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ORIZZONTI - Academia Belgica

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106 cécile brouillard · jan gadeyne<br />

Fig. 8. Civita di Artena: villa, frammento<br />

con iscrizione riutilizzato in un muro<br />

tardo antico.<br />

lio, dove si è potuto constatare un uso<br />

dell’ambiente prolungatosi anche dopo<br />

il parziale abbandono della villa, causa la<br />

distruzione del tramezzo e del tetto. Al<br />

loro posto fu costruito un nuovo tetto<br />

sorretto da quattro pali fissati nei quattro<br />

angoli della stanza, che hanno parzialmente<br />

distrutto il pavimento in mosaico.<br />

Altre fosse di difficile spiegazione<br />

hanno perforato profondamente lo stato<br />

antico.<br />

Tracce di riuso degli ambienti originali<br />

della villa sono anche state ritrovate<br />

nella zona delle terme. Dimostrano che<br />

la villa era cambiata nella sua funzione<br />

tradizionale. Si è potuto notare, ad<br />

esempio, che certe aperture fra alcuni<br />

ambienti furono chiuse con materiali<br />

provenienti dalla villa, tra cui perfino<br />

pezzi del pavimento in mosaico del caldarium.<br />

Inoltre, sui resti dei muri occidentali<br />

del caldarium e del praefurnium,<br />

fu costruito un muro nuovo con materiali<br />

di recupero. Questo muro continuava<br />

al di là del complesso termale verso<br />

sud. Altri ambienti, anch’essi, in<br />

parte, di epoca tardiva e costruiti con<br />

materiale di spoglio, sono stati scoperti<br />

accanto alle terme. Dal materiale riutilizzato<br />

per la costruzione di uno dei muri<br />

proviene un frammento di iscrizione,<br />

l’unico finora trovato nell’ambito della<br />

villa (Fig. 8).13<br />

Ma non c’era solo la trasformazione<br />

di ambienti già esistenti. Fra le terme e<br />

la stanza con anticamera, ad ovest del<br />

perimetro del peristilio, è stato costruito<br />

in epoca tarda almeno un altro edificio:<br />

in pessimo stato di conservazione, tagliava<br />

la vasca attigua alla villa. Ciò che<br />

rimane della costruzione, cioè la parte<br />

inferiore della fondazione, non ci permette<br />

di ricostruirne la pianta completa<br />

perché se ne perdono le tracce sia a nord<br />

che ad est.<br />

Nella stessa area e dovunque lo strato<br />

di demolizione livellato è conservato,<br />

un’osservazione accurata consente di<br />

13 L’iscrizione è stata recentemente restaurata<br />

ed è ancora inedita.<br />

14 È così che viene riferito anche dallo<br />

storiografo Serangeli nella prima decade del<br />

xviii secolo.<br />

registrare varie strutture forate, tipo buco<br />

di palo e fossa che, una volta messe<br />

insieme, fanno intravedere la pianta di<br />

edifici leggeri sparsi.<br />

Dopo questa fase di occupazione,<br />

sembra che il terreno sia stato definitivamente<br />

abbandonato come luogo di<br />

abitazione o di attività collegate ad essa.<br />

Un ampio strato di terra nera si forma su<br />

tutto lo spazio della terrazza. L’ipotesi<br />

attuale è che questo strato rappresenti la<br />

sedimentazione conseguente alla messa<br />

in coltura del campo. Sembra che l’uso<br />

del terreno sia diventato ormai agricolo<br />

e pastorale. Sulla base del materiale raccolto<br />

in modo sistematico, il momento<br />

risalirebbe al vi sec d.C. È da supporre<br />

che il paesaggio non sia più cambiato.14<br />

Però, chi frequentava ancora la terrazza<br />

nell’Alto Medioevo ha lasciato almeno<br />

un’ultima traccia materiale della<br />

sua presenza (Figg. 9-10). Si tratta di un<br />

monumento costituito da una piattaforma<br />

leggermente trapezoidale che misura<br />

circa 4 × 5 m. Il margine della struttura<br />

è quasi interamente formato da<br />

grandi blocchi di calcare legati fra di loro<br />

senza cemento, mentre all’interno si<br />

vedono due strati di pavimento, quello<br />

inferiore con frammenti di recupero più<br />

piccoli, quello superiore con frammenti<br />

più grandi. Si notano interventi successivi<br />

di manutenzione, come una specie<br />

di piccolo basamento nell’angolo nordoccidentale<br />

o rifacimenti puntuali sul<br />

margine settentrionale, sempre con pietre<br />

di recupero. L’insieme mostra tracce<br />

di calpestio rappresentato da un fino deposito<br />

di terra battuta. Finora non è stato<br />

ancora possibile dare un’interpretazione<br />

sicura di questa struttura unica nel<br />

suo genere sul territorio di Artena. L’osservazione<br />

dei reperti non sembra di<br />

consentire l’ipotesi di un’abitazione<br />

(non si notano segni di elevazione o sospetto<br />

di elevazione sulle pietre che formano<br />

il margine), né di una struttura di<br />

lavorazione (non c’è traccia di altro deposito<br />

oltre quello lasciato dal calpestio),<br />

né di un riparo per animali (che<br />

senso avrebbe allora la cura nella sistemazione<br />

del ‘pavimento’?). Forse l’ipotesi<br />

più plausibile sarebbe da ricercare in<br />

ambito funerario.<br />

Tuttavia la sua datazione è fornita da<br />

quattro monete d’oro (Fig. 11) con la raffigurazione<br />

dell’imperatore bizantino<br />

Constante II (641-668) e di suo figlio, il<br />

futuro imperatore Costantino IV.15 Le<br />

monete erano contenute dentro un vasetto<br />

di ceramica interrato contro il<br />

margine meridionale esterno del monumento.<br />

Questo deposito, sicuramente<br />

15 Lo studio delle monete è stato curato<br />

dalla dott.ssa Alessia Rovelli (Università della<br />

Tuscia, Viterbo).<br />

16 L. Quilici, Artena (Rm). Saggi di scavo<br />

alla Civita, «ns», s. viii, xxviii, 1974, pp. 85-87.<br />

volontario, potrebbe essere legato ad un<br />

rito di fondazione.<br />

Le monete costituiscono un piccolo<br />

tesoro nel vero senso della parola, non<br />

solo perché sono rare le monete d’oro di<br />

Costante ritrovate in Italia ma anche per<br />

il valore monetario che avevano: nel vii<br />

sec. d.C. un solidus equivaleva a ben<br />

12000 monete di bronzo. È chiaro che il<br />

ritrovamento di queste monete rappresenta<br />

una scoperta importante per la<br />

ricostruzione della vita sul Piano della<br />

Civita in epoca post-romana.<br />

Sia le modificazioni delle strutture<br />

rimanenti della villa che la costruzione<br />

di quelle nuove testimoniano il verosimile<br />

sviluppo di un nuovo tipo di insediamento<br />

che ci porta fino all’Alto Medioevo.<br />

Prospettive di ricerca<br />

L’insediamento antico sul Piano della<br />

Civita è talmente esteso che abbastanza<br />

presto sono state usate prospezioni geofisiche<br />

per studiare meglio la topografia<br />

del sito. Le prime prospezioni di questo<br />

tipo sul grande terrazzamento risalgono<br />

al 1961 e poi al 1967.16 I risultati della prima<br />

prospezione sono serviti di base per<br />

i sondaggi eseguiti dal prof. L. Quilici<br />

nel 1964 e 1966.17 Si è così potuto capire<br />

il sistema di costruzione della terrazza<br />

composta da muri fondati profondamente<br />

nel suolo e disposti perpendicolarmente<br />

ai due muri frontali. Questa<br />

rete di murature sostiene le terre di<br />

riporto necessarie per la creazione del<br />

ripiano.<br />

Nell’ottobre del 2010 una nuova campagna<br />

di prospezione geofisica è stata<br />

eseguita dalla British School di Roma in<br />

collaborazione con l’Università di Southampton.18<br />

Lo scopo era di stimare il<br />

potenziale archeologico ancora da<br />

esplorare sulla terrazza, sia in densità<br />

che in estensione. I risultati (Fig. 12) si<br />

sono rivelati adeguati e fanno intravedere<br />

varie strutture ancora da scoprire.<br />

Particolarmente interessanti sono i dati<br />

che si riferiscono alla costruzione della<br />

terrazza stessa e quelli che riguardano la<br />

possibile presenza di un piccolo complesso<br />

ad ovest della villa.<br />

I risultati delle indagini geofisiche<br />

confermano una realtà ben piu complessa<br />

di quella che si era pensato all’inizio<br />

degli scavi della villa romana. In particolare,<br />

invitano a controllare le ipotesi<br />

suggerite per quanto riguarda la maglia<br />

di muri ortogonali in modo da non confondere<br />

questi ultimi con i muri orientati<br />

della stessa maniera ma appartenenti<br />

17 L. Quilici, Artena. Campagna di saggi<br />

nella Civita di Artena, «ns», s. viii, xxii, 1968,<br />

pp. 30-74.<br />

18 N. Crabb, La Civita di Artena, Artena,<br />

Lazio. Geophysical Survey Report, 2011, rapporto<br />

non pubblicato.

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