SETTEMBRE 2010 NUMERO 91 - Urban

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SETTEMBRE 2010 NUMERO 91

SOMMARIO
9 | EDITORIALE
11 | ICON
13 | INTERURBANA
al telefono con Alessia Bernasconi
14 | CULT
di Federico Poletti
18 | ROXANE MESQUIDA
di Roberto Croci
23 | DESIGN
di Olivia Porta
24 | TEEN FILES
di Ciro Cacciola
foto Olivia Bee
28 | GLI ORIGAMI DI BRAGANZA
di Federico Poletti
disegni Jean-Pierre Braganza
30 | LE GRAND FOODING
di Mirta Oregna
illustrazioni Paolo Ulian/ Thomas
Brissot
32 | LIBRI
di Marta Topis
33 | NIGHTLIFE
di Lorenzo Tiezzi
35 | URBAN PRESENTA:
MICRO CATTELAN
a cura di Francesca Bonazzoli
foto Zeno Zotti
50 | MUSICA
di Paolo Madeddu
MENSILE, ANNO X, NUMERO 91
www.urbanmagazine.it
redazione.urban@rcs.it
DIRETTORE RESPONSABILE
Alberto Coretti
alberto.coretti@rcs.it
PROGETTO GRAFICO
Topos Graphics
ART DIRECTION
Sergio Juan
CAPOSERVIZIO
Floriana Cavallo
floriana.cavallo@rcs.it
SEGRETARIA DI REDAZIONE
Rosy Settanni
rosy.settanni@rcs.it
FASHION
a cura di Ivan Bontchev
fashion.urban@rcs.it
AMMINISTRATORE DELEGATO
Bruno Lommi
MARKETING MANAGER
Giancarlo Piana
FIELD MANAGER
Carmine Scandale
52 | MY LITTLE CHINA GIRL
foto Andrew Soule
styling Ivan Bontchev
63 | DETAILS
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi
64 | BACK TO THE 60’S
foto Jolijn Snijders
styling DelÞ na Pinardi
P. 64
75 | FUORI
URBAN
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82 | ULTIMA FERMATA
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foto di Pierpaolo Ferrari
CAMPANIA/CALABRIA/PUGLIA/
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Terracciano
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80010 Quarto (NA)
tel. 081.854.1705
cell. 338.365.9683
r.ponticelli@pepmediagroup.it
URBAN | 7

EDITORIALE
HANNO COLLABORATO
CON NOI
Franco Fr Fran an anco co Bol Bolelli ol o el e li Giovanni Gi G ov ovan an anni ni n Hänninen
Hän än änni ni n ne n n Francesca Fr Fran an a ce cesc sc sca a Roveda Ro Rove ve veda da d
Francesca Bonazzoli Paolo Madeddu
Laura Ruggieri
Bruno Boveri
Mirta Oregna
Jolijn Snijders
Ciro Cacciola
DelÞ na Pinardi
Andrew Soule
Lorenzo Candioto Federico Poletti
Lorenzo Tiezzi
Giorgio Codazzi
Olivia Porta
Marta Topis
Roberto Croci
Sara Rambaldi
Zeno Zotti
Edoardo Fabbri
(artwork)
Pierpaolo Ferrari
Leo Rieser
UNO STRAPPO ALLA
REGOLA
Che cosa ci fa Maurizio Cattelan, seduto su
una poltrona giallo marcio, con un mazzo di
fi ori scomposto in grembo e travestito da
vecchia, sulla nostra copertina?
Una metafora dei suoi incombenti 50 anni?
L’ostentazione di un’immagine antimoda? Una
citazione dell’iconografi a sacra? Domande
destinate a rimanere senza risposta ma che
creano la giusta disposizione d’animo con cui
affrontare questo numero di Urban.
Ebbene sì, insieme a Maurizio Cattelan abbiamo
realizzato un progetto speciale con una serie
di modellini inediti delle sue opere. Non si
tratta di un articolo un po’ più lungo del
solito. Non si tratta neanche del catalogo
che affi ancherà a Milano la mostra di Palazzo
Reale e l’installazione in piazza Affari. Su
questo numero di Urban abbiamo pensato a una
vera e propria personale di 14 pagine. Una
mostra unica, con sede espositiva diffusa e
realizzata esclusivamente su carta!
URBAN | 9

L’OGGETTO L’OGGE DEL MESE
PACGRANADE
NEW YORK ICON
SCELTO SCEL DA CHRISTIANE AMANPOUR
CHRISTIANE AMANPOUR
È l’inviata di guerra per eccellenza, volto storico della CNN.
Secondo la rivista Forbes è tra le 100 donne più inß uenti del
mondo
URBAN | 11

AL TELEFONO CON
ALESSIA BERNASCONI
BARCELONA, DETTA BARÇA: CINQUE PAROLE PER CINQUE
LETTERE CHE PROFUMANO DI IDENTITÀ NASCOSTE.
“Born, Architettura, Rumbo, Cosmopolita e
Avanguardia”.
BORN?
“Insieme a Gracia e Raval, uno dei quartieri più innovatori di Barça,
sicuramente quello considerato più cool: atmosfera bohemio-chic,
profumo di sole e salsedine, raccolto tra la spiaggia di Barceloneta e il
centro storico modernista”.
PERFETTO PER UNA RINASCITA QUOTIDIANA,
PENSANDO “BORN” ALL’INGLESE.
“E per lasciarsi ispirare dai piccoli
dettagli che attraggono l’attenzione,
pensandola alla catalana”.
LA PRIMA ABITUDINE CHE HAI CAMBIATO TRASFERENDOTI?
“Ho potuto abbandonare l’auto. Qui i mezzi pubblici, oltre a essere effi cienti
e capillari, spesso diventano teatro di percorsi creativi di vario genere: dalla
scrittura di racconti brevi a esposizioni fotograÞ che sulla Barcellona del terzo
millennio”.
OGNUNO SCEGLIE IL PROPRIO MEZZO (PUBBLICO) PER ARRIVARE AGLI ALTRI,
INSOMMA.
“Sì, e la strada non è mai scontata. Per quanto mi riguarda, ho trovato
qui la possibilità di sperimentare la convivenza tra tradizione e
innovazione, istituzionale e ribellione… E soprattutto di consolidare
un’esperienza professionale che in Italia sembra ancora un
capriccio”.
IL TUTTO PUR ESSENDO DONNA E “STRANIERA”?
“Sì, perché qui ciò che conta non è il genere sessuale,
bensì il genere di idee che vuoi realizzare”.
VIENE DA DIRE “ALTRO CHE SIESTA!”
“Mi piace dire che qui si vive con la
visione imprenditoriale di Milano e
l’atteggiamento rilassato di Roma.
Il tutto accompagnato da modi
estremamente educati e un piacevole
BARCELONA INTERURBANA
rispetto delle regole comuni”.
LA MOVIDA… PARDON! IL RUMBO APPLICATO AL LAVORO?
“Il carattere catalano è sempre in movimento. L’espressione ‘cada
uno a su bola’ ben sintetizza la loro visione della frenesia: vuole
dire che le persone si muovono al proprio ritmo e sono ‘prese dalle
loro cose’ prima di tutto”.
APPLICHIAMOLA AL TUO LAVORO. DOVE CI PORTI A FARE SHOPPING?
“I negozi del Born e del Raval sono perfetti per incontrare le marche più
innovative, i disegnatori più eclettici e il vintage. Poi, Barcellona ha uno dei
percorsi di shopping più lunghi d’Europa, se consideriamo di percorrere
l’intero Passeig de Gracia e Diagonal. Insomma, ‘stile che vuoi, strada che
trovi’: qui è davvero possibile creare un percorso per ogni gusto”.
CHE COSA FA IMPAZZIRE I CATALANI?
“A parte skateboard e sneaker per i più
alternativi, cialde Nespresso e i-Phone per i
‘pijos’ (i ‘Þ ghetti’), qui l’oscuro oggetto del
desiderio è il Power Balance. Un braccialetto
di plastica brevettato per riequilibrare gli stati
energetici. Ci credono talmente tanto che
ai concorsi per pompieri lo fanno togliere…
nel caso inß uenzasse davvero i livelli di forza
Þ sica!”.
ORA CHE SIAMO ANCHE INVINCIBILI, DOVE
ANDIAMO A BRINDARE?
“Un bel calice di Cava, lo
champagne locale, alla terrazza
del W-Hotel, aperta circa un anno
fa (va moltissimo!), oppure un
bicchiere di Vermouth nei tapasbar
dell’Eixample o alla Cerveceria
Catalana di c/Mallorca. Non prima di
una paella al Restaurante 7 Portes o
Comerç 24 nel Born”.
ALESSIA BERNASCONI è The Close Up Image Consulting. Dopo Verona, Bologna, Roma e Milano, si trasferisce a Barcellona portando oltre
conÞ ne l’attività di cool hunter e personal shopper. In pratica, va a caccia di cose Þ ghe da indossare e da vivere. Perché essere “a la ultima”,
come ci racconta dalle Ramblas, è anche un modo di volersi bene. E divertirsi, in salsa catalana.
DI EDOARDO FABBRI
URBAN | 13

MSGM
milano cult
di FEdEricO POlEtti
talenti alla ribalta
A settembre la scena della moda milanese è ricca di eventi dedicati ai talenti emergenti,
protagonisti di sfilate e presentazioni. Si parte dalla grande mostra-installazione che
raccoglie i new talent selezionati da Vogue e i dieci finalisti del concorso Who is on next?,
progetto di scouting organizzato da AltaRoma e Vogue Italia : il 22 e 23 settembre a Palazzo
Morando (via Sant’Andrea, 6) sono esposte le collezioni di Rosa Clandestino, Erkan
Çoruh, MSGM, Dmajuscule, Elisa Palomino, Gail Sorronda, Bragia per il pret-à-porter,
Jerome C. Rousseau, Arnoldo e Battois e Claudio Montias per gli accessori.
Dal 22 al 28 settembre c’è N.U.DE, che sta per “new upcoming designer”, la sfilata di
giovani promesse organizzata dalla Camera Nazionale della Moda: quest’anno vedremo
Cristiano Burani, Chicca Lualdi Beequeen e Francesca Liberatore. Last but not least,
l’importante vetrina di Milano Prêt-à-Porter (dal 24 al 27 settembre) che dedica un’area
ai nuovi talenti: tra i selezionati, i Leitmotiv, ovvero Juan Caro e Fabio Sasso, poi Cristina
Miraldi, Gilda Giambra e Vivetta col suo stile ironico e surrealista.
sisley art project
Una serie di giubbotti in pelle da motociclista
personalizzati da 17 artisti pop contemporanei: un
progetto curato da Glenn O’Brien che si trasformerà prima
in mostra e poi in asta benefica a favore del Museo Andy
Warhol di Pittsburgh, che celebra il suo quindicesimo
anniversario. Lo stesso Warhol collezionò alcune giacche
in pelle, tra cui una con il suo ritratto e quello di Jean-
Michel Basquiat. Le 18 giacche commissionate da Sisley
sono in mostra per tutta la settimana della Moda nelle
vetrine dello store di San Babila e saranno poi esposte a
Pittsburgh accanto a quelle della collezione personale di
Warhol.
www.sisley.com
14 | urban
LEITMOTIV
10 corso como per tre
In 10 Corso Como, dal 9 settembre, una speciale
installazione fa convivere le fotografie di Todd Selby
con i bauli deluxe del marchio francese Pinel&Pinel e le
Havaianas. Oltre ai sorprendenti bauli che contengono da
intere serre ad apparecchi stereo, Pinel&Pinel ha creato
per l’occasione speciali inserti in coccodrillo per le flip
flop brasiliane. Una limited edition di 24 paia, venduta
esclusivamente in 10 Corso Como, il cui ricavato andrà a
favore della famiglia del regista inglese James Lebon.
www.10corsocomo.com
master in e-fashion
La pluriennale esperienza nella formazione dell’Istituto
Marangoni si incontra con la consolidata competenza
in internet retail di Yoox Group per dare vita alla nuova
edizione del Master in E-Fashion, che inizia il 18 ottobre
a Milano. Vista l’inarrestabile crescita del fenomeno
e-commerce, il master prova a svelare segreti e strategie
e a formare nuove figure professionali indispensabili per
una comunicazione digitale di successo, settore in cui
non esiste una vera e propria formazione specialistica. È
sostenuto da diversi brand moda, tra cui Giorgio Armani,
Bally, Dsquared2, Jil Sander, Marni, Moschino, Valentino,
che offriranno borse di studio e stage ai migliori studenti.
www.istitutomarangoni.it
GILDA GIAMBRA
uniqlo by jil sander
Il successo delle catene low price è inarrestabile non solo per i prezzi competitivi, ma anche
per la creatività delle collezioni, che si avvalgono sempre più spesso di collaborazioni con
designer d’avanguardia. Uniqlo – marchio del fast fashion giapponese – sta espandendosi
anche in Europa. Si caratterizza per uno stile minimale con ottimo rapporto qualità/
prezzo e soprattutto per le infinite varianti cromatiche dei prodotti. Dopo l’apertura del
recente flagship store a Parigi, Uniqlo potrebbe sbarcare presto anche in Italia. Tra le varie
collaborazioni continua la partnership con Jil Sander, che accetta la sfida di riuscire a
produrre una collezione a prezzi Uniqlo in armonia con il suo dna stilistico. Un modo per
far amare i designer del futuro a un’audience sempre più ampia, come dimostra il successo
degli store Uniqlo tra Parigi, Londra e New York.
www.uniqlo.com
by myself t-shirt
Graniph: t-shirt di alta qualità con disegni, illustrazioni,
grafiche, fotografie realizzate da artisti selezionati in ogni
parte del mondo. Una strategia di design applicato al
mondo t-shirt che permette di offrire al mercato più di
100 modelli ogni mese, stampati con riproduzioni limited
edition, ma sempre con un occhio al prezzo. Questi i punti
forza dello store Tokyo based, che sta aprendo anche
in Europa e negli Stati Uniti. Inoltre Graniph organizza
regolarmente concorsi ai quali possono partecipare creativi
di tutte le età, senza limiti alle tecniche e alla fantasia:
l’importante è che l’opera si possa riprodurre su una t-shirt!
www.graniph.com
nintendo in 3d
onitsuka x koi koi
Si rinnova la collaborazione tra il gruppo creativo
berlinese Koi Klub e Onitsuka Tiger per il progetto Koi
Koi, che tradotto significa “amore intenso”. Si tratta di
una limited edition, riedizione delle Lay up 72, sneaker
di estrazione basket. Su ogni modello è inciso al laser il
carattere giapponese Koi Koi, un vero inno all’amore: il
colore nude look rimanda alla tonalità della pelle degli
amanti, mentre l’arancione ai colori del felino e del
calore passionale. Un messaggio d’amore a chiare lettere
giapponesi.
www.onitsukatiger.com
Il mondo dei videogiochi è in costante movimento.
Da sempre Nintendo è sinonimo di innovazione, dai
primi giochi tramite schermo touch screen fino alla
rivoluzionaria Wii. Ora l’esperienza di gioco è sempre
più reale con Nintendo 3DS, una console portatile che
permette di giocare in 3D senza bisogno di indossare
occhiali speciali. Tantissimi i titoli di videogiochi
da godersi con una dimensione e profondità senza
precedenti, per un’esperienza che sposta ulteriormente i
confini tra reale e virtuale.
www.nintendo.com
tokyo cult
di FEdEricO POlEtti
urban | 15

GENTILE CONCESSIONE ARCHIVIO ATELIER FRANCO LITRICO ©
MADE IN TOWN
Una geograÞ a di Roma letteralmente inedita: un mondo di botteghe e di
preziosi laboratori sartoriali emerge infatti dal volume Una guida su misura isura
– Roma di Pascal Gautrand e Andrea Spezzigu (Palombi editori, 19 Euro). o).
L’imperdibile vademecum raccoglie 239 indirizzi di sarti, camiciai, calzolai, zolai,
pellettieri, oraÞ o astucciai: una cartograÞ a dell’eccellenza romana dedicata dicata
a tutti gli uomini che non vogliono perdere il piacere di farsi realizzare abiti e
accessori su misura. Un progetto che vuole rilanciare la creatività artigianale gianale
lontana dall’omologazione del fast fashion. Molto attesi i prossimi volumi umi di
questa collana che saranno dedicati ai migliori indirizzi romani per la donna
e all’esplorazione di città come Parigi e New York.
www.palombieditori.it
ROMAEUROPA ROMAEU FESTIVAL
ROMA CULT
DI FEDERICO POLETTI
Romaeuropa Ro R maeuropa FFestival
taglia l’invidiabile traguardo dei 25 anni. Per celebrare
a dovere l’ann l’anniversario, ecco un programma che prevede due mesi di
attività, dal 21 settembre al 2 dicembre, con 38 proposte in nove diversi
spazi sp s azi della città. cit Spettacoli teatrali, performance, arti visive, danza e musica
come co c me m sempre si intrecciano in un calendario che vede protagonisti Romeo
Castellucci, Ca Cast s ellucc cci, Peter P Sellers, José Montalvo e Dominique Hervieu, Jan Fabre,
solo per cit citarne i ar alcuni. Ma Romaeuropa dà spazio anche ai debutti di Guy
Cassiers Ca C ssiers e Wajdi Wa Mouawad, che da estetiche diverse ripercorrono i Þ li
de ddella lla memoria, memori di Laurie Anderson e Massimiliano Civica. Un progetto
contemporan
contemporaneo anche nella fruizione e comunicazione, attraverso il web
2.0 e la realtà
aumentata.
ww www.roma
www.romaeuropa.net
maeu
COMPATTO E IMPERTINENTE: IM
È JUKE
Non è un suv, non è una sportiva e soprattutto odia essere etichettato.
È Juke, il nuovo crossov crossover Nissan di grande personalità, nato per essere
fuori dagli schemi. Agile e compatto in città, poderoso sulla strada, Juke è
maledettamente sinuoso e sempre pronto all’avventura. A due o quattro
ruote motrici, Juke è a suo agio soprattutto quando la città si trasforma in
giungla urbana. A bordo, l’abitacolo è cucito addosso al guidatore come
se fosse il cockpit di un caccia. Le motorizzazioni sono tre per adattarsi
ai diversi stili di guida: dai 110 cavalli del 1100 diesel ai 190 del 1600 a
benzina. Juke è portatore sano di ribellione e nemico dichiarato dell’ordine
costituito. Da 16.490 euro.
www.nissan.it
URBAN | 17

paris cinema
© SIMon EMMETT/ TRunK ARCHIVE
Roxane mesquida
TesTo roberto croci Parole dell’hit Roxanne che i Police cantavano nel 1978. Tre anni
dopo nasce lei, Roxane Mesquida, scoperta per caso a 13 anni dal registasceneggiatore
Manuel Pradal, che, forse ammaliato dagli intensi occhi cerulei
e dall’atteggiamento sfacciato, ribelle, quasi strafottente, le offre la sua
prima parte cinematografica in Maria della Baia degli Angeli. Da allora 12 film
provocanti, irriverenti, con registi culto tra cui Ismaël Ferroukhi (Viaggio alla
Mecca), Kim Chapiron (Sheitan), Gregg Araki (Kaboom), Catherine Breillat
(Une vieille maîtresse), Michael Steiner (Sennentuntschi) e Quentin Dupieux
con l’horror Rubber.
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ROXANE COME LA PROTAGONISTA DELLA CANZONE O LA PRINCIPESSA PERSIANA
MOGLIE DI ALESSANDRO MAGNO?
“Niente riferimenti storici, mia madre Françoise di origine algerina ha la musica
nel sangue, è cresciuta ascoltando Raï, genere musicale nato nel suo paese
all’inizio degli anni ’20, e incarnato in tempi moderni da Cheb Mami, Khaled,
Rachid Taha. Siccome quando era incinta non aveva idea di come chiamarmi
si è ispirata a un graffi to di una camera d’albergo che citava le parole del nostro
amato Sting. Ancora prima di nascere ero totalmente rock & roll!”.
MEDITERRANEA, SENSUALE E DECISAMENTE ANTICONFORMISTA. COME SI DICE NEGLI
STATES: ARE YOU FOR REAL?
“Sono una del Sud, cresciuta a Belle de Mai, una zona di Marsiglia, e poi
Le Pradet a 10 chilometri da Tolone, famosa per il vino bianco e l’onestà
dei suoi abitanti. Non ho nessuna intenzione di rimanere ingabbiata nello
stereotipo della classica attrice che fa di tutto per ottenere una parte. Le mie
scelte parlano da sole, mi interessa il cinema d’autore e quello indipendente.
Sono andata a Los Angeles solo per poter incontrare registi come Quentin
Tarantino, Harmony Korine, Carlos Reygadas, Lodge Kerrigan e Gus Van
Sant, non certo per diventare una star di Hollywood. Mi interessa fare l’attrice
solo se posso fare fi lm interessanti, non cerco nessuna scorciatoia, la strada
per chi sceglie di fare un cinema diverso è diffi cile, non mi piacciono le vie di
mezzo, voglio recitare in fi lm che la gente possa odiare o amare, l’importante
è che abbia un’opinione ben precisa, che quando esca discuta, ne parli, anche
a costo di litigare. Far andare il cervello fa sempre bene alla gente, evita il
rincoglionimento. Mi interessano ruoli al limite dell’estremo che trattano
argomenti complicati come il sesso o la morte. Ma non voglio dipendere dal
cinema per mantenermi nella vita, piuttosto che fare un fi lm orribile preferirei
trovare lavoro come baby sitter”.
È VERO CHE NON HAI MAI STUDIATO RECITAZIONE?
“Non ho mai studiato in Francia, ma dopo aver fatto Une vieille maîtresse ho
fatto scambio casa con il mio appartamento di Parigi e mi sono trasferita
tre mesi a New York per frequentare una scuola di recitazione. Da sola. Mi
sono innamorata della città, suoni e colori, della sua energia e quella dei suoi
abitanti. A scuola ero l’unica che non parlava inglese e questo mi è servito
per capire come esprimere meglio le mie emozioni non tanto per imparare i
trucchi del mestiere ma per mettere a nudo la mia anima”.
CI SONO REGISTI A CUI NON POTRESTI DIRE NO?
“Se mi chiamasse Darren Aronofsky partirei domani; e poi Sofi a Coppola
perché mi piace come ritrae le donne nei suoi fi lm; la brutalità di Gaspar Noé,
il surrealismo di Michel Gondry e di nuovo Gregg Araki: per lavorare con lui
devi essere disposta a fare di tutto, non devi essere timida o avere il senso
del ridicolo. Tra gli attori vorrei cimentarmi con Gael García Bernal, bravo e
veramente sexy. Vorrei anche lavorare in Giappone e in Russia, sarei persino
disposta a imparare la lingua. Nel frattempo sto apprendendo ad hablar en
español, nunca es tu sabe, non si sa mai”.
PROSSIMO FILM?
È un dramma dal titolo The hole in the wall e narra la storia di una ragazza a
cui è morto il padre e la relazione che ha con le decine di topi che infestano
l’appartamento. Uno dei miei soliti fi lm, aspettatevi di tutto...
CHE COSA FAI QUANDO NON LAVORI?
“Sono una real estate agent assatanata come pochi. Ho un senso del business
davvero spiccato. Compro e rivendo appartamenti. Sto scrivendo un libro con
mia madre, che ha già pubblicato due autobiografi e. Potrei anche produrre
fi lm. Ho un gusto innato per giudicare uno script interessante da una cagata.
Ma per fare fi lm oggi ci vogliono soldi, parecchi, e il futuro del cinema è nelle
mani dei fi nanzieri non degli artisti”.
OLTRE AL CINEMA HAI ALTRE PASSIONI: MUSICA, MODA E ARTE.
“Ascolto un po’ tutto ma amo rock, hip hop e punk. Quando posso faccio la
dj nei club parigini o di LA con il mio amico Frédéric Da del gruppo MDNA.
La moda per me è un’espressione artistica come il cinema, se non avessi fatto
l’attrice avrei studiato arte, ammiro Chaïm Soutine e Edward Munch. Mi
piacerebbe essere la modella feticcio di designer come Galliano, Gaultier o
Lagerfeld, anche se i miei marchi preferiti sono gli italiani Miu Miu e Fendi.
Le scarpe vittoriane del canadese Jerome Chouinard-Rousseau invece mi
eccitano, si ispirano a Kate Bush ed Elli et Jacno degli anni ’80. Le linee sono
eccentriche e sexy. Amo i tacchi, li indosso sempre, sempre, altrimenti mi
sento depressa”.
E SOTTO I VESTITI?
“Biancheria intima fi nissima e particolare...”.
Da rimanere purtroppo una passione segreta per tutti noi. •
URBAN | 21

VARIAZIONI SUL
CINQUANTESIMO
Festeggia i suoi primi 50 anni la sedia più famosa al mondo, del designer
danese Verner Panton. A metà del secolo scorso, dopo una lunga messa a
punto, ha creato la Panton Chair, una sedia basculante in plastica realizzata a
in un unico stampo, che Vitra ha poi messo in produzione. Gli studenti
dell’International School of Monza celebrano ora il suo anniversario con libere bere
reinterpretazioni della stessa, legandosi al tema dell’eco-sostenibilità. Le
opere della collezione 19 Green Panton Chair andranno all’asta prima di Natale. tale.
www.vitra.com
ww.vitra.com
ANTWERP
CRANE LAMP
Sono state disegnate esclusivamente per Carpenters Workshop Gallery di
Londra dallo Studio Job, duo creativo che fa base ad Anversa: si chiamano
Crane Lamp e Wrecking ball lamp, da terra e da tavolo, sono interamente di
bronzo e il cavo elettrico attraversa il nucleo centrale Þ no ad arrivare alla fonte onte
luminosa appesa. La gru è un’invenzione antica con una lunga storia di uso
industriale e qui è stata miniaturizzata in un pezzo di design ornamentale.
Perché la creatività non ha conÞ ni.
www.cwgdesign.com
www.studiojob.be
LONDON LO LOONDON
LONDON LON DESIGN FESTIVAL
Parte Part il 18 settembre la kermesse di nove giorni nella capitale del design
creativo, crea con marchi top e talenti emergenti tra eventi, mostre e installazioni,
in un’atmosfera un
decisamente internazionale. Tra le tappe importanti, la Þ era
100%design, 100% il Victoria and Albert Museum e museumaker con il progetto di Kei
Ito per p i giardini del Geff rye Museum, ovvero un impianto di illuminazione che
raffi gura una parata di sedie e lampade di tessuto in Þ bra ottica.
www www.londondesignfestival.com
www www.museumaker.com
www www.vam.ac.uk
www www.100percentdesign.co.uk
WIEN & CO. DESIGN
DI OLIVIA PORTA
URBAN | 23

portland Fenomeni
teen files
Nati con il telefonino e cresciuti con la digitale, gli under 20 ritraggono
se stessi e il loro mondo con una naturalezza inarrivabile. Che sta contagiando la
fotografia con la effe maiuscola
TesTo ciro cacciola
FoTo olivia bee
Costantemente alle prese con prolungamenti tecnologici
del sé, in contatto diretto con il mondo attraverso il web,
gli adolescenti ci incantano con quell’aria sognante, ci inteneriscono
con quegli sguardi fashionisti e mélo, ci abbagliano con la bellezza
sfrontata, esibita ma ancora acerba, usata, strumentalizzata, venduta,
pubblicata dai soliti, sospetti adulti. Tecnologia e rete però giocano dalla
loro parte. Ed è così che gli adorabili, insopportabili adolescenti stanno
finalmente mettendo in luce la propria creatività, utilizzando al massimo
le possibilità offerte dal “nuovo” che li circonda. E che dominano. In
prima persona! Raccontare se stessi, il loro mondo, le loro visioni è fra le
cose che gli riesce meglio. E non è un racconto di parole: per loro sono
soprattutto le immagini a parlare.
“My real name isn’t olivia bee it’s olivia bolles. I’m 15. This is a diary
of sorts” è tutto quanto riesci a trovare di scritto nel personal ws
di questa giovane reporter, Olivia Bee. Ma la quantità di fotografie
caricate e messe lì, sotto gli occhi di tutti, racconta più e meglio di
un qualsiasi trattato di antropologia culturale il mondo di Olivia &
friend. Fotografando i suoi amici e la sua famiglia, nella sua città natale,
Portland, nell’Oregon, Olivia è stata scelta da Converse, ha collaborato
con Nike ed è finita persino su American Photo. “E dire che tutto è
cominciato per caso”, dice. “Usavo per gioco una vecchia digitale dei
miei, un affare anni Novanta, e contemporaneamente a scuola studiavo
tecniche video, seguivo corsi per principianti… poi mi sono ritrovata
a passare intere ore nella camera oscura alle prese con foto della mia
famiglia, ma anche di alberi dalle strane silhouette, animali imbalsamati
insomma, cose che una ragazzina di scuola media può considerare
‘artistiche’. Da allora non ho più smesso. Ho tirato in ballo me stessa, i
miei più cari amici, è stato quasi un processo naturale!”.
Nessuno dei soggetti appare mai “in posa” nel vastissimo portfolio
di OB. “Perché i miei amici ormai sono abituati al fatto che io li filmi
o fotografi tutto il tempo, per loro è come se non ci fossero camere o
obiettivi, così riesco a ottenere il massimo della loro espressività e della
naturalezza”.
Olivia ama la musica. Ascolta Fake Drugs, Wampire, Starfucker ma
anche Pink Floyd: “Adoro quel pezzo dei Band of Horses, Is there a ghost,
mi piacciono i Theatre of Sheep e tutte le hipster band di Portland”.
Alternativa e anti mainstream come le sue scelte musicali, Olivia viaggia
parecchio per la sua età: “Viaggio anche perché devo. Converse mi ha
portato a Parigi e Amsterdam. Quelli di Nike mi hanno portato alle
Hawaii, nel Colorado, presto mi porteranno in California… Un po’ viaggio
anche con la mia famiglia, siamo stati in Canada quest’estate, mi piace
fare campeggio sulla costa con i miei amici, girare quando posso… ma
adoro anche restare a Portland, è la mia città, ed è bellissima”.
24 | urban urban | 25

Tra amici in posa e autoscatti, ci sono anche tante coppie innamorate
nelle sue foto che traducono un innocente, sensuale erotismo:
“Quando fotografo una coppia in procinto di baciarsi o scambiarsi
effusioni prossime al sesso, cerco di intercettare il massimo livello di
intimità, come solo un partner può sentire e vedere. Spero di riuscire
a raccontare anche attraverso un sorriso quella speciale intesa, quel
sentirsi comodi con l’altro… perché l’amore alla nostra età, piacersi alla
nostra età, è gran parte del mio lavoro fotografico. Raccontare le storie
dei teenager significa raccontare storie d’amore, di cuori infranti, e di
quello che ciascuno di noi ha dentro”.
A ben vedere, i lavori di Olivia hanno un che di vintage nell’uso della
luce, nelle atmosfere, nei soggetti fotografati spesso a contatto diretto
con una natura verde incontaminata: “Mi ispira tutto ciò che mi
circonda, anche ciò che non mi piace. Adoro la moda del passato e i
film d’autore, a cui guardo per dare colore alle mie foto. Oggi non devi
più aspettare di diventare ‘grande’ per realizzare quello che vuoi fare.
Ammetto che devo a internet e alle nuove tecnologie gran parte del
mio successo”.
Olivia non è certo l’unica della sua generazione ad approfittare dei
mezzi messi a disposizione dei teen dalle nuove tecnologie. L’eccitante,
talora difficile, a tratti delirante esperienza degli anni dell’adolescenza
viene tradotta in fashion anche da un’altra giovanissima reporter,
Nirrimi Hakanson, australiana di Townsville, che si destreggia tra
reflex e obiettivi come avrebbe fatto Lolita se Nabokov fosse stato
un autore contemporaneo. A leggere sue dichiarazioni sparse qua e
là sui portali di moda internazionali, Nirrimi lavora in maniera più
determinata, più organizzata rispetto a Olivia: allevata da genitori
ipercreativi, “sono stata abbracciata da un’immaginazione iperattiva e
da una mentalità diversa”, dichiara. Notti insonni a produrre schizzi da
tradurre il giorno dopo in immagini utilizzando giovanissime modelle
scelte in prima persona, preparandole con mirata allegria a uno stato
euforico di vaga eccentricità, tendendo naturalmente alla perfezione
(sic!) non dev’essere una roba facile facile da realizzare, neanche
quando sprizzi teen energy da tutti i pori.
Olivia, Nirrimi o Nikki Kaplan, nome e cognome perfetto per un
marchio di fabbrica, anch’ella giovane, supercreativa e bella, non sono
casi isolati. Queste ragazze in qualche modo rappresentano la punta
dell’iceberg di un fenomeno nato dal basso, che investe la mobile
generation e che sta inventando per la fotografia alta, quella con la effe
maiuscola, un futuro assolutamente inedito. •
26 | urban urban | 27

london fashion
gli origami di
braganza
Linee taglienti, geometrie complesse, stampe
digitali su cui risalta la sinuosità del corpo femminile.
È l’inedita visione del giovane fashion designer
Jean-Pierre Braganza
testo Federico Poletti
disegni jeanne-Pierre braganza
Nato a Londra, ma cresciuto in Canada, Jean-Pierre Braganza
è uno dei talenti “emergenti” della prossima London Fashion
Week, dal 17 al 21 settembre. Anglofilo convinto, trae ispirazione dalla
musica elettronica e hard rock. E coltiva una forte passione per il mondo della
fantascienza: sua grande passione la serie televisiva Battlestar Galactica.
Dopo il diploma al Central Saint Martins, dove riceve il premio “Colin Barnes”,
nel 2004 debutta con la sua prima collezione sulle passerelle londinesi,
suscitando grande interesse sulla stampa internazionale. Nel 2008 viene scelto
da Karl Lagerfeld come protégé per un progetto esclusivo dell’Australian Wool
Innovation, che gli ha permesso di presentare la propria collezione a Firenze,
Tokyo e Sydney. L’anno scorso lo abbiamo visto sfilare per la prima volta a
Milano, ospite di White Club. Pochi mesi fa è stato selezionato tra i dieci attesi
finalisti del Mango Fashion Award.
Braganza si sta facendo notare grazie alla sua originale visione della
moda, tutta costruita intorno alla rivisitazione della silhouette femminile.
Proporzioni inedite, spiccate geometrie e l’applicazione di “pannelli” di
tessuto sono i tratti caratteristici delle sue collezioni, che si muovono sulle
note di Led Zeppelin e Guns N’ Roses.
© Richard Stow
Hai iniziato come illustratore, cosa rimane di questo mondo nelle tue
collezioni?
“Attraverso le illustrazioni si può capire la mia estetica: creare linee rigide
o fluide, giocare tra chiari e scuri. È un processo creativo che seguo nel
delineare le silhouette delle figure”.
quando Hai capito cHe la moda sarebbe diventata la tua professione?
“Non mi sono mai fermato a pensare a una carriera come fashion designer
fino a quando non ho visto le prime sfilate di moda. Ho capito che nient’altro
mi avrebbe gratificato a tal punto. Prima di questo, l’unico legame con la
moda era una grande passione per i capi vintage”.
la tua idea di design e di silHouette femminile?
“Sono ossessionato dal futuro. I miei vestiti sono inviti a immaginare abiti
che indosseremo nei giorni a venire. Stampe digitali, dettagli origami,
bordi architettonici sottili e taglienti, volumi capaci di enfatizzare le forme
femminili sono i punti cardine del mio lavoro come designer. Amo in
particolare le forme nitide, le linee rette e le geometrie che enfatizzano
strategicamente la natura della figura femminile, mentre allo stesso tempo
rimane coperta”.
le tue fonti d’ispirazione?
“Per la collezione A/I 2010 è centrale il mondo della fantascienza e tutto
quello che riguarda il futuro: dalla serie televisiva americana Battlestar
Galactica al Bauhaus, fino al gruppo belga Front 242, considerato pioniere
dell’Electronic Body Music. In questo momento mi affascina molto l’idea
dell’ibridazione uomo-macchina. Questo è il futuro. La possibilità che esseri
creati dall’uomo potrebbero sviluppare un’anima e la capacità di sentire, o
almeno il desiderio di provare emozioni”.
quanto è importante la ricerca sui materiali?
“Sono sempre attratto dai tessuti naturali e dal colore nero. Mi piace
sperimentare con materiali ritenuti tradizionali, come le pelli ribattute
e colorate. Per la collezione A/I 2010 ho collaborato con Rives Paper
per la realizzazione di accessori, creando cinture e bracciali in origami
estremamente complessi: l’architettura di questi lavori con la carta e le sue
linee pulite mi hanno offerto nuovi stimoli di ricerca”.
tradizioni inglesi, irlandesi, asiaticHe e canadesi Hanno segnato la tua
infanzia. qual è il luogo cHe ti Ha aiutato di più a capire il mondo della moda?
“Una fusione di tutti: ho avuto un’educazione molto creativa e questo mix
eclettico è stato fondamentale per sviluppare una prospettiva differente sul
design e la moda che produco”.
città preferita?
“Ho vissuto in tantissime città e le ricordo tutte in maniera positiva, ma
Londra è la mia casa e dove vive la mia famiglia. È la città per tutti. A volte
devo fermarmi per guardarmi attorno e catturare ciò che mi circonda”.
tra i tuoi clienti Hai già diverse celebrity cHe sono diventate tue fan.
“Da Estelle a Cheryl Cole, da Roisin Murphy a Skin: mi piace la
collaborazione tra moda e musica, lavorare direttamente con i personaggi
per realizzare il loro look”.
dove ti vedremo a settembre?
“Non perdete il mio show durante la London Fashion Week (17-21 settembre):
una vera sorpresa!”. •
www.jeanpierrebraganza.com
www.luisaviaroma.com
http://sevennewyork.com
28 | urban urban | 29

milano fenomeni
Parigi: sullo sfondo delle pareti ricoperte di graffiti della
Piscine Molitor, un complesso nautico dismesso degli anni Trenta, lo
chef si muove sui ritmi creati dai dj, mentre il pubblico si accomoda sulle
sdraio rigate di una spiaggia metropolitana creata per l’occasione.
New York: tutti in fila per entrare al PS1. All’interno le cucine open air guidate
dai super chef si alternano alle postazioni dei dj e dei cocktail-mixologist, in
un’atmosfera da glamorous party, in cui si respira musica.
Ora è la volta di Milano, il prossimo 15 ottobre. È il momento della prima
italiana di Grand Fooding, firmata dall’omonimo movimento culinario
francese che ha saputo scardinare, con genio, regole e consuetudini delle più
altolocate guide gastronomiche. Ed esplode come una bomba.
La loro idea è che una cena d’alta cucina non debba necessariamente
coincidere con una messa cantata. L’energia e la creatività possono prendere
il posto della sacralità – ci racconta Alexandre Cammas, 39 anni, critico
gastronomico e artefice di Fooding. Anche nell’haute cuisine è possibile
rompere col passato: un indirizzo o una tavola entrano nella Guida Fooding
Le grand fooding
TesTo mirta oregna
illusTrazioni paolo ulian / thomas brissot
Dopo Parigi e New York, sbarca il 15 ottobre a Milano
l’evento che con un’iniezione di adrenalina sovverte i
canoni dell’alta cucina. Urban è in prima fila
perché è divertente andarci, ed è un’esperienza da fare, che sia una pizza,
un caffè come uno stellato. “Le guide classiche – spiega Cammas – esistono
ma non sono le uniche depositarie della verità, quindi noi proponiamo
un’alternativa, più light”. E così si va a cena in un posto perché è “trop bon”,
per vedere o farsi vedere, perché è a buon mercato o è un indirizzo “feeling”,
tutto senza voti, rigorosamente in ordine alfabetico e con lo scontrino del
conto pubblicato online.
Il luogo prescelto per l’evento di Milano è via Tortona 31, dove pagando
25 euro di biglietto (inclusivo di assaggi, un calice di champagne e acqua
a volontà, e con il 40 per cento dei proventi della vendita destinati al Caf
Centro di aiuto al bambino maltrattato e alla famiglia in crisi) si partecipa
a un picnic urbano indoor annaffiato dalle bollicine della vedova Cliquot
o di San Pellegrino; si assiste alla performance di Massimo Bottura che, in
una dark-room, cucina sushi di lingua di vitello con una pila da minatore;
si passeggia tra gli effluvi nel mercato della Rue de fromages; si assaggia la
Fooding shake pizza Margherita dell’irriverente Davide Scabin o si incontra
l’idolo dei fornelli parigini Iñaki Aizpitarte, ma anche i patron della Latteria
di via San Marco o la pasticcera Galdina, mentre martella il raffinato sound
dei Crookers e di Nicola Guiducci del Plastic, e in un losco vicolo ci si fa
tatuare un timbro siberiano da Nicolai Lilin.
Istruzioni per l’uso: acquistare il ticket online (www.legrandfooding.com),
leggere il programma illustrato dallo scanzonato designer Paolo Ulian e
armarsi di sano appetito e voglia di divertimento, scoprendo tutti quei
dettagli che fin qui vi abbiamo nascosto. Et voilà… allez-y et bon appetit! •
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tokyo & co. LibRi
di MARTA TOpiS
L’IsOLA deI NAufRAghI
NATSuO kiRiNO
Giano, 2010
384 pp., 17 euro
C’è chi parla di un Lost in salsa giapponese, chi di un Robinson Crusoe
con gli occhi a mandorla, ma per leggere e apprezzare Natsuo Kirino (già
autrice di Quattro casalinghe di Tokyo, e per la prima volta ospite in Italia al
Festivaletteratura di Mantova) si deve andare oltre e tenere presente la cultura
giapponese, la sua riservatezza e gli atteggiamenti di isolamento giovanile
dell’hikikomori: ne esce un romanzo psicologico intenso e appassionante,
soprattutto per chi già apprezza Banana Yoshimoto e Murakami Haruki.
Kyoko e suo marito Takashi lasciano Tokyo per compiere il giro del mondo
in barca a vela, ma fanno naufragio su un’isola deserta dove nessuno riesce a
rintracciarli. Dopo sei mesi sbarcano 20 giovani giapponesi, maschi, e più in
là 11 clandestini cinesi, sempre maschi, abbandonati alla deriva. La donna, in
un’isola deserta e con così tanti uomini, accende la miccia di amori bestiali,
gelosie e tradimenti, mentre ciascuno cerca di sopravvivere alle avversità
della natura. Fino agli ultimi due sorprendenti capitoli, quando resta aperto il
dilemma se rimanere per sempre in questo nuovo Eden, o cercare di fuggirlo
per tornare alla routine di un tempo. In Giappone è già un film!
questA cIttà che sANguINA
ALEx pRESTON
Elliot, 2010
320 pp., 17,50 euro
Cronaca di un’epoca, il recente crollo delle borse londinesi, raccontata da un
under 30 che nella City ha lavorato davvero, e lo si capisce senza per questo
annoiarsi perché, al suo esordio letterario, è stato capace di tradurre numeri,
ansie e avvenimenti in pagine scorrevoli che si fanno leggere con un ritmo da
noir. Charlie e i suoi amici “schizzano via dalla gioventù” in una pazza corsa
alla conquista del denaro, mentre Londra li inghiotte e li riempie di droghe
e pillole blu. Ai party e allo champagne però fanno seguito licenziamenti e
suicidi, intervallati dall’amore eterno per la bella Vero e da quello provvisorio
per Jo, che invece cerca di fare del bene per redimere la propria giovinezza. Un
romanzo in bilico tra la crisi finanziaria della City che affonda tutti e un certo
spirito bohémien che cerca di salvare alcuni di loro, ma senza successo. Fino al
tragico, ma annunciato epilogo.
32 | uRbAN
geNeRAzIONe A
dOugLAS cOupLANd
ISBN, 2010
284 pp., 13 euro
Da molti definito la naturale estensione di Generazione X (il romanzo con cui
l’autore canadese è diventato noto), Generazione A – la cui definizione è presa
da Kurt Vonnegut – etichetta la tribù dei giovani perennemente connessi, come
“l’inizio di una serie di trionfi e fallimenti spettacolari”. Siamo in un futuro
vicino, il 2020, quando le api vengono credute estinte, ma misteriosamente
cinque persone in cinque punti diversi del mondo vengono punte e poi
trasportate in una sperduta isola dell’Alaska dove sono interrogate da scienziati
e sottoposte agli effetti di una droga anti-ansia, il Solon, che costringe a vivere il
presente e raccontare storie, come in un futuristico Decameron. Plot e personaggi
qui si intrecciano alla velocità di un click e vengono distribuiti su più piani di
lettura, proprio come la A-Generation multi-tasking è abituata a decifrare. Tra
l’onirico e il fantascientifico, con quel tocco di thriller che non guasta.
Nat Geo SeSSioNS
MILANO
TERMOVALORiZZATORE SiLLA 2
A Milano, in periodo di sfilate, si ripete la corsa alla location più stramba per la festa da non
perdere. A settembre, quest’anno, la gara la vincono quelli di Nat Geo Sessions. Il 25 prendono
possesso del Termovalorizzatore Silla 2 per organizzarci un eco party a base di elettronica
intelligente. Pur premiato nel 2003 dalla Triennale con la Medaglia d’Oro all’Architettura
Italiana, l’impianto mette un po’ paura. I visual che riempiranno di animali le pareti degli
edifici sono di DDG, video maker romano sempre in giro tra un festival e l’altro. Al beat pensa
Coccoluto. “Siamo sicuri che sotto la cenere anche a Milano cova un po’ di curiosità, un po’
di voglia di costruire insieme una nuova scena”, dice. Da sempre Cocco in console utilizza
soltanto poco ecologici vinili, ma il suo alto impatto ambientale viene controbilanciato dalla
performance 100% bio di Diego Stocco. Italiano di stanza a Los Angeles, Stocco fa il sound
designer per aziende, videogame e dà una botta d’energia ai trailer dei film, ma al Silla 2 suonerà
un albero. Prima si mette dei microfoni sulle dita, poi prende i rami e le foglie e le fa vibrare con
un arco da contrabbasso. In un albero c’è tutto, il ritmo e la melodia, ma bisogna saperli tirar
fuori. Alex Braga, il produttore del party e Coccoluto stanno già lavorando con lui a una nuova
traccia musicale e a un documentario intitolato Harmonize. Sarà la dance intelligente a salvare il
mondo? Balliamoci su.
via Olgettina, 25
www.nightgeosessions.com
ROMA/MILANO
ANdERS TRENTEMOLLER
Into the great wide yonder, il suo ultimo album, è un
viaggio sonoro piuttosto allucinato. Ma Trentemoller è
un tipo strano, capace di fare ballare remixando (senza
autorizzazione) State trooper di Bruce Springsteen. Per
lui tutto è ritmo e nei due concerti del suo tour italiano
(14 ottobre all’Auditorium di Roma, 15 ai Magazzini
Generali di Milano) non mancheranno momenti di pura
improvvisazione elettronica. Sembra quasi impossibile,
ma si balla benissimo anche senza cassa dritta nelle
orecchie.
www.anderstrentemoller.com
info: 06-47823484
MILANO/ROMA
ERick MORiLLO
milano & co. NighTLifE
I colleghi dicono che Subliminal, la sua label, non sforna più una hit dietro l’altra perché
lui, re Erick, fa una serata dietro l’altra e non ha tempo per stare in studio. Probabilmente
è solo invidia, visto che il suo mestiere di dj Morillo continua a farlo benissimo. L’1 ottobre
è a Milano ai Magazzini, il 2 a Roma all’Atlantico. In console salta come un grillo e usa
tutto quel che serve per far muovere la pista, comprese le trombe da tir. Ma solo lui sa
trasformare il cd in uno strumento musicale.
www.erickmorillo.com
info: 02-5393948
MILANO
gOLdfRApp
di LORENZO TiEZZi
I tempi cupi degli esordi, quando la bella Allison
collaborava con Tricky e citava Morricone, sono
lontanissimi. I ritmi elettronici di qualche anno fa pure. Il
tormentone Rocket potrebbero averlo scritto gli Abba in un
momento difficile, proprio come Alejandro di Lady Gaga.
L’unica costante è la sua voce, sempre perfetta, sempre
efficace. Chissà se in concerto (il 7 ottobre canta a Milano)
ogni tanto si lascia un po’ andare.
www.goldfrapp.com
info: 02-530061
uRbAN | 33

URBAN
PRESENTA:
MICRO
CATTELAN
Da piazza Affari e dal Palazzo Reale di Milano, la mostra di
Maurizio Cattelan dilaga con molti altri lavori sulle pagine di Urban.
La retrospettiva che non ha potuto fare e come non sarà mai possibile
vedere, perché realizzata non con le opere vere, ma con i loro modellini in
creta. Un regalo inedito che Cattelan ci ha fatto perché l’imprevedibilità
è il suo marchio d’artista, la generosità il suo punto debole e la voglia di
divertirsi il suo lato incontenibile.
A cura di Francesca Bonazzoli Foto di Zeno Zotti
URBAN | 35

BIDIBIBODIBIBOO (1996). – Una squallida
cucina degli anni Cinquanta in miniatura,
uguale a quella dell’infanzia di
Cattelan, e uno scoiattolino che si suicida.
Da mesi Cattelan cercava l’idea giusta per
una mostra che gli toglieva il sonno. Finalmente
un giorno, a New York, mentre
sta correndo a Central Park,
inciampa in uno scoiattolo
morto e immediatamente arriva
l’illuminazione: “Ecco,
lui mi salverà!”. Così è nato il
suo lavoro più melanconico. Il titolo allude
alla formula usata da Mary Poppins quando
agita la bacchetta magica. Ma nella vita
vera la magia delle fiabe non funziona. ChARlIE DON’T SURF (1997). – È la prima
volta che compare Charlie, alter ego
dell’artista. Presentato sempre di spalle,
rivolto verso una finestra, il manichino con
le mani appoggiate al banco e trafitte dalle
matite, sembra un bambino vero. Il titolo
viene dal film Apocalypse
now dove gli americani, che
chiamavano Charlie i
vietkong, prendono una postazione
per andare a surfare e si dicono strafottenti
che non c’è pericolo perché “Charlie
don’t surf”. Charlie è plurale, come il nemico,
generico e collettivo: in questo senso
moltiplica i significati inquietanti e dolorosi
dell’opera. Per inciso, Cattelan,
che ha sempre vissuto come
una punizione dover andare a
scuola e che è stato ripetutamente
bocciato, in seconda elementare
aveva trafitto un compagno di banco
con la biro e ora passa mesi a fare kite
surfing in Costa Rica.
SENZA TITOlO (2003). – I bambini sono
molto presenti nell’opera di Cattelan.
Questa scultura fu issata
sul tetto del museo
ludwig di Colonia:
il bambino batteva sul tamburo, come un
ritardato, senza produrre alcuna musica o
ritmo. Ai tedeschi non poteva non ricordare
il protagonista de “Il tamburo di latta”
di Günter Grass, Oskar, che a tre anni
capisce la falsità del mondo degli adulti,
smette di crescere e di parlare e comunica
solo attraverso il suo tamburo. la crescita
è per Oskar, come per la
Germania nazista in cui vive,
qualcosa di difficile e doloroso
tanto che Oskar riprenderà
a parlare solo dopo la morte
del padre nazista. Cattelan nega
di aver pensato a questa storia, ma aveva
visto il film tratto dal libro: nella vicenda
di quel bambino disadattato e ribelle c’è
un’eco dell’infanzia stessa dell’artista.
NON È MAI
TROPPO TARDI
PER
RIFARSI
UN’INFANZIA
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HA ANCORA
PROBLEMI
CON L’AUTORITÀ
E GLI PIACE
RUBARE
FRANk AND JAMIE (2001). – Prima
dell’11 settembre, nella New York di Rudolph
Giuliani, la polizia era molto aggressiva e
la sua mano pesante veniva tollerata anche
nei casi di errori verso persone innocenti. In
genere Cattelan si tiene lontano dalla cronaca
e dalla politica, ma in quel contesto sentì il
bisogno di dire la sua. Un mese prima
della mostra, l’attentato alle
torri gemelle trasformò però i
poliziotti in eroi: la percezione della
gente cambiò repentinamente, ma Cattelan
decise di presentare comunque il lavoro. Il
New York Post scrisse
che era un attacco alle
forze dell’ordine. Come prima
non si poteva criticare la polizia, ora non si
poteva farlo per la ragione opposta: era la
prova che l’opera di Cattelan funzionava.
SENZA TITOlO (1996). – Un altro furto.
Cattelan ha infatti comprato questa
tela con il segno di Zorro in un
mercatino e poi l’ha esposta
come un suo lavoro. la critica ci
ha visto l’ironia dell’artista; la dissacrazione
che prende di mira i maestri (in questo
caso lucio Fontana e i suoi celebri tagli);
la celebrazione di Zorro, il ladro gentiluomo
eroe dei bambini. Come dice Cattelan:
“In un’opera spesso il
risultato è migliore delle
intenzioni”.
ANOThER FUCkING READY-MADE (1996). – Era il periodo in cui per Cattelan ogni mostra diventava un incubo. Doveva allestirne una
al De Appel, una scuola di Amsterdam per critici e curatori. Non venendogli in soccorso un’idea, decise di sfidarli e vedere fino a che
punto potevano accettare il ready made (l’appropriazione artistica di un oggetto comune). Rubò la mostra di un altro artista e tutti gli
arredi della galleria che l’ospitava. “Abbiamo fatto lo scasso e poi siamo andati a dormire: due ore dopo la
polizia ci svegliava e ci portava in questura. Erano tutti molto arrabbiati, compreso il direttore
del De Appel. Ma alla fine tutto si è sistemato e due anni dopo la galleria derubata mi ha chiesto
di fare una mostra!”. Dietro il panico di questa interpretazione estremista del ready-made viene fuori l’avversione, tutta di
Cattelan, verso il lavoro, l’autorità e, vecchia ferita, la scuola.
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lA RIVOlUZIONE SIAMO NOI (2000). – Nel
1972 il celebre artista tedesco Joseph Beuys
si ritrae con la scritta “la rivoluzione siamo
noi”. Cattelan riprende lo slogan nel titolo
di questo manichino autoritratto
vestito con un abito di
feltro che per Beuys era
simbolo di rigenerazio-
ne. l’opera nasce per una mostra al Migros
Museum di Zurigo: Cattelan fece abbattere
tutte le pareti e lo spazio si ridusse a due
soli stanzoni. Il primo, 1000 metri quadri, fu
lasciato vuoto. Il secondo, 500 metri quadri,
che formava una l con il primo, conteneva
quest’opera in un angolo. Molti visitatori protestarono
e si fecero rimborsare il biglietto.
Ma per Cattelan vestirsi da Beuys fu
come appropriarsi dell’autorità
che quelli non gli riconoscevano
creando così un corto circuito:
per Beuys non avrebbero protestato, eppure
avevano davanti un Beuys.
ERROTIN lE VRAI lAPIN (1994). – Emmanuel Perrotin, gallerista di Parigi, è un
tombeur des femmes e così Cattelan pensò di vestirlo con un
costume a forma di pene e di farne il soggetto stesso dell’esposizione.
Perrotin accettò di indossare il costume per l’intero mese della mostra e ne
approfittò per mettere a segno anche altre conquiste. Per queste “trovate”, Cattelan è
accusato di cavalcare la disponibilità contemporanea a dichiarare arte qualsiasi provocazione.
Ma non è forse Cattelan il primo a farsi beffe del sistema dell’arte, vestendo un suo
rappresentante da pene? Cattelan smaschera e dissacra il sistema e però noi pensiamo che
prenda in giro il pubblico. Qui sta la sua diabolica genialità. Cattelan agisce come
un virus: colpisce indistintamente tutti quelli
che non hanno difese immunitarie, i deboli di
spirito.
NON HA SMESSO
NEMMENO
DI FARE GLI
SCHERZI
A PERFECT DAY (1999). – Glielo aveva detto: “Vedrai che dopo Perrotin, lo farai anche tu”. E così è
stato. Cinque anni dopo lo scherzo a Perrotin, Cattelan appende al muro con lo scotch il suo gallerista milanese
Massimo De Carlo (il quale sviene in diretta davanti al pubblico e viene trasportato in ospedale con l’ambulanza). Una beffa
al narcisismo del gallerista? Un test per vedere fino a che punto accetta di lavorare con un artista impertinente e irregolare? Una prova
d’amore? Di fedeltà? O un atto sadico? Oppure ironico, con il gallerista appeso al muro come i quadri che vende? Ma anche un gioco di
complicità, alla base di ogni rapporto artista-gallerista o artista-committente.
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LA STORIA
A
MODO SUO
lA NONA ORA (1999). – È quella in cui Cristo muore sulla croce dopo aver gridato al Padre “Perché mi hai abbandonato?”. Qui il
papa è ancora vivo, ma azzoppato, difensore estremo della fede cui si regge. la statua era nata per stare in piedi, ma
a una settimana dall’apertura della mostra alla kunsthalle di Basilea, Cattelan non era convinto: a quell’immagine
mancava una storia. Cominciò allora a pensare di distruggerla. Ma come? Doveva essere qualcuno superiore a lui.
Una meteorite! Un evento enorme, oscuro, un grumo di nero che, dopo il colpo ricevuto dalla Chiesa con i recenti scandali di pedofilia,
accumula nuovi sensi su questa statua.
NOw (2004). – È la terza scultura dedicata
ai personaggi della storia ed è l’immagine
di John kennedy che non abbiamo mai
visto: conosciamo la sequenza
dei fotogrammi del suo omicidio
e quella del funerale, ma
non abbiamo mai visto questa icona della
speranza dentro la sua bara. Cattelan
gli ha tolto le scarpe, come ai monaci:
i piedi scalzi rimandano
alla sua eredità
spirituale.
hIM (2001). – la statua, presentata sempre di
spalle, appare come un bambino in preghiera.
Poi, avvicinandosi, si scopre che quel
“lui” è hitler: inginocchiato
a chiedere perdono o
a colloquio con i suoi
demoni? E se chiedesse perdono
a noi: lo potremmo esaudire?
Cattelan riversa su di noi emozioni e risposte.
Un’opera non è una didascalia e
il Male assoluto rimane un
enigma.
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lA MORTE?
NON GlI
FA PAURA.
COMUNQUE
VADA NON SE
NE ESCE VIVI
SENZA TITOlO (2004). – Nel 2004 la fondazione Trussardi chiede a Cattelan una mostra in un luogo pubblico a Milano. Vicino alla casa
dell’artista, in piazza XXIV Maggio, c’é una quercia centenaria che da sempre lo incuriosisce per la capacità
di resistere al cemento. Ci appende tre manichini di bambini e scatena un inferno di polemiche, anche politiche. Il giorno dopo
vengono tirati giù. l’idea dei bambini nasceva da Pinocchio, da Incompreso, dalla piccola
vedetta lombarda, da tutte le storie tragiche di bambini entrate nell’immaginario dell’infanzia. I perbenisti gridarono allo
scandalo, eppure pochi mesi dopo le televisioni trasmisero per giorni e giorni le immagini shock dei 186 bambini rapiti e uccisi nella
scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord.
SENZA TITOlO (2008). – Molti lavori di
Cattelan nascono d’istinto, generati da immagini
incontrate per strada o sfogliando
le pagine di un libro o del web. Quest’opera
di nove cadaveri invisibili sotto le lenzuola
(di alcuni, scomposti, si può pensare che
siano ancora vivi) arriva invece dopo una
lunga ricerca: “C’erano in corso due lunghe
guerre, in Iraq e in Afghanistan; una
situazione politica ed economica mondiale
pesante e una crisi di valori generale.
Era il momento giusto
per parlare della morte.
la scelta del marmo, la prima volta
per me, è stata naturale perché la morte
non si può fare che in marmo”. Sì, ma
come? Forse in qualche angolo della mente
di Cattelan sono tornati a galla i
cadaveri coperti dai lenzuoli
che maneggiava ogni giorno
quando, da giovane, lavorava nell’obitorio
dell’ospedale di Padova.
SENZA TITOlO (2009). – Ancora un’altra
opera sulla morte, il lato blu che Cattelan
si porta dietro dall’infanzia. Senza titolo
anche questa. la scultura della donna, che
alcuni hanno voluto interpretare come
crocifissa, è in realtà presentata
così come arriva dal laboratorio,
semplicemente imballata nella sua
scatola per viaggiare senza danni. Appena
l’ha vista, Cattelan ha intuito che
poteva funzionare così
com’era e l’ha esposta sul muro della
chiesa di Stommel, vicino a Colonia, di
fronte al piccolo cimitero, come una santa
nella sua edicola.
44 | URBAN URBAN | 45

SENZA TITOlO (2001). – l’ennesima scultura
autoritratto dell’artista che, da un buco
del pavimento, entrava solo con la testa e le
mani nel prestigioso museo Boijmans Van
Beuningen di Rotterdam. Clandestino
nella storia dell’arte? In quegli
anni Cattelan non era ancora riconosciuto
come desiderava così decise di entrare
nel museo, nel gotha dell’arte, di straforo,
aprendosi da solo la sua porta di servizio.
lo scorso maggio quest’opera è
stata battuta all’asta a
New York e ha raggiunto
otto milioni di dol-
lari, record personale dell’artista.
wE (2010). – l’ultimo autoritratto, più
ambiguo che mai: un doppio Cattelan, adagiato
su un letto che sembra di morte. Come il
corpo e la sua anima;
l’io e il suo alter ego; il
bambino e l’adulto che ognuno di noi diventa.
Chi è Cattelan, inquietante schizofrenico,
dissociato, turbato e avido di turbarci? Qual
è la maschera dietro cui l’artista cela le sue
nevrosi? Che poteri ha il mago creatore di
illusioni e di automi, il dottor Victor von
Frankenstein, il diabolico Mefistofele che
può costruire Golem e dare loro la vita e la
morte? E noi: perché ne abbiamo
paura?
AllORA ChI È?
TRUFFATORE,
ARTISTA,
MANIPOlATORE,
GENIO
O BlUFF?
SPERMINI (1997). – A 13 anni Cattelan distrusse tutte le sue foto, così come rifiutò il suo nome e
cognome: non ci si ritrovava. Molti anni dopo, da artista, come se volesse inconsciamente recuperare l’identità perduta, ha
realizzato una serie di lavori su di sé: dall’identikit fornito da diversi amici alla polizia per ricostruire il suo volto, fino agli alter ego
Charlie. Questo lavoro è composto da circa 600 piccole maschere di lattice che coprivano l’intera parete della galleria. Senza saperlo, Cattelan
si è ritrovato ossessionato dalla stessa domanda che tormenta i grandi
artisti: chi sono io? Per rispondersi, Rembrandt si fece autoritratti per tutta la vita, Goya si ritrasse anche malato, sorretto
dal medico, e Caravaggio nella testa decapitata del Battista.
46 | URBAN URBAN | 47

Modellini in creta delle opere MAURIZIO CATTELAN, UNTITLED (CORNER) (1996) e OMNIA MUNDA MUNDIS (2010)
48 | URBAN
“Non mi pongo mai il problema p del significato g delle mie opere.
È l’immagine che deve funzionare”
MAURIZIO CATTELAN

milano & co. musica
Di Paolo maDeDDu
UN’ARPA
FOLK & BLUES
Joanna newsom
27 settembre
milano – teatro Dal Verme
28 settembre
roma – auDitorium Parco Della musica
Se non la conoscete, potreste essere ingannati da alcune foto in pose sexy o
dal titolo porcellino del suo ultimo disco, Have one on me (un modo di dire
“Offro io” che somiglia pericolosamente a “Fattene una su di me”), o dalla
sua provenienza, la west coast americana. Ma Joanna Newsom, nata 28 anni
fa a Nevada City, la Novi Ligure degli Stati Uniti (nel senso che non sta dove
dice di stare. È in California), è di una pasta un pochino più complicata.
Il disco di cui sopra, il terzo da lei pubblicato, non contiene 40 minuti di
dance pop, ma due ore di musica composta al piano ma soprattutto all’arpa,
cantata con una voce che lei definisce “ineducabile”: un tantino chioccia
e infantile, soprattutto dopo che ha avuto dei noduli alle corde vocali.
Molte anime rudi fermatesi ad ascoltare sono però state rapite dall’incanto
di questa donzella un po’ tolkieniana, che dall’alto del suo virtuosismo
50 | urban
impone alla sua arpa di tutto, dal folk al blues. Certo non è una musicista
per tutti i gusti, e non c’è radio che suonerebbe i suoi pezzi: le mancano
quei pienoni epici che permettevano a Enya di “bucare” l’etere. Però le dà
una grossa mano l’ammirazione di chi, infarinato di musica, è in grado di
cogliere l’agilità con cui si muove sul pentagramma, e la diffusa voglia di
intimismo profondo tra gli utenti di internet, grazie ai quali – tenetevi pronti
a un’espressione intollerabile da veri giornalisti, lo facciamo per rompere
ogni tipo di incantesimo – impazza in rete… Se vi siete ripresi, vi diamo
il colpo di grazia: fa boom di contatti sul web. È altamente probabile
quindi che impazzi e faccia boom anche ai concerti del 27 e 28 settembre
a Milano (Teatro Dal Verme) e Roma (Auditorium Parco della Musica).
Ah, ancora due cose: primo, non offre lei. Secondo, non vi salti in testa di
farvene una – su, da bravi. •
HUrts
HaPPiness
Sony
Who: Adam Anderson (quello che suona) e Theo
Hutchcraft (quello che canta). Due giovani di
Manchester che si struggono in bianco e nero.
Where: In quella pericolosa e affollata Ellis Island piena
di gruppi che arrivano, si sentono dire che somigliano a
tre o quattro gruppi degli anni Ottanta (nel loro caso, ai
dui degli anni Ottanta. Quelli con le Lacrime nel nome.
Oppure quelli col Negozio di Animali). Per poi essere
gettati a mare senza tanti complimenti.
Why: Negli ultimi anni c’è del buon pop in giro, e arriva
anche in radio – purtroppo chi lo fa non riscuote credito
e viene presto archiviato anche perché i critici over 30
sono ancora fissati con quello stupido suonino indie.
Ehi, non guardate qui. Gli ALTRI critici over 30.
What: “Le nostre richieste sono: 1 abito Savile Row, 1
abbonamento al Manchester Utd, 1 ombrello, 2 biglietti
per l’Eurofestival, 1 pettine”. (dal contratto con la Sony)
When: Adesso.
UNA SU 12
sting
i Hung mY HeaD
Da “sYmPHonicities”
Deutsche Grammophon
Non fai a tempo a parlarne bene, a negare che se la
tira da professore del rock passato a incidere per la
più prestigiosa delle etichette classiche, a elogiare
quel disco nevoso intitolato If on a winter’s night… che
blonDe reDHeaD
PennY sParKle
4AD
Who: I gemelli Amedeo e Simone
Pace, ex milanesi, Kazu Makino,
ex giapponese. Oggi tutti e tre
newyorchesi – non lo siamo
tutti? In giro da 15 anni. Caspita.
All’ottavo disco. Caspita.
Where: Comodi nel loro acquario
elettropop, dove sguazzano sinuosi
tra i sintetizzatori evitando tanto le
reti dei pescatori quanto le acque
di mari e fiumi più popolati, in
cui forse non spiccherebbero allo
stesso modo.
Why: Però un posto garantito in Mtv
Brand New lo avranno sempre.
What: “Non sono sicura di cosa
sia questo disco ma mentre lo
incidevamo ho avuto la sensazione
di essere come un pastore che
cerca di radunare cinque stalloni
in un recinto, senza riuscirci, mi
sono sentita come fossi un punto
di contatto tra tutti quelli che ci
lavoravano, io rimanevo ferma e
tutti gli altri si muovevano, e…”
(Kazu Makino) (abbiamo tagliato
per ragioni di spazio ma il concetto
ci pareva chiaro).
When: Quando non vi resta che
prendere atto.
robert plant
banD oF JoY
Universal
Who: Capellone 62enne, un
Grammy per un album con
Alison Krauss, insignito del titolo
dell’Eccellentissimo Ordine
dell’Impero Britannico e del
titolo di dio del rock. Sospettato
di mettere messaggi satanici
nelle canzoni sul Paradiso. Oggi
reinterpreta Satan, your kingdom
must come down. Vatti a fidare.
Where: Nell’ennesimo tuffo nel
passato: Band of Joy era la sua
prima band, col defunto John
Bonham. Il repertorio pesca
ovunque: dal rockabilly al country,
dai Los Lobos ai Low.
Why: Più i cantanti invecchiano,
più tornano quei ragazzini che
mimavano allo specchio canzoni
altrui: Peter Gabriel ha fatto un
cover album, Phil Collins pure,
Suzanne Vega anche, Sting lo ha
fatto di se stesso. Robert Plant (ma
sì, è lui) peraltro lo faceva già 30-40
anni fa col suo gruppo più famoso,
quello che catturò Moby Dick.
What: “Mi piace cantare”.
lui se ne esce con questo sgorbio gradasso e tronfio.
Inutile fare l’elenco (lunghissimo) delle rockstar o
dei cantautori (anche italiani) che hanno riletto il
loro repertorio in chiave sinfonica, e il controelenco
(vuotissimo) di quelli che ne hanno cavato qualcosa
di buono. Ci aspettavamo che uno con l’esperienza e
l’intelligenza del 58enne divo non avesse complessi
(oltre ai Police), che sapesse che la musica che ha inciso
in tre decenni non necessitava della convalida di una
versione orchestrale. Cosa voleva, entrare in qualche
salotto buono? Uno che possiede castelli e tenute
ovunque? E poi, avesse avuto il fegato di rinunciare
del tutto a batterie e chitarre elettriche. Il bello è
che a far da elefante nella cristalleria non è il rock in
filarmonica, ma la filarmonica nel rock: Every little thing
she does is magic era volarella come una libellula, qui è
pesante come un ippopotamo; Next to you era un pezzo
When: Al bar, da soli, col lettore
mp3, leggendo il giornale. Anche
questo. Se non ce n’è altri.
interpol
interPol
Cooperative Music
Who: Quattro estimatori dei Joy Division.
Newyorchesi – non lo siamo tutti?
In giro da otto anni. È già qualcosa.
Al quarto disco. È già qualcosa.
Where: In una spirale di compiaciuto
strazio, ma non priva di un certo
fervore ritmico.
Why: Nel Thesaurus di Word, tra i
sinonimi di “desolazione” potrete
trovare: angoscia, tristezza, disperazione,
infelicità, sconforto, scoramento,
avvilimento, abbattimento.
Ma se cercate “cupezza”, la risposta
sarà “Nessun risultato” – perlomeno
fino all’uscita di questo disco. È
interessante rilevare che Paul Banks,
cantante e autore dei testi, è sentimentalmente
legato alla supermodella
Helena Christensen. Ne deduciamo
agilmente che le supermodelle non
siano una compagnia esilarante.
What: “Siamo qui per poco e la nostra
esistenza non ha senso”.
When: Quando vi torna quella strampalata
convinzione che un’espressione
immusonita vi doni.
prontivia, ispirato dal punk, qui è comico come una
banda di paese che saluta il nuovo sindaco; We work
the black seam era pop malinconico e minimalista, qui
è goffa e tromboneggiante (in tutti i sensi). Quanto
a Englishman in New York, l’ha rifatta uguale, eppure
persino lei era meglio prima. Solo I hung my head è
decorosa, forse perché non valorizzata abbastanza
quando l’ha incisa. Scritta nello stile di Johnny Cash, lo
colpì tanto che Cash la rifece più epica. Forse grazie a
quella cover, il nuovo arrangiamento è più nobilmente
drammatico. Il che dimostra che i maestri la cui
approvazione è importante non sono necessariamente
quelli con la bacchetta. •
urban | 51

shanghai Fashion
Foto andrew soule
styling ivan bontchev
52 | urban
my
little
china girl
Maglia traforata, love is love
Gilet di pelle intrecciata,
twenty8twelve
Reggiseno personalizzato dallo
stylist, calzedonia
Pantaloni slim fit, ra-re

54 | urban
Giacca in pelle, freddy the club
Vestito in maglia, anteprima
Pelliccia, custo barcelona
Scarpe, daniele michetti
Calze, calzedonia

56 | urban
Maxi cardigan, jucca
Tuta di maglia traforata, anteprima
Maxi cardigan, timberland
Camicia effetto denim, g-star originals
Calze personalizzate dallo stylist, calzedonia
Collana, love sex money
Bracciale, frankie morello
Stivali, vic matié
urban | 57

Tubino in maglia, byblos
Vestitino indossato sott0,
rosamosario
Coulotte, tezenis
58 | urban
urban | 59

60 | urban
address list
Anteprima, www.anteprima.com. Byblos, www.byblos.it. Calzedonia,
www.calzedonia.it. Custo Barcelona, www.custo-barcelona.com. Daniele
Michetti, www.michettidaniele.com. Delphine Murat, www.delphinemurat.
com. Frankie Morello, www.frankiemorello.it. Freddy The Club, www.
freddytheclub.com. G-Star Originals, www.g-star.com. John Richmond, www.
johnrichmond.com. Jucca, www.jucca.it. Love is Love, www.loveislove.it. Love
Sex Money, www.lovesexmoney.com. Maison Rosina, www.lulumiami.com.
Oxs, www.oxs.it. Pinko, www.pinko.it. Ra-Re, www.ra-re.it. Rosamosario, www.
rosamosario.com. Tezenis, www.tezenis.it. Timberland, www.timberland.it.
Maglia traforata, twin-set simona barbieri
Vestito trasparente con ricami di pietre,
maison rosina
Coulotte, delphine murat
Calze, calzedonia
Stivali, oxs
Twenty8Twelve, www.twenty8twelve.com. Twin-Set Simona Barbieri,
www.twin-set.it. Vic-Matié, www.vicmatie.it.
Hair: Noelia Corral@ Close Up. Make up: Andrea Costa@ Close Up .
Model: Emma Xie @ Elite Models. Assistente stylist: Lorenzo Candioto.
Operatori digitali: Claudio Braccio e Michela Di Savino @ Capture
Images Studio.
Vestito di maglia, john richmond
Coprispalle di maglia, pinko
Visiera usata come collana, vintage
urban | 61

GLAMOROUS
ARMY
6
1. tremp: AnÞ bi, 149 euro
2. trussardi 1911: Maxi marsupio, 390 euro
3. love moschino: Tronchetto, 298 euro
4. trussardi 1911: Busta media, 210 euro
8
7
5. hogan: Tronchetto, 390 euro
6. pringle of scotland: Tronchetto, prezzo su richiesta
7. prada: Borsa, 1.070 euro
8. camper: AnÞ bi, 180 euro
5
1
9
4
BERLIN DETAILS
2
9. moma: Stivaletti, 251 euro
Rete militare, Martin Luciano & Þ gli
Info: 02-58101173, www.martinluciano.it
DI IVAN BONTCHEV / FOTO GIORGIO CODAZZI
3
URBAN | 63

london Fashion
64 | urban
back to
the 60’s
Foto jolijn snijders
styling delfina pinardi
Giacca e camicia in seta con margherite, milly
Pantaloni neri, twin-set simona barbieri
Décolleté vernice, prada
Cappello vintage, stylist’s own

Tuta intera, diane von furstenberg
Camicia maculata e giacca di lana, d&g
Calzettoni lana, calzedonia
Mocassini vernice, tod’s
Occhiali, super
Abito fantasia usato come top e gonna plissé,
m missoni
Calzettoni, calzedonia
Orecchini pendenti corallo, etro
urban | 67

68 | urban
Camicia bicolore, alexis mabille
Minigonna nera con fiocco, just cavalli
Calzettoni a coste, red valentino
Stringate basse, alberto guardiani
Nella pagina a fianco, in nove varianti:
abito smanicato con fiocco, miu miu
Pull, lacoste
Basco blu, vivì
Basco bianco con piume, sisley
Cappello giallo, federica moretti
Cappello pelliccia, borsalino
Basco celeste, united colors of benetton
Basco lana, m missoni
Cappello feltro, borsalino
Cappello feltro grigio, borsalino
Cappello pelliccia, borsalino

Cappotto doppiopetto, prada
Shorts, paolo errico
Calzettoni, red valentino
Stivaletti verdi in velluto, fendi
Guanti in pelle, valentino
Orecchino, etro
Pelliccia, beequeen by chicca lualdi
Camicia in seta e stivaletti, louis vuitton
Calzettoni calzedonia
Bracciali, h&m
Collana e orecchino, etro
urban | 71

Gilet arancio, stella mccartney
Pull collo alto, etro
Coulotte, miu miu
Stivali vernice, ermanno scervino
Borsa tracolla, valentino
Cappello, stylist’s own
address list
Alberto Guardiani, www.albertoguardiani.it. Alexis Mabille, www.alexismabille.
com. BeeQueen by Chicca Lualdi, www.beequeen.it. Borsalino, www.borsalino.
com. Calzedonia, www.calzedonia.it. D&G, www.dolcegabbana.it. Diane Von
Furstenberg, www.dvf.com. Ermanno Scervino, www.ermannoscervino.it. Etro,
www.etro.it. Federica Moretti, www.federicamorettihandmade.com. Fendi,
www.fendi.com. H&M, www.hm.com. Just Cavalli, www.robertocavalli.com.
Lacoste, www.lacoste.com. Louis Vuitton, www.louisvuitton.com. M Missoni,
www.m-missoni.com. Marni, www.marni.com. Milly, www.millyny.com. Miu
Miu, www.miumiu.com. Paolo Errico, www.paoloerrico.com. Prada, www.prada.
Completo giacca e pantaloni, marni
Dolcevita verde acqua, m missoni
Camicia cotone, united colors of benetton
com. Red Valentino, www.valentino.com. Sisley, www.sisley.com. Stella
McCartney, www.stellamccartney.com. Super, www.retrosuperfuture.com.
Tod’s, www.tods.com. Twin-Set Simona Barbieri, www.twin-set.it. United
Colors of Benetton, www.benetton.it. Valentino, www.valentino.com. Vivì,
www.vivi-italy.com.
Assistente moda: Francesca Donnarumma. Hair: Ezio Diaferia @ Victorias.
Make up: Giorgia Pambianchi @ Victorias. Model: Shea @ Whynot.
urban | 73

BAR, RISTORANTI & CO.

milano
dI MIRTA OREGNA
HB HANGAR BICOCCA
via Chiese, 2
02-66111573
chiuso lunedì
Respiro internazionale, ma cucina a km zero: il bistrot che nasce con l’attesa riapertura
dell’Hangar Bicocca, presenta il suo spazio ai milanesi che così scoprono come anche New York
e Berlino possano trovarsi in fondo a viale Sarca.
Una tipica location post-industriale, progettata come il suo contenitore dallo studio April,
che segue di pari passo il concept filosofico dell’Hangar e della sua programmazione artistica:
offrire un’esperienza e fare da degno (e atteso) contorno a mostre e performance in programma.
Quattro mega lavagne (memoria di bistrot d’oltralpe) incombono su un bancone di ferro con
sgabelli francesi anni ’50 che invitano a ordinare un pastis. Al centro la rivisitazione di un fratino
oversize cablato che assembla casseri edili, sedute di recupero ed enormi bobine industriali,
ma soprattutto tanta luce naturale che entra dalle grandi vetrate affacciate sul dehors. Aperitivi
lounge, dal giovedì al sabato, con dj-set ricercati e poco commerciali, cocktail e taglieri di
salumi e formaggi. Sabato e domenica brunch all’insegna del bio con l’insalatina che Maria
Vittoria Resta Pallavicino porta dalla bassa bresciana, torte salate e centrifugati freschi, tè verde
giapponese oltre alla possibilità di iscriversi a gruppi d’acquisto e ritirare la propria cassetta di
ortaggi e frutta bio. Quanto al menu, semplicità e stagione regnano sovrane: finito il gazpacho,
ora iniziano le zuppe di legumi…
Consigliato per
chi sogna un brunch newyorchese, ha voglia di un aperitivo underground come a Berlino o di un drink
post installazione, e scopre che tutto questo si trova a un quarto d’ora dal centro
TAVERNA GUYOT
via Arnaldo da Brescia, 3
02-87237103
chiuso sabato a pranzo e domenica
Qui tutto sa di vino: dal nome che omaggia monsieur Guyot, inventore di un
sistema di potatura della vite, agli arredi che includono un tino trasformato
in bancone, legni di botte a vista sul soffitto o usati come pioli delle scale.
Immancabili mattoni a parete, ma con il tocco originale di bottigliere in ferro
traforato e led luminosi multicolore. Il locale di Marco (in sala) e Corrado
(sommelier), con il giovane Alberto in cucina, è all’Isola, dietro l’Alcatraz e ha
il grande pregio di non tirarsela, pur avendo una bella cantina di 400 etichette
italiane con qualche escursione straniera, e di fare un’interessante piccola
cucina che punta a risotti e prodotti di ricerca come il gorgonzola di capra
affinato in petali di rosa e frutti rossi. Inaugurato da qualche mese, ora lancia
un aperitivo con vino e pinxtos (stuzzichini) all’italiana (6 euro), mentre
venerdì e sabato sera si trasforma in lounge bar con pouf e lampade per un
post-work o un pre-dinner (questione di punti di vista) vinoso.
RIENTRO LENTO
ARIA DI VACANZA ANCHE IN CITTÀ
MUDRA – NATURAL CAFÉ
piazza XXIV Maggio, 8
345-4512459
chiuso lunedì
Smoothie & Natural happy hour. In un rilassante cortiletto
interno, appena ristrutturato, lontano dal concitato
movimento della vicina Darsena, una manciata di tavolini
all’ombra di grandi ombrelloni sono la deliziosa cornice
per gustare, soli o in compagnia, uno smoothie di frutta
fresca (come il “Bicchiere salute” con mela, kiwi e aloe
vera, 4,50 euro), un vegappuccio con latte di soia (da
provare!) o, all’aperitivo, un calice di vino biologico del
Garda accompagnato da torta salata e assaggi a tema (9
euro) scelti dal menu che viene proposto non stop dalle
10 alle 23. Paladini della cucina naturale quindi bio, Marco
e Monica sono gli unici in città ad avere i prodotti della
cucina Glisber, 100% vegetale.
RONCHI MILANO
viale Piave, 8
02-76319237
sempre aperto
Ice-cream artigianale. L’elegante loft d’ispirazione
newyorchese inventato da Riccardo Ronchi (che ha
vissuto oltreoceano, e lì si prepara ad aprire la sua seconda
boutique del gelato) è l’indirizzo giusto per chi ha ancora
voglia di un cono da gustare appoggiato ai tavoli fatti
con legno decapato da pavimenti indiani, mentre sfoglia
un libro o osserva il lavoro dei gelatieri nel laboratorio a
vista. Latte a km zero e frutta freschissima danno vita a
24 gusti a rotazione: cannella, latte macchiato, melone,
un’incredibile yogurt con fragoline di bosco, che sembra
di leccare frutta fresca. E poi ci sono yogurt ricoperti
di granola, frullati e granite, mentre si prepara l’arrivo
autunnale di cioccolata calda, semifreddi e crêpes.
LA MAISON DU MEKONG
via Meucci, 39
02-27221341
da martedì a venerdì dalle 14.30 alle 18.30. Sabato e festivi
dalle 11 alle 19
Tè dall’Indocina. Al secondo piano di Cargo, contenitore
di prodotti e idee nell’ex fabbrica di Ovomaltina, è nata
un’incredibile sala da tè d’ispirazione indocinese che
racconta di viaggi in terre lontane: tavolini cinesi d’epoca
da Pechino, sedie di design classico, divani in pelle e
contenitori in lacca regalano un’atmosfera davvero fuori
dal tempo e da schemi urbani. Qui, in controtendenza
a Facebook, si viene per conversare anche se esiste il
wireless: protagonista assoluto, tra un ritratto di Edith Piaf
e uno di Josephine Baker, il tè servito in foglia in oltre 40
tipologie con clessidra per misurare l’infusione, mentre
a pranzo si ordinano piatti in stile franco-vietnamita.
Attiguo il negozio Dammam Frères dove acquistare i tè
che si assaggiano in sala.
MARI&CÒ
via Ampola, 18
02-8392091
sempre aperto
C’era una volta Marinella Rossi di Pantagruel, donna di eventi e di food, già
chef-patronne del Genovese in via Conchetta, e mamma di tre figli meravigliosi:
con il più grande Enrico, giovane ma già esperto cuoco, condivideva il progetto
di una nuova insegna. Un incidente in moto glielo ha portato via ma Marinella
non si è fermata e Mari&cò (acronimo dei loro nomi) ha da poco aperto in una
ex-fabbrica degli anni Venti, a metà di via Ripamonti, che lei ha saputo arredare
in modo strepitoso e unico. Non è un catering, nemmeno un banqueting, tanto
meno una location o un ristorante: ma un luogo dove Marinella (con gli amici
chef di Enrico) “fa da mangiare e lo veste” come solo lei sa fare. Una sorta di chef
a domicilio ma solo per chi entra in sintonia con la sua filosofia, dove il prodotto
di primissima qualità (che sia il pane di Eugenio Pol o il pomodoro di Barone)
resta il protagonista. Grandi lampadari-nido, pouf viola e beige e scaffalature
vintage che traboccano di stoviglie e libri sono la suggestiva cornice dei piani
cottura oltre che teatro della neonata Fondazione Giard’ino che con la cucina
(corsi, laboratori e incontri) vuole aiutare i ragazzi in difficoltà.
Consigliato per
chi ha voglia di dire-fare-cucinare qualcosa di diverso, un diverso che oltre a essere bello
e buono fa pure del bene
BUONAPARTE CONCEPT BAR
Foro Bonaparte, 52
02-36728213
chiuso lunedì sera
wi-fi
Nuova insegna all-day che omaggia il nome della via con arredi e lampadario
in stile impero, un lungo bancone dove vengono shakerati cocktail classici
e frozen alla frutta, e un happy hour (7 euro) con micro-buffet di fritti (olive,
crocchette, pollo, salatini) e piattini di appetizer serviti (fichi e lardo, carpaccio,
spiedini di salmone). Martedì e giovedì, dj set con Fabolous.
Da non perdere
per una serata alcool-free, il succo di frutta 100% naturale Power (con ginseng,
guaranà e pompelmo rosa), quello bio sambuca-mirtillo e una delle nove minerali
della water collection
PETIT JARDIN
via Ripamonti, 298
02-57303526
chiuso lunedì
no wi-fi
Il locale fatto nascere da Lucio Nisi, creatore del Plastic, sulle ceneri di una
vecchia trattoria milanese con giardino, funziona anche a pranzo, cena e per
il brunch, ma è all’aperitivo (7/8 euro con nutrito buffet) e dopo che, sotto il
pergolato, attorno al biliardo con tappeto azzurro e sui divanetti lounge, dà il
meglio di sé. Il giovedì live jazz e il venerdì dj set con Nicola Guiducci.
Da non perdere
dal 12 settembre, la domenica dalle 19 alle 24 ritorna l’aperitivo in collaborazione con
radio 105 Classics e con le perle introvabili del dj Marcello Concertino
© Giulia Marta Marangione
new york
POPBAR
5, Carmine Street
001-212-2554874
Ingredienti e metodo italiano, ma creatività e design della Grande mela: così
nasce il divertente e goloso Popbar, regno dello stecco gelato più glam del
momento. Spuntato nel West Village newyorchese, fa tornare tutti bambini,
con una marcia in più: dimenticate il “mottarello” anni Settanta, qui lo stecco
si veste di gelato, sorbetto e yogurt in molteplici gusti stagionali che vengono
ricoperti a piacere con granola di nocciole o pistacchio, polvere di caffè o
cioccolato fuso. In fila come tanti soldatini colorati gli stecchi ti guardano dal
bancone, ma tu puoi chiedere il tuo popbar personale, con la combinazione
che più ti diverte, mentre allunghi lo sguardo sul retrostante laboratorio a vista
dove i gelati vengono creati. In alternativa si ordinano milk shake e smoothie in
multi-combinazione come gli stecchi, mentre – notizia dell’ultima ora – il locale
si prepara all’inverno con caffè, cappuccini e cioccolate. La curiosità: ebbene sì,
uno dei due fondatori è originario di Milano.
Consigliato per
passeggiata di fine estate con leccornia alla mano che è già oggetto di culto
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dI MIRTA OREGNA

verona & Co.
dI FRANCESCA ROVEdA
LO ZIBALDONE
via Bell’Italia, 41
Peschiera del Garda (Verona)
045-6402522
sempre aperto
Lo Zibaldone, ristorante con dieci anni di storia alle spalle maturata sugli
incantevoli colli di San Giorgio in Salici, riparte da Peschiera del Garda, in una
location immersa nella natura arricchita di un’esclusiva area wellness, lo Ziba
Hotel, a mezz’ora dal centro di Verona. In cucina Luca, con un istinto innato
per la ricerca della materie prime e l’accostamento di sapori e di colori: come il
cinghialino di antipasto servito su una purea di sedano rapa e ribes (22 euro) o
la stracciatella di burrata con zatterino confit, basilico e olive taggiasche (18).
Dato che la calura estiva ci ha abbandonati, non indugiate sui primi piatti, tipo
raviolini di salicornie con carabineros e tortino di riso venere o spatzli allo
zafferano, croccante di guanciale al rosmarino e castelmagno (18 euro) per
poi provare petto d’anatra con fegato, scalogni al cartoccio e aceto balsamico
di Modena (30). Tra sorbetti e mousse, menzione speciale ai cannoli di pasta
filo con zuppa di gianduia e gelato di pistacchio (12 euro). Per i vini, accettate il
consiglio del sommelier o vi perdereste tra gli oltre 260 in menu!
Ma vale la pena anche venire a provare l’hotel e la spa. Si va dalla formula “relax
e coccole”, consigliata per almeno una paio di giorni, a base di aperitivi, cena,
peeling con sale del Mare Morto e impacchi al mandarino in cabina rasul (295
euro) al week end romantico per due in cui non badare al spese (570 euro),
con pernottamento, aperitivi, cene, hammam, massaggi e trattamenti speciali.
Consigliato per
chi sposa il motto mens sana in corpore sano
athens
dI MIRTA OREGNA
YA CAFÉ
Kanellopoulou, 4
0030-210-7711480
SOMMARIVA
via Emanuele Filiberto, 29
Padova
049-8756894
sempre aperto
no wi-fi
Look nuovo per questo storico locale
patavino, con invitante dehors per
feste rumorose ma anche per un
cocktail prima o dopo cena. Per
l’aperitivo, distesa di stuzzicherie
invitanti come food o crudité di
pesce, dagli scampi alle ostriche, da
accompagnare a un calice di Moët
& Chandon o a un semplice spritz (4
euro).
Da non perdere
brut Aimery, la Bulle de Limoux, très
chic
OSTERIA ALLA PIGNA
via Pigna, 4
Verona
045-8004080
chiuso lunedì
no wi-fi
Ecco uno di quei posti che non passa
mai di moda, complice l’originale
piazzamento di due panche, stile
fermata dell’autobus, proprio
all’ingresso del locale, dove poter
bere, fumare e godersi lo struscio
Nel cuore di Atene, a due passi dal Badminton Theatre e all’ombra degli alberi
del parco urbano Goudi, un indirizzo molto apprezzato dagli ateniesi ma che
i turisti ancora devono scoprire. Aperto tutti i giorni sin dalla colazione, Ya
Café è un bar ristorante in piacevole stile contemporaneo ai cui tavolini si
consumano dall’espresso ai caffè mono-origine del mattino, dagli hamburger
specialità della casa come quello al 100% manzo servito sulla pita con cipolle,
pomodoro, yogurt e patatine fritte o, in alternativa, con melanzana, aglio e
formaggio katiki, agli happy hour-serali (18-21) a base di vino, birra o cocktail
shakerati da Costa. Incredibile lista di whisky e distillati per il dopocena, e
immancabile Metaxa greca a 5 o 7 stelle. Il trucco: controllare su FB le serate di
musica live in programma.
Consigliato per
chi fa tappa ad Atene per una vacanza greca settembrina, dove bere un Irish Mohito
con whisky, al fresco e in tutto relax, lontani dal clamore della Placa
della centralissima via Pigna. Per
l’aperitivo niente modaioli finger
food, ma risotti di stagione, crudo di
Parma, e “bondola”, da accompagnare
con Franciacorta Majolini o Arunda
metodo classico trentino (3,50 euro).
Da non perdere
musica & drink la domenica sera
OSTERIA ALLA BUSA
piazza Pozza, 19
Verona
chiuso domenica
no wi-fi
Ogni settimana alla mitica osteria alla
Busa, che ha la fortuna di trovarsi a
San Zeno, se ne inventano una: dalle
degustazioni di prelibati spumanti
italiani alla serata a base di birra ceca
Eggenberg abbinata agli hot dog a 5
euro, da chiudere in bellezza con long
island (cocktail con rum, gin e tea)!
Da non perdere
gli aperitivi del venerdì dalle 18
all’1 di notte
torino
dI BRUNO BOVERI E LEO RIESER
BASTIMENTO
via della Rocca, 10/c
011-19708154
chiuso lunedì
Gigi Megliola è stato per anni, con il suo Barbarù, un’istituzione: archetipo della vineria con
cucina, dove mangiare piatti giusti a prezzo giusto, scegliendo qua e là qualche “chicca” da una
cantina da paura. Il nostro però aveva un sogno nel cassetto: la cucina di pesce. Ecco dunque
che, insieme a Susanna, attenta padrona della sala, e con l’aiuto irrinunciabile del giovane Diego
Usai in cucina, nasce il Bastimento.
Molto bistrot, con i classici minitavolini rettangolari a due posti, tavoli in marmo e qualche
seduta su sgabello a sbirciare dentro una bella cucina, rigorosamente a vista. Solo pesce,
dunque, pescato in Italia e di qualità eccellente. La selezione della materia prima è un vanto per
Gigi e, questo fa sì che il menu cambi giornalmente, a seconda della disponibilità del mercato.
Dalla squisita ventresca di ricciola, cotta a bassa temperatura, con cipolla rossa caramellata e
sale di Mothia, alle delicate alici marinate in casa, al fritto di trigliette e la frisella con pomodori,
friggitelli e gamberi viola. Tra i primi, squisiti i paccheri con spada, uvetta e pinoli, interessanti le
orecchiette con cernia bianca e zucchine e gli scialatielli ai ricci.
Si chiude con crème brûlée, tarte tatin e sorbetti fatti in casa. Non ampia, ma adeguata la carta
dei vini. Si spendono dai 40 ai 55 euro. Prendete anche in considerazione la proposta del pranzo.
Consigliato per
chi ama il pesce di gran qualità, senza troppi fronzoli
BICCHIERDIVINO CAFÉ BISTROT
via San Quintino, 15
011-5629664
chiuso sabato pomeriggio e domenica
no wi-fi
Antonio Dacomo è uno dei più quotati sommelier italiani: dopo un’esperienza
che lo ha portato nei più importanti ristoranti italiani (da Gualtiero Marchesi
a Combal.Zero) ha aperto il suo bar bistrot a luglio. Qui, all’ora dell’aperitivo,
insieme al bicchiere “giusto”, potrete gustare una vera e propria “merenda
sinoira”: acciughe al verde, tomini al verde, carpionata e soma d’aij. E
quest’autunno si inizia con le serate a tema in cantina…
Da non perdere
i consigli di “Nino”. Rosso d’inverno, bianco d’estate, “bollicine” sempre
LA PETITE CAVE
corso De Gasperi, 26
011-595208
chiuso domenica e lunedì
no wi-fi
È soprattutto un’enoteca, anzi, una signora enoteca, con un vastissimo
assortimento di vini di altissimo livello (che non vuol dire automaticamente
A TAVOLA SOTTO LA PERGOLA
IL SECONDO DEI TRE SEGRETI PER ESSERE FELICI
RATATUI
via San Rocchetto, 34
011-7716771
chiuso domenica, e lunedì a pranzo
Sotto questo pergolato, in un piccolo cortiletto del quartiere Campidoglio, si
sono susseguiti negli anni una sezione di partito e una cooperativa di donne.
Oggi il Ratatui è un ristorantino, frequentato da chi apprezza la linea mista che
coniuga alcuni classici della cucina piemontese (il piatto di antipasti e la carne
cruda sono imperdibili) con alcuni piatti etnici come il cous-cous di carne o
verdure. Carta dei vini dignitosa e prezzo che non supera i 25/28 euro.
ANTICHE SERE
via Cenischia, 9
011-3854347
aperto solo la sera. Chiuso domenica
Sarà perché si trova in un quartiere storico della città operaia, Borgo San
Paolo, ed è nato sulle ceneri di una bocciofila, di cui mantiene l’ambientazione
d’epoca all’interno e il bel pergolato nel cortile, che è da sempre un posto
del cuore. La cucina piemontese si esprime ai suoi massimi livelli: affettati
buonissimi, torte di verdura e frittate, ottime verdure ripiene, pasta e fagioli,
carpioni da favola e tante altre golosità... ma lasciate un posto per la miglior
panna cotta della città.
TRATTORIA IMBIANCHINI & DECORATORI
via Lanfranchi, 28
011-8190672
chiuso mercoledì
A due passi da piazza Vittorio, dietro la Gran Madre, ha sede dal 1883
la Cooperativa di Consumo e Mutua Assistenza dei Decoratori e degli
Imbianchini. Che c’azzecca? Ma è una delle più caratteristiche piole di Torino,
con un bellissimo giardino coi tavoli di pietra, alberi secolari e un fresco
pergolato di uva fragola. Anche la cucina è antica e tradizionale: acciughe
al verde, involtini di verdure, gnocchi fatti in casa, pasta e fagioli, tonno di
coniglio, flan di porri e patate o di cardi, zabaglione coi biscottini.
carissimi). Ma Luisa Matta e il suo socio Umberto Coccoccetta arrivano dalla
ristorazione e allora l’aperitivo serale è una vera festa: grandi vini a bicchieri e
una infinità di cose sfiziosissime. Crostini caldi con pomodorini e formaggio,
salatini appena sfornati, salumi scelti… Un paradiso a 6 euro (8 se bevete
champagne).
Da non perdere
lo champagne, c’è bisogno di dirlo?
PORTO RIBECA
via L. Tarino, 2
011-8141426
chiuso domenica
wi-fi
Un vero porto di mare con gente che va e viene, che si siede a sfogliare i libri
in consultazione, ascolta buona musica, si collega a internet, guarda la mostra
nello spazio espositivo, sorseggia un buon vino o magari una birra artigianale
(quella buonissima del Birrificio Civale di Spinetta Marengo), ci si strafoga
(come resistere) di tapas che neanche alle Ramblas, luma le pupe…
Da non perdere
la birra Mervisia (una Pale Ale da sogno)
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oma
dI LAURA RUGGIERI
CORSI E RICORSI
A SCuOLA DI CuCINA
A TAVOLA CON LO CHEF
via dei Gracchi, 60
06-32222096
Cucinare? Un onere a cui non ci si può sottrarre, un fatto di sopravvivenza o
un passatempo divertente? Un vero e proprio rito di gaudio collettivo è quello
che prende avvio a settembre da “A tavola con lo chef ”, storica scuola di cucina
in zona Prati che vede alternarsi come maestri giovani chef, trascinanti e
spesso anche blasonati. Come Antonio Chiappini: con lui non solo “Cucinare
è facile”, nome del corso, ma veramente uno spasso e così ci si diverte assai
in quelle sei lezioni serali (dalle 18 alle 22). Inizio martedì 14 settembre (una
lezione alla settimana). E non c’è sessione che non finisca seduti a tavola in
una vera e propria gara tra primi della classe. Da non perdere il corso di Andy
Luotto di quattro lezioni (inizia il 4 ottobre) “Studenti in cucina” a 320 euro. I
vegetariani mettano in agenda invece mercoledì 29 settembre un minicorso di
due lezioni tenuto dallo chef Marco De Vita per 180 euro.
GAMBERO ROSSO
via Enrico Fermi, 161
06-551121
Qui siamo nell’università del buon gusto: facili da incastrare tra studio, attività
e altri hobby, i corsi sono spesso monografici. Con 68 euro per esempio
si scoprono i segreti della cucina light e vegetariana. Mentre crostacei
e molluschi, non sempre facili da cucinare, sono oggetto di studio il 10
settembre a 80 euro. Un bel po’ più care (180 euro) le due lezioni su sushi e
LES AFFICHES
via di Santa Maria dell’Anima, 52
06-6868986
sempre aperto
Fino a oggi si andava da Les Affiches all’imbrunire per
l’aperitivo, si rimaneva magari fino a tirare assai tardi
ma mai avreste pensato di passarvi fin dalla prima
colazione. Ha appena aperto, invece, la Baguetterie di
Les Affiches, ricavando un piccolo spazio a vista per la
cucina tra il salotto (con wireless gratuito) che sembra
d’epoca, rigorosamente francese, come tutto il gusto
e lo stile a cui si impronta il locale. La saracinesca sale
alle otto di mattina per un risveglio doc: marmellate e
mieli artigianali, pane caldo appena sfornato, muffin
di ogni forma e colore, tarte tatin, strudel. Per pranzo
tantissime insalate, prodotti biologici, centrifughe,
combinazioni di frutta. All’interno anche un petit marché
di frutta e verdura biologica, un po’ insolito per uno
spazio che sembra un caffè parigino anni ’30. In menu
21 diverse baguette (anche un mix in degustazione) con
prodotti di altissima qualità – dop, aoc (per i prodotti
francesi), presìdi Slow Food – e biologici in combinazioni
mai scontate. Oltre a brioche, piatti freddi “a peso”,
polpettine vegetali e di carne, carpacci di pesce, torte
salate e dolci. Il tutto viene consegnato quotidianamente
anche a domicilio insieme a riviste e giornali (per un
ordine minimo di 10 euro), con un servizio di delivery
ecocompatibile perché effettuato in bicicletta. Oppure c’è
il take away con un packaging di cartone bio (utilizzabile
al micronde).
Consigliato per
la Spritzerie con oltre venti tipi diversi di spritz!
sashimi. “Solo” 70 euro per condividere i fornelli con Heinz Beck, il costo
di un appetizer nel suo ristorante. E ancora finger food e cocktail a 50 euro,
arancini e supplì (68 euro, forse un po’ troppo?), perfino un corso per imparare
a realizzare torte american style, meravigliose e sorprendentemente facili a
115 euro. Per i romantici anche ai fornelli il 20 settembre c’è “Due cuori e una
cucina”, 125 euro a coppia). Come ultima risorsa ricordatevi che il 23 e 24
settembre c’è il corso per single in cucina, a 130 euro.
CORSI DI CUCINA GIAPPONESE – DOOZO
via Palermo, 51
06-4815655
Tutt’altra atmosfera e ambiente: rigore, compostezza e poco chiasso
tutt’intorno, molta concentrazione al tavolo di lavoro. La cornice è di design
con molti tocchi orientali, una galleria d’arte e un piacevole giardino interno.
Il maestro è Kazuhiko Endo che vi intrattiene per cinque incontri (di due ore
ognuno) più due per la realizzazione dei dolci con una maestra pasticcera,
Kiriko Matsumura. A fine corso padroneggerete tutti i segreti di una cucina
che non è solo sushi e sashimi ma vanta tanti piatti caldi, carni stufate, pesci
a cotture light. E a proposito di dolci, andate sul sito dell’Istituto di Cultura
Giapponese (www.jfroma.it) perché nella bella sede in mezzo al verde di
villa Borghese arrivano periodicamente dal Giappone i più famosi maestri
pasticceri per tenere corsi monografici di alta specializzazione.
PERCENTO
via Sora, 48
06-68809554
chiuso lunedì
Sulle ceneri di una taverna finto rustica a due passi da Campo de’ Fiori nasce
Percento, una sfida per palati aperti, curiosi e disposti a farsi condurre dalla
giovanissima Michal Levy. È lei la vera risorsa: 27 anni, nata a Tel Aviv e con
tante brevi soste in giro per il mondo. Una delle ultime tappe è New York dove
ha allargato gli orizzonti della sua cucina ricca di colori, profumi, spezie ed
erbe aromatiche, che attinge dal medioriente, passa per tecniche e cotture
d’oltralpe e approda a una “fusion” originale e insolita. Le voci del menu sono
molto nuove per le abitudini del quartiere: ceviche di spigola su gazpacho (19
euro), falafel di orata con pecorino romano servito con salsa tahini e paprika
dolce (13 euro), tra i primi più insoliti (forse anche troppo, a dire il vero) il
risotto ai frutti di mare con latte di cocco e ananas (15 euro). Il problema
potrebbe nascere con gli abbinamenti al vino con piatti così ma tra i 450 vini
in carta, di cui almeno la metà stappabili anche per un bicchiere, ci si può
prendere il lusso di cambiare a ogni portata.
Consigliato per
la zuppa di fragole con meringhe, un dessert con tanto di olio, basilico e gelato alla
vaniglia bello da vedere quanto intrigante da gustare
PATOS
via degli Apuli, 43
06-97606130
chiuso lunedì
wi-fi
Tre locali in uno: bar aperitivo molto friendly,
spazio per una cena easy, cocktail bar sofisticato.
Arredi di design, colori sobri, aria anche un
po’ elegante, quasi insolita per San Lorenzo. Il
buffet sul grande bancone sinuoso fino alle 21 è
ricchissimo: paste, frittate, torte salate, sfizi vari.
La lista degli aperitivi e dei vini si presta a soste
prolungate. Pronta ad assecondare anche i palati
più esigenti la carta dei cocktail, frozen e non, da
sorseggiare mentre si gira per la mostra appena
aperta o ci si rilassa con uno spettacolo dal vivo.
Da non perdere
il corso di foto reportage notturno
RIUNIONE DI
CONDOMINIO
via dei Luceri, 13
sempre aperto
wi-fi
BAR JEAN
5, rue des Halles
0033-05-59248038
L’appuntamento cult e un po’ alternativo dell’ultimo
venerdì del mese del Rialto Sant’Ambrogio, quello che
bloccava il traffico per il successo riscontrato, tra il
Ghetto e piazza Venezia, ha cambiato casa spostandosi
dalle parti di via de Lollis (zona università La Sapienza)
e soprattutto è diventato resident. Ora la riunione c’è
tutti i giorni e l’accompagnano dj più o meno cool,
feste a tema improbabile, danze scatenate, proiezioni e
concerti accompagnati da cocktail un po’ improvvisati
ma strong, qualche snack salato, una scelta di dessert.
Da non perdere
l’appuntamento del giovedì sera che cambia ogni volta
biarritz
Nella Biarritz che pulsa, quella dei colorati mercati delle Halles, a pochi metri
da quel mare che ha reso la cittadina mecca incontrastata dei surfisti, un
indirizzo regge sulla cresta dell’onda sin dagli anni Trenta: è il Bar Jean, che
con la sua terrazza-dehors soleggiata, gli azulejos che decorano il luminoso
ambiente interno e l’allegra atmosfera basca, è tra i luoghi di ritrovo più amati
da cittadini e vacanzieri dell’ultima ora. Tapas protagoniste di ogni serata:
mini sandwich e canapè assortiti, ma poi sulla lavagna si trovano dalla paella
alla tortilla, dalle sardine grigliate al jambon serrano (prosciutto crudo in un
mix franco-spagnolo), fino ai calamari conditi con aïoli piccantissimo, che qui
è d’obbligo annaffiare con vini del Rioja o con un meraviglioso bianco locale
basco, il Txakoli. Musica coordinata, ça va sans dire.
Consigliato per
vivace apero alla spagnola, con un’infinità di tapas che fanno da contorno a una
caraffa di vino tinto o un calice di Txakoli
80 | uRbAN uRbAN | 81
dI MIRTA OREGNA

MILANO ULTIMA FERMATA
DI FRANCO BOLELLI
82 | URBAN
QUANTO È POP LA
MADONNINA
Chissà se sarà Maurizio Cattelan a
estrarre la spada dalla roccia, a rompere
l’incantesimo che come le spire di un
serpente ci avvolge e ci soffoca. Chissà
se vedere le sue opere — paradossali,
scanzonate, spiazzanti, al di là di tutti gli
schemi — impossessarsi di qualche sprazzo
di città toglierà fi nalmente il velo che ci
impedisce di accorgerci che Milano è — ha
proprio tutto per essere — una città pop.
Perché sì, questo è un posto che è
naturalmente predisposto al nuovo, sia che
si tratti delle correnti innovative quanto
della schiuma superfi ciale. Questo è un posto
fi siologicamente portato a cercare e anche a
creare fresche, energetiche primizie.
A Milano ci sono — popolate e animate
da decine di migliaia di umani — la
comunicazione e i media, le nuove tecnologie
e la musica indipendente, per non parlare dei
proverbiali design e moda. Milano è pronta a
scattare quando arriva l’iPad, quando vanno
in scena i Radiohead, quando imperversa la
settimana del design, così come quando — è
accaduto con il brunch, con l’happy hour, con
i social network — si affacciano nuovi riti
sociali.
A Milano c’è quella molteplicità di
attitudini e di stili che è l’essenza stessa
del pop, e c’è pluralità di occasioni e
luoghi (in questi giorni in Buenos Aires
anche una vecchia, polverosa icona come
Upim ha deciso di reinventarsi come grande
magazzino pop, e lo fa con una esposizione di
originali di Andy Warhol).
Certo, Londra è ancora discretamente
lontana, ma è sconcertante che quando si
parla di Milano tutto questo sembri quasi
invisibile e fi nisca schiacciato fra le
lagne di chi rimpiange il passato e la
volgarità di chi interpreta il presente nel
modo più mediocre. Sarebbe ora di mettere a
fuoco che questa è la città — se non altro
adottiva — di Maurizio Cattelan, di Lorenzo
Jovanotti, di Fabio Novembre, e di tanti
altri che costituiscono nei fatti se non
nelle intenzioni una vera e propria “scuola”:
quella dove l’intelligenza ha imparato a
essere divertente e il divertimento a essere
intelligente, dove l’invenzione innovativa si
è unita in matrimonio con la comunicazione.
Ecco, se Milano prendesse consapevolezza
di questa energetica scuola pop e la
prendesse a contagioso modello, non soltanto
si ritroverebbe più allegra e vivace ma
valorizzerebbe incomparabilmente se stessa.