parte alta del vaso.<br />

I materiali sono stati recuperati sia all’ingresso che all’interno<br />

della cavità, in una sala ora sommersa sotto 10 metri <strong>di</strong> acqua ove in<br />

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