“Le relazioni greco - albanesi durante la Seconda Guerra ... - Padis
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Sapienza<br />
Università di Roma<br />
Dipartimento di Studi Politici<br />
<strong>“Le</strong> <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong> ‐ <strong>albanesi</strong> <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong><br />
<strong>Guerra</strong> Mondiale. La questione del<strong>la</strong> Çamëria”<br />
Tesi di Dottorato<br />
in<br />
Storia d’Europa<br />
Candidato Coordinatore<br />
Sokol Pacukaj Prof.ssa Giovanna Motta<br />
Tutor<br />
Prof. Antonello Biagini<br />
Anno 2011‐2012<br />
1
Indice:<br />
Introduzione<br />
Le Re<strong>la</strong>zioni Greco ‐ Albanesi Durante <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong><br />
<strong>Guerra</strong> Mondiale. La Questione del<strong>la</strong> Çamëria.<br />
1.1. Il quadro generale<br />
Capitolo 1<br />
Grecia e Albania <strong>durante</strong> <strong>la</strong> II guerra Mondiale<br />
1.2. L’occupazione italiana dell’Albania e le operazioni contro <strong>la</strong> Grecia<br />
1.3. La reazione del governo <strong>greco</strong><br />
1.4. I tentativi <strong>albanesi</strong> di unirsi ai greci contro l’occupazione italiana<br />
1.5. Le rivendicazioni del governo <strong>greco</strong> in esilio sull’Albania meridionale<br />
1.6. Il movimento antifascista albanese e <strong>la</strong> reazione delle forze politiche<br />
<strong>albanesi</strong> nei confronti del<strong>la</strong> politica greca<br />
Capitolo 2<br />
La <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale e <strong>la</strong> Çameria<br />
2.1. Sfondo storico del<strong>la</strong> Çameria <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale<br />
2
2.2. Çameria, territorio e popo<strong>la</strong>zione<br />
2.2.1 Geografia e principali paesi<br />
2.2.1 Popo<strong>la</strong>zione<br />
2.3. L’Ellenizzazione dei çami ortodossi <strong>albanesi</strong>, possibili cause.<br />
2.3.1 La politica greca<br />
2.3.2 Lo sfruttamento economico<br />
2.3.3 Violenza statale ottomana e greca<br />
2.3.4 La religione<br />
2.3.5 La diffusione del<strong>la</strong> lingua e del<strong>la</strong> cultura greca<br />
2.4 Diaspora albanese sul<strong>la</strong> Ҫameria<br />
Capitolo 3<br />
La pulizia etnica di Zerva in Ҫameria<br />
3.1. La politica greca dal Trattato di Losanna al<strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> mondiale<br />
nei confronti dei Çami<br />
3.2. La tragedia in Ҫameria, Zerva e le sue azioni<br />
3.3. La “legge del<strong>la</strong> guerra” del 1940 contro l’Albania<br />
3.4. Lo Stato <strong>greco</strong> nei confronti del<strong>la</strong> questione çama<br />
3.5. I rifugiati çami in Albania e il Comitato anti‐fascista degli immigrati<br />
çami in Albania<br />
3.6. Le grandi potenze e l’internazionalizzazione del<strong>la</strong> questione Çama<br />
3
Capitolo 4<br />
Gli aspetti fondamentali del<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Çameria<br />
4.1. Il riconoscimento del<strong>la</strong> questione Çama dal<strong>la</strong> parte del governo <strong>greco</strong><br />
4.2. La questione del<strong>la</strong> cittadinanza greca perduta dai rifugiati çami<br />
4.3. La questione dei beni sequestrati con forza al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama<br />
4.4. Sviluppi recenti sul<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Çameria<br />
Conclusioni<br />
Appendice<br />
Bibliografia<br />
4
Fig. 1, Mappa del<strong>la</strong> Çameria<br />
5
Introduzione<br />
La peniso<strong>la</strong> Balcanica rimane ancora oggi una terra di potenziali attriti tra<br />
le nazioni che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>no. La maggior parte di questi attriti sono ereditati<br />
da un passato non molto lontano e in molti casi il ruolo dell’Albania e degli<br />
<strong>albanesi</strong> fuori dai suoi confini politici appare di fondamentale importanza.<br />
Questi contrasti che avvengono ai giorni d’oggi con varie intensità, e con<br />
un potenziale sviluppo negativo per il futuro dovrebbero risolversi<br />
nell’arena internazionale se i negoziati bi<strong>la</strong>terali non dovessero dare<br />
risultati positivi. Una di queste controversie riguarda <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong><br />
Çamëria situata nel confine tra Grecia e Albania. La regione del<strong>la</strong> Çamëria<br />
faceva parte dello stato albanese <strong>durante</strong> l’Impero Ottomano ma fu<br />
assegnata al<strong>la</strong> Grecia <strong>durante</strong> <strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori di Londra<br />
del 1913, nonostante l’Albania <strong>durante</strong> il primo conflitto mondiale si fosse<br />
dichiarata neutrale.<br />
La popo<strong>la</strong>zione çama di origine albanese e di religione musulmana fu<br />
spesso oggetto di maltrattamenti negli anni tra <strong>la</strong> Prima e <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong><br />
<strong>Guerra</strong> Mondiale, fino al suo allontanamento forzato dalle abitazioni nel<br />
1945 con l’accusa di col<strong>la</strong>borazionismo con il fascismo.<br />
Anche se sono passati più di 60 anni dal<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra mondiale,<br />
periodo in cui si consumò <strong>la</strong> pulizia etnica e per alcuni il genocidio contro i<br />
6
çami, da parte delle truppe dell’esercito <strong>greco</strong> guidate dal generale Zerva,<br />
il pezzo del puzzle che serve per completare il quadro complesso di questa<br />
situazione non è stato ancora trovato. Anzi, <strong>la</strong> questione çama è tutt’altro<br />
che risolta.<br />
La questione del<strong>la</strong> Çamëria nasce molto prima che i çami venissero<br />
accusati di aver col<strong>la</strong>borato con il fascismo <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra. Subito dopo<br />
<strong>la</strong> caduta dell’Impero Ottomano il governo <strong>greco</strong> seguì una politica di<br />
allontanamento forzato dai propri territori del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama che non<br />
era di religione ortodossa. Parte di questi çami emigrarono in Turchia negli<br />
Stati Uniti e altri in Albania.<br />
I çami sono una popo<strong>la</strong>zione etnica albanese per lo più di religione<br />
musulmana proveniente dal<strong>la</strong> parte nord‐occidentale del<strong>la</strong> Grecia<br />
conosciuta come Thesprotia per i greci e Çamëria per gli <strong>albanesi</strong>. Questa<br />
regione che si concentra intorno al fiume Thiamis (Ka<strong>la</strong>mai) si estende da<br />
Butrinto fino al <strong>la</strong>go di Prespa nel nord, ad est fino alle montagne del<br />
Pindo e a sud fino a Preveza e al Golfo di Arta. Lo scontro su questa<br />
regione nacque dopo <strong>la</strong> decisone dei confini tra Grecia e Albania al<strong>la</strong> fine<br />
delle guerre balcaniche. Nel 1913 <strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori di<br />
Londra diede <strong>la</strong> regione del<strong>la</strong> Çamëria al<strong>la</strong> Grecia <strong>la</strong>sciando solo 7 vil<strong>la</strong>ggi<br />
çami all’interno del territorio albanese. Si possono distinguere tre fasi<br />
dell’emigrazione spesso forzata del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama del<strong>la</strong> Grecia del<br />
7
nord. La prima risale al periodo delle guerre balcaniche 1912‐1914, <strong>la</strong><br />
seconda al Trattato Turco‐Greco di Losanna del 1923 e <strong>la</strong> terza e più<br />
dolorosa è quel<strong>la</strong> che avvenne al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale nel<br />
periodo che va da giugno 1944 fino a marzo del 1945 dove le forze del<br />
generale Zerva massacrarono secondo le fonti del<strong>la</strong> storiografia albanese<br />
più di 2700 çami senza risparmiare donne e bambini e costrinsero a<br />
immigrare quasi l’intera popo<strong>la</strong>zione çama di religione musulmana 1 .<br />
Un evento storico, di grande importanza per <strong>la</strong> Grecia accadde il 29<br />
settembre 1943, quando i nazisti, <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale,<br />
fuci<strong>la</strong>rono 49 consiglieri greci. Questo episodio, così come viene raccontato<br />
nei testi di storia usati nelle scuole greche, viene così descritto: si trattò di<br />
un evento tragico in cui i nazisti, col<strong>la</strong>borando con dei cittadini greci di<br />
origine çama (Cham), hanno condannato e fuci<strong>la</strong>to dei patrioti greci.<br />
E secondo questi testi storici, fu proprio questo massacro che causò l’odio<br />
<strong>greco</strong> nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama accusata di col<strong>la</strong>borazionismo<br />
con gli occupatori nazi ‐ fascisti, e il 27 giugno 1944 con <strong>la</strong> forza furono<br />
1 Per quanto riguarda il numero esatto dei morti e degli scomparsi non ci sono cifre esatte<br />
ufficiali, secondo fonti greche non sono più di 800, bisogna dire che una parte dei morti çami<br />
dai greci venivano considerati come traditori e col<strong>la</strong>borazionisti con il nazi‐fascismo e non<br />
vengono contati nel numero totale dei morti <strong>durante</strong> <strong>la</strong> pulizia etnica del generale Zerva. Le<br />
fonti <strong>albanesi</strong> comprendono tutti i çami condannati a morte e tutti coloro che sono stati uccisi<br />
dalle forze di Zerva, le statistiche prese dalle fonti degli archivi <strong>albanesi</strong> par<strong>la</strong>no di 4‐8 mi<strong>la</strong><br />
morti e sopratutto si basano sulle dichiarazioni dei çiami rimasti vivi e dei memorandum<br />
inviati alle Nazioni Unite dai çiami subito dopo <strong>la</strong> guerra negli anni 1945‐1949. Negli scritti di<br />
molti storici e secondo i dati dell’associazione çameria il numero dei morti dovrebbe essere<br />
intorno alle 4‐5 mi<strong>la</strong> persone.<br />
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cacciati dal<strong>la</strong> Çamëria circa 44.000 cittadini greci d’origine Çama e di<br />
religione musulmana.<br />
Ma, facendo riferimento a quel<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> storia che riguarda il rapporto<br />
tra greci ed i çami <strong>albanesi</strong>, molti documenti e studi compiuti a riguardo ‐<br />
secondo alcuni storici sopratutto <strong>albanesi</strong> ‐ dimostrano che quell’evento fu<br />
il pretesto di un vero genocidio contro una popo<strong>la</strong>zione innocente, del<strong>la</strong><br />
quale non furono risparmiati né donne, né bambini, né anziani greci e<br />
<strong>albanesi</strong>, appartenenti al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione musulmana çama. Per di più, a<br />
questa popo<strong>la</strong>zione furono confiscati sia i beni mobili sia quelli immobili,<br />
terre, abitazioni, bestiame e arredi domestici.<br />
La Grecia, <strong>durante</strong> <strong>la</strong> sua storia, ha trattato tradizionalmente i cittadini<br />
d’appartenenza musulmana come Turchi, cioè come nemici storici, e ha<br />
sempre usato ogni pretesto per mandarli fuori del territorio <strong>greco</strong>. Soltanto<br />
<strong>durante</strong> il periodo tra il 1921 e 1926 vi furono diverse deportazioni del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione albanese çama di religione musulmana in risposta al<strong>la</strong><br />
deportazione del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione greca dell’Asia Minore <strong>durante</strong> <strong>la</strong><br />
rivoluzione turca guidata da Mustafa Kemal Ataturk.<br />
I çami rimasti nel territorio <strong>greco</strong> furono assimi<strong>la</strong>ti dalle politiche<br />
nazionaliste del<strong>la</strong> Grecia che non permetteva ai cittadini di origine çama di<br />
par<strong>la</strong>re albanese o di impararlo nelle scuole. Le terre confiscate ai çami<br />
9
cacciati con <strong>la</strong> forza dal territorio del<strong>la</strong> Çamëria furono popo<strong>la</strong>ti da coloni<br />
greci per volere del governo <strong>greco</strong>. Anche molti va<strong>la</strong>cchi hanno occupato i<br />
terreni e le case <strong>la</strong>sciate dai çami senza il diritto legale del<strong>la</strong> proprietà.<br />
I çami rimasti fuori dal loro territorio cercarono di far conoscere <strong>la</strong> loro<br />
situazione a livello internazionale e formarono in Albania il Comitato<br />
Antifascista Çama (KAÇ). Anche il governo comunista albanese cercò di<br />
fare lo stesso portando <strong>la</strong> questione çama al<strong>la</strong> Conferenza di Pace di Parigi<br />
nel 1946 per chiedere il rimpatrio dei çami e <strong>la</strong> riconsegna dei loro beni<br />
mobili e immobili ma non ebbe nessun riscontro. Il Comitato dei çami<br />
istituito in Albania non smise di inviare memorandum e lettere di ogni tipo<br />
alle varie rappresentanze mondiali per cercare di trovare una soluzione<br />
al<strong>la</strong> loro situazione. Si possono individuare facilmente le loro richieste<br />
leggendo questi memorandum dove in primis appare <strong>la</strong> richiesta di<br />
rimpatrio nelle proprie case, riconsegna dei beni confiscati, risarcimento<br />
dei danni subiti, supporto per <strong>la</strong> ricostruzione delle case, protezione e<br />
garanzie secondo i trattati internazionali come i diritti umani, politici e<br />
culturali oltre <strong>la</strong> sicurezza personale. Inoltre si può leggere in questi<br />
memorandum anche <strong>la</strong> richiesta di condanna per tutte le persone<br />
responsabili del massacro compiuto nei loro confronti. Ovviamente queste<br />
richieste non furono mai ascoltate, tanto meno esaudite. L’unico<br />
riconoscimento fu quello del<strong>la</strong> crisi umanitaria dei rifugiati in Albania da<br />
10
parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite quando il governo albanese<br />
ricevette circa 26 milioni di dol<strong>la</strong>ri in aiuti umanitari. Da quel momento <strong>la</strong><br />
questione del<strong>la</strong> Çamëria è rimasta in sospeso e mai risolta. Oggi il governo<br />
<strong>greco</strong> non riconosce una questione çama e nega <strong>la</strong> presenza di minoranze<br />
all’interno del suo territorio. Mentre il governo albanese è sempre rimasto<br />
passivo ricattato di continuo dai greci che minacciano di bloccare il<br />
processo di integrazione europea tanto atteso dagli <strong>albanesi</strong> e di<br />
rimpatriare i quasi 600 mi<strong>la</strong> immigrati <strong>albanesi</strong> che <strong>la</strong>vorano oggi in<br />
Grecia. Inoltre, per il governo albanese <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Çamëria è oggi<br />
più economica che politica, mentre il fattore economico è solo uno degli<br />
elementi delle richieste dei çami.<br />
Infatti, <strong>la</strong> questione çama pone tre fondamentali aspetti: prima di tutto è il<br />
riconoscimento di questo problema da parte del governo <strong>greco</strong> il che<br />
aprirebbe <strong>la</strong> strada ai negoziati per quando riguarda gli altri aspetti; l’altro<br />
punto fondamentale è <strong>la</strong> questione dei beni confiscati ai çami, si dovrebbe<br />
trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti senza creare squilibri<br />
di geopolitica e infine rimane <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> cittadinanza greca dal<strong>la</strong><br />
quale il governo <strong>greco</strong> ha privato i çami cacciati dalle proprie abitazioni.<br />
Oggi, in Albania ci sono oltre trecentomi<strong>la</strong> çiami. L’avvento del regime<br />
comunista, dopo <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale, mise a tacere il tutto e <strong>la</strong><br />
questione del<strong>la</strong> Çamëria rimase in sospeso per più di mezzo secolo. A<br />
11
partire dagli anni novanta però, <strong>la</strong> comunità dei çami ha cercato di<br />
risolvere questa situazione <strong>la</strong> cui risoluzione è stata rinviata per decenni<br />
ma nul<strong>la</strong> di concreto è stato fatto dai governi che si sono alternati.<br />
Le varie associazioni che sostengono <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Çamëria ed oggi<br />
anche il partito politico PDIU (Partito per i Diritti, l’Integrazione e l’Unità)<br />
che rappresenta questa popo<strong>la</strong>zione continuano da anni ad alzare <strong>la</strong> voce<br />
sul diritto di tornare nelle loro terre e sul riconoscimento internazionale del<br />
genocidio. Nonostante il 27 giugno sia riconosciuto dal 1994 dal<br />
par<strong>la</strong>mento albanese come il giorno del<strong>la</strong> commemorazione delle vittime<br />
del genocidio, nessun governo ha mai veramente affrontato di petto <strong>la</strong><br />
questione del<strong>la</strong> Çamëria e chiesto spiegazioni sul<strong>la</strong> negazione dei diritti di<br />
questa popo<strong>la</strong>zione. Un passo importante è stato compiuto nel 1996 con <strong>la</strong><br />
stipu<strong>la</strong>zione del Trattato di Amicizia tra Grecia e Albania nel quale i due<br />
stati si impegnarono a facilitare l’ingresso dei cittadini çami nei territori<br />
greci per poter avviare le procedure di riconoscimento delle loro proprietà,<br />
e viceversa. Ma <strong>la</strong> Grecia ha sempre negato il visto d’ingresso ai çami che<br />
con i documenti originali, che attestano le loro proprietà in Çameria,<br />
volevano ricorrere per le vie legali nei tribunali greci e il trattato di<br />
amicizia non ha mai funzionato. In una visita ufficiale in Albania nel 2004<br />
il Presidente <strong>greco</strong> Stefanopulos dichiarerà che “quello dei Çami è un<br />
problema dimenticato ed ormai appartenente al passato”, completando<br />
12
inoltre il suo pensiero con una minaccia, enunciando infatti che “se le<br />
richieste del<strong>la</strong> minoranza greca non verranno accettate, l’Albania non<br />
entrerà mai nell’Unione Europea”. Tranne <strong>la</strong> reazione dell’opinione<br />
pubblica e dei media nessuno dei politici ha osato contrastare<br />
esplicitamente le dichiarazioni del Presidente <strong>greco</strong>.<br />
Nel 2006 <strong>la</strong> Procura Generale del<strong>la</strong> Repubblica Greca prese una decisione<br />
riguardo le proprietà dei çami. Secondo questo provvedimento i cittadini<br />
che non sarebbero riusciti a registrare <strong>la</strong> loro proprietà entro dicembre<br />
2008, non avrebbero più avuto diritto di rivendicare i propri beni. Tale<br />
decisione per i çami fu una “aperta provocazione” in risposta al<strong>la</strong> quale<br />
marciarono in 10 mi<strong>la</strong> verso il confine <strong>greco</strong> albanese in segno di protesta e<br />
di commemorazione delle vittime del 1944. La comunità internazionale e il<br />
governo albanese tacquero per l’ennesima volta. Oggi, nonostante l’UE<br />
abbia liberalizzato i visti turistici per i cittadini <strong>albanesi</strong>, il governo <strong>greco</strong><br />
continua ad ostaco<strong>la</strong>re l’ingresso dei çami nei loro territori. Un’ulteriore<br />
ostacolo non di poco conto è rappresentato anche dal<strong>la</strong> famigerata “legge<br />
del<strong>la</strong> guerra”. Le proprietà dei çami infatti furono confiscate in base a<br />
questa legge. In vigore anche oggi anche se solo tecnicamente questa legge<br />
fu emanata dal governo <strong>greco</strong> nel 1940 quando <strong>la</strong> Grecia fu invasa dai<br />
fascisti passando dal confine albanese. Nonostante il governo <strong>greco</strong> nel<br />
1987 abbia abrogato <strong>la</strong> legge <strong>la</strong> sua abrogazione non fu mai ratificata dal<br />
13
par<strong>la</strong>mento. Secondo alcuni giuristi greci <strong>la</strong> legge è ancora in vigore ed il<br />
trattato di amicizia stipu<strong>la</strong>to tra i due paesi nel 1996 non ha cambiato <strong>la</strong><br />
situazione. Se il governo <strong>greco</strong> prendesse l’impegno di ratificare<br />
l’abrogazione del<strong>la</strong> legge dal par<strong>la</strong>mento sarebbe già un primo passo verso<br />
<strong>la</strong> risoluzione di una questione che potrebbe rischiare di ampliarsi e<br />
sfuggire di mano. Una possibile parziale soluzione al<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong><br />
Çameria almeno per quanto riguarda le proprietà dei beni immobili<br />
potrebbe essere l’ingresso dell’Albania nell’UE. In questo caso come tutti i<br />
cittadini dell’UE anche i cittadini <strong>albanesi</strong> avrebbero uguali diritti e<br />
potrebbero chiedere ai tribunali greci di giudicare in base al<strong>la</strong> normativa<br />
all’acquis communaitarie. In questo modo si potrebbe trovare una<br />
soluzione almeno per quanto riguarda i beni immobili il che aprirebbe <strong>la</strong><br />
strada anche al riconoscimento del<strong>la</strong> questione çama da parte del governo<br />
<strong>greco</strong> con il infine di concedere <strong>la</strong> cittadinanza greca a tutti i cittadini di<br />
origine çama che vivono oggi sopratutto nei territori <strong>albanesi</strong>.<br />
14
1.1. Il quadro generale<br />
Capitolo I<br />
Grecia e Albania all’inizio del<strong>la</strong> guerra<br />
I Balcani hanno offerto per lo più tensione, odio, destabilizzazione e<br />
vittime piuttosto che pace tranquillità amicizia e sicurezza reciproca.<br />
I miti e i nazionalismi che hanno dominato <strong>la</strong> coscienza dei popoli dei<br />
Balcani hanno spesso prodotto iso<strong>la</strong>mento e sfiducia reciproca pagando<br />
anche un alto prezzo umano.<br />
Queste piaghe, questa tristezza, e questa realtà hanno tratteggiato anche il<br />
passato delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra i due vicini più antichi di questa peniso<strong>la</strong> – gli<br />
<strong>albanesi</strong> e i greci. Due popoli confinanti dagli interessi fondamentali<br />
comuni, che, dopo essersi liberati dal<strong>la</strong> dominazione ottomana, proprio<br />
quando dovevano darsi aiuto reciproco per andare avanti nel<strong>la</strong> strada<br />
del<strong>la</strong> prosperità e del<strong>la</strong> civiltà, si sono affrontati aspramente tra di loro<br />
ledendo le possibilità di una convivenza normale.<br />
16
Questa tesi vuole dare un quadro dei rapporti tra i due paesi confinanti<br />
<strong>durante</strong> <strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale e analizzare uno degli aspetti fondamentali<br />
che ha caratterizzato questi rapporti, <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Çameria. Un fatto<br />
importante da sottolineare è che in tutti i documenti e i libri di storia si<br />
nota una certa tensione tra i due Paesi in questo periodo storico. La causa<br />
principale di questa tensione sembra essere proprio il mito e le pretese dei<br />
due Paesi sul “Vorio‐Epiro” che ha influenzato non poco le <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra<br />
Grecia e Albania fino a turbarle ininterrottamente per quasi un secolo.<br />
Lo stato <strong>greco</strong> sembra avere messo al centro del<strong>la</strong> sua piattaforma politica,<br />
soprattutto dopo il Congresso di Berlino e continuando fino ai giorni<br />
nostri, l’idea di appropriarsi dei terreni del sud Albania ovvero il Vorio‐<br />
Epiro che si estende fino a Valona. Parte di questa politica sembra essere<br />
anche <strong>la</strong> pulizia etnica nei confronti dei cittadini greci di origine albanese<br />
sopratutto contro <strong>la</strong> minoranza çama.<br />
In ogni caso sarebbe difficile comprendere e rappresentare le <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra i<br />
due Paesi dei Balcani <strong>durante</strong> <strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale senza dare un quadro<br />
generale precedente a questo periodo.<br />
Lo stato <strong>greco</strong> cercando sempre con tutti i mezzi di occupare il sud<br />
dell’Albania dall’inizio del secolo era diventato un serio ostacolo per <strong>la</strong><br />
17
crescita del Movimento Nazionale Albanese e <strong>la</strong> creazione di uno stato<br />
indipendente. Il 18 agosto del 1912, il giorno in cui il governo turco ha<br />
accettato <strong>la</strong> richiesta degli <strong>albanesi</strong> per l’autonomia dei quattro vi<strong>la</strong>jet<br />
<strong>albanesi</strong>, <strong>la</strong> Grecia ha intrapreso l’iniziativa del<strong>la</strong> creazione di una Lega<br />
Balcanica proponendo ai governi bulgari, serbi e montenegrini <strong>la</strong><br />
fondazione di una alleanza tra i quattro Paesi con lo scopo di “frenare le<br />
pretese <strong>albanesi</strong>” 2 .<br />
L’indipendenza dell’Albania non ha impedito al<strong>la</strong> Grecia di continuare i<br />
suoi attacchi nel nord in terre <strong>albanesi</strong> non accettando l’armistizio con <strong>la</strong><br />
Turchia nel dicembre del 1912. Circondando Janiana l’esercito <strong>greco</strong><br />
mirava verso Saranda e Delvina. La popo<strong>la</strong>zione albanese ha resistito e ha<br />
voluto combattere per <strong>la</strong> liberazione di Janina sotto bandiera albanese ma il<br />
comando turco si è opposto e ha tenuto lo stesso atteggiamento anche a<br />
Korça quando i patrioti <strong>albanesi</strong> hanno cercato di organizzarsi contro<br />
l’esercito <strong>greco</strong> in nome dell’Albania indipendente 3 .<br />
Gli <strong>albanesi</strong> non sono riusciti a impedire <strong>la</strong> marcia delle truppe greche che<br />
il 6 marzo del 1913 sono entrati a Janina ed entro un mese hanno occupato<br />
Erseka, Leskovik, Permet, Gjirokastra, Tepelena e si sono avvicinati a<br />
Berat.<br />
2 Basilis Kondis, Greqia dhe Shqiperia ne shekullin e XX, Se<strong>la</strong>nik, 1997, p.44. (L’autore si riferisce ad<br />
una circo<strong>la</strong>re di Koromil<strong>la</strong> per le ambasciate greche a Sofia, Belgrado e Cetinje, 18 Agosto 1912.)<br />
3 Historia e Shqiperise, Vellimi III, Tirane, 1984, p.91.<br />
18
Come membro dell’Alleanza Balcanica <strong>la</strong> Grecia ha avuto un ruolo non di<br />
poco conto anche per quanto riguarda i confini dell’Albania del nord e<br />
nordest con il Montenegro e <strong>la</strong> Serbia essendo favorevole a concedere molti<br />
terreni abitati da <strong>albanesi</strong> a questi due Paesi. Le pretese territoriali greche<br />
nei confronti dell’Albania erano chiare anche nel<strong>la</strong> Conferenza degli<br />
Ambasciatori di Londra nel 1913, <strong>la</strong> quale non ha accettato il principio<br />
dell’etnicità come base per stabilire i confini tra i due Paesi e quelli<br />
dell’Albania in generale. Infatti, <strong>la</strong> Conferenza ha accolto le richieste greche<br />
riguardo le regioni di Korça e Gjirokastra, richiesta questa sostenuta<br />
fortemente dal<strong>la</strong> Francia. Anche i tedeschi hanno sostenuto le richieste<br />
greche sopratutto per quanto riguarda i terreni marini davanti all’iso<strong>la</strong> di<br />
Corfù. Un ruolo importante nello stabilire i confini <strong>albanesi</strong> ha avuto<br />
l’Italia che non voleva le basi greche vicine alle sue coste e ha proposto il<br />
Capo Stillo come confine tra i due Paesi. Infatti a giugno è stato raggiunto<br />
l’accordo accogliendo <strong>la</strong> proposta italiana. Con il protocollo di Firenze il 17<br />
dicembre 1913 si è determinato il processo di definizione dei confini <strong>greco</strong>‐<br />
<strong>albanesi</strong> che ha <strong>la</strong>sciato fuori dall’Albania regioni etniche importanti tra<br />
cui <strong>la</strong> Çameria. La definizione dei confini <strong>greco</strong>‐<strong>albanesi</strong> è stata seguita<br />
dagli accadimenti terribili degli anni 1913‐1915 che sono stati considerati<br />
come crimini anche da osservatori esterni, causati dalle bande dei criminali<br />
e dalle truppe dell’esercito <strong>greco</strong> nei confronti del<strong>la</strong> minoranza albanese<br />
19
imasta in Grecia una volta stabiliti i nuovi confini 4 . Questa politica ostile<br />
del governo <strong>greco</strong> nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione albanese ha determinato<br />
fin dall’inizio del secolo i rapporti tra i due Paesi.<br />
Le grandi potenze hanno chiesto al<strong>la</strong> Grecia di allontanare l’esercito dai<br />
terreni <strong>albanesi</strong> e di non incitare nessun movimento contro lo stato<br />
albanese che avrebbe leso <strong>la</strong> sua integrità. La Grecia ha accettato<br />
formalmente di “non incoraggiare nessuna forma di resistenza di qualsiasi<br />
natura contro <strong>la</strong> nuova situazione che si era creata dalle grandi potenze<br />
nell’Albania del sud” 5 , ma solo formalmente il governo <strong>greco</strong> ha accettato<br />
di non intraprendere azioni militari o di altro genere nell’Albania<br />
meridionale. Infatti il 2 marzo 1914 è stata proc<strong>la</strong>mata l’autonomia del<br />
Vorio‐Epiro proprio in un “congresso epiriota” organizzato a Gjirokaster<br />
dal movimento Vorio‐Epiriota formando anche un governo provvisorio<br />
sotto <strong>la</strong> guida dell’ ex ministro degli Affari Esteri <strong>greco</strong> Jorgo Zografos 6 . In<br />
Albania nel frattempo c’era stato un grande movimento di protesta da<br />
parte dei nazionalisti che ha costretto il governo albanese ad alzare <strong>la</strong> voce<br />
nell’arena internazionale e una commissione di controllo istituita<br />
appositamente ha intermediato tra gli autonomisti e gli <strong>albanesi</strong> firmando<br />
il Protocollo di Corfù. Secondo il protocollo le prefetture di Korça e<br />
4 Beqir Meta, Tensioni greko‐shqiptar 1939‐1949, Tirane 2007, p.15<br />
5 B.P. Papadakis, Historie diplomatique de <strong>la</strong> question Nord.Epirote, Athens, 1958, p.24<br />
6 Beqir Meta, Op. Cit Tirane, p. 17.<br />
20
Gjirokastra avrebbero avuto uno status di semi‐autonomia sotto <strong>la</strong><br />
supervisione del<strong>la</strong> Commissione di Controllo Internazionale. Ma tutto ciò<br />
andava contro lo “Statuto Organico Albanese” approvato dalle grandi<br />
potenze poiché calpestava apertamente <strong>la</strong> sovranità dello stato albanese ed<br />
ha causato un’altra ondata di proteste in tutto il paese delle aquile. Il<br />
protocollo di Corfù prevedeva un armistizio tra i due Paesi ma l’esercito<br />
<strong>greco</strong> ha continuato a entrare con <strong>la</strong> forza in territorio albanese rompendo<br />
uni<strong>la</strong>teralmente le disposizioni del protocollo e ha causato non poche<br />
ingiustizie agli <strong>albanesi</strong> del sud. Molti di loro hanno abbandonato le loro<br />
case rifugiandosi nelle regioni control<strong>la</strong>te dal governo albanese 7 .<br />
Secondo <strong>la</strong> versione ufficiale del governo <strong>greco</strong> i massacri contro <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione civile albanese erano stati intrapresi in modo autonomo dai<br />
cittadini greci e il governo si è dichiarato neutrale agli avvenimenti. Questa<br />
tesi del governo <strong>greco</strong> non può trovare accoglimento dal momento che una<br />
minoranza di popo<strong>la</strong>zione greca non poteva allontanare dalle proprie case<br />
oltre cento mi<strong>la</strong> cittadini <strong>albanesi</strong>, che erano <strong>la</strong> stragrande maggioranza,<br />
senza il sostegno del governo <strong>greco</strong>. Infatti, in una corrispondenza tra il<br />
Ministero del<strong>la</strong> Difesa e quello degli Affari Esteri del 20 agosto 1914 si dice<br />
chiaramente che il governo <strong>greco</strong> ha seguito e ha diretto con attenzione il<br />
movimento del Vorio‐Epiro e che non avrebbe esitato ad usare le forze<br />
7 B. Kondis, Op Cit. p.77<br />
21
dell’esercito in caso di incidenti tra gli <strong>albanesi</strong> e i greci 8 . La tensione che<br />
c’è stata tra i due Paesi è continuata anche negli anni a venire. Il governo<br />
albanese debole e instabile non riusciva ad affrontare da solo <strong>la</strong> pretesa<br />
greca nei territori del sud Albania. La Grecia dal canto suo non ha usato<br />
sempre <strong>la</strong> diplomazia quando si è trattato di appropriarsi delle città<br />
<strong>albanesi</strong> che per i greci facevano parte del Vorio‐Epiro. Un decreto regale<br />
del marzo 1916 dichiarava l’annessione del sud Albania facendo eleggere<br />
anche alcuni deputati nel par<strong>la</strong>mento <strong>greco</strong> da questa regione 9 .<br />
Nelle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong> ‐ <strong>albanesi</strong> un ruolo decisivo ha avuto anche l’Italia<br />
che ha sempre cercato di respingere le pretese dei greci sul Vorio‐Epiro.<br />
L’Italia per gli <strong>albanesi</strong> fino all’occupazione è stata come un garante e un<br />
alleato ideale che ha bi<strong>la</strong>nciato l’avanzare dei greci ed era un Paese che<br />
aveva il suo peso nell’arena internazione. Infatti l’Italia non ha mai<br />
accettato che <strong>la</strong> Grecia si impossessasse dei territori del sud Albania e nel<br />
1916 l’esercito italiano sotto <strong>la</strong> guida del generale Ferrero ha intrapreso un’<br />
azione militare allontanando i greci dai territori <strong>albanesi</strong> offrendo <strong>la</strong> loro<br />
protezione e promettendo un’Albania unita e indipendente.<br />
8 Ibid. p 67<br />
9 Ph. Philon, The question of Northern Epirus, Washington, 1945, p. 15.<br />
22
Nelle vicende nel corso del<strong>la</strong> Prima <strong>Guerra</strong> Mondiale i due Paesi si sono<br />
incontrati di nuovo nel<strong>la</strong> Conferenza di Pace di Parigi dove Eleftherios<br />
Venizelos in qualità di rappresentante dello stato <strong>greco</strong> ha chiesto che<br />
venissero assegnati al suo Paese i territori del sud Albania. Le pretese<br />
greche trovarono pieno accoglimento da parte dei francesi, degli inglesi e<br />
parzialmente dagli americani. L’Italia invece si è espressa favorevole ai<br />
confini del 1913 stabiliti dal<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori di Londra.<br />
Il governo <strong>greco</strong> ha accusato più tardi quello albanese di aver tirato in<br />
ballo e di aver avvicinato ai Balcani l’Italia ma una dichiarazione di<br />
Venizelos pubblicata dal “Secolo” di Mi<strong>la</strong>no il primo dicembre 1916<br />
sembra mostrare il contrario: “Penso che le nostre rivendicazioni etniche<br />
sull’Epiro del Nord, non siano assolutamente compatibili con gli interessi<br />
vitali dell’Italia che vuole prendere in possesso l’ingresso dell’Adriatico.<br />
Questo possesso per l’Italia viene garantito dall’egemonia su Valona e<br />
sull’Iso<strong>la</strong> di Saseno. Per quanto riguarda Valona, fin dal 1913 ho assicurato<br />
il Marchese di San Giuliano che <strong>la</strong> Grecia sarà più che contenta con<br />
l’annessione di Valona all’Italia. Così come non ho mai sognato di<br />
ostaco<strong>la</strong>re il possesso italiano dell’iso<strong>la</strong> di Saseno...” 10 .<br />
10 Basilis Kondis, Op cit. p.85<br />
23
Dopo il periodo tumultuoso del 1913‐1919 finalmente si raggiunse un<br />
accordo tra i due Paesi sottoscritto a Kapshtica vicino a Korça il 15 maggio<br />
1920. L’articolo 2 di questo accordo prevedeva che le scuole e le chiese<br />
greche avrebbero funzionato liberamente nei territori del sud in attesa di<br />
una decisione definitiva su questi territori dalle grandi potenze 11 . I precari<br />
rapporti <strong>greco</strong> ‐ <strong>albanesi</strong> hanno avuto un’ulteriore scossa dopo l’adesione<br />
dell’Albania nel<strong>la</strong> Lega delle Nazioni il 17 dicembre 1920. Questo era un<br />
passo importante per l’Albania sopratutto per il riconoscimento del piccolo<br />
stato balcanico nell’arena internazionale. Il governo albanese aveva<br />
accettato prima di entrare a far parte del<strong>la</strong> Lega che avrebbe “...intrapreso<br />
tutte le misure per <strong>la</strong> assicurare l’implementazione dei principi generali espressi<br />
nei trattati per le minoranze” 12 . Un mese dopo <strong>la</strong> dichiarazione albanese sulle<br />
minoranze <strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori decise che le province di<br />
Korça e Gjirokastra essendo di maggioranza albanese dovevano rimanere<br />
annesse all’Albania.<br />
Nel luglio del 1922 <strong>la</strong> Grecia ha riconosciuto l’indipendenza dell’Albania,<br />
con molte riserve però per quanto riguardava i confini tra i due paesi. La<br />
pretesa del<strong>la</strong> Grecia nei confronti delle regioni di Korça e Gjirokastra era<br />
quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> totale annessione poiché erano popo<strong>la</strong>te in maggioranza dai<br />
greci di religione ortodossa. Secondo il censimento del 1930 <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
11 Protocollo di Kapshtica, pubblicato in B.P.Papadakis, Historie Diplomatique....p.63<br />
12 Beqir Meta, Op. cit. p. 24.<br />
24
delle regioni di Korça e Gjirokastra era quasi divisa a metà con una leggera<br />
superiorità dei musulmani che in totale contavano 166.545 persone nei<br />
confronti di 124.449 che invece si erano dichiarati ortodossi. La Grecia<br />
dopo <strong>la</strong> decisione del<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori di assegnare<br />
definitivamente all’Albania le regioni di Korça e Gjirokastra ha cominciato<br />
ad esercitare una certa pressione e ad accusare lo stato albanese di<br />
maltrattamenti nei confronti del<strong>la</strong> minoranza greca e del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
ortodossa. Dal canto suo il debole stato albanese non poteva affrontare<br />
direttamente le accuse del<strong>la</strong> Grecia e di conseguenza ha chiesto che <strong>la</strong><br />
situazione venisse risolta da una terza parte. Il governo albanese infatti ha<br />
proposto al<strong>la</strong> Lega delle Nazioni di inviare una commissione d’indagine<br />
nei territori meridionali <strong>albanesi</strong>. La richiesta è stata accettata e <strong>la</strong><br />
commissione è arrivata in Albania all’inizio del 1922 con a capo il<br />
professore svedese Senderholm. Dopo un’indagine durata alcuni mesi <strong>la</strong><br />
commissione ha inviato al Consiglio del<strong>la</strong> Lega delle Nazioni il rapporto<br />
finale il 12 maggio 1922 13 . Questo documento è un punto importante nel<strong>la</strong><br />
storia delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong>‐<strong>albanesi</strong> ed è senza dubbio uno spunto<br />
importante di riflessione e una base seria per lo studio di questa questione.<br />
Dopo le indagini effettuate in Albania <strong>la</strong> commissione ha raggiunto due<br />
conclusioni importanti:<br />
13 League of National Journal, Anno III, nr. 6, p.575, Citato in B.Meta, Op. cit. p. 26.<br />
25
1‐ “Non c’è alcun dubbio che <strong>la</strong> maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
ortodossa sia favorevole all’attuale regime instaurato in Albania e questa<br />
popo<strong>la</strong>zione costituisce un fattore importante nel Movimento Nazionale<br />
Albanese;<br />
2‐ La commissione ha trovato giusto attribuire il cosiddetto Epiro del<br />
Nord all’Albania. La commissione ha rafforzato <strong>la</strong> convinzione che<br />
l’esistenza di un’Albania indipendente fosse necessaria per <strong>la</strong> pace di<br />
quel<strong>la</strong> parte dell’Europa e che una Albania indipendente fosse possibile<br />
solo se essa comprendesse le regioni di Korça e Gjirokastra” 14 .<br />
Un altro elemento che merita di essere discusso e che ha tracciato le<br />
<strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra i due Paesi balcanici a partire dagli anni ’20 riguarda le scuole<br />
greche in Albania. Durante l’Impero Ottomano non esistevano scuole<br />
<strong>albanesi</strong> ma solo turche e ovviamente greche. Solo illegalmente i patrioti<br />
<strong>albanesi</strong> riuscivano a pubblicare libri in albanese e ad impartire lezioni di<br />
lingua <strong>albanesi</strong> ai cittadini. Così nell’Albania meridionale erano le scuole<br />
greche che avevano il monopolio dell’educazione. Dopo l’indipendenza i<br />
governi <strong>albanesi</strong> hanno cercato di sviluppare il sistema sco<strong>la</strong>stico albanese<br />
aprendo scuole e istituti in lingua albanese per colmare il distacco creatosi<br />
e fornire al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione quello che lì era mancato per secoli. Molte scuole<br />
greche si sono trasformate in scuole <strong>albanesi</strong> ma non <strong>la</strong>ddove esisteva <strong>la</strong><br />
14 Ibid. p.26<br />
26
minoranza greca, il quel<strong>la</strong> zona non sono state toccate le scuole greche che<br />
hanno continuato a funzionare come prima. Il governo <strong>greco</strong> non ha<br />
accettato le riforme <strong>albanesi</strong> e ha dichiarato che <strong>la</strong> chiusura delle scuole<br />
greche era parte di un programma sistematico di de‐nazionalizzazione<br />
dell’elemento <strong>greco</strong> in Albania. Tesi questa respinta dai governi <strong>albanesi</strong><br />
argomentando che <strong>la</strong>ddove le scuole <strong>albanesi</strong> hanno preso il posto di<br />
quelle greche non si trattava di popo<strong>la</strong>zione greca bensì di <strong>albanesi</strong><br />
ortodossi. Inoltre il governo albanese ha sempre <strong>la</strong>mentato che il protocollo<br />
di Ginevra sulle minoranze è stato adempito solo uni<strong>la</strong>teralmente e con<br />
scrupolosità, poiché da parte del governo <strong>greco</strong> non è stato dato nessun<br />
diritto ai cittadini <strong>albanesi</strong> rimasti nei territori greci. C’è da dire che da<br />
parte degli <strong>albanesi</strong> nel 1934 c’è stato un breve periodo provvisorio quando<br />
le scuole private straniere comprese quelle greche sono state chiuse in tutta<br />
l’Albania.<br />
La decisione di nazionalizzare il sistema sco<strong>la</strong>stico secondo il governo<br />
albanese di Re Zog I è stata presa dopo l’inasprimento dei rapporti con<br />
l’Italia dal momento che le scuole private italiane venivano usate come<br />
centri del<strong>la</strong> propaganda fascista e non si poteva più permettere una<br />
situazione del genere. Il governo ha permesso però l’insegnamento del<strong>la</strong><br />
lingua greca nelle scuole pubbliche. La minoranza albanese in Grecia non<br />
godeva nemmeno del diritto di imparare <strong>la</strong> lingua albanese nelle scuole<br />
27
pubbliche o di partecipare nel governo locale. Nel 1935 dopo le proteste<br />
del<strong>la</strong> Grecia nel<strong>la</strong> Corte Internazionale di Giustizia l’Albania ha deciso di<br />
riaprire le scuole greche nelle zone dove erano presenti le minoranze<br />
greche 15 .<br />
Compiendo uno sguardo d’insieme delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> politiche tra i due Stati<br />
gli anni ’20 si caratterizzano per una continua pressione del governo <strong>greco</strong><br />
nei confronti delle regioni meridionali <strong>albanesi</strong>. La Grecia insisteva molto<br />
sull’implementazione del protocollo di Kapshtica che era stato un accordo<br />
in attesa delle decisioni del<strong>la</strong> Conferenza di Pace di Parigi riguardo i<br />
confini meridionali dell’Albania. Nel<strong>la</strong> Lega delle Nazioni il 2 ottobre del<br />
1921 Fan Noli avrebbe dichiarato che l’Albania riconosceva come<br />
minoranza etnica solo i greci stabiliti nelle regioni di Saranda e<br />
Gjirokastra 16 .<br />
Negli anni 1925‐1939 considerando anche il fatto che lo stato albanese si<br />
stava consolidando, <strong>la</strong> pressione greca per quanto riguardava le regioni<br />
meridionali si era attenuata. Un problema in questo periodo era <strong>la</strong><br />
questione del<strong>la</strong> proprietà degli <strong>albanesi</strong> in Grecia. Durante il periodo<br />
dell’Impero Ottomano migliaia di <strong>albanesi</strong> avevano <strong>la</strong>vorato nelle varie<br />
zone dell’Impero specialmente in Macedonia e Traka. I beni che avevano<br />
15 B.P.Papadakis, Op. cit. p.140‐157<br />
16 B. Kondis, Op cit. p.122‐123<br />
28
accumu<strong>la</strong>to come terreni, boschi, negozi, abitazioni furono confiscati dal<br />
governo <strong>greco</strong> per poi insediare in questi territori i greci provenienti<br />
dall’Asia Minore. Il governo albanese ha cercato di affrontare questa<br />
situazione appel<strong>la</strong>ndosi al<strong>la</strong> Lega delle Nazioni e chiedendo <strong>la</strong> formazione<br />
di una commissione e <strong>la</strong> risoluzione del problema basandosi su accordi<br />
analoghi che <strong>la</strong> Grecia aveva stipu<strong>la</strong>to con altri Paesi. Il Consiglio ha<br />
suggerito che <strong>la</strong> questione si dovesse risolvere tra i due Paesi ma fino<br />
all’inizio del<strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale <strong>la</strong> situazione era rimasta<br />
invariata 17 . Per quanto riguarda gli accordi commerciali o di altra natura<br />
solo dopo il 1926 i rapporti tra i due Paesi cominciarono a normalizzarsi. Si<br />
stipu<strong>la</strong>rono alcuni accordi politici, un trattato di commercio, una<br />
convenzione conso<strong>la</strong>re, una convenzione per l’estradizione, una per <strong>la</strong><br />
stabilità e una riguardo <strong>la</strong> cittadinanza 18 .<br />
Negli anni ’37‐’39, si può notare un calo del<strong>la</strong> tensione che ha<br />
caratterizzato le <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra i due Paesi a partire dal<strong>la</strong> Prima <strong>Guerra</strong><br />
Mondiale. Secondo <strong>la</strong> valutazione del Foreign Office inglese <strong>la</strong> causa di<br />
questa inusuale calma tra i due Paesi era <strong>la</strong> percezione comune di una<br />
possibile aggressione italiana 19 . Dopo le controversie che riguardavano una<br />
sfera importante come quel<strong>la</strong> dell’istruzione è stato raggiunto un accordo<br />
17 Dh Berati, Qellimet dhe organizimi i Lidhjes se Kombeve, Shtypshkronja Mbrodhesija e Kristo<br />
P. Luarasit, Tirane, 1931. p.35<br />
18 AQSH, Fondo 251, anno 1928, fascicolo 40, p.112‐115, Lettera del Ministero Affari Esteri<br />
inviata al Segretario generale del<strong>la</strong> Lega delle Nazioni, Eric Drummond, 1 Marzo 1928.<br />
19 F.O. 371/24866, Appunti di un ufficiale del Foreign Office sulle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong>‐<strong>albanesi</strong><br />
29
importante secondo il quale il governo albanese accettava l’apertura di tre<br />
scuole private greche a Himara in cambio di cinque scuole nuove in<br />
Çameria dove l’albanese sarebbe stata <strong>la</strong> seconda lingua. Con l’apertura di<br />
queste scuole in tutta <strong>la</strong> Çameria l’insegnamento dell’albanese si sarebbe<br />
svolto in totale in dieci scuole. Informando Roma di questo accordo,<br />
l’ambasciata italiana in Albania scriveva che con <strong>la</strong> soluzione del problema<br />
delle scuole per le minoranze etniche “non rimane più nessuna questione<br />
in sospeso tra il governo albanese e quello <strong>greco</strong>” 20 .<br />
Una caratteristica importante delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra i due Paesi nel periodo<br />
1925‐1939 è il fatto che in quegli anni <strong>la</strong> Grecia non aveva avanzato<br />
apertamente rivendicazioni territoriali nei confronti dei territori<br />
meridionali <strong>albanesi</strong>. Sembra che <strong>la</strong> ragione di tutto ciò sia il rafforzamento<br />
dello stato albanese e in qualche maniera <strong>la</strong> situazione sfavorevole a livello<br />
internazionale. Ma questo atteggiamento cambierà drasticamente dopo<br />
l’occupazione fascista dell’Albania e <strong>la</strong> politica greca nei confronti<br />
dell’Albania meridionale tornerà simile a quel<strong>la</strong> che si era avuta <strong>durante</strong> le<br />
Guerre Balcaniche e <strong>la</strong> Prima <strong>Guerra</strong> Mondiale.<br />
20 Ministero Affari Esteri Italia, Affari Politici, 1931‐1945, Albania, busta 72 (1937), fascicolo 13,<br />
informazione di F. Fabuscio Rizzo per il Ministero degli Affari Esteri Roma, Tirana, 16 Agosto<br />
1937.<br />
30
1.2. L’occupazione italiana dell’Albania e le operazioni contro <strong>la</strong> Grecia<br />
Lo stato albanese ormai riconosciuto dal<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori<br />
di Londra e dal 1920 anche membro del<strong>la</strong> Società delle Nazioni, era riuscito<br />
a trovare una certa stabilità interna e ad instaurare rapporti normali con i<br />
vicini soprattutto dopo <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione del<strong>la</strong> monarchia di Re Zog nel<br />
1928. Questa figura complessa del<strong>la</strong> storia albanese riesce a navigare bene<br />
nell’arena internazionale dell’epoca e dopo alcune <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> con <strong>la</strong><br />
Jugos<strong>la</strong>via sceglie definitivamente l’Italia come suo più stretto alleato.<br />
Infatti il Re Zog ha firmato vari accordi di col<strong>la</strong>borazione militare ed<br />
economica con lo stato italiano mettendo in atto con successo un processo<br />
di ricostruzione interna nel Paese. Guardando dal punto di vista italiano<br />
l’accordo di col<strong>la</strong>borazione militare tra i due Paesi, l’ex diplomatico<br />
Quaroni citando un suo collega esprime che “ con il Trattato dell’Alleanza<br />
Militare del 1927 che seguì quello di Amicizia del 1926, abbiamo cambiato<br />
<strong>la</strong> costituzione italiana, poiché non sarà più il Re d’Italia a dichiarare <strong>la</strong><br />
guerra ma l’Albania” 21 .<br />
21 Ilir Ushtelenca, Diplomazia e Mbretit Zog, Tirane 1995, p.223. Si cita una comunicazione del<br />
diplomatico britannico Hodgson da Durazzo il 19 aprile 1933. F.O., 371/166, 25.c.3805/342/90<br />
31
In vari settori come in quello del<strong>la</strong> giustizia, dell’istruzione pubblica, delle<br />
infrastrutture, dell’economia ecc, grazie al sostegno italiano il Paese era<br />
progredito e stava rinascendo. Il Re era riuscito ad avere il controllo sulle<br />
comunità religiose dei tre credi presenti in Albania mettendo il criterio<br />
del<strong>la</strong> nazionalità nelle nomine dei capi delle comunità religiose. “Anche se<br />
era figlio di genitori musulmani il Re era anti religioso...ma non ha mai<br />
impedito le religioni permettendo <strong>la</strong> libera professione di tutte le fedi ma<br />
cercando di istituzionalizzarle sulle base dell’interesse nazionale” 22 . Dopo<br />
questa testimonianza su una delle ragioni del<strong>la</strong> stabilità del<strong>la</strong> monarchia e<br />
il freno che il Re ha messo all’uso delle comunità religiose dai vicini contro<br />
gli interessi nazionali, è importante vedere i rapporti con l’Italia per capire<br />
e verificare l’esistenza del<strong>la</strong> soggettività dello stato albanese nel<strong>la</strong> guerra<br />
contro <strong>la</strong> Grecia. Il regime del<strong>la</strong> monarchia, nonostante il forte<br />
coinvolgimento dello stato italiano negli affari <strong>albanesi</strong>, aveva mantenuto<br />
una certa indipendenza di decisione e di giudizio. Ed era proprio questo<br />
desiderio di autonomia che ha in qualche maniera spinto l’Italia al<strong>la</strong> scelta<br />
dell’occupazione e non quel<strong>la</strong> di un accordo per raggiungere i propri scopi<br />
cioè usare il terreno albanese come terra di sbarco per occupare altri<br />
territori. Sostenitore dell’occupazione diretta dell’Albania era sicuramente<br />
Galeazzo Ciano, il quale ritieneva in questo modo di controbi<strong>la</strong>nciare<br />
l’espansione realizzata in poco tempo dai tedeschi e di poter meglio<br />
22 Giorgio Cansacchis, L’unione dell’Albania all’Italia, Roma, Athenaeum, 1940<br />
32
sfruttare le materie prime <strong>albanesi</strong> alle quali attribuiva un’importanza per<br />
molti versi eccessiva 23 . Il Ministro degli Esteri Ciano scriveva nel suo<br />
diario il 16 Febbraio 1939: “dobbiamo tenere in piedi il movimento anti‐<br />
Zog, ma dobbiamo dare a lui tutte le garanzie che vuole. Noi dobbiamo<br />
confondere le acque in una maniera tale da nascondere i nostri obiettivi” 24 .<br />
Dopo l’ultimatum italiano a re Zog di consegnare l’Albania senza opporre<br />
resistenza il Re rifiutò categoricamente e compì uno dei gesti meno nobili<br />
del<strong>la</strong> sua carriera. Nel<strong>la</strong> notte del 6 aprile fuggì dal Paese rifugiandosi<br />
provvisoriamente in Grecia. Il 7 aprile 1939 un esercito italiano composto<br />
da circa trentami<strong>la</strong> uomini, accompagnati da quattrocento aerei, trecento<br />
carri armati e dodici navi da guerra attaccò l’Albania 25 . Fu <strong>la</strong> fine<br />
dell’indipendenza albanese e re Zog seguito da un gruppo di fedelissimi si<br />
rifugiò in Grecia senza nemmeno tentare di organizzare una resistenza<br />
armata, il che era del tutto possibile considerando <strong>la</strong> natura del terreno e <strong>la</strong><br />
capacità degli abitanti delle montagne che in altre epoche avevano dato<br />
buona prova di difesa. Un atteggiamento per molti aspetti incomprensibile<br />
in quanto solo l’eco di una resistenza armata avrebbe potuto<br />
probabilmente attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e costringere il<br />
governo inglese e francese a qualche forma di reazione; salvo qualche rara<br />
manifestazione degli <strong>albanesi</strong> residenti all’estero ca<strong>la</strong>va sul<strong>la</strong> vicenda il<br />
23 Antonello Biagini, Storia dell’Albania Contemporanea, Bompiani, 2007, p.127<br />
24 Bernd J. Fischer, l’Albania <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra 1939‐1945, Tirane 2004, p. 49<br />
25 Jacomoni, La politica dell’Italia in Albania.Tirane 2005. p.85<br />
33
silenzio assoluto: taceva, sopratutto <strong>la</strong> Società delle Nazioni, e solo<br />
l’Unione Sovietica nel giugno del 1940 denunciò pubblicamente<br />
l’accaduto 26 .<br />
L’occupazione italiana viene perfezionata con <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione<br />
dell’unione personale delle due corone; un’Assemblea costituente<br />
convocata dagli italiani chiede a Vittorio Emanuele III di accettare <strong>la</strong><br />
corona d’Albania e il 16 aprile 1939 con l’assenso formale del sovrano,<br />
cessa ufficialmente l’indipendenza dell’antica patria di Scanderbeg. 27<br />
Un fatto importante da sottolineare è l’approvazione dell’occupazione da<br />
parte del governo <strong>greco</strong> che ha accolto subito <strong>la</strong> richiesta ufficiale dell’Italia<br />
di ritirare <strong>la</strong> sua presenza diplomatica dall’Albania. In questa maniera e<br />
senza una dichiarazione contro l’occupazione <strong>la</strong> Grecia acconsentiva alle<br />
operazioni italiane sul territorio albanese. Il governo <strong>greco</strong> apprezzando le<br />
garanzie sull’integrità territoriale offerte dallo stesso Mussolini sembrava<br />
convinto che “gli ultimi avvenimenti non possono frantumare in nessun<br />
modo <strong>la</strong> tradizionale amicizia che lega i due Paesi. Il governo <strong>greco</strong> aveva<br />
riconosciuto da tempo il ruolo italiano nel Mediterraneo seguendo <strong>la</strong><br />
strada delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> amichevoli con l’Italia che ora è il vicino del<strong>la</strong> Grecia<br />
non solo nel mare anche sul<strong>la</strong> terra” 28 .<br />
26 Antonello Biagini, Op. cit. p.128<br />
27 Ivi. P.128<br />
28 Arben Puto, Ne analet e diplomacise anglese, Tirane, 2011, p.21.<br />
34
Le autorità italiane in Albania avevano intrapreso una forte campagna di<br />
protezione nei confronti del<strong>la</strong> minoranza etnica albanese in Çameria.<br />
Questa campagna doveva servire per creare una base di sostegno<br />
nell’opinione pubblica albanese per <strong>la</strong> successiva operazione di<br />
occupazione del<strong>la</strong> Grecia. L’oppressione del<strong>la</strong> Grecia contro gli <strong>albanesi</strong><br />
del<strong>la</strong> Çameria in un territorio che dagli <strong>albanesi</strong> era considerato come terra<br />
loro da secoli è servito all’Italia come un pretesto per attaccare <strong>la</strong> Grecia.<br />
Ma considerando <strong>la</strong> corrispondenza del ministro italiano ad Atene De<br />
Vecchi, con Mussolini possiamo supporre che le cause dell’occupazione<br />
erano ben altre. Il ministro de Vecchi informava Mussolini che le navi<br />
inglesi e forse anche gli aerei si accampavano e si rifornivano in Grecia. La<br />
paura era quel<strong>la</strong> di una Grecia trasformata in una base inglese oppure <strong>la</strong><br />
sua caduta sotto il controllo tedesco. Il pretesto che ha iniziato <strong>la</strong> guerra è<br />
stato l’uccisione di un pastore çam nell’estate del 1940, descritto dal<strong>la</strong><br />
stampa italiana come “un eroe albanese ucciso dagli squadroni greci che<br />
sono venuti per ucciderlo all’interno del territorio albanese”, mentre dal<strong>la</strong><br />
stampa greca è stato descritto come un “<strong>la</strong>dro” 29 .<br />
L’ambasciatore americano in Grecia nel 1940, scrive nel suo diario: “le<br />
accuse riguardo all’uccisione del pastore albanese sono infondate. Con<br />
29 Mentor Nazarko, Lufta e fundit, Tirane 2007,p.35<br />
35
molta probabilità l’Italia non vede con simpatia i confini tra Grecia e<br />
Albania. La Çameria è solo un pretesto..” 30<br />
Proprio in quel giorno l’Italia decise di intraprendere le azioni militari<br />
contro <strong>la</strong> Grecia. Il Generale Visconti Prasca raccontò così l’incontro svolto<br />
nell’ufficio di Ciano l’11 Agosto: “il Ministro degli Esteri ci ha informato<br />
che Mussolini per ragioni politiche desidera andare avanti con<br />
l’occupazione del<strong>la</strong> Çameria, cioè di quel<strong>la</strong> zona che una volta faceva parte<br />
dell’Epiro e che oggi si presuppone che appartenga all’Albania” 31 .<br />
Il 28 ottobre 1940 in esecuzione al piano di operazioni in precedenza<br />
pianificato (Esigenza “G”) 32 , iniziano le operazioni contro <strong>la</strong> Grecia.<br />
L’offensiva parte dal territorio albanese dove sono affluiti, in maniera<br />
disorganica e approssimativa, uomini, mezzi e materiali; logisticamente i<br />
due porti di Valona e di Durazzo erano insufficienti e le strade delle due<br />
città si congestionavano e non permettevano alle truppe di avere il<br />
supporto logistico per attaccare. Ma l’errore più grave è da cercare nei<br />
calcoli che l’Italia aveva fatto riguardo il comportamento delle truppe<br />
elleniche e quelle <strong>albanesi</strong> del<strong>la</strong> Çameria. L’Italia non aveva previsto che le<br />
truppe greche avrebbero reagito aspramente e che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong><br />
Çameria non avrebbe sostenuto le truppe italiane. Infatti <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
30 John O. Iatrides, Ambassador Mac Veagh Reports Greece, 1933‐1947, New Yersey, 1980, p.213<br />
31 Fiscer Bernd J. Op cit. p. 45.<br />
32 Antonello Biagini, Op. cit. p. 129<br />
36
albanese solidarizzò con le truppe greche nell’Albania meridionale con <strong>la</strong><br />
speranza di poter combattere al loro fianco contro gli occupanti italiani e i<br />
soldati dei battaglioni <strong>albanesi</strong> disertavano in massa 33 .<br />
Un ruolo ambiguo ebbe, dopo l’occupazione italiana, anche re Zog che in<br />
esilio a Londra cercava di intervenire nel<strong>la</strong> questione; purtuttavia, ad oggi<br />
gli storici <strong>albanesi</strong> non riesco a determinare l’importanza degli interventi<br />
del re dal punto di vista del diritto internazionale e re<strong>la</strong>tivamente<br />
all’influenza che abbiano potuto avere i suoi interventi. Il re infatti aveva<br />
dichiarato guerra all’Italia nel luglio del 1940.<br />
Dopo l’occupazione del<strong>la</strong> Grecia il Paese ellenico dichiarò guerra all’Italia e<br />
all’Albania decretando <strong>la</strong> legge nr. 2636 del 1940. Con questa legge si<br />
determinava quali erano i nemici e come si doveva proseguire con le<br />
proprietà dei cittadini nemici in territorio <strong>greco</strong>. Lo stesso giorno il<br />
governo <strong>greco</strong> ha sequestrato tutte le proprietà degli <strong>albanesi</strong> e degli<br />
italiani. Quindi <strong>la</strong> Grecia ha trattato come nemico anche l’Albania anche se<br />
quest’ultima era vittima dell’occupazione italiana. Il governo <strong>greco</strong> come<br />
pretesto dichiarerà che lo stato di guerra contro l’Albania è stato<br />
proc<strong>la</strong>mato poiché due battaglioni di <strong>albanesi</strong> hanno combattuto fianco a<br />
fianco con quelli italiani senza però prendere in considerazione <strong>la</strong><br />
massiccia diserzione delle truppe <strong>albanesi</strong>. In ogni caso c’è stata una<br />
33 Ivi., p. 130<br />
37
minoranza esigua di <strong>albanesi</strong> che ha partecipato e combattuto contro i<br />
greci attirati dal<strong>la</strong> propaganda italiana in merito al<strong>la</strong> grande Albania che<br />
comprendeva anche l’Epiro del Nord. Nel suo discorso nel<strong>la</strong> Conferenza di<br />
Pace di Parigi, tra l’altro Enver Hoxha, si riferisce ad una lettera di<br />
Mussolini diretta a Hitler il 22 novembre 1940 e ai ricordi di Badoglio, ex<br />
capo dell’Esercito italiano che scriveva: “...le truppe e le bande <strong>albanesi</strong><br />
hanno disertato...”. Inoltre, per confermare gli atti di sabotaggio degli<br />
<strong>albanesi</strong> nei confronti degli italiani lui si riferisce anche alle varie notizie di<br />
agenzie stampa internazionali come Reuters, Anatolia e al giornale<br />
francese Le Figaro 34 .<br />
Ma <strong>la</strong> reazione del<strong>la</strong> Grecia è stata del tutto inaspettata per gli <strong>albanesi</strong> che<br />
sicuramente avrebbero voluto un periodo di stabilità duratura e <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong><br />
amichevoli dopo anni e anni di controversie.<br />
1.3. La reazione del governo <strong>greco</strong> all’occupazione<br />
Al<strong>la</strong> vigilia dell’occupazione italiana, il re albanese aveva respinto le<br />
proposte italiane di un al<strong>la</strong>rgamento dei confini dello stato albanese. Il<br />
diplomatico inglese Sir A.Royan in una nota inviata al Foreign Office,<br />
dichiarava di avere avuto informazioni che “proprio prima<br />
34 Enver Hoxha, Dy popuj miq, Tirane 1980, p.123<br />
38
dell’aggressione del 7 Aprile l’Italia aveva chiesto a re Zog di fornire tre<br />
divisioni per attaccare <strong>la</strong> Grecia e in cambio avrebbe avuto il trono di<br />
quel<strong>la</strong> parte greca che avrebbero occupato” 35 . Inoltre, in un rapporto<br />
riguardo un incontro del re con A. Royan dell’ 8 Novembre 1940 viene<br />
precisato che oltre al trono di quel<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> Grecia a Zog era stata<br />
offerta anche un’ingente somma di denaro pari a 30 milioni di franchi<br />
d’oro 36 .<br />
La reazione del governo <strong>greco</strong> nei confronti dell’occupazione albanese fu<br />
diversa. Quando l’attacco era imminente secondo <strong>la</strong> storiografia albanese il<br />
re Zog aveva chiesto aiuto al<strong>la</strong> Grecia e al<strong>la</strong> Jugos<strong>la</strong>via per poter<br />
organizzare una forma di resistenza ma i due Paesi seguendo <strong>la</strong> politica<br />
del<strong>la</strong> neutralità non accettarono contrastare l’Italia. Il governo ellenico<br />
sembrò ignorare l’occupazione italiana in Albania mostrando non solo una<br />
certa indifferenza ma secondo lo scambio di lettere tra il generale Metaxàs<br />
e il Ministero degli Affari Esteri di Roma anche un certo compiacimento<br />
nei confronti del<strong>la</strong> politica italiana del momento. Infatti, quattro giorni<br />
dopo l’attacco, l’11 Aprile il generale Metaxàs tramite il ministro <strong>greco</strong> a<br />
Roma inviò questo messaggio all’Italia: “sono pienamente convinto che<br />
nul<strong>la</strong> succederà nel futuro per poter distruggere l’amicizia tra i due Paesi e<br />
35 F.O, 371/24866/R 8366/503/90. Appunti del capo sezione albanese nel dipartimento del sud,<br />
Pearson Dixon, 8 Novembre 1940<br />
36 F.O.,371/29719 Rapporto su un incontro di Zog con Royan Novembre 1940<br />
39
che una nuova epoca di col<strong>la</strong>borazione pacifica sta nascendo tra noi” 37 . Ma<br />
se Atene esprimeva <strong>la</strong> sua felicità nei confronti dell’Italia come un “nuovo<br />
vicino” riconoscendo il ruolo primario italiano nel Mediterraneo, non<br />
erano in pochi tra i politici greci ad esprimere dubbi e perplessità nei<br />
confronti del<strong>la</strong> politica italiana. Molti dei politici greci temevano che l’Italia<br />
dopo l’Albania potesse programmare anche l’occupazione del<strong>la</strong> Grecia.<br />
Nel frattempo il re albanese si era rifugiato proprio in Grecia e le autorità<br />
greche non gli permisero di svolgere nessuna attività politica <strong>durante</strong> <strong>la</strong><br />
sua permanenza in territorio ellenico. Con questo atteggiamento il governo<br />
<strong>greco</strong> esprimeva ancora una volta <strong>la</strong> sua neutralità all’occupazione<br />
dell’Albania dall’Italia. Secondo molti storici l’atteggiamento <strong>greco</strong> non era<br />
legato soltanto al<strong>la</strong> neutralità al<strong>la</strong> guerra, <strong>la</strong> Grecia voleva in qualche<br />
maniera delegittimare l’autorità del re per creare una discontinuità dello<br />
stato albanese e <strong>la</strong> messa in discussione del suo riconoscimento nell’arena<br />
internazionale.<br />
Dall’atteggiamento dello stato <strong>greco</strong> sembrò che anche Mussolini fosse<br />
rimasto soddisfatto. In una occasione lui personalmente ordinò al suo<br />
incaricato ad Atene di “visitare personalmente il generale Metaxàs per<br />
esprimergli tutta <strong>la</strong> sua gratitudine per l’atteggiamento <strong>greco</strong> nei confronti<br />
di re Zog e ringraziarlo per aver impedito al re tutte le sue iniziative che<br />
37 The Greek White Book, London 1942, Documento nr. 28 p. 30<br />
40
potevano gettare ombre sui rapporti amichevoli che uniscono i due<br />
Paesi” 38 .<br />
Per questo motivo <strong>la</strong> Grecia si sentiva in un certo senso sicura che l‘Itaia<br />
non avrebbe mai attaccato lo stato ellenico anche se il generale Metaxàs<br />
aveva i suoi dubbi ed era convinto che ad una possibile occupazione<br />
avrebbe reagito e organizzato una forte resistenza contro le truppe fasciste<br />
di Mussolini. Ma nell’operato del governo <strong>greco</strong> non c’era nul<strong>la</strong> che<br />
dimostrasse questa decisione 39 .<br />
La primavera del 1939 ha scosso l’Europa con <strong>la</strong> marcia dei tedeschi su<br />
Praga e l’occupazione italiana sull’Albania. All’aggressione italiana<br />
sull’Albania e a quel<strong>la</strong> tedesca su Praga, il governo britannico ha dichiarato<br />
che avrebbe assicurato <strong>la</strong> sua protezione al<strong>la</strong> Grecia, al<strong>la</strong> Polonia e al<strong>la</strong><br />
Romania. Una dichiarazione che ignorava totalmente in questo caso le<br />
sorti dell’Albania accettando implicitamente le operazioni italiane nel<br />
paese delle aquile. La Grecia dal canto suo non voleva avere rapporti<br />
pacifici con tutte le forze e chiese a Londra che <strong>la</strong> dichiarazione di<br />
protezione non dovesse sembrare come risultato di un appello o aiuto<br />
chiesto dal governo <strong>greco</strong> 40 . Quanto al<strong>la</strong> Grecia, <strong>la</strong> sua frontiera epirota era<br />
stata già garantita dall’Italia; anzi, personalmente, da Mussolini. La<br />
38 M. Cervi, Storia del<strong>la</strong> <strong>Guerra</strong> del<strong>la</strong> Grecia, Sugar editore, Mi<strong>la</strong>no 1965, p.17<br />
39 F.O., 371/23779, L’ambasciata ad Atene per il Foreign Office Brittanico, 9 aprile 1939. in J.S.<br />
Koliopoulos, Greece and the British Connection, 1935‐1941, Oxford, 1977. p.110.<br />
40 F.O, 371/23780, L’Ambasciata Britannica ad Atene per il Foreign Office, 12 Aprile 1939<br />
41
garanzia britannica, quindi, mirava semplicemente a contaminare – ancora<br />
una volta – le acque dei rapporti italo‐ellenici. Cosa puntualmente riuscita.<br />
L’anglofilo Giorgio I, infatti, riteneva di accogliere le garanzie britanniche:<br />
<strong>la</strong> quale cosa costituiva uno sgarbo evidente e c<strong>la</strong>moroso nei confronti<br />
dell’Italia e del suo Duce; il quale, da quel momento, non si sentirà più<br />
vinco<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> garanzia da lui precedentemente offerta a Metaxás.<br />
L’accettazione da parte del<strong>la</strong> Grecia del<strong>la</strong> garanzia inglese era, perciò,<br />
certamente una concausa dei drammatici sviluppi che – due anni più tardi<br />
– porteranno al conflitto italo‐ellenico.<br />
Quel<strong>la</strong> che chiameremo <strong>la</strong> “crisi delle garanzie”, quindi, determinava un<br />
brusco peggioramento nei rapporti fra Roma ed Atene; peggioramento che<br />
ha avuto immediate ripercussioni anche sullo scenario albanese. Qui<br />
peraltro si era determinata una situazione partico<strong>la</strong>rissima, che sarà<br />
un’altra concausa notevole, forse <strong>la</strong> principale dei successivi drammatici<br />
sviluppi. L’egocentrico Ministro degli Esteri italiano, Galeazzo Ciano,<br />
aveva deciso di fare dell’Albania il suo feudo personale; forse, anzi, <strong>la</strong><br />
pedana di <strong>la</strong>ncio per l’agognata successione al suocero. La gran parte degli<br />
<strong>albanesi</strong>, dal<strong>la</strong> rudimentale c<strong>la</strong>sse dirigente agli strati più poveri del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione, lo ammirava e forse lo amava anche, perché a lui attribuiva il<br />
merito di aver rimosso re Zog e aver portato un’ondata di sconosciuto<br />
benessere portato in terra shipetara dagli italiani. Qualche notabile lo<br />
avrebbe voluto addirittura come Re del<strong>la</strong> nuova Albania italianizzata. Per<br />
42
il momento, comunque il “conte genero” si accontentava di governare il<br />
Regno d’Albania per interposta persona, attraverso il fedelissimo<br />
Francesco Jacomoni, nominato Viceré. Anche il neonato Partito Fascista<br />
Albanese era, praticamente, una diretta emanazione del<strong>la</strong> cerchia cianista:<br />
il suo primo segretario era Tefiq Mbroia, esponente di una famiglia<br />
shipetara legatissima al Ministro degli Esteri italiano 41 .<br />
Ciano era raggiante e non prospettava più soltanto un accrescimento del<strong>la</strong><br />
“sua” Albania, ma addirittura <strong>la</strong> creazione di un secondo feudo balcanico,<br />
che egli era fermamente intenzionato a signoreggiare come il primo.<br />
Spediva, perciò, i suoi più fidati col<strong>la</strong>boratori <strong>albanesi</strong> ad Atene, con<br />
l’incarico di b<strong>la</strong>ndire e, occorrendo, anche di corrompere il maggior<br />
numero possibile di maggiorenti e di generali ellenici, di convincerli che<br />
l’arrivo degli italiani sarebbe stato per <strong>la</strong> Grecia l’inizio di una nuova fase<br />
di prosperità e di benessere, come per l’Albania. Ma l’effetto di queste<br />
ambascerie era del tutto controproducente, perché serviva soltanto ad<br />
accrescere l’al<strong>la</strong>rme e l’ostilità nei confronti dell’Italia, anche da parte di<br />
quegli ambienti nazionalisti civili e militari che avversavano l’alleanza con<br />
<strong>la</strong> Gran Bretagna. Venivano al pettine, d’un colpo, tutti i nodi del<strong>la</strong><br />
seco<strong>la</strong>re propaganda anti‐italiana alimentata dagli inglesi, ma anche quelli<br />
del pluridecennale contenzioso italo‐ellenico: il Dodecanneso,<br />
41 Michelle Rallo, Perchè andare a spezzare le reni al<strong>la</strong> Grecia? in Storia in rete a. VI, Vol. 60,<br />
Ottobre 2010.<br />
43
l’occupazione di Giannina (Janina) <strong>durante</strong> <strong>la</strong> prima guerra mondiale, un<br />
certo filokemalismo italico ai tempi del<strong>la</strong> guerra in Asia Minore, il confine<br />
epirota, lo sbarco a Corfù, il per<strong>durante</strong> sostegno alle rivendicazioni del<br />
nazionalismo albanese e, in ultimo, <strong>la</strong> serie di incidenti e qualche<br />
aggressione mascherata nei mari antistanti le coste elleniche.<br />
Ma tutto ciò non sembrava preoccupare minimamente il Ministro degli<br />
Esteri italiano né i suoi col<strong>la</strong>boratori <strong>albanesi</strong>. Ciano <strong>la</strong>sciava intendere che<br />
i generali greci fossero stati comprati e che alle truppe italiane sarebbe<br />
stata opposta una resistenza poco più che simbolica, mentre <strong>la</strong> Ҫameria<br />
sarebbe insorta come un sol uomo per accogliere a braccia aperte le truppe<br />
liberatrici. Tutto falso, tutto sbagliato, come i fatti hanno poi dimostrato<br />
inequivocabilmente nel giro di qualche settimana.<br />
L’unico a mantenere <strong>la</strong> lucidità necessaria era l’ambasciatore italiano ad<br />
Atene, Emanuele Grazzi, che ripetutamente segna<strong>la</strong>va al Ministero degli<br />
Esteri <strong>la</strong> difficoltà, <strong>la</strong> complessità e <strong>la</strong> pericolosità del<strong>la</strong> situazione.<br />
Il 10 giugno 1940, l’Italia fascista entrò in guerra. Il governo <strong>greco</strong> non<br />
voleva inasprire le <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> con l’Italia e seguì una politica di<br />
sottomissione. Il generale Metaxàs dichiarerà il giorno dopo<br />
all’ambasciatore italiano ad Atene Emanuele Grazzi che “questa guerra<br />
44
chiarirà l’atmosfera e renderà possibile una col<strong>la</strong>borazione più intima tra<br />
l’Italia e <strong>la</strong> Grecia” 42 .<br />
Ma solo pochi mesi dopo <strong>la</strong> politica pragmatica greca nei confronti<br />
dell’espansione italiana nei Balcani cominciò a fallire. Nell’agosto del 1940<br />
l’Italia accusando <strong>la</strong> Grecia per aver offerto protezione alle navi da guerra<br />
britanniche nei porti ellenici, cominciò una campagna propagandistica<br />
politica contro <strong>la</strong> Grecia. In questa campagna Roma ha usato con maestria<br />
anche il problema dei çami. Infatti dal 1912 l’anno dell’indipendenza<br />
albanese e successivamente dopo i nuovi confini <strong>greco</strong>‐<strong>albanesi</strong> stabiliti nel<br />
1913 dal<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori di Londra <strong>la</strong> politica greca in<br />
Ҫameria era stata molto ostile nei confronti sopratutto dei çami di religione<br />
musulmana. Il colmo si raggiunse negli anni 1923‐1925 quando oltre 60<br />
mi<strong>la</strong> çami musulmani furono deportati e i loro beni vennero sequestrati<br />
per poter insediare i coloni greci provenienti dall’Asia Minore. Parte dei<br />
çami deportati si rifugiarono in Albania e altri in Turchia. Proprio questa<br />
situazione ha cercato di sfruttare l’Italia fascista con <strong>la</strong> sua propaganda che<br />
ha comunque avuto i suoi effetti nell’opinione pubblica albanese. Sono<br />
stati sopratutto i rifugiati çami in Albania ad essere tra i primi a risvegliare<br />
42 D.D.I, 1939‐1943, Nona serie, vo. I., Roma 1954 documento nr.60, L’ambasciatore Grazzi per il<br />
Ministro degli Affari Esteri Ciano, Atene 6 Settembre 1939.<br />
45
l’entusiasmo e a nutrire il sogno di un possibile ritorno nelle loro terre.<br />
Tale entusiasmo era espresso anche nei rapporti di Jacomoni 43 .<br />
Il re albanese in esilio aveva un atteggiamento chiaro ma le sue parole, in<br />
quanto re delegittimato non contavano molto. Il suo atteggiamento di<br />
amicizia nei confronti del<strong>la</strong> Grecia si vide anche nei rapporti dei servizi<br />
dell’intelligenza inglese quando gli ufficiali dell’Intelligence Service<br />
informavano che re Zog non considerava il problema dei çami come un<br />
fattore che avrebbe potuto unire l’Albania con l’Italia contro <strong>la</strong> Grecia. Il<br />
suo atteggiamento il re lo aveva espresso anche in una intervista<br />
dichiarando che l’Indipendenza dell’Albania era più importante di<br />
qualsiasi pretesa ed espansione territoriale.<br />
Il 28 ottobre 1940, l’Italia attaccò <strong>la</strong> Grecia e Galeazzo Ciano aveva <strong>la</strong> “sua”<br />
guerra. Era un errore gravissimo, da cui sarebbero scaturite una serie di<br />
conseguenze fortemente negative per l’Italia, tra le altre, quel<strong>la</strong> di sancire<br />
lo stato d’inferiorità nei confronti del potente alleato germanico. La vulgata<br />
storiografica dominante non imputa con troppa severità <strong>la</strong> vicenda al<strong>la</strong><br />
responsabilità del Ministro degli Esteri, che venne assolto fra le righe, forse<br />
perché rappresentante di quell’anima “moderata” e filo inglese del regime<br />
che aveva talora assunto posizioni di fronda. Più facile attribuire tutte le<br />
responsabilità a Mussolini. Così come è certamente più facile e più comodo<br />
43 Ivi, doc. nr. 483, Tirana 24 Agosto 1940<br />
46
imputare all’Italia tutti i torti, facendo finta di ignorare le gravi colpe<br />
dell’Inghilterra, responsabile di una seco<strong>la</strong>re azione volta a scavare un<br />
fossato incolmabile fra Italia e Grecia: due nazioni che, invece, avrebbero<br />
avuto tutto l’interesse a col<strong>la</strong>borare e ad operare di comune accordo nel<br />
Mediterraneo.<br />
Nell’attacco l’Italia riuscì a reclutare circa 200‐250 volontari tra i rifugiati<br />
çami con il compito di compiere atti di sabotaggio 44 .<br />
Sfruttando il terreno montagnoso e <strong>la</strong> ma<strong>la</strong> organizzazione italiana le forze<br />
greche opposero una forte resistenza e a Novembre erano già passate al<br />
contrattacco. Il 22 Novembre le forze greche occuparono Korça, il 6<br />
Dicembre Saranda e l’8 Dicembre erano entrati a Gjirokastra 45 .<br />
L’atteggiamento dell’esercito <strong>greco</strong> nei territori <strong>albanesi</strong> questa volta non<br />
fu ostile come negli anni 1912‐1914 anche se atti di aggressione nei<br />
confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione non sono mancati. In partico<strong>la</strong>re c’è stata una<br />
politica di distruzione da parte del<strong>la</strong> Grecia dei luoghi di culto <strong>albanesi</strong> sia<br />
le moschee che le chiese. Furono distrutte due chiese ortodosse a Rehova,<br />
le chiese di Selenica, Mileci, P<strong>la</strong>sa, Erseka, Boboshtica, Dardha, Kapshtica,<br />
Voscop, Turan, <strong>la</strong> Cattedrale di Korça e molte altre chiese nelle zone<br />
intorno Korça e Pogradec. Inoltre, le truppe greche distrussero anche le<br />
44 D.D.I., 1939‐1943, Nona Serie, vol. V, Roma, 1965, Doc. nr. 765, Jacomoni per il sottosegretario<br />
Benini 19 Ottobre 1940.<br />
45 Beqir Meta, Op cit. p.41<br />
47
moschee di Erseka, Vlocisht, Pogradec, Turan, Leskovik, Mborje, Zvezda, e<br />
Gjonomati, trasformando quest’ultima in una stal<strong>la</strong> per cavalli.<br />
Dopo l’occupazione del<strong>la</strong> Grecia da parte dei tedeschi, l’Italia sfruttò<br />
l’occasione cercando di riparare tutti i luoghi di culto distrutti dai greci con<br />
lo scopo di migliorare i rapporti con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione albanese 46 .<br />
L’atteggiamento dell’esercito <strong>greco</strong> nei confronti degli <strong>albanesi</strong> che<br />
avevano disertato dalle righe dell’esercito italiano non fu stato molto<br />
amichevole e corretto. La maggior parte di loro sono stati tenuti prigionieri<br />
nei campi di concentramento e sono stati trattati come prigionieri di<br />
guerra. Solo nell’estate del 1941 dopo l’occupazione tedesca del<strong>la</strong> Grecia<br />
hanno trovato <strong>la</strong> libertà. Al<strong>la</strong> fine di giugno ritornarono 273 militari e 6<br />
ufficiali. Più tardi vennero liberati dai campi di concentramento di Creta<br />
842 militari e 85 ufficiali <strong>albanesi</strong> 47 . Dopo l’occupazione dei territori di<br />
Korça, Saranda e Gjirokastra l’espansione greca nell’Albania meridionale si<br />
fermò. La Grecia cercò di mantenere i territori occupati in tutti i modi. Il<br />
generale Metaxàs era disposto a chiedere agli inglesi di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> Grecia<br />
ed era pronto ad un armistizio con l’Italia e in cambio voleva mantenere i<br />
territori occupati <strong>albanesi</strong> chiedendo anche l’annessione di Valona 48 . La<br />
volontà e il desiderio di mantenere i territori occupati in Albania erano<br />
46 AUSSME, L‐15, racc.23, fasc. 8, Re<strong>la</strong>zione del commando dell’Armata IV per l’ufficio<br />
d’informazione dell’Armata XI sui danni causati dall’esercito <strong>greco</strong> nei luoghi di culto <strong>albanesi</strong>,<br />
30 Giugno 1941.<br />
47 Piero Crociani, Gli <strong>albanesi</strong> nelle forze armate italiane, 1939‐1943, Roma 2001. p.97<br />
48 J.S. Koliopoulos, Op. cit., p. 188<br />
48
stati espressi ai tedeschi il 20 dicembre 1940 anche da parte del Generale<br />
<strong>greco</strong>. Questi erano tutti movimenti che mostravano quanto fossero<br />
importanti le mire espansionistiche dello stato ellenico nei confronti<br />
dell’Albania. Gli <strong>albanesi</strong> sotto l’occupazione italiana erano quasi<br />
totalmente impossibilitati ad un’azione politica o militare contro <strong>la</strong> Grecia<br />
e soltanto <strong>la</strong> voce dei compatrioti <strong>albanesi</strong> nel<strong>la</strong> diaspora e il governo<br />
albanese in esilio non potevano assolutamente bastare.<br />
1.4. I tentativi <strong>albanesi</strong> di unirsi ai greci contro l’occupazione italiana<br />
Il 10 giugno quando l’Italia entrarò in guerra, i rappresentanti <strong>albanesi</strong> a<br />
Parigi pubblicarono <strong>la</strong> dichiarazione del governo albanese che<br />
ufficializzava lo stato di guerra tra Albania e Italia 49 . Mentre, contro<br />
l’occupazione italiana del 7 aprile 1939 il governo albanese aveva reagito<br />
l’indomani tramite il suo rappresentante a Parigi con un una nota inviata al<br />
Consiglio del<strong>la</strong> Società delle Nazioni chiedendo aiuto per contrastare<br />
l’aggressione fascista. Prima dell’aggressione il re Zog aveva cercato<br />
invano di organizzare <strong>la</strong>a resistenza con Grecia e Jugos<strong>la</strong>via contro un<br />
nemico comune come l’Italia fascista. Un giorno dopo che l’esercito<br />
italiano attaccò <strong>la</strong> Grecia, l’ambasciatore albanese a Londra mettendo in<br />
49 USNA, Dipartimento di Stato, 875.01/405 PS/DG, Telegramma del rappresentante albanese a<br />
Londra inviato al presidente americano Roosevelt. In Beqir Meta Op. cit. p 43.<br />
49
atto gli ordini del governo albanese in esilio offrì al Ministro <strong>greco</strong> <strong>la</strong><br />
col<strong>la</strong>borazione contro il nemico comune 50 .<br />
Un’altra offerta simile il governo albanese l’aveva fatta tramite i suoi<br />
rappresentanti ad Ankara chiedendo al governo <strong>greco</strong> di permettere <strong>la</strong><br />
formazione di una legione albanese che avrebbe combattuto contro gli<br />
italiani a fianco delle truppe greche con <strong>la</strong> bandiera albanese. Questa<br />
legione sarebbe stata comandata da ufficiali <strong>albanesi</strong> sotto il comando dello<br />
Stato Maggiore dell’Esercito <strong>greco</strong>. Inizialmente il governo di Metaxàs<br />
accettò <strong>la</strong> proposta ma senza mai mettere in atto l’armamento e<br />
l’organizzazione del<strong>la</strong> legione. L’esitazione del<strong>la</strong> Grecia ad accettare l’aiuto<br />
albanese aveva le sue ragioni che si possono leggere chiaramente in una<br />
conversazione tra il Generale <strong>greco</strong> Papagos e il Ministro britannico ad<br />
Atene Pa<strong>la</strong>iret, quando il generale dichiarò di essere assolutamente contro<br />
l’inclusione degli <strong>albanesi</strong> nell’esercito <strong>greco</strong> perché questi potevano essere<br />
usati contro i greci. Nel frattempo presso il conso<strong>la</strong>to albanese a Istanbul<br />
un alto numero di <strong>albanesi</strong> chiedevanoi arruo<strong>la</strong>rsi in guerra contro l’Italia.<br />
Ma con l’avanzare delle truppe greche in territorio albanese <strong>la</strong> Grecia ha<br />
completamente ignorato l’aiuto offerto dagli <strong>albanesi</strong> di una guerra<br />
congiunta contro l’occupazione fascista. Gli <strong>albanesi</strong> infine si sentirono<br />
legittimati dall’aiuto dato ai greci dai britannici per <strong>la</strong> liberazione del<strong>la</strong><br />
50 F.O, 371/23711/R 4816, Telegramma del rappresentante regale albanese a Londra inviato<br />
all’incaricato <strong>greco</strong> a Londra.<br />
50
Grecia chiedono agli inglesi di dichiarare pubblicamente che i territori<br />
<strong>albanesi</strong> sarebbero tornati quelli del 7 aprile 1939 e che il governo<br />
britannico avrebbe aiutato <strong>la</strong> formazione di un governo nazionale<br />
albanese. Queste dichiarazioni erano richieste dagli <strong>albanesi</strong> anche per<br />
convincere quel<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che vedeva nel<strong>la</strong> Grecia il<br />
nemico che aveva occupato quasi tutta l’Albania meridionale 51 . Nello<br />
stesso tempo un gruppo di nazionalisti <strong>albanesi</strong> riuniti a Tirana propose al<br />
Comandante del<strong>la</strong> nona armata greca dislocata nel<strong>la</strong> regione di<br />
Gjirokaster, il generale Teho<strong>la</strong>koglu, l’organizzazione di una rivolta contro<br />
gli italiani in tutta l’Albania in col<strong>la</strong>borazione con l’esercito <strong>greco</strong> a<br />
condizione che <strong>la</strong> Grecia avesse riconosciuto l’indipendenza e l’integrità<br />
territoriale dell’Albania. Il generale <strong>greco</strong> inoltrò <strong>la</strong> richiesta al governo di<br />
Atene che però non diede mai una risposta ufficiale.<br />
Una proposta concreta arriverà da parte di re Zog che contava di reclutare<br />
molti suoi fedeli nell’Albania del Nord, e oltre 20 mi<strong>la</strong> persone tra i<br />
sostenitori fuori dai confini <strong>albanesi</strong> sopratutto dal<strong>la</strong> grande colonia di<br />
<strong>albanesi</strong> presenti a Istanbul. La proposta di Zog inizialmente non venne<br />
accettata nè dai greci nè dai britannici ma il governo britannico, nonostante<br />
fosse perplesso riguardo le cifre che prometteva il re albanese in esilio<br />
cominciò a prende in considerazione <strong>la</strong> sua proposta di reclutare circa 30<br />
51 F.O., 371/29719, Lettera del Comitato Nazionale per <strong>la</strong> Liberazione Albanese a Istanbul, 20<br />
gennaio 1941.<br />
51
mi<strong>la</strong> uomini nel nord Albania e di attaccare le retrovie italiane dislocate<br />
nelle zone centrali nell’asse Shkumbini – Elbasan – Tepelene. Secondo il<br />
Ministero inglese del<strong>la</strong> guerra poteva essere possibile una sconfitta e un<br />
allontanamento degli italiani se si fosse messo in atto il piano dell’ex re<br />
albanese 52 . Ma non era solo il governo britannico a decidere se accettare <strong>la</strong><br />
proposta o rifiutar<strong>la</strong>. Infatti, il governo inglese tramite l’ambasciatore <strong>greco</strong><br />
a Londra chiese l’approvazione del governo <strong>greco</strong> e il suo parere riguardo<br />
l’attacco dal Nord organizzato da Zog. La risposta del generale Metaxàs<br />
al<strong>la</strong> richiesta britannica fu negativa. Il generale <strong>greco</strong> cercò di motivare il<br />
suo rifiuto dicendo che il modo in cui Zog si era allontanato dall’Albania e<br />
il carattere del<strong>la</strong> sua famiglia lo avevano reso antipopo<strong>la</strong>re tra gli<br />
<strong>albanesi</strong> 53 . Inoltre da Londra l’ambasciatore <strong>greco</strong> comunicava al governo<br />
britannico “con il re Zog dobbiamo trattare con grandi riserve. Nonostante<br />
gli abbiamo dato un grande sostegno morale e materiale per assicurare il<br />
successo del<strong>la</strong> sua rivoluzione e per l’insediamento del suo regime, lui<br />
molto presto è diventato strumento del<strong>la</strong> politica italiana e nemico di tutti<br />
gli elementi greci in Albania. Come re ha ancora degli amici ma ha<br />
comunque anche una forte opposizione creata sopratutto dopo il suo esilio<br />
in Grecia <strong>la</strong>sciando il paese al<strong>la</strong> deriva 54 .<br />
52 F.O., 371/24868, Appunti di P. Dixon, 26 Novembre 1940<br />
53 B.J.Fischer, Op cit. p.99<br />
54 F.O., 371/24868, Comunicazione dell’ambasciatore <strong>greco</strong> a Londra per O. Sargentin<br />
52
Secondo molti autori storici queste pretese del<strong>la</strong> Grecia non erano del tutto<br />
fondate. Zog era ancora l’unica figura riconosciuta al<strong>la</strong> guida del<strong>la</strong><br />
nazione. Lui seguiva <strong>la</strong> politica del<strong>la</strong> creazione di un fronte nazionale in<br />
col<strong>la</strong>borazione con molti suoi amici e nemici uniti contro l’occupatore<br />
italiano. Il re era inviso al governo <strong>greco</strong> anche perché non gli poteva<br />
perdonare <strong>la</strong> sua politica che aveva seguito <strong>durante</strong> gli anni del suo<br />
insediamento, una politica contro l’influenza greca in Albania che per i<br />
greci era stato “un atto di ostilità contro tutti gli elementi greci presenti in<br />
Albania” 55 . Dopo il rifiuto categorico <strong>greco</strong> i britannici si ritirano dall’idea<br />
di imporre al governo <strong>greco</strong> <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con re Zog. Secondo <strong>la</strong><br />
storiografia albanese il vero motivo del rifiuto di col<strong>la</strong>borazione del re Zog<br />
e di tutti gli altri tentativi <strong>albanesi</strong> di unirsi all’esercito <strong>greco</strong> contro i<br />
fascisti era <strong>la</strong> paura che un movimento armato contro gli italiani avrebbe<br />
messo l’Albania a fianco alle forze alleate dopo <strong>la</strong> guerra e avrebbe<br />
impedito così <strong>la</strong> realizzazione delle mire espansionistiche per l’annessione<br />
dell’Albania del sud.<br />
Secondo le parole prese dal diario del direttore del<strong>la</strong> fondazione “Near<br />
East” ad Atene, Laird Archer, il governo <strong>greco</strong> aveva respinto anche le<br />
richieste dei grandi gruppi degli immigrati <strong>albanesi</strong> in Grecia di<br />
combattere contro gli italiani. Secondo molti studiosi <strong>la</strong> ragione per cui gli<br />
55 Beqir Meta, Op cit. p.47<br />
53
<strong>albanesi</strong> non parteciparono in massa al<strong>la</strong> guerra a fianco dei greci contro<br />
gli italiani fu proprio perché il rifiuto da parte del governo <strong>greco</strong> è fu<br />
continuo 56 .<br />
Oltre alle richieste che Ahmed Zog insieme ad altre figure importanti in<br />
esilio hanno fatto al governo britannico e quello <strong>greco</strong> riguardo<br />
l’organizzazione del<strong>la</strong> resistenza contro gli italiani, hanno cercato di<br />
assicurare il riconoscimento internazionale di un governo albanese in<br />
esilio, prendendo spunto anche da molti altri governi in esilio in Paesi<br />
diversi. La creazione di questo governo era molto importante per i politici<br />
<strong>albanesi</strong> che lo consideravano come un fattore fondamentale giuridico e<br />
politico per <strong>la</strong> difesa dell’indipendenza e dell’integrità territoriale<br />
dell’Albania. Ma questa richiesta non fu mai soddisfatta dalle grandi<br />
potenze.<br />
Riguardo al<strong>la</strong> partecipazione degli <strong>albanesi</strong> nel<strong>la</strong> guerra italo ‐ greca gli<br />
studiosi Elisabeth Barker e Bernd J. Fischer sono giunti al<strong>la</strong> conclusione che<br />
<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione albanese ha espresso una forte mancanza di entusiasmo nei<br />
confronti delle parti in conflitto 57 . A fianco degli italiani si sono schierati<br />
due battaglioni <strong>albanesi</strong> i quali sono stati mobilizzati secondo il decreto<br />
italiano del marzo 1940 che annunciava <strong>la</strong> fusione dell’esercito albanese<br />
56 B.J, Fischer Op. Cit. p. 98<br />
57 E. Barker, British Policy in South‐East Europe in the Second World War, London, MacMil<strong>la</strong>n<br />
press 1976, p. 173.<br />
B.J.Fischer Op. cit. p. 90.<br />
54
con quello italiano. Ma quando si scontrarono nel<strong>la</strong> dura campagna sulle<br />
montagne, gli <strong>albanesi</strong> disertarono in massa e una parte di loro venne<br />
chiusa nei campi di concentramento 58 . Le fonti interne italiane<br />
confermavano che il popolo albanese era del tutto indifferente nei<br />
confronti del<strong>la</strong> guerra italo – greca e che gli <strong>albanesi</strong> pensavo che fosse una<br />
faccenda esclusivamente italiana. Le autorità italiane hanno dovuto<br />
ammettere “<strong>la</strong> mancanza di volontari dalle file degli intellettuali e anche da<br />
quegli intellettuali che erano pro‐italiani”. L’Italia considerava come un<br />
fatto grave inoltre che nessuno studente albanese si fosse arruo<strong>la</strong>to in<br />
guerra nonostante l’alto numero di studenti borsisti nelle università<br />
italiane 59 .<br />
Gli <strong>albanesi</strong> hanno cominciato a interessarsi al<strong>la</strong> guerra soltanto quando i<br />
primi rifugiati çami sono entrati in Albania cacciati dalle truppe greche del<br />
generale Zerva.<br />
1.5. Le rivendicazioni del governo <strong>greco</strong> in esilio sull’Albania<br />
meridionale<br />
Dopo l’occupazione del<strong>la</strong> Grecia dalle forze tedesche il governo <strong>greco</strong> in<br />
esilio ha cominciato <strong>la</strong> sua attività i cui obiettivi erano le rivendicazioni<br />
58 Ivi. p.93<br />
59 D.D.I., nona serie 1939‐1943, vol. VI. (29 Ottobre 1940‐23 Aprile 1941), Roma 1986. doc. 152<br />
p.162. Il comandante del<strong>la</strong> Polizia Starace per il ministro Ciano, 23 novembre 1940.<br />
55
sull’Albania meridionale. Sembra strano che proprio nel momento in cui<br />
tutta <strong>la</strong> Grecia era sotto occupazione il governo in esilio alzasse <strong>la</strong> voce per<br />
l’annessione del Vorio – Epiro. Il risveglio delle pretese greche di<br />
annessione <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale ha le sue radici<br />
nell’occupazione italiana dell’Albania. Ufficialmente <strong>la</strong> politica greca nei<br />
confronti del sud Albania si è espressa con il memorandum del 29<br />
Settembre del 1941 che il governo <strong>greco</strong> in esilio inviò al Foreign Office<br />
britannico. In questo memorandum si presentavano le richieste sui diritti<br />
greci nell’Epiro del Nord. Questa situazione ha continuato fino al 1971<br />
quando tra Albania e Grecia si sarebbero ripristinate le <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong><br />
diplomatiche e fino a quando l’abolizione del<strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> guerra non<br />
sarebbe stata ratificata dal Par<strong>la</strong>mento <strong>greco</strong>.<br />
Durante <strong>la</strong> guerra il governo <strong>greco</strong> in esilio ha svolto una propaganda e<br />
una attività diplomatica intensa riguardo <strong>la</strong> questione albanese. L’elemento<br />
centrale di questa propaganda era <strong>la</strong> presentazione dell’Albania come un<br />
paese nemico che non meritava nessuna simpatia dal<strong>la</strong> coalizione anti‐<br />
fascista. I confini rivendicati dal<strong>la</strong> parte greca non erano specificati<br />
chiaramente e gli argomenti che sostenevano <strong>la</strong> tesi greca per molti storici<br />
erano infondati.<br />
Un ufficiale del governo <strong>greco</strong>, il ministro dell’informazione Andre<br />
Mikalopulos, ha dichiarato al<strong>la</strong> radio “l’Europa Libera” il 24 aprile 1942<br />
56
che il confine <strong>greco</strong>‐albanese iniziava alcuni chilometri a sud di Valona e<br />
finiva all’estremo sud del <strong>la</strong>go di Ohrid. Secondo questa pretesa espressa<br />
dal ministero <strong>greco</strong> l’Albania avrebbe perso 1/5 del territorio e ¼ del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione. Per sostenere <strong>la</strong> sua tesi il ministro <strong>greco</strong> si riferiva allo<br />
storico E. Forster, il quale affermava che “l’Epiro del Nord” era abitato dai<br />
greci, in parte dagli <strong>albanesi</strong> ortodossi, e in parte dai musulmani convertiti,<br />
essendo i cristiani ortodossi leggermente più numerosi” 60 . Lo storico Foster<br />
aveva accettato come reali tutte le rivendicazioni greche rappresentandole<br />
come sue conclusioni.<br />
Inoltre, il governo <strong>greco</strong> in esilio ha cercato di far presente all’opinione<br />
pubblica europea ed americana che l’Albania aveva calpestato tutti gli<br />
accordi internazionali portando come esempio <strong>la</strong> chiusura delle scuole<br />
greche nell’Albania orientale <strong>durante</strong> il periodo del re Zog 61 . Il ministro<br />
<strong>greco</strong> Mikalopulos ha cercato di convincere i britannici che una revisione<br />
dei confini <strong>greco</strong> <strong>albanesi</strong> era un passo naturale dettato dagli eventi storici<br />
avvenuti <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra. Le rivendicazioni greche sono state pubblicate<br />
in due note pubblicazioni: “The Greek White Book” pubblicato a Londra il<br />
1942, una pubblicazione ufficiale del Ministero degli Esteri <strong>greco</strong>, e <strong>la</strong><br />
seconda pubblicazione “The League of London” di R. Madol pubblicato a<br />
Londra nel 1942.<br />
60 E. Forster, A Short History of Modern Greece, London 1941.<br />
61 L’Archivio del Ministero degli Affari Esteri albanese (AMPJ) anno 1944, fascicolo 22. Articolo<br />
di A. Logoreci sulle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong> – <strong>albanesi</strong>.<br />
57
La storiografia greca ha portato avanti anche dopo <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong><br />
Mondiale il fatto che il popolo albanese non meritasse l’indipendenza e che<br />
<strong>la</strong> sua indipendenza era stato solo un esperimento fallito che aveva causato<br />
molti danni ai popoli balcanici e anche allo stesso popolo albanese 62 . Uno<br />
dei rappresentanti più noti del<strong>la</strong> storiografia greca e allo stesso tempo<br />
anche uno dei diplomatici più noti del<strong>la</strong> Grecia, P. Pipinelis scriveva: “Il<br />
fatto che l’Albania non possiede risorse materiali e morali necessarie per <strong>la</strong><br />
formazione del<strong>la</strong> sua vita nazionale lo costringe in maniera inevitabile a<br />
sottoporsi alle tempeste prolungate. In maniera inevitabile queste crisi<br />
portano all’occupazione del paese da una grande potenza vicina...” 63 e che<br />
tra “il sostegno economico, <strong>la</strong> necessità di mantenere il paese e<br />
salvaguardare l’indipendenza nazionale <strong>la</strong> scelta purtroppo non era facile.<br />
L’immediata necessità di mantenere vivo il Paese scavalcava tutto il resto.<br />
All’Albania serviva prima vivere e poi essere indipendente” 64 . Quindi<br />
secondo Pipinelis l’indipendenza albanese non era nient’altro che un atto<br />
che aveva portato solo perdite al paese balcanico e causato enormi danni<br />
agli altri Paesi vicini soprattutto al<strong>la</strong> Grecia. L’Albania quindi venne<br />
incolpata di aver avuto stretti rapporti con l’Italia che sfruttando il<br />
territorio albanese aveva intrapreso <strong>la</strong> sua campagna militare contro lo<br />
stato ellenico nel 1940.<br />
62 Beqir Meta, Op. Cit. p. 66<br />
63 Panagiotis N. Pipinelis, Europe and the Albanian Question, Argonaut Chicago 1963, p.77<br />
64 Ivi, p. 92<br />
58
Un fattore importante da sottolineare è il fatto che l’Albania non può<br />
negare l’influenza italiana nei suoi territori a partire dall’autonomia<br />
albanese e dal<strong>la</strong> Prima <strong>Guerra</strong> Mondiale ma è difficile pensare di rendere<br />
responsabile l’Albania per <strong>la</strong> penetrazione italiana nei Balcani come viene<br />
descritto dagli storici greci. La Grecia dal canto suo non si è ribel<strong>la</strong>ta<br />
all’occupazione dell’Albania dall’Italia del Duce ma ha mostrato un rado<br />
di indifferenza preoccupandosi per lo più di stipu<strong>la</strong>re accordi con gli<br />
italiani a favore dell’amicizia tra lo stato ellenico e quello italiano. É vero<br />
che gli <strong>albanesi</strong> non hanno posto resistenza all’occupazione italiana ma <strong>la</strong><br />
guerra di Valona ha mostrato al mondo che gli <strong>albanesi</strong> non hanno<br />
accettato volentieri l’occupazione italiana nei loro territori. In una certa<br />
maniera se andiamo a leggere <strong>la</strong> decisione del Trattato di Londra nel<strong>la</strong><br />
dichiarazione finale del novembre 1921 le grandi potenze hanno<br />
sanzionato l’influenza italiana in Albania quando dichiaravano “qualora<br />
verranno minacciati i territori <strong>albanesi</strong> <strong>la</strong> definizione dei confini deve<br />
essere affidata all’Italia” 65 . Tutto questo succedeva perché era nell’interesse<br />
italiano avere sotto controllo l’Albania proprio per contrastare i due Paesi<br />
confinanti dello stato balcanico come Grecia e Serbia che rifiutavano<br />
l’esistenza dell’Albania. Erano le rivendicazioni territoriali greche e serbe<br />
nei confronti dell’Albania a spingere l’Italia verso una maggiore influenza<br />
65 Beqir Meta, Op cit. p 67<br />
59
in Albania in partico<strong>la</strong>re e nei Balcani in generale. Inoltre, il governo in<br />
esilio ha cercato anche di restaurare le alleanze internazionali necessarie<br />
per poter realizzare le sue ambizioni territoriali. Dal 1941 quando Cuderos<br />
divenne Primo Ministro ha prestato molta attenzione alle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> con <strong>la</strong><br />
Gran Bretagna come una pietra miliare del<strong>la</strong> politica estera greca. Il<br />
sostegno britannico per gli obiettivi territoriali greci si sperava che sarebbe<br />
avvenuto come una ricompensa per <strong>la</strong> politica leale che avrebbe mostrato<br />
lo stato <strong>greco</strong> nei confronti di Londra 66 .<br />
Una nuova direzione del<strong>la</strong> politica estera greca <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra era anche<br />
l’avvicinamento con gli Stati Uniti. Il governo di Cuderos sperava molto<br />
che in questa direzione avrebbe potuto giocare un ruolo importante <strong>la</strong><br />
grande immigrazione greca in America. La diaspora greca negli Stati Uniti<br />
aveva avuto un ruolo importante nel bi<strong>la</strong>ncio economico dello stato<br />
ellenico e il 30% del commercio estero <strong>greco</strong> era coperto dagli scambi con<br />
gli Stati Uniti. In un memorandum inviato agli americani il 4 luglio 1941 il<br />
Primo Ministro Cudero sottolineava il rafforzamento del sentimento<br />
ellenico e il grande ruolo che esso avrebbe potuto avere per <strong>la</strong><br />
“coltivazione dell’opinione pubblica americana allo scopo di procurarsi il<br />
suo sostegno nel<strong>la</strong> Conferenza di Pace” 67 . Un anno dopo, il 12 Luglio del<br />
1942, il governo <strong>greco</strong> estese <strong>la</strong> propria attività diplomatica per<br />
66 Stephen G. Xydis, Greece and the Great Power, 1944‐1947, Thealoniki, 1963 .p.5<br />
67 Ibid. p. 12<br />
60
aggiungere l’obiettivo dell’annessione dell’Albania meridionale e in una<br />
lettera inviata al presidente Roosevelt il Primo Ministro <strong>greco</strong> chiedeva il<br />
sostegno americano per <strong>la</strong> restaurazione di una pace giusta e duratura.<br />
Inoltre Cuderos esprimeva che <strong>la</strong> Grecia voleva assicurarsi che in un<br />
momento di confusione internazionale non avrebbe dovuto diventare di<br />
nuovo vittima dell’aggressione dal nord. Per tutte le ingiustizie subite e<br />
per le occupazioni dello stato ellenico <strong>la</strong> ricompensa poteva essere soltanto<br />
l’assegnazione dei territori dell’Albania meridionale. Inoltre, con uno stato<br />
più grande e più potente <strong>la</strong> Grecia pensava di avere un ruolo chiave e in<br />
tutte le crisi internazionali avrebbe contribuito nel bene delle grandi<br />
potenze democratiche e avrebbe agevo<strong>la</strong>to molto le loro strategie e <strong>la</strong> loro<br />
politica nell’Europa Sudorientale 68 .<br />
La politica albanese in merito era quasi totalmente incapace e<br />
impotente di reagire e fare qualcosa per contrastare le dichiarazioni e le<br />
pretese dei vicini. Essendo sotto occupazione italiana il provvisorio<br />
governo albanese di Shefqet Ver<strong>la</strong>ci incaricato e legittimato dall’Italia<br />
fascista quel poco tempo che era rimasto in carica prima che le redini del<br />
paese balcanico passassero totalmente all’Italia, non si è mai preoccupato<br />
del<strong>la</strong> questione dell’Albania meridionale. Nemmeno il governo <strong>greco</strong> si<br />
preoccupava del<strong>la</strong> politica che si svolgeva in Albania, infatti era il re Zog<br />
in esilio lo loro maggiore preoccupazione e oggetto di attacchi da parte<br />
68 Beqir Meta, Op Cit. p 71<br />
61
del<strong>la</strong> diplomazia greca. Iso<strong>la</strong>ndo il re e inibendo le sue azioni intraprese<br />
con <strong>la</strong> diplomazia britannica riguardo <strong>la</strong> questione albanese il governo<br />
<strong>greco</strong> cercava di tenere in uno stato di stallo sia il riconoscimento<br />
internazionale dell’Albania sia <strong>la</strong> questione dl Vorio Epiro per poter poi<br />
dopo <strong>la</strong> guerra assicurare il sostegno degli alleati alle rivendicazioni<br />
territoriali. Il re Zog rassicurava i britannici che non era sua intenzione<br />
ritornare al trono e che sarebbe stato favorevole anche ad uno stato<br />
albanese repubblicano. Zog chiese ai britannici anche l’aiuto per <strong>la</strong><br />
costruzione di un governo albanese e il suo riconoscimento sul piano<br />
internazionale, chiese inoltre di incontrarsi con il re <strong>greco</strong> esprimendo <strong>la</strong><br />
sua preoccupazione riguardo le rivendicazioni territoriali greche che se<br />
non fossero state affrontate allora sarebbero state accettate in silenzio.<br />
1.6. Il movimento antifascista albanese e <strong>la</strong> reazione delle forze politiche<br />
<strong>albanesi</strong> nei confronti del<strong>la</strong> politica greca.<br />
La crescita del movimento antifascista in Albania ha fatto sì che il governo<br />
<strong>greco</strong> spostasse l’attenzione sugli accadimenti d’oltre confine. Lo scopo era<br />
quello di interagire con <strong>la</strong> nuova autorità politica che sarebbe nata da<br />
questa guerra. Nel<strong>la</strong> primavera del 1943 si vedevano chiaramente i segni<br />
del<strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong> resistenza antifascista albanese e <strong>la</strong> fine<br />
dell’occupazione sembrava vicina. In questo periodo si videro anche<br />
62
tentativi di col<strong>la</strong>borazione tra le varie forze anti fasciste in Albania. Tra le<br />
principali forze che operavano in Albania <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra vi erano il<br />
Fronte Nazionale e il Fronte di Liberazione Nazionale. Tra Febbraio e<br />
Aprile del 1943 tra le due principali forze si erano raggiunti degli accordi<br />
di col<strong>la</strong>borazione a livello locale in molte città meridionali come Korça,<br />
Gjirokastra, Permet, Kolonje etc 69 . In questo periodo arrivò anche <strong>la</strong><br />
reazione del governo <strong>greco</strong> nei confronti del<strong>la</strong> situazione albanese. Dal<strong>la</strong><br />
lettura dei vari documenti sembrava che <strong>la</strong> preoccupazione greca fosse<br />
quel<strong>la</strong> di delegittimare <strong>la</strong> guerra antifascista albanese. In una lettera del<br />
Primo Ministro <strong>greco</strong> diretta al governo britannico si esprimeva <strong>la</strong><br />
preoccupazione per <strong>la</strong> situazione creatasi in Albania e si par<strong>la</strong>va di una<br />
serie di crimini che erano stati compiuti nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
greca nell’Epiro del Nord, e tutto questo sarebbe successo dopo due<br />
incontri che avrebbero attuato i cosiddetti “patrioti <strong>albanesi</strong>” 70 . Ma le<br />
preoccupazione greche non furono prese del tutto in considerazione dai<br />
britannici visto che c’era una totale mancanza di informazioni provenienti<br />
dalle aree di guerra anche se il problema posto dal governo <strong>greco</strong> entrò<br />
comunque a far parte dell’agenda britannica. In ogni caso i britannici non<br />
tennero molto in considerazione le dichiarazioni greche e in un rapporto<br />
del marzo 1943 ri<strong>la</strong>sciato dal Foreign Office britannico si menzionava il<br />
69 Muharrem Dezhgiu, Perpjekjet e forcave politike shqiptare per bashkim gjate Luftes se II Boterore, in<br />
Studi Storici, nr.1‐2, 2000 Tirane<br />
70 F.O, 371/37147, Lettera del primo ministro <strong>greco</strong> inviata al governo britannico, 11 maggio<br />
1943.<br />
63
attaglione di Kristo Peshtanji il quale era composto per <strong>la</strong> maggior parte<br />
dal<strong>la</strong> minoranza greca presente in Albania ed era sostenuto da tutta <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione di Gjirokastra. Questo battaglione aveva svolto operazioni<br />
importanti contro i fascisti che secondo gli ufficiali britannici non<br />
sarebbero state possibili se le accuse greche contro gli <strong>albanesi</strong> fossero state<br />
vere 71 .<br />
La tendenza di screditare il Movimento Antifascista Albanese come un<br />
movimento di tendenza sciovinista il governo <strong>greco</strong> in esilio lo estese<br />
anche oltre oceano. Nel maggio del 1943 l’ambasciata greca di Washington<br />
in un memorandum diretto al Dipartimento di Stato metteva in evidenza<br />
che le informazioni definitive mostravano che i cosiddetti patrioti <strong>albanesi</strong><br />
stavano intraprendendo una campagna di terrore contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
dell’Epiro del Nord. Il memorandum continuava spiegando che <strong>la</strong> violenza<br />
si stava esercitando in vari modi allo scopo di costringere i greci a<br />
cambiare i loro sentimenti nazionali 72 . Ma le pretese greche venivano<br />
considerate spesso infondate ed esagerate. Infatti una dimostrazione di<br />
quello che stava succedendo nei territori <strong>albanesi</strong> erano le notizie del<strong>la</strong><br />
britannica BBC che nei suoi servizi occupavano uno spazio considerevole.<br />
Il governo <strong>greco</strong> ha cercato di ostaco<strong>la</strong>re le notizie del<strong>la</strong> BBC quando ha<br />
denunciato al Foreign Office il servizio del<strong>la</strong> BBC in <strong>greco</strong> poiché il 14<br />
71 F.O., 371/37144, Rapporti del governo britannico sul<strong>la</strong> situazione in Albania, marzo 1943.<br />
72Basil Kondis, Eleftheria Manda, The greek minority in Albania – A documantary record (1921‐<br />
1993) 1994 p.112<br />
64
giugno aveva menzionato in modo partico<strong>la</strong>re il ruolo importante che<br />
possedeva <strong>la</strong> guerriglia albanese che stava aprendo <strong>la</strong> strada allo sbarco<br />
degli Alleati nei Balcani 73 . Il governo <strong>greco</strong> accusava anche gli italiani come<br />
potenziali sostenitori del<strong>la</strong> guerriglia albanese nell’Epiro del Nord<br />
costringendo gli abitanti di questi territori a partecipare al movimento<br />
nazionale albanese. Secondo <strong>la</strong> storiografia albanese lo scopo di queste<br />
proteste e di questa propaganda contro il movimento antifascista era di<br />
tenere all’oscuro l’opinione pubblica greca e quel<strong>la</strong> internazionale e far<br />
apparire l’Albania come un alleato delle forze dell’Asse. Così facendo si<br />
sarebbero sentiti legittimati ad accusare l’Albania come causa principale e<br />
responsabile di tutte le ingiustizie che aveva subito il popolo <strong>greco</strong> per<br />
poter poi giustificare le sue pretese territoriali come una punizione nei<br />
confronti dell’Albania cercando appunto l’annessione del meridione al<strong>la</strong><br />
Grecia. La documentazione che sostiene <strong>la</strong> tesi albanese si trova nei<br />
rapporti degli alti ufficiali britannici dopo le loro ispezioni nei territori<br />
<strong>albanesi</strong> abitati da minoranze greche. In uno di questi rapporti nel maggio<br />
del 1943 si ammette che gli ufficiali britannici dopo aver ispezionato le<br />
zone abitate dai greci in territorio albanese, purtroppo non hanno trovato<br />
fatti che provassero il maltrattamento da parte degli <strong>albanesi</strong> di questa<br />
minoranza. Ma d’altro canto il governo <strong>greco</strong> puntualmente smentiva le<br />
dichiarazioni britanniche affermando che a causa delle condizioni e del<br />
73 F.O., 371/37147, Aide‐Memoria del governo <strong>greco</strong> inviato al Foreign Office 20 giugno 1943.<br />
65
posto in cui operavano gli agenti britannici, potevano essere facilmente<br />
ingannati dagli <strong>albanesi</strong> che avevano come interesse quello di smascherare<br />
le loro azioni anti greche nate da motivi razziali 74 . Sentendo da vicino il<br />
pericolo delle dichiarazioni e delle pretese greche i nazionalisti <strong>albanesi</strong><br />
hanno cercato di muoversi in questa complicata congiuntura al<strong>la</strong> ricerca<br />
del<strong>la</strong> protezione dell’integrità territoriale del loro Paese. Uno dei politici<br />
più noti e più onesti dell’epoca Mehdi Frasheri incalzato anche dal Fronte<br />
Nazionale svolse una serie di incontri a Roma con le autorità italiane. Tra<br />
le richieste più importanti di Frasheri al governo di Roma vi erano il<br />
riconoscimento dell’indipendenza Albanese e <strong>la</strong> creazione delle condizioni<br />
che potevano permettere al governo albanese di avere una rappresentanza<br />
legittima nel<strong>la</strong> futura Conferenza di Pace <strong>la</strong> quale avrebbe difeso gli<br />
interessi <strong>albanesi</strong> che erano palesemente in contrasto con quelli greci e<br />
serbi. Inoltre, Frasheri chiese che le truppe italiane venissero dislocate<br />
lungo <strong>la</strong> costa, quelle tedesche ai confini terresti in modo che gli <strong>albanesi</strong><br />
avrebbero potuto così organizzarsi per <strong>la</strong> protezione del futuro stato che<br />
per vari motivi e interessi si sarebbe orientato in un senso favorevole verso<br />
l’Italia 75 . Ma le proposte di Frasheri non furono mai accettate dal governo<br />
italiano che però si espresse a favore del riconoscimento dell’Indipendenza<br />
albanese.<br />
74 F.O., Aide‐Memoria del governo <strong>greco</strong> inviato al governo britannico il 2 Agosto 1943.<br />
75 DDI, nona serie, 1939‐1943 volume X (7 febbraio‐8 Settembre) Roma 1990, doc. 660, p. 883.<br />
Pariani per il ministro degli esteri Guariglia, Tirana 13 Agosto 1943.<br />
66
Tra le forze politiche <strong>albanesi</strong> più moderate nei confronti dei greci vi era<br />
sicuramente il fronte per <strong>la</strong> liberazione nazionale. Il maggiore Maklin<br />
sottolineava l’atteggiamento amichevole dei comandanti nei confronti dei<br />
greci ma notava che <strong>la</strong> maggior parte dei partigiani avevano solo una<br />
amicizia superficiale con i partigiani greci. In ogni modo i movimenti<br />
nazionali si erano espressi tutti contro le azioni che stava compiendo il<br />
generale Zerva tra <strong>la</strong> minoranza albanese in Grecia. Il senso di inimicizia<br />
nei confronti di Zerva aumentò dopo gli attacchi di quest’ultimo all’interno<br />
dei territori <strong>albanesi</strong>. Enver Hoxha avvisò gli Alleati che avrebbe seguito<br />
Zerva anche all’interno del suo territorio ma <strong>la</strong> missione britannica<br />
esercitò una certa pressione contro Hoxha che frenò <strong>la</strong> sua contro‐<br />
offensiva. Il caldeggiante Hoxha però creò scontento e una sorta di guerra<br />
civile tra le varie organizzazioni che combattevano per l’indipendenza<br />
albanese. Nel 1942 Hoxha creava il Lufta Nacional Clirimtare (Movimento di<br />
Liberazione Nazionale) che riuniva sotto <strong>la</strong> guida di un consiglio generale<br />
tutti gli <strong>albanesi</strong> che si opponevano al fascismo compresi i sostenitori del re<br />
Zog. All’interno di questo fronte il Partito Comunista assumeva un ruolo<br />
principale e questo ha provocato l’allontanamento di quei gruppi<br />
antifascisti che non condividevano l’ideologia totalitaria comunista. Infatti,<br />
il Fronte Nazionale considerava <strong>la</strong> Grecia e <strong>la</strong> Jugos<strong>la</strong>via i veri nemici<br />
contro i quali le forze del Paese dovevano organizzarsi una volta finita <strong>la</strong><br />
67
guerra 76 . L’ideologia comunista in Albania guadagnava terreno e i<br />
sostenitori erano sempre più numerosi, questo coincide con <strong>la</strong> conclusione<br />
delle trattative tra il Fronte Nazionale e il nuovo luogotenente del regno il<br />
generale Pariani che aveva sostituito Jacomoni per una revisione profonda<br />
degli accordi dell’aprile 1939. Nel marzo 1943 il Fronte Nazionale siglò<br />
anche un accordo con il generale Dalmazzo con il quale si impegnava a<br />
col<strong>la</strong>borare nel<strong>la</strong> repressione degli atti di ostilità contro le truppe italiane 77 .<br />
I due fronti sia quello Nazionale sia quello del movimento di liberazione<br />
nazionale di Hoxha erano contrari al ritorno del re Zog e non chiesero mai<br />
<strong>la</strong> legittimità del regime del re e del governo albanese del 1939. Questo<br />
atteggiamento favorì in un certo senso le pretese e <strong>la</strong> politica greca in<br />
merito al<strong>la</strong> questione del Vorio Epiro. Da quello che si può desumere<br />
anche dai documenti dei vari archivi sia quelli dell’Ufficio Storico dello<br />
Stato Maggiore dell’Esercito che quelli degli archivi di Stato Albanesi i due<br />
popoli, quello albanese e quello <strong>greco</strong> erano vittime di una guerra che non<br />
era provocata da loro. Per questo motivo, <strong>la</strong> simpatia e il sostegno<br />
reciproco sarebbero state non solo utili <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra ma anche una<br />
base solida per lo sviluppo delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> nel futuro.<br />
76 Antonello Biagini, Op cit. p. 132<br />
77 Ivi. p. 133<br />
68
Capitolo 2<br />
La <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale e <strong>la</strong> Çameria<br />
2.1. Sfondo storico del<strong>la</strong> Çameria <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale<br />
La guerra italo‐greca nel 1940 non fece altro che aumentare <strong>la</strong> tensione<br />
politica tra greci e <strong>albanesi</strong> in Çameria. Dopo lo scoppio del<strong>la</strong> guerra le<br />
autorità greche del<strong>la</strong> Çameria prepararono le liste di tutti i bambini e delle<br />
donne di origine ҫama che dovevano <strong>la</strong>sciare il Paese per non farsi trovare<br />
dagli eserciti stranieri 78 . La situazione era tesa e i ҫami si trovarono da una<br />
parte gli occupanti che cercavano di coinvolgere i ҫami a col<strong>la</strong>borare contro<br />
i greci e dall’altra i greci sotto i quali i ҫami specialmente <strong>durante</strong> il regime<br />
di Metaxa avevano sofferto non poco. “Anche quando gli italiani hanno<br />
occupato Igumenica scriveva Jani Sharra, raramente qualche ҫam si è unito<br />
a loro” 79 .<br />
Anche <strong>la</strong> politica italiana non ha aiutato a diminuire <strong>la</strong> tensione tra ҫami e<br />
greci. Dopo l’occupazione, gli italiani hanno agito diversamente da quanto<br />
avevano propagandato prima del<strong>la</strong> guerra. “La loro politica non era<br />
stabilita e a volte mettevano al capo delle amministrazioni gli <strong>albanesi</strong> e a<br />
78 AMPJ, anno 1944, fascicolo 42, Una cronica del<strong>la</strong> politica greca in Cameria.<br />
79 J. Sharra, Istoria tis periohis Igumenicas 1500‐1950, Atene 1985 p. 615<br />
69
volte i greci, a volte innalzavano <strong>la</strong> bandiera greca a volta quel<strong>la</strong> albanese.<br />
Questo ha fatto sì che <strong>la</strong> tensione politica aumentasse e allo stesso tempo<br />
ha portato l’opinione pubblica albanese a perdere <strong>la</strong> fiducia nell’Italia e<br />
infine a vedere gli italiani come occupatori” 80 . Dopo l’occupazione del<strong>la</strong><br />
Grecia dai tedeschi si attendevano atti di vendetta dai ҫami nei confronti<br />
dei greci ma <strong>durante</strong> tutto il periodo dell’occupazione italo tedesca non ci<br />
sono stati atti di vendetta o uccisioni di massa nei confronti del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione greca. Ovviamente <strong>la</strong> situazione non era del tutto rosea. La<br />
politica greca negli anni aveva creato una tensione stratificata che si<br />
manifestava in vari modi. Il fattore che incideva di più era <strong>la</strong><br />
espropriazione dei terreni dei ҫami e <strong>la</strong> loro assegnazione ai coloni greci.<br />
Una testimonianza del<strong>la</strong> situazione che si era creata si può trovare nelle<br />
parole del Comandante italiano delle forze Armate in Grecia Carlo Geloso<br />
che scriveva: <strong>“Le</strong> controversie fra i due gruppi etnici, che in questi ultimi<br />
tempi sono diventate sempre più intense, sono causate da molti fattori ma<br />
principalmente sono legate agli interessi sulle proprietà dei musulmani<br />
ҫami colpiti dal<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione greca...” 81 . Gli <strong>albanesi</strong> sia coloro che<br />
avevano pochi terreni sia i grandi proprietari volevano appropriarsi dei<br />
loro territori confiscati...l’amministrazione militare italiana è rimasta<br />
80 Beqir Meta, op cit, p. 119<br />
81 AUSSME, L‐15,Fasc. 3, Raccogl.23, Re<strong>la</strong>zione dell’Alto Comando delle Forze Armate italiane<br />
in Grecia (Armata 11) inviato al Comando Supremo sulle attività svolte nel campo politico<br />
economico <strong>durante</strong> il primo anno di occupazione, 3 Agosto 1942.<br />
70
neutrale al problema e ha cercato di intervenire tra i due gruppi per evitare<br />
l’inasprirsi del<strong>la</strong> situazione che avrebbe portato in un conflitto armato 82 .<br />
Un altro fattore non di poco conto che incideva in questo clima teso erano i<br />
crimini che le autorità greche avevano commesso all’inizio del conflitto<br />
italo‐<strong>greco</strong>. Per questo motivo ci furono casi di vendetta come l’uccisione<br />
del prefetto di Igumenica, Giorgo Vassiliakos, l’11 febbraio 1942 e<br />
l’incendio di alcune case di dirigenti amministrativi sempre a Igumenica. Il<br />
conflitto comunque non si p<strong>la</strong>cò poiché non c’era <strong>la</strong> volontà nemmeno da<br />
parte dei rappresentanti greci. Infatti, <strong>la</strong> loro politica spesso non faceva<br />
altro che dividere le popo<strong>la</strong>zioni greche e <strong>albanesi</strong>. Molti personaggi<br />
influenti furono uccisi come Tefik Qemali, Jahja Kasemi, Jasin Sadiku etc.<br />
Quando il numero delle persone uccise divenne considerevole un gruppo<br />
di ҫami ribel<strong>la</strong>tisi al<strong>la</strong> strage, si diresse verso un paese abitato per lo più<br />
dai greci (Rahul) con l’intenzione di distruggerlo bruciandolo. Secondo le<br />
testimonianze raccolte nel libro di N. Zhangu il gruppo fu fermato dagli<br />
abitanti di Karbunar che hanno impedito una possibile catastrofe 83 .<br />
Ciononostante le truppe del generale Zerva non risparmieranno due anni<br />
dopo gli abitanti di Karbunar uccidendo anche molte donne e bambini.<br />
82 Ibid.<br />
83 N. Zhangu, Anglikos Imperializmos, qe i ethiniqi antistasi 1940‐1945 Atene 1978, Vol 1 p.255<br />
71
Alcuni capi ҫami hanno cercato di organizzarsi e hanno formato un<br />
battaglione per proteggersi dagli attacchi delle brigate formate dai greci.<br />
Anche <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ҫama si è armata ma non ha accettato di col<strong>la</strong>borare<br />
con i tedeschi, e non ha usato le armi contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zone greca. In una<br />
nota del<strong>la</strong> Commissione del<strong>la</strong> minoranza albanese ҫama si legge: “con tutti<br />
i tentativi del fascismo e dei traditori e con tutte le sofferenze che<br />
incombevano dal regime di Metaxa su questo popolo, noi abbiamo tenuto<br />
un comportamento neutrale e pacifico...il popolo è stato armato, ma non ha<br />
mai usato le armi contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione greca. Lo scopo per cui sono stati<br />
armati è stato quello di proteggersi dalle possibili minacce che potevano<br />
venire dalle forze ultra‐scioviniste greche 84 . “<br />
La popo<strong>la</strong>zione ha cominciato a organizzarsi nel<strong>la</strong> guerra contro il<br />
fascismo nell’inverno del 1942. Gruppi illegali del<strong>la</strong> resistenza si erano<br />
creati anche <strong>durante</strong> l’estate come quello a Fi<strong>la</strong>t voluto da Njazi e Kasem<br />
Demi, Mustafa Sulo, Tahir Demi, Vehip Huso e molti altri. Questi gruppi<br />
hanno operato con l’intenzione di diffondere le idee del<strong>la</strong> Carta At<strong>la</strong>ntica<br />
<strong>la</strong> quale garantiva ai popoli e alle minoranze etniche, libertà, uguaglianza e<br />
il diritto di auto governare dopo <strong>la</strong> vittoria sul fascismo. Un famoso<br />
battaglione come “Ҫameria” nel settembre del 1943 ha combattuto contro<br />
le truppe tedesche in una battaglia che è durata quasi due mesi. Nel marzo<br />
84 AMPJ, anno 1944, fasc 38, Rapporto del<strong>la</strong> Commissione del<strong>la</strong> minoranza albanese çama che si<br />
trovava immigrata in Albania 26 Novembre 1944.<br />
72
del 1943 si è creato il primo battaglione misto con cittadini ҫami <strong>albanesi</strong> e<br />
greci. Uno storico <strong>greco</strong> come Mihal Miridhaqi scrive “ non si può negare il<br />
contributo dei ҫami musulmani tra le righe del<strong>la</strong> resistenza antifascista<br />
greca. Sono stati oltre mille i ҫami arruo<strong>la</strong>ti nell’Esercito Nazionale<br />
Liberatorio Greco (ELAS)” 85 .<br />
Uno sforzo nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra le forze greche e quelle <strong>albanesi</strong> è stato<br />
compiuto anche dai partiti comunisti dei due Paesi. Negli incontri di<br />
ottobre del 1943 i rappresentanti dei due partiti comunisti hanno preso<br />
importanti decisioni per quanto riguardava l’organizzazione delle<br />
minoranze greche presenti in Albania. Per questo motivo era stato<br />
accettato l’ingresso in Albania dei rappresentanti del partito comunista<br />
<strong>greco</strong> per <strong>la</strong>vorare con i gruppi etnici greci coordinando il <strong>la</strong>voro con il<br />
supporto del partito comunista albanese 86 . D’altro canto i comunisti<br />
<strong>albanesi</strong> dovevano andare in Ҫameria per organizzare <strong>la</strong> resistenza e <strong>la</strong><br />
guerra antifascista. Il Generale Zerva a capo delle truppe greche aveva<br />
<strong>la</strong>vorato molto con le minoranze greche in Albania e spesso <strong>la</strong> sua politica<br />
era separatista. Sfruttando l’accordo con i comunisti <strong>albanesi</strong> avevano<br />
propagandato in molte occasioni l’idea del<strong>la</strong> secessione dei territori<br />
<strong>albanesi</strong> abitati dalle minoranze greche.<br />
85 B. Meta, op cit p. 121<br />
86 AQSH, fondo 14 AP, anno 1943, fasc. 13 p. 34, Rapporto del Partito Comunista albanese,<br />
sezione di Argjirocastro, 25 Ottobre 1943.<br />
73
Un peso importante nel<strong>la</strong> Ҫameria <strong>durante</strong> gli anni del<strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong><br />
Mondiale ha avuto anche il movimento dei nazionalisti ҫami i quali<br />
aspiravano apertamente all’unione del<strong>la</strong> Ҫameria con l’Albania. Questo<br />
movimento era diretto da un Consiglio Regionale con i suoi organismi<br />
nelle prefetture e nei vil<strong>la</strong>ggi ҫami. Compito di questo consiglio erano<br />
l’apertura delle scuole <strong>albanesi</strong>, <strong>la</strong> risoluzione delle controversie tra i<br />
cittadini, l’ordine pubblico etc. Il loro operato era inaccettabile per il<br />
governo di Atene e per questo motivo il governo di Ralis aveva chiesto<br />
all’inviato speciale tedesco per il territorio del sud‐est europa, Nojbaher “<strong>la</strong><br />
sostituzione del prefetto e dell’amministrazione greca a Thesproti” 87 . Le<br />
autorità tedesche non ammettevano ufficialmente l’operato del Consiglio<br />
Regionale ҫama perché volevano evitare il riconoscimento<br />
dell’amministrazione albanese, ma non davano nemmeno una risposta<br />
netta alle autorità greche. Il gruppo nazionalista ҫama era disposto a<br />
col<strong>la</strong>borare con chiunque pur di unire Ҫameria e Albania in uno stato<br />
unico. Per raggiungere il loro scopo gli esponenti del gruppo pensavano<br />
che <strong>la</strong> via del<strong>la</strong> liberazione fosse solo l’unione delle forze politiche <strong>albanesi</strong>.<br />
A Mukje nell’agosto del 1943 venne stipu<strong>la</strong>to un accordo tra le forze<br />
politiche <strong>albanesi</strong> e i nazionalisti ҫami che comunque venne contestato dal<br />
87 Archivio dell’Istituto Storico, documenti tedeschi, fasc. J.47,<br />
74
partito comunista albanese il quale non vedeva di buon occhio alcuni<br />
gruppi nazionalisti <strong>albanesi</strong> come il Fronte Nazionale 88 .<br />
Secondo molte forze politiche <strong>albanesi</strong> per affrontare il rischio che<br />
incombeva sul<strong>la</strong> loro nazione l’unione di tutte le forze politiche era più<br />
che giustificato. Ma ciò non è mai successo poiché l’accordo di Mukje è<br />
stato denunciato dai comunisti <strong>albanesi</strong> e lo hanno sancito nel<strong>la</strong><br />
Conferenza di Labinot nel settembre del 1943. Durante questo periodo <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione ҫama era sotto il pericolo delle azioni del Generale Zerva.<br />
Una delle strategie di Zerva era quel<strong>la</strong> di usare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ҫama contro<br />
ELAS. Con questa strategia il generale voleva mettere <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
albanese nel<strong>la</strong> trappo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> guerra tra le forze politiche greche, del<strong>la</strong><br />
sinistra estrema e del<strong>la</strong> destra estrema. Così qualunque fosse stato il<br />
risultato del<strong>la</strong> guerra i çami sarebbero stati nemici e tutte le azioni<br />
potevano essere giustificate nei loro confronti. Gli inviati di Zerva posero<br />
queste condizioni al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ҫama:<br />
1‐ Il totale disarmamento;<br />
2‐ La mobilitazione generale del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sotto EDES e l’accettazione<br />
di EDES come l’unico potere in Ҫameria.<br />
La popo<strong>la</strong>zione ҫama non ha accettato le condizioni di Zerva e ha pagato a<br />
caro prezzo <strong>la</strong> sua scelta. In una richiesta diretta alle Nazioni Unite nel<br />
88 AQSH, fondo 41, anno 1944, fasc. 79, p. 6.<br />
75
Febbraio 1945 si legge: “...questi crimini vanno oltre il terrore e i<br />
comportamenti barbari e animaleschi che sono crimini contro<br />
l’umanità...nel luglio del 1944 le truppe di Zerva hanno raccolto le donne e<br />
i bambini nel carcere del<strong>la</strong> prefettura e gli uomini si trovavano incarcerati<br />
nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> città. Gli uomini sono stati uccisi e gettati dal<strong>la</strong> terrazza<br />
del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>” 89 . Questo fatto si racconta anche nel<strong>la</strong> lettera inviata dal<br />
Consiglio Antifascista del<strong>la</strong> Ҫameria al governo <strong>greco</strong> dell’unione<br />
nazionale, ai governi dei grandi poteri, al Comitato Centare di EAM, al<br />
governatore dell’Epiro e al comitato pan‐epiriota di EAM. Durante le<br />
operazioni Zerviste contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ҫama i ҫami rimasti vivi<br />
scapparono nei territori <strong>albanesi</strong>. Dopo <strong>la</strong> sconfitta delle forze zerviste<br />
dall’esercito di ELAS <strong>la</strong> Ҫameria si liberò e una parte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
ritornò nelle proprie case. Dopo <strong>la</strong> capito<strong>la</strong>zione di ELAS l’1 febbraio del<br />
1945 i governanti di Atene hanno seguito l’esempio di Zerva costringendo<br />
<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ҫama a <strong>la</strong>sciare le proprie case e a rifugiarsi in Albania.<br />
89 AMPJ anno 1945, fasc 43, richiesta inviata al<strong>la</strong> Commissione d’Indagine delle Nazioni Unite<br />
nel Febbraio del 1945 da un gruppo di donne testimoni dell’accaduto.<br />
76
2.2. Çameria, territorio e popo<strong>la</strong>zione<br />
2.2.1 Geografia<br />
Nel<strong>la</strong> maggior parte degli articoli e dei libri c’è <strong>la</strong> tendenza di un fenomeno<br />
non molto obiettivo, quello di estendere <strong>la</strong> Ҫameria in tutto l’Epiro. Nel<br />
dizionario enciclopedico albanese i geografi <strong>albanesi</strong> del termine Ҫameria<br />
danno questa definizione: “Regione che comprende <strong>la</strong> parte sud dei<br />
territori abitati dagli <strong>albanesi</strong>; si estende lungo il mar Jonio e si al<strong>la</strong>rga ad<br />
est fino alle montagne che dividono dal<strong>la</strong> Janina. Nel nord ha come confine<br />
il fiume Pavell e nel sud <strong>la</strong> baia di Preveza. La sua fascia del nord con il<br />
capoluogo Konispol fa parte dell’Albania” 90 . Lo storico albanese Hajredin<br />
Isufi a proposito dei confini del<strong>la</strong> Ҫameria scrive: “ La Ҫameria è una<br />
regione che si estende nel<strong>la</strong> parte ovest dell’Epiro storico. I suoi centri<br />
principali sono Fi<strong>la</strong>t, Jgumeniza, Parg, Margellici, Parathimia e Preveza. Al<br />
nord i suoi confini arrivano fino vicino a Delvina, al sud confina con <strong>la</strong> baia<br />
di Arta (Preveza), ad ovest è bagnato dal mar Jonio e ad est si separa da<br />
Janina dalle montagne di Olicika e L<strong>la</strong>ka 91 . Una descrizione del<strong>la</strong> posizione<br />
geografica del<strong>la</strong> Ҫameria <strong>la</strong> troviamo anche nelle parole dello storico <strong>greco</strong><br />
L<strong>la</strong>mbros Balciotis. In un articolo pubblicato nel<strong>la</strong> rivista “ANTI” scrive:<br />
“All’interno dello stato <strong>greco</strong> nel sud del<strong>la</strong> regione <strong>greco</strong>fona (si intende <strong>la</strong><br />
90 Fjalori Enciklopedik Shqiptar, Tirane 1985 p. 149<br />
91 Hajredin Isufi, fakte te verteta dhe te stisura, “Koha Jone”, Tirane 13 Ottobre 1992<br />
77
minoranza greca in Albania ne<strong>la</strong> zona di Vurgu) parte gradualmente e si<br />
estende in profondità una zona compatta di albanofoni che comprende<br />
gran parte del<strong>la</strong> regione di Thesprotia (tranne <strong>la</strong> parte est), arriva<br />
nell’angolo sud‐ovest del<strong>la</strong> regione di Janiana e più o meno include anche<br />
<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong> parte nord del<strong>la</strong> regione di Preveza, ecco <strong>la</strong> vera Ҫameria” 92 .<br />
Nel suo articolo per <strong>la</strong> prima volta uno storico <strong>greco</strong> ammette anche che gli<br />
albanofoni del<strong>la</strong> Ҫameria erano cristiani e musulmani sunniti. Le città<br />
principali del<strong>la</strong> Ҫameria sono Parathimia, Fi<strong>la</strong>ti, Parga e Preveza. Daremo<br />
qui una brevissima descrizione di queste città secondo le fonti dell’Istituto<br />
degli Studi Reali <strong>albanesi</strong> degli anni 1940‐1944. Parte di questi studi erano<br />
le traduzioni di articoli pubblicati dagli autori <strong>albanesi</strong> in lingue straniere.<br />
L’enciclopedia di Sami Frasherit è una di queste opere tradotte dal<strong>la</strong> quale<br />
estrapoliamo le descrizioni di alcune delle città del<strong>la</strong> Ҫameria:<br />
Parathimia<br />
Era una città del<strong>la</strong> Ҫameria nel<strong>la</strong> prefettura centrale del Vi<strong>la</strong>yet di Janina.<br />
Questa città si trova a 40 km a sud‐ovest di Janina e 18 km a est di Limani<br />
myrtos sotto una montagna e ad est del fiume Vuve. La popo<strong>la</strong>zione era di<br />
circa 2500 abitanti tutti musulmani <strong>albanesi</strong>. Il castello di questa città si<br />
chiama “Ajos‐Dhonatos”, da qui il nome ufficiale (Ajanat) di questa città<br />
che però gli autoctoni chiamano Parathimi. Vicino a questa città si trovano<br />
92 Balciotis Ll, Aide Dhelvino qe Ciamurja in “ANTI” Atene 2001<br />
78
i resti antichi di Oria. La sottoprefettura di Parathimia è composta da altri<br />
64 paesini. Il paesi di Suli gli abitanti del quale sono noti per <strong>la</strong> loro<br />
resistenza contro Ali Pasha Tepelena si trova a sud‐est di questa<br />
sottoprefettura. La popo<strong>la</strong>zione totale del<strong>la</strong> sottoprefettura è di 16 mi<strong>la</strong><br />
abitanti, <strong>la</strong> metà dei quali era musulmana e in maggioranza albanese. Si<br />
trovavano all’interno del<strong>la</strong> sottoprefettura 22 moschee, 51 scuole, 1<br />
medrasa, 13 ponti. Si può girare l’intera zona di questa sottoprefettura in<br />
23 ore. 93<br />
Fi<strong>la</strong>ti<br />
Fi<strong>la</strong>t era un un piccolo paese vicino a Janina e secondo uno scrittore<br />
francese Isambel, questo paese è stato costruito sulle rovine di un’antica<br />
città. Si trova nel<strong>la</strong> regione di Camlleku ed è situato 24 km a ovest di<br />
Janina e a 15 km a nord‐est di Saja che si trova di fronte all’iso<strong>la</strong> di Corfù.<br />
Aveva 5 mi<strong>la</strong> abitanti che erano in maggioranza assoluta <strong>albanesi</strong><br />
musulmani e aveva una scuo<strong>la</strong>. La sottoprefettura di Fi<strong>la</strong>t confina a sud<br />
con Preveza a est con Argjirocastro a nord con Janina e a ovest è bagnata<br />
dal mare. Con tutti i 68 paesini del<strong>la</strong> sottoprefettura il numero degli<br />
abitanti era di 24.179 abitanti <strong>la</strong> cui maggioranza era composta da <strong>albanesi</strong><br />
musulmani 94 .<br />
93 AQSH fondo 200, fasc 26, (senza anno) Sami Frasheri, Enciklopedia e Sami Frasherit, Vol 1 p<br />
511.<br />
94 AQSH fondo 200, fasc 26, (senza anno) Sami Frasheri, Enciklopedia e Sami Frasherit, Vol 1.<br />
79
Parga<br />
Parga era il centro del<strong>la</strong> sottoprefettura di Margellic nel<strong>la</strong> prefettura di<br />
Preveza nel Vi<strong>la</strong>jet di Janina. Aveva circa 5 mi<strong>la</strong> abitanti, una moschea, un<br />
castello situato su una roccia sul mare, molti agrumi e tanti alberi di ulivo.<br />
Le esportazioni principali erano l’olio e gli agrumi. In questa città si<br />
produceva una una specie di sapone nero. Nel suo porto non entravano<br />
navi a vapore ma solo velieri. I rapporti commerciali erano intensi con<br />
Trieste e con l’iso<strong>la</strong> di Corfù. Questa città per molto tempo è stata nelle<br />
mani degli inglesi dai quali fu comprata da Alì Pasha Tepelena e a suo<br />
tempo i cittadini si erano ritirati nelle zone periferiche e <strong>la</strong> città divenne<br />
proprietà privata di Alì Pasha. Con <strong>la</strong> morte di Alì <strong>la</strong> città passò nelle mani<br />
di Rifat Pasha. Gli abitanti erano in parte musulmani e cristiani <strong>albanesi</strong> e<br />
solo in parte greci 95 .<br />
Preveza<br />
È <strong>la</strong> città nel<strong>la</strong> parte più a sud del<strong>la</strong> Ҫameria. È il suo centro principale si<br />
trova a 92 km a sud‐oved di Janina situata in una posizione molto bel<strong>la</strong> che<br />
ricorda Istanbul. Ha 8 mi<strong>la</strong> abitanti e <strong>la</strong> sua terra è ricca di agrumi e di<br />
alberi d’ulivo. Ha quattro castelli, costruiti da Ali Pasha Tepelena e ha due<br />
moschee costruite una da Ahmet Dino Aga e una da Ali Pasha. Aveva una<br />
95 AQSH fondo 200, fasc 26, (senza anno) Sami Frasheri, Enciklopedia e Sami Frasherit, Vol II,<br />
p. 1464<br />
80
scuo<strong>la</strong> grande, due scuole elementari, due scuole greche una per i maschi e<br />
una per le femmine, un mulino a vapore, due posti per <strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione delle<br />
pelli del bestiame, una fabbrica di olio e una di sapone. Preveza è stata<br />
costruita sui resti di altre città antiche, è stata fondata dai veneziani ed è<br />
rimasta a lungo in loro possesso. Successivamente, insieme a 7 isole è<br />
passata sotto il dominio dei francesi ma nel 1798 è stata occupata da Ali<br />
Pasha Tepelena il quale l’ha fortificata e da allora fa parte dell’Impero<br />
Ottomano. La prefettura di Preveza aveva 55 mi<strong>la</strong> abitanti <strong>la</strong> maggior<br />
parte dei quali musulmani, gli altri, invece, cristiani ma c’era anche una<br />
minoranza ebrea. I greci si trovavano per lo più nel<strong>la</strong> zona che confina con<br />
lo stato <strong>greco</strong>. All’interno di questa prefettura c’erano 179 paesini, 48<br />
moschee, 2 madrasa, 30 scuole, 220 chiese e monasteri.<br />
2.2.2 Popo<strong>la</strong>zione<br />
Il nazionalismo sia <strong>greco</strong> che albanese espresso nell’estensione territoriale<br />
del<strong>la</strong> Ҫameria si rispecchia anche nel determinare il numero del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione ҫama. Kotini, uno storico albanese, a proposito del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione Epironota notò: “storicamente è stata abitaao dagli <strong>albanesi</strong><br />
anche se oggi in Ҫameria oltre 300 mi<strong>la</strong> di religione cristiana si dichiarano<br />
greci. Se includiamo anche 200 mi<strong>la</strong> ҫami che vivono nei territori <strong>albanesi</strong><br />
sono in totale 500 mi<strong>la</strong> le persone alle quali l’amministrazione greca nega<br />
81
<strong>la</strong> genesi albanese” 96 . Secondo le statistiche del 1928 <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
dell’Epiro raggiungeva i 312.634 abitanti. Da questi 52.634 nel<strong>la</strong> regione di<br />
Arta, 180.418 nel<strong>la</strong> regione di Janina, e 79.626 nel<strong>la</strong> regione di Preveza. 97<br />
Qui sono inclusi i greci , gli <strong>albanesi</strong>, gli ebrei e i rom. Negli scritti di un<br />
altro storico albanese Sherif Delvina si legge che <strong>la</strong> regione di Janina aveva<br />
537.582 abitanti dei quali solo 91 mi<strong>la</strong> erano greci. L’autore cita anche <strong>la</strong><br />
dichiarazione del deputato inglese Natchinson al par<strong>la</strong>mento inglese che<br />
par<strong>la</strong> di 25 mi<strong>la</strong> ҫami cacciati dalle proprie case registrati ufficialmente e<br />
riconosciuti dal<strong>la</strong> comunità internazionale e altri 20 mi<strong>la</strong> che non erano<br />
iscritti 98 . Secondo i dati dell’Archivio Storico del Ministero degli Esteri<br />
<strong>greco</strong> risulta che in Ҫameria vi erano 21.800 musulmani di madrelingua<br />
albanese e 4200 musulmani di madrelingua greca nelle due prefetture di<br />
Janina e Preveza 99 . Non vengono menzionati però gli <strong>albanesi</strong> di religione<br />
ortodossa. Questo spesso accadde poiché tradizionalmente i greci hanno<br />
considerato gli ortodossi come cittadini di origine greca. Il testo ufficiale di<br />
storia dell’Albania tratta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ҫama come minoranza ed<br />
espressamente si dice che: “I terreni nel sud del<strong>la</strong> linea Ka<strong>la</strong>mas‐<br />
Selembrina che erano raccomandati dal Congresso di Berlino di essere<br />
annesse al<strong>la</strong> Grecia avevano una minoranza albanese, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
96 Kotini Albert, Tre guret e zeze ne Preveze, Vol 1. Tirana 2000 p.200‐201.<br />
97 Elefterudaki Egjiklopedikon, Leksikon, V. 6 p 383 in Filip Liço Probleme te marrdhenieve<br />
<strong>greco</strong>‐shqiptare, Tirana 2007 p 211.<br />
98 Sherif Delvina, E Verteta mbi Epirin Tirana 1999, p. 77.<br />
99 Archivio Storico del Ministero degli Esteri <strong>greco</strong>, anno 1923, fasc, 6 p. 7<br />
82
albanese qui era circa un quarto del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione generale” 100 . Il<br />
commando militare italiano in un documento dell’ufficio per le questioni<br />
politiche par<strong>la</strong> di 28 mi<strong>la</strong> ҫami di origine albanese musulmani, e 26 mi<strong>la</strong><br />
ҫami di origine albanese cristiani. Questa cifra si ritiene iperbolizzata da<br />
Jorgos Margaritis nel suo libro Compatrioti indesiderati 101 . Secondo<br />
Balcotis lo storico <strong>greco</strong> valuta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione musulmana ҫama in 25 mi<strong>la</strong><br />
prima del 1940 e il numero reale secondo lo storico dovrebbe aggirarsi<br />
sulle 21‐22 mi<strong>la</strong> 102 persone.<br />
Secondo <strong>la</strong> storiografia ufficiale albanese i territori <strong>albanesi</strong> si dividono in<br />
due grandi zone: nel tronco etnico dove gli <strong>albanesi</strong> rappresentano <strong>la</strong><br />
maggioranza assoluta e nel<strong>la</strong> striscia <strong>la</strong>terale di cui fa parte <strong>la</strong> Ҫameria. In<br />
una superficie di 23 mi<strong>la</strong> km quadrati e una popo<strong>la</strong>zione di 50 mi<strong>la</strong> abitanti<br />
gli <strong>albanesi</strong> sono circa 15 mi<strong>la</strong>. Un altro documento utile per il calcolo del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione ҫama albanese è senza dubbio <strong>la</strong> richiesta di Enver Hoxha<br />
diretta al<strong>la</strong> Conferenza dei Ministri degli Affari Esteri a Parigi, una<br />
richiesta per il rimpatrio dei cittadini ҫami. In questa richiesta si par<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
Ҫameria che con una popo<strong>la</strong>zione di 60 mi<strong>la</strong> <strong>albanesi</strong> autoctoni è stata<br />
assegnata al<strong>la</strong> Grecia con <strong>la</strong> decisione del<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori<br />
di Londra del 1913. I cittadini <strong>albanesi</strong> non hanno avuto nessun diritto<br />
100 Historia e Shqiperise, Vol II, Tirana 1985 p 146<br />
101 Il libro di jorgos Margaritis Compatrioti indesiderati offre un quadro interessante sul<strong>la</strong><br />
scomparsa di due minoranze del<strong>la</strong> Grecia gli ebrei e i cami.<br />
102 Balciotis L<strong>la</strong>mbro, Cameria‐fatti reali e immaginari, in Koha Jone Ottobre 2002.<br />
83
compreso <strong>la</strong> propria lingua madre. Si menzionano in questa lettera le<br />
rappresaglie delle bande di Zerva nel 1944‐1945 e a causa del<strong>la</strong> pulizia<br />
etnica sono rimasti uccisi 800 persone tra cui anziani, donne e bambini e 23<br />
mi<strong>la</strong> ҫami sono stati cacciati dalle loro case e si sono rifugiati in Albania. La<br />
richiesta si chiude con il rimpatrio di tutti i ҫami nei loro territori, <strong>la</strong><br />
garanzia dei loro diritti civili e politici, e con <strong>la</strong> condanna dei tutti i<br />
responsabili per i crimini commessi contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ҫama 103 . Da<br />
questo documento si può constatare che il numero dei rifugiati registrati in<br />
Albania era di 23 mi<strong>la</strong> persone. Il numero delle persone rimaste uccise è<br />
nettamente inferiore a quello che dichiarano gli storici <strong>albanesi</strong> ma anche<br />
greci. Nel<strong>la</strong> storiografia albanese si par<strong>la</strong> di circa 5 mi<strong>la</strong> morti e dispersi e<br />
qualche storico azzarda anche <strong>la</strong> cifra di 8 mi<strong>la</strong> morti.<br />
2.3. L’Ellenizzazione dei ҫami ortodossi <strong>albanesi</strong>, possibili cause.<br />
Una delle questioni principali intorno al<strong>la</strong> quale ruotano gli altri problemi<br />
del<strong>la</strong> Ҫameria è anche il fatto che i ҫami <strong>albanesi</strong> di religione cristiana non<br />
hanno formato una minoranza compatta con gli altri ҫami <strong>albanesi</strong> di<br />
religione musulmana. I motivi possono essere molteplici ma una delle<br />
ragioni principali erano le politiche dello stato <strong>greco</strong> che impedivano<br />
spesso ai cittadini ҫami di par<strong>la</strong>re <strong>la</strong> loro lingua e quasi sempre il<br />
103 Hoxha E., “Vepra 3”, Tirana 1969 p 357‐358<br />
84
sentimento nazionale dei ҫami sopratutto quelli ortodossi veniva oppresso<br />
dal<strong>la</strong> presenza dello stato <strong>greco</strong> in quel<strong>la</strong> zona.<br />
2.3.1 La politica greca<br />
Un ruolo fondamentale ma non unico nel processo di ellenizzazione e nel<strong>la</strong><br />
oppressione del sentimento nazionale lo ha avuto senza dubbio <strong>la</strong> politica<br />
dello stato <strong>greco</strong> molto presente e attiva in Ҫameria. Lo stato <strong>greco</strong> anche<br />
se ha iniziato <strong>la</strong> sua vita autonoma all’interno del processo rivoluzionario<br />
dell’indipendenza da un impero non ha accettato di convivere con le<br />
minoranze. Tutti quelli che erano di religione musulmana ovviamente<br />
erano considerati come turchi e non c’è mai stata una politica di inclusione<br />
e di integrazione nei loro confronti. I ҫami cristiani si sono trovati da una<br />
parte il debole stato albanese che non poteva fare nul<strong>la</strong> per creare una<br />
minoranza compatta in Ҫameria e dall’altra vi era lo stao <strong>greco</strong> che con<br />
una presenza constante impediva ogni sentimento nazionale albanese.<br />
Secondo Balciotis: “i sentimenti paranazionali non si sono evoluti in<br />
sentimenti nazionali poiché una tale possibilità fu impedita dal<strong>la</strong> forte<br />
presenza dello stato <strong>greco</strong> in questa zona”. Non si specifica però quali<br />
fossero questi elementi paranazionali, nè come e quando si sono verificati<br />
ma secondo Liço fu <strong>la</strong> lingua ad essere l’elemento determinante di questi<br />
sentimenti paranazionali. Oltre al fattore dello stato <strong>greco</strong> secondo Liço ci<br />
sono almeno altri 4 elementi che hanno portato all’ellenizzazione graduale<br />
85
degli ortodossi ҫami <strong>albanesi</strong>, lo sfruttametno economico, <strong>la</strong> violenza<br />
statale dell’Impero Ottomano, il fattore del<strong>la</strong> religione e <strong>la</strong> lingua greca.<br />
2.3.1 Lo sfruttamento economico<br />
Il fatto che due terzi del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama <strong>durante</strong> l’Impero Ottomano si<br />
fosse convertita al<strong>la</strong> religione musulmana ha portato cambiamenti politici<br />
economici e sociali tra i musulmani e i cristiani çami. L’Impero Ottomano<br />
aveva asseganto posti di dirigenti militari e amministrativi a molti <strong>albanesi</strong><br />
musulmani e <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse feudale era quasi totalmente di origine albanese.<br />
Molti <strong>albanesi</strong> con le loro capacità militari sono diventati anche<br />
comandanti e grandi Vesiri 104 . Anche in Ҫameria si era creata <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />
feudale tra i musulmani <strong>albanesi</strong> e gli abitanti cristiani <strong>albanesi</strong> <strong>la</strong>voravano<br />
per i feudali musulmani <strong>albanesi</strong>. Come è facile prevedere è proprio da qui<br />
che nacquero le prime contraddizioni che erano fondamentali tra i<br />
musulmani e i cristiani <strong>albanesi</strong> in Ҫameria.<br />
2.3.2 Violenza statale ottomana e greca<br />
L’Impero Ottomano come è stato detto aveva molti dirigenti <strong>albanesi</strong> e<br />
addirittura alcuni grandi Vesir del<strong>la</strong> Turchia erano <strong>albanesi</strong>. Secondo lo<br />
storico albanese Liço l’Impero Ottomano esercitava una violenza statale<br />
molto forte e spesso erano proprio gli <strong>albanesi</strong> che dirigevano molte<br />
104 Hisoria e Shqiperise, Vol. I, Tirane 1959, p 335.<br />
86
amministrazioni in tutti i Vi<strong>la</strong>jet dell’Impero. In tutte le dispute tra ҫami<br />
cristiani e musulmani sia per le cause civili o penali <strong>la</strong> ragione veniva data<br />
spesso ai musulmani. Le multe e le condanne hanno così portato un<br />
distanziamento dei ҫami cristiani da quelli musulmani. I turchi venivano<br />
considerati come occupatori e così i greci e i cristiani <strong>albanesi</strong> si allearono<br />
contro i ҫami musulmani. Dopo <strong>la</strong> liberazione del<strong>la</strong> Grecia dagli ottomani<br />
quando a comandare erano i greci e non più i musulmani ҫami <strong>la</strong> storia si è<br />
invertita. Fuono i ҫami musulmani ad essere discriminati dal nazionalismo<br />
<strong>greco</strong> e non era permesso loro l’insegnamento del<strong>la</strong> lingua albanese, non<br />
venivano accettati nell’amministrazione pubblica etc.<br />
2.3.3 La religione<br />
In questo distacco tra ҫami musulmani e cristiani ha avuto un ruolo<br />
importante anche <strong>la</strong> religione. L’Impero Ottomano aveva dato ampia<br />
autonomia ai dirigenti greci ma aveva diviso <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in due<br />
categorie, turchi e greci, dove i musulmani erano turchi e i cristiani erano<br />
greci. La situazione è stata sfruttata molto bene dal Patriarca di Fanar che<br />
ha avuto un ruolo importante nel processo di ellenizzazione dei çami<br />
cristiani. Ogni volta che i rapporti tra gli occupanti turchi e <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
çama cristiana si inasprivano <strong>la</strong> chiesa greca faceva <strong>la</strong> sua parte cercando<br />
di rafforzare <strong>la</strong> sua posizione e di assimi<strong>la</strong>re i çami <strong>albanesi</strong> al suo interno.<br />
La religione non può comunque essere il fattore principale in questo<br />
87
processo. Uno dei fattori più importanti è stata <strong>la</strong> lingua greca e <strong>la</strong> sua<br />
diffusione.<br />
2.3.4 La diffusione del<strong>la</strong> lingua e del<strong>la</strong> cultura greca<br />
Durante l’occupazione turca, che ha attribuito molti privilegi al Patriarca di<br />
Fanar, <strong>la</strong> lingua greca diventa una grande forza nel<strong>la</strong> comunità ortodossa<br />
per <strong>la</strong> sua emancipazione e per il risveglio del<strong>la</strong> sua coscienza. Nel XIX<br />
secolo <strong>la</strong> rete delle scuole greche si al<strong>la</strong>rga molto e oltre all’insegnamento<br />
del<strong>la</strong> lingua un ruolo importante ebbe anche <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> cultura<br />
dell’antica Grecia ma anche il ruolo del nuovo stato Greco come esempio<br />
ideale del<strong>la</strong> rivoluzione contro il regime despotico ottomano. In questo<br />
clima si insegnava che gli elleni e gli illiri avevano <strong>la</strong> stessa origine e<br />
indipendentemente dal<strong>la</strong> lingua che par<strong>la</strong>vano appartenevano al<strong>la</strong> stessa<br />
comunità nazionale e religiosa. Così <strong>la</strong> lingua e <strong>la</strong> cultura greca<br />
diventarono una grande forza di assimi<strong>la</strong>zione dei çami ortodossi <strong>albanesi</strong>.<br />
Dopo <strong>la</strong> caduta dell’Impero Ottomano e <strong>la</strong> liberazione dell’Epiro il 21<br />
febbraio 1913, i ҫami ortodossi <strong>albanesi</strong> par<strong>la</strong>vano meglio il <strong>greco</strong> che<br />
l’albanese, erano diventati bilingue ma erano trattati ugualmente come gli<br />
alri greci mentre, il nazionalismo <strong>greco</strong> ha discriminato i çami musulmani<br />
impedendo l’apertura delle scuole <strong>albanesi</strong> e impedendo di par<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
lingua albanese in pubblico.<br />
88
2.4 La diaspora albanese sul<strong>la</strong> Ҫameria<br />
Uno degli esponenti più noti nel<strong>la</strong> diaspora albanese negli anni è lo<br />
scrittore Faik Konica. In un articolo pubblicato su uno dei più grandi<br />
giornali americani, il New York Times, nel 1940 intito<strong>la</strong>to “Vi racconto i<br />
greci” Konica descrive dal suo punto di vista <strong>la</strong> situazione che si era<br />
venuta a creare tra <strong>la</strong> Grecia, Albania e Italia. In questa lettera che<br />
riportiamo in parte, possiamo individuare gli elementi patriottici di Konica<br />
ma anche una serie di dati storici utili per comprendere un periodo storico<br />
molto importante sopratutto per gli <strong>albanesi</strong> del<strong>la</strong> Ҫameria. Konica scrive<br />
“da qualche tempo, tra l’Italia e <strong>la</strong> Grecia, si sta sviluppando una lotta<br />
preliminare per lʹAlbania attraverso le parole, che può essere il preludio di<br />
un conflitto armato. LʹItalia ha sollevato il problema che <strong>la</strong> Grecia tiene una<br />
grande porzione di territorio appartenente all’Albania, mentre <strong>la</strong> Grecia a<br />
voce alta nega questa affermazione. A molti americani sembra strano che,<br />
mentre si leva <strong>la</strong> voce italiana insieme a quel<strong>la</strong> greca, non si senta nessuna<br />
voce dellʹAlbania indipendente. Ma, come ha detto una volta un autore<br />
britannico, una delle caratteristiche degli <strong>albanesi</strong> è che sono<br />
inartico<strong>la</strong>ti. Alle ripetute richieste, riguardo al<strong>la</strong> mia opinione, ho risposto<br />
che io non avevo niente da dire, mentre agli amici americani, i cui<br />
sentimenti benevoli attribuiscono il diritto di chiedere perché così, io ho<br />
89
ispsto di essere stufo del<strong>la</strong> situazione decidendo, dʹora in poi, di rimanere<br />
un semplice spettatore del<strong>la</strong> tragedia e delle farse mondiali.<br />
Ma ora è un gruppo di patrioti <strong>albanesi</strong>, che mi chiede di fare una<br />
dichiarazione. Questi amici <strong>albanesi</strong> sanno su di me un paio di cose che i<br />
miei amici americani non sanno. Sanno che sono nato nel<strong>la</strong> zona di confine<br />
<strong>greco</strong>‐albanese, che fa parte del<strong>la</strong> provincia in questione (Ҫameria), così i<br />
terreni in cui ho giocato da bambino sono aree di future battaglie. Loro<br />
pensano che nessun altro, meglio di me conosca <strong>la</strong> storia di questa<br />
provincia e hanno sempre detto che come leader dei giovani, una volta<br />
sono stato un instancabile difensore dellʹintegrità territoriale<br />
dell’Albania. Pertanto, sebbene i tentennamenti, ho deciso di rompere il<br />
silenzio e di presentare al popolo americano alcuni fatti verificabili circa il<br />
contesto storico del conflitto che sta per iniziare.<br />
Come è noto a tutti, nell’antichità gli <strong>albanesi</strong> sono stati chiamati Illiri, <strong>la</strong><br />
regione dell’antichità ora contestata era conosciuta come Illiria del Sud, e<br />
fu poi denominata Sud Albania, mentre i greci hanno deciso di chiamarlo<br />
Epiro, un nome che significa continente. In origine questo nome era<br />
utilizzato per questa regione, da parte dei residenti delle piccole isole, al di<br />
là del<strong>la</strong> costa albanese ma in questo modo, è come se i pescatori delle<br />
Bahamas chiamassero continente <strong>la</strong> Florida, con un nome che non ha alcun<br />
legame con <strong>la</strong> nazionalità delle persone che vivono nel continente in<br />
90
questione. Questa regione, nel corso di quasi cinque secoli di dominio<br />
turco, costituiva il Vi<strong>la</strong>jet o <strong>la</strong> provincia di Janina con <strong>la</strong> città di Janina<br />
come capitale.<br />
Non solo questa regione è sempre stata albanese di lingua e di nazionalità,<br />
ma i confini delle tribù illiriche andavano oltre. Inoltre, anche le isole dello<br />
Jonio erano per lo più illiriche. In un famoso libro che i ricercatori<br />
conoscono bene “Dizionario delle antichità c<strong>la</strong>ssiche” di Lybkerit, riguardo<br />
Kerkyren (Corfù) è stato osservato che l’iso<strong>la</strong> era in origine abitata dagli<br />
Illiri. Mentre coloro che leggeranno il <strong>la</strong>voro del famoso ricercatore<br />
svedese, Martin P. Nilsson, pubblicato a Lund nel 1909 con il titolo “Studi<br />
sul<strong>la</strong> storia dell’Epiro antico”, guariranno dall’idea di pensare che l’Epiro<br />
non sia mai stato Greco. Questa regione ha conservato <strong>la</strong> sua natura illirica<br />
invariata. Nel X secolo d.C., lʹimperatore di Bisanzio, Leone il Saggio, in<br />
uno dei suoi libri afferma che gli abitanti dell’Epiro sono <strong>albanesi</strong>. A poco a<br />
poco, le penetrazioni greche hanno iniziato a sentirsi in alcune parti di<br />
questa regione. Come siano state possibili queste penetrazioni lo sappiamo<br />
da alcuni episodi.<br />
Nel<strong>la</strong> seconda metà del XIV secolo, Janina era governata da un principe<br />
bizantino (o un despota, come era il suo titolo ufficiale) chiamato<br />
Thanas. Costui ebbe l’idea di uccidere tutti gli <strong>albanesi</strong>. Si potrebbe<br />
sospettare che questo fatto sia estrapo<strong>la</strong>to da una leggenda albanese<br />
91
distorta o da un qualsiasi vo<strong>la</strong>ntino di propaganda italiana, niente<br />
affatto, l’autorità che ci avvisa di questa crudeltà è un credente e onesto<br />
<strong>greco</strong>, Mihail Dukas, un membro del<strong>la</strong> casa imperiale di Bisanzio, i cui<br />
racconti in proposito, sono incluse nel<strong>la</strong> più grande collezione degli storici<br />
bizantini che si trova a Bonn e che possono essere esaminate da un<br />
qualsiasi ricercatore. Con disgusto e disapprovazione Dukasi racconta<br />
tutti gli omicidi crudeli che Thanas commise contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
albanese di Janina. Dukasi dice, uno dei loro giochi preferiti era tagliare il<br />
naso o altre parti del corpo agli <strong>albanesi</strong> e <strong>la</strong>sciarli morire in agonia. Alcuni<br />
leader feudali <strong>albanesi</strong> hanno minacciato Thanas con una spedizione<br />
punitiva, se non avesse fermato i crimini contro gli <strong>albanesi</strong>. Thanas si è<br />
astenuto per un poʹ di tempo e con astuzia ha sposato sua figlia con il<br />
principe più potente del suo tempo, Gjin Bue Shpata. Dopo un certo<br />
periodo, Thanas riprese di nuovo le persecuzioni e questa volta ancora più<br />
selvagge di prima. Come scrive Mihail Dukasi, mentre Gjin Bue Shpata<br />
radunò un esercito e assediò Janiana, <strong>la</strong> capitale di suo suocero, Thanas<br />
ogni giorno, sotto <strong>la</strong> bandiera bianca, inviava a Shpata un cesto di occhi<br />
strappati dai capi degli <strong>albanesi</strong> e questo “dono” macabro continuò fino a<br />
quando l’assedio non fu revocato.<br />
Come dice lo storico, lʹambizione di Thanas era quel<strong>la</strong> di aggiudicarsi il<br />
nome di Albanoktonos (che significa l’assassino degli <strong>albanesi</strong>). Dukas<br />
aggiunge che al despota piacevano molto gli stranieri, e ne aveva portati<br />
92
tanti in città. Infine, si dice che Thanas riuscì con i suoi metodi a far<br />
evacuare Janina da parte dei suoi residenti storici. Naturalmente, non<br />
poteva inventare un metodo più efficace per cambiare <strong>la</strong> composizione<br />
etnica di un paese, ma il modo in cui egli provò a modificar<strong>la</strong> fu senza<br />
dubbio terribile. I crimini descritti da Mihail Dukasi si sono verificati nel<br />
1380, e pochi anni prima.<br />
Dopo 50 anni, o più precisamente nel 1431, un forte esercito ottomano<br />
arrivò alle porte di Janina, che, nel frattempo, era ripopo<strong>la</strong>ta da stranieri, e<br />
con un attacco conquistò <strong>la</strong> città. È da notare il fatto che, dopo un controllo<br />
del<strong>la</strong> provincia, i turchi c<strong>la</strong>ssificaronoo <strong>la</strong> zona come parte<br />
dell’Albania. Ma cʹè qualcosa di molto più significativo e incontestabile. I<br />
turchi hanno fatto un censimento attento dei vil<strong>la</strong>ggi e delle città e i nomi<br />
di questi paesi sono stati pubblicati ufficialmente in albanese e non in<br />
<strong>greco</strong>. Per esempio, due centri chiamati Delvina e Grevena, sono stati<br />
registrati rispettivamente come Dhelvinon e Grebene. Gli antichi turchi<br />
erano precisi e registravano attentamente i nomi dei paesi, preferendo<br />
sempre <strong>la</strong> forma popo<strong>la</strong>re genuina. Ad esempio, dopo il primo assedio di<br />
Vienna, i turchi cominciarono a scrivere Wian con una A lunga, il che è <strong>la</strong><br />
vera forma popo<strong>la</strong>re, e finché durò Impero Ottomano, loro rispettarono<br />
questa forma, evitanto <strong>la</strong> forma artificiale Wien. Nel trattato di Ajzenburg<br />
sottoscritto nel 1664 tra <strong>la</strong> Turchia e l’Impero Romano, formu<strong>la</strong>to in turco e<br />
<strong>la</strong>tino, quando si menzionavano i titoli dellʹimperatore Habsburg il testo<br />
93
<strong>la</strong>tino lo chiama re di Boemia, ma nel testo in turco i turchi hanno insistito<br />
per chiamarlo i re dei cechi.<br />
L’invasione turca ha portato un cambiamento importante nel<strong>la</strong> vita<br />
dell’Albania. Per motivi che sono troppo lunghi per essere riportati qui,<br />
molti <strong>albanesi</strong> hanno <strong>la</strong>sciato il cristianesimo e sono diventati musulmani,<br />
e questa conversione continuò per due secoli, fino a quando circa il 65%<br />
del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione divenne musulmana, mentre il resto rimase<br />
cristiano. Nel Nord, i cristiani erano credenti del<strong>la</strong> chiesa occidentale e i<br />
cristiani del sud erano credenti del<strong>la</strong> chiesa dell’est che spesso<br />
erroneamente è chiamata <strong>la</strong> Chiesa greca. Visto che nelle chiese del sud il<br />
sermone è tenuto in lingua greca e il clero è nel<strong>la</strong> maggior parte <strong>greco</strong>, si è<br />
creata <strong>la</strong> possibilità di denazionalizzare gli <strong>albanesi</strong>, usando <strong>la</strong> chiesa come<br />
mezzo di propaganda.<br />
Un altro fattore è stato lʹarrivo insidioso di abitanti di lingua greca, spesso<br />
favoriti dei proprietari <strong>albanesi</strong>, che avevano bisogno di manodopera come<br />
agricoltori, un bisogno necessario per sostituire gli <strong>albanesi</strong> chiamati nelle<br />
guerre interminabili dellʹImpero Ottomano. La proc<strong>la</strong>mazione del<strong>la</strong> Grecia<br />
come stato indipendente ha dato un potente impulso al<strong>la</strong> propaganda<br />
greca. Da quel momento i greci dichiararono apertamente che ogni<br />
credente del<strong>la</strong> chiesa orientale a prescindere dal<strong>la</strong> lingua e nazionalità,<br />
fosse <strong>greco</strong>.<br />
94
Uno dei trucchi più usati dai greci furono le tangenti agli alti funzionari di<br />
Istanbul per far emanare un decreto dal sultano che non consentisse <strong>la</strong><br />
circo<strong>la</strong>zione o il mantenimento di libri <strong>albanesi</strong>. Era diventato un atto<br />
riprovevole, anche nel caso in cui si possedessero libri innocui come <strong>la</strong><br />
grammatica e l’aritmetica ma comunque scritti in albanese. Un ennessimo<br />
atto compiuto dai greci in quel periodo fu <strong>la</strong> denuncia di onesti patriottici<br />
<strong>albanesi</strong> considerati come ribelli e condannati ad una lunga permanenza in<br />
carceri lontane.<br />
Dopo le guerre balcaniche <strong>la</strong> Turchia europea fu divisa e le Grandi Potenze<br />
non potevano ignorare lʹesistenza del<strong>la</strong> nazione più antica del<strong>la</strong><br />
peniso<strong>la</strong>. L’Albania divenne uno stato, ma venne ridotta in un quarto delle<br />
sue dimensioni naturali. Si potrebbe erroneamemente pensare che dopo<br />
questo il popolo <strong>greco</strong> avrebbe smesso di compiere usurpazioni cercando<br />
di sviluppare <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> di buon vicinato con quello che era rimasto del<br />
territorio albanese. Ma successe il contrario. Approfittando del fatto che <strong>la</strong><br />
Turchia, un anno prima aveva disarmato gli <strong>albanesi</strong>, un esercito <strong>greco</strong>,<br />
organizzato e mascherato da civili, si è riversato in tutta l’Albania<br />
cominciando a bruciare e uccidere tutto quello che trovava nel suo<br />
cammino. In Albania, a quel tempo hanno assistito a questi atti di<br />
criminalità organizzata due testimoni stranieri: il celebre autore inglese,<br />
Mary Edith Durham, e un corrispondente tedesco. I due rimasero terrificati<br />
95
da tutto ciò e decisero dnque di fare conoscere al mondo intero quello che<br />
loro chiamavano uno dei più grandi crimini organizzati in ogni tempo.<br />
Purtroppo, lo scoppio del<strong>la</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale ha richiamato l’attenzione di<br />
tutti. Ma nel 1920, con il titolo “Venti anni di confusione dei Balcani”, <strong>la</strong><br />
Durham ha pubblicato un libro, in cui un intero capitolo è dedicato a<br />
rapportare questi massacri. Chiunque voglia capire il conflitto di oggi non<br />
può farlo senza leggere questo volume.<br />
Dopo <strong>la</strong> prima <strong>Guerra</strong> Mondiale, <strong>la</strong> Grecia ha proibito agli <strong>albanesi</strong> di<br />
avere le loro scuole in Grecia e ha proseguito il suo <strong>la</strong>voro per eliminare<br />
l’elemento albanese con qualsiasi mezzo. Una rara occasione è stata data ai<br />
greci dal Trattato di Losanna, che ha incoraggiato lo scambio di famiglie<br />
turche e greche. Come riportato sopra, <strong>la</strong> maggioranza degli <strong>albanesi</strong>,<br />
pochi secoli fa, aveva <strong>la</strong>sciato il cristianesimo convertendosi all’Is<strong>la</strong>m,<br />
mantenendo comunque <strong>la</strong> lingua e le tradizioni nazionali e non imparando<br />
mai il turco. Lʹinganno dei greci aveva lo scopo di presentare un grande<br />
numero di <strong>albanesi</strong> musulmani come turchi per inviarli via nave nelle<br />
profondità dell’Asia Minore scambiandoli con greci provenienti da quelle<br />
parti. Questo sarebbe come mandare in esilio gli ir<strong>la</strong>ndesi in Polonia,<br />
prendendo in considerazione il fatto che gli ir<strong>la</strong>ndesi e i po<strong>la</strong>cchi, sono di<br />
religione cattolica e quindi sono anche del<strong>la</strong> stessa nazionalità.<br />
La Commissione internazionale per lo scambio delle Popo<strong>la</strong>zione ha<br />
96
scoperto l’inganno e in alcuni casi, lo ha impedito, ma molte altre volte i<br />
greci sono stati abili nelle loro azioni.<br />
Se analizziamo le antiche testimonianze riguardo lo stato del<strong>la</strong> nazionalità<br />
in diverse aree del<strong>la</strong> regione in discussione, ci si sorprende con tutti i<br />
cambiamenti che sono stati effettuati attraverso le astuzie e gli inganni<br />
organizzati. Nel XIX secolo, un membro del<strong>la</strong> Chiesa dʹInghilterra di nome<br />
Stuart Hughes, fece un viaggio attraverso lʹAlbania e ha <strong>la</strong>sciato le note<br />
delle sue osservazioni.<br />
Hughes aveva visitato tra l’altro anche <strong>la</strong> città di Konica, un antico paese<br />
che si ritiene da alcuni studiosi come Pukevil, che nel Medioevo è stata <strong>la</strong><br />
capitale dellʹIlliria del Sud. (Il nome del paese suona in modo strano come<br />
se provenisse dal<strong>la</strong> Prussia, ma questo è perché lo stesso effetto s<strong>la</strong>vo sul<strong>la</strong><br />
toponomastica ha agito in Prussia, così come in Albania). Hughes ha<br />
notato che Konica aveva 800 case, di cui 600 erano <strong>albanesi</strong> e 200<br />
greche. Quello che oggi si può notare è che non si sa dove sia andato a<br />
finire oggigiorno questo 75%.<br />
Tuttavia, nel<strong>la</strong> regione in discussione c’è una regione più ampia, <strong>la</strong> cui<br />
forza dʹanimo e senza paura ha superato tutte le forme organizzate di<br />
omicidio, di frodi e di appropriazioni. Questa è <strong>la</strong> Ҫameria, che i greci<br />
distorcono in Camuria. (Questa distorsione deriva dal<strong>la</strong> incapacità<br />
97
dell’alfabeto <strong>greco</strong> di riprodurre tutti i suoni del<strong>la</strong> lingua albanese e di<br />
molte altre lingue). Lo scomparso senatore Kabot Loxha (Cabot Lodge)<br />
sul<strong>la</strong> stampa greca, si firmava sempre con il nome Kampot Lone poiché<br />
solo cosi i greci riuscivano a pronunciarlo. La popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Ҫameria<br />
di recente, nel 1913, era composta per il 96% di <strong>albanesi</strong>. Questa<br />
percentuale è ora ridotta a causa di atti di violenza e posso portare come<br />
esempio il grande numero di immigrati çami negli Stati Uniti. Il loro<br />
sudore si versava nelle fabbriche americane, nonostante i genitori fossero<br />
grandi proprietari terrieri in Ҫameria, anche meno di un anno fa. Eppure,<br />
contrariamente a questa persecuzione, gli <strong>albanesi</strong> costituiscono ancora<br />
l’80% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Ҫameria.<br />
E ora lʹItalia è pronta ad intervenire, proprio per riparare ai danni causati<br />
al<strong>la</strong> nazione albanese e a ripristinare i confini naturali e storici dell’<br />
Albania. E’ ragionevole aspettarsi da qualsiasi albanese deluso<br />
l’approvazione di questa missione. Ma qualcuno può anche opporsi<br />
dicendo che, nonostante i metodi condannabili utilizzati dai greci, sono<br />
riusciti a rovesciare lo stato del<strong>la</strong> nazionalità in molte aree del<strong>la</strong> regione in<br />
discussione, in questo modo si rimedia un’antica ingiustizia con una nuova<br />
ingiustizia. Per questo motivo vorrei rispondere che non ci può essere un<br />
atto giuridico per giustificare i crimini organizzati e continui.<br />
Ma c’è ancora di più. Molto lontano dal territorio albanese, all’interno del<br />
98
territorio <strong>greco</strong> ci sono quasi un milione di cittadini <strong>albanesi</strong> e quasi <strong>la</strong><br />
metà dei quali par<strong>la</strong> ancora <strong>la</strong> propria lingua originaria. Queste persone<br />
sono piene di ideali per l’Albania, e nel passato hanno avuto molti martiri<br />
per <strong>la</strong> questione albanese. Avrebbero potuto essere scambiati con i greci<br />
del<strong>la</strong> Ҫameria e, infine, tutti sarebbero stati soddisfatti. Ma, come<br />
sostengono i greci, l’Italia cerca di raggiungere i suoi obiettivi al<strong>la</strong>rgando i<br />
confini dell’Albania. Sono d’accordo con tutto questo, ma devo aggiungere<br />
che questa affermazione non ha alcun peso ed è semplicemente un<br />
tentativo di svinco<strong>la</strong>re dal vero problema. La questione è: l’ex provincia<br />
turca di Janiana è sempre stata parte integrante dell’Albania? (...) Il fatto è<br />
chiaro: l’Italia ha una risposta buona e forte, perché le sue richieste<br />
coincidono con le esigenze di un atto di giustizia ritardata nei confronti<br />
dell’Albania”.<br />
La posizione di Konica, spinto dagli <strong>albanesi</strong> del<strong>la</strong> diaspora è evidente e<br />
chiara. Nelle sue parole si rappresenta l’atteggiamento e il sentimento che<br />
provavano tutti gli <strong>albanesi</strong> del<strong>la</strong> diaspora. Lo spirito nazionalista appare<br />
evidente ma ci sono inoltre molti fatti documentabili a mostrare<br />
l’ingiustizia fatta nei confronti di una popo<strong>la</strong>zione che anche se dovessimo<br />
considerare come minoranza albanese in territorio <strong>greco</strong> nul<strong>la</strong> potrebbe<br />
giustificare gli atti barbari cpmpiuti contro di essa specie se si tratta di<br />
donne e bambini.<br />
99
Capitolo 3. “La tragedia” in Çameria<br />
3.1. La politica greca dal Congresso di Berlino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>Seconda</strong><br />
<strong>Guerra</strong> Mondiale nei confronti dei Çami.<br />
La questione çama nasce molto prima del<strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale e<br />
prima ancora del Trattato di Losanna. Un ruolo fondamentale hanno avuto<br />
gli accadimenti storici legati al<strong>la</strong> crisi d’oriente a causa del<strong>la</strong> quale si è<br />
riunito il Congresso di Berlino (13 Giugno‐13 Luglio 1878).<br />
Il congresso si riunì con lo scopo di ridisegnare <strong>la</strong> mappa del<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong><br />
balcanica e di alcuni altri stati per porre fine a molte controversie tra i<br />
popoli. La questione balcanica come una questione irrisolta all’interno<br />
del<strong>la</strong> crisi d’oriente si era manifestata anche nel<strong>la</strong> Pace di S. Stefano ma ha<br />
pesato maggiormente nelle sedute del Congresso di Berlino. Le decisioni<br />
prese dai grandi poteri hanno toccato profondamente gli interessi<br />
nazionali del popolo albanese. Otto Von Bismarck <strong>durante</strong> i <strong>la</strong>vori del<br />
congresso dichiarava con indifferenza che per <strong>la</strong> prima volta era venuto a<br />
conoscenza di un popolo albanese nel sud dei Balcani. La resistenza e <strong>la</strong><br />
richiesta degli <strong>albanesi</strong> per cercare e assicurare il diritto legittimo ad essere<br />
una nazione con diritti uguali a quelli degli altri stati balcanici non trovava<br />
sostegno e consenso nei salotti di Berlino. Per proteggere gli interessi degli<br />
<strong>albanesi</strong> nel mondo, pochi giorni prima dell’inizio dei <strong>la</strong>vori del Congresso<br />
100
era stata creata <strong>la</strong> Lega Albanese di Prizren. I rappresentanti del<strong>la</strong> Lega<br />
consegnarono ai grandi poteri e al<strong>la</strong> Sublime Porta <strong>la</strong> richiesta di<br />
autonomia e indipendenza del popolo albanese. Dopo molte discussioni<br />
<strong>durante</strong> i mese di <strong>la</strong>voro, i diplomatici dei Grandi Poteri il 13 Luglio<br />
dichiararono ufficialmente <strong>la</strong> fine dei <strong>la</strong>vori del Congresso di Berlino. Il<br />
congresso prese una serie di decisioni che ebbero importanti conseguenze<br />
specialmente per <strong>la</strong> vita e <strong>la</strong> sorte dei popoli dei Balcani. Nel<strong>la</strong> seconda<br />
seduta dei <strong>la</strong>vori del congresso il rappresentante diplomatico inglese<br />
chiese che <strong>durante</strong> <strong>la</strong> seduta dovesse partecipare anche <strong>la</strong> Grecia; proposta<br />
giustificata dal<strong>la</strong> volontà di evitare <strong>la</strong> già nota rivalità tra greci e popoli<br />
s<strong>la</strong>vi. Per quanto riguardava <strong>la</strong> Grecia, il congresso <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> questione in<br />
sospeso e decidendo che il confine tra l’Impero Ottomano e <strong>la</strong> Grecia<br />
dovesse essere stabilito da una commissione bi<strong>la</strong>terale, ma come base<br />
doveva servire <strong>la</strong> striscia di confine determinata dai fiumi Selemvrija in<br />
Thesali e Kal<strong>la</strong>mas. Secondo questa raccomandazione al<strong>la</strong> Grecia<br />
rimanevano non solo Janina, Preveza e <strong>la</strong> baia di Arta ma anche tutta <strong>la</strong><br />
Ҫameria.<br />
Un momento cruciale nel<strong>la</strong> storia albanese fu sicuramente <strong>la</strong> Conferenza<br />
degli Ambasciatori di Londra che iniziò i suoi <strong>la</strong>vori a Londra il 20<br />
dicembre 1912. Le richieste di indipendenza degli <strong>albanesi</strong> avanzate nei<br />
primi giorni dei <strong>la</strong>vori furono respinte non solo con le armi ma anche per<br />
101
via diplomatica da parte greca. I rappresentanti dello stato <strong>greco</strong> al<strong>la</strong><br />
conferenza chiesero che oltre il Vorio Epiro al<strong>la</strong> Grecia dovesse essere<br />
assegnata anche Valona nel porto del<strong>la</strong> quale si era situata <strong>la</strong> flotta ellenica.<br />
“È impensabile che gli <strong>albanesi</strong> barbari debbano vivere nel<strong>la</strong> cul<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
civiltà greca”, queste furono le dichiarazioni del<strong>la</strong> delegazione greca a<br />
Londra. Pochi giorni dopo l’inizio dei <strong>la</strong>vori del<strong>la</strong> conferenza l’Albania<br />
proc<strong>la</strong>mò <strong>la</strong> sua indipendenza e dopo l’allontanamento delle truppe turche<br />
l’esercito <strong>greco</strong> occupò <strong>la</strong> Ҫameria. Il Generale Deli Janaqis chiamò i capi<br />
dei vil<strong>la</strong>ggi e delle città del<strong>la</strong> Ҫameria per stipu<strong>la</strong>re un accordo che però<br />
venne respinto più volte dai capi çami. Dopo vari tentativi che non<br />
portarono comunque al raggiungimento di un accordo, il generale ordinò<br />
l’uccisione di 62 capi çami. La comunità internazione decise poi di inviare<br />
una commissione di controllo per verificare le pretese dei greci non solo<br />
sul<strong>la</strong> Ҫameria ma anche sulle città come Saranda, Korça, Gjirokastra,<br />
Permet etc. La Conferenza degli Ambasciatori continuò i <strong>la</strong>vori per mesi e<br />
il 17 dicembre del 1913 si riunirono a Firenze. E fu proprio il Protocollo di<br />
Firenze il documento che ha specificato i confini attuali tra Grecia e<br />
Albania. La Ҫameria rimase tutta in territorio <strong>greco</strong> tranne 7 vi<strong>la</strong>ggi. La<br />
Grecia non rimase soddisfatta da questa spartizione e non riconobbe il<br />
protocollo dichiarando che fuori dal tronco ellenico dell’Epiro del Nord<br />
erano rimasti decine di migliaia di cittadini greci. Sul numero del<strong>la</strong><br />
minoranza greca ci sono cifre contraddittorie. Infatti in Albania secondo le<br />
102
statistiche greche, vi sono circa 400 mi<strong>la</strong> cittadini greci, secondo il<br />
Dipartimento di Stato americano <strong>la</strong> cifra non raggiunge i 200 mi<strong>la</strong> e<br />
secondo il censimento dello stato albanese del marzo 1921 il numero del<strong>la</strong><br />
minoranza greca era di 33.313 persone.<br />
Nemmeno l’Albania accettò <strong>la</strong> decisione del protocollo poiché decine di<br />
migliaia di <strong>albanesi</strong> erano rimasti nelle città di Fi<strong>la</strong>t, Paramithia, Parga<br />
Preveza e Igumeniza, cioè nel<strong>la</strong> regione del<strong>la</strong> Ҫameria. La determinazione<br />
dei confini <strong>greco</strong>‐<strong>albanesi</strong>, interrotta con lo scoppio del<strong>la</strong> Prima <strong>Guerra</strong><br />
Mondiale e ripresa nel 1919 ha <strong>la</strong>sciato quindi fuori dall’Albania tutta <strong>la</strong><br />
Ҫameria. In questi anni un atto importante che determinò in maniera<br />
decisa <strong>la</strong> sorte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione albanese rimasta in Ҫameria fu senza<br />
dubbio il Trattato di Losanna sottoscritto nel 1923 che prevedeva lo<br />
scambio delle popo<strong>la</strong>zioni greche con quelle turche per risolvere i<br />
problemi tra i due Paesi. La Grecia considerava come turchi gli abitanti<br />
musulmani del<strong>la</strong> Ҫameria e oltre 6800 çami vennero trasferiti con <strong>la</strong> forza<br />
in Turchia. Una parte di loro preferì andare in Albania. Il governo albanese<br />
presieduto dal Primo Ministro Fan Noli nell’agosto del 1924 ha portato <strong>la</strong><br />
questione çama al<strong>la</strong> Lega delle Nazioni. Noli in una seduta aperta ha<br />
denunciato chiaramente i massacri dei militari greci al sud del paese. Noli<br />
chiedeva inoltre <strong>la</strong> fine dello scambio delle popo<strong>la</strong>zioni e che i çami non<br />
dovessero andare in Albania a causa dell’impossibilità di una giusta<br />
sistemazione. Secondo Noli l’unica soluzione era quel<strong>la</strong> di un possibile<br />
103
scambio con <strong>la</strong> minoranza greca a Gjirokastra. Ma <strong>la</strong> Grecia non avrebbe<br />
mai potuto accettare un accordo del genere. Anche i rappresentanti çami<br />
protestarono intensamente chiedendo inoltre aiuto al<strong>la</strong> Lega delle Nazioni<br />
e al<strong>la</strong> diplomazia internazionale per impedire il loro sradicamento. Nelle<br />
loro richieste i çami mettevano in rilievo i loro legami con <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />
zona e del<strong>la</strong> Grecia cercando di essere considerati come greci ma con una<br />
religione diversa. Dopo anni i çami hanno, se così si può dire, vinto <strong>la</strong> loro<br />
battaglia e il loro sradicamento verso <strong>la</strong> Turchia è finito anche perché lo<br />
stato Turco non accettò più i çami come popo<strong>la</strong>zione di scambio.<br />
Secondo lo storico <strong>greco</strong> Elefteria Mandas un altro fattore importante era<br />
anche il miglioramento dei rapporti tra il governo albanese e quello <strong>greco</strong><br />
<strong>durante</strong> gli anni di Pangallos che ha spinto i greci a fermarsi con<br />
l’allontanamento dei çami dai loro territori. Molti çami hanno venduto i<br />
loro beni ai greci con <strong>la</strong> speranza di fare una nuova vita altrove ma molti di<br />
loro sono emigrati in Albania dove si è formata così una comunità di çami<br />
espatriati che portava con sè un forte sentimento di ingiustizia 105 .<br />
3.2. Il generale Zerva e <strong>la</strong> pulizia etnica contro i çami<br />
La II <strong>Guerra</strong> Mondiale è stata una grande prova per tutti i popoli<br />
dell’Europa e del mondo. In partico<strong>la</strong>re le minoranze etniche si sono<br />
105 Jorgos Margaritis, op cit. p. 120<br />
104
trovate tra il desiderio di unione con <strong>la</strong> madre patria e <strong>la</strong> necessità di<br />
combattere insieme al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in cui vi era <strong>la</strong> minoranza. Questo è<br />
stato sfruttato dagli occupanti nazi‐fascisti allo scopo di dividere i popoli<br />
per avere <strong>la</strong> strada del<strong>la</strong> conquista senza troppi problemi. I çami sono stati<br />
usati dai fascisti per mettere i greci contro gli <strong>albanesi</strong>, ma questa politica<br />
ha avuto gravi conseguenze per i due popoli e soprattutto per i çami che<br />
hanno subito il dramma del<strong>la</strong> pulizia etnica. Per molti storici non si è<br />
trattato soltanto di una pulizia etnica ma di un vero e proprio genocidio<br />
contro un popolo innocente. Gli atti criminali sono stati una conseguenza<br />
del<strong>la</strong> politica antiçama del capo di EDES il generale Napoleon Zerva. La<br />
sua organizzazione EDES (Lega Nazionale Democratica Greca) era ispirata<br />
da una ideologia nazionalista e contestava apertamente <strong>la</strong> politica<br />
internazionale di EAM riguardo <strong>la</strong> questiona çama. Lo scopo di Zerva era<br />
quello di eliminare <strong>la</strong> minoranza çama dell’Epiro e <strong>la</strong> spartizione dei suoi<br />
beni tra i greci. Queste promesse furono quelle più vantate da Zerva e che<br />
fecero ingrossare le sue fi<strong>la</strong> con nuove reclute greche. Zerva non ha mai<br />
cercato di col<strong>la</strong>borare con i çami e di trovare una soluzione per il Paese che<br />
era sotto l’occupazione fascista prima e nazista poi. Lo storico <strong>greco</strong><br />
Manda scrive a questo proposito: “..nessun desiderio di col<strong>la</strong>borazione con<br />
i çami esisteva nelle intenzioni di Zerva dal<strong>la</strong> fondazione del<strong>la</strong> sua<br />
organizzazione” 106 . Nel versante opposto operavano le forze di EAM, che<br />
106 Manda E., op cit. p 126<br />
105
avevano come scopo quello di seguire <strong>la</strong> linea del partito comunista <strong>greco</strong><br />
il quale nel<strong>la</strong> conferenza panellenica del dicembre 1942 aveva deciso per<br />
gli eguali diritti delle minoranze nazionali, per <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione contro<br />
l’asse nazi‐fascista e per l’autodeterminazione dei popoli dopo <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong><br />
<strong>Guerra</strong> Mondiale. Infatti nel manifesto del<strong>la</strong> conferenza c’era scritto:<br />
“nell’alleanza pan‐popo<strong>la</strong>re di EAM c’è posto per tutte le forze del popolo<br />
<strong>greco</strong> e delle minoranze nazionali indipendentemente dai partiti, dal<strong>la</strong><br />
c<strong>la</strong>sse sociale e dai punti di vista politici e religiosi...” 107 .<br />
Zerva ha seguito una politica abile per <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> pulizia etnica<br />
nei confronti dei çami. In questa tattica secondo lo storico Lico un ruolo<br />
fondamentale ebbe <strong>la</strong> missione militare inglese presso l’EDES. Un<br />
elemento in questa tattica erano anche i colloqui con i rappresentanti çami<br />
per <strong>la</strong> ricerca di una soluzione senza spargimento di sangue del<strong>la</strong> crisi<br />
politico‐militare che aveva coinvolto tutta <strong>la</strong> Ҫameria. In questi incontri i<br />
rappresentanti di EDES assicuravano ai capi çam che avrebbero garantito<br />
<strong>la</strong> loro vita, il loro onore e le loro proprietà, a condizione che loro<br />
sarebbero rimasti passivi senza organizzarsi. Con questi colloqui EDES<br />
mirava a neutralizzare <strong>la</strong> resistenza çama e a mostrare al mondo in caso di<br />
rivolta dei çami che <strong>la</strong> colpa era loro per non aver rispettato i patti. I çami<br />
non avevano molta fiducia nell’EDES e per questo chiesero un incontro al<strong>la</strong><br />
presenza degli ufficiali inglesi. L’incontro avvenne nel maggio del 1943 nel<br />
107 Zhago N, op cit., p 369<br />
106
monastero di Paganioni situato nel paese di Se<strong>la</strong>n tra <strong>la</strong> delegazione di<br />
EDES e <strong>la</strong> delegazione del Fronte Nazionale Ҫam. Il rappresentante di<br />
EDES fece sapere che <strong>la</strong> guerra era contro EAM e ELAS, nemici dei greci e<br />
dei çami. Ai çami venne assicurata protezione per le loro case e le loro<br />
famiglie se avessero deciso di unire le loro forze con quelle de EDES. La<br />
rappresentanza çama scettica di questo compromesso non decise subito ma<br />
volle consultarsi con il resto dei membri 108 .<br />
La situazione nel<strong>la</strong> primavera del 1944 stava peggiorando di giorno in<br />
giorno. Causa principale erano le operazioni tedesche ma allo stesso tempo<br />
anche gli scontri tra le forze interne greche quelle di ELAS e di EDES. Nel<br />
maggio del 1944 i tedeschi in un accordo con Nuri Dino il comandante<br />
del<strong>la</strong> milizia çama organizzaronoo un battaglione sotto il comando dei<br />
tedeschi 109 . I combattimenti tra le forze di EDES e quelle tedesche<br />
all’interno dei quali vi erano anche dei volontari çami iniziarono nei primi<br />
giorni di giugno. Il primo obiettivo era <strong>la</strong> città di Paramithia. Il 24 giugno<br />
del 1944 il comandate Vasil Kamara del<strong>la</strong> decima divisione delle forze di<br />
Zerva ri<strong>la</strong>sciò un ordine dal nr. di protocollo 764, con il quale avvisava<br />
tutti gli ufficiali e i soldati di non allontanarsi dai loro reparti senza<br />
permesso altrimenti sarebbero stati condannati a morte per alto<br />
tradimento 110 .<br />
108 Zhago N, op cit p 147; Isufi H. op cit p. 248, Manda E., op cit p. 151-152<br />
109 Kotini A, Cameria denoncon, Tirane 2002, p 180; Manda E. op cit p. 177.<br />
110 Krapshiti V, “Imusulmani çamidhes tis thesprotios”, Atene 1986 p 160<br />
107
Il 27 Giugno 1944 le forze del XVI reggimento entrarono a Paramithia. Le<br />
forze Zerviste garantirono ai capi çami che nessuno li avrebbe toccati e che<br />
non avrebbero dovuto temere per <strong>la</strong> loro incolumità. Tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
di Paramithia rimase nelle loro case dopo il ritiro dei tedeschi fidandosi<br />
degli accordi presi con EDES, ma i çami quel giorno vissero una tragedia<br />
inenarrabile. Mancava totalmente l’ordine e i çami venivano uccisi<br />
ovunque si trovassero. Le donne venivano raccolte nelle case e violentate<br />
ripetutamente. Come se non bastasse, <strong>la</strong> sera del 27 giugno arrivò a<br />
Paramithia il comandante del reggimento A. Kranja e per mostrare<br />
l’esistenza dell’ordine e delle regole, organizzò un processo militare contro<br />
35 çami che erano accusati di col<strong>la</strong>borazionismo con i nazisti e 34 di loro<br />
vennero fuci<strong>la</strong>ti 111 . In una lettera di protesta dei delegati çami del<br />
Congresso del<strong>la</strong> Minoranza Albanese in Grecia diretta al consiglio degli<br />
affari esteri dei Quattro Grandi Poteri si capisce <strong>la</strong> proporzione del<strong>la</strong><br />
tragedia di quel popolo quando si racconta: “ il 27 giugno è iniziato il<br />
massacro dove sono stati uccisi e morti a causa delle torture oltre 600<br />
uomini, donne e bambini. Sono state disonorate le belle ragazze e le belle<br />
donne e sono state carcerate le altre. Così si è estinta quasi tutta <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione albanese di un intero Paese” 112 . Secondo lo storico <strong>greco</strong><br />
111<br />
Zhango N., op cit p 258, Isufi H., op cit p 251, Kotini A., Cameria Denoncon, p. 11, Meta<br />
B. op cit p 157.<br />
112<br />
F. O. 371/48094, Protesta dei delegati ciami del Congresso del<strong>la</strong> Minoranza Albanese in<br />
Grecia diretta al Consiglio degli Affari Esteri dei Quattro Grandi Poteri, in “Bashkimi” 30<br />
dicembre 1944<br />
108
Krapsitis <strong>la</strong> situazione precipitò quando: “nel pomeriggio del martedì (27<br />
giugno), donne vestite di nero protestarono nelle strade di Paramithia<br />
gridando “vogliamo giustizia, vogliamo vendetta!”, si sentirono i primi<br />
spari e da quel momento si creò un caos in paese. Ai comandanti sfuggì <strong>la</strong><br />
situazione di mano e il controllo lo prese <strong>la</strong> massa” 113 . I crimini sono stati<br />
commessi anche nelle altre città come Karbunare, Dragomi, Kardhiq,<br />
Margellic, Parge, Fi<strong>la</strong>t, Spatar, Koske etc. Le notizie del massacro si sono<br />
diffuse e i çami hanno cercato di organizzarsi contro Zerva. Un elemento<br />
importante è il fatto che i çami non erano uniti, le forze nazionaliste da una<br />
parte, quelle tedesche dall’altra e i gruppi interni greci di EDES, ELAS e<br />
EAM hanno cercato di dividere e di avere dal<strong>la</strong> loro parte il sostegno dei<br />
çami. Una parte dei giovani çami che si erano uniti con le forze<br />
nazionaliste si trovavano a Konispol quando è iniziata apertamente <strong>la</strong><br />
guerra tra EDES e i çami. Molti di questi giovani sono tornati e hanno<br />
combattuto contro le forze di Zerva ma l’elemento çam non era preparato e<br />
armato per affrontare un esercito organizzato. L’evento che ha<br />
contrassegnato l’inizio dei massacri contro una popo<strong>la</strong>zione il cui numero<br />
maggiore era costituito da donne e bambini, è tuttora ricordato con molto<br />
dolore da quei pochi sopravvissuti. Meno Dine è una di quei reduci ed è<br />
una testimone vivente di quei massacri.<br />
113 V. Krapsitis, op cit p.131-132<br />
109
Ecco parte del suo racconto che è stato raccolto e pubblicato da Miranda<br />
Vickers, nel suo saggio “Il massacro <strong>greco</strong> e l‘internazionalizzazione del<strong>la</strong><br />
questione çama”.<br />
“Una sera prima di partire mio padre, Ali, par<strong>la</strong>va in cortile con il cugino,<br />
domani partiremo per l’Albania ‐diceva‐ il vil<strong>la</strong>ggio è stato bruciato dai<br />
tedeschi e dai greci. Non si può stare più qui. Ci dispiace del<strong>la</strong> nostra terra,<br />
<strong>la</strong> Ҫameria, ma ci stanno uccidendo. Dobbiamo salvarci <strong>la</strong> testa.<br />
Ho ascoltato le parole di mio padre che, conversando mi teneva vicino e le<br />
<strong>la</strong>crime uscivano copiose. Ero picco<strong>la</strong>, ma mi sono resa conto che saremmo<br />
andati in qualche luogo lontano, molto lontano dal<strong>la</strong> casa dove ero nata e<br />
al<strong>la</strong> quale mi legavano tanti ricordi”.<br />
La carovana che è partita da Paramithia, che nel 1944 aveva circa 600<br />
famiglie – racconta <strong>la</strong> testimone – aveva circa 500 persone, ma molti di loro<br />
sono morti <strong>durante</strong> il tragitto dal freddo e dal<strong>la</strong> fame specialmente i<br />
bambini piccoli. Dopo settimane di viaggio i superstiti hanno trovato<br />
sistemazione in Albania.<br />
Il giorno dopo il massacro di Paramithia, un battaglione di EDES è entrato<br />
nel<strong>la</strong> città di Parga dove hanno ucciso altri 52 <strong>albanesi</strong>. Il 23 settembre<br />
1944, <strong>la</strong> città si Spatar fu saccheggiata e furono uccisi in 157. Le giovani<br />
donne e le ragazze sono state violentate e gli uomini che sono<br />
110
sopravvissuti sono stati radunati e inviati nelle isole dell’Egeo 114 . Secondo<br />
le statistiche in possesso dell’associazione ʺҪameriaʺ di Tirana, negli<br />
attacchi che sono stati fatti nel corso degli anni 1944‐1945, nei vil<strong>la</strong>ggi çam<br />
sono morti in totale 2771 civili <strong>albanesi</strong> e precisamente come segue:<br />
“A Fi<strong>la</strong>t e dintorni 1286 morti, Igoumeniza e dintorni 192 morti, a<br />
Paramithia e nelle periferie 673 morti e a Parga 620 morti. Sono state<br />
saccheggiate e bruciate 5800 abitazioni in 68 vil<strong>la</strong>ggi. In un elenco<br />
dettagliato delle perdite materiali si contano 110.000 pecore, 24.000<br />
mandrie di bovini, 25.000 tonnel<strong>la</strong>te di grano, 8000 tonnel<strong>la</strong>te di olio<br />
commestibile. 115<br />
Come risultato di questa guerra contro i çami si stima che 28.000 di essi si<br />
siano trasferiti in Albania stabilendosi nel<strong>la</strong> periferia di Valona, Durazzo e<br />
Tirana. Diverse centinaia di çami si sono sistemati lungo <strong>la</strong> costa di Himara<br />
nelle abitazioni <strong>la</strong>sciate dalle famiglie che sono fuggite <strong>durante</strong> i<br />
combattimenti feroci, in primo luogo contro gli occupanti dell’Asse e più<br />
tardi, nel 1944, tra il Fronte Nazionalista <strong>greco</strong> per <strong>la</strong> liberazione dell’Epiro<br />
del Nord e i combattenti del Fronte Nazionale albanese. Alcuni dei çami si<br />
sono collocati nei vil<strong>la</strong>ggi già esistenti lungo <strong>la</strong> costa, come Borsh, in cui<br />
tradizionalmente vi erano musulmani rafforzando il carattere non ellenico<br />
114 Meta B., op cit p 223-224<br />
115 Dati dell’Associazione albanese ameria raccolti e pubblicati in “Masakra ne ameri”<br />
Deshmite e te mbijetuarve, permbledhje dokumentash arkivore”, dell’autore Kastriot Dervishi,<br />
Tirana 2009.<br />
111
del<strong>la</strong> zona mentre altri hanno creato vil<strong>la</strong>ggi interamente nuovi, come<br />
Vrina vicino al confine <strong>greco</strong>.<br />
Anche gli osservatori internazionali hanno notato <strong>la</strong> brutalità che si è<br />
scatenata contro i Ҫam <strong>durante</strong> il loro allontanamento forzato. Joseph<br />
Jacobs, capo del<strong>la</strong> Missione americana in Albania (1945‐1946) scrive nei<br />
suoi rapporti: ʺNel marzo 1945 le unità delle forze di Zerva hanno<br />
commesso il massacro contro i çam nel<strong>la</strong> zona di Fi<strong>la</strong>t e praticamente<br />
hanno cancel<strong>la</strong>to <strong>la</strong> minoranza albanese da quel paese. Secondo tutti i<br />
dati che ho potuto raccogliere sul<strong>la</strong> questione çama, nell’autunno del 1944,<br />
e nei primi mesi del 1945 le autorità nord‐occidentai greche hanno<br />
condotto altri colpi selvaggi, e hanno espulso circa 25.000 abitanti <strong>albanesi</strong><br />
dal<strong>la</strong> Ҫameria cacciandoli dalle loro case . I çami sono stati seguiti fino al<strong>la</strong><br />
frontiera, dopo che gli zervisti avevano saccheggiato le loro proprietà.<br />
Centinaia di uomini tra i 15 ed i 70 anni furono mandati in esilio nelle isole<br />
del Mar Egeo. In totale sono state bruciate 102 moschee” 116 . Le autorità<br />
greche hanno poi approvato una legge che sanciva l’esproprio dei beni<br />
çami, riferendosi al<strong>la</strong> loro col<strong>la</strong>borazione con le forze dell’Asse come il<br />
motivo principale per <strong>la</strong> presa di questa decisione.<br />
116<br />
Meta B. op cit. p 335, Documenti del Dipartimento di Stato Americano, numero 84 / 3,<br />
Missione di Tirana 1945-1946, 6-646.<br />
112
Lo storico <strong>greco</strong> Eleftheria Manda pare invece voler giustificare i massacri<br />
di Zerva a Paramithia e nel suo libro scrive: “l’odio che avevano<br />
accumu<strong>la</strong>to e che avevano coltivato per tutti gli atti violenti che avevano<br />
commesso a fianco degli occupatori italiani e tedeschi è scoppiato sulle<br />
teste dei musulmani <strong>albanesi</strong>... le informazioni raccolte da varie fonti in<br />
molti casi sono contraddittorie e non ci permettono di avere un quadro<br />
molto chiaro degli accadimenti. Era noto da prima il rischio di atti di<br />
vandalismo che si svolgevano contro i çami di Thesprotia... del<strong>la</strong> conquista<br />
di Paramithia faceva parte anche una banda indipendente formata dagli<br />
stessi Parathimioti che odiavano gli <strong>albanesi</strong> ed era molto difficile<br />
control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> situazione in momenti di crisi con una carica psicologica<br />
altissima. Il 10 Luglio lo stesso Zerva ha ri<strong>la</strong>sciato un ordine dove si<br />
ammetteva che i membri del<strong>la</strong> decima divisione non avevano tenuto un<br />
comportamento giusto. “Sono a conoscenza di cosa abbia subito <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione greca per mano di turco‐<strong>albanesi</strong>, ma questo non vuol dire<br />
che si dovrà paralizzare <strong>la</strong> disciplina... 117 ”. E l’ordine di Zerva, scrive<br />
Manda si concludeva con minacce contro coloro che avrebbero ripetuto nel<br />
futuro atti di violenza contro i çami. Secondo lo storico Zhago quando<br />
scrive dei massacri a Paramithia non c’è nul<strong>la</strong> di cui vantarsi: “da quello<br />
che ho potuto raccogliere possiamo vedere <strong>la</strong> nostra faccia nel<strong>la</strong> storia.<br />
Dobbiamo vergognarci per quello che non si addice al nostro popolo<br />
117 Manda E. op cit p 178-182<br />
113
orgoglioso e vantarci solo per gli atti commessi da veri uomini. L’uccisione<br />
di donne e bambini non concilia con il grande cuore del popolo epirota che<br />
desidera rimanere pulito e coraggioso nel<strong>la</strong> sua storia” 118 .<br />
Le fonti e i documenti par<strong>la</strong>no chiaro di tutti i çami uccisi, tra gli storici<br />
greci, invece, sono pochi quelli che ammettono <strong>la</strong> colpa del generale Zerva,<br />
mentre quelli <strong>albanesi</strong> cadono spesso in un nazionalismo sfrenato nel<br />
trattare <strong>la</strong> questione çama. Per quanto riguarda il trattamento del<strong>la</strong><br />
questione dal<strong>la</strong> diplomazia internazionale, i greci lo considerano un<br />
argomento chiuso, una storia del passato, e danno <strong>la</strong> responsabilità solo a<br />
delle bande disorganizzate che hanno agito per conto loro. Mentre <strong>la</strong><br />
diplomazia albanese negli anni subito dopo <strong>la</strong> guerra mondiale ha cercato<br />
più volte con i memorandum diretti alle Nazioni Unite di risolvere il<br />
problema dei çami specialmente di quei çami che erano stati espulsi e<br />
rifugiati in Albania. C’è da dire che il governo albanese del dopoguerra<br />
non ha preso molto a cuore <strong>la</strong> questione çama anche perché molti di loro<br />
erano considerati come sostenitori di altre formazioni politiche <strong>durante</strong> <strong>la</strong><br />
guerra come il Fronte Nazionale albanese. Oggi i politici <strong>albanesi</strong>, tranne il<br />
partito politico dei çami, non sono molto propensi a discutere e affrontare<br />
<strong>la</strong> questione delicata del<strong>la</strong> Ҫameria.<br />
118 Zhango N., op cit p 321<br />
114
3.3. La “legge del<strong>la</strong> guerra” del 1940 contro Italia e Albania<br />
L’origine di questo decreto legge risale all’epoca in cui l’Italia occupò<br />
l’Albania nel 1939, proc<strong>la</strong>mando così anche l’Unione Reale Italo –<br />
Albanese, e quando il suo alleato, <strong>la</strong> Germania, occupò Romania e<br />
Bulgaria, <strong>la</strong> Grecia, nel 1940, preoccupata per una eventuale precipitazione<br />
del<strong>la</strong> situazione, tramite un decreto legge il 2636/1940, proc<strong>la</strong>mò <strong>la</strong> guerra<br />
contro l’Unione Reale Italo – Albanese.<br />
Infatti, basato sullo stesso decreto legge, le autorità giudiziarie e militari<br />
greche hanno realizzato secondo molti storici un vero genocidio contro <strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione çama Albanese di religione musulmana che all’epoca era<br />
formata da cittadini greci a pieno titolo. E tramite lo stesso decreto legge,<br />
implementato dai Tribunali Militari greci dell’epoca, a questi cittadini<br />
furono confiscati sia i beni mobili che immobili insieme a terre, abitazioni,<br />
bestiame e arredi domestici, dichiarandole proprietà del nemico, cioè del<br />
Regno Unito Italo – Albanese e dei col<strong>la</strong>borazionisti del nazismo tedesco.<br />
Ma, facendo riferimento a quel<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> storia, incidentalmente<br />
quando l’Italia proc<strong>la</strong>mò guerra al<strong>la</strong> Grecia, l’Albania automaticamente era<br />
legata al fatto storico, e nel 1941 essendo occupata dall’Italia, diventò una<br />
base militare per invadere militarmente <strong>la</strong> Grecia. La politica dell’Italia<br />
dell’epoca aveva promesso agli <strong>albanesi</strong> di liberare i loro territori,<br />
115
principalmente il territorio çam, assegnati dal<strong>la</strong> Conferenza degli<br />
Ambasciatori di Londra allo stato Greco. Per di più e più tardi, con <strong>la</strong><br />
capito<strong>la</strong>zione dell’Italia e del dopo invasione del<strong>la</strong> Germania nei Balcani,<br />
quest’ultimo evento storico ha portato formalmente anche una<br />
“unificazione” dei territori <strong>albanesi</strong> nei Balcani, facendo così funzionare<br />
formalmente anche un’amministrazione comune. Ma, analizzando<br />
quell’epoca storica in connessione con <strong>la</strong> situazione politica e storica<br />
attuale, bisogna affermare che potrebbe essere quel<strong>la</strong> politica Italo –<br />
Tedesca confrontata con il caso Albanese, che di certo ha portato anche a<br />
quei casi di col<strong>la</strong>borazionismo albanese con gli occupanti dell’epoca. Però<br />
com’è del tutto chiaro e confermato ormai da molti documenti storici, gli<br />
<strong>albanesi</strong> dell’epoca, sia coloro che erano sotto <strong>la</strong> dipendenza greca, <strong>la</strong><br />
stessa popo<strong>la</strong>zione çama, e anche coloro sotto il dominio serbo,<br />
partico<strong>la</strong>rmente i kossovari, nonché gli <strong>albanesi</strong> dell’Albania, hanno lottato<br />
in modo deciso contro il nazi ‐ fascismo. Ma ai giorni d’oggi, non citando<br />
di seguito i patti storici e gli sviluppi politici avvenuti <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra<br />
fredda, quell’epoca viene considerata nul<strong>la</strong> per ciò che concerne l’Italia e <strong>la</strong><br />
Germania, visto che tutti e tre gli stati fanno oramai parte dell’Unione<br />
Europea e del<strong>la</strong> NATO. Peraltro, lo stato Greco ha deciso di non abolire a<br />
pieno titolo il decreto legge 2636, facendo anche delle assurde acrobazie<br />
politiche. Infatti, il governo <strong>greco</strong> ha fatto abrogare tale decreto legge da<br />
anni, però il Par<strong>la</strong>mento <strong>greco</strong> non lo ha ancora ratificato e fatto entrare in<br />
116
vigore. C’è da dire che sin dal 1996 <strong>la</strong> Grecia ha anche un Accordo<br />
d’Amicizia con l’Albania, firmato rispettivamente dall’allora presidente<br />
Greco, Andreas Papandreus e dal Presidente albanese, Sali Berisha. Tanto è<br />
vero che è quest’Accordo d’Amicizia tra i due Paesi confinanti ha portato<br />
<strong>la</strong> facilitazione dei progetti economici e finanziari del<strong>la</strong> Grecia che ha,<br />
oggigiorno, il secondo posto nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssifica degli investimenti stranieri in<br />
Albania dopo l’Italia.<br />
Ma <strong>la</strong> cosiddetta legge del<strong>la</strong> guerra non è l’unica che ha condizionato <strong>la</strong><br />
vita del<strong>la</strong> minoranza albanese in Çameria.<br />
La storia dei diritti del<strong>la</strong> minoranza etnica albanese in Grecia, è una<br />
f<strong>la</strong>grante vio<strong>la</strong>zione di tutte le norme del diritto dello stesso stato <strong>greco</strong> e<br />
del diritto internazionale. Questa situazione ha avuto inizio con<br />
lʹannessione del<strong>la</strong> Ҫameria allo stato <strong>greco</strong> nel novembre del 1913 <strong>durante</strong><br />
<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori a Londra, dopo il protocollo di Firenze e<br />
continua fino ad oggi.<br />
Nel periodo tra l’1 e il 14 novembre 1913, è stato redatto e firmato il trattato<br />
di pace ad Atene tra Turchia e Grecia, dove chiaramente venne stabilito<br />
che i residenti dei territori annessi al<strong>la</strong> Grecia preservavano <strong>la</strong> libera<br />
amministrazione dei loro beni e i diritti di possederli senza intralci. In<br />
partico<strong>la</strong>re nell’articolo 6 di questo trattato si legge: “...nei luoghi in<br />
possesso al<strong>la</strong> Grecia, i diritti di proprietà su beni immobili agricoli, di<br />
117
proprietà di privati con documenti da parte dello Stato ottomano, saranno<br />
riconosciuti dallo Stato <strong>greco</strong>. Chiunque può essere privato del<strong>la</strong> sua<br />
proprietà, in parte o del tutto, per motivi di sicurezza e di interesse<br />
comune dopo un risarcimento.” Quattro anni dopo, nel<strong>la</strong> stessa data, il 14<br />
novembre 1917, venne approvata <strong>la</strong> legge n° 924, e con un decreto regale<br />
nel marzo del 1918 si vietava severamente <strong>la</strong> vendita e il cambio di<br />
destinazione dei beni immobili ubicati nei territori che ormai erano stati<br />
assegnati al<strong>la</strong> Grecia dopo le guerre balcaniche. Questa misura era<br />
sostanzialmente ingiusta e in vio<strong>la</strong>zione del’ʹarticolo 6 del trattato di pace e<br />
ha costretto <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione albanese musulmana del<strong>la</strong> provincia di<br />
Ҫameria ad emigrare, <strong>la</strong>sciando il proprio patrimonio immobiliare lì, che<br />
per <strong>la</strong> stragrande maggioranza era l’unica ricchezza. La scelta del<strong>la</strong> Turchia<br />
in quel momento di non intervenire nel<strong>la</strong> questione era dovuta al fatto che<br />
l’Albania, non era stato ancora riconosciuto ufficialmente come stato<br />
indipendente. A quel tempo l’atteggiamento turco era l’unico mezzo per<br />
conservare il diritto di vendicare più tardi <strong>la</strong> nazionalità albanese dei çami.<br />
In queste condizioni, il capo del<strong>la</strong> delegazione albanese al<strong>la</strong> Conferenza di<br />
Pace di Parigi Luigj Bumçi (allora vescovo di Lezha) si rivolse al presidente<br />
del<strong>la</strong> conferenza Georges Klemanso, il 25 Luglio 1919, chiedendo di<br />
intervenire nello stato <strong>greco</strong> per abrogare il regio decreto e, pertanto,<br />
evitare l’espulsione degli <strong>albanesi</strong> musulmani. Bumçi mise in evidenza e<br />
affermava che il Trattato turco – <strong>greco</strong>: “concilia con i principi più sacri<br />
118
del<strong>la</strong> giustizia” e cita parte del trattato dove si esplicita: “da parte del<br />
governo <strong>greco</strong> non ci sarà alcun ostacolo al<strong>la</strong> libera disposizione dei loro<br />
beni mobili e immobili”.<br />
Un anno dopo venne firmato il trattato di Sèvres (10 agosto 1920) tra gli<br />
alleati e <strong>la</strong> Turchia, come parte dei negoziati del<strong>la</strong> Conferenza di Pace di<br />
Parigi. Per quanto riguardava i çami <strong>albanesi</strong> nell’articolo 2 del trattato, tra<br />
l’altro si specifica: “La Grecia si impegna a fornire una protezione completa<br />
nel<strong>la</strong> vita e nelle libertà di tutti i cittadini del suo territorio senza<br />
distinzione di origine, nazionalità, lingua, razza o appartenenza religiosa”.<br />
Per lo più nell’articolo 8 del trattato è chiaramente esplicitato: ʺI cittadini<br />
greci che appartengono alle minoranze razziali, religiose o minoranze<br />
linguistiche godranno dello stesso trattamento e sicurezza, garantiti dal<strong>la</strong><br />
legge come tutti gli altri cittadini greci. In partico<strong>la</strong>re, essi avranno eguali<br />
diritti per costruire, dirigere e control<strong>la</strong>re con le proprie spese, le istituzioni<br />
sociali, religiose o di beneficenza, le scuole e altre strutture educative, con<br />
il diritto di utilizzare <strong>la</strong> loro lingua e di praticare <strong>la</strong> loro fede<br />
liberamente” 119 . Nell’articolo 1 del trattato di Sèvres si dichiara: “<strong>la</strong> Grecia<br />
riconosce che le condizioni descritte negli articoli 2 e 8 saranno<br />
riconosciute come leggi fondamentali e nessuna legge, nessun<br />
miglioramento o azione legale può mettere in conflitto o può interferire<br />
119 B. Meta, op cit p 397<br />
119
con queste condizioni, così come nessuna azione legale prevarrà su questi<br />
articoli.”<br />
Finalmente <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> di questi trattati internazionali permise il<br />
riconoscimento giuridico del<strong>la</strong> presenza di minoranze e stabilì i loro diritti,<br />
ma il trattato di Sèvres ad oggi non è stato mai attuato dallo Stato <strong>greco</strong>.<br />
In Ҫameria il governo <strong>greco</strong> ha continuato a negare lʹidentità nazionale<br />
degli <strong>albanesi</strong> çami segnando nelle loro carte di identità solo <strong>la</strong> religione<br />
is<strong>la</strong>mica, mentre i cittadini <strong>albanesi</strong> appartenenti al<strong>la</strong> religione cristiana<br />
come nel tempo dell’Impero Ottomano anche oggi sono considerati greci<br />
negando quindi i diritti delle minoranze nazionali all’interno dell’Unione<br />
Europea. Un periodo partico<strong>la</strong>rmente difficile per <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama è<br />
stato il periodo 1923 ‐ 1926 in cui è stato firmato il Trattato di Losanna (24<br />
luglio 1923) tra Turchia e Grecia per lo scambio delle popo<strong>la</strong>zioni. Anche<br />
se si trattava di scambio tra greci e turchi, lo stato <strong>greco</strong> con una serie di<br />
specu<strong>la</strong>zioni senza fine ha sfruttato <strong>la</strong> situazione e ha trattato i cittadini<br />
<strong>albanesi</strong> musulmani come turchi. Solo dopo l’intervento dello stato<br />
albanese e degli stessi çami che hanno messo in moto tutte le<br />
organizzazioni internazionali al fine di evitare <strong>la</strong> seconda parziale pulizia<br />
etnica (dopo quel<strong>la</strong> del periodo del<strong>la</strong> Conferenza di Londra). Tuttavia,<br />
sono state sfol<strong>la</strong>te 35.000 persone nelle aree indigene di Konica, Kostor e<br />
Follorina, e oltre 15.000 dalle altre parti del<strong>la</strong> Ҫameria. Il periodo che seguì<br />
120
<strong>la</strong> discriminazione economica e <strong>la</strong> privazione dai mezzi di sussistenza fu<br />
un altro modo efficiente per costringere gli <strong>albanesi</strong> çami a fuggire dal loro<br />
paese. Una serie di leggi e atti giuridici furono emanati volutamente per<br />
rendere <strong>la</strong> vita più complicata agli <strong>albanesi</strong> musulmani. Così <strong>la</strong> legge 3250<br />
sanzionava <strong>la</strong> svalutazione dei documenti catastali di oltre 100 anni.<br />
Questa legge ha pienamente vio<strong>la</strong>to il trattato <strong>greco</strong> ‐ turco di Atene.<br />
La cosiddetta ʺriforma agrariaʺ divenne un altro strumento per togliere<br />
qualsiasi base economica ai musulmani çami. In base a questa riforma<br />
molte proprietà vennero tolte ai ricchi çami per essere consegnate non ai<br />
greci provenienti dal<strong>la</strong> Turchia ma, a favore çami ortodossi, da indurre così<br />
due comunità del<strong>la</strong> stessa etnia in comportamenti ostili tra loro.<br />
Lʹespropriazione si doveva effettuare previa una compensazione che non è<br />
mai stata data, inoltre, era in vigore il divieto di vendita o di affitto delle<br />
loro proprietà.<br />
La legge del<strong>la</strong> riforma agraria ha aperto <strong>la</strong> strada in modo arbitrario al<strong>la</strong><br />
privazione dei beni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione musulmana albanese. Così un albero<br />
di ulivo veniva espropriato per 25 dracme quando il suo valore di mercato<br />
era di 3000 dracme e il risarcimento sarebbe stato dato non subito ma nel<br />
corso dei 30 anni seguenti. Specu<strong>la</strong>zioni simili furono effettuate anche nel<strong>la</strong><br />
misurazione del<strong>la</strong> superficie dei terreni, per esempio il vil<strong>la</strong>ggio di Gorizia<br />
che in realtà aveva 70 ettari fu valutato 14 ettari, Januri da 50 ettari a 15<br />
ettari, Turkopallku da 55 a 15 ettari ecc., così i proprietari musulmani<br />
121
furono trasformati in possidenti senza terreni e senza alcuna ricompensa.<br />
A questa intollerabile situazione protestarono gli intellettuali autorevoli<br />
çami come Ali Dino, Sejko Haki etc, che chiesero il sostegno del Primo<br />
Ministro Pangalos. Per alleviare <strong>la</strong> situazione esasperata Pangalos ammise:<br />
ʺIn Epiro abbiamo diverse migliaia di çami, riconosciuti da noi e che<br />
costituiscono nel nostro stato <strong>la</strong> minoranza albanese. Se nel passato hanno<br />
subito probabilmente qualche azione a loro danno da parte delle autorità<br />
locali questo non dovrebbe assolutamente diventare una linea di azione<br />
contro di loro”.<br />
Ma questo atteggiamento, da parte di un’autorità statale durò a lungo e<br />
dopo l’arrivo di Metaxa e del<strong>la</strong> sua dittatura fino al<strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale<br />
<strong>la</strong> situazione andò peggiorando nei termini di una negazione assoluta dei<br />
diritti umani come <strong>la</strong> negazione di avere le proprie scuole e par<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
propria lingua in pubblico, il diritto negato del voto e molto altro ancora.<br />
Tutto questo fu sanzionato a volte con leggi specifiche e a volte anche<br />
senza nessun atto giuridico come in un regime tipico fascista.<br />
Il periodo del<strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale e <strong>la</strong> terza pulizia etnica e<br />
religiosa di circa 30 mi<strong>la</strong> çami <strong>albanesi</strong> di religione musulmana è stato<br />
l’atto finale di attuazione dell’idea di creare una grande Grecia senza<br />
minoranze al suo interno. I crimini di guerra commessi <strong>durante</strong> <strong>la</strong> pulizia<br />
etnica di Zerva spesso contro il popolo disarmato sono costati <strong>la</strong> vita a<br />
122
circa 2900 persone che furono uccise e altre 2400 che morirono a causa di<br />
ma<strong>la</strong>ttie, fame e freddo patiti nelle carovane in fuga verso l’Albania o altri<br />
Paesi come Turchia e America. Anche se oltre 1000 çami erano coinvolti in<br />
due battaglioni con le forze antifasciste greche, e più di 70 persone sono<br />
caduti come martiri, <strong>la</strong> propaganda dello stato <strong>greco</strong> nega il loro<br />
eccezionale contributo, insistendo sulle accuse di col<strong>la</strong>borazionismo con il<br />
nemico per giustificare i crimini di guerra e le espulsioni forzate e di<br />
massa. Queste prove e accuse false, che gli stessi tribunali greci hanno<br />
smentito, hanno fatto strada alle leggi drastiche che contrastano sia <strong>la</strong><br />
Costituzione greca sia il diritto internazionale.<br />
Del<strong>la</strong> gestione del patrimonio dei çami si sono occupate le autorità locali<br />
specu<strong>la</strong>ndo con l’articolo 38 del<strong>la</strong> legge 1539/1938. La legge permetteva<br />
l’occupazione delle terre abbandonate e riconosceva il diritto di proprietà<br />
allo stato dopo 10 anni. Questa legge è al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> normativa di tutte le<br />
espropriazioni a favore dei greci. Secondo il Prof. Kyriakos D. Kentrotis nel<br />
1947 ai çami venne tolto anche il diritto del<strong>la</strong> cittadinanza greca con due<br />
protocolli: no. 49343 del 29/10/1947 delle autorità degli affari giuridici<br />
presso il Ministero degli Esteri e con il decreto no. 3976 del 8/11/1947 del<br />
Ministero degli Interni. Entrambi i protocolli sono basati sulle accuse di<br />
“col<strong>la</strong>borazione e azioni contro gli interessi del popolo <strong>greco</strong>”. Secondo<br />
molti storici l’espropriazione del patrimonio immobiliare e mobiliare degli<br />
<strong>albanesi</strong> è stato fatto per realizzare <strong>la</strong> colonizzazione tanto agognata e<br />
123
pianificata del<strong>la</strong> Ҫameria dal 1844 con il famigerato Megali idea (<strong>la</strong> Grande<br />
Grecia) distribuendo i terreni e altri beni <strong>albanesi</strong> ai coloni greci e<br />
procedendo con <strong>la</strong> riforma agraria. Come se non bastassero tutti questi atti<br />
giuridici e normativi, negli anni 1966 e 1998 lo stato <strong>greco</strong> emanò altre due<br />
leggi rispettivamente <strong>la</strong> legge 4506 e 2664. L’ironia di queste due leggi sta<br />
nel fatto che entrambe sono volte a sostenere <strong>la</strong> famigerata Legge del<strong>la</strong><br />
guerra con l’Albania nr 2636/1940 quando i çami erano ancora nelle loro<br />
case in Grecia e godevano ancora dei diritti come cittadini greci. Ma il caso<br />
più ec<strong>la</strong>tante degli ultimi anni è <strong>la</strong> legge no. 2664 “Sul Catasto Nazionale e<br />
altre regole” promulgata il 27 novembre 1998 dal presidente Costantino<br />
Stephanopoulos e firmato da otto ministri. Questa legge è stata approvata<br />
dopo <strong>la</strong> firma del Trattato di Amicizia Albania ‐ Grecia nel 1996 dove<br />
nell’articolo 15, si specifica che le procedure per appropriarsi dei propri<br />
beni nei rispettivi paesi sarebbero state facilitate. La legge vio<strong>la</strong> tutte le<br />
carte, convenzioni e trattati internazionali sul<strong>la</strong> proprietà e vio<strong>la</strong> anche i<br />
diritti umani. Appare evidente che <strong>la</strong> Grecia per quanto riguarda <strong>la</strong><br />
minoranza non ha applicato gli obblighi presenti nelle convenzioni o nei<br />
trattati internazionali che ha firmato e ratificato negli accordi bi<strong>la</strong>terali o<br />
multi<strong>la</strong>terali. È lʹunico paese dell’UE che ancora non ha attuato <strong>la</strong><br />
legis<strong>la</strong>zione nazionale con quel<strong>la</strong> europea, e finora non ha ancora ratificato<br />
<strong>la</strong> Convenzione quadro per <strong>la</strong> protezione delle minoranze nazionali e non<br />
ha nemmeno firmato <strong>la</strong> Carta per le Lingue regionali o minoritarie. Il<br />
124
quotidiano “The Daily Telegraph” nel dicembre 2001 scrive: “La Grecia è<br />
uno dei nostri partner all’interno del<strong>la</strong> Comunità Europea, ma il suo<br />
sistema giuridico è arcaico, ingiusto, è paragonabile a quelli del Terzo<br />
Mondo, è inoltre anche crudele”.<br />
Però per compiere un quadro completo del<strong>la</strong> situazione greca al riguardo,<br />
bisogna concludere in modo coerente. Citando quì il detto “<strong>la</strong> casualità è <strong>la</strong><br />
chiave del destino” bisogna informare che <strong>la</strong> Grecia festeggia ogni 28<br />
ottobre <strong>la</strong> liberazione del Paese dall’occupazione fascista, e secondo <strong>la</strong><br />
tradizione popo<strong>la</strong>re, le scuole del<strong>la</strong> Grecia da anni premiano gli alunni<br />
migliori, dando <strong>la</strong> possibilità di issare <strong>la</strong> bandiera greca davanti al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />
in presenza degli altri alunni. Durante gli ultimi 10 anni, è avvenuto, però,<br />
che parecchi alunni premiati siano stati di nazionalità albanese questo ha<br />
provocato un’ondata di razzismo inaudito <strong>greco</strong> contro gli immigrati<br />
<strong>albanesi</strong>.<br />
3.4. Lo Stato <strong>greco</strong> nei confronti del<strong>la</strong> questione çama<br />
Lo stato <strong>greco</strong> da decenni <strong>la</strong>vorava per espellere sistematicamente i çami<br />
dai loro territori. La minoranza çama è stata distrutta all’interno di un<br />
quadro che comprende le espulsioni sistematiche da parte del governo<br />
<strong>greco</strong> e delle autorità di quel tempo e <strong>la</strong> reazione molto dura dei gruppi<br />
nazionalisti greci nei confronti dei suoi membri. Per i greci <strong>la</strong> distruzione<br />
125
del<strong>la</strong> minoranza çama era quasi imposta, poiché i membri dei gruppi<br />
nazionalisti oltre che essere degli antiçami fanatici e irreparabili erano in<br />
una percentuale impressionante gente con una fisionomia criminale 120 . Il<br />
primo sforzo per l’espulsione dei çami è stato compiuto negli anni ‘22‐‘25,<br />
con lo scambio delle popo<strong>la</strong>zioni tra Grecia e Turchia. Mentre <strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong><br />
Mondiale fu ritenuto come momento opportuno per concludere <strong>la</strong> loro<br />
espulsione e realizzare l’obiettivo. Il governo <strong>greco</strong> in principio ha<br />
approvato questa azione e ha preso tutte le misure legali e diplomatiche<br />
per impedire il rientro dei çami nei loro territori.<br />
La politica greca era molto attiva e <strong>la</strong> sua diplomazia ha cercato di<br />
convincere il Foreign Office che <strong>la</strong> propaganda albanese intorno al<strong>la</strong><br />
questione çama fosse infondata e che “<strong>la</strong> maggior parte dei musulmani<br />
del<strong>la</strong> Thesprotia (Ҫameria) dopo essere stati al servizio degli italiani e più<br />
tardi come col<strong>la</strong>boratori dei tedeschi, ha seguito questi ultimi nel loro ritiro<br />
verso l’Albania preferendo non rimanere in Grecia poiché <strong>la</strong> loro<br />
col<strong>la</strong>borazione sarebbe stata condannata dai tribunali greci 121 . La<br />
propaganda fascista aveva convinto l’opinione pubblica albanese che<br />
col<strong>la</strong>borando potevano finalmente creare una grande Albania che<br />
120 Jorgos Margaritis, op. cit. p 113, Secondo Margaritis, <strong>la</strong> filologia sul<strong>la</strong> natura criminale<br />
“nata” dei çami è stata menzionata dopo <strong>la</strong> pulizia etnica sanguinosa di questa comunità, con lo<br />
scopo di smorzare le impressioni del<strong>la</strong> comunità internazionale.<br />
121 F.O, 371/48094, Annuncio dell’incaricato d’affari dell’ambasciata greca a Londra J.<br />
Romanos inviato al Foreign Office. 4 dicembre 1945<br />
126
comprendeva Kosovo e Ҫameria. Questo è servito per coprire anche le<br />
aggressioni contro <strong>la</strong> Grecia e mobilitare gli <strong>albanesi</strong> contro di loro... 122<br />
Durante il regime di Metaxa negli anni ’30 molti çami furono carcerati e<br />
molti altri internati. Dopo l’occupazione del<strong>la</strong> Grecia i çami internati<br />
rientrati e quelli carcerati hanno trovato <strong>la</strong> libertà. In questo periodo si<br />
formarono due gruppi politici çami: quello radicale di Nuri e Mazar Dino<br />
con i loro seguaci e il secondo gruppo moderato con a capo Musa Demi<br />
che è l’icona del<strong>la</strong> resistenza çama <strong>durante</strong> <strong>la</strong> <strong>Seconda</strong> <strong>Guerra</strong> Mondiale. Il<br />
primo gruppo è stato più attivo dall’inizio sfruttando anche l’aiuto degli<br />
italiani e l’insoddisfazione dei çami. Elefteria Manda racconta così un<br />
episodio successo in un piccolo paese del<strong>la</strong> Ҫameria: “a Margellic il 6<br />
maggio 1941 è stato messo uno striscione dove vi era scritto “Margellic‐<br />
Berlino‐Roma” e il 12 Maggio <strong>la</strong> città era decorata da bandiere <strong>albanesi</strong> e<br />
italiane. Si fecero dei grandi festeggiamenti. I çami cominciarono a<br />
provocare e Abdul<strong>la</strong> Aga chiese ai cristiani di gridare Viva il Duce!” 123 . La<br />
propaganda italiana dichiarava che avrebbe corretto gli errori del passato<br />
nel<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori di Londra del 1913. Lo storico<br />
albanese Hajredin Isufi ammette <strong>la</strong> propaganda fascista ma secondo lui<br />
“gli <strong>albanesi</strong> con una logica sana non sono caduti nel<strong>la</strong> trappo<strong>la</strong> degli<br />
italiani ed è per questo motivo che gli italiani non hanno trovato il<br />
122 Storia dell’Albania, Vol III, Tirana 1985, p.491<br />
123 Eleftheria Manda, “I musulmani Camidis tis Ipiru” Se<strong>la</strong>nicco 2004 p.138-139<br />
127
sostegno del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama” 124 . Isufi però ammette che c’era gente<br />
che fu ingannata dai fascisti oppure incitata dal sentimento nazionalista, si<br />
è iscritta come volontaria.<br />
Nel frattempo <strong>la</strong> diplomazia greca era a <strong>la</strong>voro e l’ambasciata greca a<br />
Londra mostrava <strong>la</strong> sua preoccupazione per <strong>la</strong> propaganda di radio Tirana<br />
e radio Bari. Vista l’intensificarsi del<strong>la</strong> propaganda sul<strong>la</strong> persecuzione del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione çama albanese cercando di impedire iniziative degli alleati<br />
per una possibile risoluzione del<strong>la</strong> situazione tramite lo Stato Maggiore<br />
dell’Esercito Greco, il governo ellenico ha aperto un’indagine e come ci si<br />
aspettava “ha provato che l’azione greca era giustificata e le accuse degli<br />
<strong>albanesi</strong> infondate” 125 .<br />
Una delle prove del<strong>la</strong> diplomazia greca per dimostrare <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
dei çami con gli occupanti fascisti erano le dichiarazioni di Jacomoni<br />
davanti all’Alto Tribunale di Roma in cui dichiarò che <strong>durante</strong> l’attacco<br />
italiano contro <strong>la</strong> Grecia “il popolo del<strong>la</strong> Ҫameria era pieno di entusiasmo”<br />
e che Nuri Dino aveva chiesto di essere armati contro i greci 126 . La<br />
storiografia greca più tardi fece riferimento anche al diario di Ciano e<br />
all’entusiasmo delle sue parole a proposito del sostegno del<strong>la</strong> politica<br />
124 Hajredin Isufi, “Musa Demi dhe Qendresa Came 1800-1947 Tirana 2002 p 220<br />
125 F.O, 371/48094, Annuncio dell’incaricato d’affari dell’ambasciata greca a Londra J.<br />
Romanos inviato al Foreign Office. 4 dicembre 1945<br />
126 Meta B., Tragjedia Came, Instituti i studimeve per Camerine, Tirane 2007, Meta si riferisce<br />
ad un memorandum del governo <strong>greco</strong> consegnato al governo britannico tramite <strong>la</strong> loro<br />
ambasciata a Londra l’11 dicembre 1945.<br />
128
italiana in Ҫameria. Le parole di Ciano vanno prese con riserva come<br />
consigliano molti storici noti come Bernd Fischer che scrive a proposito del<br />
sostegno albanese agli italiani: ”Ciano è stato ingannato dalle spie <strong>albanesi</strong><br />
per quanto riguarda l’atteggiamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione greca e albanese<br />
vicina al confine e per l’atteggiamento degli <strong>albanesi</strong> nei confronti<br />
dell’invasione italiana al<strong>la</strong> Grecia” 127 . Atene ha cercato di provare che i<br />
çami oltre a col<strong>la</strong>borare con i fascisti, hanno esteso <strong>la</strong> loro attività contro i<br />
greci col<strong>la</strong>borando anche con le forze naziste. Come prova il governo <strong>greco</strong><br />
ha portato ai suoi alleati l’ordine di Nuri Dino del 10 luglio 1944 diretto ai<br />
suoi seguaci dove si leggono i dettagli di una operazione contro le forze<br />
dell’EDES come risposta per i crimini che avevano commesso in Ҫameria e<br />
dopo le minacce dell’EDES di intraprendere un’altra campagna di<br />
terrore 128 . Secondo Fischer l’entusiasmo degli <strong>albanesi</strong> çami nei confronti<br />
dei tedeschi a prescindere dal<strong>la</strong> grande propaganda che si era fatta, era<br />
molto minore da quello che si era pensato. I tedeschi non hanno permesso<br />
l’annessione del<strong>la</strong> Ҫameria da parte dell’Albania 129 . Il governo <strong>greco</strong> ha<br />
cercato di nascondere gli atti criminali compiuti dal generale Zerva che<br />
tutta <strong>la</strong> storiografia obiettiva condanna e anche <strong>la</strong> pulizia etnica contro i<br />
ciami, che molti hanno chiamato anche genocidio, è stata dipinta come un<br />
allontanamento volontario di questa popo<strong>la</strong>zione. Secondo il governo<br />
127 Bernd J. Fischer, Albania at war, 1939-1945, London 1999 p 81<br />
128 F.O 371/48094, Circo<strong>la</strong>re del Commando del<strong>la</strong> ameria del 10 luglio 1944<br />
129 Bernard J. Fischer, op cit, p 85<br />
129
<strong>greco</strong> i çami consapevoli delle loro colpe hanno cercato di fuggire insieme<br />
ai tedeschi per sottrarsi al<strong>la</strong> condanna meritata. Nel memorandum del<br />
governo <strong>greco</strong> inviato al governo britannico, si legge: “I çami musulmani i<br />
quali hanno ucciso e saccheggiato i paesi cristiani e che hanno combattuto<br />
insieme ai fascisti al servizio dell’Asse contro le unità greche del<strong>la</strong><br />
Resistenza Nazionale hanno capito subito le conseguenze dei loro crimini<br />
appena <strong>la</strong> macchina tedesca cominciò a sgreto<strong>la</strong>rsi. Così senza perdere<br />
tempo si sono allontanati insieme con i tedeschi verso l’Albania allo scopo<br />
di sottrarsi per sempre al<strong>la</strong> condanna meritata che li aspettava 130 . Quindi il<br />
governo <strong>greco</strong> ha cercato di presentare questo allontanamento del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione çama come un evento che era successo prima che quel<br />
territorio fosse occupato di nuovo dai greci e prima che le autorità greche<br />
prendessero in possesso <strong>la</strong> Ҫameria. L’esercito <strong>greco</strong> il 13 marzo del 1945<br />
ha compiuto secondo le fonti e le testimonianze dei çami, una serie di<br />
massacri nei confronti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione rimasta ancora in Ҫameria. Di<br />
fronte alle accuse il governo <strong>greco</strong> ha indicato al colonello Vasili Papayanis<br />
di svolgere delle indagini per il massacro del marzo 1945. Nel rapporto di<br />
Papayanis, si nega <strong>la</strong> colpevolezza delle forze di P<strong>la</strong>stirasi giustificando gli<br />
atti criminali: “casi iso<strong>la</strong>ti di uccisioni di <strong>albanesi</strong> da parte dei greci sono<br />
avvenuti solo per vendetta”. Inoltre, secondo Papayanis le uccisioni erano<br />
130 F.O, 271/48094 Memorandum del governo <strong>greco</strong> consegnato al governo britannico tramite<br />
l’ambasciatore <strong>greco</strong> a Londra l’11 dicembre 1945<br />
130
anche il risultato del<strong>la</strong> guerra tra le forze interne di EDES ed ELAS<br />
all’interno delle quali c’erano anche <strong>albanesi</strong> çami. Infatti egli scrive nel<br />
suo rapporto che “quando le forze del generale Zerva sono state costrette a<br />
ritirarsi dal<strong>la</strong> Thesprotia verso l’iso<strong>la</strong> di Corfù, i musulmani col<strong>la</strong>borando<br />
con le forze di ELAS hanno combattuto contro l’EDES e alcuni di loro sono<br />
rimasti uccisi nelle varie battaglie. Potrebbero essere stati questi i çami che<br />
<strong>la</strong> propaganda albanese piange diffondendo <strong>la</strong> notizia che sono stati<br />
giustiziati, con lo scopo di approfittare di un capitale politico per<br />
l’Albania” 131 . Questa è stata una tesi che anche i diplomatici di Londra<br />
hanno creduto. Il governo <strong>greco</strong> seguiva da vicino gli atteggiamenti del<br />
Foreign Office e quelle del Dipartimento di Stato americano nei confronti<br />
del<strong>la</strong> questione çama e sembra che cercasse in ogni modo di canalizzare <strong>la</strong><br />
politica dei grandi poteri a suo interesse. Così Atene ha protestato<br />
esprimendo stupore e ammarezza per <strong>la</strong> partecipazione dei rappresentanti<br />
di Gran Bretagna e Stati Uniti nel Congresso dei Rifugiati çami il 23<br />
Settembre 1945. Si può leggere questo atteggiamento nel memorandum del<br />
governo <strong>greco</strong> consegnato al governo britannico a Londra dove si nota:<br />
“era inaspettato che dopo tutti i dati dettagliati tramite i quali il governo<br />
<strong>greco</strong> ha presentato <strong>la</strong> questione çama, i rappresentanti britannici e<br />
americani in Albania avrebbero potuto svolgere incontri con persone, <strong>la</strong><br />
131 F.O 371/48094, Dichiarazione di Vasili Papayanis, l’ufficiale incaricato di svolgere delle<br />
indagini per il massacro del marzo 1945, 14 luglio 1945.<br />
131
maggior parte delle quali, sono responsabili di crimini contro <strong>la</strong> legge e le<br />
loro attività contro gli alleati sono note” 132 . Il governo <strong>greco</strong> esprimeva <strong>la</strong><br />
sua indignazione soprattutto per <strong>la</strong> partecipazione dei rappresentanti<br />
americani e britannici in occasione di una manifestazione nelle strade di<br />
Valona subito dopo i <strong>la</strong>vori del congresso. Le proteste dei çami da parte<br />
del governo <strong>greco</strong> sono state c<strong>la</strong>ssificate come uno sforzo propagandistico<br />
di Hoxha con lo scopo di creare un’impressione sfavorevole nei confronti<br />
del<strong>la</strong> Grecia. L’atteggiamento anti‐occidentale di Enver Hoxha Atene<br />
cercava di sfruttarlo a suo favore. Si legge nel memorandum inviato al<br />
governo londinese: “ora i çami spinti dal regime di Hoxha stanno cercando<br />
tramite <strong>la</strong> tenuta di un congresso di rovesciare i tavoli. Loro stanno<br />
cercando di incolpare il governo <strong>greco</strong> per <strong>la</strong> situazione che si è creata, ma<br />
devono accusare solo loro stessi perché questo governo non è né<br />
responsabile per <strong>la</strong> loro espulsione e né impedisce il loro rientro in<br />
Ҫameria, ma avvisiamo che coloro che sono responsabili di crimini<br />
andranno davanti ai tribunali” 133 .<br />
Il governo <strong>greco</strong> ammetteva quindi che i çami erano liberi di entrare nei<br />
loro territori ma in realtà c’era una forte pressione anche psicologica che<br />
impediva il crearsi di questa situazione. Il fatto che una volta tornati<br />
potevano essere condannati spaventava i çami e per rafforzare <strong>la</strong> loro<br />
132<br />
Memorandum del governo <strong>greco</strong> consegnato al governo britannico tramite l’ambasciata<br />
greca a Londra l’11 dicembre 1945<br />
133<br />
Ibidem<br />
132
politica i greci hanno svolto al tribunale di Janina un processo dove hanno<br />
condannato circa 2 mi<strong>la</strong> persone. Inoltre, il governo <strong>greco</strong> non dava<br />
garanzie sul<strong>la</strong> vita delle persone innocenti tra cui molte donne e bambini<br />
dicendo che <strong>la</strong> situazione in quelle zone non era sotto il suo controllo.<br />
Ovviamente non è stata accettata dai greci nemmeno <strong>la</strong> proposta di uno<br />
scambio delle minoranze tra i due Paesi. Secondo lo storico Meta, “un<br />
allontanamento del<strong>la</strong> minoranza greca dall’Albania era inaccettabile per<br />
Atene poiché danneggiava <strong>la</strong> sua politica annessionista nei confronti<br />
dell’Albania del sud privando<strong>la</strong> di uno degli argomenti più forti” 134 .<br />
L’atteggiamento del governo <strong>greco</strong> nei confronti del<strong>la</strong> questione çama si<br />
notò anche nel<strong>la</strong> primavera del ’46 quando una commissione di çami ha<br />
consegnato le richieste al governo Papandreu ma il Primo Ministro <strong>greco</strong><br />
non ha accettato di incontrarsi con loro.<br />
3.5. I rifugiati çami in Albania e il Comitato anti‐fascista degli immigrati<br />
çami in Albania<br />
Per l’importanza che ha in questo <strong>la</strong>voro di tesi, si riporta qui di seguito, il<br />
memorandum del<strong>la</strong> Comunità anti‐fascista dei çami in Albania diretto al<br />
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al<strong>la</strong> Commissione d’Indagine<br />
134 Meta B. op cit, p135<br />
133
per il trattamento del<strong>la</strong> minoranza çama albanese in Grecia e i massacri nei<br />
loro confronti.<br />
“Noi, il Comitato anti‐fascista degli immigrati çami in Albania credendo<br />
nei principi democratici ed umanitari dell’Organizzazione delle Nazioni<br />
Unite in nome degli immigrati çami in Albania presentiamo, chiedendo<br />
che siano esaminati dal<strong>la</strong> Commissione d’Indagine, i nostri diritti perduti,<br />
<strong>la</strong> nostra oppressione, persecuzione e i massacri per mano dei fascisti per<br />
far scomparire <strong>la</strong> minoranza albanese in Grecia. In continuità alle nostre<br />
proteste e alle nostre richieste indirizzate agli Alleati e alle Nazioni Unite<br />
chiediamo giustizia per tutto quello <strong>la</strong> nostra comunità ha subito.<br />
Per 32 anni consecutivi <strong>durante</strong> i quali è stato calpestato brutalmente ogni<br />
principio umanitario trascurando i trattati internazionali, le cricche<br />
scioviniste e reazionari greche hanno adoperato una politica di sterminio<br />
contro <strong>la</strong> minoranza albanese in Grecia. Con l’occupazione greca del<strong>la</strong><br />
Ҫameria il 23 febbraio del 1931 <strong>la</strong> banda di Deli Janaqi aiutata e incitata<br />
dalle autorità governative ha massacrato 72 uomini nel<strong>la</strong> regione di<br />
Parathimia senza motivi precisi. Questo massacro ha segnato l’inizio del<br />
processo di estirpazione del<strong>la</strong> minoranza albanese ed ha contribuito a far<br />
venire allo scoperto <strong>la</strong> politica greca contro il nostro popolo. Persecuzioni,<br />
torture, saccheggi, detenzioni con il pretesto che <strong>la</strong> nostra gente era al<strong>la</strong><br />
ricerca di armi, si sono svolte negli anni 1914‐1921. Più tardi negli anni<br />
134
1922‐1923 il governo <strong>greco</strong> ha deciso di imporre lo spostamento degli<br />
elementi musulmani del<strong>la</strong> Çameria scambiandoli con i greci dell’Asia<br />
Minore, considerando i musulmani çami come turchi. Questo atto<br />
vergognoso del governo di Atene, <strong>la</strong> nostra resistenza e l’intervento del<strong>la</strong><br />
Società delle Nazioni che aveva osservato <strong>la</strong> nazionalità del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
albanese ha respinto <strong>la</strong> decisione del governo <strong>greco</strong>. Ma nonostante<br />
l’intervento del<strong>la</strong> Società delle Nazioni e l’impegno <strong>greco</strong> a Losanna il 16<br />
Gennaio 1923, i dirigenti greci hanno continuato <strong>la</strong> loro politica di<br />
estirpazione. Loro hanno cercato in tutti i modi di rendere il più difficile<br />
possibile <strong>la</strong> permanenza degli elementi <strong>albanesi</strong> in Çameria espropriando<br />
centinaia di famiglie a Dushk, Gumenice, Kardhiq, Karbunare etc,<br />
sequestrando sei mi<strong>la</strong> ettari dei terreno. Il governo <strong>greco</strong> ha stabilito gli<br />
immigrati dall’Asia Minore in Çameria allo scopo di popo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> regione<br />
con i greci e creare le condizioni per il popolo albanese locale di emigrare.<br />
Intere famiglie sono state costrette a <strong>la</strong>sciare il loro paesi natali<br />
allontanandole con forza in Turchia, Albania, America e altrove. Paesi<br />
come Petrovica e Shendellija sono stati svuotati del tutto dagli <strong>albanesi</strong>. In<br />
queste circostanze noi non godevamo nessun diritto nazionale ed era stato<br />
proibito a noi di usare <strong>la</strong> nostra lingua madre. Il 95% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione è<br />
ancora analfabeta, <strong>la</strong> regione del<strong>la</strong> Ҫameria, un posto ricco di terre<br />
produttive, rimane arretrato e privo di sviluppo economico e<br />
comunicativo. Durante <strong>la</strong> guerra contro il fascismo quando <strong>la</strong> guerra era<br />
135
al<strong>la</strong> fine le forze monarchiche fasciste di Sulis L<strong>la</strong>ka sotto il comando del<br />
generale Napoleone Zerva hanno tradito, colpito e massacrato gli abitanti<br />
musulmani <strong>albanesi</strong> del<strong>la</strong> Çameria. Quando le nostre forze grazie allo<br />
spirito e all’accordo di Kazerta Sarafis‐Zerva, dell’agosto 1944 stavano<br />
eseguendo gli ordini del Comando Unito per dare <strong>la</strong> caccia ai tedeschi, il<br />
generale Zerva comandante delle forze resistenti d’Epiro (ELAN‐EOAE),<br />
ha ordinato l’esecuzione delle operazioni e dei massacri sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
innocente in Çameria. I massacri in Çameria sono una vio<strong>la</strong>zione f<strong>la</strong>grante<br />
dei diritti umani e un’indifferenza vergognosa dei principi e del carattere<br />
del<strong>la</strong> guerra antifascista. Questi massacri sono aumentati anche come<br />
seguito del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione e l’accordo con i tedeschi che hanno <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong><br />
zona nelle mani di Zerva dopo il loro ritiro. Ecco un fatto concreto che<br />
afferma <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra Zerva e le forze tedesche: Il comandante<br />
zervista delle forze nel<strong>la</strong> regione di Fi<strong>la</strong>t, Theodhori Vito, un giorno prima<br />
dell’ingresso delle truppe di Zerva a Fi<strong>la</strong>t il 22 Settembre del 1944 nel paese<br />
di Fanaromen a tre chilometri da Fi<strong>la</strong>t ha avuto un incontro con il<br />
comandante delle forze tedesche ritirate. Dopo l’incontro le forze di Vito<br />
sono entrate immediatamente a Fi<strong>la</strong>t. Una tale col<strong>la</strong>borazione ha fatto<br />
sentire Zerva sicuro di continuare con il terrore e i massacri su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong><br />
in tutta <strong>la</strong> regione del<strong>la</strong> Çameria. Le forze del<strong>la</strong> divisione X di EOEA sotto<br />
il comando del colonnello Vasilis Kamaras sono entrati in Parathimia il 27<br />
giugno del 1944. Contrastando le promesse e l’accordo raggiunto tra il<br />
136
mufti Hasan Abdul<strong>la</strong>h da una parte e il vescovo di Paramithia, Shapera,<br />
hanno continuato i massacri uno dpo l’altro. Le forze di Zerva non hanno<br />
risparmiato uomini e donne disarmati e anche bambini. Il numero delle<br />
persone massacrate nel<strong>la</strong> città di Paramithia arriva a 600 persone. Il 28<br />
giugno del 1944 le forze del 44° reggimento sotto il comando di Agor erano<br />
a Parga dove hanno massacrato 52 persone tra uomini donne e bambini. Le<br />
forze EOEA sotto il comando di Theodhor Vito sono entrate a Fi<strong>la</strong>t nelle<br />
prime ore del sabato del 23 settembre del 1944 dopo che <strong>la</strong> città era stata<br />
circondata. Nello stesso giorno sono entrati a Spatar e hanno saccheggiato<br />
tutte le famiglie. Nel<strong>la</strong> sera tra il 23 e il 24 settembre le forze comandate da<br />
Kranjaj, Strugari si sono uniti alle altre forze zerviste e questo è stato un<br />
segnale per l’inizio del massacro. 47 uomini sono stati uccisi a Fi<strong>la</strong>t mentre<br />
nel<strong>la</strong> città di Spatar dove molti erano già fuggiti, le forze greche hanno<br />
massacrato 157 persone, mentre tutte le donne sono state maltrattate e<br />
violentate dai criminali di Zerva. Pochi giorni dopo i monarchi‐fascisti<br />
hanno arrestato tutti gli uomini rimasti vivi e con una decisione di una<br />
corte composta da Koqinja come presidente, Stavropulos come accusatore<br />
e quattro membri, sono stati condannati a morte 47 <strong>albanesi</strong> innocenti. A<br />
Granica di Fi<strong>la</strong>t hanno ucciso 46 persone mentre altri 45 sono stati bruciati<br />
vivi nel forno di Xhelo Meto a Fi<strong>la</strong>t. Molte testimonianze tra i sopravvissuti<br />
e quelli che sono riusciti a fuggire descrivono il massacro e le sofferenze e<br />
gettano luce sui crimini monarco‐fascisti in Çameria. Ecco alcuni esempi<br />
137
concreti. Sanije Bo<strong>la</strong>ti a Paramithia è stata bruciata viva cosparsa di<br />
petrolio dopo averle muti<strong>la</strong>to i seni e gli occhi. Çili Popova da Popova<br />
vestito con l’uniforme militare insieme ad altri soldati è entrato nel<strong>la</strong> casa<br />
di Sulo Tari dove tenevano imprigionate oltre 40 donne, hanno scelto le<br />
ragazze più belle e le hanno violentate in una stanza del<strong>la</strong> casa. I corpi del<br />
mufti Hasan Abdul<strong>la</strong>h, Sali Muhedini, Abedin Bako, Muharrem Pronja<br />
avevano le dita, il naso, <strong>la</strong> lingua e gli arti muti<strong>la</strong>ti. Un abitante di<br />
Paramithia Estref Himi ha dato questa testimonianza: “martedi 27 giugno<br />
del 1944 alle ore 7 di sera, le forze greche hanno marciato in Paramithia<br />
sotto il comando del Colonnello Kamara. Appena sono entrati in città<br />
hanno assicurato che né <strong>la</strong> libertà né <strong>la</strong> proprietà degli abitanti sarebbe<br />
stata vio<strong>la</strong>ta. Ma <strong>durante</strong> <strong>la</strong> notte, fino all’alba i militari hanno cominciato<br />
ad arrestare uomini donne e bambini, mentre le case venivano<br />
saccheggiate. La maggior parte degli uomini sono stati uccisi, io sono<br />
rimasto in prigione per 4 giorni e poi sono stato costretto a seppellire i<br />
morti. Dopo mi hanno portato in carcere dove ho trovato circa 380 persone<br />
molti dei quali sono morti dal<strong>la</strong> fame. Io con altri quattro siamo stati poi<br />
trasferiti in prigione a Preveza e poi a Janina dove abbiamo sofferto le più<br />
inaudite torture per 40 giorni. Siamo stati liberati quando sono arrivate in<br />
città le forze del Fronte Nazionale di Liberazione.”<br />
138
Le vittime secondo le statistiche nei massacri del 1944‐1945 contro <strong>la</strong><br />
comunità albanese in Grecia raggiungono <strong>la</strong> cifra di 2877 persone. L’odio a<br />
carattere religioso e lo sciovinismo delle forze fasciste greche oltre ai<br />
massacri è responsabile anche per il deportamento forzato di circa 28 mi<strong>la</strong><br />
çami che si sono rifugiati in Albania in condizioni pietose. Sessantotto<br />
paesi e 5.800 case sono state saccheggiate e danneggiate. Secondo i calcoli<br />
provvisori risulta che 17.000 pecore, 1.200 mucche, 2.100 tonnel<strong>la</strong>te di<br />
grano, 8.000 tonnel<strong>la</strong>te di olio e se consideriamo anche i raccolti degli anni<br />
1944‐1945 che sono rimasti in mano alle forze greche, le cifre sono molto<br />
più alte. Quando <strong>la</strong> gente scappava circa 110.000 pecore e 2.400 mucche si<br />
sono perdute o sono morte <strong>durante</strong> il viaggio. Queste gravi perdite<br />
economiche hanno fattio sì che l’intera popo<strong>la</strong>zione çama fosse rimasta<br />
solo con i vestiti che aveva addosso.<br />
La popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Çameria è stata coinvolta per intero nel<strong>la</strong> guerra<br />
contro gli occupanti creando il quarto battaglione del reggimento XV delle<br />
forze di ELAN. Il sangue dei martiri çami insieme a quello dei partigiani<br />
greci lo dimostrano chiaramente. Le forze di Zerva dopo un compromesso<br />
con i tedeschi hanno colpito il quarto battaglione nel<strong>la</strong> zona di Fi<strong>la</strong>t<br />
calpestando l’accordo di Kazerta. Il 30 ottobre del 1944 una commissione<br />
del Consiglio Antifascista dei çami è stata inviata ad Atene a presentare<br />
una protesta al governo di Papandreu contro i massacri in Çameria<br />
139
chiedendo <strong>la</strong> loro fine, ma il governo <strong>greco</strong> non ha fatto nessuna mossa per<br />
impedire alle truppe di Zerva di continuare il massacro. Vista <strong>la</strong> situazione<br />
difficile, <strong>la</strong> missione UNRRA in Albania con <strong>la</strong> propria base a Washington<br />
ha accordato agli immigrati çami una somma di 1.450.000 dol<strong>la</strong>ri come<br />
aiuto immediato. Nonostante in condizioni difficili i çami in Albania,<br />
hanno continuato a dare un grande contributo al Fronte. Nel Congresso di<br />
Valona del 23 settembre 1945 i delegati çami che rappresentavano tutti gli<br />
immigrati çami in Albania si sono espressi contro i massacri dei monarchi‐<br />
fascisti greci e tramite un memorandum inviato al<strong>la</strong> Conferenza di Londra<br />
chiedevamo l’analisi del problema e <strong>la</strong> condanna di quelli che avevano<br />
causato lo spargimento di sangue e continue sofferenze.<br />
Abbiamo chiesto al mondo di riconoscere i nostri diritti e il nostro<br />
rimpatrio. Il 30 ottobre 1944 il Consiglio Antifascista dei çami ha inviato<br />
una nota di protesta al governo di Unione Nazionale <strong>greco</strong>, ai governi<br />
alleati, al comitato centrale EA, dove erano menzionate tutte le cattiverie<br />
dei fascisti greci in Çameria. Noi siamo le vittime di un regime di<br />
monarchia che c’è in Grecia. Insieme al nostro popolo fratello <strong>greco</strong> stiamo<br />
soffrendo il terrore nero come in tutta <strong>la</strong> Grecia. Da due anni e mezzo<br />
siamo rifugiati in Albania vivendo in condizioni disastrose lontano dal<strong>la</strong><br />
nostra terra natia in un periodo in cui <strong>la</strong> nostra ricca terra viene sfruttata<br />
ingiustamente dagli agenti monarchi‐fascisti in Çameria. Le nostre<br />
140
sofferenze dovute all’immigrazione sono state e sono infinite. Migliaia di<br />
persone sono morte a causa di questa situazione. Con tutte le proteste che<br />
abbiamo fatto per i nostri diritti noi continuiamo ad essere immigrati e il<br />
governo <strong>greco</strong> ha fatto di tutto per impedirci di ritornare in Çameria. In<br />
nome del<strong>la</strong> nostra popo<strong>la</strong>zione indirizziamo le nostre proteste al<strong>la</strong><br />
Commissione d’Investigazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni<br />
Unite per <strong>la</strong> tragedia che è successa in Çameria e gli atti di sterminio contro<br />
<strong>la</strong> nostra popo<strong>la</strong>zione.<br />
Ribadiamo l’urgente bisogno di una immediata risoluzione del nostro<br />
problema credendo che le richieste sottolineate verranno prese in<br />
considerazione:<br />
La presa delle misure immediate per lo spostamento degli estranei dal<strong>la</strong><br />
nostra terra natia; il rimpatrio di tutti i çami; il risarcimento dei danni in<br />
denaro o in natura; aiuto per <strong>la</strong> ricostruzione delle case e dei paesi; La<br />
protezione e <strong>la</strong> garanzia dei diritti civili, politici, culturali e <strong>la</strong> sicurezza<br />
personale che derivano dai trattati internazionali; condanna per tutti i<br />
responsabili dei crimini. Con <strong>la</strong> nostra considerazione più alta, il Comitato<br />
Antifascista degli Immigrati Çami” 135 .<br />
135 La dichiarazione del memorandum del Comitato Antifascista degli immigrati çami è stato<br />
preso dal libro di Jorgos Margaritis “Compatrioti indesiderati” Dati sul<strong>la</strong> distruzione delle<br />
minoranze in Grecia p.181‐193. L’autore tratta <strong>la</strong> scomparsa delle minoranze etniche çama ed<br />
ebraica in Grecia. Per maggiori informazioni sulle minoranze etniche greche si faccia<br />
riferimento a Jorgo Margaritis “Compatrioti Indesiderati” Bota Shqiptare 2009.<br />
141
Queste erano le parole del<strong>la</strong> lettera inviata dal Comitato dei Ҫami e diretta<br />
alle Nazioni Unite. Questo memorandum può costituire una prova del<br />
fatto che non tutti i çami erano col<strong>la</strong>borazionisti con il nazi‐fascismo e che<br />
molti di loro sono stati passivi in questa guerra e molti altri hanno<br />
considerato i nazi‐fascisti come usurpatori.<br />
3.6. Le grandi potenze e l’internazionalizzazione del<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong><br />
Çameria<br />
Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale e negli anni successivi i Balcani sono<br />
stati una delle zone più calde del conflitto tra i due blocchi. Al centro degli<br />
sviluppi politici vi erano <strong>la</strong> guerra civile greca, <strong>la</strong> tensione e i conflitti tra <strong>la</strong><br />
Grecia e i suoi vicini del nord: Albania, Bulgaria e Jugos<strong>la</strong>via. Proprio per<br />
questi motivi <strong>la</strong> situazione delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong> <strong>albanesi</strong> è sempre rimasta<br />
tesa così come <strong>la</strong> posizione internazionale dell’Albania. Questa situazione<br />
ha permesso in qualche modo al<strong>la</strong> Grecia di cavarse<strong>la</strong> nell’arena<br />
internazionale e difendersi dalle accuse <strong>albanesi</strong> per quanto riguardava <strong>la</strong><br />
pulizia etnica in Çameria. I grandi poteri hanno avuto un ruolo molto<br />
importante in tutti questo anche se <strong>la</strong> storiografia albanese non se ne è<br />
occupata molto anche per mancanza di fonti. Le fonti sono scarse anche<br />
oggi ma da alcuni documenti del Foreign Office sembra che i britannici non<br />
solo abbiano tollerato consapevolmente <strong>la</strong> pulizia etnica in Çameria ma<br />
142
organismi britannici come <strong>la</strong> Missione Militare Britannica In Grecia hanno<br />
incoraggianto Zerva nelle sue azioni. Infatti, in un memorandum inviato al<br />
F.O da C.M Woodhouse (membro del<strong>la</strong> missione militare britannica) si<br />
ammetteva che “Zerva incoraggiato dal<strong>la</strong> Missione degli Alleati che si<br />
dirigeva da me (Woodhouse) ha cacciato via loro (çami) dalle loro case nel<br />
1944 allo scopo “di facilitare le operazioni contro il nemico” 136 . Se andiamo<br />
ad annalizzare questo memorandum possiamo dire che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
çama era già disarmata dai tedeschi, quindi non c’era motivo di cacciare<br />
una popo<strong>la</strong>zione per facilitare le operazioni se questi si ritenavano nemici.<br />
La dichiarazione poteva essere una giustificazione dell’ufficiale inglese per<br />
il suo atteggiamento oppure potrebbe anche essere stato intenzionalmente<br />
ingannato da Zerva. I rappresentanti çami hanno inviato una lettera ai<br />
rappresentanti britannici allo scopo di intervenire per <strong>la</strong> protezione di una<br />
popo<strong>la</strong>zone innocente e per fermare i crimini contro di loro. La lettera fu<br />
indirizzata a Lambert, il rappresentante britannico per l’Epiro, ma le forze<br />
britanniche non sono intervenute e non hanno svolto indagini su quello<br />
che era successo. Solo dopo il 1945 il Foreign Office ha ordinato di svolgere<br />
delle indagini sul<strong>la</strong> questione. I britannici hanno svolto le indagini in due<br />
direzioni, da una parte <strong>la</strong> Missione Militare Britannica a Tirana ha<br />
incaricato il colonello Palmer di visitare <strong>la</strong> Grecia del Nord e dall’altra<br />
136 Il memorandum viene citato da Beqir Meta nel libro “Tensioni <strong>greco</strong> shqiptar 1939-1949”<br />
Tirana 2007, p 158, Meta si riferisce al FO. 371/48094, Memorandum di C.M.Woodhouse<br />
inviato al Foreign Office, Atene 16 O<br />
ottobre 1945<br />
143
parte un contigente delle truppe britanniche è stato inviato a Fi<strong>la</strong>t per<br />
indagare ed esporre dettagliatamente i fatti. Quindi una cosa è chiara, i<br />
britannici anche se erano a conoscenza di quello che stava succedendo in<br />
Çameria non hanno fatto quasi nul<strong>la</strong> per impedire il massacro e le indagini<br />
sono state svolte in ritardo. Inoltre, come ammettono anche gli ufficiali<br />
britannici i loro dati sono stati per lo più raccolti dalle fonti greche. Il<br />
governo britannico temeva anche <strong>la</strong> reazione di Enver Hoxha. Hoxha da<br />
poco si era insediato nel “trono” dell’Albania poteva intraprendere delle<br />
azioni contro <strong>la</strong> minoranza greca in Albania. Infatti, considerevoli somme<br />
di denaro e aiuti umanitari sono stati accordati all’Albania specialmente<br />
per <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama rifugiata nel sud del Paese. L’idea di un ritorno<br />
dei çami nei loro territori è svanita nel tempo e anche l’idea di uno scambio<br />
tra le rispettive minoranze dei due Paesi non piaceva ai greci che<br />
avrebbero così potuto perdere un appiglio importante per l’avanzamento<br />
delle loro antiche pretese sull’Albania del sud. Per quanto rigurda gli altri<br />
poteri, gli Stati Uniti erano un pò lontani dai problemi dei Balcani e <strong>la</strong><br />
questione çama non era al centro del<strong>la</strong> loro attenzione. Ma in ogni caso<br />
l’atteggiamento del<strong>la</strong> diplomazia americana nei confronti del<strong>la</strong> questione<br />
del<strong>la</strong> Çameria e sulle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong> <strong>albanesi</strong> in generale, è stato più<br />
obiettivo e realistico. Il capo del<strong>la</strong> missione americana in Albania, Jacobs,<br />
nel valutare le <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra i due Paesi balcanici concludeva che <strong>la</strong><br />
questione delle minoranze sarebbe stata una fonte permanente di litigi.<br />
144
Jacobs suggeriva al Dipartimento di Stato che uno scambio tra le<br />
minoranze sotto <strong>la</strong> cura delle Nazioni Unite sarebbe stata <strong>la</strong> soluzione<br />
migliore. Inoltre, sempre secondo Jacobs gli Stati Uniti per guadagnare il<br />
prestigio perduto in Albania dovevano essere proprio loro a proporre<br />
come soluzione lo scambio delle popo<strong>la</strong>zioni situate nel<strong>la</strong> linea di confine<br />
<strong>greco</strong> albanese. Tra i grandi poteri occidentali solo l’Italia ha avuto un<br />
atteggiamento diverso nei confronti del<strong>la</strong> Çameria. Al<strong>la</strong> fine degli anni ’50<br />
lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano ha consegnato all’Alto Comando<br />
del<strong>la</strong> Nato un rapporto sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dell’Epiro e del<strong>la</strong> Çameria. Il<br />
rapporto sottolineava che <strong>la</strong> maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di quel<strong>la</strong> parte<br />
dell’Epiro era etnicamente albanese. Ma le pressioni di alcuni membri del<strong>la</strong><br />
Nato e <strong>la</strong> dura reazione del governo <strong>greco</strong> hanno costretto l’Italia a ritirare<br />
il rapporto.<br />
145
Capitolo 4.<br />
Gli aspetti fondamentali del<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Çameria<br />
4.1. Il riconoscimento del<strong>la</strong> questione Çama dal<strong>la</strong> parte del governo<br />
<strong>greco</strong><br />
Nell’Ottobre del 2004 il Presidente <strong>greco</strong> Kostantinos Stefanopulos <strong>durante</strong><br />
una visita a Tirana ha dichiarato in una conferenza stampa “<strong>la</strong> questione<br />
çama per <strong>la</strong> Grecia non esiste, e le pretese sui diritti di proprietà dei çami<br />
<strong>albanesi</strong> e quelli del<strong>la</strong> minoranza greca in Albania appartengono al<br />
passato, che lo stato Greco considera già chiuso. Non so se sia necessario<br />
trovare una soluzione per <strong>la</strong> questione çama poiché secondo il mio punto<br />
di vista non ha bisogno di una soluzione. Ci sono delle pretese da<br />
entrambe le parti ma noi non dobbiamo tornare in queste questioni, <strong>la</strong><br />
questione dei diritti di proprietà non esiste” 137 . Quando par<strong>la</strong>va di pretese<br />
da entrambe le parti Stefanopulos intendeva le pretese greche per il Vorio<br />
Epiro che include una parte dell’Albania del Sud. Ma in ogni caso c’è da<br />
dire che diversamente dal<strong>la</strong> minoranza greca in Albania <strong>la</strong> quale ha tutti i<br />
diritti di possedere le sue proprietà e ha anche <strong>la</strong> cittadinanza albanese, ai<br />
çami è stato proibito di ritornare nei propri terreni e gli è stata negata<br />
anche <strong>la</strong> cittadinanza greca. Con l’approvazione del<strong>la</strong> legge 7501 del 1991<br />
137 ATSH, Agjencia Telegrafike Shqiptare, 19 ottobre 2004.<br />
146
l’Albania ha distribuito i terreni agricoli che erano stati confiscati dallo<br />
stato comunista negli anni ’60 <strong>durante</strong> <strong>la</strong> riforma agraria. Da questa legge<br />
l’Albania non ha escluso <strong>la</strong> minoranza greca ad avere i suoi diritti di<br />
proprietà 138 . Durante <strong>la</strong> visita di Stefanopulos all’associazione Ҫameria non<br />
è stato dato il permesso di svolgere una manifestazione çama di protesta<br />
per i suoi diritti. Ma <strong>la</strong> questione çama non ha soltanto il problema dei<br />
diritti di proprietà al suo interno, in primis esiste una questione morale di<br />
fondo poiché i çami aspettano le scuse dallo stato <strong>greco</strong> per quello che è<br />
successo <strong>durante</strong> <strong>la</strong> seconda <strong>Guerra</strong> Mondiale. Dobbiamo dire che c’è una<br />
spiegazione razionale dello stato <strong>greco</strong> che ammette i massacri e <strong>la</strong> pulizia<br />
etnico ‐ religiosa contro i çami musulmani, ma il governo <strong>greco</strong> si toglie<br />
ogni responsabilità dichiarando che “nel caso del<strong>la</strong> guerra non era<br />
realmente <strong>la</strong> colpa nostra” 139 . Una tesi che è sostenuta da molti storici e<br />
accademici sia greci che <strong>albanesi</strong> è il ruolo importante che hanno avuto gli<br />
inglesi poiché si crede che il comandante di EDES Napoleon Zerva abbia<br />
agito secondo gli ordini di un membro del<strong>la</strong> missione britannica (C.M.<br />
Woodhouse) contro i çami nel 1943‐1944. Woodhouse aveva dichiarato che<br />
“di fronte ai conflitti interetnici in Epiro e agli scontri tra le varie correnti<br />
dei movimenti greci contro l’Asse, le due divisioni dell’Esercito popo<strong>la</strong>re<br />
di ELAS control<strong>la</strong>te dai comunisti si dovevano eliminare in Epiro, e questo<br />
138<br />
James Pettifer, Miranda Vickers, Albania from Anarchy to a Balkan Identity, London,<br />
1999. p. 195.<br />
139<br />
Vickers M, op cit p 39. Discussione con accademici di Thesaloniki aprile 2004.<br />
147
avrebbe aiutato a salvare le forze britanniche comandate dal generale<br />
Scobie dal<strong>la</strong> disfatta nel<strong>la</strong> battaglia di Atene nel 1944” 140 . Quindi di fondo il<br />
governo <strong>greco</strong> riconosce <strong>la</strong> pulizia etnica ma non ammette le colpe.<br />
4.2. La questione del<strong>la</strong> cittadinanza perduta dai rifugiati çami<br />
L’elemento del<strong>la</strong> cittadinanza greca è una questione importante anche se<br />
non fondamentale come quel<strong>la</strong> dei beni immobili dei çami <strong>albanesi</strong> in<br />
Ҫameria. Senza il vincolo del<strong>la</strong> cittadinanza negata i çami potrebbero<br />
essere più liberi di circo<strong>la</strong>re e di chiedere i loro diritti sulle proprietà<br />
confiscate <strong>durante</strong> <strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale. Ma c’è anche una buona parte<br />
dei çami che pensa che <strong>la</strong> cittadinanza greca per loro sia più importante<br />
rspetto ai loro beni perduti nel ‘45. La loro richiesta è quel<strong>la</strong> di avere <strong>la</strong><br />
doppia cittadinanza albanese e greca e vogliono essere riconosciuti come<br />
cittadini greci di nazionalità albanese. “Noi siamo stati rifugiati per molto<br />
tempo, vogliamo che ci venga restituito <strong>la</strong> nostra identità” 141 dichiarano<br />
unanimi i çami.<br />
140<br />
James Petiffer, The Greek Minority in Albania in the Aftermath of Communism, CSRC,<br />
July, 2001. note 39.<br />
141<br />
Discussione con in gruppo di ciami a Valona.<br />
148
4.3. La questione dei beni sequestrati con forza al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama<br />
Con il termine di “beni degli <strong>albanesi</strong> çami in Grecia” ci si riferisce ai beni<br />
situati in territorio <strong>greco</strong> ma di proprietà dei cittadini <strong>albanesi</strong> e di tutti le<br />
persone che hanno avuto <strong>la</strong> cittadinanza albanese specialmente nel periodo<br />
che va dal 1913 al 1927 anno in cui finì il processo di espatrio di massa. Il<br />
dipartimento giuridico del<strong>la</strong> Società delle Nazioni ha qualificato come<br />
cittadini greci tutti coloro che non si sarebbero allontanati dal<strong>la</strong> Grecia sino<br />
al<strong>la</strong> data del 20 luglio 1927. A questa lista appartengono sia gli abitanti fissi<br />
dell’Albania dell’epoca, sia quelli spostati dal<strong>la</strong> Grecia verso altri territori.<br />
Rientrano qui anche i beni dei cittadini greci di etnia albanese costretti a<br />
<strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> Grecia fino al 1949. Gli altri beni sono considerati beni dei çami<br />
(anche se i çami oggi hanno solo <strong>la</strong> cittadinanza albanese) che sono stati<br />
rego<strong>la</strong>mentati con atti normativi e leggi diverse per distinguerle dagli altri<br />
beni dei cittadini <strong>albanesi</strong> in Grecia. Per i beni sequestrati al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
çama nessuno di loro è stato ricompensato. Oltre al sequestro dei beni<br />
mobili e immobili dei cittadini çami <strong>albanesi</strong> con <strong>la</strong> famigerata legge di<br />
guerra, lo stato <strong>greco</strong> ha sequestrato anche due proprietà dello stato<br />
albanese in Grecia compresi molteplici depositi bancari 142 .<br />
Secondo i dati del<strong>la</strong> Società Commissionaria, società del diritto albanese<br />
creata per trattare le rivendicazioni dei beni <strong>albanesi</strong> fuori dai confini<br />
142 Mentor Nazarko, Lufta e fundit, Tirana 2007, p 94<br />
149
nazionali e attiva fino al 1991, i beni pretesi fino al 1989 sono ordinati<br />
come segue:<br />
case e appartamenti per un numero totale di 309; terreni edificabili 62;<br />
negozi e magazzini 66; terreni agricoli 30 mi<strong>la</strong> ettari; boschi 65 mi<strong>la</strong> ettari;<br />
terreni da pascolo 108 mi<strong>la</strong> ettari.<br />
In totale il valore di questi beni è stato stimato a circa 350 milioni di dol<strong>la</strong>ri<br />
dell’epoca senza calco<strong>la</strong>re gli interessi per l’usufrutto di questi beni dal<br />
1940.<br />
Ci sarebbe anche un’altra valutazione dal<strong>la</strong> commissione albanese per le<br />
rivendicazioni, una struttura presso in Ministero degli Esteri italiano.<br />
Secondo il parere di questa commissione gli <strong>albanesi</strong> sono stati privati dei<br />
loro beni in tre momenti: il primo momento coincide con il ritiro<br />
dell’Impero Ottomano; il secondo dopo <strong>la</strong> Conferenza di Losanna, e il<br />
terzo con <strong>la</strong> riforma agraria. Questi beni sono stati espropriati o più<br />
precisamente sono stati sequestrati anche se secondo gli accordi di<br />
Losanna i beni espropriati sarebbero stati ricompensati in oro dal governo<br />
<strong>greco</strong> inclusi gli interessi. Anche se è difficile avere una stima totale di<br />
questi beni, in base ai documenti che si trovano negli archivi di Tirana, si<br />
può dire che l’estensione dei beni rurali <strong>albanesi</strong> fino al 1941 (anno in cui è<br />
stato presentato il promemoria del<strong>la</strong> commissione albanese per le<br />
rivendicazioni) arriva a 260 mi<strong>la</strong> ettari di terreni. I beni immobili<br />
comprendono anche edifici vari, case, fabbriche e negozi. Secondo le stime<br />
150
dell’epoca beni simili avevano un valore di circa 100 milioni di franchi oro.<br />
Per capire meglio le conseguenze di una ipotetica soluzione del<strong>la</strong><br />
questione dei beni <strong>albanesi</strong> valutata dal punto di vista <strong>greco</strong> portiamo <strong>la</strong><br />
dichiarazione del noto esperto dei balcani James Pettifer: “molti dei politici<br />
greci hanno detto in privato incluso me, che sono consapevoli che i çami<br />
hanno ragione, ma se dovessero dargli ragione questo aprirebbe <strong>la</strong> strada<br />
alle pretese degli ebrei, dei turchi, degli s<strong>la</strong>vi e sopratutto dei macedoni<br />
che hanno vil<strong>la</strong>ggi interi in Grecia e molte case sono rimaste nelle stesse<br />
condizioni in cui si trovavano nel 1949. Quindi i politici greci temono che<br />
un accordo con i çami aprirà <strong>la</strong> strada ad un accordo con Skopie e questo<br />
potrebbe essere una catastrofe per le pretese del<strong>la</strong> Grecia nel<strong>la</strong> regione.<br />
Penso che un’altra questione importante per il governo <strong>greco</strong> sia che in<br />
Ҫameria e in Macedonia <strong>la</strong> maggior parte dei terreni che i çami e gli s<strong>la</strong>vi<br />
hanno perduto è stato scoperto che sono stati presi dal<strong>la</strong> chiesa greca e<br />
sono stati registrati sotto forma di terreni dei monasteri. Nel caso in cui i<br />
çami dovessero appropriarsi dei loro terreni questo vuol dire che <strong>la</strong> chiesa<br />
greca dovrebbe rinunciare ad alcuni monasteri e a grandi superfici di<br />
terreni” 143 .<br />
Come è stato detto sopra del<strong>la</strong> definizione di beni <strong>albanesi</strong> fanno parte solo<br />
i beni che hanno come tito<strong>la</strong>re individui i quali hanno avuto <strong>la</strong> cittadinanza<br />
albanese dal 1913 al 1930. Fino adesso non ci sono casi di proprietari<br />
143 Nazarko M, op cit p. 95<br />
151
<strong>albanesi</strong> che hanno iniziato <strong>la</strong> battaglia con il sistema giuridico <strong>greco</strong> anche<br />
se i beni sequestrati sono per lo più un problema legale poiché dal punto di<br />
vista politico <strong>la</strong> Grecia si è impegnata con il trattato di amicizia con<br />
l’Albania del 1996 a togliere qualsiasi blocco che impedisca di godere<br />
pacificamente dei propri beni. Secondo i giuristi greci <strong>la</strong> legge 2636/40, nel<br />
1965 è stato modificata e per i cittadini <strong>albanesi</strong> di etnia greca fa delle<br />
eccezioni rispetto agli altri proprietari. Secondo le interpretazioni<br />
giuridiche del<strong>la</strong> legge 2636 riportate da Nazarko nel suo libro “Lufta e<br />
fundit, Le proprietà degli <strong>albanesi</strong> in Grecia” il motivo dei sequestri dei<br />
beni immobili dei çami nel<strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale era solo per conge<strong>la</strong>re i<br />
loro beni e non aveva lo scopo di confiscare e di espropriare poiché erano<br />
atti che andavano anche contro <strong>la</strong> costituzione greca. Questa constatazione<br />
deriva dal fatto che l’articolo 2 par<strong>la</strong> di blocco degli scambi; l’articolo 3 di<br />
blocco dell’esecuzione di qualsiasi atto legale; l’articolo 6 par<strong>la</strong> di sequestro<br />
conservativo dai quali appare evidente l’obiettivo del<strong>la</strong> Grecia di impedire<br />
l’uso dei beni <strong>albanesi</strong> per il periodo del<strong>la</strong> guerra.<br />
Lo stato <strong>greco</strong> ha ridato i beni italiani e bulgari sequestrati con <strong>la</strong><br />
medesima legge togliendo al totale del loro valore una somma per le<br />
riparazioni varie dei danni derivati dal<strong>la</strong> guerra. Oltre questo lo stato <strong>greco</strong><br />
con le leggi degli anni ‘49‐‘50 si è dato il diritto di usufrutto e di proprietà<br />
sui beni tedeschi del 1941.<br />
152
La legis<strong>la</strong>zione greca sui sequestri conservativi vio<strong>la</strong> il diritti fondamentali<br />
dell’uomo ma secondo l’autore <strong>greco</strong> Ktistakis “dobbiamo aver a che fare<br />
con una vio<strong>la</strong>zione continua del diritto del<strong>la</strong> proprietà, il sequestro<br />
conservativo non rappresenta una vio<strong>la</strong>zione continua; si devono esaurire<br />
prima tutti i gradi del<strong>la</strong> giurisdizione interna greca in maniera definitiva e<br />
appropriata per restaurare il diritto vio<strong>la</strong>to” 144 . Questo vuol dire che tutti<br />
gli interessati devono iniziare i processi per vio<strong>la</strong>zione del diritto di<br />
proprietà nei tribunali greci, una volta passato attraverso tutti i gradi dei<br />
tribunali greci ci si può rivolgere a Strasburgo. Solo così si può<br />
internazionalizzare <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Ҫameria. Lo stato albanese dovrebbe<br />
sostenere caso per caso o anche gruppi di çami nei loro processi in Grecia<br />
dove sicuramente non vinceranno poiché <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione è tale da non<br />
trovare sbocchi, ma potrebbero sicuramente trovare ragione nei tribunali<br />
internazionali. Per concludere cito le parole del pubblicista <strong>greco</strong> Teloglu,<br />
prese da una intervista ri<strong>la</strong>sciata a Nazarko: “<strong>la</strong> questione dei beni <strong>albanesi</strong><br />
in Grecia può essere spiegata in questo modo: è come se dovessi pagare<br />
una somma a qualcuno e quel<strong>la</strong> somma l’hai conservata nel tuo cassetto.<br />
Tu puoi aver<strong>la</strong> nel cassetto e l’altro non te l’ha mai chiesta. Fino ad adesso i<br />
çami non hanno chiesto di riprendere <strong>la</strong> loro somma. Stanno in piazza a<br />
144 Ktistakis, I beni çami e <strong>albanesi</strong> in Grecia. in Dike International, vol 37 Atene 2006. p171<br />
153
gridare ma non sono andati là dove hanno il loro prestito e chiederlo. Io <strong>la</strong><br />
vedo cosi” 145 .<br />
4.4. Sviluppi recenti sul<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Çameria<br />
Ma cosa si sta facendo concretamente oggi sul<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Ҫameria?<br />
Alcuni çami coraggiosi sono tornati nelle loro case in Ҫameria dopo <strong>la</strong><br />
liberalizzazione dei visti con l’Unione Europea ma spesso hanno trovato<br />
deserti o boschi al posto delle loro abitazioni. Le moschee, le case, gli<br />
edifici amministrativi, i monumenti di cultura piano piano sono scomparsi<br />
per <strong>la</strong>sciare il posto all’erba e agli alberi. Così l’eredità culturale e<br />
architettonica sta scomparendo. Ma ci sono anche casi di çami che hanno<br />
trovato e provato a restaurare le loro case. Il Ministero degli Esteri <strong>greco</strong> è<br />
convinto che alcuni poliziotti locali siano stati corrotti dagli <strong>albanesi</strong> per far<br />
sì che alcuni çami si appropriassero nuovamente delle loro case. Allo<br />
stesso tempo anche alcune famiglie del<strong>la</strong> minoranza greca in Albania<br />
hanno emigrato verso paesi come Fi<strong>la</strong>t. Nel marzo del 2004 in Albania è<br />
stato creato l’Istituto degli studi çami. Lo scopo principale di questo<br />
istituto è quello di “colmare il vuoto nel riconoscimento del<strong>la</strong> questione<br />
çama in generale” 146 organizzando una serie di incontri e convegni che<br />
145 Intervista con il noto giornalista investigativo del<strong>la</strong> rete Mega Tassos Teloglu, sul<strong>la</strong><br />
questione del<strong>la</strong> ameria trasmessa dal<strong>la</strong> rete nazionale albanese. Tirana 2005<br />
146 Intervista con Gazmend Hazhiu, membro dell’Istituto, Tirana 2009.<br />
154
hanno avuto una grande attenzione dai media e dall’opinione pubblica.<br />
Inoltre, è stata creata anche l’associazione “Ҫameria” che per lo più ha<br />
cercato di raccogliere tutte le testimonianze personali e tutti i dati possibili<br />
dei çami che sono stati espulsi e ora si trovano a vivere in Albania. Hanno<br />
raccolto anche un numero considerevole di documentazione e di archivi<br />
personali allo scopo di preservare <strong>la</strong> memoria storica per le future<br />
generazioni. La politica albanese invece a partire dagli anni ’90 ha usato <strong>la</strong><br />
questione del<strong>la</strong> Ҫameria solo <strong>durante</strong> le campagne elettorali e ha fatto poco<br />
per trovare una vera soluzione. Il Centro di ricerca per lo Studio dei<br />
conflitti sul<strong>la</strong> questione çama ha pubblicato un rapporto nell’aprile del<br />
2002 e sembrava che le conclusioni del rapporto avrebbero spinto il<br />
governo ad intraprendere delle azioni che avrebbero trovato una soluzione<br />
risolutiva. Infatti, nel marzo del 2003 il Primo Ministro di quel tempo Fatos<br />
Nano, ha dichiarato davanti al Par<strong>la</strong>mento che aveva raggiunto un accordo<br />
con il suo omologo <strong>greco</strong> Kostas Simitis, per <strong>la</strong> creazione di un gruppo di<br />
<strong>la</strong>voro bi<strong>la</strong>terale per studiare <strong>la</strong> questione legale che avrebbe portato al<strong>la</strong><br />
risoluzione definitiva del<strong>la</strong> questione çama. Ma già qualche mese dopo<br />
non si seppe più niente sull’argomento. Questa situazione ha spinto un<br />
gruppo di deputati del Fronte Nazionale e del<strong>la</strong> Legalità (due partiti<br />
nazionalisti <strong>albanesi</strong>) a formu<strong>la</strong>re una risoluzione sul<strong>la</strong> questione çama che<br />
è stata firmata da oltre 40 deputati anche dalle forze dell’opposizione e da<br />
molti esperti di diritto. La risoluzione esprimeva <strong>la</strong> preoccupazione per <strong>la</strong><br />
155
mancanza di volontà del governo albanese e di quello <strong>greco</strong> per quanto<br />
riguardava i diritti di proprietà dei çami. Inoltre, si esponeva il fatto che il<br />
governo albanese dovesse chiedere l’abrogazione del<strong>la</strong> legge di guerra, il<br />
riconoscimento delle proprietà dei çami, <strong>la</strong> loro ricompensa e il<br />
conge<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> legge 2664/1998 riguardo al registro dei beni çami al<br />
catasto <strong>greco</strong>. Inizialmente tutti i gruppi politici hanno dichiarato che<br />
avrebbero sostenuto <strong>la</strong> risoluzione e che l’avrebbero votata all’unanimità.<br />
Dopo mesi di dibattiti l’approvazione del<strong>la</strong> risoluzione è passata da una<br />
seduta par<strong>la</strong>mentare all’altra e secondo il governo era necessario cambiare<br />
alcuni passaggi per aiutare il par<strong>la</strong>mento ad approvare una risoluzione<br />
equilibrata. Secondo l’opposizione il governo stava contestando<br />
l’approvazione del<strong>la</strong> risoluzione poiché avrebbe causato tensione nei<br />
rapporti con lo stato <strong>greco</strong>. I socialisti si erano astenuti con <strong>la</strong> scusa che<br />
l’approvazione di tale risoluzione avrebbe comportato una reazione del<br />
governo <strong>greco</strong> contro gli immigrati <strong>albanesi</strong> in Grecia con delle espulsioni<br />
di massa (le cosiddette operazioni scopa) 147 . Uno dei deputati socialisti<br />
Spartak Braho disse: “<strong>la</strong> ragione principale è che noi non possiamo mettere<br />
le richieste del<strong>la</strong> comunità çama contro gli interessi primari dei 600 mi<strong>la</strong><br />
immigrati <strong>albanesi</strong> in Grecia” 148 . La Grecia quell’anno ospitava le olimpiadi<br />
e <strong>la</strong> mano d’opera albanese era indispensabile nei vari cantieri e secondo<br />
147 C’erano anche altri deputati socialisti che hanno sostenuto ed erano pronti a votare a favore<br />
del<strong>la</strong> risoluzione ma il loro numero non era sufficiente per raggiungere il quorum necessario<br />
nel<strong>la</strong> votazione finale.<br />
148 Dichiarazione preso dal giornale Korrieri del 10 Aprile 2004<br />
156
molti politici era il momento giusto per spingere Atene a prendere<br />
provvedimenti o quantomeno una promessa per <strong>la</strong> risoluzione del<strong>la</strong><br />
questione. Un altro deputato socialista Sabit Brokaj disse: ”<strong>la</strong> corda che i<br />
greci tengono sul collo di alcuni politici <strong>albanesi</strong> con il pretesto degli<br />
immigrati <strong>albanesi</strong> in Grecia, è solo una manovra per fare pressione. Solo<br />
quei politici <strong>albanesi</strong> che sono legati con i monopoli greci e sono mischiati<br />
in affari loschi oppure traggono profitti illegali si possono far piegare da<br />
questa pressione” 149 . Anche il partito filo <strong>greco</strong> per l’Unione e i Diritti<br />
dell’Uomo di Vangjel Dule era contrario al<strong>la</strong> risoluzione e secondo <strong>la</strong> sua<br />
paro<strong>la</strong>: “questa risoluzione arriva in un momento in cui <strong>la</strong> regione<br />
balcanica sta vivendo un periodo con degli accadimenti intensivi e degli<br />
equilibri precari. L’approvazione di questa risoluzione sconvolgerebbe<br />
questi equilibri con costo politico molto alto per <strong>la</strong> politica estera<br />
albanese” 150 .<br />
L’ambasciatore <strong>greco</strong> a Tirana in una serie di incontri con gli ufficiali del<br />
Ministro degli Esteri albanese dichiarava che l’approvazione di questa<br />
risoluzione sarebbe stata un atto non amichevole dall’Albania 151 . Infine <strong>la</strong><br />
risoluzione non ha preso il numero dei voti necessari per <strong>la</strong> sua<br />
approvazione. Per i çami era uno schiaffo pesante e subito dopo hanno<br />
manifestato contro questa decisione. Anche se <strong>la</strong> risoluzione non è stata<br />
149 Ibid.<br />
150 Albania Daily News, 12 aprile 2004<br />
151 Shekulli, 2 aprile 2004<br />
157
approvata è stata utile per portare al<strong>la</strong> luce <strong>la</strong> natura emotiva, le divisioni<br />
interne del<strong>la</strong> politica e il costo del<strong>la</strong> questione çama. Il presidente albanese<br />
dell’epoca Alfred Moisiu, sembrava interessato ad una risoluzione di<br />
questo problema. In una intervista ri<strong>la</strong>sciata a Miranda Vickers, l’ex<br />
presidente spiegava che “i problemi passati tra Grecia e Albania riguardo<br />
<strong>la</strong> questione çama, i loro diritti per <strong>la</strong> proprietà, <strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> guerra, e <strong>la</strong><br />
minoranza greca in Albania, non devono incidere nelle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> tra i due<br />
paesi, anzi questi problemi devono trovare una risoluzione al più<br />
presto” 152 .<br />
Gli osservatori internazioni erano preoccupati per il fatto che i politici<br />
kossovari potessero specu<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> questione çama e prenderlo come<br />
punto di riferimento per chiedere l’autonomia del Kossovo. Ma ora che<br />
l’indipendenza del Kossovo è realtà si potrebbe vedere e considerare<br />
diversamente <strong>la</strong> questione çama. L’anno 2004 forse è stato l’anno in cui di<br />
più si è discusso sul<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Ҫameria. Anche i rapporti politici tra<br />
i due Paesi sono stati molto intensi.<br />
All’inizio del 2005 i çami delusi dagli atteggiamenti dei due grandi partiti<br />
<strong>albanesi</strong> riguardo <strong>la</strong> loro questione, hanno deciso di fondare un partito<br />
politico PDI (Partito per <strong>la</strong> Giustizia e l’Integrità) che avrebbe<br />
rappresentato i çami nelle seguenti elezioni par<strong>la</strong>mentari. Il partito ha<br />
152 Intervista dell’ex Presidente albanese Alfred Moisiu ri<strong>la</strong>sciata a Miranda Vicekers e<br />
pubblicata da Vickers nel suo libro “ The cham issue – where to now?” Defence Academy of<br />
the United Kingdom, January 2007. p. 28<br />
158
dichiarato di appartenere al centro destra il che era anche <strong>la</strong> vocazione di<br />
tutti i çami che avevano sofferto sotto il regime comunista di Hoxha. La<br />
creazione del loro partito è stato frutto anche del<strong>la</strong> consapevolezza dei<br />
çami che i grandi partiti <strong>albanesi</strong> ormai si ricordavano solo <strong>durante</strong> le<br />
campagne elettorali del<strong>la</strong> questione çama. Ritornando indietro infatti<br />
prima delle elezioni del ’96 il governo di allora del Partito Democratico di<br />
Berisha ha segnato un giorno ufficiale per <strong>la</strong> memoria del massacro del 25‐<br />
27 Giugno 1944 a Paramithia e ha costruito un monumento per i çami nel<strong>la</strong><br />
città di Konispol (estremo sud albanese, uno dei 7 paesi che è rimasto<br />
all’Albania dopo <strong>la</strong> conferenza di Londra nel 1913). Così come <strong>durante</strong> <strong>la</strong><br />
campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2003 ad una strada<br />
principale di Tirana è stato dato il nome “Ҫameria”. Ma queste erano solo<br />
delle iniziative simboliche che non sono state accompagnate da una azione<br />
politica vera e propria. Oltre al PDI, due anni più tardi un gruppo di<br />
intellettuali çami ha fondato un’altro partito il PDU (Partito per i Diritti e<br />
l’Unità) che prima delle elezioni par<strong>la</strong>mentari del 2009 si è unito in un<br />
unico partito con il PDIU (Partito per <strong>la</strong> Giustizia, l’Integrità e l’Unità).<br />
L’anno 2005 è stato un anno difficile per i çami poiché il governo <strong>greco</strong> con<br />
<strong>la</strong> legge del 1998 dava 7 anni per <strong>la</strong> registrazione delle proprietà situate in<br />
territorio <strong>greco</strong>. Secondo <strong>la</strong> legge “tutti i beni dei proprietari <strong>albanesi</strong> in<br />
Grecia che ancora non sono registrate sarebbero passate allo stato”. Infatti<br />
<strong>la</strong> legge 2664 “sui catasti e altre regole” aveva messo come data ultima il 27<br />
159
novembre 2005 per <strong>la</strong> registrazione dei beni immobili. Il governo sapeva<br />
benissimo che i çami non potevano registrare le loro proprietà poiché per<br />
farlo dovevano prendere a Janina i documenti mancanti e per andare a<br />
Janina serviva il visto d’ingresso in Grecia. I visti sono stati sempre rifiutati<br />
e qualcuno che è riuscito ad ottenere un visto è stato bloccato al<strong>la</strong> frontiera.<br />
L’8 Febbraio del 2006 <strong>la</strong> Procura Generale del<strong>la</strong> Repubblica Greca ha<br />
annunciato <strong>la</strong> sua decisione per <strong>la</strong> vendita di tutti i beni non registrati in<br />
Epiro dove erano le proprietà dei çami sequestrate nel 1945. Secondo <strong>la</strong><br />
Procura, i proprietari di questi beni non hanno mostrato nessun interesse<br />
per oltre 20 anni. I çami hanno considerato ciò una provocazione aperta e<br />
hanno chiesto al governo albanese e al<strong>la</strong> comunità internazionale di<br />
intervenire ma nessuna voce si è sollevata a proposito. Nel luglio del 2006<br />
10 mi<strong>la</strong> çami indignati hanno marciato verso il confine a Qaf Bote per<br />
commemorare il massacro dei çami del 27 giugno 1944 di Paramithia.<br />
L’accaduto ha avuto una grande eco nel<strong>la</strong> stampa albanese e in quel<strong>la</strong><br />
greca. Per <strong>la</strong> prima volta un numero così considerevole di çami si era<br />
riunito per protestare per i loro diritti chiesti da anni. Altre iniziative si<br />
sono susseguite, comprese le lettere inviate alle missioni diplomatiche<br />
internazionali di Tirana e ad un memorandum inviato dal PDI al Primo<br />
Ministro Berisha e al Ministro degli Esteri <strong>greco</strong> Teodoros Pangallos.<br />
Alcuni membri del PDI sono andati nell’ottobre del 2006 a presentare le<br />
loro richieste al Par<strong>la</strong>mento Europeo a Strasburgo. È stata <strong>la</strong> prima volta<br />
160
che le richieste dei çami venivano presentati ai par<strong>la</strong>mentari europei. Dopo<br />
una serie di incontri con personaggi come Doris Pack, presidente del<strong>la</strong><br />
delegazione del par<strong>la</strong>mento europeo per l’Europa del sud‐est, al<strong>la</strong><br />
delegazioni çama è stato promesso che <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> loro terra si<br />
sarebbe analizzata nel 13° round del<strong>la</strong> seduta par<strong>la</strong>mentare che doveva<br />
discutere sull’accordo di stabilizzazione e associazione dell’Albania e che<br />
in maniera ancora più forte si doveva discutere con i membri greci del<br />
Par<strong>la</strong>mento Europeo. L’idea era quel<strong>la</strong> di approvare una risoluzione<br />
par<strong>la</strong>mentare che avrebbe aperto il dialogo tra Atene e Tirana con <strong>la</strong><br />
partecipazione del<strong>la</strong> rappresentanza çama e di quel<strong>la</strong> internazionale. A<br />
distanza di 5 anni ancora non ci sono progressi per quanto riguarda una<br />
possibile risoluzione di un problema decennale.<br />
Il governo ha sempre ostaco<strong>la</strong>to il dialogo sul<strong>la</strong> questione çama.<br />
Escludendo una minoranza di accademici, diplomatici e persone che<br />
operano per i diritti dell’uomo, <strong>la</strong> maggior parte dei greci sostiene il punto<br />
di vista delle autorità greche per le quali una tale questione non esiste.<br />
Molti çami pensano che il governo <strong>greco</strong> stia protraendo <strong>la</strong> questione çama<br />
con <strong>la</strong> speranza che molti testimoni ocu<strong>la</strong>ri dei massacri che le forze di<br />
Zerva hanno commesso in Ҫameria, moriranno e così, di conseguenza, <strong>la</strong><br />
questione çama si indebolirà da so<strong>la</strong>.<br />
161
Conclusioni<br />
I rapporti tra i due Paesi balcanici sono sempre stati tesi a partire dal<strong>la</strong> fine<br />
dell’Impero Ottomano fino al<strong>la</strong> sottoscrizione del Trattato di Amicizia<br />
<strong>greco</strong>‐albanese del 1996. La questione del<strong>la</strong> Ҫameria ha avuto una<br />
posizione centrale all’interno di queste <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> per <strong>la</strong> sua peculiarità e il<br />
suo sviluppo storico. Il periodo del<strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale è quello più<br />
intenso e più doloroso per <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama che è rimasta vittima di<br />
una politica nazionalista greca pagandone a caro prezzo le conseguenze.<br />
Un fatto importante in queste <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> e nel<strong>la</strong> questione çama è<br />
l’occupazione dell’Albania da parte dell’Italia nel 1939. Nel<strong>la</strong> politica<br />
italiana si sono scontrate due linee, quel<strong>la</strong> di Jacomoni più attenta a<br />
rispettare lo spirito di indipendenza degli <strong>albanesi</strong> e quel<strong>la</strong> di Ciano che<br />
non poneva nessun tipo di attenzione al<strong>la</strong> questione. Dopo l’invasione<br />
italiana dell’Albania e poi del<strong>la</strong> Grecia bisogna specificare il ruolo e lo stato<br />
giuridico dell’Albania in quel periodo. Il re Zog non ha accettato<br />
apertamente l’invasione italiana e non ha voluto mettere a disposizione<br />
porti, aeroporti e l’infrastuttura albanese, scappando poi dopo un<br />
ultimatum degli italiani. Secondo gli <strong>albanesi</strong> e molti altri autori stranieri<br />
esperti di diritto internazionale, l’Albania ha perduto <strong>la</strong> sua sovranità<br />
<strong>durante</strong> <strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale e non poteva essere un Paese col<strong>la</strong>boratore<br />
del fascismo. Secondo <strong>la</strong> tesi greca che giustifica <strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> stato di<br />
162
guerra con l’Albania, gli <strong>albanesi</strong> hanno condotto i fascisti italiani a venire<br />
in territorio albanese nonostante l’Albania fosse uno stato sovrano.<br />
Secondo Cansacchi, l’occupazione dell’Albania non ha portato <strong>la</strong><br />
scomparsa dello stato albanese poiché l’intervento italiano è nato sul<strong>la</strong> base<br />
dell’obiettivo per sostenere un movimento nazionale interno che mirava a<br />
far cadere il regime di re Zog. La tesi di Cansachis sostenuta anche da altri<br />
autori italiani come Quadri e Rizzo, che considerano l’unione italo‐<br />
albanese come un’unione personale è stata sostenuta anche da una parte<br />
del<strong>la</strong> dottrina albanese del tempo. Gli studiosi greci si basano su queste<br />
tesi e considerano i rapporti tra Italia e Albania nel<strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale<br />
come “un’unione all’interno del<strong>la</strong> quale le due parti hanno conservato <strong>la</strong><br />
loro sovranità fondando un unico organo in comune come era <strong>la</strong> corona”.<br />
Le tesi che sostengono <strong>la</strong> perdita del<strong>la</strong> sovranità albanese vengono da<br />
molti autori noti italiani, <strong>albanesi</strong> e anche greci. Di una partico<strong>la</strong>re<br />
importanza è <strong>la</strong> dichiarazione del senatore a vita Andreotti che in una<br />
intervista par<strong>la</strong>ndo dell’occupazione italiana del 7 aprile 1939 lo ha<br />
descritto come “un’appropriazione del<strong>la</strong> sovranità dello stato albanese”.<br />
Galeazzo Ciano scrive che “definitivamente non è rimasto nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
sovranità dell’Albania, non c’è più una Albania indipendente ma una<br />
provincia d’Italia”. Secondo Puto l’Unione tra Albania e Italia non era<br />
determinata come risultato dell’applicazione delle leggi di eredità poiché<br />
tra <strong>la</strong> casa reale italiana e quel<strong>la</strong> albanese non c’erano legami di parente<strong>la</strong>.<br />
163
Inoltre, il re albanese Zog è stato costretto a <strong>la</strong>sciare l’Albania in seguito ad<br />
un ultimatum, il par<strong>la</strong>mento albanese si è sciolto, e il governo albanese non<br />
esisteva più.<br />
Le autorità italiane in Albania una volta che si sono insediate hanno<br />
diretto una campagna molte forte nel sostenere i diritti del<strong>la</strong> minoranza<br />
etnica albanese del<strong>la</strong> Ҫameria. Tutta <strong>la</strong> campagna doveva servire per<br />
creare <strong>la</strong> base del sostegno dell’opinione pubblica albanese per le<br />
operazioni contro <strong>la</strong> Grecia. Il pretesto per entrare in guerra fu l’uccisione<br />
di un pastore çam il quale è stato descritto dal<strong>la</strong> stampa italiana come “un<br />
eroe albanese decapitato dagli squadroni greci che sono entrati in territorio<br />
albanese per ucciderlo ” mentre, dal<strong>la</strong> stampa greca è stato descritto come<br />
un bandito” 153 . L’ambasciatore americano in Grecia di quel periodo Mac<br />
Veagh ricorda nel suo diario: “ le accuse legate all’uccisione del pastore<br />
albanese sono infondate. É molto probabile che l’Italia non veda con<br />
simpatia i confini <strong>albanesi</strong>. La Ҫameria è solo un pretesto..” 154 . La Grecia<br />
con <strong>la</strong> legge nr. 2636/1940 ha dichiarato guerra all’Italia e all’Albania. Con<br />
<strong>la</strong> stessa legge sono stati confiscati anche tutti i beni mobili e immobili dei<br />
çami. Il pretesto di una tale azione contro i beni dei çami è stato il fatto che<br />
due battaglioni di çami si sono schierati con le forze dell’Asse. Su questo<br />
punto è importante sottolineare che come in tutta l’Europa, spinti anche<br />
153 Jacomoni, Politica e Italise ne Shqiperi, Tirana 2005 p 85<br />
154 Iatrides, Ambassador Mac Veagh Reports, Greece 1933-1947, New Jersey 1980 p. 213<br />
164
dal<strong>la</strong> forte propaganda fascista in Albania, una parte dei çami si è arruo<strong>la</strong>ta<br />
con le forze italiane. Per contrastare questa tesi, nel<strong>la</strong> Conferenza di Pace di<br />
Parigi il Primo Ministro albanese Hoxha si riferisce ad una lettera di<br />
Mussolini a Hitler del 22 Novembre 1940 e ai ricordi di Badoglio capo<br />
dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano che scrive: “...le truppe e le<br />
bande <strong>albanesi</strong> hanno disertato...”. 155 In ogni modo i fatti partico<strong>la</strong>ri di<br />
col<strong>la</strong>borazione con gli occupanti non hanno oscurato il contributo albanese<br />
a fianco degli alleati 156 . Anche Grazzi il ministro italiano ad Atene scrive: “i<br />
çami non vogliono combattere contro <strong>la</strong> Grecia” 157 . Dopo il ritiro dell’Italia<br />
e l’occupazione del<strong>la</strong> Grecia dai nazisti i çami si sono trovati di nuovo<br />
davanti alle accuse di col<strong>la</strong>borazionismo con i tedeschi, accuse che sono<br />
state al<strong>la</strong> base di tutte le azioni greche contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama. Al<strong>la</strong><br />
fine del conflitto quel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çama che è riuscita a scampare al<strong>la</strong><br />
vendetta e alle operazioni barbare delle unità del<strong>la</strong> destra nazionalista<br />
greca, ha abbandonato i terreni e si è rifugiata in Albania. Per quanto<br />
riguarda i crimini contro i çami qualcuno nel<strong>la</strong> dottrina e storiografia<br />
albanese li considera un genocidio. Nel caso dei çami che all’epoca dei fatti<br />
erano cittadini greci, non siamo alle prese con un conflitto per <strong>la</strong><br />
liberazione nazionale oppure un conflitto per l’autodeterminazione del<br />
popolo che vengono rego<strong>la</strong>mentati dal diritto internazionale, quindi le<br />
155<br />
Hoxha E. Dy popuj miq.Tirana 1980 p. 238.<br />
156<br />
Ibid, p.239<br />
157<br />
Ndrenika, Debimi i cameve nga Greqia pas marreveshjes se Zerves me gjermanet, Shekulli<br />
25 Giugno 2006.<br />
165
questioni devono essere trattate sul<strong>la</strong> base del diritto interno <strong>greco</strong>. Da<br />
questo punto di vista si può par<strong>la</strong>re di una pulizia etnica e anche religiosa<br />
ma non di genocidio. Ma ci sono anche esperti di diritto e di storia che<br />
sostengono il contrario, uno di questi è l’avvocato Agim Tartari, secondo il<br />
quale: “il problema dei çami è un problema complicato che fino ad oggi<br />
non è stato studiato come si deve dal punto di vista giuridico. Si deve<br />
tenere presente che un atto che si svolge con lo scopo di distruggere<br />
interamente o parzialmente un gruppo nazionale, etnico, razziale o<br />
religioso si chiama genocidio. L’uccisione di uomini, donne e bambini e<br />
l’espulsione di massa dei çami dal loro paese non è stato altro che<br />
genocidio, una pulizia totale dall’elemento albanese” 158 . L’avvocato Tartari<br />
menziona anche una serie di cifre: secondo l’amministrazione generale<br />
dell’Epiro nel 1938 in Ҫameria abitavano 17.311 “<strong>albanesi</strong> musulmani”.<br />
Secondo l’autore <strong>greco</strong> Balciotis all’inizio degli anno ’40 i çami erano 21‐22<br />
mi<strong>la</strong>. Nel 1947 nel<strong>la</strong> regione di Parga sono rimasti 113 çami e nel 1992 nel<br />
comune di Thesprotia abitavano solo 44 çami. Secondo Tartari queste cifre<br />
par<strong>la</strong>no da sole e non si può par<strong>la</strong>re di altro tranne che di genocidio.<br />
Il fatto è che lo stato <strong>greco</strong> non ammette di aver col<strong>la</strong>borato con le forze<br />
nazionaliste e finchè non c’è prova del coinvolgimento dello stato <strong>greco</strong> le<br />
operazioni degli zervisti sono considerate come individuali poiché non<br />
sono rappresentanti dello stato <strong>greco</strong> e possono essere prese in<br />
158 Nazarko M, op cit. p 66<br />
166
considerazione dal diritto internazionale sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> Convenzione di<br />
Ginevra del 1949 che rego<strong>la</strong>menta i conflitti interni poiché gli atti criminali<br />
contro i çami si sono compiuti nel ‘44‐‘45.<br />
In ogni caso il problema dei çami è stato portato al Consiglio di Sicurezza<br />
dell’ONU nel 1946, è stata una delle questioni più dibattute e complicate<br />
dalle Nazioni Unite. Nel novembre del 1944 il sottosegretario americano<br />
Stetinius, informato sul<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Ҫameria, si esprimeva così “noi<br />
pensiamo che non dobbiamo permettere alle forze armate greche o<br />
<strong>albanesi</strong> di passare oltre confine e che le loro azioni di espellere o<br />
annientare <strong>la</strong> minoranza che appartiene ad una lingua o ad un gruppo<br />
nazionale non devono essere tollerate” 159 . La comunità internazionale<br />
anche se consapevole del<strong>la</strong> tragedia non ha reagito. Anche lo stato<br />
albanese in un primo momento che comprende il periodo del<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />
guerra fino al 1949, ha fatto pressioni al<strong>la</strong> Grecia e ha cercato di<br />
internazionalizzare <strong>la</strong> questione çama ma dopo ha smesso le sue azioni per<br />
ritornare a confrontarsi con questo problema delicato negli anni ’90 dopo<br />
<strong>la</strong> caduta del comunismo. Ora il governo albanese stenta a par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />
questione çama e il problema che si menziona è solo quello dei beni<br />
immobili di questa etnia. La questione çama rimane una questione<br />
complicata ma rimane ancora presente nel<strong>la</strong> vita pubblica in Albania. A<br />
159 AMPJ Dosja e Greqise K5/105(d)<br />
167
causa di questa complicazione (genocidio o pulizia etnica, processi giusti o<br />
ingiusti per i col<strong>la</strong>boratori, eventuali danni causati all’Albania che ha<br />
ospitato i çami espulsi e rimasti vivi, <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> cittadinanza, <strong>la</strong><br />
questione dei beni immobili, il diritto a ritornare nelle proprie case,<br />
l’assimi<strong>la</strong>zione dei çami ortodossi, etc) presentano molti scenari di risposta<br />
nell’arena internazionale sia dal punto di vista giuridico che da quello<br />
storico. Tutto questo va affrontato in una maniera integrale e obiettiva.<br />
168
Appendice I<br />
Cronologia delle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> <strong>greco</strong> <strong>albanesi</strong> dall’indipendenza albanese ai<br />
giorni nostri<br />
Dicembre 1912‐ Giugno 1913: Al<strong>la</strong> fine delle guerre balcaniche l’Albania<br />
proc<strong>la</strong>ma l’indipendenza riconosciuta dal<strong>la</strong> Conferenza degli Ambasciatori<br />
di Londra presidiata dal ministro degli esteri britannico Eduart Grey.<br />
1913: La Grecia firma il Trattato di Atene con l’Impero Ottomano, nel quale<br />
si impegna a rispettare i diritti umani e di proprietà di tutti i cittadini<br />
provenienti dall’Impero indipendentemente dal<strong>la</strong> loro origine.<br />
17 dicembre 1913: La commissione incaricata dal<strong>la</strong> Conferenza degli<br />
Ambasciatori di stabilire i confini del sud Albania chiude i <strong>la</strong>vori con il<br />
protocollo di Firenze il quale non ha applicato <strong>la</strong> nozione di etnia. Sono<br />
rimasti fuori dai confini del nuovo stato albanese territori dove abitava<br />
quasi <strong>la</strong> metà degli <strong>albanesi</strong> nel periodo ottomano. Solo 800 mi<strong>la</strong> persone<br />
facevano parte dell’Albania politica. In Grecia è rimasta tutta <strong>la</strong> Ҫameria.<br />
La Grecia ha continuato <strong>la</strong> pressione sull’Albania del sud per l’anessione di<br />
altri territori, a volte occupandoli e altre volte alimentando i movimenti<br />
autonomi.<br />
17 maggio 1914: I rappresentanti del<strong>la</strong> Comissione Internazionale di<br />
Controllo, l’organo tutore del nuovo stato albanese firmano il Protocollo di<br />
Corfù con dirigenti del movimento per l’autonomia filogreca, documento<br />
che riconosce l’autonomia a due regioni <strong>albanesi</strong> parte del cosidetto Epiro<br />
169
del Nord. Secondo i termini, le due province di Korça e Argirocastro che<br />
costituivano parte dell’Epiro del Nord avrebbero acquisito completa<br />
esistenza autonoma (come separatum corpus) sotto <strong>la</strong> sovranità nominale<br />
albanese del Principe Wied.<br />
26 aprile 1915: Viene sig<strong>la</strong>to a Londra il trattato segreto tra l’Italia e i<br />
Grandi Poteri, trattato che spartiva l’Albania tra Serbia, Grecia e<br />
Montenegro <strong>la</strong>sciando solo una picco<strong>la</strong> parte dell’Albania centrale per<br />
creare “un piccolo stato autonomo e neutrale”. L’Italia avrebbe avuto il<br />
diritto di rappresentar<strong>la</strong> nelle <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> internazionali.<br />
1916: Costretta dall’ultimatum dell’esercito italiano, <strong>la</strong> Grecia è costretta a<br />
<strong>la</strong>sciare alcuni territori occupati nell’Albania del sud dove aveva<br />
organizzato una amministrazione civile propria.<br />
3 giugno 1917: Con l’ordine del governo italiano il generale Ferrero<br />
proc<strong>la</strong>ma ad Argirocastro (città nel sud Albania, molto ambita dai greci)<br />
“l’unione e l’indipendenza dell’Albania sotto <strong>la</strong> protezione italiana”. Un<br />
atto che ha provocato molte reazioni internazionali.<br />
12 febbraio‐6 marzo 1919: La Conferenza di Pace di Parigi del 18 Gennaio<br />
1919, accogliendo <strong>la</strong> richiesta greca, nomina una comissione ad hoc per le<br />
questioni <strong>greco</strong>‐<strong>albanesi</strong> che svolge i <strong>la</strong>vori tra il 12 febbraio e il 6 marzo.<br />
La delegazione albanese composta da msulmani e cristiani, ha sostenuto <strong>la</strong><br />
tesi del<strong>la</strong> nazione unica e indivisibile indipendentemente<br />
dall’appartenenza religiosa. In alcune sedute ha partecipato anche il primo<br />
170
ministro <strong>greco</strong> Venizellos che ha sostenuto l’idea dell’appartenenza<br />
religiosa, per cui ogni ortodosso in Albania è <strong>greco</strong>.<br />
29 luglio 1919: Viene firmato l’accordo segreto Titoni‐Venizellos che<br />
garantiva il sostegno reciproco italo‐<strong>greco</strong> <strong>durante</strong> i <strong>la</strong>vori del<strong>la</strong><br />
Conferenza di Pace di Parigi.<br />
8 agosto 1920: Il governo <strong>greco</strong> sottoscrive il trattato di Serva con l’Impero<br />
Ottomano. Tramite questo trattato <strong>la</strong> Grecia riconosce e si impegna a<br />
garantire <strong>la</strong> protezione dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti i<br />
cittadini bulgari, <strong>albanesi</strong> va<strong>la</strong>cchi etc indipendentemente dal<strong>la</strong> razza<br />
nazionalità o religione.<br />
17 dicembre 1920: L’ Albania diventa membro del<strong>la</strong> Società delle Nazioni<br />
9 novembre 1921: La Conferenza degli Ambasciatori stabilisce in maniera<br />
definitiva i confini dell’Albania, riconoscendo l’indipendenza e <strong>la</strong><br />
sovranità albanese e il ruolo strategico dell’Italia per <strong>la</strong> protezione dei<br />
confini. Questa decisione è stata usata dagli italiani anche come argomento<br />
per giustificare l’occupazione del 1939, ma è servito anche al<strong>la</strong> diplomazia<br />
britannica a non reagire all’occupazione.<br />
Luglio 1922: La Grecia riconosce l’indipendenza dell’Albania, ma con<br />
riserve per quanto riguarda i confini, pretendendo quel<strong>la</strong> parte del<br />
territorio che considera l’Epiro del Nord.<br />
171
30 gennaio 1923: Turchia e Grecia sottoscrivono il trattato di Losanna per<br />
lo scambio delle popo<strong>la</strong>zioni musulmane e ortodosse nei propri territori.<br />
Gli <strong>albanesi</strong> çami considerati come turchi non si escludono dallo scambio.<br />
27 agosto 1923: Viene ucciso a Janina nel territorio oramai <strong>greco</strong> il generale<br />
Tellini, il capo del<strong>la</strong> Comissione del<strong>la</strong> Lega delle Nazioni. Un atto che<br />
provoca l’occupazione di corfù dagli italiani.<br />
1920‐1930: Davanti al<strong>la</strong> lega delle Nazioni si svolgono dibattiti<br />
innumerevoli sulle accuse reciproche che avevano come soggetto lo status<br />
degli <strong>albanesi</strong> in Grecia e quello del<strong>la</strong> minoranza greca in Albania.<br />
27 novembre 1926: È stato firmato il Patto di Amicizia e del<strong>la</strong> Sicurezza tra<br />
Italia e Albania, accordo che aveva un carattere di protezione contro Grecia<br />
e Jugos<strong>la</strong>via. Di durata quinquennale non è stato rinnovato.<br />
22 novembre 1927: Si sottoscrive il Trattato per l’Alleanza Prottetiva tra<br />
Italia e Albania, rattificato il 18 dicembre 1927, legge nr. 2633.<br />
Studiosi italiani considerano sia il Trattato che il Patto come base legale<br />
dell’occupazione italiana dell’Albania nel ’39.<br />
7 aprile 1939: L’Italia occupa l’Albania<br />
12 aprile 1939: A Tirana si rinunisce l’Assamblea Costituzionale <strong>la</strong> quale<br />
nomina un governo “fantoccio” a pieni poteri e offre <strong>la</strong> corona dell’Albania<br />
a Vittorio Emanuele III.<br />
172
9 giugno 1940: Il Re di Albania e d’Italia e l’imperatore di Etiopia, Vittorio<br />
Emanuele III, con il decreto regale nr 194 decide che “il Regno di Albania<br />
sarà in guerra con tutti gli stati con i quali l’Italia sarà in guerra”.<br />
28 ottobre 1940: Le truppe italiane attaccano <strong>la</strong> Grecia dal territorio<br />
albanese.<br />
1° dicembre 1940: Il re di Grecia dichara le leggi 2636/1940 e 2637/1940 le<br />
cosidette leggi del<strong>la</strong> guerra tra Grecia e Italia compresa l’Albania. La prima<br />
legge determina quali stati si considerano nemici, quali sono i cittadini<br />
nemici e come si precederà con i loro beni. Secono l’articolo 21 le leggi<br />
entrano in vigore dal 28 ottobre 1940. Queste leggi sono state abrogate dal<br />
governo di Co<strong>la</strong>koglu nel 1941 ma sono ritornate in vigore con <strong>la</strong> legge<br />
13/1944.<br />
27 giugno1944 ‐ marzo 1945: Le truppe nazionaliste greche di Napoleon<br />
Zerva comandante di EDES (forze di estrema destra greca) cacciano via<br />
oltre 20 mi<strong>la</strong> çami principalmente musulmani dal<strong>la</strong> zona dell’Epiro nel<strong>la</strong><br />
prefettura di Thesprotia uccidendo anche un numero considerevole di<br />
uomini senza risparmiare donne e bambini. I çami cacciati si rifugiano in<br />
Albania e molti di loro muoiono <strong>durante</strong> il viaggio o nei campi provvisori<br />
in Albania. Durante <strong>la</strong> guerra civile greca molti cittadini greci (si stima di<br />
un numero di circa 70 mi<strong>la</strong> persone, tra di loro anche un numero<br />
considerevole di cittadini greci di origine albanese) che appartenevano al<br />
movimento di sinistra di EAM attraversano il confine e si rifugiano in<br />
173
Albania. Una parte di loro ha scelto di emigrare nell’Europa dell’Est come<br />
in Bulgaria, Ungheria etc.<br />
29 novembre 1944: Giorno di liberazione dell’Albania dagli occupanti<br />
nazisti. Quasi due mesi dopo l’11 Gennaio 1946 l’Albania proc<strong>la</strong>ma <strong>la</strong><br />
Repubblica Popo<strong>la</strong>re bandendo <strong>la</strong> monarchia.<br />
17 maggio 1945: Il Consiglio Antifascista di Libertà Nazionale l’organo più<br />
alto del nuovo potere, approva <strong>la</strong> legge nr.61 che abroga tutte le norme<br />
giuridiche approvate <strong>durante</strong> l’occupazione italiana e tedesca. Entrano qui<br />
tutte le leggi che avevano a che fare con lo status dell’Albania, il conflitto<br />
con <strong>la</strong> Grecia etc.<br />
10 febbraio 1947: La Grecia sottoscrive il Trattato di Pace con l’Italia. Con<br />
questo trattato l’Italia tra l’altro si impegna a rispettare l’indipendenza e <strong>la</strong><br />
sovranità albanese, e considera abrogate tutte le leggi, atti e accordi entrati<br />
in vigore nel periodo tra il 7 aprile 1939 e il 3 settembre 1943, quindi anche<br />
il decreto nr 194 del 9 giugno con il quale Vittorio Emanuele III dicharava<br />
il coinvolgimento dell’Albania in guerra con tutti gli stati con i quali l’Italia<br />
si sarebbe trovata in guerra.<br />
23 maggio 1947: Il Tribunale di Janina dichiara colpevoli (in absentia) 1930<br />
çami, accusati di col<strong>la</strong>borazionismo con i nazi‐fascisti confiscando tutti i<br />
loro beni. Le autorità locali amministrano i beni dei çami con <strong>la</strong> cosidetta<br />
legge di emergenza 1539/1938 articolo 34.<br />
174
29 ottobre 1947: Ai çami dopo essere stati dichiarati colpevoli per alto<br />
tradimento contro il popolo <strong>greco</strong> gli si toglie anche <strong>la</strong> cittadianza greca.<br />
(protocollo nr 49343/E/2 del 29 Ottobre 1947 del ministero degli esteri<br />
<strong>greco</strong>.)<br />
7 giugno‐ 9 luglio 1947: Due decreti escludo dal<strong>la</strong> legge 2636/1940 le<br />
persone di cittadinanza albanese ma di etnia greca e di religione ortodossa.<br />
Si tratta di circa 150 beni immobili di persone di origine greca ma di<br />
cittadinanza albanese tra i quali anche alcuni semplicemente ortodossi ma<br />
che i greci hanno considerato di origine greca.<br />
1948: Viene approvato il decreto legge nr. 1138 che ammenda l’articolo 21<br />
del<strong>la</strong> legge 2636/1940 dichiarando che <strong>la</strong> legge si abroga con una decisione<br />
unanime del Capo del Governo, del Ministro degli Esteri e del Ministro<br />
delle Finanze e del<strong>la</strong> Giustizia.<br />
1965: Entra in vigore <strong>la</strong> legge 4506/1965 <strong>la</strong> quale decide che si<br />
“bloccheranno tutti gli atti giuridici (in mancanza di un permesso speciale)<br />
che hanno a che fare con i beni situati in Grecia di tutti i cittadini di origine<br />
greca ma cittadini <strong>albanesi</strong> e che vivono in Albania.<br />
6 maggio 1971: Si stabiliscono le <strong>re<strong>la</strong>zioni</strong> diplomatiche tra Grecia e<br />
Albania.<br />
1976: Il Consiglio di Stato Greco e il Tribunale Amministrativo, approvano<br />
che “l’Albania smette di essere uno stato nemico dal momento in cui si<br />
sono instaurati rego<strong>la</strong>ri rapporti diplomatici”. Inoltre viene abrogata <strong>la</strong><br />
175
legge di guerra nr 2636/1940, che di conseguenza porta automaticamente<br />
allo sconge<strong>la</strong>mento dei beni mobili e immobili <strong>albanesi</strong> in territorio <strong>greco</strong>.<br />
1987: Il governo di Andreas Papandreu dichiara di abrogare formalmente<br />
lo stato di guerra con l’Albania. Il decreto non fu mai ratificato dal<br />
par<strong>la</strong>mento o decretato dal Presidente del<strong>la</strong> Repubblica. Ancora oggi <strong>la</strong><br />
famigerata legge 2636/1940 rimane oggetto di dibattito tra politici, storici e<br />
giuridici.<br />
1991: Il presidente albanese Alia in un incontro con l’omologo <strong>greco</strong><br />
Mitsotakis discute del<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Ҫameria. La risposta del<br />
presidente <strong>greco</strong> fu breve ma decisa: “i çami hanno col<strong>la</strong>borato con gli<br />
occupatori ma tratteremo il problema dei loro beni”.<br />
Marzo 1996: Tra Grecia e Albania si sottoscrive il Trattato di Intesa, Buona<br />
Vicinanza, Col<strong>la</strong>borazione e Sicurezza. Questo trattato doveva porre fine<br />
alle discordanze del passato e rappresenta giuridicamente <strong>la</strong> fine delle<br />
pretese greche sul territorio albanese. Infatti l’articolo 1 del trattato<br />
dichiara che le parti rispetteranno i confini attuali e rispetteranno le<br />
nozioni di sovranità, integrità territoriale e uguaglianza dei diritti. Un<br />
articolo importante di questo trattato e l’art. 15 che dichiara “ognuna delle<br />
parti che sottoscrive l’accordo deve risolvere all’interno del proprio quadro<br />
legale i problemi che impediscono ai cittadini dei due stati di godere i<br />
propri beni nei loro territori.<br />
176
1998: La Grecia approva una legge sul<strong>la</strong> registrazione dei beni immobili al<br />
catasto. Uno degli articoli prevede che i beni immobili che risulteranno<br />
senza proprietari al momento del<strong>la</strong> registrazione diventeranno beni<br />
pubblici. Per questi beni si può fare ricorso entro tre anni<br />
dall’approvazione del<strong>la</strong> legge.<br />
28 giugno 1999: L’ambasciata albanese in Grecia riceve una risposta<br />
ufficiale del<strong>la</strong> sua richiesta nr F237/269 diretta al Ministero degli Esteri<br />
<strong>greco</strong>. Il Ministero ammette che le leggi 2636/1940 e <strong>la</strong> legge 4506/1965 sono<br />
ancora in vigore.<br />
Dal 1999 quasi tutti i capi di stato e di governo <strong>albanesi</strong> hanno cercato di<br />
risolvere <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> Ҫameria, specialmente quel<strong>la</strong> legata ai beni<br />
immobili sequestrati <strong>durante</strong> <strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale. La base giuridica per<br />
<strong>la</strong> parte albanese dovrebbe essere il tratto di amicizia del 1996, ma per <strong>la</strong><br />
parte greca citando il Primo Ministro <strong>greco</strong> Simitis in un incontro con l’<br />
omologo albanese Meta nel 2001 dichiarò che “<strong>la</strong> questione çama è una<br />
questione chiusa per lo stato <strong>greco</strong>”.<br />
2011: Viene fondato il partito politico dei çami PDIU. Il partito nasce dal<strong>la</strong><br />
fusione tra il “Partito per <strong>la</strong> Giustizia e lʹIntegrazione” (PDI) e il “Partito<br />
per <strong>la</strong> Giustizia e l’Unità” (PDU). Il PDIU, come i due partiti fondatori, è<br />
un partito conservatore, che si prefigge di tute<strong>la</strong>re l’etnia albanese, in<br />
partico<strong>la</strong>re i çami <strong>albanesi</strong>, anche al di fuori del territorio nazionale. Il PDI<br />
alle elezioni politiche del 2009 aveva eletto un deputato. Nel 2011, con <strong>la</strong><br />
177
nascita del PDIU i deputati divennero due, vista l’adesione al gruppo<br />
par<strong>la</strong>mentare di un deputato çam eletto con il partito socialista albanese.<br />
L’articolo 6 del programma del partito par<strong>la</strong> del problema del<strong>la</strong> Ҫameria e<br />
i dirigenti si impegnano ad aiutare a trovare una soluzione politica per<br />
risolvere una volta per tutte una questione che per tutti i çami rimane una<br />
spina nel fianco e tutti chiedono che sia fatta giustizia.<br />
178
Appendice II<br />
Testimonianza di una sopravissuta ciama del<strong>la</strong> II <strong>Guerra</strong> Mondiale<br />
“Era <strong>la</strong> Pasqua ortodossa e i nostri vicini erano tutti vestiti a festa. Mia<br />
madre mi faceva correre avanti e indietro per tutte le camere. Dobbiamo<br />
pulire e lucidare tutto, mettere le tende buone, quelle <strong>la</strong>vorate insieme a<br />
mano con l’uncinetto, mi diceva. Era domenica, e le piante andavano<br />
curate ed il cortile era pulito, poi, tutti di corsa andavano a <strong>la</strong>varsi e a<br />
pettinarsi. La Pasqua dei vicini metteva gioia anche tra le mura di casa<br />
nostra e loro venivano sempre a portarci le uova colorate e condividere con<br />
noi <strong>la</strong> loro festa”.<br />
È cosi che Pembe Rushiti, originaria del<strong>la</strong> Ҫameria, ricorda l’infanzia nel<strong>la</strong><br />
sua terra.<br />
“Eravamo tutti amici, ci si conosceva e frequentava. La feste religiose, sia<br />
ortodosse che musulmane, erano tali per tutti. Scambiavamo i regali e<br />
chiedevamo in prestito qualsiasi cosa, tranne il sale, che sia per noi sia per<br />
loro, non andava dato a nessuno a cui non volevi del male. Vivevamo in<br />
completa armonia. I piccoli giocavano tra di loro senza notare alcuna<br />
differenza e le madri erano serene se i figli si fermavano a mangiare a casa<br />
degli amici. Avevamo una cucina tanto simile che spesso ci si recava a<br />
vicenda nelle case dei vicini a chiedere qualche ingrediente e suggerimenti.<br />
La nostra casa era sempre aperta, lo stesso <strong>la</strong> loro. I nostri mariti erano<br />
179
amici. Si frequentavano e salutavano con baci ed abbracci. In Ҫameria,<br />
maggiormente popo<strong>la</strong>ta dagli <strong>albanesi</strong> ma anche da tanti greci, i saluti con<br />
il bacio tra gli uomini erano segno di profonda stima ed amicizia. Eravamo<br />
quasi tutti benestanti. È risaputo che i çami sono capaci di tirare fuori del<br />
pane dalle pietre. Ci consideravano capaci ed onesti. La maggior parte di<br />
loro <strong>la</strong>vorava nelle nostre terre. La Camuria era dei ciamuroti, finché…<br />
“Sentivamo che qualcosa nell’aria stava cambiando. I nostri amici greci ci<br />
frequentavano sempre meno. Da lontano ci mandavano saluti con <strong>la</strong> testa e<br />
con gli occhi spaventati e pieni di pietà. Sembrava ci volessero dire che<br />
erano impotenti”.<br />
“Durante <strong>la</strong> <strong>Guerra</strong> avevo solo diciassette anni, scappammo di corsa<br />
appena ci giunse voce che l’esercito si stava avvicinando – racconta Pembe<br />
Rushiti. Mio padre era un imam, saremo sicuramente finiti in mano a dei<br />
macel<strong>la</strong>i. Alcuni dei nostri vicini greci aprirono le porte per farci<br />
nascondere da loro ma il rischio era troppo alto. Eravamo terrorizzati. Mio<br />
padre nascondeva nelle mutande il titolo di proprietà dei terreni e sapeva<br />
che se l’avessero trovato insieme a noi, saremmo finiti tutti in cibo per le<br />
formiche. Perciò andò avanti diversi metri e fece finta di non conoscerci.<br />
Ricordo ancora <strong>la</strong> scena più agghiacciante del<strong>la</strong> mia vita, erano in due, non<br />
erano dell’esercito, o per lo meno non sembravano. C’era una donna da<br />
so<strong>la</strong> ed era vestita di bianco, forse avevano ucciso suo marito (in segno di<br />
lutto in Ҫameria si portava il velo bianco abolendo il nero). Ci eravamo<br />
180
uniti al<strong>la</strong> massa e ci stavamo incamminando verso l’Albania. Sentii ur<strong>la</strong>re<br />
questa donna e chiedere aiuto. Poi è stata buttata a terra e presa a botte, e<br />
violentata. Non so quante volte, non ricordo e non le ho contate. Mi<br />
tappavo le orecchie e piangevo impotente. La sentivo ugualmente. Dopo di<br />
che un attimo di silenzio e pensai fosse finita, invece no. Qualcuno tirò<br />
fuori un coltello e le aprì <strong>la</strong> pancia. Era incinta, il suo feto venne strappato<br />
fuori e <strong>la</strong>sciato morire insieme a lei. Qualcuno di loro grido: “Non ci<br />
saranno più çami, o greci o morti”. Scappare era l’unica via d’uscita. Molti<br />
dei nostri uomini erano morti nell’affrontare un nemico spietato e senza<br />
fede. Potevamo portare con noi solo i ricordi e leccarci le ferite ancora oggi<br />
aperte”. 160<br />
160<br />
La testimonianza è stata pubblicata dal giornale Albanianews, è disponibile sul sito<br />
www.albanianews.it<br />
181
Appendice III<br />
Intervista con il Sig. Tahir Muhedini, presidente del Partito per <strong>la</strong><br />
Giustizia e lʹIntegrazione 161 (oggi il PDI è stato fuso con il PDU in unico<br />
partito PDIU).<br />
‐ Da dove viene Tahir Muhedini e che ruolo riveste all’interno dell’odierna<br />
questione çama?<br />
‐ Sono Tahir Muhedini, nato e cresciuto nel quartiere di “Ali Demi” a<br />
Tirana, con origine çam. Mi sono <strong>la</strong>ureato in legge, sono un uomo dʹaffari,<br />
fino al momento in cui ho accettato di essere eletto il presidente del Partito<br />
per <strong>la</strong> Giustizia e l’Integrazione (in albanese PDI). Ora sono responsabile<br />
per <strong>la</strong> direzione del PDI, con l’unico desiderio di tute<strong>la</strong>re gli interessi del<strong>la</strong><br />
popo<strong>la</strong>zione çam, per consentire il ritorno nel<strong>la</strong> nostra patria, dal<strong>la</strong> quale<br />
siamo stati violentemente espulsi. La mia famiglia è originaria di<br />
Paramithia, Cameria. È <strong>la</strong> prima zona che ha subito l’atrocità degli<br />
sciovinisti greci. Il 27 giugno 1944, le bande di Zerva hanno massacrato<br />
circa 600 uomini, donne e bambini a Paramithia e da lì è scattata <strong>la</strong><br />
violenza in tutta Ciamuria, finché tutti i Ciamurioti musulmani sono stati<br />
portati via dalle loro case e dal<strong>la</strong> madrepatria. Il 27 giugno rappresenta il<br />
161<br />
Intervista pubblicata nelle rivista “Krahu i shqiponjes” realizzata da Shefki Hysa, 7 Maggio<br />
2010.<br />
182
giorno del genocidio <strong>greco</strong> contro <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione indifesa e innocente di<br />
Ciamuria.<br />
‐ Cosa rappresenta per il signor Muhedini <strong>la</strong> questione Ciamuria?<br />
‐ Ora che sapete che io sono originario di Paramithia, <strong>la</strong> prima città çam,<br />
che è stata coperta di sangue, è stata bruciata e distrutta dagli sciovinisti<br />
greci, credo che possiate capire ciò che l’ideale çam rappresenta per un<br />
successore di quel paese martire. I nostri antenati sono caduti in nome<br />
del<strong>la</strong> libertà, delle loro convinzioni e credenze; sono stati uccisi<br />
crudelmente, anche se erano innocenti. Quindi, siamo stati ingiustamente<br />
massacrati e portati via dal<strong>la</strong> nostra terra, avremmo dovuto tornare a casa<br />
molto tempo fa, se <strong>la</strong> politica greca non avesse insistito a non riconoscere il<br />
problema çam, che questo problema appartiene al passato storico e altre<br />
scuse come queste, quando loro stanno facendo l’impossibile per far<br />
sistemare nei cimiteri dei martiri i loro soldati, che sono venuti come<br />
invasori in Albania <strong>durante</strong> <strong>la</strong> guerra e sono morti in questa terra. Secondo<br />
<strong>la</strong> mia opinione, dobbiamo dire “sì” al<strong>la</strong> costruzione dei cimiteri dei soldati<br />
greci caduti in Albania, ma lo stato <strong>greco</strong> dovrebbe anche ricordare che c’è<br />
ancora un problema aperto con lo stato albanese, il problema del<strong>la</strong><br />
Cameria, e insieme dovrebbero fare l’impossibile, in modo che i nostri<br />
antenati çam possano avere i loro cimiteri in Ҫameria, in Grecia, e così<br />
anche noi avremo il diritto di andare a visitare quelle tombe, finchè<br />
riusciremo a riconquistare <strong>la</strong> cittadinanza, i diritti di proprietà e tutti i<br />
183
diritti umani come i cittadini greci. Dico questo perché io giudico che è<br />
meglio non guardare al passato con una razionalità oscura, ma guardare il<br />
futuro in modo europeo, per far capire agli altri che i çami devono<br />
necessariamente avere <strong>la</strong> possibilità di tornare alle loro case e territori e<br />
riconquistare <strong>la</strong> cittadinanza greca, che non è mai stata negata da loro. Io,<br />
personalmente, non so se <strong>la</strong> tradizione dell’ultima volontà è un elemento<br />
del<strong>la</strong> cultura greca, così come è nel<strong>la</strong> cultura albanese, e per questo che<br />
abbiamo bisogno di una maniera per far conoscere loro questo fatto. La<br />
Ciamuria (ricordi, case, terreni, cittadinanza) è stata <strong>la</strong>sciata a noi come<br />
testamento dai nostri antenati e neanche <strong>la</strong> terra può sciogliere un<br />
testamento…<br />
‐ In quanto presidente del Partito per <strong>la</strong> Giustizia e l’Integrazione (in<br />
albanese PDI), un partito re<strong>la</strong>tivamente nuovo nel<strong>la</strong> politica albanese, ci<br />
può dire che cosa volete raggiungere attraverso il vostro programma?<br />
‐ Il Partito per <strong>la</strong> Giustizia e l’Integrazione anche se nelle recenti elezioni<br />
locali è stato introdotto solo nelle zone in cui aveva un suo elettorato e non<br />
in tutta l’Albania, è riuscito a vincere una modesta percentuale delle<br />
elezioni a livello di repubblica, essendo il primo e il partito più votato nel<br />
distretto di Delvina, <strong>la</strong> quarta forza nel distretto di Valona, <strong>la</strong> seconda<br />
forza politica nel distretto di Patos, <strong>la</strong> seconda forza politica nel Comune di<br />
Sukth e in altri comuni. In questo modo, i Ciamurioti che sono stati<br />
184
trascurati da tutte le forze politiche, sono ormai rappresentati dai loro figli,<br />
sono in grado di dire <strong>la</strong> loro paro<strong>la</strong>. Questo è ciò a cui il Partito per <strong>la</strong><br />
Giustizia e l’Integrazione mira, che <strong>la</strong> pacifica comunità çam, attraverso un<br />
partito politico possa essere direttamente rappresentata nel potere politico<br />
locale del<strong>la</strong> Repubblica d’Albania, come è stata rappresentata e sarà poi<br />
rappresentata anche dai deputati nel Par<strong>la</strong>mento di Albania. Ormai questa<br />
comunità sa che c’è una “porta” istituzionale dove poter bussare, per<br />
chiedere o dare aiuto, assumendo un ruolo attivo nel<strong>la</strong> vita politica del<strong>la</strong><br />
città, del comune o del municipio a cui appartengono. Voglio sottolineare<br />
attraverso questa intervista che questa democratica e comprensiva<br />
comunità si è unita, ha proposto ed eletto i suoi rappresentanti, in modo<br />
democratico e legale, nei forum politici del Partito per <strong>la</strong> Giustizia e<br />
l’Integrazione e essendo candidati del PDI in queste elezioni locali sono<br />
stati ben rappresentati nel potere dei par<strong>la</strong>menti locali di Albania e questo<br />
senza dubbio servirà come esperienza per <strong>la</strong> rappresentazione di questa<br />
comunità nel Par<strong>la</strong>mento Generale del<strong>la</strong> Repubblica d’Albania. Mentre nel<br />
piano internazionale, vorrei sottolineare che per <strong>la</strong> prima volta nel<strong>la</strong> storia,<br />
una delegazione di un partito politico albanese, come il Partito per <strong>la</strong><br />
Giustizia e L’integrazione, è riuscito ad esprimere <strong>la</strong> preoccupazione di 62<br />
anni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çam al Par<strong>la</strong>mento Europeo e per <strong>la</strong> prima volta i<br />
rappresentanti di questo Par<strong>la</strong>mento sentirono direttamente <strong>la</strong> voce e le<br />
richieste del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione attraverso un partito politico, che ha nelle sue<br />
185
principali battaglie <strong>la</strong> soluzione democratica di questo impasse storico, del<br />
problema del<strong>la</strong> Ҫameria.<br />
‐ Per quanto ne sappiamo, di recente avete avuto diversi incontri di<br />
successo a Strasburgo e Bruxelles sul<strong>la</strong> questione Ҫameria. Qual è il suo<br />
commento su questi risultati?<br />
‐ Sì. Nel mese di ottobre 2009, una delegazione composta da rappresentanti<br />
del<strong>la</strong> Comunità çam ha fatto una visita al Par<strong>la</strong>mento Europeo. La<br />
delegazione ha inoltre incontrato <strong>la</strong> signora Doris Pack, presidente del<strong>la</strong><br />
Delegazione del Par<strong>la</strong>mento Europeo per l’Europa del Sud‐Est. C’è stata<br />
piena comprensione nel<strong>la</strong> riunione e al<strong>la</strong> fine abbiamo dato al<strong>la</strong> signora<br />
Pack il fascicolo preparato sul<strong>la</strong> questione Ciamuria, con analisi politica di<br />
esperti internazionali rigurdante <strong>la</strong> storia e il modo in cui poter risolvere<br />
questo problema dimenticato da anni. Il 25 ottobre, <strong>la</strong> signora Doris Pack<br />
in occasione del<strong>la</strong> riunione avuta con me, come presidente del PDI, tra le<br />
altre cose mi promise che avrebbe influito per rendere possibile il ritorno a<br />
casa del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çam e naturalmente onorare le tombe dei loro<br />
antenati. Inoltre, <strong>la</strong> signora Pack mi promise che <strong>la</strong> questione Ciamuria<br />
sarebbe stata discussa nel 13 ° round dei colloqui per l’Accordo di<br />
Stabilizzazione e Associazione tra l’Albania e UE, che è diventata già una<br />
realtà. Mi promise che avrebbe discusso su questo problema anche con gli<br />
eurodeputati greci del Par<strong>la</strong>mento Europeo.<br />
186
‐ Secondo lei quali sono i mezzi che possono portare ad un’equa e rapida<br />
soluzione del<strong>la</strong> questione Ciamuria?<br />
‐ La sua internazionalizzazione, naturalmente. Quando eravamo a<br />
Strasburgo e Bruxelles, gli euro deputati Marco Pannel<strong>la</strong>, leader storico del<br />
Partito Radicale Italiano, Marco Cappato, dirigente del Partito Radicale<br />
Italiano, insieme con gli altri membri del gruppo liberal‐democratico del<br />
Par<strong>la</strong>mento Europeo, ci hanno promesso che avrebbero presso in<br />
considerazione <strong>la</strong> possibilità di proporre una Risoluzione Par<strong>la</strong>mentare,<br />
nel<strong>la</strong> quale si esige con termini dʹurgenza lʹapertura del dialogo tra Atene e<br />
Tirana, con <strong>la</strong> partecipazione dei rappresentanti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çam e <strong>la</strong><br />
presenza del<strong>la</strong> comunità internazionale. Mentre Graham Watson,<br />
presidente del gruppo dei liberal democratici del Par<strong>la</strong>mento Europeo<br />
(Gran Bretagna), insieme con <strong>la</strong> baronessa Sarah Ludford, membro del<br />
gruppo dei liberal democratici e membro del<strong>la</strong> Camera dei Lord in<br />
Inghilterra, dopo essere stati informati sul caso del<strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione dei diritti<br />
umani del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione çam, ci hanno promesso che avrebbero passato il<br />
nostro fascicolo al<strong>la</strong> Commissione sui Diritti Umani e al<strong>la</strong> Commissione<br />
sul<strong>la</strong> Politica Estera del Par<strong>la</strong>mento Europeo. Per chiudere questo<br />
argomento voglio dire che tutte queste attività di successo costituiscono<br />
solo il primo passo importante verso <strong>la</strong> strada difficile del<strong>la</strong> realizzazione<br />
dell’ultima volontà degli antenati del<strong>la</strong> comunità çam.<br />
187
‐ Cosa suggerisce lei al<strong>la</strong> politica, allo stato albanese e alle istituzioni del<br />
paese, compreso il Presidente Moisiu, di fare per influire positivamente<br />
sul<strong>la</strong> soluzione di questo problema?<br />
‐ Il Partito per <strong>la</strong> Giustizia e lʹIntegrazione vuole chiedere pubblicamente<br />
alle istituzioni dello stato albanese di verificare l’evoluzione<br />
dell’attuazione del Trattato di Amicizia tra i due Paesi e naturalmente<br />
riguardanti le proprietà di tutti i cittadini <strong>albanesi</strong> e in partico<strong>la</strong>re quelli<br />
çam in Grecia. Vorrei ricordare all’opinione pubblica albanese, all’opinione<br />
pubblica greca e a quel<strong>la</strong> internazionale, che <strong>la</strong> minoranza greca in<br />
Albania, dopo continui benefici dalle proprietà in Albania, con <strong>la</strong> politica<br />
di legalizzazione del governo attuale, sta di nuovo approfittando e non c’è<br />
nessuna differenza tra loro e gli altri cittadini <strong>albanesi</strong> che occupano<br />
territori illegalmente. Il partito per <strong>la</strong> Giustizia e lʹIntegrazione vuole anche<br />
ricordare le istituzioni statali <strong>albanesi</strong> che, senza risolvere tali questioni<br />
fondamentali che riguardano <strong>la</strong> comunità çam, non si creerà nessun<br />
rapporto bi<strong>la</strong>terale di reciprocità ma solo un rapporto di interdipendenza<br />
tra quello che comanda e quello che solo obbedisce.<br />
188
Bibliografia<br />
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Aspetti e tematiche di una guerra vista da prospettive differenti.<br />
Prospettiva editrice, Roma 2008.<br />
189
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