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Programma Eventi - Festa del Nino

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BARCHI (PU) DOMENICA 18 MARZO ore 17<br />

NEL MEZZO DI QUARESIMA<br />

SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE<br />

La quaresima era davvero un periodo lungo e sfiancante di privazione alimentare: non mancava però la concessione grassa<br />

e dolce per la celebrazione di San Giuseppe al 19 di marzo (non a caso chiamato dalla tradizione popolare “frittellaro”, con i<br />

suoi bigné e frittelle ricorrenti); inoltre un po’ ovunque si celebravano usanze particolari per la Mezza Quaresima, una sorta<br />

di impaziente conto alla rovescia passato il giro di boa dei primi venti giorni di questo ciclo purificatorio. La sofferenza<br />

dei quaranta giorni di ristrettezze era raffigurata attraverso giostre e giocosi rituali popolari come una vecchia macilenta<br />

(come da tradizione letteraria ed iconografica), a cui si segava la testa o si apriva il ventre per ricavarne uova (allusione alla<br />

Pasqua ventura) e dolci e frutta secca. Questa tradizione è descritta ad esempio nel 1877 dal folklorista Oreste Marcoaldi:<br />

“A sollazzo dei figlioli formavasi a mezza quaresima una figura massiccia […] rappresentante una vecchia, ripiena il capo<br />

di pane e biscotti, il petto e il seno di piccole bottiglie di vino, di uva secca e appassita, di fichi secchi, di castagne, di noci,<br />

di mandorle, di aranci dolci (portogalli)”. All’appuntamento interverranno Giancarlo Baronti, antropologo e studioso <strong>del</strong>le<br />

tradizioni popolari, e Tommaso Lucchetti, storico <strong>del</strong>la gastronomia e <strong>del</strong>l’arte conviviale. La degustazione conclusiva oltre<br />

a rievocare questa antica celebrazione popolare festosa proporrà alcune preparazioni quaresimali e vegetali tradizionali<br />

di Barchi.<br />

18<br />

18<br />

DOMENICA<br />

BARCHI<br />

Il dolce colle sul quale riposa l’antico Castello di Barchi, nasconde storie oscure tra realtà (poca) e leggende. Ad agosto si<br />

accende di luci e colori per una festa sulla cucina tradizionale. Chi si abbandona troppo a quei sapori rischia un’indigestione<br />

notturna o addirittura, secondo le molte leggende locali, l’incontro con folletti maligni chiamati “sprevengl”, esserini minuscoli<br />

ma pesantissimi che di notte salgono sul petto <strong>del</strong> malcapitato col rischio di soffocarlo; si racconta che chi riesce a divincolarsi<br />

strappando loro il berretto rosso ha diritto a tre desideri. Del resto suggestioni malevoli si riflettono qui in detti e proverbi<br />

che hanno per protagonista il diavolo, chiamato dai vecchi <strong>del</strong> paese “farfanikkia”, protagonista di remote e leggendarie<br />

apparizioni nelle vesti più strampalate. Si perpetuano anche racconti di irrequieti e buffi diavoletti, dalle sembianze di bimbi<br />

dalle piccole corna rosse, giunti in soccorso di coetanei in difficoltà. Non mancano ridicoli dèmoni neri, che saltano a pié<br />

pari decine di filari di viti, o ancora stranissimi giganti color catrame, come il diavolo visto più volte con un piede in mezzo<br />

al paese ed uno in piena campagna. Tra le presenze oscure che popolano certe narrazioni non mancano le streghe con le loro<br />

pozioni ed erbe amare, da evocare nei crocevia con un ramo di fico a forma di “V”, raccolto durante la luna piena di agosto e<br />

posto sotto il mento. Ma nella realtà prosaica la strega più brutta era di sicuro la fame, un tempo imposta dalla povertà o dai<br />

dettami <strong>del</strong>la quaresima e dei tempi “di magro”.

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