“Le relazioni greco - albanesi durante la Seconda Guerra ... - Padis

via diplomatica da parte greca. I rappresentanti dello stato greco alla
conferenza chiesero che oltre il Vorio Epiro alla Grecia dovesse essere
assegnata anche Valona nel porto della quale si era situata la flotta ellenica.
“È impensabile che gli albanesi barbari debbano vivere nella culla della
civiltà greca”, queste furono le dichiarazioni della delegazione greca a
Londra. Pochi giorni dopo l’inizio dei lavori della conferenza l’Albania
proclamò la sua indipendenza e dopo l’allontanamento delle truppe turche
l’esercito greco occupò la Ҫameria. Il Generale Deli Janaqis chiamò i capi
dei villaggi e delle città della Ҫameria per stipulare un accordo che però
venne respinto più volte dai capi çami. Dopo vari tentativi che non
portarono comunque al raggiungimento di un accordo, il generale ordinò
l’uccisione di 62 capi çami. La comunità internazione decise poi di inviare
una commissione di controllo per verificare le pretese dei greci non solo
sulla Ҫameria ma anche sulle città come Saranda, Korça, Gjirokastra,
Permet etc. La Conferenza degli Ambasciatori continuò i lavori per mesi e
il 17 dicembre del 1913 si riunirono a Firenze. E fu proprio il Protocollo di
Firenze il documento che ha specificato i confini attuali tra Grecia e
Albania. La Ҫameria rimase tutta in territorio greco tranne 7 vilaggi. La
Grecia non rimase soddisfatta da questa spartizione e non riconobbe il
protocollo dichiarando che fuori dal tronco ellenico dell’Epiro del Nord
erano rimasti decine di migliaia di cittadini greci. Sul numero della
minoranza greca ci sono cifre contraddittorie. Infatti in Albania secondo le
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