15.06.2013 Views

Scarica un estratto (PDF) - I nostri libri

Scarica un estratto (PDF) - I nostri libri

Scarica un estratto (PDF) - I nostri libri

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Prefazione di Gianrico Carofiglio


Proprietà letteraria riservata<br />

© 2009 RCS Libri S.p.A., Milano<br />

978-88-58-61370-2<br />

Prima edizione digitale 2010 da edizione BURextra<br />

novembre 2010<br />

In copertina: foto © Tooga / Getty Images<br />

© Caesart / Shutterstock<br />

© iStockphoto<br />

Progetto grafico di Mucca Design<br />

Per conoscere il mondo BUR visita il sito www.bur.eu<br />

Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.<br />

È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.


CANTO DI NATALE


Canto di Natale è pubblicato all’interno del volume Racconti<br />

di Natale, con saggio introduttivo di Stefan Zweig e traduzione<br />

di Maria Luisa Fehr, nella collana delle Radici BUR.<br />

Di Charles Dickens il catalogo BUR include anche David<br />

Copperfield, Il Circolo Pickwick, Le Avventure di Oliver<br />

Twist, Dombey e figlio, Tempi difficili, Grandi speranze, La<br />

Bottega dell’antiquario.


Personaggi<br />

Bob Cratchit, impiegato presso Ebenezer Scrooge.<br />

Peter Cratchit, figlio del precedente.<br />

Tim Cratchit (Tiny Tim), <strong>un</strong>o storpio, il figlio più<br />

giovane di Bob Cratchit.<br />

Il signor Fezziwig, <strong>un</strong> commerciante di buon cuore,<br />

vecchio e gioviale.<br />

Fred, nipote di Scrooge.<br />

Il fantasma dei Natali passati, <strong>un</strong> fantasma che<br />

mostra le cose passate.<br />

Il fantasma dei Natali presenti, <strong>un</strong>o spirito di natura<br />

schietta, gentile e generosa.<br />

Il fantasma dei Natali futuri, <strong>un</strong>’apparizione che<br />

mostra le ombre delle cose che possono ancora<br />

accadere.<br />

Il fantasma di Jacob Marley, <strong>un</strong>o spettro dell’ex<br />

socio in affari di Scrooge.<br />

Joe, <strong>un</strong> commerciante in articoli marinareschi e <strong>un</strong><br />

ricettatore di merce rubata.<br />

Ebenezer Scrooge, <strong>un</strong> vecchio avido e avaro, il socio<br />

ancora vivente della ditta Scrooge e Marley.


Il signor Topper, <strong>un</strong>o scapolo.<br />

Dick Wilkins, <strong>un</strong> apprendista di Scrooge.<br />

Belle, <strong>un</strong>’avvenente signora, <strong>un</strong>a vecchia fidanzata<br />

di Scrooge.<br />

Caroline, moglie di <strong>un</strong>o dei debitori di Scrooge.<br />

La signora Cratchit, moglie di Bob Cratchit.<br />

Belinda e Martha Cratchit, figlie della precedente.<br />

La signora Dilber, <strong>un</strong>a lavandaia.<br />

Fan, la sorella di Scrooge.<br />

La signora Fezziwig, la rispettabile moglie del<br />

signor Fezziwig.


Il fantasma di Marley<br />

Prima strofa<br />

Marley era morto, tanto per cominciare. Non c’era<br />

dubbio su ciò: il suo atto di morte era firmato dal<br />

pastore, dal coadiutore, dall’uomo delle pompe<br />

f<strong>un</strong>ebri e dal capo dei piagnoni. L’aveva firmato<br />

anche Scrooge, e il nome di Scrooge alla Borsa<br />

degli scambi valeva per qual<strong>un</strong>que cosa a cui egli<br />

decidesse di mettere mano. Il vecchio Marley era<br />

morto come il chiodo di <strong>un</strong> uscio.<br />

Badate. Non voglio dire di sapere, per mia personale<br />

esperienza, che ci sia qualcosa di particolarmente<br />

morto nel chiodo di <strong>un</strong> uscio. Sarei, anzi,<br />

tentato io stesso di considerare piuttosto <strong>un</strong> chiodo<br />

da bara come il più def<strong>un</strong>to pezzo di ferro manufatto<br />

che esista sul mercato: ma nella similitudine c’è la<br />

saggezza dei <strong>nostri</strong> anziani, e la mia mano profana<br />

non può cambiarla, né il Paese lo ha mai fatto. Dovete<br />

quindi permettere che io ripeta fragorosamente<br />

che Marley era morto come il chiodo di <strong>un</strong> uscio.


Sapeva Scrooge che Marley era morto? Naturalmente.<br />

Come avrebbe potuto essere altrimenti?<br />

Scrooge e il morto erano soci non so da quanti<br />

anni: Scrooge era il suo solo esecutore testamentario,<br />

il suo solo amministratore, il suo solo curatore,<br />

il suo solo erede, il solo che ne prendesse il<br />

lutto. Ma Scrooge non si lasciò abbattere dal triste<br />

evento al p<strong>un</strong>to di non poter continuare a essere<br />

<strong>un</strong> eccellente uomo d’affari e di non solennizzare<br />

con <strong>un</strong> vantaggioso contratto il giorno stesso dei<br />

f<strong>un</strong>erali.<br />

L’aver menzionato i f<strong>un</strong>erali di Marley mi riporta<br />

indietro al p<strong>un</strong>to di partenza. Non c’era dubbio,<br />

d<strong>un</strong>que, che Marley fosse morto: questo deve essere<br />

chiaramente inteso, altrimenti nulla di straordinario<br />

ci sarebbe nella storia che sto per riferire. Se<br />

non si fosse perfettamente convinti che il padre di<br />

Amleto è morto prima che la rappresentazione<br />

cominci, non ci sarebbe niente di straordinario in<br />

quella sua passeggiatina, in <strong>un</strong>a notte tutta vento<br />

di levante, sopra i baluardi del suo castello. Niente<br />

di più straordinario di quanto ci sia nella passeggiata<br />

imprudente di qualche gentiluomo di<br />

mezza età, di notte, in <strong>un</strong> qual<strong>un</strong>que luogo ventoso<br />

– diciamo, per esempio, il cimitero di San Paolo<br />

– semplicemente per far colpo sulla debole<br />

mente del proprio figlio.<br />

Scrooge non cancellò mai il nome del vecchio<br />

Marley; esso rimase lì per anni sopra la porta del<br />

magazzino: «Scrooge & Marley». La ditta era infat-


ti conosciuta così: «Scrooge & Marley»; e, qualche<br />

volta, gente nuova agli affari chiamava Scrooge,<br />

Scrooge, e qualche altra Marley: ma egli rispondeva<br />

in qual<strong>un</strong>que modo gli rivolgessero la parola.<br />

Per lui era la stessa cosa.<br />

Ah! ma con che pugno di ferro Scrooge teneva<br />

il timone, e come sapeva spremere, torcere, afferrare,<br />

grattare, ammassare, strappare, da quel vecchio<br />

e avido peccatore che era! Duro e acuto come<br />

<strong>un</strong>a selce dalla quale non c’era acciaio che riuscisse<br />

a far sprizzare <strong>un</strong>a scintilla di generosità; chiuso,<br />

controllato e solitario come <strong>un</strong>’ostrica. Il freddo<br />

che aveva dentro gli gelava il viso, gli affilava il<br />

naso app<strong>un</strong>tito, gli raggrinziva le gote, ne induriva<br />

l’andatura, gli arrossava gli occhi, gli illividiva le<br />

labbra, si rivelava nella voce gracchiante. Una brina<br />

ghiacciata gli copriva capo, sopracciglia e mento<br />

legnoso; ed egli portava sempre in giro con sé<br />

quella sua bassa temperatura, che gelava il suo<br />

ufficio anche nei giorni di canicola, e non saliva<br />

sia pure di <strong>un</strong> grado neanche al tempo di Natale.<br />

Caldo o freddo esterno avevano ben poca<br />

influenza su Scrooge: non calura estiva lo riscaldava,<br />

non rigore d’inverno poteva renderlo più<br />

freddo. Ness<strong>un</strong> vento turbinoso era più aspro di<br />

lui, ness<strong>un</strong>a neve in tormenta più costante nei suoi<br />

propositi, ness<strong>un</strong>a pioggia insistente meno condiscendente<br />

alle suppliche: il tempo più orribile non<br />

lo toccava. La pioggia più fitta, la neve, la grandine,<br />

la brina, potevano vantare qualche supremazia


sopra di lui solo in <strong>un</strong> campo: qualche volta esse<br />

scendevano ben bene, ma Scrooge mai.<br />

Ness<strong>un</strong>o lo fermava per la strada per dirgli con<br />

viso affettuoso: «Caro Scrooge, come sta? Quando<br />

verrà a trovarmi?». Ness<strong>un</strong> mendicante pregava<br />

Scrooge di elargirgli qualcosa, ness<strong>un</strong> ragazzo gli<br />

domandava l’ora, ness<strong>un</strong> uomo, ness<strong>un</strong>a donna,<br />

in tutta la sua vita, gli si era mai rivolto per chiedergli<br />

la strada per questo o quel posto. Perfino i<br />

cani dei ciechi sembravano conoscerlo, e, quando<br />

lo vedevano gi<strong>un</strong>gere, trascinavano i loro padroni<br />

nei portoni e nelle corti, e scodinzolavano quasi a<br />

dire: «Padron Buio, meglio non avere occhio che<br />

avere il malocchio».<br />

Ma a Scrooge che importava? Erano cose che<br />

gli piacevano, anzi. Fabbricarsi la strada l<strong>un</strong>go gli<br />

affollati sentieri della vita, ammonendo ogni umana<br />

simpatia di tenersi a distanza e scartando tutto<br />

ciò che chi la sa l<strong>un</strong>ga, secondo Scrooge, chiama<br />

«sciocchezze», era quello che gli piaceva.<br />

Un giorno, il migliore dei più bei giorni dell’anno,<br />

la vigilia di Natale, il vecchio Scrooge stava<br />

lavorando nel suo ufficio. Faceva freddo, l’atmosfera<br />

livida e tagliente volgeva verso la nebbia; egli<br />

udiva la gente, là in basso nel cortile, correre su e<br />

giù e picchiarsi il petto con le mani, e battere i<br />

piedi sul selciato per riscaldarsi. Gli orologi stradali<br />

avevano appena battuto le tre, ma faceva già<br />

buio: non c’era stata luce durante l’intera giornata;<br />

le fiamme delle candele che si intravedevano dietro


le finestre degli uffici vicini sembravano rosse frittelle<br />

sulla densa aria br<strong>un</strong>a. La nebbia penetrava<br />

da ogni fessura, da ogni buco di serratura, ed era<br />

tanto fitta che, per quanto la corte fosse strettissima,<br />

le case di fronte apparivano come fantasmi.<br />

Vedendo calare sempre più basse le nuvole nere<br />

che oscuravano ogni cosa, si sarebbe potuto pensare<br />

che il Creato fosse quel giorno veramente di<br />

cattivo umore e tramasse infamie senza fine.<br />

La porta dell’ufficio di Scrooge era aperta, ed<br />

egli poteva così tener d’occhio l’impiegato che, di<br />

fronte, in <strong>un</strong> miserevole sgabuzzino, <strong>un</strong> vero buco,<br />

stava copiando lettere. Scrooge aveva acceso nel<br />

suo camino <strong>un</strong> fuoco piccolissimo, ma il fuoco<br />

dell’impiegato era tanto più piccino da sembrare<br />

<strong>un</strong> tizzone: né egli poteva aggi<strong>un</strong>gerci carbone,<br />

perché il secchio lo teneva Scrooge nella sua stanza,<br />

e appena l’impiegato entrava con la pala per<br />

prenderne <strong>un</strong> po’, il padrone gli prediceva che<br />

avrebbe finito per mandarlo via. Ragion per cui<br />

l’impiegato si era avvolto in <strong>un</strong>a sciarpa bianca e<br />

cercava di riscaldarsi alla fiamma della candela;<br />

ma, non essendo uomo di molta immaginazione, i<br />

tentativi rimanevano vani.<br />

«Lieto Natale, zio. Dio sia con te» gridò l’allegra<br />

voce di <strong>un</strong> nipote di Scrooge, il quale gli arrivò<br />

addosso così rapidamente che l’augurio l’aveva<br />

preceduto di poco.<br />

«Bah!» fece Scrooge, «sciocchezze!»<br />

Il nipote si era tanto riscaldato, camminando


apidamente nella nebbia e nel gelo, che sembrava<br />

tutto acceso; la faccia era bella rossa, gli occhi gli<br />

brillavano, il fiato fumava ancora.<br />

«Sciocchezza Natale, zio?» chiese il nipote.<br />

«Non vorrai certo dir questo.»<br />

«Sì, che lo dico» ribatté Scrooge. «Lieto Natale!<br />

Che diritto hai tu di essere lieto? che ragione<br />

hai di essere lieto? Non sei abbastanza povero?»<br />

«Via!» rimbeccò gaiamente il nipote. «E che<br />

diritto hai tu di essere scontento? che ragione hai<br />

di essere di cattivo umore? Non sei abbastanza<br />

ricco?»<br />

Scrooge, non avendo <strong>un</strong>a risposta migliore, fece:<br />

«Bah!» di nuovo, e aggi<strong>un</strong>se <strong>un</strong> altro: «Sciocchezze!».<br />

«Non essere in collera, zio» disse il nipote.<br />

«E che altro posso essere» replicò lo zio, «dovendo<br />

vivere in <strong>un</strong> mondo di idioti come questo?<br />

Lieto Natale! Basta, con il lieto Natale! Che cosa<br />

è in fin dei conti la ricorrenza di Natale, se non il<br />

giorno di pagare conti senza aver soldi in tasca, il<br />

giorno in cui ti trovi di <strong>un</strong> anno più vecchio senza<br />

essere di <strong>un</strong>’ora più ricco! Il giorno di fare il bilancio<br />

e di notare come ogni partita, durante i dodici<br />

mesi, sia stata <strong>un</strong> deficit! Se potessi fare come dico<br />

io» esclamò infine con indignazione, «ogni idiota<br />

che va in giro con il “lieto Natale!” sulle labbra,<br />

dovrebbe venire bollito nel suo stesso pudding, e<br />

sepolto con <strong>un</strong> rametto di agrifoglio sul cuore.<br />

Questo vorrei!»


«Zio» implorò il nipote.<br />

«Nipote» replicò severamente lo zio, «festeggia<br />

pure il Natale alla tua maniera, ma lascia che io lo<br />

festeggi alla mia.»<br />

«Festeggiarlo!» rispose il nipote. «Ma tu non lo<br />

festeggi per niente...»<br />

«Lasciami in pace, allora, e possa Natale portarti<br />

<strong>un</strong> mucchio di bene, proprio come te ne ha<br />

portato finora.»<br />

«Molte sono le cose dalle quali io avrei potuto<br />

trarre del bene, e invece non ho saputo approfittarne,<br />

è vero» rispose il nipote; «e Natale è <strong>un</strong>a di<br />

quelle. Ma sono sicuro di aver sempre pensato al<br />

Natale, quando si avvicina, come a <strong>un</strong> giorno felice<br />

(a parte la venerazione dovuta alla sua sacra<br />

origine anche se di ciò si può non tener conto), <strong>un</strong><br />

giorno di allegria, di bontà, di gentilezza, di indulgenza,<br />

di carità, l’<strong>un</strong>ico momento nel l<strong>un</strong>go corso<br />

dell’anno nel quale uomini e donne sembrano<br />

disposti ad aprire liberamente il proprio cuore,<br />

disposti a pensare ai loro inferiori non come a<br />

creature di <strong>un</strong>’altra specie destinate a <strong>un</strong> altro<br />

cammino, ma come a compagni di viaggio, del<br />

medesimo viaggio verso la morte. E perciò, zio,<br />

benché non abbia mai portato <strong>un</strong>a briciola di oro<br />

o di argento nelle mie tasche, credo che Natale mi<br />

abbia sempre fatto del bene, e sempre me ne farà;<br />

dico d<strong>un</strong>que: “Sia benedetto!”.»<br />

Involontariamente, dal suo buco, l’impiegato<br />

applaudì; ma, rendendosi subito conto di essersi


eso colpevole di indiscrezione, si diede ad attizzare<br />

il fuoco spegnendone così definitivamente le<br />

ultime deboli braci.<br />

«Che senta <strong>un</strong>’altra parola da te» disse Scrooge,<br />

«e festeggerai il Natale perdendo il tuo posto. Sei<br />

davvero <strong>un</strong> formidabile oratore, mio caro» aggi<strong>un</strong>se,<br />

rivolgendosi al nipote. «Mi meraviglio che tu<br />

non sia ancora entrato in Parlamento.»<br />

«Non essere in collera, zio. Andiamo, vieni a<br />

pranzo da noi domani.»<br />

Scrooge rispose che prima... Ma sì, lo disse chiaro<br />

e tondo... che prima lo avrebbero visto morto.<br />

«Ma perché?» esclamò il nipote, «ma perché?»<br />

«E perché tu ti sei sposato?» disse Scrooge.<br />

«Perché mi sono innamorato.»<br />

«Perché ti sei innamorato?» grugnì Scrooge<br />

come se ciò fosse, dopo il “lieto Natale”, la cosa<br />

più ridicola del mondo. «Buona sera.»<br />

«Senti, zio, anche prima che ciò accadesse tu<br />

non sei mai venuto da me. Perché te ne servi come<br />

pretesto per non venire adesso?»<br />

«Buona sera» disse Scrooge.<br />

«Non voglio niente da te, non ti chiedo niente,<br />

perché non possiamo essere amici?»<br />

«Buona sera» disse Scrooge.<br />

«Mi dispiace dal profondo del cuore di vederti<br />

così risoluto. Non c’è stata mai ness<strong>un</strong>a lite, ch’io<br />

sappia, fra noi. Ho fatto questo tentativo per onorare<br />

il Natale, e manterrò fino in fondo le mie buone<br />

disposizioni natalizie. Perciò... Lieto Natale, zio.»


«Buona sera» disse Scrooge.<br />

«E felice anno.»<br />

«Buona sera» disse Scrooge.<br />

Nonostante questo, il nipote lasciò la stanza<br />

senza <strong>un</strong>a parola risentita. Si fermò fuori dell’uscio<br />

per fare gli auguri di circostanza anche all’impiegato<br />

il quale, gelato com’era, era meno freddo di<br />

Scrooge e li ricambiò cordialmente.<br />

«Ecco <strong>un</strong> altro bel tipo» brontolò Scrooge che<br />

lo aveva sentito. «Il mio impiegato, con quindici<br />

scellini la settimana, <strong>un</strong>a moglie e <strong>un</strong>a famiglia da<br />

mantenere, parla di lieto Natale! Cose da pazzi!»<br />

Quello squilibrato, mentre faceva uscire il nipote<br />

di Scrooge, aveva introdotto due altre persone.<br />

Si trattava di due imponenti gentiluomini dall’aspetto<br />

simpatico che ora stavano a testa scoperta nell’ufficio<br />

di Scrooge. Avevano in mano <strong>libri</strong> e carte, e<br />

lo salutarono con <strong>un</strong> inchino.<br />

«Scrooge & Marley, se non sbaglio?» disse <strong>un</strong>o<br />

di loro, dopo aver consultato <strong>un</strong> elenco. «Ho il<br />

piacere di parlare al signor Scrooge o al signor<br />

Marley?»<br />

«Il signor Marley è morto da sette anni» rispose<br />

Scrooge. «È morto sette anni or sono, questa<br />

stessa notte.»<br />

«Siamo certi che la sua generosità è ben rappresentata<br />

dal socio sopravvissuto» disse il gentiluomo,<br />

presentando le sue credenziali.<br />

Ed era proprio così, giacché Scrooge e Marley<br />

erano stati due spiriti gemelli. Alla malaugurata


parola “generosità”, Scrooge aggrottò le sopracciglia,<br />

scosse la testa e restituì le credenziali.<br />

«In questi giorni di letizia, signor Scrooge» disse<br />

il gentiluomo prendendo <strong>un</strong>a penna, «è più<br />

desiderabile del solito pensare a qualche provvidenza<br />

per i poveri e i derelitti, che soffrono molto<br />

nel presente periodo. Migliaia di persone mancano<br />

del necessario, centinaia di migliaia di persone del<br />

più piccolo conforto, signore.»<br />

«E non ci sono le prigioni?» chiese Scrooge.<br />

«Prigioni quante se ne vuole» disse il gentiluomo<br />

posando di nuovo la penna.<br />

«E gli ospizi di mendicità?» chiese Scrooge. «Ci<br />

sono ancora?»<br />

«Ci sono ancora» rispose il gentiluomo. «Vorrei<br />

poter dire che non ci sono più.»<br />

«La legge penale e la legge sui poveri sono ancora<br />

in vigore?» disse Scrooge.<br />

«In pieno vigore, signore.»<br />

«Oh! da quel che avete detto prima temevo che<br />

qualcosa fosse venuto a intralciare il loro utilissimo<br />

f<strong>un</strong>zionamento» disse Scrooge. «Sono felice di<br />

udire il contrario.»<br />

«Avendo l’impressione che queste istituzioni<br />

facciano ben poco per rallegrare spiriti e corpi<br />

della folla in occasione del Natale» replicò il gentiluomo,<br />

«qualc<strong>un</strong>o di noi ha pensato di raccogliere<br />

fondi per offrire ai poveri cibi e bevande e combustibili.<br />

Abbiamo scelto questa stagione perché,<br />

fra tutte le altre, è quella in cui il bisogno si fa par-


ticolarmente sentire, mentre chi è nell’abbondanza<br />

fa festa. Per che cifra posso iscrivervi, signore?»<br />

«Per niente» rispose Scrooge.<br />

«Desiderate rimanere anonimo?»<br />

«Desidero esser lasciato in pace» disse Scrooge.<br />

«Visto che me lo chiedete, signori, questa è la mia<br />

risposta. Io stesso non festeggio il Natale e non<br />

posso permettermi il lusso di farlo festeggiare a<br />

dei fannulloni. Do’ il mio aiuto alle istituzioni che<br />

ho menzionato, ed esse mi costano già abbastanza;<br />

chi è nella miseria può rivolgersi lì.»<br />

«Molti non possono andarci, e molti preferirebbero<br />

piuttosto morire.»<br />

«Se preferiscono morire» fece Scrooge, «meglio<br />

lo facciano in fretta per diminuire la sovrabbondanza<br />

della popolazione. E poi queste cose non<br />

mi interessano.»<br />

«Dovrebbero interessarvi» osservò il gentiluomo.<br />

«Non è affar mio» rispose Scrooge. «È sufficiente<br />

occuparsi dei propri affari senza immischiarsi<br />

in quelli degli altri, e i miei mi tengono occupato<br />

di continuo. Buona sera, signori.»<br />

Avendo capito che era inutile insistere, i due<br />

gentiluomini si ritirarono. Scrooge tornò a immergersi<br />

nel suo lavoro con <strong>un</strong>a più alta opinione di<br />

se stesso e con <strong>un</strong> umore più gaio del solito.<br />

Intanto la nebbia e il buio si erano fatti così<br />

fitti che qualc<strong>un</strong>o andava attorno con torce accese,<br />

offrendosi di precedere i cavalli delle carrozze e


di guidarli l<strong>un</strong>go la strada. La vecchia torre della<br />

chiesa la cui arcigna vecchia campana fissava sempre<br />

con curiosità Scrooge da <strong>un</strong>a finestra gotica<br />

aperta nel muro, divenne invisibile e batté fra le<br />

nuvole le ore e i quarti con rintocchi prol<strong>un</strong>gati e<br />

tremuli, come se lassù le crocchiassero i denti nella<br />

testa gelata. Il freddo si fece intenso. Nella strada<br />

principale, all’angolo del vicolo, alc<strong>un</strong>i operai<br />

stavano riparando i tubi del gas, e avevano acceso<br />

<strong>un</strong> gran fuoco in <strong>un</strong> braciere; tutto intorno si era<br />

ri<strong>un</strong>ito <strong>un</strong> gruppo di uomini e di ragazzi cenciosi,<br />

che si scaldavano le mani e socchiudevano gli occhi<br />

davanti alla fiamma, felici. La fontanella lasciata<br />

alla sua solitudine era congelata, e l’acqua dilagata<br />

intorno si era trasformata in <strong>un</strong> lastrone di ghiaccio<br />

misantropo. Le luci dei negozi, nei quali rami<br />

di agrifoglio e bacche rosse scricchiolavano al calore<br />

delle lampade delle vetrine, colorivano di porpora<br />

le pallide facce dei passanti. Le botteghe dei<br />

pollivendoli e dei droghieri erano diventate così<br />

accoglienti, così gaiamente decorative da sembrare<br />

impossibile che fossero legate ai noiosi canoni<br />

della vendita e delle contrattazioni. Il Lord Mayor,<br />

nella fortezza della grandiosa Mansion House, dava<br />

ordini ai suoi cinquanta cuochi e domestici perché<br />

il Natale fosse festeggiato come si conveniva alla<br />

dimora di <strong>un</strong> Lord Mayor; e perfino il piccolo<br />

sarto che era stato multato da lui di cinque scellini<br />

il l<strong>un</strong>edì precedente per essere stato sorpreso in<br />

strada ubriaco e turbolento, si dava da fare nel suo


tugurio per preparare il misero pudding dell’indomani,<br />

mentre la sua magra moglie e il bimbo<br />

facevano <strong>un</strong> salto a comprare l’arrosto.<br />

Faceva sempre più freddo, la nebbia infittiva.<br />

Un freddo che penetrava, mordeva, tagliava. Se il<br />

buon san Dustano invece di usare le sue pinze da<br />

orefice si fosse limitato a pizzicare il naso del diavolo<br />

con <strong>un</strong> tempaccio simile, allora sì che il maligno<br />

avrebbe urlato, e a ragione. Il proprietario di<br />

<strong>un</strong> naso giovane e corto che il freddo affamato<br />

morsicava e stritolava e masticava come le ossa<br />

sono stritolate dai cani, si fermò alla toppa della<br />

porta di Scrooge per fargli il dono di <strong>un</strong> canto di<br />

Natale; ma al primo accenno di:<br />

Che Dio ti benedica, buon signore,<br />

e nulla nulla mai possa turbarti,<br />

Scrooge afferrò <strong>un</strong> righello con tanta energia che il<br />

cantante fuggì atterrito, abbandonando la toppa<br />

alla nebbia e al gelo che bene certo le si addicevano.<br />

Finalmente arrivò l’ora di chiudere l’ufficio.<br />

Scrooge scese di pessimo umore dal suo sgabello,<br />

quasi a dare <strong>un</strong> tacito segnale all’impiegato che,<br />

nel suo sgabuzzino, lo aspettava ansiosamente e<br />

che in tutta fretta soffiò sulla candela e si mise in<br />

testa il cappello.<br />

«Immagino che vorrà avere libertà tutto il giorno,<br />

domani!» disse Scrooge.<br />

«Se non disturba troppo, signore.»


«Disturba, sì» disse Scrooge. «E poi non è giusto.<br />

Scommetto che se le trattenessi mezza corona<br />

dallo stipendio, lei si riterrebbe defraudato, no?»<br />

L’impiegato abbozzò <strong>un</strong> sorriso.<br />

«Eppure» disse Scrooge, «lei non crede di<br />

defraudare me, facendomi pagare <strong>un</strong> giorno di<br />

stipendio senza lavorare.»<br />

L’impiegato osservò che ciò capitava <strong>un</strong>a volta<br />

sola all’anno.<br />

«Bella scusa per vuotar le tasche del prossimo<br />

ogni 25 dicembre» fece Scrooge abbottonando<br />

fino al mento il suo pesante cappotto. «Ma temo<br />

proprio di doverle dare tutta la giornata di domani:<br />

sia almeno qui presto dopodomani mattina.»<br />

L’impiegato promise e Scrooge uscì con <strong>un</strong> grugnito.<br />

L’ufficio fu chiuso in <strong>un</strong> battibaleno e l’impiegato<br />

con le l<strong>un</strong>ghe code della sua sciarpa bianca<br />

che gli pendevano fino alle falde della giacca – giacché<br />

egli non poteva permettersi di possedere <strong>un</strong><br />

cappotto – si fece <strong>un</strong>a ventina di belle scivolate, in<br />

onore della vigilia di Natale, giù dalla collina di<br />

Cornhill, insieme con <strong>un</strong>a fila di ragazzi; poi si<br />

lanciò verso casa sua a Camden Town quanto più<br />

presto poteva, per giocare <strong>un</strong>a partita a moscacieca.<br />

Scrooge consumò il suo melanconico desinare<br />

nella sua solita melanconica taverna, e dopo aver<br />

letto tutti i giornali e passato il resto della serata a<br />

controllare il suo conto in banca, se ne andò a casa<br />

a dormire. Viveva nell’appartamento che era stato


di proprietà del suo def<strong>un</strong>to socio: <strong>un</strong>a buia sfilata<br />

di camere in <strong>un</strong> edificio alto in fondo a <strong>un</strong> vicolo,<br />

dove aveva ben poca ragione di trovarsi, così<br />

che era difficile impedirsi di immaginare che fosse<br />

corso lì quando era <strong>un</strong>a giovane casa giocando a<br />

nascondarella con altre case, e non avesse più trovato<br />

la via per andarsene. Era abbastanza vecchio<br />

adesso, e abbastanza lugubre; ness<strong>un</strong>o ci viveva<br />

più all’infuori di Scrooge, perché tutti gli altri<br />

locali erano affittati come uffici. Il cortile era così<br />

buio che perfino Scrooge, che lo conosceva pietra<br />

per pietra, fu costretto a cercar la strada a tentoni.<br />

Nebbia e brina assediavano l’androne della casa<br />

in maniera tale da far pensare che il genio stesso<br />

del freddo sedesse sulla sua soglia in cupa meditazione.<br />

È certo che non c’era niente di particolare nel<br />

batacchio del portone, a parte il fatto che era molto<br />

grande. È certo anche che Scrooge aveva visto quel<br />

batacchio ogni sera e ogni mattina da quando abitava<br />

lì, e che egli possedeva fantasia quanto ne può<br />

possedere qual<strong>un</strong>que uomo della City di Londra,<br />

includendovi – il che è dir molto – tutta la corporazione,<br />

i magistrati e i notabili. Tenete ben presente<br />

che Scrooge non aveva rivolto quel giorno <strong>un</strong> solo<br />

pensiero a Marley, se si toglie l’accenno fatto quel<br />

pomeriggio al suo socio morto ormai da sette anni.<br />

E poi qualc<strong>un</strong>o mi spieghi, se lo può, come fu che<br />

Scrooge, dopo aver infilato la chiave nella serratura<br />

dell’uscio, vide nel batacchio, senza che questo


subisse il benché minimo mutamento intermedio,<br />

non più <strong>un</strong> batacchio ma il viso di Marley.<br />

Il viso di Marley. Non era immerso nella più<br />

impenetrabile oscurità, come tutto quello che si<br />

trovava nella corte, ma emanava <strong>un</strong>a sorta di luce<br />

cupa, come <strong>un</strong>a aragosta andata a male nel buio<br />

di <strong>un</strong>a cantina. Non aveva aspetto cattivo né feroce,<br />

ma guardava Scrooge come Marley usava guardarlo,<br />

con occhiali spettrali rialzati sulla fronte<br />

spettrale. I capelli erano curiosamente sollevati<br />

come da <strong>un</strong>a brezza o da <strong>un</strong> soffio d’aria calda, e<br />

gli occhi, benché spalancati, erano perfettamente<br />

immoti. Tutto ciò, e il livido colorito, lo rendevano<br />

orribile, ma quell’orrore, più che insito nell’espressione,<br />

sembrava vivere di per se stesso, a dispetto<br />

di quel viso e di là dal suo controllo.<br />

Mentre Scrooge fissava attentamente quel fenomeno,<br />

ecco che il viso tornò a essere di nuovo <strong>un</strong><br />

batacchio.<br />

Dire che egli non rimanesse stupito e che il suo<br />

sangue non si raggelasse in <strong>un</strong>a terribile sensazione<br />

di paura quale dall’infanzia non aveva più provato,<br />

significherebbe dire <strong>un</strong>a cosa non vera. Ma<br />

egli riprese la chiave che aveva lasciato, la girò in<br />

fretta, entrò e accese la sua candela.<br />

Si fermò <strong>un</strong> poco incerto prima di chiudere la<br />

porta; poi vi guardò dal di dentro, quasi si aspettasse<br />

di vedere il codino della parrucca di Marley<br />

protendersi verso l’atrio. Ma non c’era nulla sul<br />

retro della porta, salvo le viti e i cavicchi che vi


inchiodavano il batacchio. Così brontolò «via, via!»<br />

e la richiuse violentemente.<br />

Il rumore risuonò come <strong>un</strong> tuono per tutta la<br />

casa. Ogni stanza dei piani superiori, ogni barile<br />

nella sottostante cantina del vinaio sembrò avere<br />

<strong>un</strong>a sua separata e caratteristica serie di echi. Scrooge<br />

non era uomo da spaventarsi per gli echi.<br />

Assicurò l’uscio, traversò l’ingresso e infilò le scale,<br />

lentamente per gi<strong>un</strong>ta, smoccolando la candela<br />

mentre saliva.<br />

Si accenna a volte a scale tanto larghe o a <strong>un</strong>a<br />

nuova mal formulata legge parlamentare attraverso<br />

cui si può passare con <strong>un</strong> tiro a sei, ma vi assicuro<br />

che sulla scala di Scrooge avreste potuto<br />

salirci con <strong>un</strong> carro f<strong>un</strong>ebre e metterlo di traverso<br />

col timone verso il muro e il retro verso la balaustra;<br />

ci sarebbe stato. C’era spazio più che sufficiente,<br />

e ancora ne avanzava: per questo, forse, Scrooge<br />

credette di vedere <strong>un</strong> carro f<strong>un</strong>ebre salire davanti<br />

a lui nell’ombra. Mezza dozzina di lampade a gas<br />

come illuminazione stradale non sarebbero bastate<br />

a far luce nell’atrio; potete immaginare che razza<br />

di buio vi era col lucignolo di Scrooge.<br />

Ma Scrooge, senza curarsi minimamente di ciò,<br />

continuava a salire. Il buio costa poco, e per questo<br />

gli piaceva. Tuttavia, prima di chiudere la pesante<br />

porta, girò ogni camera per accertarsi che tutto<br />

fosse a posto. Era motivo sufficiente per spingerlo<br />

a questa ispezione il ricordo del viso sul batacchio.<br />

Salotto, camera da letto, ripostiglio. Tutto come


doveva essere. Ness<strong>un</strong>o sotto la tavola, ness<strong>un</strong>o<br />

sotto il sofà, <strong>un</strong> piccolo fuoco sulla griglia, cucchiaio<br />

e bacinella pronti e <strong>un</strong> pentolino di brodo<br />

– Scrooge era raffreddato – appeso alla catena del<br />

camino. Ness<strong>un</strong>o sotto il letto, ness<strong>un</strong>o nel camerino,<br />

ness<strong>un</strong>o dentro la sua veste da camera appesa<br />

al muro, in atteggiamento sospetto.<br />

Nel ripostiglio: vecchi parafuochi, scarpe vecchie,<br />

due cestini da pesca, <strong>un</strong> lavabo su treppiede,<br />

<strong>un</strong> attizzatoio.<br />

Pienamente rassicurato, chiuse la porta a doppia<br />

mandata, cosa che non era nelle sue abitudini.<br />

Messo così al sicuro da ogni sorpresa, si levò la<br />

cravatta, indossò la veste da camera, le pantofole<br />

e la berretta da notte, e sedette davanti al fuoco<br />

per bere la sua tisana.<br />

Era davvero <strong>un</strong> misero fuoco, quello, <strong>un</strong>a cosa<br />

da nulla per <strong>un</strong>a notte tanto rigida. Egli fu costretto<br />

a sedercisi molto vicino, quasi a cavallo prima<br />

di estrarre <strong>un</strong>a minima sensazione di calore da <strong>un</strong>a<br />

così grama manciatina di combustibile. Il camino<br />

era vecchio, costruito molto tempo addietro da<br />

qualche mercante olandese che lo aveva foderato<br />

tutto intorno con strane piastrelle olandesi, decorate<br />

da scene della Bibbia. C’erano Caini e Abeli,<br />

figlie di Faraoni, regine di Saba, angelici messaggeri<br />

aleggianti su nuvole simili a materassi di piuma,<br />

Abrami, Baldassarri, apostoli che navigavano<br />

su barche di burro; centinaia di immagini insomma<br />

capaci di distrarre il suo pensiero... Eppure il viso


di Marley, morto da sette anni, faceva scomparire<br />

tutto il resto, come la bacchetta dell’antico profeta.<br />

Se ogni liscia piastrella fosse stata, all’inizio,<br />

bianca, col potere di riprodurre sulla sua superficie<br />

qualche disegno con gli scarsi frammenti del<br />

pensiero di Scrooge, in ogn<strong>un</strong>a di esse ci sarebbe<br />

stata <strong>un</strong>a copia della testa del vecchio Marley.<br />

«Sciocchezze», disse Scrooge, e cominciò a passeggiare<br />

su e giù per la stanza.<br />

Dopo aver fatto <strong>un</strong> paio di giri, tornò a sedersi.<br />

Come appoggiò la testa allo schienale della poltrona,<br />

il suo sguardo si posò, per caso, sul campanello;<br />

<strong>un</strong> campanello fuori uso che pendeva nella<br />

stanza e com<strong>un</strong>icava, per <strong>un</strong>o scopo ormai dimenticato,<br />

con <strong>un</strong>a camera dell’ultimo piano dell’edificio.<br />

Con grande stupore e spiegabile paura, mentre<br />

lo stava guardando, notò che il campanello<br />

cominciava a muoversi. Si muoveva così piano da<br />

principio che quasi non si sentiva suono, ma presto<br />

trillò forte, imitato da tutti gli altri campanelli<br />

della casa.<br />

Ciò durò <strong>un</strong> minuto forse, ma sembrò <strong>un</strong>’ora.<br />

I campanelli smisero come avevano cominciato,<br />

tutti insieme. Fece loro seguito <strong>un</strong> suono metallico<br />

e profondo, come se qualc<strong>un</strong>o trascinasse <strong>un</strong>a<br />

pesante catena sopra le botti nella cantina del<br />

mercante di vino. Scrooge ricordò di aver sentito<br />

dire che i fantasmi delle case stregate usano trascinarsi<br />

dietro delle catene.<br />

La porta della cantina si spalancò con fracasso


terrificante, e allora egli sentì il rumore farsi più<br />

forte a pianterreno, poi salire le scale e venire<br />

verso l’uscio.<br />

«Ancora sciocchezze» disse Scrooge. «Non ci<br />

credo!»<br />

Però il suo colorito cambiò quando, senza <strong>un</strong>a<br />

pausa, lo spettro passò attraverso il pesante uscio,<br />

ed entrò nella stanza, davanti ai suoi occhi. Al suo<br />

ingresso il morente fuoco ebbe <strong>un</strong> ultimo guizzo,<br />

quasi a dire: “Lo conosco, è il fantasma di Marley!”.<br />

Poi ricadde di nuovo.<br />

La medesima faccia, proprio la stessa. Marley<br />

col suo codino, il suo solito panciotto, la sua giacca<br />

a code, calzoni a mezza gamba e stivali i cui<br />

fiocchi di seta dondolavano a tempo con il codino,<br />

le falde della giacca e i capelli. La catena che egli<br />

trascinava lo cingeva a mezzo corpo. Era l<strong>un</strong>ga, si<br />

avvolgeva intorno a lui come <strong>un</strong>a coda, ed era<br />

composta – Scrooge la esaminò da vicino – di<br />

cassette di sicurezza, chiavi, lucchetti, <strong>libri</strong> mastri,<br />

documenti legali, e pesanti borse di acciaio. Il<br />

corpo era così trasparente che Scrooge, osservandolo,<br />

vide attraverso il panciotto i due bottoni che<br />

ornavano, dietro, la giacca.<br />

Scrooge aveva sovente sentito dire che Marley<br />

era <strong>un</strong> uomo senza viscere, ma fino a quel momento<br />

non l’aveva creduto.<br />

No, non ci credeva neppure ora. Benché il suo<br />

sguardo potesse trapassare da parte a parte lo<br />

spettro che gli stava davanti, benché sentisse il


aggelante influsso di quegli occhi morti e potesse<br />

persino esaminare il tessuto del fazzoletto che gli<br />

avvolgeva testa e mento – particolare che prima<br />

non aveva notato –, si sentiva incredulo e lottava<br />

contro la testimonianza dei suoi stessi sensi.<br />

«Bene» fece Scrooge, caustico e freddo come<br />

sempre. «Cosa vuoi da me?»<br />

«Molte cose!»<br />

Era la voce di Marley: ness<strong>un</strong> dubbio su ciò.<br />

«Chi sei?»<br />

«Domandami chi sono stato.»<br />

«Chi sei stato, allora?» disse Scrooge alzando la<br />

voce. «Sei pignolo per essere <strong>un</strong>’ombra...»<br />

Stava per dire “all’ombra”, ma cambiò la frase<br />

per renderla più appropriata.<br />

«In vita sono stato il tuo socio, Jacob Marley.»<br />

«Puoi... puoi sederti?» domandò Scrooge, guardandolo<br />

con aria dubbiosa.<br />

«Lo posso.»<br />

«Siediti allora.»<br />

Scrooge aveva fatto la domanda perché non<br />

sapeva se <strong>un</strong> fantasma così trasparente fosse nella<br />

condizione di potersi servire di <strong>un</strong>a sedia, e sentiva<br />

che, nell’eventualità che la cosa non fosse possibile,<br />

ciò avrebbe reso necessaria <strong>un</strong>a penosa<br />

spiegazione. Ma il fantasma andò a sedersi sul lato<br />

opposto del camino, come se si trattasse di cosa<br />

per lui abituale.<br />

«Tu non credi in me» notò il fantasma.<br />

«No» disse Scrooge.


«Che prova vuoi della mia realtà, oltre quella<br />

dei tuoi sensi?»<br />

«Non so» disse Scrooge.<br />

«Perché dubiti dei tuoi sensi?»<br />

«Perché» rispose Scrooge, «<strong>un</strong> nonnulla basta<br />

a turbarli. Un piccolo imbarazzo di stomaco può<br />

renderli ingannevoli. Tu potresti essere <strong>un</strong>’indigestione<br />

di manzo, <strong>un</strong>a cucchiaiata di mostarda, <strong>un</strong>a<br />

fetta di formaggio, <strong>un</strong> pezzo di patata cruda. Chi<strong>un</strong>que<br />

tu sia, c’è in te più del sugo di carne che della<br />

tomba.»<br />

Scrooge non aveva l’abitudine di far motti di<br />

spirito, né sentiva certo la voglia di scherzare. La<br />

verità era che cercava di mostrarsi disinvolto per<br />

distrarre i suoi pensieri, per tenere a freno il proprio<br />

terrore, perché la voce dello spettro lo faceva tremare<br />

fino al midollo delle ossa.<br />

Se fosse rimasto seduto a fissare quei ghiacciati<br />

occhi immoti anche per <strong>un</strong> solo momento, si<br />

sarebbe presto trovato a mal partito, lo sapeva. Vi<br />

era inoltre qualcosa di veramente orribile nell’atmosfera<br />

infernale che circondava il fantasma.<br />

Anche se Scrooge non la percepiva personalmente,<br />

essa non era per questo meno reale. Benché il<br />

fantasma sedesse immobile, i suoi capelli, le sue<br />

vesti, i suoi fiocchi, i suoi nastri, erano in continuo<br />

movimento, quasi fossero agitati dal caldo vapore<br />

di <strong>un</strong> forno.<br />

«Vedi questo stuzzicadenti?» disse Scrooge, tornando<br />

alla carica per le ragioni sopraddette nella


speranza di riuscire, fosse solo per <strong>un</strong> momento, a<br />

distogliere da sé quello sguardo agghiacciante.<br />

«Sì» rispose il fantasma.<br />

«Ma se non lo guardi nemmeno» fece Scrooge.<br />

«Eppure lo vedo!» ribatté il fantasma.<br />

«Beh!» rispose Scrooge. «Basterebbe che lo<br />

inghiottissi, e per il resto dei miei giorni sarei perseguitato<br />

da legioni di demoni di mia propria creazione.<br />

Sciocchezze, ti dico, sciocchezze.»<br />

A queste parole lo spirito emise <strong>un</strong>o spaventoso<br />

urlo, e scosse le sue catene con <strong>un</strong> rumore così<br />

f<strong>un</strong>ebre e macabro che Scrooge si aggrappò alla<br />

sedia per non cadere a terra svenuto. Ma ben più<br />

grande fu il suo terrore quando lo spettro si tolse<br />

la benda che aveva intorno alla testa, quasi facesse<br />

troppo caldo per tenerla addosso, e la mascella<br />

inferiore gli ricadde sul petto.<br />

Scrooge piombò in ginocchio e si nascose il viso<br />

nelle mani.<br />

«Pietà» gridò. «Orrenda apparizione, perché<br />

mi tormenti?»<br />

«Uomo di mente terrestre!» rispose il fantasma.<br />

«Credi in me o no?»<br />

«Credo» disse Scrooge. «Devo credere. Ma<br />

come mai gli spiriti camminano sulla terra e come<br />

mai vengono a farmi visita?»<br />

«È obbligo di ogni uomo» il fantasma rispose,<br />

«che lo spirito che sta dentro di lui debba, camminando<br />

in mezzo agli uomini suoi simili, andare<br />

lontano; ma se non lo fa in vita sarà condannato a


farlo dopo morto. Esso è destinato a vagare per il<br />

mondo – me sciagurato –, a essere testimone di<br />

cose a cui non può più prendere parte, cose che<br />

in vita avrebbe potuto dividere con gli altri, cavandone<br />

la sua felicità.»<br />

Di nuovo lo spettro emise <strong>un</strong> grido, scosse le<br />

sue catene e si torse le mani d’ombra.<br />

«Sei incatenato?» notò Scrooge tremando.<br />

«Dimmi perché.»<br />

«Porto la catena che mi sono forgiata in vita»<br />

rispose il fantasma. «L’ho saldata anello per anello,<br />

metro per metro; me la sono caricata di mia spontanea<br />

volontà, e di mia spontanea volontà la porto.<br />

Il suo modello ti sembra strano?»<br />

Scrooge tremava sempre più.<br />

«O vorresti sapere» proseguì il fantasma, «il<br />

peso e la l<strong>un</strong>ghezza della catena che tu stesso porti?<br />

Sette Natali or sono era pesante e l<strong>un</strong>ga come<br />

questa, e da allora tu ci hai lavorato intorno parecchio.<br />

È <strong>un</strong>a catena pesantissima.»<br />

Scrooge gettò <strong>un</strong>o sguardo al pavimento circostante,<br />

quasi si aspettasse di trovarsi circondato da<br />

cinquanta o sessanta metri di oltremondano cavo<br />

di ferro; ma non vide nulla.<br />

«Jacob» supplicò, «mio vecchio Jacob Marley,<br />

parlami ancora. Dimmi qualche parola di conforto,<br />

Jacob.»<br />

«Non mi è possibile» rispose il fantasma. «Le<br />

consolazioni vengono da altra parte, Ebenezer<br />

Scrooge. Vengono da altri intermediari e vanno a


uomini di altra specie. E nemmeno posso dirti<br />

quello che vorrei. È ben poco quello che ancora<br />

ho il permesso di dirti. Non posso riposare, non<br />

posso fermarmi, non posso indugiare in alc<strong>un</strong><br />

luogo. Il mio spirito non si è mai allontanato dal<br />

nostro ufficio; mai, in vita mia, il mio spirito si è<br />

spinto oltre gli stretti limiti del nostro minuscolo<br />

banco di cambio, e ora <strong>un</strong> faticoso viaggio mi<br />

attende.»<br />

Era abitudine di Scrooge, ogniqualvolta si sentiva<br />

preoccupato, di mettere le mani nelle tasche<br />

dei pantaloni. Meditando su quanto il fantasma gli<br />

aveva detto, fece quel gesto anche allora, ma senza<br />

alzare gli occhi e continuando a stare inginocchiato.<br />

«Devi aver preso la faccenda con molta calma,<br />

Jacob» osservò Scrooge, in tono pratico anche se<br />

umile e deferente.<br />

«Con calma?» ripeté il fantasma.<br />

«Sei morto già da sette anni» rifletté Scrooge,<br />

«e... se hai viaggiato per tutto questo tempo...»<br />

«Per tutto questo tempo» disse il fantasma. «Né<br />

pace né riposo mai, ma l’incessante tortura del<br />

rimorso.»<br />

«Ti sposti rapidamente?» chiese Scrooge.<br />

«Sulle ali del vento» rispose il fantasma.<br />

«Dovresti aver quindi percorso <strong>un</strong>a bella distanza<br />

in sette anni» notò Scrooge.<br />

A queste parole il fantasma lanciò <strong>un</strong> altro grido<br />

e scosse le sue catene con strepito così orribile


nel morto silenzio della notte che la polizia avrebbe<br />

avuto mille e <strong>un</strong>a ragione di den<strong>un</strong>ciarlo come<br />

disturbatore.<br />

«Oh, prigioniero legato a doppia catena» gridò<br />

il fantasma, «per non aver saputo che occorrerebbero<br />

secoli di incessante travaglio da parte di<br />

immortali creature per far sì che questa terra abbia<br />

l’eterno premio, se prima tutto il bene di cui il<br />

mondo è capace non è stato sviluppato! Per non<br />

aver saputo che ogni spirito cristiano il quale operi<br />

con bontà nella sua piccola sfera, qual<strong>un</strong>que essa<br />

sia, troverà la sua vita terrena troppo corta per le<br />

immense possibilità che gli sono offerte! Per non<br />

aver saputo che ness<strong>un</strong> rimorso può più far ammenda<br />

per le opport<strong>un</strong>ità trascurate in vita! Ecco che<br />

cosa ho fatto! Ecco che cosa ho fatto!»<br />

«Eppure sei sempre stato <strong>un</strong> buon uomo d’affari,<br />

Jacob!» balbettò Scrooge che cominciava ad<br />

applicare a se stesso quei discorsi.<br />

«Gli affari!» gridò il fantasma, torcendosi di<br />

nuovo le mani. «L’umanità avrebbe dovuto essere<br />

il mio affare. Il benessere generale avrebbe dovuto<br />

essere il mio affare: carità, clemenza, pazienza<br />

e benevolenza, tutto questo avrebbero dovuto<br />

essere i miei affari. I miei commerci non erano che<br />

<strong>un</strong>a goccia d’acqua in quell’oceano di affari.»<br />

Levò in alto a l<strong>un</strong>ghezza di braccio le sue catene,<br />

come se fossero la causa dei suoi sterili rimpianti,<br />

poi le ributtò pesantemente per terra.<br />

«In questo periodo dell’anno che volge al suo


termine» disse lo spettro, «io soffro ancora di più.<br />

Perché ho camminato tra la folla dei miei simili<br />

con gli occhi rivolti a terra, senza mai alzarli su<br />

quella stella benedetta che condusse i magi a <strong>un</strong>a<br />

capanna? Non c’erano forse altre povere case verso<br />

cui la sua luce avrebbe potuto guidarmi?»<br />

Scrooge, spaventato nell’udire lo spettro seguitare<br />

a quel modo, cominciò a tremare come <strong>un</strong>a<br />

foglia.<br />

«Ascoltami» gridò il fantasma. «Il mio tempo è<br />

quasi trascorso.»<br />

«Ti ascolto» disse Scrooge, «ma non essere tanto<br />

duro con me. Non fare della retorica, Jacob, ti<br />

prego.»<br />

«Per quale mistero io ti appaio oggi in <strong>un</strong>a forma<br />

che tu puoi vedere, non lo so. Ti sono rimasto<br />

accanto invisibile molti e molti giorni.»<br />

Non era <strong>un</strong>’idea piacevole. Scrooge rabbrividì<br />

e si asciugò il sudore sulla fronte.<br />

«Questa non è la minore delle mie penitenze»<br />

proseguì il fantasma. «Sono qui stasera per avvertirti<br />

che hai ancora <strong>un</strong>a possibilità e <strong>un</strong>a speranza<br />

di sfuggire al mio stesso destino. Una possibilità e<br />

<strong>un</strong>a speranza che ti ho procurato io, Ebenezer.»<br />

«Sei sempre stato <strong>un</strong> buon amico per me» disse<br />

Scrooge. «Te ne ringrazio.»<br />

«Tu sarai visitato» riprese il fantasma, «da tre<br />

spiriti.»<br />

La faccia di Scrooge cadde tanto in basso quasi<br />

quanto quella del fantasma.


«Questa sarebbe l’opport<strong>un</strong>ità e la speranza che<br />

mi hai promesso, Jacob?» domandò Scrooge, con<br />

voce incerta.<br />

«Sì, è questa.»<br />

«Ne... ne farei volentieri a meno» fece Scrooge.<br />

«Senza la loro visita» disse il fantasma, «non<br />

avresti speranza di evitare il calvario che io stesso<br />

ho percorso. Aspetta il primo spirito domani, quando<br />

le campane batteranno l’<strong>un</strong>a.»<br />

«Non potrei riceverli tutti e tre insieme e farla<br />

finita, Jacob?» suggerì Scrooge.<br />

«Il secondo verrà la notte seguente, alla medesima<br />

ora. Il terzo la notte seguente ancora, quando<br />

l’ultimo tocco delle dodici cesserà di vibrare. Non<br />

aspettarti di rivedermi, ma, per il tuo bene, ricordati<br />

di ciò che è avvenuto fra noi.»<br />

Dette queste parole, lo spettro prese il suo fazzoletto<br />

dal tavolo e se lo avvolse al capo, come<br />

prima. Scrooge lo capì dal suono particolare che<br />

fecero i denti quando le mascelle vennero nuovamente<br />

a contatto. Si arrischiò ad alzare gli occhi<br />

di nuovo e vide il suo visitatore ultraterreno che<br />

lo squadrava, diritto, la catena avvolta intorno a<br />

<strong>un</strong> braccio.<br />

Lo spettro si allontanò da lui camminando all’indietro,<br />

e a ogni passo che faceva la finestra si socchiudeva<br />

<strong>un</strong> poco, così che quando la raggi<strong>un</strong>se<br />

era completamente aperta. Lo spettro fece cenno<br />

a Scrooge che si avvicinasse, e quello ubbidì. Quando<br />

furono a due passi l’<strong>un</strong>o dall’altro, il fantasma


di Marley alzò <strong>un</strong>a mano, per avvertirlo di non<br />

avvicinarsi oltre. Scrooge si fermò, non tanto per<br />

obbedienza quanto per la sorpresa e il timore. Al<br />

levarsi di quella mano, infatti, si era reso conto di<br />

rumori confusi che riempivano l’aria: suoni incoerenti<br />

di lamento e di tristezza, gemiti di indicibili<br />

dolori e di rimpianto.<br />

Dopo aver ascoltato <strong>un</strong> momento, lo spettro si<br />

<strong>un</strong>ì al mesto coro, poi scomparve nella notte livida<br />

e nera.<br />

Scrooge corse alla finestra e, ansante di curiosità,<br />

guardò fuori.<br />

L’aria era piena di fantasmi che vagavano con<br />

<strong>un</strong> disperato affanno, gemendo. Ogn<strong>un</strong>o portava<br />

catene come il fantasma di Marley; alc<strong>un</strong>i – forse<br />

si trattava di ministri traditori – erano legati insieme,<br />

ness<strong>un</strong>o era libero. Scrooge ne aveva conosciuti<br />

parecchi da vivi. Era stato, per esempio, in<br />

stretta familiarità con <strong>un</strong> vecchio fantasma che<br />

indossava <strong>un</strong> panciotto bianco e che portava <strong>un</strong>a<br />

colossale cassaforte di ferro attaccata alla caviglia;<br />

egli piangeva pietosamente, perché non era in<br />

grado di portare soccorso a <strong>un</strong>a disgraziata donna<br />

con <strong>un</strong> bambino in braccio che egli vedeva, giù,<br />

sui gradini di <strong>un</strong>a porta. La ragione della pena di<br />

tutti quei fantasmi era evidente: tentavano di intervenire<br />

a fin di bene negli affari terreni, ma i loro<br />

sforzi erano destinati a <strong>un</strong> eterno insuccesso.<br />

Se queste creature svanirono nella nebbia o se<br />

la nebbia le circondò, Scrooge non lo poté dire.


Certo è che spiriti e voci svanirono insieme, e la<br />

notte tornò a essere qual era quando egli era tornato<br />

a casa.<br />

Chiuse la finestra ed esaminò la porta per la<br />

quale il fantasma era entrato. Era chiusa a doppia<br />

mandata, come egli l’aveva chiusa di sua mano, e<br />

i chiavistelli erano al loro posto. Provò a dire “sciocchezze!”,<br />

ma si fermò sulla prima sillaba. Sia per<br />

le emozioni subite, sia per le fatiche della giornata,<br />

sia per quelle occhiate sul mondo invisibile, sia per<br />

la tetra conversazione avuta col fantasma, o per<br />

l’ora tarda, sentì <strong>un</strong> grande bisogno di riposo. Andò<br />

quindi diritto a letto senza nemmeno spogliarsi, e<br />

subito si addormentò.


Continua la lettura in libreria<br />

o in ebook su<br />

Libreriarizzoli.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!