Programma Eventi - Festa del Nino
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URBINO (PU) VENERDI’ 16 FEBBRAIO ore 15,30<br />
VIENI A FARE... IL SALAME CON NOI<br />
FATTORIA “CAL BIANCHINO” CA’ ANDREANA, 10 LOC. CAL BIANCHINO - URBINO TEL. 0722.4441<br />
Secondo appuntamento <strong>del</strong>la serie didattico–dimostrativa sull’antica e nobile arte <strong>del</strong>la norcineria. Anche questo incontro<br />
ha un titolo ugualmente malizioso, “Vieni a fare...il salame con noi”, con allusione appunto all’epiteto “salame”, che nella<br />
tradizione dialettale marchigiana è riferito a persone non particolarmente intelligenti e reattive. Pertanto si parlerà nello<br />
specifico di salumeria, raccontando ed illustrando didascalicamente le pratiche <strong>del</strong>la “pista”, ossia <strong>del</strong> pestare la carne<br />
tritandola minutamente per confezionare gli insaccati (non a caso sembra che anche il vocabolo “morta<strong>del</strong>la” derivi dall’impiego<br />
<strong>del</strong> mortaio con il pestello). La polpa suina macinata si aromatizzava ed insaporiva abbondantemente con spezie<br />
e condimenti vari, e soprattutto con abbondante sale (non a caso questa lavorazione in molte zone d’Italia è chiamata anche<br />
“la salata”). Ogni norcino, ogni bottega ma anche ogni casa aveva la sua ricetta segreta per i vari salami, lonze, ciauscoli,<br />
salsicce: si sceglievano determinate spezie, o qualità particolari <strong>del</strong>l’immancabile pepe (da aggiungere macinato o in grani<br />
interi), o altri additivi come aglio, vino, erbe aromatiche ecc. La sapienza dei salumieri continuava poi nell’insaccare la<br />
carne conciata nei bu<strong>del</strong>li gentili accuratamente ripuliti e trattati, e poi una volta legati i vari prodotti nello stagionarli accortamente<br />
ed eventualmente affumicarli. La serata, condotta dagli allevatori Carlo e Gigia, farà conoscere ai partecipanti<br />
storie e segreti di questa ghiotta ed antica maestria.<br />
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VENERDI’<br />
URBINO<br />
“Chi arrivi a Urbino ignaro e <strong>del</strong>la sua storia e <strong>del</strong>la sua importanza si trova di fronte a una sorpresa straordinaria, anzi a<br />
un miracolo. Nel giuoco <strong>del</strong>le colline che sopportano le strade d’accesso ecco che appare un palazzo fatato che il tempo non<br />
ha sfregiato né intaccato. È un salto indietro nel tempo, un tuffo nella purezza e nella libertà <strong>del</strong>lo spirito”. Così ha scritto<br />
Carlo Bo, per più di cinquant’anni rettore <strong>del</strong>l’Università di Urbino, ed il “palazzo fatato” è naturalmente quello di Federico da<br />
Montefeltro, anfitrione e decano <strong>del</strong> prototipo <strong>del</strong>le corti raffinate <strong>del</strong> Rinascimento Italiano. Non a caso Baldassar Castiglione,<br />
che soggiornandovi scrisse l’emblematico testo “Il Cortigiano”, lasciò di questa città un’estasiata descrizione: “Alle pendici<br />
<strong>del</strong>l’Appennino, quasi al mezzo <strong>del</strong>l’Italia verso il Mare Adriatico, è posta, come ognuno sa, la piccola città d’Urbino; la quale,<br />
benchè tra monti sia e non così ameni come forse alcun’altri che veggiano in molti lochi, pur di tanto ha il cielo favorevole, che<br />
intorno il paese è fertilissimo e pieno di frutti di modo che, oltre alla salubrità <strong>del</strong>l’aere, si trova abbondantissima d’ogni cosa<br />
che fa mestieri per lo vivere umano”. Di tutti quegli abbondanti frutti <strong>del</strong>la terra e <strong>del</strong> lavoro umano erano certamente stipate<br />
le cucine e le dispense <strong>del</strong> Palazzo Ducale, capolavoro di architettura e urbanistica ma anche di ingegneria domestica, con<br />
spazi strutturati per l’organizzazione di pasti comuni e memorabili banchetti, dall’esclusivissima mensa ducale fino ai deschi<br />
spartani dei servitori più umili.