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Le Anfore del Liceo Ginnasio Statale Vittorio Emanuele II di Napoli

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Il vino contenuto nelle anfore <strong>del</strong>l’Italia centrale interna era <strong>di</strong> largo<br />

consumo e a basso prezzo 4 e la sua <strong>di</strong>ffusione si spiega probabilmente anche<br />

con la crisi <strong>di</strong> una parte <strong>del</strong>la viticoltura campana in seguito all’eruzione<br />

<strong>del</strong> Vesuvio, oltre che come conseguenza dei bisogni crescenti <strong>del</strong>la<br />

capitale. Infatti il fabbisogno <strong>di</strong> vino, soprattutto a Roma, aumentò considerevolmente<br />

in epoca imperiale quando le <strong>di</strong>stribuzioni gratuite alla plebe<br />

<strong>di</strong>vennero una consuetu<strong>di</strong>ne e un aspetto importante <strong>del</strong>la politica degli<br />

imperatori, al punto che fu necessario anche ricorrere all’importazione<br />

<strong>di</strong> vino spagnolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a qualità e adatto al consumo quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Infatti già dalla fine <strong>del</strong> I secolo d.C. si andarono affermando alcune<br />

importanti produzioni provinciali come quelle spagnole e galliche, le quali<br />

conobbero un rapido sviluppo e dopo la metà <strong>del</strong> <strong>II</strong>I secolo invasero in<br />

quantità consistenti i mercati me<strong>di</strong>terranei con la concomitante contrazione<br />

dei prodotti italici.<br />

Tra le anfore conservate nel <strong>Liceo</strong> <strong>Ginnasio</strong> <strong>Statale</strong> <strong>Vittorio</strong> <strong>Emanuele</strong><br />

<strong>II</strong> sono state in<strong>di</strong>viduate due anfore <strong>del</strong> tipo “Dressel 2-4” (cat. n. 1 e<br />

2) per le quali, in base a quanto emerso dagli stu<strong>di</strong> su questa classe <strong>di</strong><br />

contenitori da trasporto prodotti in Italia, è possibile, in mancanza <strong>di</strong> altri<br />

dati contestuali, fissare un ambito cronologico <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

compreso tra la seconda metà <strong>del</strong> I a.C. e la fine <strong>del</strong> I d.C.<br />

Un altro prodotto <strong>di</strong> largo consumo era l’olio, utilizzato nell’alimentazione,<br />

nella cosmesi per la produzione <strong>di</strong> unguenti e profumi, nella me<strong>di</strong>cina<br />

per la fabbricazione <strong>di</strong> balsami e unguenti e anche nell’illuminazione<br />

per il funzionamento <strong>del</strong>le lucerne. In Italia l’olivo veniva coltivato in<br />

prevalenza nelle zone costiere <strong>del</strong>la Magna Grecia ma famoso e apprezzato<br />

era anche l’olio prodotto a Venafro 5 , nel territorio <strong>del</strong> Sannio. <strong>Le</strong> fonti<br />

antiche descrivono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> olio: quello <strong>di</strong> prima qualità, derivato<br />

dalla prima spremitura <strong>del</strong>le olive, detto olei flos, l’olio <strong>del</strong>la seconda spremitura,<br />

<strong>di</strong> qualità inferiore, detto oleum sequens e quello risultante dalle<br />

spremiture residue, vale a <strong>di</strong>re, l’oleum cibarium.<br />

In età imperiale la Betica (Spagna meri<strong>di</strong>onale) fu la regione più famosa<br />

per la produzione <strong>di</strong> olio <strong>di</strong> ottima qualità, che provvide nei primi<br />

tre secoli <strong>del</strong>l’impero al fabbisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse zone <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>terraneo occidentale,<br />

venendo esportato largamente soprattutto nella penisola italica fino<br />

4 <strong>Le</strong> fonti letterarie raccolte da A. Tchernia (Tchernia, 1986, pp. 254-255) consentono<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>care anche il nome <strong>del</strong> vitigno, vale a <strong>di</strong>re hirtiola o irtiola, pianta tipica<br />

<strong>del</strong>l’Umbria, nota già a Columella e a Plinio.<br />

5 Plinio (NH, XV, 8) in<strong>di</strong>cava l’olio <strong>di</strong> Venafro come superiore per qualità e quantità<br />

a quello prodotto nella regione spagnola <strong>del</strong>la Betica.<br />

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