Tesi Andrea Serena YOGADARSANA - India con Massimo Taddei
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IV.17 Un oggetto può dirsi <strong>con</strong>osciuto o s<strong>con</strong>osciuto, nella<br />
misura in cui la mente che lo percepisce ne viene o non viene<br />
colorata, uparaga.<br />
IV.18 Le modificazioni, vritti, della mente sono sempre<br />
<strong>con</strong>osciute dall’immutabile pura coscienza superiore, il purusha.<br />
IV.19 La mente non brilla di luce propria in quanto è essa<br />
stessa un oggetto percepibile.<br />
IV.20 La mente può percepire un oggetto esterno, ma non può<br />
nello stesso momento percepire anche se stessa.<br />
IV.21 Se vi fosse la percezione di una mente da parte di un’altra<br />
mente vi sarebbe pure una lettura tra un intelletto e l’altro, cosa<br />
che, nella sua dinamica infinita, causerebbe una gran <strong>con</strong>fusione<br />
anche nei ricordi.<br />
IV.22 La mente quando non è mutevole prende coscienza della<br />
propria natura per mezzo dell’attività autocognitiva dell’intelletto.<br />
IV.23 La mente colorata dal <strong>con</strong>oscente, il purusha, e da ciò<br />
che è <strong>con</strong>oscibile, la prakriti, comprende ogni cosa.<br />
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