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religione e ricchezza nell'Olanda del Seicento

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IPERTESTO<br />

UNITÀ VI<br />

2<br />

IL SECOLO DEI SOLDATI E DEI MERCANTI<br />

Rifiuto <strong>del</strong>la<br />

teocrazia<br />

Roma antica<br />

metafora <strong>del</strong>la<br />

Spagna<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

nie americane, che di intraprendere un lucroso commercio su scala internazionale, la nuova<br />

società mercantile si risolse in una speculazione avventata e costosa, bisognosa di sempre<br />

rinnovati finanziamenti. Tuttavia, l’intera operazione, dettata più da ragioni politico-religiose,<br />

che da veri interessi economici, si inserì in una crisi di più vasta portata, che<br />

sfociò nel mancato rinnovamento <strong>del</strong>la tregua dei dodici anni stipulata nel 1609.<br />

Inizialmente, la crisi ebbe i connotati <strong>del</strong>la disputa teologica e vide contrapposti i cosiddetti<br />

arminiani (seguaci di Jacob Arminius, m. 1609) ai cosiddetti gomaristi (seguaci di<br />

François Gomar); questi ultimi erano calvinisti ortodossi, decisi a ribadire il principio tipicamente<br />

riformato <strong>del</strong>la predestinazione, a trasformare lo Stato in una teocrazia e, soprattutto,<br />

a riprendere la guerra con la Spagna. Appoggiati dalla casa d’Orange, gli intransigenti<br />

riuscirono a ottenere dal sinodo internazionale riformato di Dordrecht, nel 1618,<br />

la condanna dei propri avversari e il coinvolgimento <strong>del</strong>le Province Unite nella guerra dei<br />

Trent’anni, a partire dal 1621.<br />

Ben presto, comunque, gli ingenti danni provocati al commercio dal conflitto con la Spagna<br />

avrebbero screditato le posizioni degli estremisti e riportato in auge la moderata concezione<br />

secondo cui all’Olanda conveniva partecipare a un conflitto solo quando fossero minacciati<br />

i propri vitali interessi economici. A partire dalla metà <strong>del</strong> secolo, il calvinismo continuò<br />

a essere la <strong>religione</strong> ufficiale <strong>del</strong>la Repubblica <strong>del</strong>le Province Unite, ma le sue prospettive<br />

di trasformare lo Stato in un’entità teocratica erano completamente svanite.<br />

La resistenza dei reggenti nei confronti <strong>del</strong>le pretese teocratiche <strong>del</strong> clero calvinista è ancor<br />

più significativa se si tiene conto <strong>del</strong> fatto che si svolse in un contesto che aveva fatto<br />

ricorso al libro <strong>del</strong>l’Esodo, e più in generale all’Antico Testamento, come strumento<br />

di definizione <strong>del</strong>la propria identità culturale.<br />

Per capire pienamente questo fenomeno, si deve tenere a mente che, prima <strong>del</strong>la rivolta<br />

iniziata nel 1566, nei Paesi Bassi non esisteva alcuna differenza significativa tra il Nord<br />

(che sarebbe poi diventato indipendente, dando vita alla Repubblica <strong>del</strong>le Province Unite)<br />

e il Sud (che sarebbe rimasto sotto dominio spagnolo). La nuova entità non fu l’inevitabile<br />

risultato <strong>del</strong>la volontà di affermarsi a tutti i costi da parte di un’identità nazionale<br />

pre-esistente: al contrario, si potrebbe dire che il senso di nazionalità progressivamente<br />

affermatosi nelle Province Unite <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong> è nato come effetto <strong>del</strong>la confusa e<br />

drammatica situazione venutasi a creare negli anni seguenti il 1566, o meglio è sorto come<br />

conseguenza <strong>del</strong>la lunga e sanguinosa guerra conclusasi con la tregua <strong>del</strong> 1609.<br />

L’Olanda come nuovo Israele<br />

Per definire se stessi, i ribelli <strong>del</strong> Nord fecero ricorso a strumenti di vario genere, primo fra<br />

tutti l’auto-identificazione con l’antico popolo dei Batavi, di cui Tacito, Plinio e altri autori<br />

latini avevano descritto la strenua lotta contro il tirannico dominio di Roma. Ancor più<br />

gratificante e calzante, però, apparve l’identificazione con l’Israele biblico, salvato da Dio<br />

e chiamato a una vita di libertà, radicalmente diversa rispetto a quella passata. Era fin troppo<br />

facile, in effetti, paragonare Filippo II al Faraone, la sua oppressione alla schiavitù degli<br />

ebrei, le violenze e i saccheggi dei suoi soldati alla ferocia <strong>del</strong> sovrano egiziano che aveva ordinato<br />

l’uccisione di tutti i neonati ebrei, la vittoria finale alla conquista di Canaan, Guglielmo<br />

d’Orange a Mosè. «L’epica <strong>del</strong>l’Esodo – ha scritto Simon Schama – divenne per gli olandesi<br />

quello che era stata per gli ebrei biblici: la legittimazione di una grande rottura storica,<br />

un taglio con il passato che aveva reso possibile l’invenzione di un’identità collettiva».<br />

Siamo di fronte a un fenomeno riscontrabile anche in numerosi altri contesti riformati,<br />

primo fra tutti quello inglese, ai tempi <strong>del</strong>la guerra civile (vedi Unità VIII); la differenza<br />

rispetto alla situazione anglosassone consiste nel fatto che quella identificazione con il popolo<br />

eletto restò là patrimonio di un gruppo ristretto – i puritani aderenti al calvinismo<br />

e alcuni gruppi settari – mentre in Olanda divenne patrimonio comune sia ai calvinisti<br />

radicali sia ai calvinisti moderati, di formazione umanistica ed erasmiana. Eppure, malgrado<br />

questa indiscutibile affinità di sentire, le posizioni dei due gruppi non erano per<br />

nulla più vicine, come dimostra il quadro dipinto da Ferdinand Bol negli anni 1661-1662,<br />

per ornare un caminetto nella Camera dei Magistrati nel municipio di Amsterdam.

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