Università: tanto rumore per nulla - I Vespri

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ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania 

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www.ivespri.it 

giorni di Cronaca, Politica, Sport e Cultura 

N. 31 anno VI - 06 Agosto 2011 - € 1,50 - In abbinamento con la Gazzetta del Sud - € 1,00 

Politica 

La poltrona di sindaco sempre più rosa 

Agrigento 

Un arresto che fa tremare la mafia 

Messina 

Il Comune annega nei debiti 

Acireale 

Per le Terme liquidazione imbarazzante 

Università: tanto rumore per nulla 

Il Tar ordina: la facoltà di Lingue si trasferisca da Catania a Ragusa 

ma di fatto per gli studenti tutto resta come era in precedenza

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Cr o n a C a

Cr o n a C a 

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Sommario 

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www.ivespri.it 

giorni di Cronaca, Politica, Sport e Cultura 

Vignetta 3 

Editoriale 7 

Memento mori, di Nunzia Scalzo 

Rubriche 8 

Ve lo diamo noi il voto, a cura di Thor 

Opinione 11 

Crisi politica e protesta sociale, di Maurizio Ballistreri 

Opinione 12 

L’ultimo Ponte verso l’Europa non si vuole fare, 

di Cosimo Inferrera 

Primo piano 13 

Catania: Università contro Tar. Tanto rumore per nulla, di Melania Tanteri 

Primo piano 14 

Nuovo statuto per l’ateneo catanese approvato non senza polemiche, 

di Antonio Borzì 

Catania 18 

“Più acqua in estate e costi ridotti per l’energia”, di Fabio Tracuzzi 

Politica 21 

Ecco la nascita del Terzo Polo. E la Sicilia è ancora 

laboratorio, di Gio.Io. 

Catania 23 

La Confcommercio boccia il Piano generale del traffico, di M.T. 

Politica 24 

Elezioni amministrative a Palermo. Fli punta su Giulia Bongiorno, 

di Fabio Sortino 

Politica 26 

Le poltrone di sindaco si tingono di “rosa”, di Giovanni Iozzia 

Milazzo 28 

Il Sud da una rilettura corretta della storia deve ritrovare la sua vera identità, 

di Pietro Frazzica 

Messina 30 

Piatto del giorno: debiti “fuori bilancio” alla messinese, 

di Veronica Crocitti 

Siracusa 32 

Il papiro è salvo. E gode di ottima salute, di Rosa Tomarchio 

Agrigento 34 

L’arresto di “Ciruzza” fa tremare la mafia agrigentina, di Franco Castaldo 

Catania 36 

Il cimitero? Nuova meta turistica, di Maria Valeria Sanfilippo 

Il fatto 38 

So m m a r i o 

13 

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So m m a r i o 

Cara vecchia pensione, oramai sempre più un miraggio, 

I Vespri Sommario 

di Popularis 

fatti e fattacci 42 

sito internet: www.ivespri.it 

Cigno cercasi disperatamente, di Gaetano Marino 

Iscrizione al Tribunale di Catania 

n. 7/2006 del 3 marzo 2006 

Acireale 44 

Iscrizione al R.O.C. N° 14257 

Terme: una liquidazione sempre più imbarazzante, di R.V. 

DIRETTORE RESPONSABILE 

NUNZIA SCALZO 

e-mail: direttore@ivespri.it 

Economia 46 

Una notte al ministero dell’economia e finanze, 

EDITING 

I VESPRI, SOCIETA’ COOPERATIVA 

di Giuseppe Frisella 

PRESIDENTE 

Santa Venerina 50 

CARmELO RAPISARDA 

e-mail: direzione@ivespri.it 

Da Santa Venerina un distillato di qualità siciliana, di Francesco Liotta 

COORDINATORE REDAZIONE DI TRAPANI 

Ignazio Crimi 

Eventi 52 

REDAZIONE E AmmINISTRAZIONE 

Se impazza la voglia di Roller, di Alberto Bucchieri 

Via Vecchia Ognina 142/B - 95127 Catania 

tel. 095.7110894 - fax: 095.387171 

Eventi 55 

e-mail: info@ivespri.it 

UFFICIO DI CORRISPONDENZA DI PALERmO 

Al Circolo Canottieri Jonica presentato il libro di Emanuele Filiberto, 

Via Siracusa 1/E (Ang. via Libertà) 

di Maria Luisa Sisinna 

UFFICIO DI CORRISPONDENZA DI TRAPANI 

Via G. Marconi, 198 Erice - cap 91016 

Appuntamenti 56 

UFFICIO DI CORRISPONDENZA DI mESSINA 

Via Giordano Bruno, 106 isolato 146 

“Piraino B movie Film Convention”, un evento di rilievo per 

cap 98123 - Messina 

gli appassionati, di U.P. 

VIGNETTE 

Riccardo Guardone 

Appuntamenti 57 

FOTO 

Museo d’estate 2011: una rassegna preziosa e rara 

Leo 

GRAFICA E ImPAGINAZIONE 

Libri 60 

Hi-Res Computer Graphics, Tel. 320.8918547 

e-mail: hi.respubblicita@gmail.com 

“La menzogna del cinema”, di Angelo Mattone 

sito internet: www.grafica-italia.it 

Libri 61 

CONTATTI 

Redazione: redazione@ivespri.it 

Foto: foto@ivespri.it 

“A Sicilia”, un poema che concilia i valori culturali con quelli affettivi, di G.V. 

Lettere al direttore, quesiti: info@ivespri.it 

Iniziative 63 

Manoscritti, foto, disegni ed altro materiale inviato non verranno restituiti, 

anche se non pubblicati. 

Il Motoraduno Internazionale dell’Etna pronto ad infiammare 

Prezzo di una copia € 1,50 - In abbinamento con 

l’estate di Belpasso, di U.P. 

la Gazzetta del Sud € 1,00 - Arretrati il doppio 

Abbonamento annuale € 80,00 

Le copie sono inviate entro 24 ore dalla stampa, il recapito avviene a mezzo posta. 

Televisione 65 

modalità di pagamento 

Le ultime parole famose, di Canaletto 

Con vaglia postale, bonifico bancario, carta di credito, 

versamento diretto (assegno o vaglia, contanti, o direttamente in sede, 

Offerte di lavoro 70 

contattando il servizio abbonati). 

Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 

(conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DR/CBPA Catania 

Storia 72 

STAmPA 

La non equa divisione delle terre comunali nell’areo jonico-etnea, 

Grafiche Cosentino - via delle Balatazze 106/108 - 95041 - Caltagirone (CT), 

Tel: 093.327307 - E-mail: info@grafichecosentino.com 

pertinenza del Distretto di Acireale. Con l’arrivo di Garibaldi 

Questo numero è stato chiuso in redazione il 26/07/2011 alle ore 17 

non cambiò nulla, di Giovanni Vecchio 

Certificato ADS numero 7130 - anno 2009 

rilasciato in data 16/06/2011 

Ju jitsu 75 

Summer Camp Dai-Ki Dojo, un successo di partecipanti, di U.P. 

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUmERO 

Maurizio Ballistreri, Antonio Borzì, Alberto Buccheri, Canaletto, Franco Castaldo, 

Stella Castelli, Veronica Crocitti, Giovanni Frazzica, Pietro Frazzica, Giovanni Iozzia, 

Sport 76 

Francesco Liotta, Gaetano Marino, Angelo Mattone, Umberto Pioletti, Popularis, 

Maria Valeria Sanfilippo, Maria Luisa Sisinna, Fabio Sortino, Melania Tanteri, Thor, 

Beach soccer: alla Plaja i gol e le emozioni 

Rosa Tomarchio, Giovanni Vecchio 

del memorial “Boccaccio”, di Umberto Pioletti 

Per la foto del direttore a pagina 7, si ringrazia 

Foto Mary, Via Duca degli Abruzzi, 18 Catania 

Focus 78 

Rubrica 82 

(L’inganno continua: la “formazione”) In Sicilia si fabbrica aria fritta, 

di Enzo Trantino 

Avviso agli abbonati: qualora il giornale non dovesse 

arrivarvi potete inviare una segnalazione all’indirizzo 

e-mail info@ivespri.it 

5

Cr o n a C a

Editoriale di Nunzia Scalzo 

Memento mori 

n tutti gli ospedali italiani si scriva Memento mori. 

I 

Ovunque. In ogni angolo e in ogni anfratto. Per ritornare 

a un principio basilare: non siamo eterni. 

Nell’antica Roma, memento mori era la frase che il 

più umile dei servi doveva 

pronunciare sfilando 

con i generali romani reduci da 

battaglie e imprese che li avevano visti 

vincitori e protagonisti quando passavano 

per raccogliere onori e applausi 

tributati dalla folla; questo per evitare 

che si insuperbissero e si lasciassero 

vincere dalle manie di grandezza. Ricordando 

che dovevano morire si richiamava 

alla loro mente la caducità 

dell’essenza umana e l’inutilità dell’orgoglio. 

Memento mori era anche la regola dei 

monaci trappisti, un Ordine Cistercense 

della Stretta osservanza; i frati 

non soltanto la ripetevano in continuazione 

ma, addirittura, ogni giorno 

si scavavano un po’ della fossa che 

avrebbe dovuto raccogliere la salma 

di ciascuno di loro per tenere presente 

l’idea di morte e quindi il senso della 

vita destinata a finire. Ecco, io credo 

che all’ingresso di ogni ospedale debba 

essere scritto, meglio se in lingua 

Italiana, “Ricordati che devi morire”. 

Perché la gente tutta presa dalla mania 

di emulare Tizio e di voler essere 

Caio, di fare e di strafare per apparire 

meglio di com’è, dal mito della 

bellezza che non deve mai sfiorire, 

dall’immortalità del corpo oltre che 

dell’anima, sembra aver dimenticato 

l’unica grande verità e l’unica certezza 

assoluta sull’esistenza: ogni uomo e ogni donna che sono sulla terra 

sono destinati a morire. 

Dico questo perché qualche giorno fa, in un noto ospedale, un 

medico è stato pesantemente picchiato, e certo non si sono rispar- 

Gli ospedali hanno 

sì bisogno di nuove 

attrezzature e di gente 

preparata, ma c’è 

necessità di antiche 

e profonde verità, 

in particolare di quella 

più vera, assoluta 

e definitiva di tutte: 

non siamo eterni 

miati se gli hanno spaccato una mascella, e fracassato un paio di 

costole. Motivo? Un paio d’ore prima era arrivato nel nosocomio 

quasi senza vita un tizio, parente dei Fustigatori dell’Ultima Ora, 

letteralmente macinato da una di quelle macchinette che servono 

per sollevare le zolle di terra. L’uomo 

era più di là che di qua ma secondo i 

parenti il medico di turno al Pronto 

soccorso non avrebbe fatto quanto 

necessario per strapparlo alla morte 

visto che dopo circa dieci minuti che 

era lì ha tirato le cuoia. Come al solito 

l’Ordine dei medici, invece di reagire 

come si deve, lo ha fatto come è solito 

fare, ovvero con una dichiarazione 

vuota e priva di significato: “Il terreno 

“ 

di coltura nel quale si perpetuano aggressioni 

verbali e fisiche trova concime 

nel progressivo depauperamento 

del servizio sanitario pubblico”. 

Meraviglioso. Il solito dico non dico. 

Sono attenti però a farne una questione 

di risorse, come dire ci hanno tolto 

i soldi e dunque questo è il risultato. 

Cosa c’entri il taglio dei fondi non lo 

so, ma di sicuro significherà qualcosa, 

almeno nel loro linguaggio criptico. 

La verità invece è un’altra ed è molto 

più semplice di tutte le formule alchemiche 

che si tenta in ogni modo 

di trovare. Sia i pazienti sia i parenti 

hanno cominciato a pretendere l’immortalità 

del corpo da quando hanno 

smesso di credere nell’immortalità 

dell’anima. Ormai è così. L’unica cosa 

davvero urgente da fare è obbligare la 

gente, oltre a pagare le tasse, a leggere 

Platone per spingerla a riflettere sui 

principi fondanti e reali dell’esistenza 

umana. Quanto agli ospedali hanno sì bisogno di nuove attrezzature 

e di gente preparata, ma c’è necessità di antiche e profonde 

verità, in particolare di quella più vera, assoluta e definitiva di tutte: 

“Si deve morire”. 

7

8 

Fabio D’Amore – “Ma no, non è possibile” dice Thor leggendo un quotidiano italiano e il prode 

Balder chiede “cosa o dio del tuono?”. “Ma questa intervista autoincensatoria, inserita in una maxipubblicità, 

di questo Fabio D’Amore, commissario di uno dei tanti Enti inutili della Regione siciliana, 

la Fiera di Messina! Inutili esposizioni di chincaglierie e pizzette, di assemblaggio di spettacoli e mostre 

– continua adirato Thor – che tutto è meno che una Fiera e che però occupa uno spazio tra i più 

belli del mondo, sottratti alla città di Messina e pagati dai siciliani, inutili come la gigantesca foto di 

D’Amore Fabio sul giornale e i suoi pensieri (?) illustrati: ma nessuno se ne occupa?”. E subito Thor 

chiama il dio Tyr, patrono della giustizia… 

0 – inutile e dannoso… 

Gianfranco Fini – E continuando a leggere i quotidiani Thor si imbatte in una intervista a 

Gianfranco Fini e chiede alla moglie Sif “ma questo Fini è lo stesso che da segretario del Fronte 

della Gioventù faceva il saluto romano? Che disse da segretario del Msi, imposto da Donna Assunta 

ad Almirante, che Mussolini era il più grande statista del ‘900 e, poi, da presidente di Alleanza Na- 

zionale (i vecchi missini purificatisi nelle acque di Fiuggi), che ‘il fascismo era il male assoluto’? Che 

Berlusconi rese presentabile dopo gli anni delle nostalgie per il Ventennio? E che poi è uscito dal Pdl 

in nome dei valori del liberalismo, dell’integrazione razziale e della Ragione in grembiulino, quelli 

cari all’Economist e alla Chatham House…?”. E Sif “Si, mio sposo!”. E Thor “e sai cosa propone 

adesso costui: un nuovo governo presieduto dal ministro degli Interni, il leghista Roberto Maroni: un 

transfert dal ‘fascismo in doppiopetto’ al ‘leghismo in doppiopetto’!” E Sif “che ci vuoi fare Thor, 

ricorda come Bettino Craxi definì Fini “il vuoto incartato…” 

1 – la retorica del nulla 

a cura di Thor 

Renata Polverini – “Ma guarda questa, riferendosi a Renata Polverini”, dice Thor piccato a Odino, 

parlando dei privilegi dei politici italici, dice pure “non c’è nulla da spiegare”. Fosse per lei, la questione 

sarebbe già chiusa. Anzi, proprio non si sarebbe dovuta aprire. “Mi meraviglia che ci sia stata tutta questa 

enfasi”, dice la ex sindacalista dell’Ugl . Eppure non scioglie i tanti dubbi che gravano ancora su quel 

breve viaggio in elicottero che qualche giorno fa l’ha portata da Roma a Rieti, in tempo per inaugurare la 

Festa del peperoncino. Un impegno istituzionale per il quale la governatrice avrebbe sfruttato il passaggio 

di un mezzo della Heliwest, la società con sede ad Asti che nel 2009 ha vinto un appalto con la Regione 

Lazio per fornire alla Protezione civile 6 elicotteri (a cui se ne possono aggiungere altri 3 nelle situazioni di 

emergenza) da utilizzare per lo spegnimento degli incendi boschivi. Un contratto triennale dal valore di 3 

milioni e 200 mila euro, sottoscritto il 16 marzo 2009 tra la Heliwest (che ultimamente si è aggiudicata un 

simile appalto anche con la Regione Siciliana…) e la precedente giunta e in scadenza, dunque, tra meno 

di 8 mesi. 

2 – inopportuna (e da scandagliare…) 

ru b r i C h e 

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u b r i C h e 

Eugenio Scalfari – Sempre sullo stesso quotidiano Thor si imbatte in un articolo di Eugenio 

Scalfari e afferma “però, bravo questo giornalista, deve essere proprio un’economista, parla di ‘banche, 

risconto, selective default, debito di firma”. Ma subito si sente piccata la voce di Syn, dea della giustizia, 

che dice a Thor “ma quale economista? Scalfari, che qualcuno ha definito ‘Barbapapà’, perché si sente 

come un Dio (forse un dio-architetto…), ha competenze finanziarie perché era un bancario, lavorò 

infatti, prima di essere licenziato, alla Banca Nazionale del Lavoro!”. 

6 – giornalista-bancario… 

Melissa Panarello – Mentre Sif, la sposa di Thor, ringhia, Freya, la dea dell’amore, si avvicina al 

dio del tuono e gli dice nell’orecchio “che brava quella scrittrice catanese, Melissa Panarello, l’autrice di 

‘Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire’, il libro-scandalo di memorie erotiche di un’ado- 

lescente, ha dichiarato ‘nei confronti del sesso in Sicilia siamo più fantasiosi e più liberi che nel resto 

d’Italia. A Catania, per esempio, non ci sono ghetti. Del resto questa è la terra di Vitaliano Brancati”. 

E Thor “finalmente qualcuno che parla di eros liberamente, senza l’ipocrisia del politically correct o di 

certo moralismo religioso!”. 

8 – libera e intelligente 

Francesco Musotto – “Hai visto che coraggio” dice Balder a Thor, riferendosi a Francesco “Ciccio” 

Musotto, il capogruppo dell’Mpa a Sala d’Ercole, “ha detto a Raffaele Lombardo, che è tempo di 

finirla con i tecnici (già quelli che diventano subito politici, come tale Russo Massimo, ndc) e di fare 

alla Regione siciliana un ‘governo politico’”. “Già – dice Thor – nell’Mpa qualcuno alza la testa e non 

poteva essere che un politico che non viene dalla Democrazia Cristiana, un socialista laico anche per 

antica tradizione familiare e non baciapile: bravo, d’altronde in gioventù è stato un pugile!”. 

9 – un coraggioso 

Salvo Fleres – E all’improvviso Thor s’infuria e sbatte violentemente il Mjolnir sul suolo di Asgard, 

che trema e Odino chiede “ma cosa hai o dio del tuono, il solito raptus?”. E Thor “ma no, padre di tutti 

gli dei del Nord, sono inferocito con i finti partiti e movimenti per il Sud d’Italia: hai visto quel senatore 

della sedicente Forza del Sud di Miccichè Gianfranco, tale Fleres Salvo? Ha votato contro l’attribuzione 

dei Fas, i fondi per le aree sottosviluppate, alla Sicilia. Non i soliti leghisti brutti e cattivi di mezzo, né 

il nemico storico del Sud, Giulio Tremonti, ma gente di casa, un siciliano (?) in carne e ossa”. E Odino 

“hai ragione ad adirarti, figlio mio, è proprio una vergogna, questo Fleres dovrebbe essere catapultato 

dai siciliani dentro l’Etna, dove Efesto o Vulcano, il dio-fabbro del fuoco e della lavorazione dei metalli, 

potrebbe bruciarlo!”. 

1 – contro il popolo siciliano 

Domenico Battaglia – Dopo la collera la depressione, Thor si rattrista: “ma quel Domenico 

Battaglia, nominato commissario dell’Asi, è lo stesso che sindaco di Villafranca Tirrena, cattolico democratico 

impegnato nel sociale, si schierò con gli operai della Pirelli in lotta per difendere il posto di 

lavoro”. E Odino “e allora?”. E Thor “padre mio e di tutti gli dei, ora Battaglia al vertice dell’Asi di 

Messina vuol (s)vendere il grande Centro mercantile di Milazzo, costato all’epoca 20 milioni di euro 

e il cui valore attuale supera i 40, per soli 7 milioni ad un gruppo imprenditoriale, in cui ha interessi 

cospicui il deputato-finanziere che assomiglia a Elmer Fudd, quel cartone animato dei Looney Tunes, 

quelli di Bugs Bunny per capirci…”. E Odino “mi sa che è inutile invocare l’ira di Syn della giustizia, 

ma ci sarà pure ‘un giudice sopra Berlino’….”. 

3 – socialmente scorretto 

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OPINIONE 

op i n i o n e 

Informazione quotidiana 

Attualità, Politica, Cultura, Economia 

Scienza & Salute, Hi tech, Sport, Dossier 

Informazione quotidiana


Crisi politica 

e protesta sociale 

Il voto della Camera sull’arresto di Alfonso Papa e il contestuale rifiuto 

del Senato a quello di Alberto Tedesco rappresentano lo zenith 

di una crisi politica strutturale sul modello di quella della prima Repubblica 

I 

l voto della Camera sull’arresto del deputato 

del Pdl Alfonso Papa e il contestuale rifiuto 

del Senato a quello del Pd Alberto Tedesco, 

non può essere letta con miopia, quale frutto 

di una diversa valutazione circa la sussistenza 

del fumus persecutionis o della ripresentazione della “doppia 

morale” togliattiana, poiché rappresenta lo zenith di una 

crisi politica strutturale 

sul modello 

di quella della prima 

Repubblica. 

La situazione appare 

più grave di 

allora, con uno 

scenario economico 

globale da 

catastrofe, a causa 

della possibile 

insolvenza del 

debito sovrano 

americano e della 

crisi dell’euro, e di 

una politica italiana 

sempre più distantedall’opinione 

pubblica, che 

contesta apertamente 

la “casta”. 

Un’indignazione i 

cui toni non sono 

dissimili da quelli 

che indussero il 

Terzo Stato a fare 

la rivoluzione in 

Francia nel 1789, 

con le invettive contro l’allora “ordine privilegiato”, la nobiltà, 

oggi individuato nei politici di professione. 

E nonostante questa marea montante, la vicenda dell’autorizzazione 

all’arresto di Papa (la quinta nella storia del 

di Maurizio Ballistreri 

Alfonso Papa 

Parlamento repubblicano dopo quella del comunista Francesco 

Moranino per un eccidio durante la lotta partigiana, 

dei missini Sandro Saccucci e Massimo Abbatangelo, e del 

leader di Autonomia operaia Tony Negri per terrorismo), 

mostra i segni evidenti di un ceto politico arroccato nel 

“Palazzo”, preso dai suoi giochi di potere e dai suoi bizantinismi. 

Cosa è, infatti, l’asimmetria di valutazione per Papa 

e Tedesco (per il 

“tremontiano” 

pidiellino Marco 

Milanese si vedrà), 

in ascrivere 

la crisi del rapporto 

tra Berlusconi 

e Bossi, 

con quest’ultimo 

ormai gestito dal 

“cerchio magico” 

nel ruolo di stanco 

predicatore di 

folle il cui dna 

rimane al fondo 

quello dei cappi 

e delle manette, 

mentre il leader 

vero è sempre 

più il ministro 

degli Interni Maroni, 

se non la 

fase terminale di 

un sistema di potere, 

che riguarda 

anche l’opposizione, 

con messaggi 

trasversali 

e forse anche occulti per tentare di salvarsi, mentre fuori 

dalle stanze delle istituzioni, in cui impera il formulismo 

politico, monta la protesta di un popolo, quello italiano, alle 

prese con un drammatico disagio sociale. 

11

12 


L’ultimo ponte verso l’Europa non si vuole fare 

Ancora una volta si è messa a rischio la realizzazione e l’utilità del Ponte sullo Stretto e, quindi, il trasporto merci sulle tratte siciliane. 

Insomma un vero e proprio latifondo per il trasporto gommato che martirizza la pelle della città di Messina, usata come zerbino 

di Cosimo Inferrera * 

C 

Con il suo 

potere carismatico 

il 

“Ponte crea 

Ponti” fra 

uomini di natura diversa, di 

idee diverse, di esperienze 

diverse, di professioni diverse, 

di religioni diverse. Noi 

di “Non solo Ponte”, rispettando 

le posizioni dei No e 

quelle fondate dei Si, proponiamo 

una variante idonea a 

coinvolgere realmente le regioni 

meridionali in un progetto 

di riscatto: insomma 

fare il Ponte com’è non ci 

pare granché vantaggioso. 

Dunque nel germe della 

riconfigurazione del Ponte 

– riconfigurazione della 

funzione verso la tipologia 

di , non 

certo della sua struttura – 

si disegnano le opportune 

predisposizioni da apportare 

al progetto esecutivo e/o 

da realizzare post-operam 

(come per la Torre Eiffel). 

In effetti si tratta semplicemente 

di non dismettere 

quanto verrà fatto e utilizzato 

durante la costruzione; 

si tratta di fruire di 

certe caratteristiche strutturali 

delle colonne binate, 

riconvertendole a precise 

finalità. Il tutto si condensa 

in un prevedibile impatto 

economico, in una rilevante 

importanza socio-politica e 

in un forte rilancio culturale 

indotti dalle tre 

del Ponte. Le relative proiezionituristico-commerciali, 

politico-economiche, 

Una ricostruzione del Ponte sullo stretto di Messina 

scientifico-energetiche sono 

già state illustrate alla Commissione 

Consiliare Ponte e 

portate all’attenzione dalla 

Amministrazione Comunale 

di Messina per l’inserimento 

nell’Accordo Programma 

Quadro con la Stretto di 

Messina spa. 

Ma c’è di più. Grazie 

all’impulso di valenti architetti 

torinesi la tematica non 

si è limitata al circuito localistico, 

ma è giunta ai massimi 

livelli tecnici decisionali, a 

Roma. E siccome alla base 

del discorso “Non solo 

Ponte” c’è in primis l’esigenza 

di ricorrere al mercato 

e ottenere il 

più lungo possibile, sostanzialmente 

identico alla esistenza 

stessa dell’opera, in 

modo da proiettarne un futuro 

serio, credibile, affidabile, 

ragionevole, i contatti 

si sono fatti subito intensi. 

In verità i nostri temi non 

vertono solo su economia 

e finanza, ma attraverso una 

chiave culturale polivalente 

inquadrano il Ponte insieme 

a tante altre cose che vanno 

fatte al di qua e al di là dello 

stretto. Esse si faranno se si 

farà il Ponte, ivi compresa 

l’Area vasta dello Stretto e 

la sua naturale interazione 

commerciale con l’Area di 

Libero Scambio euro-mediterranea 

e panaraba. 

Conseguentemente sbaglia 

chi appiattisce la valutazione 

di una infrastruttura 

come il Ponte di Messina 

esclusivamente sui termini 

economico-finanziari ed in 

tempi brevi. L’Italia dell’alta 

velocità e della grande capacità 

di trasporto su rotaia 

si ferma a Salerno – Bari, 

mentre per Reggio Calabria 

si registra il pigolio di una 

Freccia d’argento. “Questa 

Italia mi ha deluso, questa 

non è l’Italia che io volevo”, 

aveva detto Giuseppe Garibaldi 

al momento dell’uni- 

ficazione e noi, popolo del 

Meridione, nonostante tragedie, 

stupri e sangue ce la 

siamo tenuta e la adoriamo. 

Ora si aggiungono le angherie 

dell’Unione Europea, 

che col passar degli anni dimostra 

i limiti di una nascita 

aberrante e di una crescita 

deforme, ove gli ammanchi 

si esigono mentre i benefici 

si detengono. 

Piuttosto pretende - e 

come pretende – ma non 

dà, quando lancia segni di 

abbandonare la Sicilia, quale 

piattaforma privilegiata di 

interscambio con il Nord 

Africa attraverso il Ponte di 

Messina, riconfigurato ponte 

territorio. Visto da qui potrebbe 

esser addirittura un 

vantaggio. Caduto l’ultimo 

Ponte, la Sicilia, caso raro, 

tornerebbe ad essere strutturalmente 

libera per godere 

di un’alternativa: il suo Nord 

Italia lontano - cui tuttavia si 

sente legata per storia, tradizioni 

e vincoli - il suo Nord 

Africa a portata di mano 

che per rapporti secolari vi 

ha lasciato tracce profonde 

ed eredità palpabili. Come 

sempre tutto è affidata alla 

reale volontà dei siciliani: 

finalmente potrebbero svegliarsi 

dall’atavico sonno e 

dare ascolto a quel piccolo 

grande prete Don Luigi 

Sturzo ed ai suoi principi sul 

municipalismo, sul regionalismo, 

sul mezzogiorno, 

sulla verità come levatrice di 

libertà, sulla libertà come levatrice 

della buona società. 

* Non solo Ponte

pr i m o p i a n o 

Catania: Università contro Tar 

Tanto rumore per nulla 

Lingue e letterature straniere avrà sede a Ragusa di fatto. A Catania rimarranno attivi, anche se traghetteranno 

alla facoltà di Lettere e Filosofia, due corsi di laurea triennale e due di quella specialistica 

S 

embra deciso. La facoltà 

di Lingue e Letterature 

Straniere dell’Ateneo di 

Catania, avrà sede a Ragusa. 

Lo ha deciso il Tar, con sentenza 

dello scorso 20 luglio, rigettando il 

ricorso del preside Nunzio Famoso, 

presentato nell’aprile del 2011 proprio 

contro l’Ateneo, in opposizione, tra le 

altre cose, alla decisione di istituire la 

sede unica della Facoltà nella provincia 

iblea per il prossimo anno accademico. 

Secondo i ricorrenti, le decisioni 

dell’università violavano una serie di 

di Melania Tanteri 

Il Monastero dei Benedettini sede della facoltà di Lingue di Catania 

regole e principi di legittimità, primo 

tra tutti la stessa legge Gelmini, oltre 

ad arrecare un danno grave incidendo 

“in maniera negativa e rilevante sulla 

programmazione della didattica e sul 

buon funzionamento della facoltà”. 

Non così per il Tar, che ha respinto 

il ricorso perché privo di fondamento 

giuridico. 

“Considerato che la tesi di fondo 

da cui muove parte ricorrente è che 

la norma contenuta nel nono comma 

dell’articolo 2 della legge numero 240 

del 2010 (la Gelmini, appunto), aussuma 

“…piena efficacia nel caso concreto 

nel rispetto del principio tempus 

regit actum” – si legge nella sentenza 

- sicché i provvedimenti impugnati 

sarebbero stati emessi in vigenza della 

regola moratoria introdotta da tale 

norma […] non senza considerare che, 

nella specie, gli atti impugnati scaturiscono 

anche da pregresse intese transattive, 

tra l’Università di Catania e gli 

altri Organi locali di Ragusa (il Consorzio 

universitario della Provincia di Ragusa 

n.d.r.), le quali non possano essere 

incise retroattivamente dalla norma 

invocata; il Tribunale Amministrativo 

Regionale per la Sicilia sezione staccata 

di Catania, definitivamente pronunciando 

sul ricorso, […] li rigetta”. 

13

La facoltà di Lingue si trasferirà, 

dunque, a Ragusa - a meno di ulteriori 

ricorsi da parte del preside Famoso 

con diverso esito - a partire dal prossimo 

autunno, anche se, ed è bene sottolinearlo, 

non ci saranno, almeno per il 

prossimo anno accademico, problemi 

per gli studenti iscritti o che volessero 

frequentare corsi di laurea in lingue 

straniere, dal momento che a Catania 

rimarranno attivi, anche se traghetteranno 

presso la facoltà di Lettere e Filosofia, 

2 corsi per la laurea triennale e 

2 per quella specialistica. 

“L’insegnamento delle lingue sarà 

garantito, così come la possibilità di 

portare a termine qui a Catania i propri 

studi per chi è iscitto nella Facoltà 

– sottolinea il preside di Lingue, Nunzio 

Famoso, o forse sarebbe meglio 

dire ex, dato che, dal prossimo anno 

accademico non esisterà più, almeno a 

Catania, la Facoltà da lui presieduta. Il 

problema però – aggiunge – si presenterà, 

e si sta già presentando, per chi è 

nella fase finale del proprio percorso, 

chi frequenta l’ultimo anno”. 

Certo, perché con l’attivazione di 

Lingue a Ragusa e il passaggio dei corsi 

di laurea catanesi alla facoltà di Lettere 

e Filosofia, gli studenti che rimaranno 

nella città etnea risulteranno laureati in 

Lettere e non in Lingue, cosa che sta- 

14 

rebbe già comportando la fuga verso la 

provincia iblea. 

“Il problema non è il trasferimento 

a Ragusa (d’altronde i due poli coesistevano) 

– spiega il preside Famoso; il 

vero pericolo è che la facoltà di Lingue 

di Catania venga spogliata come un 

carciofo, che si vada a dequalificare e 

abbassare il livello dell’insegnamento. 

Questa Facoltà ha tutte le grandi tradizioni 

qui, migliaia di studenti iscritti 

qui, e anche i professori hanno fatto 

una scelta precisa di restare a Catania”. 

Per Ragusa avrebbero optato, infatti, 

appena otto docenti. 

“E questo – aggiunge – nonostante 

da parte nostra non vi sia stato alcun 

tentativo di eliminare Ragusa: tutt’altro, 

dal momento che abbiamo agevolato 

noi la costituzione del polo ibleo!”. 

L’idea portata avanti fino a quest’anno, 

era infatti quella di avere entrambe 

le sedi, secondo il modello “One school, 

two campus”, data l’inesistenza, da 

Napoli in giù, di facoltà di lingue strutturate. 

Eppure, questa idea sembra proprio 

non essere condivisa dai vertici ragusani, 

dal momento che questi spingerebbero 

affinchè Ragusa diventi l’unica 

sede e l’unico luogo dove poter studiare 

le lingue straniere. La prova provata 

sarebbe una lettera del 27 marzo di 


quest’anno, infatti, in cui il Presidente 

del Consorzio Universitario Ibleo scrive 

al Rettore di Catania, Recca: “Mi 

permetto di chiederle di fare quanto è 

nelle Sue possibilità per limitare il più 

possibile l’organizzazione di corsi di 

studio di lingue e letterature straniere 

nel contesto della facoltà di Lettere e 

Filosofia di Catania”. 

Bisognerà, inoltre, capire come la 

stessa sede ragusana potrà sopravvivere 

alla Legge Gelmini, che prevede, 

una volta approvato il nuovo Statuto, 

non solo l’liminazione delle Facoltà 

a favore dei dipartimenti, ma che 

quest’ultimi abbiano un organico minimo 

di 45 docenti. “Siamo curiosi di 

vedere come andrà a finire – conclude 

Nuovo statuto per l’ateneo catanese a 

Reazioni contrastanti sulla possibile mozione di sfiducia nei confronti del rettore 

Il rettore Antonino Recca 

Nunzio Famoso 

di Antonio Borzì 

Un traguardo raggiunto dopo 

6 mesi di trattative che hanno 

mostrato in modo inequivocabile 

quanto siano diverse le opinioni 

all’interno dell’ateneo catanese. 

Parliamo del nuovo statuto che 

ha ottenuto il via libero definitivo 

il 21 luglio con il “sì” espresso 

dal Senato accademico dopo 

il parere positivo del Consiglio 

amministrativo e della commissione 

predisposta ad hoc. Un 

passaggio obbligato per il rettore 

Antonino Recca che ha dovuto 

recepire le direttive giunte dalla


Famoso – dato che entro febbraio bisognerà 

disporre tutta la struttura del 

nuovo Statuto, compresa la formazione 

dei dipartimenti”. 

Sembra, poi, che il numero di iscritti 

al polo ragusano, stando almeno alle 

domande di pre-iscrizione giunte fino a 

oggi, siano più o meno quelli che sono 

sempre stati, ovvero circa 230, mentre 

il grosso delle iscrizioni sono ancora 

su Catania. Insomma, non si spiega 

affatto il motivo per cui l’Ateneo etneo 

abbia optato per il trasferimento 

su Ragusa, a meno di non scomodare 

l’appartenenza politica, condivisa da 

Rettore e Presidente della Provincia di 

Ragusa, il fatto che Lingue abbia lottato 

apertamente contro la Riforma 

Gelmini o la necessità dell’Ateneo di 

racimolare somme utili al bilancio. 

Intanto, nonostante gli umori a Lingue 

siano neri e aumentino i dubbi sul 

futuro, il Consiglio di presidenza della 

Facoltà etnea sta valutando se ricorrere 

in Cga. “Con il dovuto rispetto 

per il pronunciamento di una Corte 

di Giustizia – si legge in un comunicato 

diffuso subito dopo la sentenza 

del Tar – sembrano purtroppo eluse 

le gravi questioni poste; tale sentenza 

verrà sottoposta alla conoscenza e al 

vaglio della Facoltà, al fine di valutare i 

passi conseguenti”. 

Giovanni Antoci: “Siamo orgogliosi. 

E attrezzati ad accogliere gli studenti” 

Il presidente della Provincia di 

Ragusa, Giovanni Francesco Antoci 

esprime grande soddisfazione. “Il fatto 

di avere qui a Ragusa la facoltà di 

Lingue è importante perché significa 

conservare almeno una facoltà che 

è tra le poche ad avere uno stretto 

legame con il territorio. Rappresenta 

il nostro fiore all’occhiello. Oltretutto 

ciò consente alle nostre aziende di allargare 

i loro confini commerciali e di 

aumentare lo scambio tra la domanda 

e l’offerta”. 

In che modo? 

Ragusa per la sua posizione strategica 

è candidata a essere davvero 

la porta di scambio dei rapporti con i 

popoli del Mediterraneo. Sono necessari 

giovani che sappiamo parlare le 

lingue straniere, compreso le orientali 

e l’arabo, per fare un esempio. La facoltà 

qui consente agli studenti di ottimizzare 

il loro tempo e i loro studi, 

senza contare che vedrebbero moltiplicate 

le loro opportunità di lavoro. 

Come vi state preparando ad accogliere 

la facoltà? 

In verità noi l’abbiamo accolta da 

tempo e siamo attrezzatissimi. Abbiamo 

strumenti e infrastrutture di alto 

livello. Oltre a un laboratorio d’avanguardia. 

E gli studenti? 

C’è già la Casa dello studente, una 

struttura moderna e con tutti i confort 

perché un braccio di lingue era 

già qui da noi. Il trasferimento della 

facoltà per pronunciamento del Tar ci 

rende orgogliosi, ma sia chiaro, noi 

ci siamo già attrezzati in tutto e per 

tutto. Si tratta semmai di migliorare e 

potenziare quello che già c’è. 

e approvato non senza polemiche 

nuova riforma Gelmini che 

indica nell’adozione di un 

apposito statuto per ogni 

ateneo un passaggio non 

rimandabile. E non sono 

mancate le polemiche attorno 

a questo nuovo strumento 

fondamentale per 

l’amministrazione dell’università 

etnea. Adesso non 

resta altro che ottenere il 

via libera da parte del ministero 

della Pubblica Istruzione. 

Un risultato che il 

rettore dell’ateneo catanese 

Antonino Recca, rispondendo 

alle nostre domande, 

elogia poiché “tutto si 

è svolto nel pieno rispetto 

della legge Gelmini e pertanto 

dando esecutività alle 

disposizioni normative in 

essa contenute. Ciò, ci ha 

consentito di esitare una 

“Carta” che esprime al meglio 

la volontà della nostra 

comunità universitaria”. “Lo 

Statuto- continua Recca- riconosce 

maggiori libertà e 

allo stesso tempo maggiori 

responsabilità agli organi 

di governo dell’Ateneo”. 

Le novità non sono molte 

ma non sono mancate le 

reazioni per alcune scelte 

che hanno suscitato le per- 

plessità dell’intero mondo 

accademico. Il punto focale 

della bagarre è stato quello 

riguardante la possibilità di 

sfiduciare il rettore da parte 

del Senato accademico. 

Uno strumento sancito dalla 

legge 240/10 ma che a 

Catania ha trovato un’applicazione 

particolare. Infatti 

sarà possibile per il Senato 

accademico poter presentare 

una mozione di sfiducia 

nei confronti del rettore. 

Ma, e qui scattano le perplessità, 

se tale mozione 

non otterrà una votazione 

positiva della maggioranza 

Giovanni Francesco Antoci 

dal senato l’organismo verrà 

sciolto. Insomma in caso 

di fallimento della mozione 

tutti a casa. “Si tratta di 

un’accortezza- dichiara a 

tal proposito il rettore- volta 

soprattutto a garantire la 

governabilità dell’Ateneo. 

Appare, infatti, del tutto 

impossibile l’ulteriore convivenza 

fra un rettore che 

ha ottenuto la fiducia della 

comunità accademica e 

quei senatori che si sono 

resi promotori di una mozione 

di sfiducia nei suoi 

confronti, disapprovata e 

respinta dal corpo eletto- 

15

ale”. Ma non solo: “Ciò 

-continua Recca- anche al 

fine di evitare l’eventuale 

abuso di uno strumento 

che, benché previsto dal 

nuovo Statuto, va invece 

impiegato con estrema razionalità 

e quindi soltanto 

in casi di accertata gravità”. 

Insomma dopo la presentazione 

di una mozione di 

sfiducia sarebbe impossibile 

sedersi nuovamente a 

un tavolo per impostare le 

linee guida per il governo 

universitario. 

Un pensiero che coglie 

in disaccordo il senatore 

accademico Dario Giuffrida. 

“La possibilità di presentare 

una mozione di 

sfiducia nei confronti del 

rettore -dichiara Giuffrida- 

è chiaramente stabilita 

dalla legge Gelmini. L’introduzione 

dello scioglimento 

del senato accademico 

in caso di fallimento 

della proposta di sfiducia 

rappresenta un grande deterrente 

per l’adozione di 

questo strumento”. 

Ma non soltanto sulla 

possibile sfiducia nei confronti 

del rettore si è concentrata 

la polemica. Ha 

fatto storcere il naso anche 

la nomina dei tre membri 

esterni al consiglio d’amministrazione 

dell’ateneo. 

Questi tre nominativi usciranno 

da una rosa di candidati 

direttamente proposta 

dal rettore e che poi sarà 

vagliata dal senato accademico. 

“Un risultato -sottolinea 

il senatore Giuffrida- 

che abbiamo ottenuto 

grazie ad una mediazione 

con il rettore per cercare 

di avere maggior potere in 

una decisione importante 

per il nostro ateneo ma 

resta comunque un filtraggio 

da parte del rettore”. In 

questo modo è innegabile 

però che al Senato acca- 

16 

Dario Giuffrida e Giacomo Pignataro 

demico non resti altro che 

una scelta simile a quella 

delle pietanze in un menù 

stabilito dal rettore. 

Di quest’avviso è anche 

il professore Giacomo Pignataro, 

componente del 

consiglio d’amministrazione 

e che ha votato contro 

l’approvazione dello statuto. 

“Per esperienza personale- 

dichiara Pignataro 

in merito all’elezione dei 

membri esterno del consiglio- 

sarà molto difficile 

per il senato non avallare 

le scelte maggiormente indicate 

dal rettore”. Ma non 

sono solo questi i punti di 

maggiore disaccordo fra 

Pignataro e il nuovo statuto. 

Il consigliere vede nella 

mancanza di un’autentica 

autonomia dei dipartimenti 

il tallone d’Achille della 

vicenda che rischia di spostare 

l’ago della bilancia a 

favore del ruolo del rettore. 

Anche sulla rappresentanza 

del personale tecnico 

amministrativo secondo Pignataro 

poteva essere fatto 

di più. “Ben venga -afferma 

il professore- l’introduzione 

della rappresentan- 

za del personale tecnico 

amministrativo all’interno 

del senato ma questi ruoli 

dovevano essere estesi anche 

al consiglio d’amministrazione 

nel quale non vi 

sono membri di quest’importante 

categoria per la 

vita universitaria”. 

Anche gli studenti hanno 

qualcosa di cui lamentarsi. 

“Pur rappresentando un importante 

traguardo- dichiara 

Dario Giuffrida- questo 

Statuto non ha accolto alcune 

interessanti proposte 

da parte del mondo studentesco. 

Nello specifico per 

rendere centrale la figura 

dello studente nel mondo 

universitario avevamo pensato 

a un apposito statuto 

dei diritti e dei doveri dello 

studente. Uno strumento 

che avrebbe rappresentato 

un’importante guida ma 

che è stato bocciato”. 

Fra le altre novità introdotte 

nello statuto anche il 

compito di verifica dato ad 

un apposito nucleo composto 

prevalentemente da 

membri esterni col fine di 

valutare la qualità dell’offerta 

dell’ateneo. Ma è lo 


stesso rettore che tiene a 

sottolineare come lo Statuto 

responsabilizza tutti gli organi 

interni all’ateneo quali 

componenti fondamentali 

per la crescita dell’università. 

“Tra i principi appositamente 

sottolineati - dichiara 

Recca- nell’articolo 

1, spiccano: la valutazione 

e l’autovalutazione permanente, 

quali culture intese 

come strumenti di crescita 

e di responsabilizzazione 

di tutti gli organi e di tutte 

le strutture dell’Ateneo”. 

Insomma uno strumento 

che è stato adottato 

dopo tante polemiche 

e che, dopo il vaglio del 

Ministero, dovrà dare atto 

sul campo della sua effettiva 

efficacia. Come ogni 

scelta infatti non è esente 

da critiche ma soltanto la 

verifica nei fatti potrà essere 

il giusto giudice. Un 

banco di prova importante 

per l’ateneo catanese che 

in questi giorni oltre alle 

notizie attorno allo statuto 

vede addensarsi anche 

nubi circa un presunto debito 

da 23 milioni di euro 

che graverebbe nelle casse 

dell’ateneo. Una cifra che 

quello catanese dovrebbe 

versare a quello di Enna e 

che rischia di essere “perdersi” 

nel nuovo bilancio 

unico anch’esso da adottare 

per disposizione della 

Gelmini. A sottolinearlo è 

stato anche il preside della 

facoltà di legge Vincenzo 

Di Cataldo che ha predicato 

calma nell’adozione 

di questo nuovo strumento 

e ha sottolineato la necessità 

di premiare le facoltà 

virtuose affidandogli la gestione 

diretta delle risorse 

risparmiate. Ma questa è 

un’altra questione, un altro 

tassello nella vita mai serena 

dell’università catanese.

Ca t a n i a 

17

18 

Ca t a n i a 

“Più acqua in estate e costi ridott 

Fabio Fatuzzo, presidente dall’Acoset, traccia un primo bilancio dopo il suo primo anno alla guida dell’acq 

e riusciamo a risparmiare ma migliorando la distribuzione”. Il prossimo passo: investire nelle condotte. “Pr 

di Fabio Tracuzzi 

E' 

t r a s c o r s o 

poco più di un 

anno. Ed è già 

tempo di fare i 

primi bilanci. 

Fabio Fatuzzo, che all’Acoset ha 

preso il posto di presidente che 

per anni e anni è stato di Giuseppe 

Giuffrida, dopo un primo 

periodo di normale e comprensibile 

“gavetta”, il tempo 

necessario per farsi un’idea della 

struttura, degli uomini, dei servizi 

e soprattutto delle esigenze 

degli utenti (“toccatemi tutto, 

ma non l’acqua potabile”, gridano 

storpiando un noto spoot 

pubblicitario) che sono sempre 

in agguato e pronti a protestare 

anche per il più piccolo inconveniente. 

L’acqua è il bene più 

prezioso e in estate lo diventa 

ancora di più. Impensabile che 

possa mancare, che possa non 

arrivare con la giusta pressione, 

che possa disperdersi. Impensabile 

ma purtroppo succede e 

il presidente Fabio Fatuzzo, ex 

Alleanza Nazionale, ex Popolo 

della Liberta, ex futurista di Fini 

e oggi, politicamente parlando 

vicino, anzi vicinissimo alle posizioni 

di Urso e Ronchi, non si 

nasconde certo dietro i problemi. 

Li riconosce, li affronta, cerca 

di risolverli mettendo però in 

evidenza anche tutto quello di 

buono che è già riuscito a fare. 

Ecco, in verità, la cosa che più 

ci ha colpito. Fabio Fatuzzo, infatti, 

non parla dei difetti e delle 

cose che “presto faremo”. Ma 

al contrario parla sì dei difetti 

e delle carenze, ma elenca già 

tutte le cose che come vedremo 

non sono poche, già fatte. 

“Si – dice il presidente Fatuzzo 

– non temo di essere smentito 

se affermo che da quando 

sono alla guida dell’Acoset le 

cose sono migliorate e in diversi 

settori delle nostre attività”. 

Quali in particolare? 

“Abbiano aumentato di numero 

gli sportelli decentrati e 

abbiamo rafforzato i presidi 

nei periodi di maggior tensione. 

Questo ci consente di andare incontro 

alle esigenze degli utenti 

che hannno bisogno di riscontri 

a volte quotidiani. La situazione 

può essere, e deve essere, ancora 

migliorata, questo lo so, ma è 

altrettanto vero che in un anno 

abbiamo fatto notevoli passi in 

avanti”. 

E dal punto di vista della 

distribuzione idrica…l’acqua 

continua a mancare in estate 

in alcune zone 

A sinistra Fabio Fatuzzo. Al centro i tubi dell’acquedotto. A destra l’incontro dell’Ac 

“Abbiamo cambiato strategia 

e modi di intervento. Acquistiamo 

più acqua in estate 

andando incontro alle necessità 

delle persone e diminuendo 

l’acquisto nel più lungo periodo 

invernale. Questo ci consente 

di poter distribuire tutta l’acqua 

necessaria con un notevole 

risparmio e senza, e mi sembra 

la cosa più importante, influire 

negativamente sul servizio che 

è, al contrario, di gran lunga migliorato”. 

Quindi bollette meno pesanti 

per i cittadini 

“Quando si riesce a risparmiare 

alla fine i benefici sono 

per tutti. Noi abbiamo risparmiato, 

e tanto anche, sull’energia. 

Quando sono arrivato ho 

trovato bollette non pagate per 

circa 2 milioni e 700mila euro. 

Questo deficit ci aveva costret- 

to ad agire sul mercato di salvaguardia 

per quanto riguarda 

l’approvvigionamento dell’energia 

necessaria con un aggravio 

dei costi di circa il 60%. Adesso 

siamo tornati sul mercato privato 

abbattendo così i costi energetici 

di circa 300 mila euro al 

mese”. 

Altri problemi trovati dal 

suo predecessore? 

“Lasciamo stare…Potrei 

parlare di incertezze nella gestione, 

di scelte strategiche non 

condivisibili. Ma non voglio fare 

polemica. Sono qui per cercare 

di migliorare le cose e credo che 

a poco, con il contributo di tutti, 

stiamo riuscendo a metterci 

al servizio degli utenti”. 

Tutto quindi sembra procedere 

nel migliore dei modi. 

Meno costi per acqua ed energia, 

più servizi e disponibilità

Ca t a n i a 

tti sull’energia” 

dell’acquedotto. “Abbiamo cambiato strategia 

otte. “Pronti i progetti per la risoluzione definitiva” 

ro dell’Acoset che si è tenuto a Belpasso 

per gli utenti. Ma non si può 

certo pensare che i problemi al 

consorzio Acoset siano scompari 

con un colpo di bacchetta 

magica del mago Fabio Fatuzzo. 

Tuttaltro. “Non sono un mago 

e soprattutto non possiedo 

bacchette magiche. C’è solo da 

rimboccarsi le maniche, individuare 

i problemi più impellenti 

e urgenti e cercare di fare i giusti 

investimenti”. 

Quale il settore più urgente 

dove intervenire? 

“Bisogna assolutamente migliorare 

le strutture di conduzione. 

Le condotte sono quelle 

che sono, insufficienti e vecchie 

e non ci sono, infatti, investimenti 

da anni e anni. Con una 

serie di enormi problemi non 

ultimo quello della dispersione. 

Stiamo lavorando con grande 

impegno affinché si possa al più 

presto ottimizzare la gestione 

delle condotte”. 

Quindi non siamo ancora 

alla soluzione del problema. 

“No il problema non è ancora 

risolto, ma stiamo correndo 

e cercando di bruciare le tap- 

pe. Siamo, infatti, già in fase di 

progettazione per la soluzione 

definitiva di questo problema 

che non è concepibile nell’anno 

2011. L’acqua è un bene prezioso 

e non è pensabile che possa 

andare perduto per una carenza 

atavica nelle strutture, nelle 

condotte. Bisogna intervenire 

nel più breve tempo possibile 

e lo faremo”. Il presidente Fatuzzo 

giudica quindi in maniera 

positiva il suo primo anno alla 

guida dell’Acoset. Certo quando 

si ha a che fare con la fornitura 

dell’acqua potabile in buona 

parte della città e della provincia 

è assolutamente impossibile 

raggiungere la perfezione. Un 

singolo, un condominio, una 

zona subiranno sempre disservizi 

a volte evitabili e a volte no. 

Gli interventi dei tecnici a volte 

non arriverà secondo criteri di 

attesa civile e giustificata. Ma, a 

quanto ci é sembrato di capire, 

quello che più conta al momento 

è il cambio di gestire l’acquedotto. 

“Porsi sempre più al servizio 

degli utenti e cercando di 

ridurre al minimo i disagi”. 

19

20 

Ca t a n i a

politiCa 

Ecco la nascita del Terzo Polo 

E la Sicilia è ancora laboratorio 

Rutelli, Fini, Casini e Lombardo preparano il dopo Berlusconi. Ma su quale forza, 

al di la dei sondaggi, possono contare? E il ruolo del Pd diventa determinante. 

Nella nostra regione questa alleanza e’ già collaudata 

Igiochi sembrano 

ormai fatti e il Terzo 

Polo è diventato 

una realtà politica 

in Italia e in Sicilia. 

Nell’isola, ovviamente, data 

la presenza (e la forza) del 

Movimento per le Autonomie 

di Raffaele Lombardo 

il suo ruolo diventa centrale 

anche perché è lo schieramento 

di maggioranza al 

governo della Regione. 

E mentre nel resto d’Italia 

gli accordi con il Partito 

Democratico sono tutti 

aperti e in discussione, dalle 

nostre parti l’alleanza sembra 

essere ormai un dato di 

fatto. I sondaggi nazionali, 

infatti, parlano sempre di 

Centrosinistra (Pd, Idv, Sinistra 

e Libertà, comunisti, 

verdi, radicali e socialisti), di 

Terzo Polo (Udc, Fli, Mpa e 

Api) e di centrodestra (Pdl, 

La Destra e Lega). Una differenza 

secca che senza accordi 

potrebbe portare ad 

un’ingovernabilità del Senato 

a causa dell’attuale legge 

elettorale. 

L’ultimo sondaggio, datato 

il 23 luglio, a cura di 

IPR Marketing da il Terzo 

Polo al 12%, il centrodestra 

al 39% e il centrosinistra 

al 43% (con i comunisti al 

44,5%). Mentre se le coalizione 

fossero nette il centrodestra 

avrebbe il 46% 

mentre Terzo Polo e centrosinistra 

il 49%, risolven- 

Raffaele Lombardo, Presidente della Regione 

do in quest’ultimo caso ogni 

problema al Senato. Un 

sondaggio del 25 luglio, fatto 

da Ispo, da lo stesso 12% 

ma specifica che il 48% e 

per un’alleanza e il 46% per 

andare da solo. Il dibattito è 

aperto anche perché la crisi 

del centrodestra, a meno 

di clamorosi colpi di scena, 

appare irreversibile. 

In Sicilia, poi, visto che 

alla fine di luglio il Mpa veniva 

accreditato di un buon 

13% (mentre al livello nazionale 

è appena intorno 

all’1), significa che il Terzo 

Polo viaggia sul 25%. Un risultato 

importantissimo che 

da un lato conferma le forze 

presenti all’Ars (a differenza 

di quanto si è prodotto 

nei parlamenti nazionali) 

e dall’altro il ruolo chiave 

dell’isola nel quadro politico 

nazionale. Berlusconi ha infatti 

in gran parte costruito 

le sue fortune politiche con 

il voto dei siciliani (il famoso 

61 a 0 del 2001 e il grande 

consenso sempre raccolto 

a Catania, città dove lui in 

assoluto e in percentuale ha 

sempre avuto più voti). Probabilmente 

adesso dovrà, 

lui o chi per lui, elaborare 

una strategia diversa. 

Anche perché la situazione 

nell’isola è assolutamente 

mutata. 

«Qualcuno si chiede se il 

Terzo polo potrà avere ruolo 

importante, se ci sono le 

condizioni perché questo 

avvenga. Noi la risposta già 

ce l'abbiamo... il Terzo Polo 

governa una regione che, 

con tutto il rispetto non è il 

Trentino o la Val D'Aosta, 

ma è una grande regione 

italiana, la Sicilia con i suoi 

cinque milioni di abitanti, 

con un gruppo di 30 parlamentari 

che è il più grande 

del consiglio regionale». 

Lombardo ha sottolineato 

anche l'esperienza politica 

della Regione, che governa 

con una coalizione che va 

da Fli al Pd. 

Lo ha detto alla convention 

del Terzo Polo che si 

è tenuta qualche giorno fa 

a Roma e che ha visto la 

partecipazione anche degli 

altri leader da Casini a Fini 

a Rutelli. E proprio il leader 

dell’Alleanza per l’Italia ha 

affermato: «E' nato il Terzo 

Polo e non torneremo indietro. 

Siamo un'alternativa 

credibile per il Paese. Serve 

sobrietà nel mondo della 

politica. Dopo il governo 

Berlusconi dobbiamo dar 

vita ad un governo del presidente, 

un esecutivo politico 

affidato ad un'alta personalità 

e con una vasta maggioranza 

parlamentare». 

E dunque tutto pronto 

e, come ha detto un importante 

esponente siciliano 

dell’Api: «La nave è in porto: 

si sta equipaggiando per 

compiere un lungo, lunghissimo 

viaggio». 

Gio.Io. 

21

22 

Ca t a n i a

Ca t a n i a 

La Confcommercio boccia 

il Piano generale del traffico 

“Nessuna una polemica – affermano Francesco Sorbello e Giovanni Saguto 

– ma solo suggerimenti costruttivi”. “Quello proposto dall’amministrazione 

comunale – dicono – non tiene conto l’assetto economico di Catania” 

"U 

n piano decisamente 

incompleto, in 

cui a mancare sono 

elementi essenziali 

come la centralità 

del commercio e il respiro metropolitano, 

che incorpori nelle previsioni anche 

i Comuni dell’hinterland etneo”. 

Questa l’opinione di Confcommercio 

Catania relativamente alle linee guida 

del redigendo Piano Generale del Traffico 

Urbano, presentate in Consiglio comunale 

lo scorso mese di giugno e dalle 

quali dovrebbe scaturire quel sistema 

di atti che, come prescrive l'art. 36 del 

nuovo Codice della strada per i comuni 

oltre i 30 mila abitanti, serve a normare, 

programmare e regolare i flussi veicolari 

nelle aree urbane. 

Non una polemica, hanno spiegato 

Francesco Sorbello e Giovanni Saguto, 

rispettivamente funzionario Confcommercio 

e presidente Ascom Confcommercio, 

nel corso dell’incontro con la 

stampa voluto per spiegare la posizione 

dei commercianti, ma un insieme di 

suggerimenti e richieste da considerare, 

per fare in modo che il documento non 

costituisca un contenitore vuoto e inefficace. 

Il PGTU, infatti, rappresenta un essenziale 

strumento di pianificazione e 

gestione della mobilità negli aspetti direttamente 

legati al traffico, come l’occupazione 

del suolo pubblico, la sosta, il 

sistema di trasporto pubblico, ma anche 

il sistema economico e direzionale, oltre 

che quello residenziale. 

“Quello proposto dall’amministrazione 

comunale, invece, non tiene affatto 

in considerazione l’assetto economico 

di Catania – ha affermato Saguto nel 

Sorbello, Saguto e Anfuso 

corso della conferenza – non contempla, 

ad esempio, riferimenti espliciti al 

commercio nell’area del centro storico, 

né viene indicato nel sostegno all’economia, 

uno degli obiettivi da raggiungere”. 

E questo, sottolinea Confcommercio, 

nonostante l’ambito urbano di riferimento 

sia costituito essenzialmente 

da esercizi commerciali e di prossimità, 

oltre che dai mercati rionali, che nell’insieme 

conta circa 7 mila micro e piccole 

imprese. 

“Tale contesto – ha continuato Saguto 

– dovrebbe quindi rappresentare 

il punto di riferimento nelle politiche 

di mobilità, tenendo in considerazione 

il binomio inscindibile tra commercio e 

viabilità”. 

Secondo l’associazione etnea, inoltre, 

il piano predisposto dall’amministrazione 

comunale, non conterrebbe un’approfondita 

analisi qualitativa né quantitativa 

dei flussi veicolari relativamente 

alle scuole, e all’orario di maggior traffico 

legato al fattore studio. 

“La “questione scuola” – ha aggiun- 

to Francesco Sorbello – è fondamentale 

e non ci sembra che il piano predisposto 

ne tenga conto, nonostante questa 

abbia effetti evidenti sulla circolazione 

veicolare”. 

Questo, insieme all’assenza di studi 

dei flussi veicolari nelle zone, come 

quella di piazza Duomo ad esempio, 

che si vuole chiudere al traffico, il motivo 

per cui, secondo Confcommercio, il 

piano risulterebbe ancora teorico e presenterebbe 

dei difetti di istruttoria. 

Infine, ma non meno importante, 

il piano mancherebbe di quel respiro 

metropolitano, non essendo accompagnato 

dall’elaborazione di un “Piano 

strategico di Area Vasta”, che affronti 

il problema in maniera più ampia, considerando 

strategie che coinvolgano i 

Comuni dell’hinterland e intercettando 

così a monte consistenti flussi veicolari. 

Un aspetto, quest’ultimo, già preso 

in considerazione dall’amministrazione 

che, infatti, starebbe collaborando con 

la Provincia nella redazione del progetto. 

“Sono e siamo assolutamente d'accordo 

con l’area vasta- ha spiegato l’assessore 

comunale alla Viabilità, Alberto 

Pasqua – e rappresenta un elemento su 

cui si sta già intervenendo”. 

Riguardo al resto delle critiche, Pasqua 

ha confermato che, entro l’autunno, 

il PGTU arriverà in Consiglio comunale, 

e che vi sarà sempre spazio per 

un dialogo costruttivo che permetta di 

portare a termine uno strumento fondamentale 

per il bene di tutta la collettività”. 

“ Bisogna comunque ricordare 

– ha concluso - che il piano generale 

urbano del traffico è un piano a breve 

termine con un orizzonte temporale di 

due anni che andrà aggiornato”. M.T. 

23

24 

politiCa 

Elezioni amministrative a Palermo. Fli punta 

Cominciano le danze e i minuetti per piazzare l’uomo giusto al posto giusto. Il partito di Fini nel ca 

su una donna, la presidente della commissione Giustizia della Camera. Che ancora però non si è pr 

Anche se la 

diretta interessata 

non 

ha ancora 

dato il suo 

assenso ufficiale, Futuro e 

Libertà lancia il suo nome 

più illustre perla candidatura 

a sindaco di Palermo 

per le prossime elezioni 

comunali nel capoluogo 

siciliano. Abbiamo chiesto 

al deputato nazionale 

Nino Lo Presti le motivazioni 

di questa candidatura: 

“Intanto - ha risposto 

Lo Presti – non abbiamo 

avuto ancora un riscontro 

da parte dell’onorevole 

Bongiorno. Certo la sua 

candidatura rappresenterebbe 

– ha continuato 

il deputato del Fli - una 

guida sicura per Palermo 

dopo anni di degrado e di 

amministrazioni borderline. 

Le motivazioni sono 

tantissime – ha ripreso 

l’avvocato Lo Presti – innanzitutto 

l’autorevolezza 

del personaggio. 

Perché una donna? 

Questo dato di fatto 

importa sino ad un certo 

punto. In questo momento 

critico per Palermo è 

fondamentale uno scatto 

d’orgoglio che Giulia 

Buongiorno può dare 

perché ha le giuste caratteristiche. 

D’altra parte 

–ha continuato Lo Presti 

– questa candidatura che 

noi caldeggiamo ha avuto 

riscontri in tutto il centrodestra. 

Si figuri che il mi- 

di Fabio Sortino 

nistro dell’Interno Maroni 

ha affermato che se fosse 

a Palermo voterebbe di 

sicuro per Giulia Buongiorno. 

Un partito degli onesti 

esiste già – ha concluso 

il deputato di Futuro e libertà 

– ed è il Fli. 

Il Fli, dunque, spendendo 

il suo nome più 

illustre, ha lanciato l’Opa 

sul Terzo polo e, forse, sul 

centrodestra. Italo Bocchino 

a Palermo ha detto 

che il Fli si colloca nel 

Terzo Polo, quindi Giulia 

Bongiorno dovrà vedersela 

con le candidature 

proposte dall’Mpa o gli 

altri soggetti politici terzisti, 

come l’Udc e l’Api. 

Dall’Mpa è arrivato solo 

un nome, il deputato regionale 

Francesco Musotto, 

che ha già fatto questa 

esperienza candidandosi 

senza successo. 

Nel Pd c’è un’audace 

partenza di un outsider, il 

deputato regionale Davide 

Faraone, e il pressing 

di Leoluca Orlando sul 

centrosinistra, soprattutto 

sui democratici, cui chiede 

di chiudere con l’esperienza 

del governo Lombardo. 

L’Idv vuole ripetere 

l’esperienza napoletana, 

almeno tatticamente, assumendo 

il controllo delle 

“operazioni” e imponendo 

la sua iniziativa. Ma Leoluca 

Orlando non è Luigi 

De Magistris. Orlando è 

stato sindaco di Palermo 

Sopra da sinistra, Giulia Bongiorno e Nino Lo Presti. Sotto, Leolu 

ed è un vecchio combattente, 

Luigi De Magistris 

rappresentava invece una 

assoluta novità, un personaggio 

esterno ai palazzi 

della politica. E questo ha 

fatto la differenza. 

Carlo Vizzini, senatore 

e presidente della Commissione 

Affari istituzionali, 

ha scritto una lettera 

a Leoluca Orlando per 

provare a rimescolare le 

carte e abbattere le “rigidità” 

fra le coalizioni, 

centrodestra e centrosinistra. 

Nella lettera ricorda 

la primavera palermitana, 

il tempo della sindacatura 

Orlando, cui partecipò 

come assessore da esponente 

socialdemocratico 

in una giunta pentapartito. 

Vizzini ha voluto ricordare 

la sua stagione “primaverile”, 

ottenendo una

politiCa 

nta su Giulia Bongiorno 

i nel capoluogo siciliano punta 

si è pronunciata… 

tto, Leoluca Orlando e Carlo Vizzini 

risposta cortese ma negativa 

da parte di Orlando. Vecchia 

storia, gli ha sostanzialmente 

risposto Orlando. 

Vizzini peraltro è alle prese 

con una vicenda giudiziaria 

che l’ha costretto a sospendersi 

dal partito. Ma non è questo il 

punto. Come Orlando, ritiene 

che il tempo non passi mai. 

Non è così, ed oggi è cambiato 

tantissimo. 

Le motivazioni, tuttavia, 

sono comprensibili. Vizzini ha 

poche chance di arrivare alla 

candidatura nel Pdl, perché 

Angelino Alfano ha ben altre 

priorità. 

E con lui, Renato Schifani, 

che punta su Simona Vicari. Il 

segretario del Pdl, dunque, ha 

tre carte da giocare: Roberto 

La Galla, Francesco Cascio e 

Simona Vicari. 

Fosse per lui, stando alle 

voci degli intimi, piazzerebbe 

La Galla a Palazzo delle Aquile 

e Cascio a Palazzo d’Orleans, 

lasciando Schifani a bocca 

asciutta e Gianfranco Miccichè 

ancora una volta fuori dall’uscio 

di casa, ma le cose sono complicate 

e deve fare i conti con 

mille varianti. 

Nel centrosinistra, a parte 

Davide Faraone, tutto tace, o 

quasi. 

Lo scontro è stato trasferito 

sulle modalità di scelta del 

candidato. Si aggira l’ostacolo, 

insomma. C’è chi invoca strenuamente 

le primarie, come 

Faraone, e chi invece temporeggia, 

perché il vero problema, 

lo sanno tutti, è l’alleanza 

fra Pd e Terzo Polo o Idv e 

Sel. Nel primo caso, le primarie 

costituiscono un grosso 

problema, nel secondo sarebbero 

funzionali, soprattutto ai 

partiti minori, come Idv e Sel. 

Un’alleanza politica di governo 

e per le urne (amministrative e 

regionali), richiede un accordo 

sulle candidature, almeno sulle 

poltrone di maggiore interesse 

(Palermo, Catania e Presidenza 

della Regione). Sono possibili 

le primarie, dopo avere occupato 

le caselle, ammesso che si 

riesca a farlo? 

Per queste ragioni l’Opa del 

Fli sul Terzo Polo con Giulia 

Bongiorno potrebbe avere successo, 

alla lunga. 

25

26 

politiCa 

Le poltrone di sindaco si tingono 

A Palermo il Terzo Polo potrebbe candidare l’avv. Giulia Bongiorno al ruolo di primo cittadino. Dopo i continui fallim 

non sarebbe male cambiare. In Sicilia le donne mai protagoniste della vita politica. Anche a Catania si comincia a pre 

di Giovanni Iozzia 

I 

l Terzo Polo potrebbe 

candidare 

l’avvocato Giulia 

Bongiorno, deputato 

nazionale di 

Futuro e Libertà, alla poltrona 

di sindaco di Palermo. Al di là 

della questione politica e delle 

capacità personale, una donna 

sindaco è un fatto positivo 

perché inserisce un elemento di 

novità nello squallido panorama 

politico siciliano. E dire che 

si era cominciato bene nel 1956 

quando Vittoria Giunti, toscana 

e innamorata della Sicilia e 

di un siciliano, divenne sindaco 

di Sant’Elisabetta, in provincia 

di Agrigento, primo cittadino 

donna in assoluto. Poi, se si toglie 

Elda Pucci, della DC, che 

fu sindaco di Palermo dall’aprile 

1983 all’aprile 1984. Poi più 

nulla se non nei centri minori 

con le sole Simona Vicari a 

Cefalù e Marilena Samperi a 

Caltagirone, comuni un tantino 

più grossi e importanti. Nessuna 

donna mai a guidare Catania, 

Trapani, Caltanissetta, Siracusa, 

Ragusa, Enna, Messina e 

Agrigento. E del resto, nessun 

rappresentante del cosiddetto 

“sesso debole” ha mai guidato 

né la Regione e neppure una 

delle 9 provincie dell’isola. 

Ma Palermo, attualmente, 

può contare su un vicesindaco 

“rosa” Maria Anna Caronia. 

Nelle altre giunte dei capoluoghi 

siciliane la situazione è la 

seguente: Trapani 2 (Barbara 

Tomasino e Francesca Scalabrino), 

Agrigento 1 (Rosalda 

Passarello); Caltanissetta 1 

(Loredana Schillaci), Enna 1 

(Emanuela Guarasci), Messina 

2 (Pinella Aliberti e Elvira 

Amata), Siracusa 1 (Mariella 

Muti), Ragusa 2 (Sonia Migliore 

e Maria Luisa Tumino), Catania 

1 (Rita Cinquegrani). Eppure il 

rosa non è un colore che sembra 

essere mai piaciuto ai catanesi; 

dal punto di vista politico, 

si intende. Infatti, sono state 

appena 26 le donne che si sono 

sedute in Consiglio comunale 

dal 1946 al 2008, ben 62 anni. 

Ecco l’elenco completo: Giuseppina 

Tudisco, Maria Teresa 

Ardizzoni, Teresita Agnini, 

Filomena Gemmellaro, Agata 

Carrubba, Maria Alessi, Maria 

Benincasa, Giuseppa Amara, 

Adriana Laudani, Concetta 

Alessi, Maria Italia Feltri, Clelia 

Papale, Silvia Verzì, Emma Bonino 

(per pochissimo), Anna 

Finocchiaro, Maria Teresa Vinciguerra, 

Zina Bianca, Grazia 

Giurato, Margherita Poselli, 

Stella Rao, Maria Grazia Ser- 

Da sinistra, Silvana Grasso, Simona Vicari e Stella Rao 

rentino, Francesca Giuffrida, 

Gemma Lo Presti, Valeria Sudano, 

Francesca Raciti, Erika 

Marco. Le donne che hanno 

ricoperto ruoli in giunta sono 

ancora di meno: 12. La prima 

fu Teresita Agnini nel 1947, 

(Giunta Pittari) come assessore 

supplente e poi come effettivo 

nel 1952 (Perni), nel 1952 (Magrì 

1), nel 1953 (La Ferlita 1), 

nel 1956 (La Ferlita 2), nel 1956 

(La Ferlita 3). Filomena Gemmellaro 

nel 1954 (Giunta La 

Ferlita 2), nel 1960 (Papale 1), 

nel 1962 (Papale 2), nel 1964 

(Papale 3 e Drago 1). Agata 

Carrubba fa il suo esordio nel 

1958 (La Ferlita 4) e poi è in 

giunta nel 1960 (Papale 1), nel 

1964 (Drago 1). Poi un vuoto 

femminile fino al 1970 colmato 

ancora con Agata Carrubba 

(Micale 2). E ancora la Carrubba 

nel 1970 (Micale 3), nel 1975 

(Magrì 2), nel 1976 (Magrì 3), 

nel 1980 (Coco 3, 4 e 5) e nel 

1988 (Bianco). Nel 1984 è la 

volta di Italia Feltri (Patanè) ma 

per pochissimo tempo, neppure 

quattro mesi. Sarà però 

riconfermata nello stesso 1984 

(Attaguile), nel 1987 (Sangiorgio), 

nel 1989 (Ziccone), nel 

1991 (Azzaro e Giusso). Nel 

1985 è la volta di Silvia Verzì 

(Mirone 1), esperienza che prosegue 

nel 1986 (Mirone 2) e nel 

1992 (Lo Presti). Con la sindacatura 

Bianco (1993-2000), 

con la nuova legge dell’elezione 

diretta del sindaco, le donne 

in giunta sono Santa Zanghì 

e Alba Giardina. Nella prima 

giunta Scapagnini, nel 2000, le 

donne brillano per la loro assenza. 

Nella seconda, nel 2005, 

Stefania Gulino è rimasta in carica 

2 anni, Elita Schillaci (che 

diventerà vicesindaco alle dimissioni 

di Scapagnini e quindi 

“sindaco reggente”) e la vulcanica 

Silvana Grasso, meno di 

un anno. Nell’ultima giunta

politiCa 

no di “rosa”? 

ui fallimenti degli uomini 

cia a prendere questa ipotesi in considerazione 

catanese in carica, ha fatto una rapida 

apparizione Marella Ferrera mentre 

l’unica donna ancora presente è Rita 

Cinquegrana, che è anche Sovrintendente 

del teatro Vincenzo Bellini. 

La provincia sta perfino peggio. In 

consiglio le donne sono due. Vanessa 

D’Arrigo e Alfia Abbadessa; in giunta 

nessuna. Per vedere una donna 

seduta tra gli scranni di Palazzo Minoriti 

si dovrà aspettare il 1990 (dal 

1964) con Josè Calabrò e Clelia Papale; 

poi sarà la volta di Diana Sasso 

(presidente del Consiglio), Natalina 

Costa (vicepresidente), Agata Consoli. 

Veramente pochine. Di presenze 

femminili nella giunta provinciale per 

quanto riguarda il passato non c’è alcun 

ricordo, nei tempi più recenti ci 

sono certamente state Cettina Cambareri, 

Serafina Perra e Margherita 

Ferro. Forse è stata l’ipotesi palermitana, 

forse il desiderio di cambiare le 

cose in qualsiasi modo, forse qualche 

altro motivo ancora, ma sembra che 

anche sotto le pendici dell’Etna si 

stia pensando ad un primo cittadino 

donna. Ma chi potrebbe essere la 

“competitor” da inserire a fianco o al 

posto di Stancanelli, Bianco, Berret- 

ta, Pogliese e Licandro? Gemma Lo 

Presti, consigliere de La Destra, vicina 

a Nello Musumeci, è stata la prima 

ad avanzare la proposta. Abbiamo 

un primo nome? Forse. E le altre, 

chi potrebbero essere? Lasciando da 

parte la “solita” Anna Finocchiaro 

(ricordate che nel 1988 il “vecchio” 

PCI la propose come sindaco come 

del resto accadde nel 1993?), ormai 

troppo impegnata a Roma, il numero 

delle contendenti sembra essere molto 

risicato: qualcuno ha fatto il nome 

di Lorena Virlinzi, imprenditrice ed 

ex presidente dei giovani industriali. 

Poi, se si escludono i parlamentari in 

carica (oltre alla Finocchiaro l’unica 

donna parlamentare è Marilena Samperi 

che già il sindaco di Caltagirone 

l’ha fatto), e le attuali quattro consigliere 

comunali (Giuffrida, Marco, 

Sudano e, appunto, Lo Presti), non 

viene assolutamente nulla in mente. 

Che si aspetti un “papa” straniero; in 

questo caso, con rispetto parlando, 

una “papessa”. Qualsiasi altra ipotesi 

non potrebbe che essere velleitaria 

e priva di fondamento. E questo è 

proprio un brutto segno, un altro dei 

tanti in questi tristi ultimi tempi. 

27

28 

mi l a z z o 

Il Sud da una rilettura corretta della Stor 

Milazzo, grande partecipazione all’incontro con Pino Aprile all’Itis “Majorana”. “Dietro l’Unità d 

Organizzato dal "Centro Studi 

Identità e Futuro", presieduto 

da Angelica Furnari, 

si è svolto nell’Aula magna 

dell'Itis "Ettore Majorana" 

di Milazzo un convegno con un acceso e 

partecipato dibattito sul tema: "da Terroni al 

futuro possibile del Meridione d'Italia", modellato 

sul libro di successo “Terroni”, scritto 

da Pino Aprile, che rappresenta al lettore 

un Sud occupato, spogliato delle sue attività 

produttive, con centinaia di migliaia di morti 

tra la popolazione civile, in nome di una 

Unità fatta anche con il sangue degli italiani. 

Presenti, oltre all’autore, il giornalista e scrittore 

Pino Aprile, anche l'assessore regionale 

all'Istruzione e alla Formazione, Mario Centorrino, 

i docenti dell'ateneo messinese, on. 

Maurizio Ballistreri e Alberto Russo, e gli assessori 

comunali di Milazzo Stefania Scolaro 

e Massimo D'Amore. 

Pino Aprile ha esordito dicendo: ”Dietro 

l'Unità d'Italia e il Risorgimento si nasconde 

una grande bugia che la storia ha ignorato. 

Perché la storia dell’unificazione è stata 

scritta dal nord invasore, che ha saccheggiato, 

impoverito e vessato il Meridione, anche 

con massacri, uccisioni di massa e deportazioni. 

Esistono atti processuali e parlamentari 

dell'epoca che testimoniano come tutto 

questo è avvenuto. E’ grave dover ricordare 

– ha aggiunto Aprile - che sono state usate 

le armi, la politica, l'economia per creare un 

dislivello tra due parti del Paese che al momento 

dell’Unità non esisteva e se c’era era 

a favore del Mezzogiorno che era più ricco 

e più florido del Settentrione. Per questo il 

non sapere come siano andate le cose porta 

a un giudizio falsato, da cui si determina e si 

consolida la condizione di minorità del meridionale. 

L’Italia rimarrà sostanzialmente 

divisa fino a quando non si avrà il coraggio 

di guardare tra le pagine più oscure della nostra 

storia, fino a quando la consapevolezza 

di ciò che è stato non sarà un dato comune 

al Nord come al Sud e ciò farà nascere la 

sincera voglia di cambiare registro”. 

“Ma ad oggi il sud viene ancora visto 

di Pietro Frazzica 

come la zavorra del Paese, - afferma l'assessore 

regionale, Mario Centorrino - e ravviso, 

anche da economista, pesanti responsabilità 

nel massiccio sfruttamento messo in 

atto dalla classe politica e imprenditoriale 

del nord a cui ha corrisposto l'inadeguatezza 

della classe dirigente meridionale”. 

Il prof. Maurizio Ballistreri ha auspicato 

in riscatto del meridione, basato sulla rinascita 

di una coscienza collettiva, che produca 

mutamenti di grande rilevanza nel costume, 

nella struttura sociale, nella cultura e nella 

politica del Paese. Il prof. Alberto Russo ha 

sottolineato che il Partito del Nord esiste ancora 

e non è solo la Lega. Con l’abolizione 

del voto di preferenza i parlamentari vengono 

praticamente nominati dai segretari dei 

partiti. In questo momento tutti i dirigenti 

dei partiti sono del nord e sono in grado di 

scegliere anche i parlamentari meridionali. 

Faccia a faccia con Pino A 

Sorprendiamo Pino Aprile mentre 

tenta di rifocillarsi al bouffet allestito 

nell’androne d’ingresso dell’Itis nella 

cui Aula Magna dove si è svolto un 

convegno incentrato sulla tematica che 

nasce dal suo libro “Terroni”. E’ gentile, 

cortese, per nulla stanco, anche se 

oltre al viaggio ha dovuto sostenere 

gran parte dello sforzo di un dibattito 

impegnativo, ci chiede solo il tempo di 

finire di assaggiare le prelibatezze della 

tavola. Dopo qualche minuto ci raggiunge 

risponde alle nostre domande. 

In questi ultimi anni, grazie anche 

alla divulgazione del suo libro, 

sono cresciuti i terroni? 

“In realtà sono rimasti uguali, è cresciuta 

la conoscenza della propria Storia 

che fa loro capire perché vivono in 

una condizione che si traduce in una 

di Giovanni Frazzica 

L’intervento di Pino Aprile 

realtà in cui hanno meno diritti, una 

minore quantità e qualità di infrastrutture 

e di servizi, come se fossero cittadini 

meno meritevoli. E la penalizzazione 

riguarda qualsiasi settore: strade, 

autostrade, ferrovie, ospedali. Il diritto 

alla salute”. 

La ritrovata identita’, aiuta a creare 

un processo di equiparazione 

tra le due realta? 

“In effetti aiuta. La verità celata per 

tanto tempo è stato un danno per tutti 

gli italiani. Quelli del nord sono sempre 

vissuti con la cultura di avere dato 

prima il loro sangue e poi i loro soldi 

per liberare prima e sostenere dopo i 

‘fannulloni’ del sud. La verità invece è 

ben diversa, e quando il settentrionale 

onesto apprende che i meridionali sono 

stati invasi, conquistati, colonizzati e in

mi l a z z o 

toria deve ritrovare la sua vera identità 

’Unità d’Italia e il Risorgimento si nasconde una grande bugia che la storia ha ignorato” 

Messina-Milazzo, odissea di una coppia di intellettuali etnei 

Il 22 luglio, una coppia di catanesi decide di recarsi a Milazzo per 

prendere parte al convegno che vede protagonista Pino Aprile, di 

cui i due coniugi sono grandi estimatori. Partono in tempo per essere 

alle cinque del pomeriggio a Milazzo avendo messo nel conto tutto: 

il caldo, la distanza e il tempo che perderanno a Milazzo per trovare 

la sede dell’incontro. Non hanno, però, messo in conto i gravi disagi 

che da diversi giorni si riscontrano sulla tangenziale, tra Boccetta e 

Divieto, a causa dei lavori di manutenzione in corso su parte della 

carreggiata. Si tratta di lavori di messa in sicurezza nella galleria 

Telegrafo e sui viadotti Ritiro e Tarantonio che il commissario del 

Cas, Gaetano Sciacca, non ha effettuato prima dell'estate, quando 

il traffico era meno intenso, come era logico che facesse. A tal proposito 

un consigliere comunale di Messina, Salvatore Ticonosco, ha 

scritto: «Ricevo le segnalazioni di moltissimi automobilisti inviperiti, 

quanto sta accadendo in questi giorni sulle tratte autostradali gestite 

dal Cas, con particolare riferimento alla tratta Messina-Villafranca è 

inconcepibile». E lo stesso Ticonosco che denuncia pure «la mancanza 

di assistenti al traffico in un periodo particolarmente critico 

taluni casi sterminati è attento 

e meno fazioso. Se poi si fa 

notare che ancora oggi il fenomeno 

della discriminazione 

continua, si ricrede”. 

I diversi movimenti e 

partiti o partitini del sud 

servono alla causa o sono 

una scorciatoia per il potere 

che serve solo a chi li 

inventa? 

“In molti casi sì, vedo in 

giro fermenti notevolissimi. 

Certo accade di tutto, ci sono 

anche dei movimenti locali fai 

da te che agitano grandi idee 

per ottenere qualche assessorato, 

così come ci sono uomini 

organicamente inseriti nel 

Governo e nella maggioranza 

che talvolta si ricordano di essere 

espressione di forze del 

sud. Ovviamente queste cose 

generano dei dubbi, ma non 

spetta a me fare le pagelle”. 

Sono maturi i tempi per 

un unico, grande, serio, credibile 

movimento del sud 

capace di aggiustare dopo 

150 i guasti della storia? 

“Il desiderio di vedere un 

soggetto politico in cui identificarsi 

è forte e diffuso tra le 

popolazioni meridionali. Questa 

è la fase in cui c’è un grande 

lavorio culturale che vede 

la Sicilia in una posizione di 

avanguardia. Tuttavia non è 

auspicabile che lo sbocco di 

questi sforzi, di questa crescita 

culturale, di questa acquisizione 

di coscienza collettiva 

si traduca in un mero fatto 

di contrapposizione al feno- 

come quello degli esodi estivi» conclude la sua invettiva chiedendo 

le dimissioni dell’Ing. Sciacca dal ruolo di Commissario del Cas. Ma 

queste sono valutazioni politiche. Torniamo alla nostra coppia di 

malcapitati catanesi. Giunti nella zona incriminata, realizzano di essere 

prigionieri del traffico. In galleria la signora respira fumi di gas 

di scarico, si sente male, il marito suona il clacson, qualcuno lo fa 

passare, altri no, finalmente la strada si apre: una liberazione. I due 

corrono verso Milazzo e puntano al pronto soccorso dell’Ospedale. 

Ma un infermiere li blocca: “Chi è che si sente male?” “La Signora” 

“Allora lei non può entrare” “Ma non si regge in piedi, la sto aiutando, 

sono il marito” “Non importa, si aiuterà tenendosi al muro”. 

Passano i minuti, il marito resta in sala d’attesa, poi bussa per avere 

notizie. “Le abbiamo misurato la pressione, per un controllo più accurato 

stiamo aspettando lo specialista”. I due esterrefatti decidono 

di abbandonare il nosocomio milazzese. Raggiungono il luogo del 

convegno dove alcuni amici dell’organizzazione della manifestazione 

li mettono prontamente in contatto con un medico privato che visita 

la signora, che nel frattempo si è ripresa. 

o Aprile, l’autore del libro “Terroni” 

meno leghista ed acuisca la 

conflittualità nord-sud. Nostro 

obiettivo deve essere l’equiparazione 

dei diritti e delle 

opportunità in ogni località 

del Paese”. 

Se chiamato, a furor di 

popolo, se la sentirebbe di 

avere ruolo politico in un 

movimento meridionalista? 

“Credo proprio di no. Anche 

il Presidente della Regione 

siciliana, l’on. Raffaele 

Lombardo, utilizzando una 

proposta molto accattivante 

aveva cercato di coinvolgermi 

in un impegno di politica attiva. 

Gli ho chiesto del tempo 

per valutare la proposta che 

era complessa e articolata, infine 

ho sciolto la mia riserva 

dicendogli che resto convin- 

to che ognuno debba fare il 

proprio mestiere. Io sono uno 

scrittore e un giornalista”. 

Infatti, sta per uscire un 

suo nuovo libro, ci puo’ dire 

qualcosa in anteprima assoluta? 

“Il titolo ancora non c’è, 

uscirà all’ultimo momento. 

Quanto al contenuto si tratta 

della descrizione di un percorso 

che si snoda nel Sud 

per investigare sui nuovi nessi 

che si stanno sviluppando, sui 

giovani che fanno cose incredibili, 

su movimenti come “io 

resto in Calabria”, imprenditori 

straordinari come Pippo 

Callipo. E poi c’è l’area dello 

Stretto che io vedo ricca di 

fascino, di attrattiva e di futuro”. 

29

30 

me S S i n a 

Piatto del giorno: debiti “fuori bil 

Corte dei Conti e Collegio dei Revisori hanno creato, con le loro obiezioni al bilancio preventi 

debiti non previsti per nove milioni, ma in realtà ammonterebbero a cinquanta milioni di euro 

di Veronica Crocitti 

Al Comune di Messina i 

conti tornano, peccato 

sia solo per riscuotere 

cassa. Conto del bilancio, 

conto economico e 

conto del patrimonio non hanno mai 

avuto un volto amichevole per Palazzo 

Zanca. Ultimamente, però, sembra che 

essi siano riusciti a peggiorare nel loro 

tremendo aspetto. 

Già a creare un’atmosfera di paura 

ci aveva pensato la Corte dei Conti 

quando nel 2010 aveva emanato una 

delibera, in merito al rendiconto 2008, 

nella quale dichiarava di aver riscontrato 

“gravi irregolarità”. 

Adesso, a rincarare la dose rendendo 

il tutto più tetro, si è messo anche il Collegio 

dei Revisori che nell’approvare il 

bilancio consuntivo del 2010 è riuscito a 

far tremare anche i più forti di cuore. 

Quarantadue le pagine giunte sulle 

scrivanie dell’Ente comunale in cui 

c’è davvero scritto tutto: analisi, costi, 

Palazzo Zanca sede del Comune di Messina. A destra il sindaco Giuseppe Buzzanca semp 

disavanzi, entrate, uscite. Quarantadue 

pagine firmate in calce dai dottori 

Roberto Aricò, Domenico Maesano e 

Domenico Donato in cui vi è minuziosamente 

svelato ogni istante economico 

di tutto un anno passato, quello 2010, i 

cui effetti continuano inesorabilmente a 

ripercuotersi sulle casse del 2011. 

Leitmotiv indiscusso, i debiti fuori 

bilancio. “Normale” potrebbe pensare 

qualcuno. “Anormale” potrebbe ribattere 

chi, guardando tra le infinite pagine, 

leggesse che il Comune di Messina 

(da parte sua) ha riconosciuto debiti 

fuori bilancio pari a 9 milioni di euro 

quando in realtà “dagli atti in possesso 

al Collegio” il debito certificato salirebbe 

a quota 50 milioni. Lungi dal voler 

sfoggiare doti matematiche, esistono in 

giro 41 milioni di debiti che aspettano 

solo di essere paternamente riconosciuti. 

Che un giorno salti fuori che il padre 

biologico sia un altro? 

Altro mini-leitmotiv, lo squilibrio. 

Beninteso, nulla a che vedere con qualche 

test psicologico somministrato 

all’interno di Palazzo Zanca. Si tratta 

piuttosto di uno squilibrio economico, 

particolarmente evidente, tra le previsioni 

di entrate iniziali e quelle effettivamente 

ricevute. Dai dati risulta che lo 

Stato, la Regione ed altri enti pubblici 

avrebbero dovuto erogare circa 800 milioni 

di euro in più, soltanto nel 2010. 

A questi si aggiungano gli altri 166 milioni 

che sarebbero dovuti arrivare dalla 

riscossione crediti ed altro, nonché i 10 

milioni previsti per “entrate extratributarie”. 

Soldi che, ovviamente, le casse 

del Comune non hanno mai visto neanche 

durante i momenti di più fervida 

immaginazione. 

Ma si prosegue senza sosta. Passando 

al setaccio ogni cavillo, il Collegio 

dei Revisori dei Conti affonda il coltello 

anche nella piaga più grande dell’Ente 

messinese: le società partecipate. Amam 

Spa (Azienda Meridionale Acque Messinesi), 

Feluca Spa (Azienda che gestisce 

i servizi telematici del Comune), 

Messinambiente (Azienda che svolge i 

servizi di igiene ambientale per conto

me S S i n a 

bilancio” alla messinese 

reventivo, un clima di preoccupazione. Il Comune avrebbe riconosciuto 

di euro. Evidente squilibrio tra previsioni di entrate ed entrate reali 

anca sempre più nell’occhio del ciclone 

del Comune), Atm (Azienda Trasporti 

di Messina): ecco qui la grande famiglia 

dei dolori. Per le prime tre l’ultimo 

bilancio consuntivo approvato risale al 

2008. Per l’ultima, invece, è stato direttamente 

lasciato un quadratino vuoto, 

come a voler dire “stendiamo un velo 

pietoso”. 

La realtà dell’azienda trasporti di 

Messina è questa: dal 1998 (quindi da 

10 anni) il Consiglio Comunale continua 

ad esprimere parere negativo sui 

consuntivi presentati perchè “i debiti 

ed i crediti iscritti negli atti finanziari 

aziendali non sono documentati e 

documentabili”. In sintesi, da 10 anni il 

Comune non riconosce (e quindi non 

provvede a risanare) i 51 milioni di debiti 

della sua società. Motivo per cui il 

Sindaco Buzzanca aveva deciso di scegliere 

la strada agevole della messa in 

liquidazione, non senza però scatenare 

critiche, opposizioni e manifestazioni di 

protesta di ogni sorta e genere. 

Ultimo, ma solo per ordine di tempo, 

l’attacco dei finiani di Palazzo Zanca che 

avevano dichiarato: “L’Atm è del Comune 

e il Comune non può tirarsi fuori 

dalle responsabilità. Approvare i debiti 

non è una scelta, ma un obbligo”. 

Così come ha sottolineato anche il 

Collegio dei Revisori in un invito all’Ente 

a “provvedere all’esame ed al riconoscimento 

dei debiti fuori bilancio”. In 

realtà le esortazioni si estendono anche 

ad altri campi: “monitorare costantemente 

lo squilibrio della gestione di 

competenza” o ancora “attuare tutte le 

iniziative necessarie per velocizzare l’incasso 

delle entrate”. Insomma, più che 

un bilancio consuntivo sembrerebbe un 

piccolo vademecum da portare sempre 

con sé: 100 e uno modi per far bene il 

proprio mestiere. 

31

Certo che il 

caldo, di 

questi tempi, 

gioca dei 

brutti scherzi. 

O sarà l’effetto morgana? 

Quel pennacchio di fumo 

all’orizzonte e quell’odore 

acre sospinto dal venticello 

estivo, avevano fatto temere 

il peggio. Dallo scoglio 

di Ortigia erano tanti i siracusani 

a restare col fiato 

sospeso: “u beddu papiru 

sta bruciannu!”. Il papiro, 

simbolo della città, motivo 

di vanto millenario, 

da quando Tolomeo II ne 

fece dono al siracusano 

Ierone II. Continua per 

magia a crescere rigoglioso 

nella “culla” della Fonte 

Ciane, sfidando intemperie, 

incendi ed atti vandalici. 

Quella colonna di fumo 

grigio, si diceva, aveva fatto 

intendere il peggio. Da 

Ortigia l’allarme si sposta 

ai centralini dei vigili del 

fuoco, allertati si dirigono 

sul posto per riscontrare, 

per fortuna, che il rogo interessava 

in realtà un’altra 

area, esattamente a Borgo 

Pantano, e non nel cuore 

della Fonte dove il papiro 

continua a proliferare in 

tutta serenità. Rettificato 

32 

Si r a C u S a 

Il papiro è salvo. 

E gode di ottima salute 

prontamente l’equivoco, 

oggi non si fa mistero alcuno 

sul periodo di prosperità, 

longevo, della riserva 

Ciane Saline. “Il benessere 

regna sovrano – cosi come 

ci viene confermato dal responsabile 

Parchi e Riserve 

Corrado Campisi – sia per 

la sua biodiversità che per 

la presenza della fauna selvatica. 

Il papiro, insomma, 

non è in stato di pericolo, 

gode di ottima salute dalla 

sorgente Pisima sino a 

contrada Mezzabotta. A 

differenza degli anni ‘90 

– conferma Campisi – la 

situazione è visibilmente 

cambiata. C’è più cura per 

gli steli, dal taglio della cannetta 

allo stesso taglio del 

papiro vecchio, operazioni 

meticolose eseguite con 

una certa periodicità”. Tra 

i frequentatori più assidui, 

un gruppo di egiziani papirologi 

guidati dall’esperto 

siracusano Corrado Basile, 

che è anche direttore del 

Museo (privato) del Papiro 

a Siracusa, pronti a confermare 

che il papiro siracusano 

ha una produzione 

di carta molto più raffinata 

rispetto a quella dell’Egit- 

di Rosa Tomarchio 

Il simbolo della città continua 

per magia a crescere rigoglioso 

nella “culla” della Fonte Ciane, 

sfidando intemperie, 

incendi ed atti vandalici 

per la gioia dei siracusani 

e dei migliaia di turisti in visita 

to. Oggi la riserva Ciane 

non finisce più con la parte 

fluviale, la nuova politica 

gestionale prende in grande 

considerazione anche 

l’oasi delle Saline tornata 

ad essere regno naturale di 

cigni reali, fenicotteri rosa, 

aironi cinerini e grigi e, da 

qualche tempo, persino del 

pollo sultano che fa capolino 

in mezzo ai canneti. 

“Ciò che preoccupa – ammette 

il responsabile della 

riserva - sono i rischi d’incendio, 

ma grazie all’ incentivazione 

del personale 

di vigilanza abbiamo incrementato 

il periodo di controllo, 

H12, registrando di 

conseguenza un forte calo 

del fenomeno dei roghi, 

sia vandalici che naturali”. 

L’ultimo incendio che fece 

davvero temere il peggio 

per la Fonte Ciane risalirebbe 

a circa tre anni fa. Le 

fiamme avvolsero i canneti 

vecchi di contrada Renaura, 

a soli cento metri della 

riserva. “Oggi neanche 

questi episodi potrebbero 

turbarci – dice Campisi –, 

siamo in grado di individuare 

prontamente un incendio 

e intervenire subi- 

to col supporto aereo ed i 

vigili del fuoco. Se prima il 

rogo poteva durare anche 

48 ore, oggi siamo in grado 

di poter sedare le fiamme 

in poco tempo senza mettere 

a repentaglio il nostro 

papiro” . 

In questo periodo, sono 

centinaia, se non migliaia, 

i turisti in visita al miracoloso 

papiro, attraversano la 

risalita del fiume Ciane con 

la barca, ma ci sono anche 

gli appassionati naturalisti 

che, con zaino in spalla, 

percorrono la sentieristica. 

I servizi di accoglienza 

funzionano e il turismo di 

nicchia aumenta. La riserva 

è un laboratorio scientifico 

a cielo aperto. Si studia 

l’ecosistema per migliorarlo. 

Due gli ornitologi più 

presenti nella parte delle 

Saline, Salvatore Baglieri 

e Renzo Ientile, che forniscono 

periodicamente 

studi attendibili e puntuali 

sulla fauna selvatica che da 

qualche anno era scomparsa 

e il cui ritorno è stato 

possibile grazie al confluire 

delle acque piovane nelle 

saline. 

Ma è mai possibile che 

la Fonte Ciane sia davvero 

quell’eterno Eden? In

Si r a C u S a 

Un intervento di Corrado Campisi responsabile di “Parchi e Riserve” 

effetti, resta un cruccio. I 

famosi lavori di ristrutturazione 

del vecchio caseggiato 

delle Saline, avviati nel 

2005, sono ancora bloccati 

per una diatriba sorta con 

la ditta appaltatrice finita in 

tribunale. Quell’immobile 

sarebbe dovuto diventare 

sede ufficiale dell’Unità 

parchi e riserve e centro 

direzionale turistico. Ma 

a distanza di sei anni, il 

contenzioso tra pubblico 

e privato prosegue, ed è 

in attesa di giudizio. Il Caseggiato 

del Sale, ossia l’ 

ex magazzino di contrada 

Caderini, zona Faraone, è 

una vedetta naturale da cui 

è possibile abbracciare con 

lo sguardo tutta la riserva, 

l’unica riserva antropizzata, 

ovvero ricadente all’interno 

della cinta urbana. Da 

sud a nord, l’oasi è completamente 

attraversata da assi 

viari stradali lungo le quali 

da poco sono state installate 

25 tabelle turistiche che 

conducono sia alla fonte 

Ciane che alle saline. Altre 

dieci verranno collocate 

alle porte della città. Una 

riserva che va a gonfie vele, 

ben frequentata dai turisti. 

Ma non dai portatori di 

handicap. Un primo passo 

nell’abbattimento delle 

barriere architettoniche, in 

realtà, venne compiuto dalla 

Provincia qualche anno 

fa con la realizzazione di 

una passerella in legno di 

110 metri che dal parcheggio 

dava modo ai disabili 

in carrozzina di arrivare 

sino al laghetto grande. Il 

resto è offlimit. “Vorremo 

continuare a fornire 

lo stesso servizio verso gli 

imbarcaderi e la zona saline, 

che sono le parti più 

tortuose della riserva perchè 

insistono nella area 

di biodiversità – ammette 

Campisi - . L’optimum sarebbe 

un attraversamento 

ligneo che non sia invasivo 

per l’habitat naturale e, 

con la collaborazione delle 

associazioni, studiare la 

formula giusta: se non una 

passerella, una pista per un 

accesso agevole”. Molti 

si chiederanno, che fine 

farà il papiro nei periodi di 

potatura delle piante? E’ 

di Corrado Campisi l’idea 

lanciata poco tempo addietro, 

quella di un consorzio 

tra artigiani che producono 

carta papiro su Siracusa e 

di una convenzione, tramite 

la Provincia, con l’Unità 

Parchi e Riserve. In questo 

modo si eviterebbero i costi 

di produzione nel periodo 

della potatura, donando 

il papiro agli artigiani consorziati 

e convenzionati. In 

cambio, chiedere che quella 

carta venisse certificata col 

contrassegno “Siracusana 

doc”. E invece, sono centinaia 

gli steli di papiro che 

vengono portati in discarica 

quando, invece, il cosiddetto 

“scarto vegetale” 

potrebbe essere utilizzato 

per la produzione di carta 

papiro a livello locale. 

Una idea tra l’altro che 

fa il paio con quella della 

fruizione del sito nel periodo 

di “destagionalizzazione”. 

Ha compiuto un 

anno l’esperimento “La 

riserva a scuola, la scuola 

nella riserva Ciane”, che da 

il titolo ad un dvd prodotto 

dall’Unità Parchi e Riserve 

e che ha fatto il giro di tutta 

la Sicilia. A gennaio iniziano 

i dibattiti nelle aule magne 

per poi, in Primavera, 

accogliere le scolaresche 

dentro la riserva. Un progetto 

educativo che oggi 

fa registrare nel periodo 

marzo-aprile-maggio circa 

3000 presenze di studenti 

siracusani, un migliaio provenienti 

dal resto dell’Isola. 

“Siracusa è il sito del papiro 

più a nord d’Europa – 

esordisce il responsabile 

Campisi - la sua peculiarità 

sta nel fatto che ricade in 

zona umida e, allo stesso 

tempo, su un fiume che ha 

acque limpidissime e non 

navigabili. 

Questa la sostanziale 

differenza col Nilo, una 

fognatura a cielo aperto”. 

Un patrimonio millenario, 

indistruttibile, prolifero, 

è mai possibile che non 

abbia il suo giusto riconoscimento 

nel mondo se 

non grazie agli sforzi di un 

privato appassionato, qual 

è il prof. Corrado Basile? 

La sua creatura, il Museo 

del Papiro, oggi vanta solidi 

e importanti rapporti 

scientifici con il museo del 

Cairo. Istituzionalizzarlo, 

quindi, non sarebbe un 

fatto peregrino. Si potrebbero 

coronare obiettivi più 

lusinghieri col giusto supporto. 

E’ anche vero che al 

museo del direttore Basile 

è stata assegnata una sede 

dignitosa, a conclusione 

dei restauri eseguiti nell’ex 

Convento S. Agostino. 

Dopo due anni, il trasferimento 

dei papiri non 

è ancora avvenuto. Non si 

comprende bene la motivazione, 

resta il fatto che, 

aldilà delle responsabilità 

del pubblico e del privato, 

Regione e Ministero dei 

Beni Culturali restano attori 

passivi. 

33

34 

ag r i g e n t o 

L’arresto di “Ciruzza” fa tremare l 

Carmelo Cacciatore, coinvolto nell’inchiesta “Maginot” è uomo del boss di prima grandezza G 

la geografia della malavita organizzata in città. Molti i colletti bianchi che potrebbero essere 

Una nota riservatadall’Aise, 

l’Agenzia 

informazioni 

e sicurezza 

esterna che ha il compito di 

ricercare ed elaborare tutte le 

informazioni utili alla difesa 

dell’indipendenza, dell’integrità 

e della sicurezza della 

Repubblica dalle minacce 

provenienti dall’estero. Una 

cartella fitta di notizie, elaborata 

dopo aver ricevuto notizie 

confidenziali. L’apparato 

segreto dello Stato era alla 

ricerca di Giuseppe Falsone, 

allora latitante e boss di 

prima grandezza della mafia 

agrigentina. E segnalava alle 

autorità giudiziarie italiane ciò 

che sapeva di Falsone e, soprattutto, 

chi in sua assenza, 

gestiva il potere mafioso in 

Agrigento. 

E’ finito in trappola così, 

“Ciruzza” soprannome di 

Carmelo Cacciatore, agrigentino 

di 46 anni, coinvolto, 

mani e piedi, nell’inchiesta 

“Maginot” della settimana 

passata. Per gli inquirenti, “Ciruzza” 

era l’uomo di Falsone e 

Gerlandino Messina ad Agrigento 

città ed in nome e per 

conto loro gestiva il malaffare 

mafioso. L’Aise, nell’informare 

gli inquirenti siciliani, 

gli attribuiscono un ruolo di 

primo piano nella mafia che 

conta. E maliziosamente lasciano 

intendere che la sua 

cattura aprirebbe scenari di 

potere ad altri due agrigentini, 

espressamente citati nella 

nota riservata: Bruno Ga- 

di Franco Castaldo 

stoni e Vincenzo Cacciatore. 

Insomma, per farla breve: le 

retate antimafia degli ultimi 

anni e le catture di Gerlandino 

Messina e Giuseppe Falsone 

avrebbero aperto le porte 

del comando mafioso a “Ciruzza”, 

stretto alleato dei Maranna 

di Favara, i Morreale, 

oggi tutti in carcere. E con la 

cattura di Cacciatore nuovi e 

importanti orizzonti si aprono 

per Gastoni e l’omonimo 

Cacciatore, inteso Locatelli. 

Tutti hanno avuto in comune 

l’inchiesta antimafia “Ombra”. 

Ciruzza era riuscito a 

cavarsela con una assoluzione 

davanti al Gup mentre gli altri 

due erano finiti in carcere. 

Oggi, alla luce anche dell’arresto 

di Ciruzza la geografica 

mafiosa cittadina assume nuovi 

contorni. Per Carmelo Cacciatore 

gli elementi acquisiti a 

suo carico sono molto pesanti. 

E i giudici della Dda non 

ne fanno mistero dato che, e 

lo sottoscrivono, gravano sul 

suo conto gli esiti dell’attività 

di intercettazione; l’esito degli 

accertati rapporti intrattenuti 

dal predetto con altri soggetti 

ritenuti associati mafiosi 

quali Francesco Caramazza; 

l’acquisizione, con relativa 

diffusione, di notizie relative 

ad attività di indagini preliminari 

in corso nei confronti 

di Francesco Caramazza e 

nei suoi confronti; l’utilizzo 

di tecniche elusive per fissare 

incontri con Francesco Caramazza 

e per acquisire schede 

telefoniche che evitano la registrazione 

dei dati anagrafici 

Da sinistra, Carmelo Cacciatore (detto “Ciruzza”), Francesco Cam 

dell’usuario; i contatti stabiliti 

con Gioacchino e Gianluca 

Falsone, cugini dell’allora latitante 

Giuseppe ed il rapporto 

confidenziale instaurato con 

gli stessi tanto da confidare 

loro di essere sottoposto ad 

investigazioni da parte della 

Polizia Giudiziaria. Già 

nell’ambito di altro procedimento 

penale denominato 

Ombra, Ciruzza è stato rinviato 

a giudizio per mafia, ma 

con sentenza emessa dal Gup 

presso il Tribunale di Palermo, 

divenuta irrevocabile, 

è stato assolto. A suo carico 

in quella indagine era emerso 

un collegamento diretto con 

Francesco Raguccia Dall’analisi 

dei dati emersi dalle indagini 

preliminari si rileva che 

Carmelo Cacciatore è soggetto 

pienamente consapevole 

delle dinamiche e dell’attività 

della famiglia mafiosa di Favara; 

egli ha stabili rapporti 

con Gerlando Morreale e con 

Francesco Caramazza e si 

mette a disposizione dell’associazione 

mafiosa per costituire 

una società, mediante l’utilizzo 

di eventuali prestanome, 

per poter introdursi nella realizzazione 

di lavori pubblici 

e privati di particolare entità. 

Emblematico a tale proposito 

è in ordine al colloquio 

intercettato presso la casa di 

campagna del Caramazza avvenuta 

il 27.10.2008 ove Cacciatore 

legge, alla presenza di 

Caramazza, un foglio di carta 

ove risulta annotata una indicazione 

avente ad oggetto la 

necessità di svolgere una determinata 

attività. Oggi, dunque 

si riscrive un’altra storia. 

Che vede Cacciatore soccombere 

e crescere a dismisura il 

potere dei suoi rivali. 

Sempre dall’inchiesta antimafia 

“Maginot” che la settimana 

scorsa ha sgominato


e la mafia agrigentina 

ezza Giuseppe Falsone. Assume nuove contorni 

essere coinvolti. I nuovi sistemi di comunicazioni tra i capi mafiosi 

esco Cammarata e Bruno Gastoni 

una rete di fiancheggiatori 

che ha favorito la latitanza r 

gli interessi del boss di Campobello 

di Licata, Giuseppe 

Falsone, emergono elementi 

inquietanti che coinvolgono 

personaggi già noti all’autorità 

giudiziaria ma anche colletti 

bianchi. 

L’inchiesta inoltre svela 

come i presunti appartenenti 

a Cosa nostra abbiano perso 

una usuale spregiudicatezza 

per abbracciare nuovi modi 

e forme di comunicazione 

tra loro, molto più riservati e 

con l’ausilio di intermediari. 

Scrivono i giudici nell’ordinanza 

“Maginot”: Francesco 

Caramazza, va evidenziato 

che dopo l’arresto del suo 

capo e punto di riferimento 

mafioso, Gerlando Morreale, 

avvenuto nel dicembre 2008, 

egli continua ad intrattenere 

rapporti con Salvatore Morreale, 

fratello di Gerlando e 

con Carmelo Cacciatore, con 

modalità ancora più prudenti 

rispetto ai precedenti incontri 

ed utilizzando varie modalità 

chiaramente elusive di eventuali 

controlli. Peraltro, l'uso 

di intermediari per fissare orari 

e luoghi di incontro e l'uso 

di un linguaggio criptico, trae 

origine dalla comune preoccupazione 

– perché consapevoli 

di commettere condotte illecite 

- di Caramazza e di Cacciatore 

emersa all'indomani 

dell’esecuzione di ordinanze 

custodiali in carcere. 

Ancora più significativa 

della partecipazione di Caramazza 

e Cacciatore all'associazione 

mafiosa “Cosa nostra”, 

è l'accertata circostanza 

degli accadimenti avvenuti 

nella giornata del 25 maggio 

2009 allorquando Sandro Orlando, 

di professione ingegnere, 

subisce un vero e proprio 

atto intimidatorio di natura 

estorsiva presso il suo studio 

e anziché rivolgersi alle Forze 

dell'Ordine per denunziare il 

fatto e riferire ogni particolare 

utile alla ricostruzione del 

movente dell'evento, si rivolge 

immediatamente a Francesco 

Caramazza e Carmelo Cacciatore 

per comprendere quanto 

occorsogli. Emblematica è la 

ricostruzione dei fatti riportata 

nella suddetta informativa: 

In data 25.05.2009, il predetto 

Sandro Orlando rinveniva 

sotto la porta di accesso al suo 

ufficio una busta contenente 

una lettera minatoria e tre 

cartucce calibro 357 magnum. 

Nella serata del 01.06.2009, a 

seguito di numerose telefonate, 

si accertava un incontro in 

via Imera tra Carmelo Cacciatore, 

Francesco Caramazza, lo 

stesso Sandro Orlando ed un 

uomo non meglio identificato 

giunto unitamente al Cacciatore. 

Ipoliziotti scrivono: 

l’ingegnere Sandro Orlando, 

in occasione della denuncia 

sporta negli uffici della Questura 

di Agrigento, non forniva 

alcuna indicazione utile alla 

identificazione dei responsabili, 

dichiarando di aver inizialmente 

considerato la cosa 

come uno scherzo di cattivo 

gusto. Considerato l’atteggiamento 

estremamente reticente 

dell’Orlando con la Polizia 

Giudiziaria, non si esclude 

che lo stesso abbia preferito 

rivolgersi al Cacciatore ed 

al Caramazza per risolvere i 

problemi connessi all’atto intimidatorio 

da lui subito. 

35

36 

Ca t a n i a 

Il Cimitero? Nuova meta turistica 

Progetto di riqualificazione per il Viale degli Uomini Illustri nel camposanto etneo 

I 

ncredibile ma vero 

la rete europea 

dei cimiteri genera 

almeno cinque 

milioni di turisti 

l’anno e la città etnea sembra 

prepararsi a questa nuova sfida 

rivalutando quell’area cimiteriale 

che già a metà dell’Ottocento 

si configurava come uno 

status symbol, perfettamente 

coerente con il ruolo socioculturale 

esercitato dalla città. 

Con i suoi storici monumenti 

e le architetture di rilevante 

pregio artistico, il Cimitero di 

Catania è infatti vero museo 

all’aperto, testimonianza di un 

passato glorioso. 

Scrittori della statura di 

Verga, De Roberto e Rapisardi 

(solo per citarne alcuni), musicisti 

del calibro di Frontini 

e Gandolfo, ed ancora attori 

quali Angelo Musco, Giovanni 

Grasso e Tommaso Marcellini, 

ed ancora maestri del foro, 

politici lungimiranti, scienziati 

(tra gli altri Enrico Boggio 

Lera), pittori, intellettuali, tutti 

sepolti lungo il noto Viale degli 

uomini illustri. 

Quel viale su cui la Facoltà 

di Lettere e Filosofia, la 

Fondazione Verga, la Società 

di Storia Patria per la Sicilia 

Orientale e l’Istituto di Storia 

dello Spettacolo Siciliano, in 

accordo con il Comune di Catania, 

desiderano ora puntare 

i riflettori, nel quadro di una 

singolare operazione, da annoverarsi 

tra le iniziative di un turismo 

culturale di alto profilo. 

“Il Viale degli uomini illustri 

– ha affermato Enrico 

Iachello (preside della Facoltà 

di Lettere e Filosofia) – sarà 

di Maria Valeria Sanfilippo 

al centro di un programma di 

recupero che offrirà un’opportunità 

concreta finalizzata 

a stabilire o a consolidare il legame 

identitario fra la città e i 

suoi cittadini più insigni”. 

Già dai primi di novembre, 

in concomitanza con la commemorazione 

di tutti i santi, le 

Officine culturali, unitamente 

al consueto percorso effettuato 

nei sotterranei del Monastero 

dei Benedettini, includeranno 

visite guidate gratuite al Viale 

degli uomini illustri, destinate 

alle scolaresche, ai cittadini, ai 

turisti. 

“Un modo anche – come 

sottolineato dalla studiosa Sarah 

Zappulla Muscarà (nella 

duplice veste di docente della 

Facoltà di Lettere e di componente 

della Fondazione Verga) 

– per riavvicinare i catanesi al 

territorio e alla storia della cultura 

tout court”. 

Parole che trovano eco in 

quelle di Gabriella Alfieri (presidente 

del comitato scientifico 

della Fondazione Verga): “per 

preservare la memoria, oltre 

che conservare e rendere fruibili 

agli studiosi i documenti 

verghiani e veristi, è necessario 

curare il culto delle tombe”. 

L’accolita di studiosi composta 

da Enrico Iachello, Sarah 

Zappulla Muscarà, Gabriella 

Alfieri e Stefano Rapisarda, in 

rappresentanza delle rispettive 

istituzioni, ha così promosso 

un progetto che, ridando luce 

alle cappelle, ai mausolei, alle 

sculture, alle architetture del 

cimitero etneo, rende al contempo 

il giusto tributo alla 

nostra storia individuale e collettiva. 

Sopra Mario Rapisardi. Sotto Giovanni Verga


CATANIA 

30 

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TRAPANI 

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38 

il fatto 

Cara vecchia pensione, oramai s 

Volete sapere quali donne hanno lavorato di più per accedere alla pensione? Quelle che, nel 2011, avevano meno di 51 an 

di Popularis 

Cara e vecchia pensione che, 

mai come in questi ultimi 

vent’anni, ha subito tanti 

cambiamenti, andando 

in soffitta, almeno cinque 

volte, per uscirne rifatta come una stagionata 

signora, a cui il chirurgo estetico ha promesso 

splendida e lunga vita, alla stregua di 

una giovane ventenne, ma che, a distanza di 

appena qualche anno scopre i segni di usura 

del tempo, nello stesso posto, quel viso che, 

nonostante la pelle sia stata tirata, riparata, 

cede al minimo incedere delle stagioni! Fosse 

stato per noi, gli italiani, nulla avrebbe 

potuto convincerci che “lavorare stanca”, 

come ci ricordò il buon Cesare Pavese, che 

di studi letterari si massacrò la vita, intitolando 

così la sua prima raccolta poetica, in 

quanto, essendo stanchissimi, a qualsiasi età 

e latitudine, riuscivamo ad andare in pensione, 

giovani e assetati di svaghi, dopo venti, 

venticinque anni di lavoro e quando non ci si 

riusciva, di vivere alle spalle di mamma Inps, 

Da sinistra, Giulio Tremonti, Piersilvio Berlusconi e Silvio Berlusconi 

o, in alternativa, di un istituto, tanti!, prodigo 

di alti assegni vitalizi e di conteggi di anzianità 

davvero singolari, in cui si poteva contare 

sul fatto di essere orfano di guerra o figlio 

di ex-combattente, se non “ combattente”, 

lo stesso lavoratore, per la giusta causa del 

pensionamento, si ricorreva alla legge 104, di 

garantista memoria, che, nel corso dell’anno 

lavorativo, assegnava allo sfinito lavoratore 

almeno un paio di mesi, che, sommati alle 

ferie, sospendevano, di fatto l’attività lavorativa 

per tre mesi l’anno: pazienza se, poi, in 

pensione ci fosse andato a 60 anni o al compimento 

del quarantesimo anno di servizio. 

Come 60 anni e quarantesimo anno di servizio? 

Siamo nell’anno di grazia 2032, a Capo 

del governo vi è un attempato industriale, dal 

nome Piersilvio, il ministro dell’Istruzione è 

una donna, naturalizzata italiana, Ruby, che 

vanta una lontana parentela con un, ormai 

dimenticato capo di stato egiziano, il ministro 

dell’Economia è stato esautorato, il ministero 

è, ormai smembrato tra finanze, bilancio, 

programmazione economica, uno dei 

tre ministri si chiama Amendola, ma non ha 

parentele con il vecchio comunista Giorgio, 

è il figlio dell’attore Claudio; l’Italia, come 

possono ben vedere i lettori de “i Vespri”, 

è totalmente diversa da quella distante e caotica, 

dell’estate del 2011; le donne vanno in 

pensione a 65 anni, gli uomini hanno superato 

l’età anagrafica di pensionamento dei 70 

anni: accedono alla quiescenza l’anno successivo 

a quello di compimento dell’età; la vita 

media per le donne è 100 anni, per gli uomini 

95! Pazienza, se poi, giungono a quell’età totalmente 

rimbambiti, l’Unione europea ha 

le sue regole e pertanto vanno rispettate! 

Ma cosa era successo nell’estate 2011, 

quando il Presidente del Consiglio era Silvio 

Berlusconi e il ministro dell’Economia, Giulio 

Tremonti? Una manovra economica da 47 

miliardi di euro si era abbattuta sugli italiani, 

che nel tentativo di recuperare il disavanzo 

primario di cassa, si erano dovuti sobbarcare 

non solo gli effetti di una crisi globale, ma 

anche la manovra per il rientro del debito, 

promossa almeno da dieci anni, sempre in 

testa nella lista delle scelte del governo nazionale, 

attuata ad ogni Finanziaria, ma con il

il fatto 

i sempre più un miraggio 

o di 51 anni di età! Gli uomini, invece, a stragrande maggioranza sono stramazzati prima di arrivare al pensionamento! 

debito che non recedeva di un solo euro! Misteri 

dell’economia a cui si sommava il fatto 

che a pagare le tasse in Italia, in proporzione 

ai loro guadagni, erano, soltanto i dipendenti 

e i pensionati, gli altri, liberi professionisti, 

lavoratori autonomi sfuggivano a controlli e 

a imposte! Oggi, nel 2032, non è più così, 

ognuno paga in proporzione alle proprie ricchezze, 

gli italiani, però, posseggono molto 

poco: la Penisola è un paese povero! Tutti. 

Ormai, pagano tasse, ma sono somme ridicole. 

Nel 2011, dicevamo, che la manovra 

finanziaria, allora varata dal Governo, prevedeva 

l’innalzamento dell’età pensionabile per 

le donne fino a 65 anni, come, poi è effettivamente 

accaduto, tant’è che, oggi nel 2032, 

le donne lasciano il lavoro l’anno successivo 

al compimento dell’età, mentre, appunto 

gli uomini viaggiano a 70 anni. Come dite, 

che fine ha fatto l’anzianità di 40 anni come 

requisito per andare in pensione? Chi, nel 

2012, aveva maturato 40 anni di servizio do- 

veva già attendere 1 anno e 1 mese per andare 

in pensione, che erano diventati 1 anno e 

2 mesi nel 2013, e così via fino ad oggi, che 

siamo nel 2032, fatevi il conto, adesso quanti 

anni sono necessari per andare in pensione 

per anzianità di servizio! 

Dimenticavamo di dire che, nell’estate del 

2011, le pensioni ricomprese tra 90 mila e 

150 mila euro furono tagliate del 5%, forse?, 

mentre quelle eccedenti 150 mila euro subirono, 

forse?, una trattenuta del 10% per la 

parte eccedente. Le donne, dal 2013, hanno 

subito un innalzamento dell’età pensionabile, 

di 3 mesi, con una progressione di 1 mese 

per ogni anno, dal 2014 in poi: il provvedimento, 

allora, oggi siamo nel 2032, riguardò 

il settore pubblico e quello privato. Volete 

sapere quali donne hanno lavorato di più per 

accedere alla pensione? Quelle che, nel 2011, 

avevano meno di 51 anni di età! Gli uomini, 

invece, a stragrande maggioranza sono stramazzati 

prima di arrivare al pensionamento! 

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UN DÉPLIANT PER PREVENIRE 

LE AZIONI DEI MALINTENZIONATI 

CIl presidente Castiglione, il questore Cufalo e il suo vice Fatuzzo 

ontiene i recapiti telefonici, 

gli indirizzi della sede 

della Questura di Catania 

e dei Commissariati: Centrale, 

Borgo Ognina, Librino 

e San Cristoforo, il pieghevole “113 

assistenza pubblica. Consigli per la tua sicurezza 

” presentato agli organi di stampa 

dal questore di Catania Antonino Cufalo, 

insieme al vice questore aggiunto, Corrado 

Fatuzzo, e al presidente della Provincia, 

Giuseppe Castiglione. 

“Abbiamo aderito prontamente all’iniziativa 

per la realizzazione della brochure 

perché crediamo sia utile prevenire la microcriminalità, 

ricordando attraverso questa 

piccola guida quali misure adottare per 

camminare tranquillamente a piedi o in 

auto e non incorrere in furti e borseggi – 

ha affermato il presidente della Provincia, 

Giuseppe Castiglione -”. 

Il dépliant è bilingue (italiano e inglese) 

e contiene, sotto forma di fumetti, consigli 

40 

di normale prudenza. “Come rappresentanti 

dele Istituzioni abbiamo il compito di 

fornire ai residenti e ai turisti informazioni 

che contrastino le azioni dei malviventi 

– ha detto il questore, Antonino Cufalo 

-. La Questura ha in un recente passato 

utilizzato il sistema di informazione cartacea 

veicolando i consigli sotto forma di 

brochure e visti gli ottimi risultati ottenuti 

anche quest’anno ne ripropone la divulgazione”. 

La distribuzione della guida sarà capillare, 

dal porto, all’aeroporto, ma anche 

negli esercizi pubblici, nell’agenzie di autonoleggio, 

e in tutti quei luoghi maggiormente 

frequentati dai turisti. 

“A volte ciò che ci rende vittime di un 

reato è il calo d’attenzione – ha specificato 

il vice questore Corrado Fatuzzo -. E’ 

stata scelta una veste fumettistica perché 

in maniera simpatica e non allarmistica 

vogliamo diffondere le buone prassi di 

prudenza”.

e d a z i o n a l e a C u r a d e l l a provinCia re g i o n a l e d i Ca t a n i a 

41

42 

fatti e fat taC C i 

Cigno cercasi disperatamente 

di Gaetano Marino 

Wagner. 

Mascagni. 

Donizetti. 

Verdi. 

Puccini. 

Offenbach. Strauss. Lehar. 

Leoncavallo. Rossini. Bizet. 

Grieg. Ciaikovskj. Mozart. Sibelius. 

Liszt. Kaciaturian. Solo 

per nominare i più conosciuti, 

compositori della musica concertistica 

e del melodramma. 

Tutti protagonisti, fra gli altri 

che non citiamo solo per brevità, 

dei concerti dell’estate 

catanese, proposti dal teatro 

Bellini di Catania. Manca 

qualcuno? Ma!...guarda guarda, 

nel cartellone, che va dal 

24 giugno al 23 luglio 2011, 

manca proprio Lui: il Cigno! 

Eppure si tratta della stagione 

estiva del massimo teatro della 

città, che si propone di offrire 

al pubblico di catanesi e 

turisti spettacoli di alto livello 

inseriti nel programma della 

“Estate catanese del Comune 

di Catania”. Vi sono impegnati 

l’orchestra ed il coro 

del Teatro Bellini, con grandi 

pagine operistiche tratte dai 

capolavori del melodramma, 

quali l’Olandese Volante di 

Wagner; la Lucia di Lammermoor 

di Donizetti; l’Otello, 

il Macbeth, il Trovatore ed il 

Nabucco di Verdi; la Butterfly 

e la Turandot di Puccini; la 

Cavalleria rusticana di Mascagni. 

“Il cielo sopra il Bellini”, 

così si propone. E comprende 

concerti ed opere del melodramma, 

in luoghi storici di 

Catania. Chi non si aspetterebbe 

la “Sinfonia della Norma” 

o “Casta diva”? chi non 

vorrebbe sentirsi accarezzato 

dall’ “Ah! non credea mirarti…”? 

o dal “Prendi: l’anel ti 

dono…”? e chi non stimolato 

dal “Suoni la tromba, e intrepido…”? 

Nulla di tutto ciò! 

in questo cartellone il nostro 

Cigno è stato dimenticato. 

Ragioni? Sicuramente sì, ma 

non riusciamo a vederle. Magari 

si fosse offerto un tocco 

di “catanesità” includendo nel 

cartellone qualcuno dei cosiddetti 

“Minori”, che a Catania 

sono tanti: compositori, maestri 

di cappella, di banda, strumentisti, 

insegnanti di musica. 

Magari si fosse rispolverato lo 

spartito di un’opera di Gio- 

I cigni della fontana della Villa Bellini 

vanni Pacini, o di Francesco 

Paolo Frontini, o di Pietro 

Antonio Coppola, o di Giuseppe 

Perrotta, o di Pietro 

Platania, o di Alfredo Sangiorgi, 

o di Francesco Pastura, o 

di tanti altri la cui elencazione 

omettiamo per ragioni di 

sintesi, ma che tutti insieme 

hanno arricchito Catania di 

una grande cultura musicale. 

Le cui pagine, purtroppo, 

sono andate in parte perdute, 

ed in parte dimenticate. Minori! 

Cosiddetti “minori”. Ma 

non sarà un caso che la critica 

dell’epoca abbia loro dedicato 

lusinghieri consensi. Ed è un 

peccato che a noi catanesi non 

ci venga data la possibilità di 

un apprezzamento o di una 

critica. E il “Cigno”? anche 

Lui dimenticato. Almeno in 

questa occasione. Come nella 

grande vasca dei cigni alla Villa. 

Dove il grande Cigno era il 

padrone di casa, e dove non 

si è trovato di meglio, dopo la 

sciagurata strage di quelli veri 

di alcuni anni fa, che sostituirli 

con “seppure” eleganti bipedi 

stilizzati in metallo.

e d a z i o n a l e a C u r a d e l l a provinCia re g i o n a l e d i Ca t a n i a 

43

44 

aC i r e a l e 

Terme: una liquidazione sem 

Margherita Ferro, uno dei commissari liquidatori, esponente Mpa e persona di fiducia di Lombardo n 

è un commercialista palermitano e si guarda bene dal farsi vedere ad Acireale. Una partita a scacchi t 

P 

assano i giorni e la liquidazione 

delle Terme di Acireale 

sta diventando un 

problema imbarazzante 

sia per la classe politica locale 

che per i tecnici della Regione Siciliana. 

La politica “fa le pulci” all’operato di 

Margherita Ferro, uno dei due liquidatori, 

giudicata più per i suoi trascorsi di amministratore 

pubblico (è stata assessore 

provinciale nella giunta Lombardo) e di 

dirigente di partito (attualmente è coordinatore 

del movimento donne del MPA) 

che per le sue competenze amministrative 

nel gestire un processo così delicato qual 

è la liquidazione di una società regionale 

che verrà successivamente privatizzata. 

La Ferro è rimasta da sola in trincea, e con 

pochissimo personale alle dipendenze del 

complesso termale, anche perché l’altro 

liquidatore, Michele Battaglia (un commercialista 

palermitano che insegna alla 

facoltà di Economia del capoluogo) evita 

La piscina delle Terme di Acireale. A destra Margherita Ferro 

prudentemente di venire ad Acireale. La 

professoressa, invece, deve difendersi dagli 

attacchi della parte politica avversaria, 

in particolare del Pdl che ha mal digerito 

l’investitura ad amministratore unico nel 

2009, in sostituzione del dimissionato 

consiglio di amministrazione presieduto 

dall’imprenditore Claudio Angiolucci 

(vicino al deputato nazionale Basilio Catanoso), 

e che, adesso che è liquidatore, 

fa ostruzionismo in tutti i modi, facendo 

leva sul fatto che la Sogip, una municipalizzata 

del Comune di Acireale per i 

servizi del gas e dell’acqua, ha minacciato 

più volte la sospensione dell’erogazione 

idrica per pregressa morosità delle Terme 

e mancato rispetto di un piano di rientro. 

Nei mesi scorsi, l’on. Catanoso e il consigliere 

provinciale Gianluca Cannavò hanno 

sferrato duri attacchi al liquidatore, denunciando 

che chiusura degli stabilimenti 

fosse stata un po’ affrettata. La Ferro, sul 

cui operato non si è espresso nemmeno 

il suo collega di partito, il deputato regionale 

Nicola D’Agostino, è anche duramente 

attaccata dal circolo locale del PD 

(alleato politico nel governo Lombardo) 

che, adesso attraverso la segreteria provinciale, 

chiede un incontro con l’assessore 

Gaetano Armao, con il presidente 

del gruppo PD Antonello Cracolici e con 

il segretario politico Giuseppe Lupo, affinchè 

– si legge in un comunicato – “ 

venga assicurata la continuità funzionale 

delle Terme di Acireale, garantendo ai 

cittadini un importante presidio sanitario; 

venga accelerata la liquidazione della Società 

per Azioni, prevedendo un sistema 

di controllo atto a garantire i terzi creditori, 

il patrimonio industriale ed il patrimonio 

immobiliare pubblico delle Terme 

nonchè il rispetto delle procedure di legge; 

venga individuato il soggetto giuridico 

in grado di esercitare la governance 

e garantire la continuità aziendale”. Agli 

“amici” del PD non è andato affatto giù

aC i r e a l e 

mpre più imbarazzante 

ardo non trova collaborazione con la classe politica. Michele Battaglia, secondo commissario, 

cacchi tra i vari esponenti dei partiti: e come al solito ci rimettono i cittadini 

l’atteggiamento di chiusura della prof.ssa 

Ferro alla richiesta, avanzata giorni fa dai 

parlamentari Giuseppe Berretta, Concetta 

Raia e Giovanni Barbagallo, di ispezionare 

i locali del centro polifunzionale e di 

acquisire la documentazione amministrativa 

pertinente. 

La liquidazione sta diventando imbarazzante 

anche per i tecnici della Regione, 

in particolare per il Servizio Partecipazioni 

e Liquidazioni diretto dalla dott.ssa 

Filippa Palagonia, perché la procedura di 

scioglimento delle Terme SpA, al di là 

delle comprensibili estemporaneità della 

prof.ssa Ferro, sta diventando più complessa 

del previsto, per almeno due motivi. 

Il primo è che la ricognizione contabile 

delle poste in bilancio non è stata 

completata dai due liquidatori che adesso 

si sono rivolti ad una società di revisione 

per accelerare tale attività di accertamento; 

i debiti da pagare affiorano ogni 

giorno e, con un’attività aziendale a regi- 

mi ridotti, bisogna intaccare il patrimonio 

che, invece, la Regione vorrebbe preservare 

per elevare l’attrattività delle Terme 

verso i privati. Il secondo motivo è che si 

sta complicando anche l’altra liquidazione, 

quella della vecchia azienda autonoma 

delle Terme (proprietaria del pacchetto di 

maggioranza delle Terme SpA), perché 

non c’è nessun commissario (l’ultimo in 

ordine di tempo è il catanese Salvo Drago) 

che voglia assumersi la responsabilità 

di effettuare la cessione delle azioni alla 

Regione a titolo gratuito,come richiede 

l’Assessorato diretto da Armao. Sembra 

che questa cessione debba avvenire a titolo 

oneroso, come per qualunque altra 

acquisizione societaria, ma alla Regione 

escludono che ciò sia possibile, tenuto 

conto che la vecchia azienda era pur 

sempre un ramo della amministrazione 

regionale. Per tali motivi, i due bilanci 

delle Terme SpA, del 2009 e del 2010, 

non sono stati ancora approvati e soltanto 

cinque milioni delle somme che la Regione 

avrebbe dovuto versare alle Terme 

(pari a 15 milioni di euro,come previsto 

dalla legge regionale 11 del 2007) ha ricapitalizzato 

la società guidata dalla Ferro 

e dal prof. Battaglia. Un vero e proprio 

pasticcio che procede parallelamente alla 

lenta agonia delle Terme di Acireale, la 

cui attività, sebbene ripresa formalmente 

dal 4 luglio scorso, procede al lumicino, 

con pochi servizi e pochissimo personale, 

con il rischio di depauperare ulteriormente 

un patrimonio storico, culturale ed 

economico di indubbio valore. 

Per questi motivi, il Sindaco di Acireale 

Nino Garozzo, raccogliendo l’invito 

del Forum permanente attraverso una 

lettera del Presidente del Consiglio Pietro 

Filetti, ha scritto all’Assessore Armao 

per verificare la possibilità di costituire un 

tavolo di confronto Regione-Comune e 

monitorare le due fasi, quella in atto della 

liquidazione e quella annunciata della 

privatizzazione. Per accelerare quest’ultima 

, l’Assessore Armao si appresta prima 

della pausa estiva ad avviare la procedura 

per la selezione dell’advisor che, una volta 

nominato, avrà 180 giorni di tempo per 

definire, sulla base di un’attività di analisi 

del mercato e dell’azienda, il bando ad 

evidenza pubblica per affidare la gestione 

ai privati. 

Il Forum permanente, avviato dal 

Lions Club di Acireale, rimane ormai nel 

territorio l’unico presidio della società 

civile sulle Terme; con ventuno adesioni, 

ormai “raccoglie vaste e trasversali 

adesioni nell’associazionismo cittadino”, 

come ha precisato il Sindaco Garozzo 

scrivendo all’Assessore Armao. “Il complesso 

termale – afferma Rosario Faraci, 

docente universitario, attivista del Forum 

e coordinatore dell’iniziativa promossa 

dal Lions – è diventato un problema e un 

fastidio per la politica e per una parte della 

città. Sorprendono la generale sonnolenza 

della politica e anche il silenzio delle 

più prestigiose istituzioni culturali del 

territorio. Invece per noi le Terme sono 

una risorsa e un’opportunità per Acireale 

e per l’intero comprensorio. Come tutte 

le risorse, però, hanno bisogno di trasformarsi 

in attrazioni per generare offerta 

turistica, per alimentare l’offerta di servizi 

sanitari specializzati, per rivitalizzare 

il circuito culturale. La Regione, anche se 

non più direttamente interessata alla gestione, 

deve fare in fondo la propria parte 

per preservare questo importante patrimonio 

culturale ed economico. Non si 

può uscire da nessun settore dell’economia 

se non sostenendo alcuni costi sociali, 

importanti per riattivare i meccanismi 

dell’offerta. Anche gli enti locali hanno 

il dovere di sostenere con altre iniziative 

il progetto di rilancio delle Terme, a prescindere 

che la gestione sia interamente 

o parzialmente affidata ai privati. Ne riparleremo 

più avanti, anche con l’idea di 

creare una Fondazione”. 

Come a dire che, per il Forum, nessuno 

per ora è promosso, ma tutti rimandati 

a settembre! 

R.V. 

45

Una notte al ministero 

dell’economia e finanze 

Il racconto semiserio di una finanziaria e di un crollo di Borsa 

di Giuseppe Frisella * 

E' 

sera, al ministero 

della 

Economia 

e Finanze 

(Mef), e il vec- 

chio dirigente raccoglie gli ultimi 

appunti preparandosi all’asta titoli 

di domani. Il suo compito 

è predisporre le aste periodiche 

che servono all’Italia per finanziare 

le proprie spese di gestione 

e di investimento, che mantengono 

in piedi questo grande, 

enorme “condominio” assetato 

di denaro. Il dirigente riguarda i 

suoi appunti: siamo ormai a un 

debito di circa 1.900 miliardi di 

euro, è cresciuto progressivamente 

dalla unità dell’Italia a 

oggi e tutti i Governi ripetono 

lo stesso ritornello: sono stati i 

predecessori e non noi… (Grafico 

1) 

Sarà! Ma il debito oggi ha raggiunto 

circa il 116% del prodotto 

interno lordo del Paese, come 

dire che la nostra Italia è una 

bella famiglia il cui indebitamento 

supera di circa il 16% l’intero 

ammontare dello stipendio annuo 

guadagnato. Può essere una 

situazione da dramma o da melodramma, 

tutto dipende, come 

sempre, dal futuro della vita del 

Paese e dal modo con il quale i 

cittadini affrontano questo futuro. 

Il dirigente è un buon padre 

di famiglia, non si impressiona 

facilmente e ha visto, nella sua 

lunga carriera, moltissimi Governi 

e tantissimi ministri che si 

sono alternati alla guida del Mef 

ed ha visto anche debiti pubblici 

46 

Grafico 1 

arrivare al 119% del Pil. Sa perfettamente 

che la finanza della 

nazione, e cioè la evoluzione del 

debito pubblico, è come la vita: 

più è lunga e laboriosa meno rilevano 

le cifre del “momento”, 

e non ha molta importanza il 

chiacchiericcio dei vari onorevoli 

(pronti poi ad allungare la mano 

per farsi dare auto, telefonini, 

uffici, portaborse e quant’altro!). 

E’ più importante l’atteggiamento 

del maledetto mercato finanziario, 

che ogni giorno ti guarda 

ed ascolta, pesa e paragona, ed 

è sempre attento a abbandonarti 

se un’altra Nazione, un’altra 

grande Società privata, un’altra 

Società finanziaria internazionale 

gli offre rendimenti più interessanti 

su titoli e altre diavolerie 

di indebitamento! Ogni anno 

questo condominio italiano ha 

bisogno di una quantità enorme 

di denaro, il Dirigente riguarda i 

suoi appunti: per il 2011 la previsione 

di spesa complessiva (fra 

spesa corrente e spesa in conto 

investimenti) è di circa 491 miliardi 

di euro, dei quali circa 365 

per le spese correnti (stipendi, 

acquisti, trasferimenti ai Comuni, 

Provincie e Regioni, Enti e 

spesa per pensioni e sanità). 

Su 491 miliardi di euro di 

spesa complessiva appena 42 

miliardi sono previsti per investimenti 

(edifici pubblici, strade, 

infrastrutture etc.) e ben 84 miliardi 

di euro sono previsti per 

interessi passivi sul debito pubblico. 

E sì, questa per interessi 

è una posta altissima e da sola si 

inghiotte l’intera manovra economica 

di luglio 2011! Se ci togliamo 

gli interessi, il bilancio ha 

un avanzo “primario” (il risparmio 

familiare fra uscite ed entrate) 

di quasi 44 miliardi di euro! 

Non sarebbe male, se non fosse 

per il maledetto debito pubblico 

che si mangia questo avanzo e 

peggiora il saldo di indebitamento. 

E nonostante la pressione 

fiscale che gioca per oltre 412 

miliardi di euro… E poi queste 

eC o n o m i a 

Opposizioni e lo stesso Premier 

che parlano di abbassare la pressione 

fiscale!” 

Ma come è possibile, con la 

crescita costante delle uscite! Per 

il 2012 abbiamo previsto circa 

493 miliardi di uscite e per il 

2013 circa 504 miliardi… sarebbero 

dati buoni, perché le spese 

correnti sono stimate in circa 

363 miliardi per il 2012 e circa 

366 miliardi di euro per il 2013. 

Ma poi ci si mettono gli interessi 

passivi sul debito, e qui 

i conti non tornano più: per il 

2012 abbiamo previsto circa 

90 miliardi e per il 2013 circa 

94 miliardi: ma sarà possibile 

rispettare tali obiettivi? Il Dirigente 

sa che il rispetto di tali 

obiettivi è legato all’andamento 

dei tassi di interesse che gravano 

sul debito pubblico. E’ la stessa 

storia del padre di famiglia che 

ha dei mutui da pagare, a tasso 

variabile, ed ogni giorno guarda 

l’andamento dei tassi per capire 

se le prossime rate saranno più 

pesanti o più leggere! 

Ma qui il mondo è impazzito 

ed il Dirigente riflette che queste 

previsioni sono un terno al lotto! 

Guarda le previsioni di indebitamento 

e di ricorso al mercato 

per il triennio 2011-2013: il 2011 

dovrà chiedere al mercato circa 

262 miliardi, il 2012 circa 274 

miliardi e nel 2013 circa 239 miliardi; 

tassi permettendo! Il 2013 

dovrebbe essere l’anno di svolta, 

se passa una manovra finanziaria 

2011 e 2012 senza troppe storie 

e l’opposizione, ma soprattutto 

la maggioranza, non si fa venire 

le convulsioni. Tutto sta nella 

manovra di riduzione della spesa 

corrente che il Ministro sta 

mandando in onda con determinazione: 

ma ridurre la spesa 

corrente significa tante cose che 

politicamente suscitano rancori 

e voglia di crisi… Occorre, per 

esempio, tagliare le spese per la 

benzina degli onorevoli, le spese 

per i telefonini per gli onorevoli 

e i dirigenti, la spesa per acquisti 

di energia, cancelleria, eccetera.


Il Dirigente “vede” già le facce 

arrabbiate di tanti assessori, 

sindaci, governatori e dirigenti 

che dovranno tagliare appalti e 

forniture, dire all’amico che non 

possono più assegnargli le pingui 

commesse, al consulente che 

non possono più pagargli prebende… 

faccia consulenza gratuita, 

se ci tiene tanto… Non c’è 

dubbio: il taglio della spesa porterà 

malesseri e voglia di rivolta, 

ma è l’unica via per ridurre le 

uscite e quindi ridurre la fame di 

entrate e la pressione fiscale. La 

pressione fiscale è il vero grande 

problema della manovra e delle 

prossime manovre. Siamo terzi 

in Europa per pressione fiscale 

- circa al 45% - e ciò significa 

che ogni 100 euro di quello che 

guadagnano imprese e privati 

viene… confiscato dal fisco: eccessivo, 

poiché questa pressione 

fiscale riduce i consumi possibili 

delle famiglie e riduce altresì gli 

utili netti delle imprese, rendendo 

l’investimento in azioni delle 

imprese italiane quotate in borsa 

meno interessanti rispetto ad 

altre imprese di altre nazioni a 

minor pressione fiscale. Il dirigente 

riflette sull’esito della manovra 

di alcuni giorni fa: appena 

il mondo degli investitori ha capito 

che non si alleggeriva – né 

si potrà alleggerire in futuro – la 

pressione fiscale su imprese e 

famiglie, la Borsa italiana ha avuto 

un ennesimo scivolone delle 

quotazioni. Il taglione fiscale 

agirà ancora nel deprimere i 

consumi (andranno male i dettaglianti 

e la grande distribuzione) 

e nello scoraggiare le imprese ad 

investire poiché gli incassi sono 

taglieggiati dalle uscite fiscali. 

Uno scivolone del 3% non 

è poca roba, ma il mondo della 

politica non si è preoccupato 

più di tanto, purtroppo, e lo ha 

dimostrato nel posporre ogni 

taglio ai costi della politica e 

nell’insistere sui ticket sanitari… 

ma un’Italia con un popolo di 

età avanzata è la nazione meno 

disponibile al mondo per i tagli 

sulla sanità! Il dirigente torna a 

riflettere sul maledetto debito 

cumulato: quasi 1.900 miliardi 

di euro sono una bestia assolutamente 

sensibile alle oscillazione 

dei tassi di interesse e, ripete, 

ogni anno comportano da soli 

una uscita di circa 84 miliardi di 

euro di interessi passivi: di più 

della recente manovra di luglio 

2011. E’ un costo percentuale 

di circa il 4,5% annui e non 

è poca roba… Da tempo si sta 

lavorando per allungare la durata 

media del debito, così da ridurre 

le rate di rimborso che gravano 

sul conto delle uscite centrali 

e sinora è andata bene poiché 

la crisi finanziaria del 2007 ha 

comportato una manovra di allentamento 

sui tassi per salvare 

le banche e gli stati con debito 

elevatissimo. Il fattaccio dei cosiddetti 

derivati ha impastato le 

Banche con le Assicurazioni ed 

innescato una serie enorme di 

rischi di rialzo dei tassi e degli 

interessi nell’intero sistema finanziario 

mondiale. 

Sono stati gli USA che hanno 

permesso alle Banche di comprare 

e vendere questi prodotti 

finanziari ad altissimo rischio per 

accumulare più utili possibili nei 

loro bilanci e pagare compensi 

altissimi ai propri Dirigenti ed 

amministratori. Il Dirigente del 

Mef non può non pensare che i 

grandi banchieri si sono attestati 

su emolumenti annui di milioni 

di euro – e poi sono da sommare 

i compensi che provengono 

dai posti di consigliere di amministrazione 

nelle partecipate 

e il bonus annuo di produttività 

eccetera! – e queste canaglie 

hanno sommerso il mondo con 

prodotti “tossici” che non erano 

chiari nemmeno a loro! E poi 

un dirigente Mef deve sistemare 

le conseguenze dannose sul 

bilancio di uno Stato – come 

quello italiano – e la politica decide 

di porre un tetto massimo 

di poche centinaia di migliaia di 

euro allo stipendio annuale e ti 

taglieggia le pensioni con la re- 

Grafico 2 

cente manovra. Che schifo! Fa 

bene Tremonti ad innalzare Irap 

a Banche e Assicurazioni ed a 

avercela con queste imprese! 

Ma il Tremonti è anche sottile 

più del vecchio “dottor sottile”. 

Riesce oggi a far pagare agli 

italiani, senza troppe storie, una 

patrimoniale sui risparmi senza 

dirlo! Bella la pensata della tassa 

sui dossier titoli in banca. Certo, 

ogni piccolo o grande risparmiatore 

che investe in titoli ha 

un dossier che la banca gli apre. 

Mettendo una tassa sul dossier si 

mette implicitamente una tassa 

sulla rendita finanziaria senza 

dirlo! Il dirigente sorride e ricorda 

i tempi del premier Giuliano 

Amato: ebbe l’idea di imporre 

un prelievo sui conti correnti 

degli italiani e non gliela perdonarono 

né la destra né la sinistra; 

questo ministro nuovo cambia 

nome alle cose ma le fa come 

prima e tutto gli passa liscio! Ha 

anche un certo rancorino verso 

le Banche e ben gli stia a queste 

banche. Poche decine di banche 

mondiali “pigliatutto” che hanno 

cambiato mestiere, diventando 

commercianti di prodotti 

finanziari tossici e di commodity 

(carichi di petrolio, di oro, di 

argento, di metalli industriali, di 

grano eccetera…) tutto ciò per 

far soldi a palate fregandosene di 

finanziarie l’economia produttiva, 

il mondo delle imprese ed i 

privati che vogliono acquistare 

la casa! 

Hanno trovato la cornucopia 

che gli risolve il problema del 

bilancio ed i colpi che hanno 

ricevuto dalle liti giudiziarie su 

balzelli tipo le capitalizzazioni 

trimestrali degli interessi, le commissioni 

sul massimo scoperto 

e quant’altro. Hanno trovato il 

modo di non licenziare il personale 

in esubero coprendone i 

costi con i redditi speculativi. 

Basta pensare a quanto è cresciuto 

l’oro: (Grafico 2) 

Dal luglio del 2006 ad oggi 

è cresciuto da 550 dollari per 

oncia (circa 31 grammi) sino a 

quasi 1.600 dollari per oncia: 

equivale a dire che siamo a 52 

dollari a grammo di oro, oltre 37 

euro per grammo di oro, rispetto 

a 13 euro quasi nel 2006: un guadagno 

stratosferico di oltre 50 

volte il capitale in appena 5 anni. 

Ma questo vale anche per altre 

materie: l’argento è cresciuto di 

oltre il 70% nell’ultimo anno, e 

così via per le materie prime. Poi 

le Banche hanno caricato su queste 

quotazioni tutto il peso dei 

derivati finanziari agganciati alle 

quotazioni delle materie prime 

principali e non, scatenando una 

reazione al rialzo che ha toccato 

pure gli alimentari e contribuito 

non poco ai disordini di piazze 

del Nord Africa e dei Paesi in 

via di sviluppo. In questo caos, la 

parola d’ordine è volatilità: cioè 

variabilità del prezzo del prodotto 

nel brevissimo tempo. Occorre 

essere bravi a cliccare sui tasti 

del computer e si fanno soldi 

vendendo e comprando prodot- 

47

ti finanziari, indici, derivati e le 

stesse materia prime da una miriade 

di siti internet più o meno 

accreditati. Internet ha reso il 

mercato non solo mondiale ma 

senza un solo istante di sosta: 

occhi svegli giorno e notte e via 

col conto corrente agganciato al 

sito. Sfido che poi il cosiddetto 

risparmiatore deposita i suoi 

soldi in banca solo come ultima 

soluzione! Ed è sempre 

più difficile piazzare le obbligazioni 

di Stato su questo mercato 

impazzito. Il Dirigente pensa alla 

giornata di domani: i rappresentanti 

delle Banche dealer che si 

presenteranno all’asta faranno i 

difficili per costringere ad elevare 

i tassi di interesse sulle obbligazioni 

da emettere. Diranno che 

i risparmiatori esteri all’ingrosso 

(i grandi Fondi Sovrani, gli Hedge 

Found. Le Assicurazioni e le 

Banche) hanno rendimenti alternativi 

elevatissimi e su titoli sicuri, 

poiché agganciati alle materie 

prime che non possono che crescere 

di prezzo. Pretenderanno 

di avere titoli italiani ad alto rendimento 

e scadenza ravvicinata 

per ridurre il rischio. Faranno 

un sacco di storie! Nell’ultima 

asta di titoli il Mef ha dovuto 

accettare un tasso di circa il 

5,9% sui BTP a 15 anni, ed è un 

tasso alto, altissimo! Abbiamo 

dovuto accettare un differenziale 

di tasso rispetto ai titoli della 

Germania che oggi si attesta su 

circa il 3 per cento. Accidenti! Il 

3 per cento in più su una massa 

di 1.900 miliardi di euro sarebbe 

una uscita statale in più di oltre 

57 miliardi! Meno male che tale 

differenziale di tasso interesserà 

solo le nuove emissioni di titoli 

del 2011 – e per il 2012 speriamo 

nello stellone italiano – e quindi 

comporterà una spesa aggiuntiva 

di interessi di quasi 8 miliardi 

di euro sulla previsione di nuove 

emissioni di circa 260 miliardi 

di euro! Ma abbiamo di positivo 

che la scadenza media del nostro 

debito è stata allungata in questi 

ultimi anni e siamo passati 

48 

in parte ai tassi fissi. Abbiamo 

anche emesso dei titoli nuovi ed 

interessanti: i Cct eu che sostituiranno 

i vecchi Cct. I nuovi sono 

indicizzati al tasso euribor (euro 

interbank offered rate) 6 mesi, e 

cioè al tasso medio “all’ingrosso” 

che le banche negoziano fra 

sè medesime quando si debbono 

prestare soldi, ed al tasso che 

viene offerto ai clienti che acquistano 

casa. 

E’ un tasso buono, anche se 

ultimamente ha fatto le “bizze” 

quando, in piena crisi finanziaria, 

le banche non si fidavano più fra 

di loro. Ma poi è ritornato alla 

normalità e speriamo bene. 

Oggi il tasso euribor a 6 mesi 

è circa 1,80% ma ci sono stati 

periodi di alti e bassi: (Grafico 

3) 

Abbiamo sofferto nei periodi 

di alto e gioito nei periodi di 

“basso”; oggi stiamo andando al 

rialzo e così cerchiamo di governare 

la barca agendo su scadenze 

e tassi fissi: (Grafico 4) 

Il dirigente guarda il grafico 

appena sfornato: siamo stati bravi! 

La vita media del debito pubblico 

è scivolata a oltre 7 anni 

ed i tassi fissi oggi costituiscono 

oltre il 70% del debito in vita. 

Accarezza i dati con lo sguardo 

e, con orgoglio, osserva fra sè e 

sé che oltre il 50% del debito italiano 

è di proprietà di investitori 

esteri: come sempre all’estero ci 

vedono meglio che in Italia. Ma 

il mercato si è fatto più esigente 

per i motivi speculativi che sono 

oggi presenti più che mai, e così 

abbiamo dovuto emettere i nuovi 

Cct eu indicizzati all’euribor. 

Ed è iniziata la giostra dei dubbi 

e delle illazioni, pilotata dai soliti 

ignoti che si celano dietro le società 

di rating. Ma che saranno 

mai queste società di rating?! 

E’ il popolo che ha sempre 

bisogno dell’Indovino, e l’Indovino, 

come sempre, si cela dietro 

messaggi difficilmente comprensibili… 

così queste agenzia 

hanno inventato un punteggio di 

“rating” con strane sigle: AAA, 

Grafico 3 

Grafico 4 

AA+, AA, B, C D e così via; la 

solita solfa del dico e non dico… 

Ma poi, queste agenzie di rating 

esprimono previsioni di credibilità 

o rischio di fallimento sino 

a quale anno? Mah! Ne 

avessero indovinato una…! …. 

Guarda il caso Parmalat, il caso 

Alitalia e così via… Poi ti accorgi 

che gli uomini che esprimono i 

rating sono proprietari di società 

di consulting che fanno consulting 

alle stesse aziende “ratizzate”. 

Ritorniamo al debito, ai 

tassi ed alla asta di domani. Si 

presenteranno i soliti rappresentanti 

delle solite Banche e 

società Finanziarie accreditate. 

Tenteranno di capire se entro 

fine anno dobbiamo alzare i tassi, 

ma non sanno che abbiamo 

dei contatti con Fondi Sovrani di 

investimento che vogliono dare 

una mano politica all’Italia. Certo, 

la magra della guerra di Libia 

ha fatto danno! Con Gheddafi si 

era raggiunta una intesa di investimenti 

e ne aveva beneficiato 


non solo la Fiat ma anche un 

pacchetto bene selezionato di 

grandi imprese italiane: opere 

pubbliche, sfruttamento di giacimenti 

petroliferi eccetera erano 

stati un forte incentivo alla nostra 

crescita internazionale. Poi alla 

sinistra era venuta la solita pruderie 

dei poveri immigrati! Salvo 

a voltare le spalle ai massacri in 

Siria, in Ghana, in Somalia ed in 

quasi tutto il mondo africano ed 

arabo. Ma ritorniamo ai Fondi 

di investimento: Il ministro ha 

promesso una contropartita politica 

di detassazione dei profitti, 

in cambio ci aspettiamo che facciano 

la loro parte ed vadano ad 

onorare le sottoscrizioni lasciando, 

come d’uso, una quota di richieste 

insoddisfatta. E’ come ai 

vecchi tempi: alzati dalla tavola 

lasciando una parte del cibo non 

divorata, servirà a far capire ai 

padroni di casa, ma soprattutto 

al resto del mondo, quanto buona 

sia questa tavola! La asta dei 

Cct eu di giugno 2011 ha avuto


richieste di nostri titoli per 1,6 

miliardi contro 1 miliardo offerto. 

L’asta precedente dei Bot ha 

avuto richieste per circa 10 miliardi 

ed offerta ed assegnazione 

per 7 miliardi. Peraltro, il fatto 

che i tassi siano in salita turba 

certamente, ma ha anche i suoi 

lati positivi per il buon vecchio 

debitore Italia. Ogni volta che i 

tassi di interesse sui titoli di stato 

sono in crescita, i vecchi proprietari 

di titoli sono scoraggiati 

dal vendere il pacchetto che hanno 

in mano e debbono aspettare 

la scadenza… e sì, facciamo una 

piccola riflessione su dati tirati 

al massimo: emetto 1.000 euro 

di titoli con tasso 2%, dopo un 

anno emetto altri titoli nuovi 

con tasso al 4%, immediatamente 

i vecchi titoli perdono il 

50% del loro valore! Infatti, che 

interesse ha l’acquirente a spendere 

un mille euro che rende 20 

euro (al tasso 2%) quando con 

gli stessi mille euro acquista nuovi 

titoli che rendono 40 euro (il 

doppio)? E’ chiaro che i vecchi 

mille di nominale valgono oggi, 

dopo la nuova emissione, appena 

500 euro. Non è bellissimo 

per i vecchi proprietari, ma loro 

volevano una rendita sicura ed 

hanno accettato il rischio di lasciare 

immobilizzata la somma 

sino alla scadenza del titolo! E’ 

per questo che nelle fasi di maggior 

volatilità (variabilità ) dei 

tassi è difficile emettere titoli a 

lunga scadenza: il risparmiatore 

ha timore di restare incastrato 

e preferisce titoli di stato a tre 

mesi o meno. Ma questo gioco 

influenza anche il resto del mondo 

finanziario, perché in finanza 

tutte le strade sono fra loro comunicanti. 

In periodo nel quale 

i grandi e piccoli investitori 

pensano e sperano nel rialzo dei 

tassi, è chiaro che mantengono 

posizioni “liquide” e cioè si tengono 

il denaro in tasca, pronti 

ad impiegarlo nella migliore occasione 

possibile. 

Se poi pensano che stanno arrivando 

ghiotte nuove occasioni, 

sono spinti a vendere quello che 

hanno in casa, titoli ed azioni, 

magari comprati a buon prezzo 

e accettando una riduzione del 

guadagno, pur di essere pronti 

ad acquistare la migliore occasione. 

Così la Borsa registra attenta 

questi umori e si volge al ribasso. 

Ma poi l’onda passa ed il mare si 

placa, sempre in attesa che emerga 

una occasione migliore. L’avidità, 

come sempre, è la migliore 

alleata del professionista e del 

buon debitore. Il buon debitore 

strizza l’occhio e promette nuove 

e buone occasioni, mantiene 

sveglia l’attenzione della bestiola 

famelica che vuole ad ogni costo 

l’occasione del Profitto con 

la P maiuscola. E tutti giocano 

con l’avidità di questo risparmiatore, 

mai sazio e sempre pronto 

a vendere sulla base di… una 

speranza! Il dirigente si ferma, 

pensa che il proprio pensiero 

stia indulgendo verso cieli di 

filosofia, mentre domani avrà a 

che fare con un buon campiona- 

rio di “avidità professionale” e 

deve essere pronto e lucido. Ma 

l’ultimo pensiero è inevitabile, è 

la summa delle conclusioni. Un 

Paese si libera dal debito quando 

i Cittadini accettano di pagare 

le tasse, ma per pagare le tasse 

il Cittadino deve essere correttamente 

consapevole che il fine (i 

servizi ricevuti) è buono. L’evasione 

non si combatte con i militari 

e le manette: quello è solo un 

deterrente o la vecchia dialettica 

politica che preferisce straparlare 

anzichè riflettere. Le entrate si 

fanno con il consenso del cittadino, 

che deve essere consapevole 

della loro opportunità ed utilità. 

Questa classe politica di accattoni 

e personaggi da spiaggia, che 

si vende per un telefonino, un 

I-pad e la macchina con autista, 

non ha classe né cultura. Sono 

piuttosto una massa di manovra 

(ai bei vecchi tempi della Dc li 

chiamavano “ascari”) di “scelti” 

e non di votati o preferiti. Sono 

bravissimi a vendersi al miglior 

offerente per un pizzico di presunto 

potere, un po’ di denaro 

ed oggi anche per un po’ di…. 

sesso! (Il Dirigente non continua 

sul tema perché sente improvvisa 

una ventata di nostalgia…. ed 

un pizzico di invidia per quello 

che oggi è il fenomeno delle cosiddette 

escort). 

La nuova finanziaria, votata 

a tamburo battente, è stata un 

capolavoro di camuffamento 

condito con solo un pochino 

di realtà: ha lasciato invariata la 

pressione fiscale e dato alla Borsa 

un motivo negativo di riflessione 

sulla futura redditività delle 

imprese, ha inciso sulla spesa 

corrente e sulla sanità col ticket, 

ma tutti hanno pensato che dura 

poco; ha rinviato la riduzione dei 

costi della casta, facendo così intuire 

che il potere è rimasto nelle 

mani dei capi casta, sia chiaro dei 

capi casta di tutto l’arco costituzionale 

e democratico , come 

dir si vuole. Così, hanno intuito 

subito che il debito non poteva 

scendere nell’immediato e che la 

volubilità della politica era una 

ulteriore occasione della variabilità 

dei tassi. Nessun problema: 

la volatilità è la ricchezza del 

mercato… Se il mercato fosse 

costante e piatto non ci sarebbero 

né vendite né acquisti. Quello 

che poi ha fatto maggior danno 

è la constatazione che mantenendo 

invariata la pressione fiscale 

ed invariabile la spesa fissa, 

resta poco spazio per la uscita in 

conto investimenti e ciò significa 

meno opere pubbliche, meno infrastrutture 

del Paese. In poche 

parole, meno efficienza e competitività! 

Ma questo capitolo, 

forse, è rinviato al dopo di questo 

Governo…. 

Il Dirigente pensa ai propri 

figli, oggi abbastanza cresciuti. 

Vorrebbe diminuire il debito 

dello Stato per lasciar loro meno 

carico di interessi da pagare con 

le tasse. 

Ma poi pensa che i figli sono 

troppo ben abituati a pizze e 

coca cola serale, poco propensi 

al risparmio ed all’acquisto di una 

buona casa dove far nuova famiglia: 

stanno troppo bene nell’attico 

e nella casa di villeggiatura 

e nella barca, occorrendo! Così 

deve andare il mondo, quando i 

valori non sono ben formati od 

in evoluzione. Aspettiamo allora 

nuovi valori, è possibile che i 

danni fatti al pianeta convincano 

i figli che risparmiar è necessario 

per rinnovare l’aria, l’acqua ed 

il verde del pianeta… sarebbe 

una bella visione, ma domani 

c’è l’asta dei buoni del tesoro e 

vedrà i bravi giovani cannibali 

finanziari..! E’ ora di spegnere 

la luce ed andar via con l’autista 

che aspetta di sotto, l’i-pad è in 

borsa assieme all’i-pod ed alle 

altre diavoleria elettroniche che 

guastano la vita, la nostra bella e 

movimentata vita! 

*Professore Aggregato di Finanza Aziendale e dei Mercati 

Facoltà di Economia - Università degli Studi di Palermo 

49

Non è certo una novità 

guardare alla Sicilia 

come dispensatrice 

naturale di sapori e 

profumi unici al mondo. 

Le abbondanti risorse hanno fatto 

si che, sin dai tempi remoti, ci si 

potesse beare dei suoi frutti. Ma anche 

l’utilizzo e la trasformazione dei 

prodotti ha costantemente accompagnato 

il quotidiano dei siciliani. 

Sin dal Cinquecento, infatti, nella 

nostra isola bevande prodotte in 

casa, come rosoli, limoncelli o grappe 

venivano offerte agli ospiti in segno 

di buon augurio. 

È grazie a queste tradizioni che la 

distilleria Russo, nel lontano 1870, 

comincia la propria attività per opera 

del suo fondatore Carmelo Russo. 

“A quei tempi era un'attività estremamente 

artigianale, - racconta 

Alessandro Russo, ultima generazione 

della famiglia di distillatori - il 

vino era considerato un prodotto di 

pregio, ma anche gli scarti non erano 

gettati via e, per quel che si poteva, 

dalle vinacce e dalle fecce dei prodotti 

principali si recuperava quel po' di 

sostanza alcolica che era ancora presente. 

A questo punto si distillava in 

alambicchi molto artigianali per produrre 

un’essenza abbastanza simile 

alla grappa, sicuramente poco raffinata, 

risultato di una strumentazione 

a disposizione poco raffinata”. 

La Distilleria F.lli Russo sorge e 

produce a Santa Venerina, tranquillo 

paesino alle falde dell’etna ma ricco di 

tradizione distillatrice. “Santa Venerina 

è un comune abbastanza piccolo, 

siamo intorno a 6000 abitanti ma, 

fino a una quarantina di anni fa, contava 

ben 17 distillerie, era un primordiale 

distretto industriale, ce n’erano 

di dimensioni diverse, da quelle piccole 

a quelle ben più grandi. C’era 

anche un’organizzazione sociale im- 

50 

di Francesco Liotta 

portante con operai che lavoravano 

presso queste distillerie ma, essendo 

anche artigiani progettavano, costruivano 

impianti di distillazione ed erano 

anche in grado di ripararli. Questo 

fermento aveva una sua ragione 

nella produzione molto elevata di 

vino che, però, a partire dagli anni 

70, è andata sempre più scemando 

poiché molti terreni sono stati riconvertiti 

in agrumeti, alla ricerca di un 

maggiore guadagno. Oggi, nella Sicilia 

orientale, siamo rimasti gli unici 

che ancora distillano”. 

Il punto di svolta l’hanno dato, 

negli anni 60, i fratelli Alfio, Ignazio, 

Salvatore e Giuseppe (questi ultimi 

ancora in vita) perché hanno contribuito 

in maniera notevole a far crescere 

l'azienda. Cambiati e rinnovati 

anche gli impianti di distillazione per 

accrescere la potenzialità, anche l'immobile 

è stato più volte ampliato (la 

produzione avviene fin dalle origini 

nello stesso luogo). 

Fino allora, come avveniva per i 

vini, prodotti prevalentemente per 

volumi da vendere sfusi alle cantine 

del nord anche per le distillerie era 

la medesima situazione, si produceva 

solo prodotto sfuso da vendere in 

settentrione e, nonostante la buona 

qualità, esso non veniva adeguatamente 

valorizzato. 

“Racconta mio padre che – continua 

Alessandro - quando era molto 

giovane si spostava nel nord Italia 

per sovrintendere le consegne e, una 

volta, rimase stupito nel vedere che, 

in una distilleria, sul serbatoio contenente 

il nostro alcol, venne scritto 

“riserva”. Una cosa del genere per 

noi siciliani, davanti al fornitore, 

non sarebbe mai accaduta perché 

essa sarebbe stata occasione per una 

richiesta di maggiore compenso. Gli 

imprenditori del nord, invece, non 

possedendo questa malizia, senza 

Sa n t a ve n e r i n a 

Da Santa Venerina un distillato 

I fratelli Russo hanno cominciato la loro attività nel 1870. Alessandro Russo: “Nella Sicilia 

In alto una rappresentazione di una distilleria 

problemi riconoscevano la qualità 

del nostro prodotto”. 

Così anche i Russo cominciano 

a imbottigliare in proprio, una produzione 

molto limitata e solo per la 

provincia, poi col tempo è la volta 

della grappa e dei liquori per puntare 

alla commercializzazione propria e 

alla ricerca di nuovi mercati. 

E arriviamo ai giorni nostri, entrano 

in azienda i cugini Alessandro 

e Aurelio coadiuvati da Maristella e 

Maria Elisa che, sotto l’attenta supervisione 

dei genitori, portano l'azienda 

ad avere un respiro nazionale, 

entrando in catene di distribuzione 

del Nord, ma anche internazionale, 

operando già in diversi mercati euro-

Sa n t a ve n e r i n a 

o di qualità siciliana 

Sicilia orientale siamo rimasti gli unici che ancora distillano” 

distilleria. Sotto l’impianto di distillazione. A destra la Chiesa Madre di Santa Venerina 

pei, vedi in Belgio, dove il limoncello 

della distilleria Russo è il più venduto, 

ma anche in Germania, Svizzera, 

Francia, Spagna e Inghilterra. 

“Da una quindicina d'anni a questa 

parte abbiamo cercato di introdurci 

nei mercati esteri perché crediamo 

nella qualità e nella bontà dei 

nostri prodotti. 

I liquori italiani non hanno mai 

avuto un grandissimo riscontro 

all'estero, poiché, raramente, gli stranieri 

hanno la nostra stessa modalità 

di consumo. In Italia, apprezziamo il 

liquore a fine pasto come digestivo, 

come accompagnamento del dolce, 

mentre all'estero il consumo del liquore 

è legato al bar e, comunque, 

difficilmente lo si apprezza puro, 

normalmente lo si “corregge” o 

s’inserisce del ghiaccio, il liquore è 

considerato come un prodotto non 

pronto ma una base cui sempre aggiungere 

qualcosa. Proprio per questo 

abbiamo creato una quarantina 

di cocktail preparati da barman professionisti 

e spiegati sul nostro sito 

Internet con le ricette. Questa formula, 

soprattutto all'estero, ha destato 

molto interesse”. 

Ma se il vecchio continente è uno 

sbocco quasi naturale, altre realtà diventano 

la sfida del futuro e allora 

la Cina, alcuni Stati africani, come 

in Sudafrica, in Kenia, il Giappone e 

l’Australia sono mercati che vedono 

presenti i prodotti siciliani provenienti 

da Santa Venerina. 

“La Cina è un mercato che cerchiamo 

di affrontare da un paio 

d'anni, abbiamo cominciato con il 

limoncello, che è il prodotto più popolare 

degli italiani all'estero. Bisogna 

guardare alla Cina, come un mercato 

in grande crescita e dalle potenzialità 

inimmaginabili anche perché si sta 

creando una classe borghese molto 

ricca che ha grande interesse verso i 

prodotti stranieri. Certo la Cina è un 

territorio molto vasto e con tradizioni 

diverse dalle nostre. 

Esiste per esempio, a fine pasto 

una specie di “obbligo sociale”, una 

sorta di brindisi in onore alla persona 

importante della serata, che può 

essere un ospite o anche il capofamiglia, 

cui nessuno può esimersi e non 

partecipare è mancanza di rispetto. 

Essi bevono una sorta di grappa 

molto forte ma anche molto rude al 

palato, pertanto, c'è richiesta, soprattutto 

da parte delle donne e dei giovani, 

di bevande dal gusto più amabile 

e con una gradazione più bassa 

e noi stiamo approntando una linea 

di creme di limoncelli di Sicilia, dolci 

e con circa 17°”. 

Ma i mercati si conquistano anche 

con i riconoscimenti, il primo fu assegnato 

in Svizzera, negli anni settanta, 

era un premio specifico all’azienda. 

Da allora quasi ogni anno, la Distilleria 

Russo ha cinto tanti prodotti con 

le coccarde conquistate nei concorsi 

internazionali, tra questi, considerati 

i più importanti della categoria, 

il Concours Mondial de Bruxelles e 

International Wine & Spirit Competition 

di Londra. 

“Questi riconoscimenti - dice 

Alessandro con un certo orgoglio - ci 

aiutano per la penetrazione all'estero 

anche perché diversi mercati internazionali, 

come quello tedesco e 

quello giapponese, considerano tali 

premi fondamentali per un giudizio 

di qualità. 

In fondo questi sono una risposta 

gratificante al lavoro di tutti perché, 

anche tra le numerose evoluzioni 

tecniche produttive, il nostro principio 

rimane sempre quello di innovare 

nella tradizione”. 

51

52 

ev e n t i 

Se impazza la voglia di Roller 

Eugenio Manlio Ducci: “Volevamo creare un evento serale dedicato al pattinaggio 

e portare anche a Catania una realtà che esiste già in tutte le principali capitali 

europee come Londra, prima con il suo Friday Night Skate, come Vienna, 

Parigi, Roma, dove i pattinatori coinvolti superano anche le mille persone” 

Achi non è capitato 

la sera, 

trovandosi 

per le strade 

di Catania, di 

imbattersi in un gruppo di 

pattinatori che sfrecciano agili 

e sicuri tra le auto? Fanno parte 

del gruppo dei Total Roller 

di Catania. Incuriositi da questi 

sportivi, abbiamo incontrato 

uno dei coordinatori, 

Eugenio Manlio Ducci. 

Quando e come è nato il 

vostro gruppo? 

Il nostro gruppo è nato 

circa quindici anni fa. Non 

ci chiamavamo ancora Total 

Roller ed esisteva già un gruppetto 

di ragazzi con i pattini 

tradizionali; pian piano ci siamo 

aggiunti noi con i roller e 

ben presto è stato il delirio! 

Siamo diventati un gruppone 

e ci vedevamo spesso senza 

appuntamenti, punto di riferimento 

piazza Europa; c’era 

sempre qualcuno in giro per la 

città e automaticamente si formava 

un gruppeto. In seguito 

il sabato pomeriggio e la domenica 

mattina sono diventati 

appuntamenti fissi. L’idea era 

quella di creare un evento serale 

dedicato al pattinaggio e 

di portare anche a Catania una 

realtà che esiste già in tutte le 

principali capitali europee, - 

per prima Londra con il suo 

“ Friday Night Skate “ - come 

Vienna, Parigi, Roma, dove i 

pattinatori coinvolti superano 

anche le mille persone. 

C’è come dire un appun- 

di Alberto Bucchieri 

tamento fisso? 

Quello "storico" del gruppo 

é quello del mercoledì sera 

in piazza Giovanni Verga alle 

21.30. Altro appuntamento è 

quello del lunedì e giovedì in 

piazza Viceré, ideale per chi 

vuole imparare a pattinare e 

per i più esperti che vogliono 

cimentarsi in slalom, salti, frenate 

e free style o anche semplicemente 

per chiacchierare; 

non a caso viene chiamato 

“Training and Conversation”. 

Periodicamente questo appuntamento 

si trasforma in 

Roller aperitivo, cioè ciascuno 

porta qualcosa da bere e 

da stuzzicare; il tutto viene 

accompagnato da buona musica. 

Il gruppo oltre che essere 

un punto di ritrovo per i pattinatori 

è anche un momento di 

aggregazione di persone anche 

molto diverse fra loro per 

età e professione: dallo studente 

ventenne all’impiegato 

o professionista over trenta, 

tutte accomunate dalla passione 

per il pattinaggio e dalla 

voglia di condividere il proprio 

bagaglio umano e culturale, 

oltre che semplicemente 

per stringere nuove amicizie. 

Come nasce la passione 

per praticare questo sport 

con questi particolari pattini, 

i roller appunto? 

La passione per i roller nasce 

dal provare piacere in un 

nuovo modo di aggregarsi. 

Pattinare il mercoledì sera 

per le bellissime vie illuminate 

del centro è sicuramente 

Sopra Eugenio Manlio Tucci mentre fa delle acrobazie s 

un’esperienza suggestiva e 

coinvolgente: un modo alternativo 

di vivere la città, quando 

le strade si svuotano dal 

traffico assordante e la città 

assume un altro volto, illuminata 

dalle luci della notte. 

Come fate a farvi conoscere 

da chi volesse aggregarsi 

al gruppo? 

La gente interessata riesce 

spesso ad avere tutte le 

informazioni di cui necessita 

tramite Internet, per mezzo di 

Facebook o di qualsiasi altro 

sito web in cui siano presenti 

informazioni su di noi. Su 

Facebook chiunque abbia un 

proprio profilo può cercare 

sul "search engine" la parola 

"roller", o affinare ancora di 

più la ricerca inserendo "Catania”. 

Inoltre il gruppo si sta 

espandendo sempre di più, 

quindi la probabilità di avere 

un amico che faccia parte del 

gruppo "Total Roller" é sempre 

maggiore, e Facebook aiuta 

molto da questo punto di 

vista dato che suggerisce quali 

amicizie aggiungere al proprio 

profilo e che fanno par- 

te di quelle dei nostri "amici 

virtuali". La pagina del nostro 

gruppo è su Facebook è: Total 

Roller Catania. 

Quali sono i percorsi che 

solitamente praticate? 

Facciamo il cosiddetto 

“giro lungo” (in inverno per 

via delle temperature meno 

miti, viene scelto un percorso 

più breve, il “giro corto 

“) che tocca i punti principali 

del centro: si parte da piazza 

Giovanni Verga alle 21.30 e 

si percorrono: corso Italia, 

viale Vittorio Veneto, piazza 

Giovanni Falcone, viale Raffaello 

Sanzio, via Antonino 

Longo, piazza Roma, viale 

XX Settembre, piazza Trento, 

via Umberto, piazza Teatro 

Massimo, piazza Duomo, via 

Garibaldi, Fortino, via Vittorio 

Emanuele, viale Africa, 

viale Ionio, corso Italia e si 

ritorna a piazza Verga. Facciamo 

soste per dissetarci in 

piazza Falcone e per una birra 

in piazza Teatro Massimo. In 

estate le pattinate finiscono 

con un bagno di mezzanotte 

nella caratteristica spiaggia di

ev e n t i 

robazie sui pattini. A destra un gruppo di pattinatori 

san Giovanni Li Cuti e canti 

accompagnati dalla chitarra. 

Recentemente si é deciso di 

aggiungere un ulteriore evento 

serale, di domenica o di 

martedì, per quei pattinatori 

più esperti che desiderano 

percorrere distanze maggiori 

(30/35 Km.) Il percorso inizia 

sempre a Catania e, attra- 

versando tutto il lungomare, 

termina ad Aci Castello o ad 

Aci Trezza. Poi c'é il rientro a 

Catania, che spesso viene seguito 

da un ulteriore giro per 

le vie del centro città. 

Il vostro è solo divertimento 

o partecipate a gare, 

esiste una federazione, un 

riconoscimento ufficiale 

del vostro sport? 

Al momento non c'é alcuna 

organizzazione ufficiale 

o federazione se non quella 

del gruppo su Facebook. 

La gestione é distribuita tra i 

vari componenti del gruppo, i 

quali si offrono in modo del 

tutto disinteressato a prendersi 

carico della parte logistica. 

Il tutto con il solo obiettivo 

di stare assieme per trascorrere 

una serata in piacevole 

compagnia, conoscere nuove 

persone, fare attività fisica e, 

perché no, dopo la pattinata 

riprendere le calorie appena 

consumate andando a mangiare 

un panino in puro stile 

catanese! 

Non avete paura a girare 

la sera per le strade di Catania 

e dintorni? Come si 

pongono gli automobilisti 

nei vostri confronti? 

Cerchiamo sempre di invogliare 

i nuovi arrivati a usare 

le protezioni (polsiere, gomitiere 

e ginocchiere), indispensabili 

per chi comincia ma, 

comunque, sempre utilissime 

durante i giri più lunghi anche 

ai pattinatori più esperti. I giri 

in città vengono sempre effettuati 

in sicurezza, assicurando 

la presenza dei pattinatori con 

maggiore esperienza sia nelle 

retrovie che nelle prime file 

del gruppo. Gli automobilisti 

spesso ci accolgono positivamente, 

facendosi da parte 

per lasciarci passare. Ad ogni 

modo, gli assistenti che precedono 

i pattinatori stando in 

testa al gruppo, sono sempre 

attenti e vigili nel fermare le 

auto agli incroci e monitorare 

il gruppo durante le fasi del 

giro. 

Ma Catania é sempre Catania, 

ed i catanesi sono sempre 

catanesi, quindi può certamente 

capitare di trovare anche 

l'automobilista "smaliziato", 

dalla guida più sportiva, 

ed ecco perché, come detto, 

all'interno del gruppo ci sono 

le guide che indirizzano e 

monitorano l'andamento in 

strada, consigliando sempre 

all’inizio del giro di indossare 

le protezioni durante il percorso. 

In conclusione vorrei 

ringraziare per l’aiuto fornito 

per le risposte e alcune foto 

di questo articolo: Gianluca 

Campione, Michele Pantino, 

Antonio Messina, Lucia Zocco, 

Valentina Zuccarello e 

Ivana Verdi. 

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54 

ev e n t i

ev e n t i 

Al Circolo Canottieri Jonica 

presentato il libro di Emanuele Filiberto 

Mercoledì 20 luglio, nei 

locali del Circolo Canottieri 

Jonica, l’avvocato 

Enzo Trantino 

ha presentato il 

primo romanzo di Emanuele Filiberto di 

Savoia, ‘Mi fai stare bene’. L’esordio letterario 

del principe rappresenta un tentativo 

di scoprire e render note al pubblico 

le ‘abilità romanzesche’di questo improvvisato 

cantante, ballerino, e, adesso 

pure scrittore: un personaggio versatile 

e camaleontico che dal 2003- ovvero da 

quando per la ‘gioia’ di tutta l’intellighentia 

italiana gli è stato concesso il rientro 

nel nostro paese- ha sgomitato per comparire 

nelle televisioni delle nostre case 

tra una piroette con Milly Carlucci e una 

serenata con Pupo, riuscendo alla fine a 

incontrare il gusto dell’italiano medio. Il 

libro dell'ultimo discendente di casa Savoia, 

pubblicato dalla Rizzoli Editore, 

racconta la storia di un ragazzo che ha 

passato tutta la sua vita a nascondersi 

dalle donne, da sua madre e dagli ammiratori: 

temi seri ed accesi, come il lettore 

potrà constatare... 

Un discorso a parte merita la presenza 

di Enzo Trantino- indiscusso protagonista 

della serata- che è riuscito con la 

sua ammaliante dialettica e abilità narrativa 

a sedurre il pubblico presente attento 

a ciò che aveva da dire l’Avvocato, 

spaziando, attraverso la sua vasta cultura, 

tra storia e Risorgimento italiano. L’intervento 

finale di Emanuele Filiberto 

ha stonato un pò: rispondendo a una 

domanda di Trantino riguardo le leggi 

razziali fasciste promulgate dal bisnonno 

Vittorio Emanuele III ha sentenziato solennemente: 

‘Non spetta a me chiedere 

scusa al popolo italiano per questo atto 

che mio nonno fu ‘costretto’ (e poniamo 

l’accento su costretto!) a varare: la colpa 

non ricade su di me solo perché sono 

un diretto discendente’. Superfluo sottolineare 

l’imbarazzo che è cominciato a 

di Maria Luisa Sisinna 

lievitare tra il pubblico presente; nessuno 

si aspettava una tale spigolatura che ricalca 

sciaguratamente, la medesima gaffe 

del padre Vittorio Emanuele ("No, le 

scuse no. Non ero neanche nato"). Persino 

Papa Woityla inginocchiandosi ha 

chiesto umilmente perdono per la lontana 

vicenda di Galileo, per il Tribunale 

dell’Inquisizione e in generale per tutte le 

persecuzioni commesse dalla Chiesa. Ma 

tant’è. Comunque sia la serata ha avuto i 

suoi risvolti positivi e la performance di 

Trantino l’ha sollevato verso l’ alto. Alla 

fine i presenti hanno pure saputo che 

Vittoria, la figlioletta di Emanuele Filiberto 

è stata concepita a Catania… 

Il momento della presentazione del libro 

55

56 

ap p u n t a m e n t i 

“Piraino B movie Film Convention”, 

un evento di rilievo per gli appassionati 

A Piraino, in provincia di Messina, l’unica rassegna cinematografica dedicata 

al cinema di genere che si tiene in Sicilia. Il via l’1 agosto 

Dopo la fortunata edizione 

dello scorso anno a Piraino, 

in provincia di Messina, 

si ripete un evento di 

rilievo per gli appassionati 

di cinema: il “Piraino B Movie Film Convention”, 

ideato da un gruppo di giovani, 

coadiuvati dall’Amministrazione Comunale 

di Piraino. “Piraino B movie Film Convention”, 

è l'unica rassegna cinematografica 

dedicata al cinema di genere che si tiene 

in Sicilia. Con la parola B-Movie si indica 

genericamente un film a basso costo, ma 

i meriti del cinema di genere sono diversi. 

Grazie a questo tipo di cinema, infatti, 

l’Italia è riuscita a imporre nel mondo la 

forza della sua industria cinematografica. 

Il cinema di genere è in secondo luogo, un 

cinema che riesce ad emozionare e stupire 

senza la necessità di sovrastrutture di ordine 

politico o sociale. Costituisce per questo 

motivo un esempio di arte per l'arte, di 

cinema per il cinema. 

Giorno 1, 2 e 3 agosto saranno proiettati 

tre diversi film appartenenti al cinema 

di genere, cui seguirà un dibattito con i 

registi degli stessi film e con esperti del 

mondo giornalistico, cinematografico e televisivo. 

Grandi nomi del cinema sbarcheranno 

a Piraino nella tre giorni dedicata al 

“B Movie”: si tratta del noto regista Lamberto 

Bava, dello storico del cinema Alberto 

Farina, del regista Ruggero Deodato 

e tanti altri ospiti del mondo del Cinema. 

Nella mattinata del 2 agosto, si terrà 

un incontro stampa con gli ospiti alla presenza 

del neo presidente dell’Agis Sicilia, 

Egidio Bernava. Cornice suggestiva e naturale, 

lo splendido paesaggio della Guardiola 

di Piraino, per un evento che sa già 

di successo. 

Per maggiori informazioni è possibile 

consultare il sito internet http://www.pirainobmovie.com/. 

U.P.

ap p u n t a m e n t i 

Museo d’estate 2011: 

una rassegna preziosa e rara 

La manifestazione, organizzata dall’Associazione culturale “IngegniCulturaModica”, 

è diventata ormai un appuntamento irrinunciabile per la cittadina ragusana 

"I 

ngegno”, “Cultura”,“Creatività”,“Progresso”: 

ecco gli 

elementi essenziali 

per “sperimentare l’Arte” 

al “Museo Campailla” di 

Modica. La rassegna “Museo 

d’Estate 2011“, organizzata 

dall’Associazione Culturale 

“IngegniCulturaModica” con il 

sostegno del Comune di Modica 

assessorato al Turismo, della 

Provincia Regionale di Ragusa 

e della Camera di Commercio 

di Ragusa, è ormai entrata nel 

vivo configurandosi come un 

appuntamento irrinunciabile 

per chi ama vivere il centro 

storico della città, nella suggestiva 

atmosfera serale estiva, 

e riscoprire la sede museale e 

Turisti in visita al museo Campailla di Modica 

i suoi dintorni. A confermare 

l’intensità culturale degli eventi 

proposti sarà l’appuntamento 

artistico previsto per sabato 30 

luglio, una grande novità nel 

panorama culturale ibleo: le 

visite animate e teatralizzate al 

Museo Campailla, in collaborazione 

con “Officina Kreativa” 

e Cooperativa “Progresso 

Ibleo“. Mentre gli attori metteranno 

in scena testi di vibrante 

intensità alternandosi con la 

guida, nell’atmosfera seicentesca 

ricreata grazie all’intervento 

di figuranti in costume che 

animeranno le sale del museo, il 

visitatore potrà abbandonarsi e 

ritrovarsi davvero in un viaggio 

nel tempo vivendo una partico- 

larissima esperienza alla scoperta 

del genio Tommaso Campailla. 

La rassegna “Museo d’Estate 

2001” conferma la particolarità 

degli eventi previsti per l’estate 

modicana 2011, offrendo a turisti, 

cittadini e visitatori in generale 

un ventaglio di iniziative 

artistiche uniche che impreziosiscono 

certamente il panorama 

culturale in città, rendendo 

davvero “raro“ il contenuto di 

ogni attività proposta al “Museo 

Campailla“ dall‘associazione 

“IngegniCulturaModica“, 

in collaborazione con “Officina 

Kreativa“ e la Cooperativa 

“Progresso Ibleo“. 

Per l‘appuntamento di sabato 

30 luglio: posti limitati, prenotazione 

obbligatoria, inizio 

visite ore 18. 

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ar t e

ar t e 

I Vespri 

a Palermo 

Lo trovate nelle seguenti edicole: 

Amico Claudio, via Libertà, 197 

Cappello, piazzale Ungheria, 28 

Russo, piazzale Della Vittoria, 1 

Oliveri Francesco, via Calatafimi, 14 

Palazzolo Francesca, piazza San Domenico, 13 

Bonura Francesco, via Francesco Crispi 138 

Naccari R., via Filippo Turati 

Santacolomba Giovanna, piazza Ignazio Florio, 43 

Cupitò Vilna, via P.pe di Belmonte, 104 

Ferlazzo Rosa, via Ruggero Settimo, 51 “portici” 

Mercurio Ottavio, via Ruggero Settimo, 201 

Serra Giuseppe, via Terrasanta, 5 

Pirrone Antonio, via Maqeda, 420 

Ferrara Angelo, piazza San F.co Di Paola, 61 

Carella Francesco, piazza Vittorio Emanuele Orlando 

Bonura Giovanna, via Sammartino, 55 

Scozzari Giusto, via Dante, 74 

Elio S.A.S. & C., piazza Giovanni Amendola, 19/B 

F.lli Schillaci Giuseppe &C., via P.pe di Villafranca, 50/C 

Capizzi Iole, piazza Giulio Cesare, 44 

Calò Eleonora, via P.pe di Villafranca/ angolo via Caltanissetta 

Patti Saverio, via Archimede 

La Tua Rivista di Testagrossa Rosalia, via Pasquale Calvi, 12 

Aiello Simone, piazza Mordini 

Cricchio Marco, via Libertà, 91 

Testa Benedetto, via Roma, 400 

Bonura Maurizio, via Libertà, 56 

Cuccia Francesco Luigi, via Laurana, 79 

Edicolè di Piazza Annamaria, via Marchese di Villabianca, 89 

Sicari Antonio, via Marchese di Villabianca, 111 

Mercurio Marco, via Marchese di Roccaforte, 62 

Catania Filippo, via Pirandello, 43 

Cocco, via Sciuti, 50 

Romano Maurizio, via Empedocle Restivo, 107 

Cassaro Mario, via Alcide De Gasperi, 237 

Cricchio Pietro, via Cilea, 30 

Campora Domenico, via Cataldo Parisi, 102 

Campora Adele, via Holm, 62 

Campione Rosalia, via Uditore, 2/R 

Guarneri Camillo, via Ugo La Malfa, 31 

Guttillia Roberto, viale Strasburgo, 445 

Lino Francesco, via Principe di Palagonia, 14 

Pantò Giuseppina, via Empedocle Restivo, 70 

Cecchi Enrico & C., viale Campania, 60 

Bonura Mario, via Trinacria, 125 

Barravecchia, via Ausonia 

Manzella Salvatore, via Resuttano, 247 

Catania, via Villa Sofia 

Grasso, via Enrico Albanese, 39 

Catania Santo, viale Del Fante, 56 

Amico Santa, via Leoni, 44 

Gallo Salvatore, via Empedocle Restivo, 114 

Edicolè di Stefano Claudio, via Autonomia Siciliana, 48 

Sciara Biagio, via Ponte di Mare, 1 

Cane, via Foro Umberto 1° 

Prestifilippo Antonio, via F. ppo Juvara, 38 

Di Cesare Giuseppa edicola 1 Stazione 

C./Le, piazza Giulio Cesare 

Cotroneo Antonio e Giovanni & C. S.A.S, 

edicola 2 Stazione C./Le, piazza Giulio Cesare 

Capitò, via Cavour, 115 

Voglia di Leggere di Mercurio Benedetta, 

via Pacinotti, 40, 42,44 

Seidita Vito, via Leonardo da Vinci, 269 

Di Trapani Girolama, via Sanfilipppo, 2 

Gioia Emilio, via Carmelo Onorato, 26 

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“La menzogna del cinema” 

60 

Giuseppe Tornatore, in questo libro, racconta la passione e la professionalità 

che si nascondono dietro la macchina da presa 

I 

l cinema è 

scrittura e 

come tale 

rientra nei 

canoni della 

menzogna, altro modo 

di indicare la finzione. 

“Il poeta è un fingitore…”, 

scriveva, nel secolo 

scorso, Fernando 

Pessoa per indicare la 

capacità autentica di 

trasformazione della realtà attraverso 

l’elaborazione poetica. Ma 

tra la letteratura e il cinema, tra 

la scrittura e la sceneggiatura che 

rapporto passa, quali contiguità, 

quali concordanze, quali assimilazioni, 

quante discontinuità? 

A rispondere a quesiti di strutturale 

rilevanza sul cinema e intorno 

al fenomeno dell’arte che 

è la scrittura trasformata in “celluloide”, 

è Giuseppe Tornatore, 

regista, scrittore di storie, di affreschi 

sociali, estetici, premio 

Oscar nel 1990 con “Nuovo cinema 

Paradiso”. Bompiani, nella 

collana Passaggi, lo scorso mese 

ha dato alle stampe, “Il film, una 

riscrittura senza fine.”, la Laudatio 

pronunciata in occasione del 

conferimento a Giuseppe Tornatore 

della laurea magistrale honoris 

causa in televisione, cinema, 

e new media presso l’università 

Iulm di Milano. 

Il linguaggio del cinema ha già 

acquisito gli stessi diritti del linguaggio 

della scrittura, nel senso 

indicato da Tornatore, ovvero 

“…riconoscendo a una massa 

sempre più sconfinata di persone 

la capacità di esprimersi con le immagini 

e di comunicare il proprio 

pensiero e le proprie emozioni 

con le immagini in un mondo in 

cui comunicare attraverso la pa- 

di Angelo Mattone 

rola o il cinema sarà 

sempre più un’unica 

cosa…”. 

L’infedeltà e il tradimento, 

secondo la 

visione di Tornatore, 

è il procedimento di 

costruzione del film, 

che il regista chiama 

“riscrittura”, ma la 

cui trasformazione 

prende corpo rispetto 

all’idea originale, che, in ogni caso, 

subisce i mutamenti , che il premio 

Oscar siciliano, chiama “la menzogna 

del cinema”. Il “malgré lui”, in 

cui il pronome sta per lo scrittore, 

o, perlomeno, per le sue intenzioni, 

individuate al momento della progettazione 

e, successiva realizzazione 

dell’opera letteraria, sono intenti, 

a maggior ragione in letteratura, il 

cui originario disegno diverge dagli 

scopi individuati dallo scrittore. 

La “riscrittura” del film rimane pur 

sempre una complessa macchina di 

“costruzione” organizzativa, attraverso 

la quale non soltanto il regista 

si esprime, ma molti operatori concorrono 

alle varie fasi della nascita 

del film; la differenza con la letteratura 

è proprio tutta qua, nella partecipazione 

al prodotto finale, che, nel 

caso de cinema è inevitabile, per le 

opere letterarie impossibile. 

Giuseppe Tornatore, “La menzogna 

del cinema”, Bompiani, euro 9,90 è 

davvero un’offerta sacrificale al “dio 

della celluloide” realizzata da uno tra 

i grandi registi, quel Tornatore che 

ha fatto del cinema, ancor di più, 

rispetto a come lo fosse nel passato, 

l’arte della scrittura, intesa nella 

forma più collettiva possibile rivolta 

ai suoi fruitori, l’enorme massa di 

pubblico, traguardo ed ambizione di 

tutti i produttori cinematografici dello 

scorso ed attuale secolo. 

In libreria 

Manuel Malavenda 

“Il bambino che voleva vedere l’alba” 

Sacco Editore 

E’ il viaggio di Mathieu e del suo piccolo 

amico alla ricerca della pace in una terra 

magica. E’ una storia che cerca di insegnare 

qualcosa a noi e al piccolo protagonista che 

alla fine di questo cammino di vita, ne uscirà 

cambiato per sempre. Tutto inizia con un 

risveglio particolare, quando troverà la sua 

mamma immersa in un sonno che scoprirà 

essere eterno, e continua con l’incontro di 

vari personaggi in una terra lontana da casa 

sua: un cantastorie magico, un’affascinante 

fanciulla che gli insegnerà il valore delle parole, 

una sirena capace di ammaliare col canto 

del mare e che gli farà capire che nella vita è 

importante rincorrere sempre i propri desideri, 

un conte ormai diventato cieco incapace 

di vedere e vivere la realtà, e lo spirito di 

un’anziana signora che gli farà capire quanto 

è importante migliorarsi sempre, ma avendo 

memoria di ciò che si è stati. 

Lucetta Scaraffia e Giulia Galeotti 

“101 donne che hanno fatto grande 

l’Italia” 

Newton Compton Editori 

Lucetta Scaraffia e Giulia Galeotti, docenti 

universitarie, scrittrici, collaboratrici di 

vari giornali, presentano centouno fotografie 

di donne che nel corso dei secoli hanno 

illustrato e dato spessore alla storia d’Italia. 

Donne impegnate e distinte in tutti i campi: 

politica, medicina, letteratura, religione, imprenditoria, 

sport, televisione, cinema, teatro, 

architettura, giornalismo, moda. Tra queste, 

troviamo figure note a tutti: Susanna Agnelli, 

Sibilla Aleramo, Tina Anselmi, Caterina 

da Siena, Titina De Filippo, Oriana Fallaci. 

E figure meno conosciute: Irma Bandiera, 

Adele Bei, Ada Boni, Fernanda Contri, Maria 

Federici, Angela Gotelli. Uno di quei libri da 

divorare in pochissimo tempo. 

li b r i

li b r i 

“A Sicilia”, un poema che concilia 

i valori culturali con quelli affettivi 

L’opera di Giovanni Grasso si presta ad essere declamata oralmente in piazza, a scuola e in famiglia 

L' 

intesa spirituale profonda di Giovanni Grasso (poeta 

dialettale di Linera in Santa Venerina) con la 

parlata siciliana locale, trasfusa nei primi tre libri 

(La Matri di li Matri, A Giuvanni Paulu Secunnu, 

Li beni di la vita) nei quali ha dato ampia dimostrazione 

di come si possano esprimere 

con l’uso di tale idioma emozioni e 

sentimenti e anche vicende di rilevanza 

storica e morale, si manifesta in pieno in 

questa nuova opera dedicata alla Sicilia 

e ai suoi capoluoghi di provincia e non 

solo; in essa egli concilia i valori culturali 

(storia, archeologia, geografia, arte, 

religione, tradizioni, mitologia…) con 

quelli affettivi, che si esprimono con 

l’amore profondo per la propria terra, 

tanto bistrattata, ma piena di tesori e 

bellezze e di forza, sapienza e vitalità dei 

suoi abitanti nei secoli. 

Non si potrebbe spiegare diversamente 

l’impegno profuso da Grasso nello studio 

preliminare per arrivare ad esprimere 

in versi, quasi sempre in rima e ben 

dosati, la quantità di contenuti di questo 

puema. Uno slancio sincero che consente 

all’autore di accostarsi con umana 

simpatia ad ogni elemento descrittivo. 

Nei versi, che fluiscono come un fiume 

in piena, si respira anche la convinta 

condivisione dei valori religiosi cristiani, 

per quanto coniugati in un unico afflato 

con il mito e l’arte. Tutto viene visto con 

vivo interesse ed emerge qua e là anche l’orgoglio di un “vero” 

siciliano che difende la sua terra dalle accuse ingiuste e strumentali, 

che ne danno un’immagine travisata a chi non ha avuto la fortuna 

di visitarla e di apprezzarne le meraviglie, spesso uniche al mondo. 

Certamente non si poteva chiedere all’autore di entrare nel dettaglio 

o di comprendere tutte le località all’interno delle nove province 

siciliane; egli sceglie, tra le tante notizie, quelle che contribuiscono 

ad alimentare la sua immaginazione e gli consentono di mettere in 

luce ciò che gli sembra straordinario; vedi il caso della “simetite”, 

ovvero l’ambra del Simeto, alla quale dedica con ammirazione ben 

cinque quartine! 

Non si può chiedere a chi ama la Sicilia come Giovanni Grasso 

di sostituirsi all’esperto di storia, di geografia o di arte perché il 

compito che si è assegnato è un altro: cantare con il linguaggio 

siciliano (e dell’area jonico-etnea in particolare) il bello, il buono, 

il vero per rendere omaggio e onore alla terra che gli ha dato i 

natali e continua ad incantarlo. L’opera si presta ad essere declamata 

oralmente in piazza, a scuola e in famiglia, come avveniva 

prima dell’avvento e della diffusione dei mass media. La parola così 

giunge, aiutata dalle assonanze e dalle 

rime, più direttamente alla mente e al 

cuore dell’ascoltatore, che non può non 

essere siciliano altrimenti non potrebbe 

capire. Ma allora, a chi vuole rivolgersi 

Grasso? Ritengo che intenda rivolgersi 

proprio ai Siciliani, che, contrariamente 

ai grandi viaggiatori del passato che 

restavano ammirati della nostra Isola, 

spesso non conoscono la loro terra 

come dovrebbero e di conseguenza 

non si adoperano abbastanza per salvaguardarla 

e difenderla e soprattutto 

per sostenere coloro che si sforzano di 

migliorarla e di renderla protagonista di 

uno sviluppo virtuoso. 

Nello stesso tempo, vista l’affermazione 

ormai consolidata della lingua 

italiana, occorre recuperare quella siciliana, 

che ha una grande tradizione e 

ricchezza, ma che non è quasi più compresa 

dalle nuove generazioni. L’azione 

culturale ed educativa della scuola, 

che raggiunge quotidianamente tutti 

i bambini, dovrebbe mirare anche alla 

conoscenza della lingua siciliana e del 

grande patrimonio poetico e musicale 

altrimenti destinato all’oblìo; i valori di sapienza e di storia che i 

vocaboli siciliani contengono rischiano oggi di essere “risucchiati” 

in un “buco nero” e nel silenzio eterno. Non dimentichiamo che la 

Sicilia, al centro del Mediterraneo, è stato nel corso della storia un 

grande crocevia di civiltà . 

Il poema si avvale anche di una nota critica di Anna Ruggieri, la 

quale rileva che Grasso “con la levità di cui è capace solo un poeta, 

parte dalla leggenda ed arriva alla Storia contemporanea”, di un apprezzamento 

del presidente della Provincia Regionale di Catania G. 

Castiglione “per il contributo al mantenimento del dialetto letterario” 

e del Presidente del Senato R. Schifani, che ha scritto tra l’altro: 

“La rappresentazione dell’Isola anche con attenzione antropologica 

rende quest’Opera interessante e degna di vera attenzione”. 

G.V. 

61

62 

li b r i

iniziative 

Il Motoraduno Internazionale dell’Etna 

pronto ad infiammare l’estate di Belpasso 

La kermesse, organizzata dal Moto Club Belpasso, scatterà il prossimo 4 agosto 

I 

motori già rombano. 

E sono 

pronti ad invadere 

le strade di 

Catania e provincia. 

Cresce sempre di 

più l’attesa per la trentacinquesima 

edizione del Motoraduno 

Internazionale 

dell’Etna. La kermesse, organizzata 

come sempre dal 

Moto Club Belpasso del 

presidente Luciano Bellia, 

scatterà il prossimo 4 agosto 

e si concluderà il 7. Il 

via ufficiale avverrà proprio 

il 4 agosto con l’apertura 

delle iscrizioni nella 

sede del Moto Club, l’apertura 

degli stand alla Villa 

Comunale, il benvenuto 

ai motoradunisti da parte 

del sindaco di Belpasso, 

Alfio Papale e l’accensione 

di un suggestivo tripode 

in onore dei caduti del 

motociclismo. A chiudere 

la prima giornata ci sarà 

uno spettacolo pirotecnico 

e l’inaugurazione della 

mostra della grafica e della 

numismatica del Motoraduno 

dal 1977 al 2011, e la 

mostra di modelli motociclistici 

realizzati dall’artista 

catanese Natale D’Arrigo. 

Il giorno seguente scatteranno 

i “Rally Touring”. 

Prevista la visita delle 

Gole dell’Alacantara e dei 

Nebrodi. Il 6 agosto, invece, 

la rumorosa carovana 

dei motoradunisti renderà 

omaggio alla Vergine della 

Roccia di Belpasso mentre 

nel pomeriggio si terrà la 

tradizionale benedizione 

dei caschi. Poi omaggio 

alla Riviera dei Limoni e 

alla città di Catania, dove 

intorno alle ore 18,30 i 

motociclisti riceveranno, in 

Piazza Università, il saluto 

del sindaco Raffaele Stancanelli. 

Dopo la classica e 

suggestiva sfilata lungo la 

via Etnea, la giornata terminerà 

sull’Etna, a quota 

2.000 metri, con la “Notte 

delle Stelle” al ristorante 

La Cantoniera. L’ultimo 

giorno, il 7 agosto, dalle 

ore 9 alle 19 ci sarà la 

concentrazione nazionale 

delle Ginestre, raduno 

di moto d’epoca e alle 11 

scatterà il “Rally Touring” 

del Vulcano con i partecipanti 

che arriveranno fino 

ai Crateri Silvestri. Dalle 

ore 18 in poi si terrà la 

cerimonia di premiazione 

e nell’occasione verranno 

eletti Miss e Mister Motoraduno 

2011. 

Anche quest’anno saranno 

numerosi gli stranieri 

che aderiranno alla 

manifestazione. Belgi, 

francesi, spagnoli, tedeschi 

e inglesi, da anni, sono i 

principali protagonisti del 

Motoraduno. 

Per informazioni si può 

contattare la segreteria 

del Moto Club Belpasso 

in via Sedicesima Traversa 

numero 75 (telefono 

095/913131; email: staff@ 

motoradunoetna.it). 

U. P. 

Motoradunisti in Piazza Università a Catania nella scorsa edizione 

Il Motoraduno e la grafica sportiva 

Il Motoraduno Internazionale dell’Etna, l’ormai classico 

appuntamento motociclistico dell’estate siciliana, 

entrato a pieno titolo nella realtà turistica, sociale, 

economica e culturale della Sicilia, ha inciso significativamente 

anche nella storia della grafica sportiva 

e turistica. Sono ben poche infatti le organizzazioni , 

in Italia e all’Estero, che hanno curato con impegno, 

professionalità e continuità l’immagine delle loro iniziative. 

Il Moto Club Belpasso, sin dalla prima edizione 

di agosto 1977, si è posto il problema della direzione 

artistica della manifestazione affidandola a maestri 

della grafica con il compito della creazione annuale 

del Logo, che nell’assoluta libertà dello stile e della 

tecnica, illustrasse i concetti chiave dell’iniziativa: Raduno-Etna-Moto. 

Dalla fantasia e dall’estro dei maestri 

Enrico Marino, Carlo Santagati, Felice Barone, Enrico 

Baldaro, Silvie Zampolini, Maria Luisa Sgarlato, sono 

nate opere molto originali che escono dall’immediatezza 

del fatto contingente ed entrano, di diritto, nel ristretto 

campo della grafica d’arte diventando manifesti, 

locandine, adesive, stampe artistiche e copertine degli 

annuari editi dal Moto Club Belpasso per riproporre in 

chiave culturale il Motoraduno. 

63

64 

li b r i

te l e v i S i o n e 

Le ultime parole famose 

La realtà è che oggi non fai in tempo a metabolizzare un rilevante evento politico 

che, track!, scatta la strage. Prestigiose istituzioni indagate con surplus di suicidio… 

Vengono approvate leggi infami e muoiono cantanti famose... 

Non succedeva alcunché... 

o quasi. Chiudevano le 

fabbriche, i negozi, le città 

si svuotavano, giornali 

e telegiornali faticavano a 

rintracciare una notizia degna di menzione. 

Persino la politica si prendeva un bella 

pausa di riflessione, al limite si istituivano, 

lì per lì, degli inutili “governi balneari” 

giusto per salvare la forma, si chiudeva 

bottega e si rimandavano le tenzoni al fresco 

di settembre. Al limite qualche delitto 

che presto diventava un giallo e, in casi 

Vittorio Feltri 

di Canaletto 

del tutto eccezionali, un bello sbarco sulla 

luna. La Rai, allora monocratica, trasmetteva, 

il sabato sera, “Senza rete” ed ancor 

oggi ne godiamo i frutti (sbucciati, tagliati, 

immersi in brodaglie colorate e serviti 

in macedonia... da “Schegge” a “Da da 

da”) che surclassano in freschezza i prodotti 

rancidi della televisione odierna! Si 

andava al mare sereni che al ritorno, gustando 

le succulente cene a base di parmigiana, 

caponata o pasta avanzata a pranzo 

e ribattuta in padella (slurp!), non avremmo 

ascoltato tristi novelle in grado di 

sconquassarci la vita o, perlomeno, la coscienza. 

Almeno, a me pare di ricordare 

che un tempo l'estate fosse così. O forse 

era la beata incoscienza e inconsapevolezza 

dell'infanzia e/o adolescenza ad aver 

fissato nella mia memoria le cose in siffatta 

maniera. Comunque sia, oggi la realtà è 

che non fai in tempo a metabolizzare un 

rilevante evento politico che, track!, scatta 

la strage... prestigiose istituzioni indagate 

con surplus di suicidio... vengono approvate 

leggi infami e muoiono cantanti famose... 

e tanti, tutti si affollano sugli 

65

schermi e le pagine di giornali a dichiarare, 

commentare, sentenziare con l'aria solenne 

di chi sta per citare le ultime parole 

famose che cambieranno il corso della 

storia. Molti di questi Soloni, invece, farebbero 

bene a non lasciarsi sfuggire certe 

irripetibili occasioni per tacere! Qualche 

esempio? L'usurpatore della scrivania 

che fu di Montanelli, quello che (troppo) 

spesso appare in collegamento dal suo 

studio nei vari talk show (troppa fatica 

spostare il deretano?) come un'entità suprema 

in grado di decifrare i misteri della 

politica, quello simpatico-simpatico che 

sprizza supponenza e arroganza da tutti i 

pori... insomma, quella testa di ca...nuta 

saggezza che risponde al nome di Vittorio 

Feltri ha espresso un illuminante parere 

sulla tragica vicenda norvegese (per chi 

fosse stato su Marte negli ultimi giorni, 

sto parlando della folle strage di decine di 

persone attuata da un paranoico ultranazionalista). 

Secondo l'esimio esponente 

della Trimurti Berlu-editorialista (Feltri- 

Belpietro-Sallusti), i giovani che sull'isola 

di Utoya si son visti sparare addosso con 

micidiali armi automatiche da un pazzo 

travestito da poliziotto, anziché lasciarsi 

prendere dal panico, avrebbero dovuto 

farglisi incontro a mani nude e farlo a 

pezzi invece si son comportati, secondo 

l'emerito giornalista, da codardi. Vi rimando 

su internet per rendervi conto per 

esteso del suo farneticante pensiero. Sarà 

stata la calura estiva (colpo di sole?), sarà 

stata la frustrazione per aver viste smentite 

le prime ipotesi (subito sbandierate dal 

“Giornale”) che a compiere la strage fosse 

stato qualcuno brutto, olivastro e islamico 

(anziché belloccio, biondo e ultracattolico), 

saranno i segni manifesti di 

precoce demenza senile, sarà che ha creduto 

sempre di essere una specie di predicatore 

e l'ha data sempre da bere a tutti 

spacciandosi per sommo giornalista? Fatto 

sta, che l'insensata tesi ha campeggiato 

per un giorno intero su un quotidiano che 

migliaia di persone (tapine loro) leggono... 

e pagano pure per leggere! L'esimio 

giornalista ha pure fatto sfoggio di nozioni 

di etologia paragonando, in peggio, 

quei poveri ragazzi a un branco di animali 

nel quale prevale l'interesse collettivo a 

quello del singolo mentre, a suo dire, l'uomo 

ha perso questa prerogativa animalesca. 

Chissà quanto sarebbe stato altruista 

lui se si fosse trovato sulla maledetta isola 

66 

al cospetto di quella belva armata... magari 

si sarebbero annusati e riconoscendo 

l'uno nell'altro un proprio simile si sarebbero 

allontanati ognuno per la sua strada 

a mietere nuove vittime (uno col fucile, 

l'altro con la penna). Ma sul caso non 

sono quelle di Feltri le ultime parole famose, 

c'è un altro illuminato pensatore 

che ama esternare qualunque peto si crei 

all'interno della sua scatola cranica (fior di 

biologi hanno provato a studiare il singolare 

caso senza cavarne un ragno dal 

buco). A questo punto i lettori mi perdoneranno, 

io quest'uomo tempo fa lo incontrai 

in una piazza di Mestre e, anziché 

cedere al primordiale istinto di manifestargli 

senza infingimenti il mio grado di 

stima, decisi di fare lo spiritoso con me 

stesso ripetendomi tra i denti quel motto 

popolare romanesco che suona, più o 

meno, “nun te sputo sennò ti disinfetto!”... 

rimpiango ancor oggi la mia infingardaggine! 

Borghezio è il betomo che ha 

avuto la sfrontatezza di affermare in diretta 

radiofonica che lui ripudia la violenza 

(tsè) ma le idee e le tesi dello stragista 

biondo sono giuste e condivisibili... ciò 

Amy Winehouse e Mario Borghezio 


che sconcerta è che il teorico leghista risulti 

ancora a piede libero. Ma come si 

può? Insomma, il fanatico sterminatore 

molte rotelle deve averle fuori posto ma 

se, invece di credersi Napoleone e andare 

in giro a importunare le vecchine, si mette 

a sparare all'impazzata convinto di partecipare 

alla decima crociata, dev'essersi abbeverato 

e infarcito la testa poco capiente 

di idee assai bizzarre e fomentatrici di 

odio. Le stesse idee propugnate dal rozzo 

Borghezio. Stesse attento l'europarlamentare 

al suo vicino di casa perché, come il 

caso Norvegia dimostra, un potenziale 

mostro non ce l'ha scritto in fronte qual è 

il suo proposito... lungi da noi augurare 

del male al trogodita di verde incravattato, 

per quanto... ! Stendiamo un velo pietoso 

sulla tragicomica figuraccia della polizia 

norvegese che aveva contato male i morti... 

va bene che non sono abituati a questi 

macabri conteggi (un paese in cui il massimo 

della cronaca nera è la moria delle 

renne) ma come hanno fatto a rilevarne 

più di quelli effettivi? L'ultimo comunicato 

ufficiale sembravano le ultime parole 

famose di un deficiente. Comunque ab-


biamo già dedicato troppo tempo a tre 

folli (uno in carcere, uno a dirigere un 

giornale, l'altro al Parlamento europeo), 

che non meriterebbero neanche un minuto, 

passiamo ad altro. Si sa, la gente muore 

ma un conto è morire due giorni dopo il 

ventottesimo compleanno in una guerra 

lontana, incomprensibile ai più, un altro è 

lasciarsi morire lentamente distruggendo 

una vita che molte coetanee ti invidiano 

(denaro, fama, successo...), un altro ancora 

è spararsi un colpo al cervello per paura? 

Eccesso di scrupolo? Vergogna? O 

cos'altro? Anche qui le parole si sprecano. 

Ad ogni bara di solido legno italiano che 

si riempie in Afghanistan il dolore, il cordoglio, 

la Patria, l'onore eccetera, fanno 

capolino nei discorsi dei nostri politici ma 

nessuno sa spiegare con esattezza che ci 

stiamo a fare là, ancora per quanto e in 

quali condizioni. Qualcuno (sempre più 

raro) osa dire “mai più!” ma mente sapendo 

di mentire... qualcun altro dice “non 

siamo d'accordo ma votiamo il rifinanziamento 

della missione per senso di responsabilità”... 

un bel giro parole per dire 

“facciamo una stronzata ma se non la fac- 

ciamo casca il governo e non ci conviene”. 

Sul cupio dissolvi della povera Amy 

Winehouse portato alle estreme conseguenze 

preferisco non esprimermi e riguardarmi 

una dozzina di volte di seguito 

il video di “Back to black” e meditare in 

solitudine. Sul tragico suicidio di Mario 

Cal, invece, mi sovviene una riflessione 

amara che in parte esula dalla vicenda 

personale del braccio destro di Don Verzè: 

ma la Chiesa non negava il funerale a 

coloro che intenzionalmente pongono in 

essere il termine anticipato della propria 

vita? Come dimenticare la durezza impietosa 

con la quale furono negati i funerali a 

Piergiorgio Welby che aveva osato chiedere 

che venissero spente le macchine 

che, sole, lo tenevano legato ad una parvenza 

di vita? Come tacere di fronte 

all'ennesimo scempio legislativo che impone 

il dogma di considerare lo sventramento 

tramite sondino e l'iniezione di 

sostanze chimiche “alimentazione” e, insomma, 

una vita artificiale che sovverte 

l'ordine naturale delle cose o, per chi ci 

crede, il disegno divino e, somma beffa, 

considerarla una legge di ispirazione cri- 

stiana? Che c'entra tutto questo con Mario 

Cal? Magari v'è sfuggito ma sono stati 

celebrati per il pio suicida i solenni funerali! 

C'è altro da aggiungere? Sì, le ultime 

parole famose del Catechismo della Chiesa 

Cattolica (capitolo 5, paragrafi 2280/3, 

andateveli a rileggere) che si chiudono 

con la fiducia nella clemenza divina... clemenza 

che spesso manca alle gerarchie e 

ai politici ipocritamente devoti! Oh, a 

proposito, mi viene in mente quel tale... 

come si chiama? Scusate, è da un po' che 

non ne parlo... quello che pur se pluridivorziato 

fa regolarmente la Comunione e 

le cui barzellette con bestemmia incorporata, 

a detta di esimi monsignori, vanno 

contestualizzate... così come i suoi comportamenti 

amorali! 

Quello che sembra sempre stia per tirare 

le cuoia (politicamente, si intende) e invece 

li seppellirà tutti, un po' come nei 

vecchi film western dove l'eroe colpito a 

morte impiegava un quarto d'ora a crepare: 

“Angie, sento che è giunto il momento 

di lasciare..” - “No, Silver... te la 

caverai anche stavolta” - “No... maledette 

ombre rosse... stavolta sono spacciato... 

hanno fatto fuori tutta la banda... ma tu, 

tu proseguirai la mia opera... non avranno 

il mio scalpo” - “Ehm, Silver, magari 

non è il momento ma vorrei farti notare 

che fa schifo!” - “Come ti permetti? M'è 

costato un occhio della testa... vedi che 

ti rimando nella tua isoletta a fare l'avvocatucolo” 

- “Scusa...” - “Devi dire a 

Goodhelp, The Red, Little Green, Ghedain 

e agli altri che ho voluto loro bene 

come un padre...” - “Certo Siver” - “E a 

Mary Star., Stefy, Carfy e le altre che me 

le sarei, tutte, volute tro...” - “Silver!” - 

“Trovare al capezzale...” - “Aah, ecco” 

-”Angie, come sei malfidato... cribbio, se 

avessi più tempo mi guarderei un po' in 

giro prima di affidarti la banda!” - “Uff... 

Silver, ne abbiamo ancora per molto?”... 

insomma, le ultime parole famose di certi 

film non finivano più! Ma il dialogo di 'sti 

due personaggi non vi ricorda qualcuno? 

Massì, dai che li avete riconosciuti... uno 

è quello che tutto crolla intorno a lui e 

ostinatamente continua a dire che “tutto 

va bene, madama la marchesa”... l'altro è 

quello che, asceso al soglio segretariale 

di un partito che si contraddistingue per 

numero di indagati, ha subito proclamato 

di volerne fare “il partito degli onesti”... 

tsè!... Le ultime parole famose! 

67

68 

te l e v i S i o n e

u b r i C a 

L' 

articolo 5 del D.L. 70/2011, recentemente 

convertito in legge, 

introduce alcune importanti novità 

in tema di procedimento di 

rilascio del permesso di costruire 

(in Sicilia: concessione edilizia). 

Tra queste, la più importante è probabilmente 

quella che stabilisce la regola del silenzio-assenso 

nel caso di infruttuoso decorso del 

termine previsto per l’adozione del provvedimento 

finale (cioè: del permesso vero e proprio). 

Dunque, se fino a ieri il decorso del termine 

significava il rigetto della istanza del permesso 

di costruire, oggi invece (fatti salvi i casi in cui 

sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o 

culturali) il silenzio dell’amministrazione si traduce 

in provvedimento positivo. 

La norma fa proprio un principio già applicabile 

in Sicilia per il procedimento di rilascio 

delle concessioni edilizie, estendendolo in ambito 

nazionale. 

L’articolo 2 della L.R. siciliana n. 17/94 

(modificato da ultimo dalla L.R. 5/2011, che 

ha abbreviato i termini già previsti per la conclusione 

del procedimento) stabilisce infatti: 

“La domanda di concessione edilizia si intende 

accolta qualora entro settantacinque giorni dal 

ricevimento dell’ istanza, attestato con le modalità 

di cui al comma 2, non venga comunicato 

all’ interessato il provvedimento motivato 

di diniego”. 

È da notare che mentre per la legislazione 

nazionale il silenzio si forma se il provvedimento 

non è “adottato” nei termini di legge, 

per la legislazione siciliana esso si forma se il 

provvedimento motivato di diniego “non è comunicato” 

nei termini. La portata, formale o 

sostanziale, di questa differenza potrà cogliersi 

all’indomani delle prime pronunce giurisprudenziali. 

L’avvocato risponde 

Le novità del d.l. 70/2011 sulle modalità di rilascio del permesso di costruire (concessione edilizia). 

I lettori possono inviare domande, quesiti o 

semplicemente chiedere un consulto. Gireremo 

le vostre domande all’ avvocato Mauro 

Di Pace che risponderà sulle pagine de I 

Vespri. I quesiti potranno essere inviati 

all’e-mail info@ivespri.it 

69

ATTENZIONE. Facciamo presente che, nonostante l’impegno che mettiamo nel selezionare con cura per voi 

le opportunità lavorative, resta purtroppo sempre possibile che qualcuna di esse risulti truffaldina. A ciascuno 

il compito di effettuare le opportune verifiche e di tenerci informati, nel caso che se ne riscontri qualcuna ingannevole. 

Circa i call center, bisogna verificare se le condizioni economiche sono vantaggiose o si tratta di sfruttamento 

70 

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08-07-2011. 



tecnico audioprotesista. Scad. 08 agosto 2011. Fonte: G.U.R.I. N.54 

del 08-07-2011. 



personale laureato. Scad. 08 agosto 2011. Fonte: G.U.R.I. N.54 del 

08-07-2011. 

AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLI- 

NICO ‘’P. GIACCONE’’ DI PALERMO - Bando di concorso per 

N.1 laureato in medicina e chirurgia. Scad. 08 agosto 2011. Fonte: 

G.U.R.I. N.54 del 08-07-2011. 

(Con la collaborazione di Giuseppe Marco Corsaro, Gaetano 

Amore, Paolo Lazzaro e Alessandra Mercurio) 

71

72 

St o r i a 

La non equa divisione delle terre comunal 

pertinenza del Distretto di Acireale. Con l’ 

Il Decreto del 2 giugno 1860 ordinava una redistribuzione terriera destinata a coloro che non ne avevano, ma non si provvide 

I 

l Parlamento siciliano nel 

mese di ottobre del 1812 

definì il nuovo assetto 

giuridico-amministrativo 

dell’Isola (attuato cinque 

anni dopo) con il quale la Provincia di 

Catania veniva suddivisa in tre Valli o 

Province: Catania, Caltagirone e Nicosia. 

Protestò vigorosamente la città di 

Acireale, che avrebbe perso potere e 

uffici a favore dell’eterna rivale Catania. 

Dopo ripetute istanze al re Ferdinando 

II, il 3 febbraio 1838 Acireale 

fu elevata anch’essa a capoluogo di un 

nuovo Distretto comprendente Mascali, 

Giarre e Linguaglossa (fino a Randazzo 

e Castiglione) che fino ad allora 

erano abbinate a Catania. Quando nel 

1841 furono emanate le disposizioni 

per lo scioglimento di promiscuità 

delle terre, una parte di questi fondi 

andarono ai Comuni affinché mantenessero 

gli usi civici a favore della 

popolazione più povera (far legna, pascolare, 

attingere acqua, seminare…), 

mentre la maggior parte passò all’aristocrazia 

terriera più aperta alla nuova 

economia e al ceto agrario borghese. 

Ma vi furono lunghissime controversie 

sul riconoscimento della parte pubblica 

perché in tantissimi casi c’era stata 

un’appropriazione indebita da parte 

dei “proprietari”, che avevano provveduto 

a chiuderla e a recintarla. Le controversie 

sugli usi civici di queste terre 

nel periodo borbonico videro spesso i 

contadini e la povera gente protestare 

contro gli usurpatori, che però avevano 

in mano le amministrazioni locali 

e facevano di tutto per impedire che 

venissero attuate le disposizioni. Essi, 

infatti, anziché consentire gli usi civici, 

intendevano concedere in affitto quelle 

terre, ricavandone in tal modo un 

di Giovanni Vecchio 

ulteriore guadagno. 

Quando Garibaldi arrivò in Sicilia, 

malgrado con il Decreto del 2 giugno 

1860 avesse ordinato la distribuzione 

delle terre comunali ai capifamiglia 

che non ne avevano, non si provvide 

alla quotizzazione. Da qui le dimostrazioni 

e gli scontri tra giugno e agosto 

di quell’anno in tanti centri, tra i quali 

Maletto, Randazzo e Castiglione. 

A Biancavilla e a Bronte si arrivò a 

uccidere i proprietari-amministratori 

che si opponevano con cavilli vari 

alla divisione delle terre demaniali. I 

casi più clamorosi furono denunciati 

al sottoprefetto di Acireale, l’aidonese 

Vincenzo Cordova, che era noto per la 

sua correttezza e imparzialità. Il 7 e l’8 

agosto ci furono le rivendicazioni con 

manifestazioni pubbliche a Randazzo, 

nonostante le fucilazioni che aveva 

ordinato Nino Bixio a Bronte qualche 

giorno prima; furono denunciate dai 

proprietari devastazioni e violenze 

che convinsero Bixio a chiedere rinforzi 

al maggiore Boldrini. Furono 

arrestate 15 persone, poi condannate 

dalla Corte speciale di Acireale a 19 

anni di carcere. A Linguaglossa, che 

era allora suddivisa di fatto in tre parti, 

dalla contrada di Cottone a quella 

di Tavola (feudo Fiumefreddo), da 

quest’ultima al piano dello Stornello 

(feudo San Basilio) e da lì alla sommità 

dell’Etna (feudo Lenze), al passaggio 

di Garibaldi ci furono dei disordini e il 

10 luglio anche degli arresti “per usurpazione 

violenta di terreno in comitiva 

armata”, ciò indusse Bixio a fermarsi 

nella città (6-7 agosto) e a pattugliare 

il paese. 

A Castiglione avvennero degli scontri 

il 30 e il 31 luglio, in connessione 

con quelli di Bronte. Anche quella po- 

A sinistra, Garibaldi acclamato come 

polazione aveva confidato nell’opera 

di Garibaldi per liberarsi dagli antichi 

soprusi subiti. Il maggiore Dezza fu 

chiamato a sedare i disordini e furono 

arrestate 13 persone, accusate per reati 

contro la persona e il patrimonio e poi 

portati in un primo tempo ad Acireale 

e successivamente a Giarre in domicilio 

forzoso; gli stessi vennero prosciolti 

sei mesi dopo. Un caso a parte 

fu quello di Piedimonte Etneo perché 

in questa località, se in un primo tempo 

vi erano state delle sommosse, in 

seguito gli amministratori (dal sindaco 

al capitano delle guardie) si dimostrarono 

favorevoli alla divisione delle

St o r i a 

nali nell’area jonico-etnea, 

n l’arrivo di Garibaldi non cambiò nulla 

provvide alla quotizzazione. Da qui le dimostrazioni e gli scontri tra giugno e agosto di quell’anno in tanti centri 

ato come San Michele Arcangelo. A destra, fucilazione degli insorti a Bronte da parte dei garibaldini di Nino Bixio. 

terre ai capifamiglia, come pure quelli 

di Calatabiano che rivendicarono lo 

scioglimento di promiscuità del feudo 

del principe di Palagonia. Ottenuto 

nel 1850 il risultato formale, tuttavia 

le terre non furono divise e si moltiplicarono 

controversie e proteste fino 

al 1879. Anche a nord-ovest del paese 

di Mascali c’erano delle terre comuni 

che non potevano essere date in enfiteusi 

e ci furono disordini che allarmarono 

le autorità locali, contrarie alla divisione. 

La quotizzazione avvenne nel 

1865 per intervento del prefetto, che 

impedì che le quote restassero ai pretesi 

proprietari anziché allo Stato, che 

aveva un gran bisogno di denaro. A 

Giarre poche terre erano rimaste pubbliche 

se non le sciare di Milo, Praino e 

Cavagrande, ma ci fu una controversia 

perché gli amministratori le ritenevano 

patrimoniali (con procedure diverse di 

alienazione). Non c’erano terre comuni 

a Dagala, allora frazione di Giarre, 

anche se risulta che il 10 luglio 1860 

furono effettuati degli arresti, segno 

che anche lì esistevano delle porzioni 

di terreno acquisito arbitrariamente 

dai signori acesi. 

Ad Acireale, Linera e Santa Venerina, 

la recinzione delle terre e il taglio 

del Bosco di Aci erano stati attuati nel 

corso del Settecento a seguito delle 

concessioni del Segreto di Aci, ma i 

proprietari si “clausurarono” anche le 

altre porzioni di terreno, che furono 

trasformate in vigneto, tanto che nel 

1820 il patrizio di Acireale Barone 

Floristella, a fronte di una richiesta di 

informazioni da parte dell’Intendente 

sul Bosco di Aci che da Pozzillo e 

Stazzo arrivava fino a Monterosso, rispose 

che non esistevano più boschi 

in quel territorio. Le proteste c’erano 

state, specialmente verso la metà del 

Settecento e una commissione verificò 

il taglio di migliaia di alberi, ma nulla 

si ottenne. 

73

74 

ru b r i C a

Ju Ji t S u 

Summer Camp Dai-Ki Dojo, 

un successo di partecipanti 

Anche quest’anno il club catanese ha organizzato la kermesse a Campofelice 

di Roccella, in provincia di Cefalù, coinvolgendo tutti i suoi iscritti, grandi e piccini 

UIl gruppo dei bambini con gli istruttori della Dai-Ki Dojo di ju jitsu. A destra la presentazione dell’evento 

n’esperienza indimenticabile. 

Anche 

quest’anno ha riscosso 

grande successo il 

Summer Camp di ju 

jitsu organizzato dalla Dai-Ki Dojo 

di Catania. L’iniziativa si è svolta a 

Campofelice di Roccella (Cefalù) 

ed ha visto protagonisti circa duecentocinquanta 

soci del club catanese 

di ju jitsu. Il programma della 

Dai-Ki Dojo è stato ricco di attività 

che sono state esposte all’arrivo 

durante il cocktail di benvenuto dai 

maestri rappresentanti le quattro 

sedi presenti del gruppo: la Dai-Ki 

Dojo di Catania, il Centro sportivo 

Muri Antichi, la First Fitness club e 

la Dai-Ki Dojo di Barcellona Pozzo 

di Gotto. Si sono tenute le lezioni 

in zone riservate per i bambini, i ragazzi 

e gli adulti, seguiti dall’intero 

staff di istruttori (Giovanni Puglisi, 

Carmelo Guglielmino, Massimo Di 

Guardo, Fabio Musumeci, Francesco 

Guglielmino, Salvo Pappalardo, 

Alessandro Bengala, Rino Genovese 

e Rocco Giannino), arricchite da 

nozioni di difesa personale impartite 

agli avventori del villaggio ed ai tanti 

accompagnatori, genitori e amici 

non praticanti. 

Tra gli adulti hanno riscosso successo 

le esibizioni di Alberto Failla e 

Marco Capilli, Salvatore Bosurgi ed 

Andrea Giglio, Davide Maccarone 

e Francesco Chiarenza. Nell’ultima 

giornata si sono svolti i “Summer 

Olympic Games”, un’agguerrita 

gara di giochi a squadre, capitanate 

da Sarah Calanna e Rocco Giannino, 

che ha coinvolto insieme genitori e 

bambini sul verde prato del villaggio, 

tra prove di tiro alla fune e una 

spietata battaglia di bombe d'acqua. 

Un grande divertimento per tutti, 

dunque, che rimanda con tanta energia 

alla prossima stagione sportiva, 

quella 2011/2012, dove la Dai-Ki 

Dojo festeggerà dieci anni di attività; 

un'esperienza unica soprattutto per 

i tantissimi bambini presenti, che 

hanno potuto condividere con amici 

e parenti momenti che difficilmente 

si cancelleranno dalla loro memoria. 

Innumerevoli i tuffi e le ore trascorse 

in piscina, tra i campi sportivi (dal 

calcetto al beach volley), alle serate 

danzanti in discoteca culminate nella 

divertentissima festa a tema Hawaiana 

con tanto di costumi, ghirlande 

e gara di "limbo", e tanto relax che 

ha favorito e sottolineato la grande 

armonia che caratterizza lo spirito 

Dai-Ki Dojo, perfettamente incarnato 

dai soci presenti. 

U. P. 

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Beach soccer: alla Plaja i gol e le emo 

76 

Sp o r t 

La manifestazione, giunta alla sedicesima edizione, si concluderà sabato 6 agosto con la disputa 

di Umberto Pioletti 

E 

state tempo di mare, 

sole e beach soccer. E 

al lido Azzurro della 

Plaja, come ogni anno, 

a tenere banco è il memorial 

“Salvatore Boccaccio”, ormai 

diventato un torneo affermato e 

prestigioso. 

Sulla sabbia dorata del litorale catanese 

è già cominciata, con risultati 

sorprendenti e partite altamente 

spettacolari, la sedicesima edizione 

della manifestazione organizzata 

dalla New Squash Club diretta da 

Vincenzo Gusmano. 

Nella partita inaugurale, i campioni 

in carica della Grecia dei fratelli 

Bruno e Scardaci si sono fatti raggiungere, 

nel finale, dalla matricola 

Argentina. 

Il match si è chiuso sul 3-3. Identico 

risultato tra la Serbia di Giovanni 

Pirone e la Nigeria di Luca Di Stefano. 

Avvincenti le gare delle categorie 

giovanili Under 11 e Under 14. Il 

lido Belvedere, detentore del titolo, 

ha faticato contro la rinnovata New 

Squash Club vincendo per 2-0. Con 

lo stesso punteggio, la United Nba 

ha regolato il Messico. 

Il Manchester, invece, ha piegato la 

Catania Nuova del tecnico Di Fede 

per 3-1. 

La squadra si è poi ripetuta battendo 

per 3-2 il Brasile di Di Silvestro. In 

evidenza il Catania ’46, che contro la 

malcapitata Catania Nuova, trascinato 

dallo scatenato “bomber” Tosto, 

ha segnato un poker di reti. Questi i 

gironi del memorial “Salvatore Boccaccio”. 

Open-Girone A: Grecia, Argentina, 

New Squash Club, Perù; gruppo 

B: Serbia, Nigeria, Inghilterra, Portogallo. 

Under 11: Lido Belvedere, 

New Squash Club, United Nba, 

Messico, Real Azzurro. Under 14: 

Sopra, la premiazione della scorsa edizione. A destra, un intervento del portiere del Mess 

Catania Nuova, Manchester United, 

Brasile, Real Madrid, Red Devil, Catania 

’46. 

Tutte le partite sono dirette dal 

Gruppo sportivo arbitri del presidente 

Alberto Incatasciato. 

Le attese finali si disputeranno sabato 

6 agosto. Intanto c’è una novità. 

Oltre al torneo Open e a quello 

Under 11 è stata inserita la categoria 

Under 14. 

“Per il memorial Boccaccio c’è 

sempre grande fermento da quando 

è stato istituito - spiega Vincenzo 

Gusmano della New Squash Club -. 

Il numero delle squadre è cresciuto 

sempre di più. 

Il torneo rappresenta un importante 

momento di aggregazione e di 

socializzazione.

Sp o r t 

mozioni del memorial “Boccaccio” 

isputa delle attese finali. La premiazione invece si terra’ l’11 agosto con una mega spaghettata 

del Messico, Ewin Montaruli, nel memorial di beach soccer. Sotto, Flavio Boccaccio in azione sulla sabbia del lido Azzurro 

Inoltre ci tengo a sottolineare, 

che le squadre iscritte sono 

soltanto interne alla struttura 

balneare del lido Azzurro”. Il 

memorial “Boccaccio” ha sfornato 

in passato anche dei campioncini 

che, dalla sabbia sono 

diventati forti sul rettangolo di 

gioco che conta, come Fabio 

Sciacca che adesso gioca in serie 

A con il Catania calcio. 

Tra le formazioni partecipanti 

a questa edizione i riflettori 

sono puntati sulla “Nigeria” 

di Nobile, ma attenzione 

anche all’“Uruguay” di Matteo 

Coco e alla “Fera o luni”. 

Nell’Under 11 ha cambiato 

volto la New Squash Club del 

capitano Miki Gusmano con 

E in piazza Nettuno, il Trofeo 

del Meridione di basket 3 contro 3 

Catania ospiterà, sabato 30 e domenica 

31, l’undicesima edizione del Trofeo del 

Meridione - Torneo Nazionale di basket 3 

contro 3. La prestigiosa kermesse cestistica 

si giocherà in piazza Nettuno sul lungomare 

di Ognina. Si preannunciano due giornate 

di partite altamente spettacolari e combattute, 

che come ogni estate saranno seguite 

da un numeroso pubblico di appassionati 

della “palla a spicchi”. L’iscrizione alla manifestazione 

di pallacanestro è gratuita per 

tutti i partecipanti. Il torneo prenderà il via 

sabato pomeriggio. Alle ore 16 scenderanno 

in campo la categoria Junior maschile (nati 

dal 1994 al 1997) e la categoria femminile 

unica. A seguire si disputeranno le sfide 

1 contro 1 di tutte le categorie. Domenica 

pomeriggio, invece, a partire dalle ore 16 si 

daranno battaglia i Senior maschili (nati nel 

1993 ed anni precedenti). Subito dopo si 

giocherà l’attesa finalissima nazionale. 

gli innesti di Antonio Fichera e 

il ritorno di Simone Di Mauro; 

la squadra in carica è quella del 

Belvedere del tecnico Giuffrida. 

Nell’Under 14, invece, tra le 

favorite spicca la “Red Devils” 

del tecnico Giovanni Pappalardo, 

un grande passato da giocatore 

nel Trecastagni e anche 

tecnico del Giarre. 

La premiazione si terrà l’11 

agosto, alle ore 21,30, con una 

mega spaghettata e giro pizza 

nello stabilimento balneare della 

Plaja. 

Intanto proseguono gli incontri, 

i gol e le emozioni 

aspettando la finalissima che 

decreterà la formazione vincitrice 

della sedicesima edizione. 

77

78 

12 

Ecco lo specchietto retrovisore elettronico 

Le automobili statunitensi potranno dotarsi nei prossimi giorni di un dispositivo che integra in un solo oggetto le funzioni 

di posizionatore Gps, navigatore satellitare, telefono Bluetooth e tecnologia BlueButton. L’oggetto si chiama “On- 

Star Fmv” e il BlueButton servirà per chiamare automaticamente i soccorsi in caso di incidente in virtù della tecnologia 

“crash response”. Ovviamente, se si dispone di un qualsiasi smartphone (anche di 2 

anni fa), quest’oggetto sarà assolutamente inutile, non facendo niente di più (e molto 

di meno) dei terminali di ultima generazione, anche per colpa del prezzo. Infatti fra acquisto, 

attivazione e abbonamento mensile gli americani che vorranno portarsi a casa 

questo specchietto elettronico dovranno sborsare quasi 600 dollari. 

Vacanze “salate” per chi porta con sé Fido 

Vacanze costose per i proprietari di cani che durante l’estate possono spendere da 3 fino a 20 euro al giorno. Una 

ciotola per l’acqua e una per i croccantini, una doccia dedicata e anche l’assistenza veterinaria tutti i giorni o solo nel 

weekend direttamente in spiaggia, in alcuni casi persino una polizza assicurativa contro i danni. Sono questi alcuni 

dei “benefit” offerti ai proprietari che vanno in vacanza con i propri animali in 

alcune strutture italiane. Il prezzo varia dai tre euro della spiaggia per cani di 

Caprera ai 4-5 euro a giornata di Maccarese, la spiaggia per cani che esiste 

dal 1988 (a cui va aggiunto il prezzo di ombrellone e sdraio) per finire con San 

Vincenzo, in provincia di Livorno, dove Fido entra gratis. 

Tornano gli East 17 dopo dodici anni di assenza 

Gli East 17, celebre boy band britannica, dopo dodici anni di silenzio sono tornati sulle scene musicali. Il nuovo 

brano “Secret Of My Life” pare voler seguire l’esempio delle loro hit degli anni ‘90: “House Of Love”, “Deep” 

e la numero 1 “Stay Another Day”, che il principale compositore della band, Tony Mortimer, dedicò al fratello 

suicida. Ed è proprio sulle composizioni di Tony Mortimer e sul nuovo cantante 

principale Blair Dreelan che la band punterà in futuro per il nuovo album che il 

prossimo mese di settembre uscirà per “Fod Records”. 

Drogata, instabile, amatissima: “Nurse Jackie” fa quattro 

fo C u S 7 

Il celebre dottor House si prepara a lasciare il suo pubblico di fedelissimi. L’ottava stagione del popolare telefilm che ha 

per protagonista il geniale e scorbutico medico sembra avviarsi ad essere l’ultima. Ma a reggere il vessillo dei “buoni ma 

disturbati”, gli antieroi del nostro tempo, ecco Nurse Jackie, interpretata da Edie Falco. L’infermiera 

nevrotica e tossicodipendente continua a mietere successi in termini di ascolti. Tanto che 

il canale Showtime ha messo in produzione la quarta serie del telefilm, del quale in Italia stiamo 

vedendo gli episodi della seconda stagione.

fo C u S 7 79 

l Brasile si affida ad Alexis Lopez 

Archiviata la bruciante eliminazione dalla Coppa America, il Brasile ha subito voltato pagina presentando il 

nuovo bikini ufficiale delle Seleçao. Come testimonial è stata scelta la splendida modella ventitreenne Alexis 

Lopez, che ha posato col due pezzi verdeoro che sta già facendo registrare prenotazioni 

da record. La brasiliana si è detta entusiasta di promuovere la nuova linea di costumi della 

nazionale del suo Paese, sperando che portino fortuna in vista dei Mondiali del 2014. 

Paola Perego e Lucio Presta pronti a dire di “sì” 

Ristorante vietato ai bambini con meno di 6 anni di età 

Si sono accese molte polemiche in seguito alla decisione di un ristorante di Monroeville, in Pennsylvania di vietare 

l’accesso ai bambini con meno di 6 anni di età. “Fanno troppo rumore e disturbano gli altri clienti. Non abbiamo nulla 

contro di loro, ma questo è un locale raffinato ed elegante”, ha spiegato Mike Vuick, 

proprietario del McDain’s. I residenti della cittadina si sono divisi tra chi sostiene 

che i bambini vanno “capiti” e accettati per quello che sono: bambini, appunto. Ed è 

normale (anzi, buon segno) che siano allegri e vivaci. Ma altri ritengono, invece, che 

molti genitori non si preoccupino di insegnare l’educazione ai figli. 

Per i pendolari arriva la valigia-scooter 

La vita dei pendolari è spesso dura, di corsa tra un treno ed un autobus, e con una valigia da portarsi dietro. 

Un’azienda inglese ha così pensato una curiosa soluzione ai problemi dei pendolari: una valigia-scooter. Infatti, la 

valigia (che è pensata per essere trasportata come bagaglio a mano sulla maggior 

parte degli aerei) si “trasforma” in un monopattino dotato di motore elettrico, 

che consente di percorrere brevi tragitti. Insomma, il pendolare non deve più 

preoccuparsi di portare la valigia, perché sarà la valigia a portare lui. E magari gli 

consentirà di risparmiare qualche tratta in autobus. 

Dopo tanti anni è arrivato il momento del “sì” per Paola Perego. A settembre sposerà Lucio Presta, potente manager 

della tv, ma soprattutto compagno fedele e premuroso. Sarà il secondo matrimonio per la conduttrice, 

dopo quello a 21 anni con Andrea Carvevale, ai tempi famoso calciatore, da cui ha avuto 

due figli, Giulia, 19 anni, e Riccardo, 15, cresciuti, poi, soprattutto al fianco di Lucio Presta. “Mi 

sono sposata convinta che fosse per sempre – ha raccontato Paola a Oggi -. Io ero una ragazzina. 

Andrea era sempre in giro ed è finita così. Io a casa e lui a divertirsi: direi che erano due stili di 

vita troppo lontani per convivere più di tanto. Quando ti sposi per la seconda volta lo fai con 

grande consapevolezza”. 

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me t e o

or o S C o p o 

Gli astri di Stella 

Dall’1 al 7 Agosto 

Ariete 

Ci vuole un po’ di pazienza, Marte in 

Cancro da giorno 3 esercita qualche freno 

professionale, recandovi nervosismi spesso 

ingiustificati. Contate su un weekend riposante 

per rilassarvi in compagnia di amici 

vecchi e nuovi. 

Gemelli 

Marte lascia il segno dei Gemelli giorno 

3. I nati di giugno ne traggono immediati 

vantaggi, attraverso maggiore distensione 

e consentendo di rilassarvi in compagnia 

dell’amore di sempre. II weekend è 

speciale, anche per il cuore. 

Leone 

Una splendida Venere nel vostro segno lascia 

prevedere un amore conosciuto fuori dal 

vostro entourage, forse anche durante un 

viaggio vacanziero all’insegna di spensieratezza 

e leggerezza soprattutto senza programmi 

per il futuro. 

Bilancia 

Marte in Cancro da giorno 3 impone nuove 

responsabilità professionali, inoltre nel 

vostro cielo astrale si presenta qualche 

conflitto riguardante una relazione ormai 

diventata stretta, che vi reca insofferenza e 

alla quale si deve riporre rimedio. 

Sagittario 

Venere e Mercurio, pur in posizioni diverse, 

sono utili per consolidare situazioni lavorative e 

finanziarie entro giovedì. Attenzione allo shopping 

sfrenato e alle girandole di carte di credito, 

più pericolose del previsto. 

Acquario 

Clima mutevole, i nati di febbraio osservano 

da spettatori i mutamenti celesti, riflettendo 

prima di agire. L’ottavo mese dell’anno non 

è mai stato per voi congeniale nelle relazioni 

per questo gli Astri consigliano di trovare 

un giusto accordo per aprire un confronto 

costruttivo. 

Toro 

Settimana ottima per viaggiare, frequentare 

amici e amori segreti, stabilire nuove 

regole del gioco in campo professionale. 

Marte sprona chi affronta le ultime prove 

di esame, poco prima della pausa vacanziera. 

Cancro 

Umore indecifrabile, Marte fa il suo ingresso 

nel vostro segno giorno 3, con un forte pressing, 

in famiglia e nel lavoro. La parola d’ordine è 

prudenza. Una fuga marina nel fine settimana 

è ideale, per riposare e riflettere, possibilmente 

in compagnia di voi stessi. 

Vergine 

Mercurio è una presenza distensiva in queste 

giornate di quasi vacanza. La Luna facilita 

risultati finanziari nei primi giorni, con 

fughe previste da giovedì in poi. Approfittate 

di questa settimana per dimenticare le tensioni 

dei mesi passati. Siete in lenta ripresa. 

Scorpione 

Giove nel settore della famiglia pone 

dei limiti da rispettare senza andare in 

escandescenza richiedendo attenzioni costanti, 

senza poter delegare come si vorrebbe. 

Weekend dedicato al riposo, come non 

accadeva da tempo. 

Capricorno 

Una battaglia astrale nel vostro cielo da monitorare 

con giusta cautela. Bisogna stringere i 

denti ripetendo che è solo questione di giorni 

evitando assolutamente colpi di testa. Marte 

in Cancro da giorno 3 non consente la libertà 

di azione desiderata interessando i nati di 

dicembre. 

Pesci 

Mercurio opposto non vi aiuta a mettere 

a fuoco la partita lavorativa e finanziaria. 

Meglio non avere fretta e saper aspettare, 

da giorno 3 Marte in Cancro è un paladino 

fedele, con intuizioni fenomenali a 360°. 

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C' 

era un medico incapace, nemico di studi e 

aggiornamenti, ma versatissimo in una specialità 

che gli consentiva fitta clientela e pubblica 

estimazione: parlava ai pazienti (termine 

appropriatissimo) una lingua difficile, con terminologia astrale, 

incomprensibile, ma incantatrice. 

Quando qualcuno dei malati, dopo anni di parole rombanti, 

cominciava a diffidare, o.. se ne andava o veniva sostituito da tanti 

altri nuovi clienti che si affidavano al “professorone”. 

Fine del preambolo e avvio al tema. 

Che significa “stage” o “work experience” riferendoci alla formazione 

di nuovi lavoratori? 

In sintesi, e per evitare equivoci, solo aria fritta. 

Il giochino si sviluppa così: io ti assicuro tanti voti, tu mi dai 

sostanziosi contributi; io fingo di offrire un lavoro, ma, in effetti, 

cialtronescamente, confeziono bolle di sapone. 

Infatti: i tirocinanti che ci costano 252 mila euro pro capite 

vengono, dopo un certo periodo (due anni, in media), scaricati dal 

datore di lavoro, che usufruisce di tanti destini a costo zero (per- 

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ru b r i C a 

Senza Rete 

(L’inganno continua: 

la “formazione”) 

In Sicilia si fabbrica aria fritta 

di Enzo Trantino 

ché è l’ente pubblico a pagare), sul mercato occupazionale che 

assorbe l’otto per cento dell’esercito, lasciando a spasso, usurato 

e frustrato, il 92 per cento (quasi l’intera cifra degli aspiranti!). Il 

fenomeno è ai limiti del codice penale, quando per esempio, in 

certi istituti di vigilanza, dopo un biennio di speranza di stabilizzazione, 

si mettono alla porta padri di famiglia (autentica rottamazione!) 

ringraziandoli con un calcio. 

L’“illusione clientelare” (secondo efficace definizione di Michele 

Giuliano) costa al contribuente 330 milioni per il biennio, 

registrando 17.000 unità che partecipano ai corsi e solo 1300 i 

fortunati… 

La domanda è immediata: ma non sanno gli “aspiranti” che un 

probabile destino oscuro sta in agguato? 

La risposta la offre la pistola della “roulette” russa, interpetrata 

all’opposto, in quanto agli esiti. In quel gioco di morte (un 

solo colpo nel tamburo, che può essere quello fatale) si confida 

nella fortunata pressione a vuoto del grilletto; nel caso del lavoro 

si spera, invece, che sia quello giusto, il colpo fortunato del lavoro 

cioè. La catena dell’inganno così si svolge: i fondi partono 

dall’Europa, vengono distribuiti dalla Regione, infine amministrati 

(!!) dai soggetti che “formano” la disperazione di quasi tutti 

gli illusi. D’altro canto che fare? Ognuno pensa di rientrare nella 

piccola “aliquota del pane”, del futuro contratto di lavoro cioè, 

per poi finire nel vallone di provenienza, quella dei senza arte 

né parte. Ipocritamente, chi ha responsabilità della gestione del 

lavoro finanziato, abbaia alla luna, pontificando sulla “crescita del 

precariato”, a seguito della prassi perversa “stage=truffa”. Perché 

fingere sorpresa della cifra abissale del 46 per cento (42 di 

base, aggravato dalla disoccupazione femminile), dei giovani siciliani 

(tra i 15 e i 24 anni) a spasso, quando la macchina del vuoto 

(“formazione” cioè, come attualmente praticata) agisce a pieno 

regime? Se poi il 38 per cento dei giovani siciliani rifiuta studio e 

lavoro, nevrosi a parte, la spiegazione non è complicata… 

Soluzioni? Tante: dalla moralizzazione intimata ai responsabili 

dello sfascio, all’università che non deve rinunciare al ruolo chiudendosi 

su se stessa, ai sindacati che la smettano coi comizi e si 

attivino nelle ispezioni sino alla denuncia penale, ove necessaria, 

al ritorno a De Filippo… 

Che c’entra De Filippo, il maestro napoletano?Perché la nostra 

speranza si affida oramai all’evento: “a da passà a’ nuttata”…

Cr o n a C a 

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Università: tanto rumore per nulla - I Vespri

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