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23 Monitor Mercati economia esteri Interscambio commerciale Irlanda-Italia (in milioni di euro) 2007 2008 2009 Importazioni 487,056 407,272 -16,3 Esportazioni 1.497,616 1.402,771 -6,3 Saldo 1.010,560 995,499 -1,5 prima volta, il paese ha visto un’inflazione negativa, grazie alla riduzione della domanda interna, all’aumento della disoccupazione e alla diminuzione dei suddetti prezzi. Nel 2010 l’inflazione era pari al -1,4%, con una variazione di +0,60% rispetto al 2009. Il livello di disoccupazione nel paese è aumentato considerevolmente negli ultimi mesi, tanto che nel primo trimestre del 2010 il tasso era pari al 12,9% ed è ulteriormente salito al 13,2% nel secondo trimestre dell’anno per raggiungere il 13,7% a settembre. I settori che hanno subito la maggiore riduzione dei posti di lavoro sono stati quelli delle costruzioni, dell’industria e dell’agricoltura, foreste e pesca. Nel 2010 risultano iscritte al Live Register 449.600 persone, un registro che comprende i lavoratori a tempo parziale, stagionali e saltuari che hanno diritto alle indennità di disoccupazione previste dalla legge. L’Irlanda ha da sempre una politica commerciale di forte apertura agli scambi e la sua economia è strettamente legata alla presenza di multinazionali straniere. Per quanto riguarda le esportazioni irlandesi, in base ai dati del Cso, nel primo semestre del 2010 sono diminuite dell'1% rispetto al primo semestre del 2009, passando da 44.099,7 a 43.537,6 milioni di euro. In particolare, sono aumentate le esportazioni di prodotti medici e farmaceutici (+13%), mentre sono diminuite le esportazioni di apparecchiature informatiche (-36%) e di prodotti chimici organici (-11%). Anche le importazioni sono diminuite, passando da 23.765,6 a 22.708,4 milioni di euro (-4%); nel dettaglio, le voci che hanno risentito maggiormente sono state quelle delle apparecchiature informatiche (-46%) e di componentistica per il trasporto (-23%), mentre le voci che hanno registrato un aumento delle importazioni sono state il petrolio e derivati (+33%), i prodotti medici e farmaceutici (+22%) e gli autoveicoli (+59%). I grafici a pagina 22 illustrano i primi dieci paesi clienti e fornitori dell’Irlanda nel primo semestre 2010. E’ da sottolineare come le esportazioni verso il Belgio, il Regno Unito e gli Stati Uniti rappresentino complessivamente il 52% del totale del valore delle esportazioni irlandesi. Inoltre, i dati del Cso segnalano, rispetto al primo semestre del 2009, una diminuzione delle importazioni da Stati Uniti, Francia e Cina, mentre sono aumentate le importazioni da Svizzera e Norvegia. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’interscambio Irlanda-Italia, nel primo semestre del 2010 l’Italia è il nono paese cliente dell’Irlanda con una quota di mercato pari a 1.402,8 milioni di euro, scendendo di ben due posizioni rispetto al primo semestre del 2009. L’Italia, inoltre, risulta essere il decimo paese fornitore dell’Irlanda, con una quota di mercato pari a 407,3 milioni di euro, anche in questo caso registrando una contrazione delle importazioni dall’Italia del 16,38% rispetto al primo semestre 2009. Il continuo saldo favorevole per l’Irlanda nei nostri confronti riflette la diversità strutturale tra le due economie: l’Italia possiede un grande mercato in grado di assorbire i prodotti delle multinazionali americane ed estere installate in Irlanda per servire direttamente l’Europa nei settori della chimica, dell’elettronica, della farmaceutica e della telematica. L’Irlanda, invece, possiede un mercato limitato di poco più di 4 milioni di abitanti. Esporta verso l’Italia principalmente prodotti chimico-farmaceutici, che rappresentano oltre il 50% dell'export, computer e attrezzature informatiche, carni fresche e prodotti alimentari, prodotti per la cura del corpo. Dall’altro lato, l’Italia esporta principalmente prodotti chimici di base, apparati per telecomunicazioni ed acustici, elettrodomestici, mezzi di trasporto e macchine agricole, mobili e arredamento, materiali per l’edilizia, prodotti agroalimentari e tessile/ abbigliamento. Nel primo semestre di quest’anno si registra una crescita delle esportazioni dei prodotti della carne e del caffè. E’ in leggera diminuzione l'export di bevande, in ogni caso, il comparto agroalimentare sembra essere quello che presenta le migliori prospettive per il futuro. A capo delle nostre esportazioni rimangono i prodotti chimici organici ed i farmaci, i macchinari ed attrezzature per l’industria e i macchinari ed apparati elettrici. Fino agli anni ‘80 l’economia irlandese era caratterizzata da uno scarso dinamismo imprenditoriale e dalla mancanza dell’industria manifatturiera; di conseguenza a partire da tale decennio gli Ide sono stati i principali responsabili dello sviluppo economico del paese. Le imprese estere hanno contribuito in modo determinante alla crescita delle esportazioni, facendo diventare l’Irlanda uno dei maggiori esportatori pro capite del mondo. Nel 2009 gli Ide hanno rappresentato circa l’85,7% del pil. Nel 2008 nel paese sono nati 130 investimenti diretti di tipo greenfield e questo significa che, malgrado una piccola perdita di competitività a livello internazionale, l’Irlanda continua ad attrarre investimenti esteri. I fattori che scoraggiano gli imprenditori esteri sono la crescita dei costi salariali e dei servizi pubblici, soprattutto dei trasporti e dell’istruzione; tuttavia rimangono molti altri elementi favorevoli, quali la giovane età della manodopera, una forza lavoro ben addestrata e un crescente interesse nei confronti della ricerca e del settore delle infrastrutture. La maggior parte degli Ide proviene da imprese statunitensi, seguite dai paesi dell’Unione europea. Secondo i dati dell’Agenzia governativa Ida Ireland, nel 2009 le aziende statunitensi in Irlanda erano 471 su un totale di circa 1.000 multinazionali straniere presenti nel paese. I settori in cui operano maggiormente queste compagnie sono quelli dell’information technology, farmaceutico, sanitario, elettronico e ingegneristico, e dei servizi. Nel primo semestre del 2010, l’Italia si è confermata il sesto paese investitore in Irlanda, con una quota pari a circa il 2,9%. In tale periodo 29 nuove aziende italiane hanno effettuato Ide in Irlanda, dando lavoro a quasi 1.500 persone. Le nostre imprese prediligono localizzarsi nella capitale, seguita da Cork, scelta per la creazione di impianti chimici e farmaceutici. A Dublino operano circa trenta istituzioni finanziarie, bancarie e assicurative, che non svolgono attività al pubblico, ma gestiscono soprattutto fondi ed assets. A febbraio 2010 le compagnie Generali PanEurope e Generali International del gruppo Generali hanno annunciato la costruzione di un nuovo immobile a Navan, dove entrambe sono già presenti dal 1999. Concludendo, l’Irlanda risulta essere un paese particolarmente attraente per le imprese straniere, comprese quelle italiane, tanto che, in base alla classifica elaborata dall’Economist Intelligence Unit per il periodo 2008 – 2012, l’Irlanda si è classificata all’undicesimo posto su 82 paesi. I motivi di tale successo sono: − un sistema economico e fiscale favorevole alle imprese estere che prevede l’accesso al mercato unico europeo; − un’imposta sui profitti societari tra le più basse del mondo (12,5%); − sostegni finanziari alle imprese che presentano progetti particolarmente innovativi; − crediti d’imposta al 25% per nuove o aggiuntive attività di ricerca e sviluppo svolte in Irlanda da compagnie qui residenti o da filiali o agenzie irlandesi, da aggiungersi alla deduzione fiscale al 12,5% per spese in ricerca e sviluppo; − l’esistenza di accordi contro la doppia imposizione con circa 50 paesi (Italia compresa); − una particolare attenzione alla tutela della proprietà intellettuale. Senza contare che il paese offre un’elevata qualità della vita, un ambiente favorevole agli affari e la disponibilità di forza lavoro giovane, di madre lingua inglese, qualificata e produttiva che ha saputo sviluppare competenze specializzate indirizzate a soddisfare soprattutto le esigenze degli investitori stranieri. Daniela Bruniera

Mercati Regolazione esteri del mercato 24 La vIgILaNza dEL MERcaTO a gaRaNzIa dEI cONsUMaTORI: La caMERa dI cOMMERcIO a PREsIdIO dELLa sIcUREzza dEI PROdOTTI Il 13 dicembre scorso ha avuto luogo un interessante incontro, organizzato dall’ente camerale al fine di illustrare le nuove attività ispettive che vedranno impegnati i funzionari preposti, a partire dal 2011, su input del Ministero dello Sviluppo economico e di Unioncamere. In particolare la giornata è servita a rendere noti: il progetto 2009/2011 intitolato “Rafforzamento delle attività di vigilanza e controllo del mercato a tutela dei consumatori” (di seguito progetto), il protocollo d’intesa relativo all’attuazione del progetto stesso, nonché le convenzioni stipulate con le singole Camere di Commercio. Da aggiungere che l’incontro ha rappresentato anche un’ottima occasione per indicare alle imprese coinvolte quali sono i comportamenti corretti e come ci si deve preparare “all’appuntamento” con gli ispettori camerali. Studiata per gli operatori economici della Marca e le loro associazioni, l’iniziativa ha coinvolto, in qualità di relatori, nomi noti del mondo delle istituzioni e degli organismi preposti ad affiancare gli addetti ai lavori nella verifica della sicurezza e conformità dei prodotti. In particolare sono intervenuti: la dott.ssa Eliana Soviero funzionario del Ministero dello Sviluppo economico, inserita nell’Ufficio Sicurezza e conformità dei prodotti, la dott.ssa Maria Giulia Di Noia, responsabile del Servizio Accertamenti a tutela della fede pubblica della Camera di Commercio di Milano, e l’esperto Lualdi Gabriele, responsabile dei Servizi certificazione prodotti e Sistema qualità dell’Istituto di ricerche e collaudi M. Masini srl. Dopo il saluto iniziale da parte del segretario generale - come sempre efficace e concreto nel suo intervento - è spettato alla dott.ssa Soviero spiegare il senso, i soggetti e i settori coinvolti, nonchè i numeri del protocollo indicato in premessa. Relativamente alla “sicurezza dei prodotti”, la dottoressa ha indicato quali saranno i soggetti e i settori interessati: Ministero dello Sviluppo economico, Camere di Commercio e laboratori tecnici opereranno in veste di “controllori”, mentre fabbricanti, importatori e distributori saranno i soggetti “controllati”. Per ciò che concerne i controlli che saranno realizzati, la relatrice ha ben delineato le differenze tra controlli visivi, documentali e analisi di laboratorio, fornendo i numeri prestabiliti per ciascun settore coinvolto. E’ in seguito passata a spiegare come è attualmente organizzata la disciplina della sicurezza dei prodotti, con l’arduo compito di far comprendere che esiste una normativa generale, da applicare ai prodotti che non hanno una disciplina di settore, e una regolamentazione specifica per alcuni prodotti (giocattoli, elettrici, ecc.). Poi ha illustrato i concetti di “sicurezza del prodotto” - così come richiesta dal Codice del consumo e dalle Direttive di settore - di operatori economici, di marcatura Ce (non sempre obbligatoria), di dichiarazione Ce di conformità. Più tardi, nell’intervento pomeridiano, la relatrice ha parlato dettagliatamente degli obblighi dei diversi operatori economici e delle conseguenti responsabilità. La dott.ssa Maria Giulia Di Noia, dotata di pluriennale esperienza nell’ambito della vigilanza del mercato, nonché componente dei gruppi di lavoro che si stanno prodigando al fine di definire procedure uniformi per lo svolgimento dei controlli, ha invece reso noto l’intero lavoro di progettazione attuato finora e i risultati ottenuti, sia in termini di formazione del personale camerale da adibire ai controlli, che di creazione di un apposito sistema informativo (idoneo in primo luogo ad evitare duplicazioni), di definizione delle procedure sopra citate, di attività informativa intrapresa/da intraprendere, ecc. La relatrice ha poi esaurientemente spiegato l’attività di vigilanza che sarà posta in essere dalle Camere di Commercio su un totale di 30.000 prodotti, i risvolti per gli operatori economici, i procedimenti collegati, come quello presso il Ministero dello Sviluppo economico, preposto all’emanazione dei provvedimenti di ritiro/richiamo dei prodotti non conformi e l’autorità giudiziaria. Molto chiara e puntuale, nel pomeriggio, la trattazione relativa all’importanza delle etichette e delle informazioni obbligatorie, calata nei singoli settori oggetto del controllo camerale, quali le calzature, i prodotti tessili, i giocattoli, e la spiegazione del valore della marcatura Ce, laddove obbligatoria. L’esperto dell’Istituto M. Masini srl, Gabriele Lualdi, ha individuato le varie direttive che disciplinano i singoli prodotti, commentandole, e indicato il relativo campo di applicazione. Si è successivamente soffermato sull’importanza delle norme tecniche - non obbligatorie, ma utilissime per soddisfare le disposizioni in materia di sicurezza e realizzare pertanto prodotti a regola d’arte - e in generale sulle procedure che offrono garanzia di qualità. Il tempo a disposizione, esiguo, ha permesso al relatore di fare una rapida carrellata dei concetti sopra esposti: solo giornate a tema – tra l’altro già organizzate negli scorsi anni dall’ente camerale – permettono una trattazione analitica di una materia così vasta. Variegata la platea, costituita prevalentemente da imprese del trevigiano, consulenti aziendali e organi di vigilanza. L’interesse per gli argomenti in programma è stato altissimo, come dimostrato dai numerosi interventi dei partecipanti (desiderosi di ricevere lumi dagli esperti della materia), e dalla vivacità del dibattito finale. La documentazione fornita dai relatori è consultabile sul sito camerale. Silvana Manica I SETTORI INTERESSATI DAI CONTROLLI Il progetto coinvolgerà i seguenti settori: giocattoli, prodotti elettrici (relativamente alla bassa tensione e alla compatibilità elettromagnetica) dispositivi di protezione individuale di I categoria (leggasi occhiali da sole, maschere da sci e nuoto) prodotti generici disciplinati dal Codice del consumo (ad es. articoli di puericultura), prodotti tessili e calzature.

23 Monitor Mercati economia esteri<br />

Interscambio commerciale Irlanda-Italia (in milioni <strong>di</strong> euro)<br />

<strong>20</strong>07 <strong>20</strong>08 <strong>20</strong>09<br />

Importazioni 487,056 407,272 -16,3<br />

Esportazioni 1.497,616 1.402,771 -6,3<br />

Saldo 1.010,560 995,499 -1,5<br />

prima volta, il paese ha visto un’inflazione negativa, grazie alla riduzione della domanda<br />

interna, all’aumento della <strong>di</strong>soccupazione e alla <strong>di</strong>minuzione dei suddetti prezzi. Nel <strong>20</strong>10<br />

l’inflazione era pari al -1,4%, con una variazione <strong>di</strong> +0,60% rispetto al <strong>20</strong>09.<br />

Il livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione nel paese è aumentato considerevolmente negli<br />

ultimi mesi, tanto che nel primo trimestre del <strong>20</strong>10 il tasso era pari al 12,9%<br />

ed è ulteriormente salito al 13,2% nel secondo trimestre dell’anno per<br />

raggiungere il 13,7% a settembre. I settori che hanno subito la maggiore riduzione<br />

dei posti <strong>di</strong> lavoro sono stati quelli delle costruzioni, dell’industria e dell’agricoltura, foreste<br />

e pesca. Nel <strong>20</strong>10 risultano iscritte al Live Register 449.600 persone, un registro che<br />

comprende i lavoratori a tempo parziale, stagionali e saltuari che hanno <strong>di</strong>ritto alle<br />

indennità <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione previste dalla legge.<br />

L’Irlanda ha da sempre una politica commerciale <strong>di</strong> forte apertura agli scambi<br />

e la sua economia è strettamente legata alla presenza <strong>di</strong> multinazionali<br />

straniere.<br />

Per quanto riguarda le esportazioni irlandesi, in base ai dati del Cso, nel primo semestre<br />

del <strong>20</strong>10 sono <strong>di</strong>minuite dell'1% rispetto al primo semestre del <strong>20</strong>09, passando da<br />

44.099,7 a 43.537,6 milioni <strong>di</strong> euro. In particolare, sono aumentate le esportazioni <strong>di</strong><br />

prodotti me<strong>di</strong>ci e farmaceutici (+13%), mentre sono <strong>di</strong>minuite le esportazioni <strong>di</strong><br />

apparecchiature informatiche (-36%) e <strong>di</strong> prodotti chimici organici (-11%). Anche le<br />

importazioni sono <strong>di</strong>minuite, passando da 23.765,6 a 22.708,4 milioni <strong>di</strong> euro (-4%); nel<br />

dettaglio, le voci che hanno risentito maggiormente sono state quelle delle apparecchiature<br />

informatiche (-46%) e <strong>di</strong> componentistica per il trasporto (-23%), mentre le voci che<br />

hanno registrato un aumento delle importazioni sono state il petrolio e derivati (+33%), i<br />

prodotti me<strong>di</strong>ci e farmaceutici (+22%) e gli autoveicoli (+59%).<br />

I grafici a pagina 22 illustrano i primi <strong>di</strong>eci paesi clienti e fornitori dell’Irlanda nel primo<br />

semestre <strong>20</strong>10. E’ da sottolineare come le esportazioni verso il Belgio, il Regno Unito e gli<br />

Stati Uniti rappresentino complessivamente il 52% del totale del valore delle esportazioni<br />

irlandesi. Inoltre, i dati del Cso segnalano, rispetto al primo semestre del <strong>20</strong>09, una<br />

<strong>di</strong>minuzione delle importazioni da Stati Uniti, Francia e Cina, mentre sono aumentate le<br />

importazioni da Svizzera e Norvegia.<br />

Nel dettaglio, per quanto riguarda l’interscambio Irlanda-Italia, nel primo<br />

semestre del <strong>20</strong>10 l’Italia è il nono paese cliente dell’Irlanda con una quota <strong>di</strong><br />

mercato pari a 1.402,8 milioni <strong>di</strong> euro, scendendo <strong>di</strong> ben due posizioni<br />

rispetto al primo semestre del <strong>20</strong>09. L’Italia, inoltre, risulta essere il decimo<br />

paese fornitore dell’Irlanda, con una quota <strong>di</strong> mercato pari a 407,3 milioni <strong>di</strong><br />

euro, anche in questo caso registrando una contrazione delle importazioni<br />

dall’Italia del 16,<strong>38</strong>% rispetto al primo semestre <strong>20</strong>09.<br />

Il continuo saldo favorevole per l’Irlanda nei nostri confronti riflette la <strong>di</strong>versità strutturale<br />

tra le due economie: l’Italia possiede un grande mercato in grado <strong>di</strong> assorbire i prodotti<br />

delle multinazionali americane ed estere installate in Irlanda per servire <strong>di</strong>rettamente<br />

l’Europa nei settori della chimica, dell’elettronica, della farmaceutica e della telematica.<br />

L’Irlanda, invece, possiede un mercato limitato <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> 4 milioni <strong>di</strong> abitanti. Esporta<br />

verso l’Italia principalmente prodotti chimico-farmaceutici, che rappresentano oltre il<br />

50% dell'export, computer e attrezzature informatiche, carni fresche e prodotti alimentari,<br />

prodotti per la cura del corpo.<br />

Dall’altro lato, l’Italia esporta principalmente prodotti chimici <strong>di</strong> base, apparati per<br />

telecomunicazioni ed acustici, elettrodomestici, mezzi <strong>di</strong> trasporto e macchine agricole,<br />

mobili e arredamento, materiali per l’e<strong>di</strong>lizia, prodotti agroalimentari e tessile/<br />

abbigliamento.<br />

Nel primo semestre <strong>di</strong> quest’anno si registra una crescita delle esportazioni dei prodotti della<br />

carne e del caffè. E’ in leggera <strong>di</strong>minuzione l'export <strong>di</strong> bevande, in ogni caso, il comparto<br />

agroalimentare sembra essere quello che presenta le migliori prospettive per il<br />

futuro. A capo delle nostre esportazioni rimangono i prodotti chimici organici ed i farmaci,<br />

i macchinari ed attrezzature per l’industria e i macchinari ed apparati elettrici.<br />

Fino agli anni ‘80 l’economia irlandese era caratterizzata da uno scarso <strong>di</strong>namismo<br />

impren<strong>di</strong>toriale e dalla mancanza dell’industria manifatturiera; <strong>di</strong> conseguenza a partire<br />

da tale decennio gli Ide sono stati i principali responsabili dello sviluppo economico del<br />

paese. Le imprese estere hanno contribuito in modo determinante alla crescita<br />

delle esportazioni, facendo <strong>di</strong>ventare l’Irlanda uno dei maggiori esportatori<br />

pro capite del mondo. Nel <strong>20</strong>09 gli Ide hanno rappresentato circa l’85,7% del pil. Nel<br />

<strong>20</strong>08 nel paese sono nati 130 investimenti <strong>di</strong>retti <strong>di</strong> tipo greenfield e questo significa che,<br />

malgrado una piccola per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> competitività a livello internazionale, l’Irlanda continua ad<br />

attrarre investimenti esteri.<br />

I fattori che scoraggiano gli impren<strong>di</strong>tori esteri sono la crescita dei costi salariali e dei<br />

servizi pubblici, soprattutto dei trasporti e dell’istruzione; tuttavia rimangono molti altri<br />

elementi favorevoli, quali la giovane età della manodopera, una forza lavoro ben<br />

addestrata e un crescente interesse nei confronti della ricerca e del settore delle<br />

infrastrutture.<br />

La maggior parte degli Ide proviene da imprese statunitensi, seguite dai<br />

paesi dell’Unione europea. Secondo i dati dell’Agenzia governativa Ida Ireland, nel<br />

<strong>20</strong>09 le aziende statunitensi in Irlanda erano 471 su un totale <strong>di</strong> circa 1.000 multinazionali<br />

straniere presenti nel paese. I settori in cui operano maggiormente queste compagnie<br />

sono quelli dell’information technology, farmaceutico, sanitario, elettronico e<br />

ingegneristico, e dei servizi.<br />

Nel primo semestre del <strong>20</strong>10, l’Italia si è confermata il sesto paese investitore<br />

in Irlanda, con una quota pari a circa il 2,9%. In tale periodo 29 nuove aziende<br />

italiane hanno effettuato Ide in Irlanda, dando lavoro a quasi 1.500 persone.<br />

Le nostre imprese pre<strong>di</strong>ligono localizzarsi nella capitale, seguita da Cork, scelta per la<br />

creazione <strong>di</strong> impianti chimici e farmaceutici. A Dublino operano circa trenta istituzioni<br />

finanziarie, bancarie e assicurative, che non svolgono attività al pubblico, ma gestiscono<br />

soprattutto fon<strong>di</strong> ed assets. A febbraio <strong>20</strong>10 le compagnie Generali PanEurope e Generali<br />

International del gruppo Generali hanno annunciato la costruzione <strong>di</strong> un nuovo immobile<br />

a Navan, dove entrambe sono già presenti dal 1999.<br />

Concludendo, l’Irlanda risulta essere un paese particolarmente attraente per<br />

le imprese straniere, comprese quelle italiane, tanto che, in base alla classifica<br />

elaborata dall’Economist Intelligence Unit per il periodo <strong>20</strong>08 – <strong>20</strong>12, l’Irlanda<br />

si è classificata all’un<strong>di</strong>cesimo posto su 82 paesi. I motivi <strong>di</strong> tale successo sono:<br />

− un sistema economico e fiscale favorevole alle imprese estere che prevede l’accesso al<br />

mercato unico europeo;<br />

− un’imposta sui profitti societari tra le più basse del mondo (12,5%);<br />

− sostegni finanziari alle imprese che presentano progetti particolarmente innovativi;<br />

− cre<strong>di</strong>ti d’imposta al 25% per nuove o aggiuntive attività <strong>di</strong> ricerca e sviluppo svolte in<br />

Irlanda da compagnie qui residenti o da filiali o agenzie irlandesi, da aggiungersi alla<br />

deduzione fiscale al 12,5% per spese in ricerca e sviluppo;<br />

− l’esistenza <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> contro la doppia imposizione con circa 50 paesi (Italia compresa);<br />

− una particolare attenzione alla tutela della proprietà intellettuale.<br />

Senza contare che il paese offre un’elevata qualità della vita, un ambiente favorevole agli<br />

affari e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> forza lavoro giovane, <strong>di</strong> madre lingua inglese, qualificata e<br />

produttiva che ha saputo sviluppare competenze specializzate in<strong>di</strong>rizzate a sod<strong>di</strong>sfare<br />

soprattutto le esigenze degli investitori stranieri.<br />

Daniela Bruniera

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