“Le relazioni greco - albanesi durante la Seconda Guerra ... - Padis

Ecco parte del suo racconto che è stato raccolto e pubblicato da Miranda
Vickers, nel suo saggio “Il massacro greco e l‘internazionalizzazione della
questione çama”.
“Una sera prima di partire mio padre, Ali, parlava in cortile con il cugino,
domani partiremo per l’Albania ‐diceva‐ il villaggio è stato bruciato dai
tedeschi e dai greci. Non si può stare più qui. Ci dispiace della nostra terra,
la Ҫameria, ma ci stanno uccidendo. Dobbiamo salvarci la testa.
Ho ascoltato le parole di mio padre che, conversando mi teneva vicino e le
lacrime uscivano copiose. Ero piccola, ma mi sono resa conto che saremmo
andati in qualche luogo lontano, molto lontano dalla casa dove ero nata e
alla quale mi legavano tanti ricordi”.
La carovana che è partita da Paramithia, che nel 1944 aveva circa 600
famiglie – racconta la testimone – aveva circa 500 persone, ma molti di loro
sono morti durante il tragitto dal freddo e dalla fame specialmente i
bambini piccoli. Dopo settimane di viaggio i superstiti hanno trovato
sistemazione in Albania.
Il giorno dopo il massacro di Paramithia, un battaglione di EDES è entrato
nella città di Parga dove hanno ucciso altri 52 albanesi. Il 23 settembre
1944, la città si Spatar fu saccheggiata e furono uccisi in 157. Le giovani
donne e le ragazze sono state violentate e gli uomini che sono
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