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Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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con piombi a losanga o in altro disegno a traliccio; genericamente,<br />

inoltre, il termine indica qualsiasi finestra i<br />

incernierata, all’opposto della finestra a ghigliottina o<br />

all’inglese, che scorre invece verticalmente.<br />

Laube (ted., «chiosco», «pergolato»). 1. loggia 2 di sol<strong>it</strong>o<br />

coperta a volta, al piano terreno di un ed., anteposto<br />

ad essa o con essa unificato. Nel Rinascimento ted. la L.<br />

venne spesso impiegata come sala esterna per i municipi<br />

c<strong>it</strong>tadini; ma venne usata anche per ab<strong>it</strong>azioni private,<br />

contribuendo (in serie allineate) a configurare l’immagine<br />

della c<strong>it</strong>tà borghese ted. 2. pergola.<br />

Kulke ’39.<br />

Laugier, Marc-Antoine (1713-69). Gesu<strong>it</strong>a, fu tra i principali<br />

teorici del neoclassicismo. Nell’«Essai sur l’arch<strong>it</strong>ecture»<br />

(1753) espone una concezione razionalistica<br />

dell’arch. classica, come espressione ver<strong>it</strong>iera ed economica<br />

del bisogno umano di riparo, fondata sull’ipotetica «capanna<br />

rustica» dell’uomo prim<strong>it</strong>ivo. Il suo ed. ideale sarebbe<br />

impostato su colonne libere: condannava i pilastri, i<br />

basamenti e tutti gli elementi rinascimentali e postrinascimentali.<br />

Il suo libro, che riassumeva il Neoclassicismo in<br />

nuce, ebbe grande influenza, ad es. su soufflot.<br />

Laugier 1753-55; Kaufmann ’52, ’55a; Herrmann ’62.<br />

Laurana, Luciano (c 1420-79). Dalmata, compare a Napoli<br />

nel 1451 e a Mantova (dove in quegli stessi anni operava<br />

l’alberti) nel 1465; nello stesso anno è a Urbino, presso<br />

la corte umanistica di Federico da Montefeltro, ove poi<br />

fu Piero della Francesca. L’influsso dell’Alberti è spesso<br />

riconoscibile. Per il palazzo ducale di Urbino, suo massimo<br />

lavoro e pressoché l’unico che possa essergli attr. con<br />

certezza, realizzò un modello nel 1465; nel 1468 il duca<br />

lo nominava arch. in capo dell’opera, che presentava non<br />

poche difficoltà, anche per il luogo impervio. La facciata<br />

ideata dal L., destinata alla visione dalla valle, fonde le<br />

snelle torri angolari da fortilizio e le tre logge centrali sovrapposte,<br />

di altezza e profond<strong>it</strong>à crescenti. Numerosi<br />

elementi all’interno del palazzo (caminetti, cornici ecc.)<br />

presentano un’eleganza che anticipa e supera la finezza<br />

settecentesca. Il capolavoro di Urbino è però il cortile,<br />

purtroppo alterato da successive soprelevazioni: uno dei<br />

risultati piú alti del rinascimento. Spicca sul paramento<br />

in mattone rosso un leggero porticato di elastiche arcate a<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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