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ORIZZONTI - Academia Belgica

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artena, piano della civita. conoscenze archeologiche (1978-2010) 103<br />

Fig. 4. Civita di Artena: edificio dai dolia,<br />

una cisterna.<br />

urbanistico disegnato dall’insieme cinta/strada/terrazzamento.<br />

Se la maggior parte degli edifici sono<br />

sicuramente domestici, uno, scavato nel<br />

1987, potrebbe essere pubblico (Fig. 5).8<br />

Si tratta di un edifico allungato a pianta<br />

rettangolare (circa 24 × 7 m), con un annesso<br />

aggiunto in un secondo tempo a<br />

sud est. L’edificio si apre verso sud ovest,<br />

cioè verso valle e poi il mare. Con grande<br />

prudenza, Lambrechts ha ipotizzato<br />

che fosse un luogo di culto e l’ha chiamato<br />

‘l’edificio del mundus’. Esso era<br />

composto da diversi vani: un vano occupato<br />

da una cisterna (A); una grande corte,<br />

con canaletto di adduzione d’acqua<br />

dal sottosuolo e condotto di fognatura<br />

(B); un vano con fossa circolare (C); uno<br />

zoccolo o tavola bassa in lastre di tufo<br />

con bacino incavato (D). La fossa circolare<br />

nel vano C della quale non si conosce<br />

la profondità, era colmata accuramente<br />

con massi di roccia naturale, poi<br />

di terra. L’apertura era circondata da un<br />

orlo decorato in terracotta, dove si incastrano<br />

due livelli di ‘coperchio’, fatti di<br />

tegole. La cura estrema della chiusura<br />

ermetica non può che corrispondere a<br />

una struttura speciale, perfino sacra. Secondo<br />

Lambrechts, l’insieme suggerisce<br />

un mundus, descritto dagli autori antichi<br />

come una cavità sotterranea, con bocca<br />

stretta, consacrata alle potenze legate alla<br />

sfera funeraria, infernale o agraria (ad<br />

esempio Plutone, Proserpina o Cerere),<br />

e al centro di un rito di apertura e chiusura<br />

periodica. La possibile presenza di<br />

un altare e l’orientamento NNE-SSE,<br />

diverso rispetto agli altri edifici di quest’epoca,<br />

potrebbero essere un ulteriore<br />

argomento per l’ipotesi di un edificio<br />

pubblico a carattere cultuale.<br />

Fra gli edifici di epoca repubblicana<br />

spicca anche quello, stavolta comune,<br />

che si trova sul terrazzamento proprio<br />

sotto le fondazioni della villa di epoca<br />

romana (Fig. 6). È composto di almeno<br />

due vani. L’orientamento N-S, la pianta<br />

(parziale allo stato attuale dello scavo) e<br />

lo strato d’incendio concordano con gli<br />

edifici scavati da Lambrechts. Invece la<br />

8 R. Lambrechts, Artena 3. Un “mundus”<br />

sur le Piano della Civita?, Bruxelles-Rome, 1996<br />

(«Etudes» citati, xxxiii).<br />

Fig. 5. Civita di Artena: edificio pubblico così detto al mundus.<br />

pietra usata per la sua costruzione è tufacea.<br />

Inoltre, nell’assenza di roccia affiorante,<br />

i basamenti sono robusti (almeno<br />

tre file di grossi blocchi). Anche il<br />

materiale rinvenuto, abbondante, è simile<br />

e testimonia di una occupazione di<br />

tipo domestico. L’incendio che ha distrutto<br />

quest’edificio ha lasciato tracce<br />

della sua particolare intensità. A volte le<br />

pareti dei basamenti sono bruciate per 1<br />

cm di spessore, mentre sono stati rinvenuti<br />

rari frammenti di legno dell’intelaiatura<br />

e del tetto.<br />

La scoperta di una struttura del periodo<br />

repubblicano vicina al margine<br />

meridionale del terrazzamento ha permesso<br />

di precisare l’evoluzione della topografia<br />

del Piano della Civita perché permette<br />

di concludere che non solo il<br />

grande terrazzamento era già stato realizzato<br />

alla metà del iv sec. a.C. ma era<br />

anche occupato, almeno in parte, da<br />

uno o più edifici contemporanei a quelli<br />

presenti altrove nello spazio cinto dalle<br />

mura.<br />

L’epoca imperiale<br />

Dal 1995, le ricerche si sono concentrate<br />

sull’esplorazione della terrazza artificiale,<br />

dove si sospettava, da tempo, l’esi-<br />

stenza di una villa. Infatti, i lavori agricoli<br />

avevano fatto affiorare materiali da<br />

costruzione quali tegole e tasselli di opus<br />

reticulatum, nonché frammenti di ceramica<br />

d’epoca imperiale.<br />

Finora sono stati scavati più o meno<br />

1750 mq della villa (Fig. 7), la cui estensione<br />

totale non è ancora conosciuta.<br />

L’opus reticulatum rappresenta la tecnica<br />

più utilizzata nelle murature.<br />

Le stanze si sviluppano attorno ad un<br />

atrio nella parte settentrionale e ad un<br />

peristilio nella parte meridionale. Atrio<br />

e peristilio formano l’asse di simmetria<br />

principale della pianta.<br />

Lo spazio sotto l’atrio tetrastilo è occupato<br />

da una cisterna. Sopra la cisterna<br />

si trova l’impluvium, con quattro colonne<br />

incastrate negli angoli del muretto.<br />

La vasca era fornita di un pozzo. L’atrio,<br />

rifatto almeno una volta, è il nucleo originale<br />

della villa, che risale probabilmente<br />

alla seconda meta del i sec. a.C.<br />

Nell’angolo NE della villa si trova il<br />

torcular, del quale è conservato il piano di<br />

lavoro in opus caementicium. Ben conservata<br />

è anche la pietra con i buchi per l’incastro<br />

della leva del torchio. Un canaletto<br />

serviva a far defluire il succo nella<br />

vasca vicina, che si trova all’interno di un<br />

ambiente coperto con il tetto sorretto da

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