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religione e ricchezza nell'Olanda del Seicento

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Il disagio<br />

<strong>del</strong>l’abbondanza:<br />

<strong>religione</strong> e <strong>ricchezza</strong><br />

nell’Olanda <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong><br />

Il rifiuto <strong>del</strong>la teocrazia calvinista<br />

La rivolta antispagnola che ebbe luogo nei Paesi Bassi negli anni 1566-1609 non fu solo<br />

una guerra di indipendenza nei confronti <strong>del</strong> dominatore straniero; essa infatti comportò,<br />

nello stesso tempo, un vero capovolgimento sociale, portando al potere nelle principali<br />

città <strong>del</strong> Nord dei Paesi Bassi un’aristocrazia di mercanti che avrebbe tenuto saldamente<br />

le redini <strong>del</strong> nuovo Stato fino alla metà <strong>del</strong> Settecento. In un certo senso, con il suo spiccato<br />

carattere borghese, il moto dei Paesi Bassi appare decisamente simile alla Rivoluzione<br />

francese: il colpo di Stato <strong>del</strong> 1578 fu, per Amsterdam, l’equivalente <strong>del</strong>l’abolizione<br />

<strong>del</strong>l’antico regime in Francia nel 1789.<br />

Giunti al potere, questi mercanti si sforzarono di mantenere sempre una politica di equilibrio<br />

e moderazione in tutti i campi, ispirata agli insegnamenti umanistici di Erasmo, anche<br />

a costo di entrare in conflitto con la Chiesa calvinista e con la casa d’Orange (sostenuta dai<br />

ceti più poveri <strong>del</strong>la popolazione), cui era affidata la guida <strong>del</strong>l’esercito <strong>del</strong>la Repubblica.<br />

Calvinismo intransigente e casa d’Orange disprezzavano gli sforzi dei mercanti per trovare<br />

un compromesso con la Spagna, considerata dai riformati più estremisti come il braccio<br />

armato <strong>del</strong>l’Anticristo papista. Non a caso, i reggenti di Amsterdam guardarono sempre<br />

con sospetto alla Compagnia <strong>del</strong>le Indie Occidentali, che venne ad associarsi a quella<br />

<strong>del</strong>le Indie Orientali, saldamente controllata dai mercanti più ricchi e potenti. Fondata<br />

nel 1621 da calvinisti radicali, più allo scopo di combattere gli spagnoli nelle loro colo-<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

PERCORSI<br />

DI STORIA EUROPEA<br />

Riferimento<br />

storiografico 1<br />

pag. 6<br />

Rembrandt, I sindaci<br />

<strong>del</strong>la Gilda dei<br />

drappieri, 1662<br />

(Amsterdam,<br />

Rijksmuseum).<br />

In questo dipinto sono<br />

raffigurati intorno a un<br />

tavolo i consiglieri <strong>del</strong>la<br />

Confraternita dei<br />

mercanti di tessuti<br />

(i drappieri). I mercanti<br />

furono al centro di<br />

vivaci polemiche in<br />

Olanda perché le loro<br />

posizioni nei confronti<br />

<strong>del</strong>la Spagna erano<br />

ritenute troppo morbide<br />

dai calvinisti<br />

intransigenti.<br />

IPERTESTO<br />

IPERTESTO A<br />

1<br />

Il disagio <strong>del</strong>l’abbondanza: <strong>religione</strong> e <strong>ricchezza</strong> nell’Olanda <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong>


IPERTESTO<br />

UNITÀ VI<br />

2<br />

IL SECOLO DEI SOLDATI E DEI MERCANTI<br />

Rifiuto <strong>del</strong>la<br />

teocrazia<br />

Roma antica<br />

metafora <strong>del</strong>la<br />

Spagna<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

nie americane, che di intraprendere un lucroso commercio su scala internazionale, la nuova<br />

società mercantile si risolse in una speculazione avventata e costosa, bisognosa di sempre<br />

rinnovati finanziamenti. Tuttavia, l’intera operazione, dettata più da ragioni politico-religiose,<br />

che da veri interessi economici, si inserì in una crisi di più vasta portata, che<br />

sfociò nel mancato rinnovamento <strong>del</strong>la tregua dei dodici anni stipulata nel 1609.<br />

Inizialmente, la crisi ebbe i connotati <strong>del</strong>la disputa teologica e vide contrapposti i cosiddetti<br />

arminiani (seguaci di Jacob Arminius, m. 1609) ai cosiddetti gomaristi (seguaci di<br />

François Gomar); questi ultimi erano calvinisti ortodossi, decisi a ribadire il principio tipicamente<br />

riformato <strong>del</strong>la predestinazione, a trasformare lo Stato in una teocrazia e, soprattutto,<br />

a riprendere la guerra con la Spagna. Appoggiati dalla casa d’Orange, gli intransigenti<br />

riuscirono a ottenere dal sinodo internazionale riformato di Dordrecht, nel 1618,<br />

la condanna dei propri avversari e il coinvolgimento <strong>del</strong>le Province Unite nella guerra dei<br />

Trent’anni, a partire dal 1621.<br />

Ben presto, comunque, gli ingenti danni provocati al commercio dal conflitto con la Spagna<br />

avrebbero screditato le posizioni degli estremisti e riportato in auge la moderata concezione<br />

secondo cui all’Olanda conveniva partecipare a un conflitto solo quando fossero minacciati<br />

i propri vitali interessi economici. A partire dalla metà <strong>del</strong> secolo, il calvinismo continuò<br />

a essere la <strong>religione</strong> ufficiale <strong>del</strong>la Repubblica <strong>del</strong>le Province Unite, ma le sue prospettive<br />

di trasformare lo Stato in un’entità teocratica erano completamente svanite.<br />

La resistenza dei reggenti nei confronti <strong>del</strong>le pretese teocratiche <strong>del</strong> clero calvinista è ancor<br />

più significativa se si tiene conto <strong>del</strong> fatto che si svolse in un contesto che aveva fatto<br />

ricorso al libro <strong>del</strong>l’Esodo, e più in generale all’Antico Testamento, come strumento<br />

di definizione <strong>del</strong>la propria identità culturale.<br />

Per capire pienamente questo fenomeno, si deve tenere a mente che, prima <strong>del</strong>la rivolta<br />

iniziata nel 1566, nei Paesi Bassi non esisteva alcuna differenza significativa tra il Nord<br />

(che sarebbe poi diventato indipendente, dando vita alla Repubblica <strong>del</strong>le Province Unite)<br />

e il Sud (che sarebbe rimasto sotto dominio spagnolo). La nuova entità non fu l’inevitabile<br />

risultato <strong>del</strong>la volontà di affermarsi a tutti i costi da parte di un’identità nazionale<br />

pre-esistente: al contrario, si potrebbe dire che il senso di nazionalità progressivamente<br />

affermatosi nelle Province Unite <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong> è nato come effetto <strong>del</strong>la confusa e<br />

drammatica situazione venutasi a creare negli anni seguenti il 1566, o meglio è sorto come<br />

conseguenza <strong>del</strong>la lunga e sanguinosa guerra conclusasi con la tregua <strong>del</strong> 1609.<br />

L’Olanda come nuovo Israele<br />

Per definire se stessi, i ribelli <strong>del</strong> Nord fecero ricorso a strumenti di vario genere, primo fra<br />

tutti l’auto-identificazione con l’antico popolo dei Batavi, di cui Tacito, Plinio e altri autori<br />

latini avevano descritto la strenua lotta contro il tirannico dominio di Roma. Ancor più<br />

gratificante e calzante, però, apparve l’identificazione con l’Israele biblico, salvato da Dio<br />

e chiamato a una vita di libertà, radicalmente diversa rispetto a quella passata. Era fin troppo<br />

facile, in effetti, paragonare Filippo II al Faraone, la sua oppressione alla schiavitù degli<br />

ebrei, le violenze e i saccheggi dei suoi soldati alla ferocia <strong>del</strong> sovrano egiziano che aveva ordinato<br />

l’uccisione di tutti i neonati ebrei, la vittoria finale alla conquista di Canaan, Guglielmo<br />

d’Orange a Mosè. «L’epica <strong>del</strong>l’Esodo – ha scritto Simon Schama – divenne per gli olandesi<br />

quello che era stata per gli ebrei biblici: la legittimazione di una grande rottura storica,<br />

un taglio con il passato che aveva reso possibile l’invenzione di un’identità collettiva».<br />

Siamo di fronte a un fenomeno riscontrabile anche in numerosi altri contesti riformati,<br />

primo fra tutti quello inglese, ai tempi <strong>del</strong>la guerra civile (vedi Unità VIII); la differenza<br />

rispetto alla situazione anglosassone consiste nel fatto che quella identificazione con il popolo<br />

eletto restò là patrimonio di un gruppo ristretto – i puritani aderenti al calvinismo<br />

e alcuni gruppi settari – mentre in Olanda divenne patrimonio comune sia ai calvinisti<br />

radicali sia ai calvinisti moderati, di formazione umanistica ed erasmiana. Eppure, malgrado<br />

questa indiscutibile affinità di sentire, le posizioni dei due gruppi non erano per<br />

nulla più vicine, come dimostra il quadro dipinto da Ferdinand Bol negli anni 1661-1662,<br />

per ornare un caminetto nella Camera dei Magistrati nel municipio di Amsterdam.


Il Mosè con le tavole <strong>del</strong>la legge di Bol si ispira al capitolo 32 <strong>del</strong> libro <strong>del</strong>l’Esodo, in cui si<br />

racconta che Mosè lasciò il popolo per salire sulla cima <strong>del</strong> Sinai e ricevere le tavole <strong>del</strong>la<br />

Legge; in sua assenza, la guida <strong>del</strong> popolo fu lasciata ad Aronne, sommo sacerdote, che cedette<br />

senza troppa resistenza alla richiesta <strong>del</strong> popolo di costruire un vitello d’oro. Posto in<br />

una sala <strong>del</strong> municipio, quel quadro era un violento ammonimento contro le conseguenze<br />

drammatiche che poteva provocare, anche al nuovo popolo eletto d’Olanda, il governo <strong>del</strong><br />

clero: tramite questa severa «confutazione iconografica <strong>del</strong>la teocrazia» (S. Schama), da tenere<br />

sempre sotto gli occhi, i reggenti di Amsterdam ribadivano la loro volontà di autonomia<br />

rispetto alla Chiesa.<br />

Secondo i reggenti di Amsterdam, i fini principali da perseguire tramite un’azione di governo<br />

erano lo sviluppo economico e l’incremento <strong>del</strong>la prosperità <strong>del</strong> Paese. Tuttavia,<br />

rischieremmo di commettere un grossolano errore di anacronismo se dimenticassimo<br />

che anche questi uomini (come i mercanti italiani dei secoli XIII-XV) erano dei sinceri cristiani.<br />

La <strong>ricchezza</strong>, pertanto, finiva per imbarazzarli e generare in loro mille scrupoli di<br />

tipo morale. Essi avevano ben chiari gli avvertimenti lanciati da Gesù contro i ricchi e i<br />

rischi che l’attaccamento ai beni mondani poteva comportare per la salvezza eterna.<br />

Uomini pratici ma decisamente sensibili, sotto il profilo religioso, i grandi borghesi di Amsterdam<br />

tentavano sinceramente di essere, a un tempo, nel mondo, ma non <strong>del</strong> mondo, o<br />

meglio, di godere <strong>del</strong>le realtà terrene senza lasciarsi soggiogare da esse. Per di più, essi operavano<br />

in un contesto riformato, che non aveva per niente benedetto la <strong>ricchezza</strong> e tanto<br />

meno la giudicava un rassicurante segno <strong>del</strong>la benedizione divina. Si tratta <strong>del</strong>la deformazione<br />

più semplicistica e grottesca cui può essere sottoposta la tesi di Weber, tant’è vero<br />

che il più autorevole predicatore <strong>del</strong>la Chiesa riformata di Utrecht, Gijsbert Voet (Voetius),<br />

rilanciò la polemica sulla legittimità <strong>del</strong> prestito a interesse e arrivò a espellere dalla<br />

sua congregazione una donna il cui marito prestava su pegno.<br />

Non appena accumulava qualche <strong>ricchezza</strong>, il calvinista devoto si sentiva aggredito dal<br />

vizio <strong>del</strong>l’avidità, che evidentemente rischiava di essere un segnale <strong>del</strong>la sua dannazione,<br />

e pertanto tendeva (più che a reinvestire, come afferma Weber) a compiere ostentati gesti<br />

di spesa in opere benefiche. Dal pulpito, nei loro sermoni, i pastori non si stancavano<br />

di denunciare l’assoluta inconciliabilità tra vita cristiana e profitto, prendendo spunto<br />

dalle numerose invettive dei profeti biblici contro il lusso e la cupidigia.<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

Mercanti,<br />

ma cristiani<br />

Ostilità dei pastori<br />

verso il profitto<br />

In questo dipinto<br />

di Jan Brueghel sono<br />

raffigurati tre importanti<br />

personaggi che fanno<br />

visita a una famiglia<br />

contadina: uno di loro,<br />

in primo piano, sta per<br />

donare qualche moneta<br />

a un bambino.<br />

Per i calvinisti<br />

benestanti le opere<br />

di carità servivano<br />

a combattere il vizio<br />

<strong>del</strong>l’avidità che molte<br />

volte si celava dietro<br />

l’accumulazione<br />

di capitali.<br />

IPERTESTO<br />

IPERTESTO A<br />

3<br />

Il disagio <strong>del</strong>l’abbondanza: <strong>religione</strong> e <strong>ricchezza</strong> nell’Olanda <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong>


IPERTESTO<br />

UNITÀ VI<br />

4<br />

IL SECOLO DEI SOLDATI E DEI MERCANTI<br />

Un’invettiva polemica contro<br />

i peccatori<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

Il timore <strong>del</strong> giudizio di Dio<br />

DOCUMENTI<br />

Il testo seguente fu pubblicato nel 1661 a Maassluis, vicino a Rotterdam. Si tratta di una dura invettiva<br />

contro l’abbondanza, o meglio contro la classe dirigente olandese, accusata di pensare solo al<br />

denaro, e non a Dio e alla salvezza eterna.<br />

Oh Paesi Bassi, abbandonate la strada<br />

<strong>del</strong> peccato e <strong>del</strong>l’iniquità<br />

e percorrete ancora le vie <strong>del</strong> Signore.<br />

Prima che Egli stenda la sua mano<br />

sui Neerlandesi tutti<br />

per far precipitare i peccatori.<br />

Che cosa si ode se non bestemmie e imprecazioni?<br />

Che cosa si vede se non ebbrezza e ostentazioni<br />

e ogni giorno traffici per un vile guadagno?<br />

Una stella nelle pianure dei cieli<br />

è stata veduta a sudest<br />

con raggi piccoli e grandi.<br />

Che cosa è se non il segno<br />

che Dio punirà i nostri peccati.<br />

S. SCHAMA, La cultura olandese <strong>del</strong>l’epoca d’oro, Il Saggiatore, Milano 1988,<br />

pp. 148-149, trad. it. V. SPERTI<br />

Quali peccati il poeta-predicatore rinfaccia agli olandesi?<br />

Con quale segno Dio annuncerà l’imminenza <strong>del</strong> suo giudizio?<br />

Riferimento<br />

2 storiografico<br />

pag. 8<br />

Timore dei<br />

segni divini<br />

Seguendo una consolidata tradizione, i predicatori riformati amavano proclamare che l’imminente<br />

giudizio di Dio sarebbe stato preceduto da clamorose alterazioni nei ritmi e nel<br />

funzionamento <strong>del</strong>la natura. Pertanto, comete, stelle dal bagliore intermittente e insolito<br />

o parti (animali o umani) di esseri deformi o mostruosi erano interpretati come altrettanti<br />

segnali divini. In assoluto, però, il segno che maggiormente terrorizzava gli olandesi <strong>del</strong><br />

<strong>Seicento</strong> era l’arenamento sulla spiaggia di una o più balene, fenomeno che si verificò<br />

almeno una quarantina di volte tra il 1531 e la fine <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong>. Il gigante <strong>del</strong> mare sulla<br />

sabbia, infatti, evocava immediatamente il grande pesce che aveva ingoiato il profeta<br />

Giona e lo aveva costretto a compiere la sua missione di annunciatore <strong>del</strong> giudizio divino<br />

contro la corrotta città di Ninive.<br />

Malgrado la loro razionalità e la loro apertura mentale, anche i più freddi e pacati borghesi<br />

erasmiani non potevano restar sordi ad ammonimenti così chiari e lampanti. Sembrava<br />

d’improvviso che, per il nuovo Israele d’Olanda, si aprisse un futuro di giudizio simile<br />

a quello preannunciato dai profeti, e infine rovesciatosi sugli ebrei e su Gerusalemme<br />

nei tempi biblici. Per riprendere la felice espressione di Vittore Branca, la ragion di<br />

mercatura, ancora in pieno <strong>Seicento</strong>, non era serenamente accettata neppure dai suoi più<br />

lucidi e tenaci difensori.<br />

I borghesi e i reggenti di Amsterdam (e più in generale la grande borghesia olandese)<br />

avevano rifiutato ogni forma di ascesi e di disprezzo <strong>del</strong> mondo: non limitavano in alcun<br />

modo il consumo, e anzi amavano circondarsi di cose belle, come testimoniano lo<br />

splendore <strong>del</strong>le facciate <strong>del</strong>le loro abitazioni di città, la raffinatezza <strong>del</strong>le ville di campagna,<br />

la cura nell’arredamento <strong>del</strong>le case, l’amore per merci pregiate e raffinate come le porcellane<br />

cinesi, i tappeti orientali e i tulipani: un prodotto di lusso, originario <strong>del</strong>la Turchia,<br />

che restò un piacere aristocratico, nelle sue varietà più pregiate, anche quando, dal<br />

1630, i tipi più ordinari divennero accessibili anche all’uomo comune.


Tuttavia, i mercanti olandesi conoscevano bene i pericoli <strong>del</strong>la sete smodata di profitto,<br />

<strong>del</strong>la cupidigia che non conosce limiti. Di qui la diffidenza dei reggenti nei confronti<br />

<strong>del</strong>la Borsa, il simbolo stesso <strong>del</strong> capitalismo di Amsterdam, il cui nuovo edificio<br />

fu costruito nel 1608.<br />

I reggenti sapevano bene che essa era uno strumento indispensabile per la prosperità<br />

<strong>del</strong> Paese, ma la sua istituzione e la sua rigida regolamentazione possono essere lette<br />

anche come un segno di cautela, un tentativo di separare la componente più aggressiva<br />

e speculativa <strong>del</strong>l’economia nazionale dal resto. La Borsa, insomma, era considerata<br />

un luogo pericoloso, in cui l’individuo poteva essere divorato dalla brama di denaro<br />

e dal desiderio di moltiplicarlo in fretta e senza scrupoli: sentimenti che, se avessero<br />

invaso l’intera società, avrebbero minato alla radice l’intero edificio <strong>del</strong>la convivenza<br />

civile.<br />

«La parola che ricorre costantemente nei testi che meditano sul destino <strong>del</strong>la nazione<br />

– scrive Simon Schama – è overloed, opulenza straripante, che annega». Da essa ci si<br />

poteva difendere solo dandosi un codice di regole, e per il clero calvinista, ciò voleva<br />

dire istituire un regime teocratico. Al contrario, a giudizio dei borghesi e dei reggenti<br />

di Amsterdam, per risolvere il dilemma morale <strong>del</strong>l’Olanda – cioè per impedire che<br />

il capitalismo e la <strong>ricchezza</strong> degenerassero nell’abuso, nell’anarchia sfrenata, nella guerra<br />

di tutti contro tutti, portando il Paese alla rovina – occorreva piuttosto mantenere<br />

in vita le grandi virtù morali di Erasmo: la moderazione, il rispetto <strong>del</strong>le norme civili,<br />

il razionale dominio dei propri impulsi, primo fra tutti quello a un profitto smodato<br />

e disonesto.<br />

Ma se il pericolo <strong>del</strong>la teocrazia poteva essere affrontato in sede politica, ed esorcizzato<br />

in sede simbolica per mezzo di opere efficaci come quella di Bol, era molto più difficile<br />

frenare i pericolosi impulsi <strong>del</strong>la cupidigia umana.<br />

E infatti, la balena arenata tornava periodicamente a farsi vedere, silenzioso monito anche<br />

per i tenaci pionieri <strong>del</strong>la prima vera economia capitalistica d’Europa.<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

Pieter Saenredam,<br />

Interno <strong>del</strong>la chiesa<br />

di Sant’Odolfo ad<br />

Assen<strong>del</strong>ft, 1649<br />

(Amsterdam,<br />

Rijksmuseum).<br />

Il dipinto ci permette<br />

di osservare come<br />

l’interno <strong>del</strong>le chiese<br />

protestanti fosse scarno<br />

ed essenziale, per non<br />

distogliere i fe<strong>del</strong>i dal<br />

necessario<br />

raccoglimento<br />

interiore.<br />

IPERTESTO<br />

IPERTESTO A<br />

5<br />

Il disagio <strong>del</strong>l’abbondanza: <strong>religione</strong> e <strong>ricchezza</strong> nell’Olanda <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong>


IPERTESTO<br />

UNITÀ VI<br />

6<br />

IL SECOLO DEI SOLDATI E DEI MERCANTI<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

Riferimenti storiografici<br />

1<br />

Calvinismo e identità nazionale olandese<br />

Nel 1932, lo storico olandese Johan Huizinga tenne alcune conferenze sulla civiltà olandese <strong>del</strong> XVII secolo,<br />

presso l’Istituto tedesco-olandese di Colonia. Il testo <strong>del</strong>le lezioni fu ripreso dall’autore e pubblicato<br />

nel 1941, in piena guerra mondiale. Nelle sue pagine, più volte Huizinga pose l’accento sul fatto<br />

che la <strong>ricchezza</strong> e la grandezza <strong>del</strong>l’Olanda <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong> avevano le loro basi nella libertà che aveva<br />

caratterizzato a tutti i livelli la società di quel tempo: uno Stato leggero e scarsamente accentrato, un’economia<br />

basata sull’iniziativa individuale e sull’intraprendenza personale, una religiosità tollerante, aliena<br />

da qualsiasi fanatismo. Di fatto, era un ritratto in negativo <strong>del</strong>la società tedesca <strong>del</strong> tempo: un vero<br />

monito per l’Europa a rifiutare il fascino <strong>del</strong> nazismo, apparentemente vincitore e trionfante, ma che fondava<br />

la sua potenza su valori di segno opposto a quelli liberali.<br />

La vita religiosa di una comunità avrà sempre, per il suo significato ultraterreno e per il<br />

contenuto stesso <strong>del</strong> cristianesimo, la tendenza ad attenuare un po’ i confini tra i vari gruppi<br />

sociali. Già abbiamo detto come in Olanda questi confini fossero meno netti che in quasi<br />

tutti gli altri paesi; e tuttavia anche qui la Chiesa ebbe modo di svolgere una simile funzione,<br />

e il calvinismo al potere operò proprio in quel senso, non tanto perché se lo fosse consapevolmente<br />

proposto, quanto perché glielo permisero gli sviluppi <strong>del</strong>la situazione. La Chiesa<br />

riuscì in complesso a ignorare la distinzione tra patriziato e borghesia. Il ministro [il pastore<br />

riformato, n.d.r.] andava al castello come nella povera bottega. I predicatori rappresentavano<br />

una forza importante e stimolante. Per lo più venivano dagli strati medi <strong>del</strong>la borghesia. La<br />

natura <strong>del</strong>la Chiesa di Calvino comportava che i servi <strong>del</strong> Verbo fossero più predicatori che<br />

pastori d’anime. E poiché nel loro ministero la predicazione <strong>del</strong>la fede aveva tanta importanza,<br />

poiché il loro compito era in primo luogo quello di parlare, esortare e convincere, e<br />

pertanto si risolveva in un’attività intellettuale consistente nel formulare e quindi nell’esprimere<br />

idee, essi erano portati nello svolgimento <strong>del</strong>le loro mansioni, a giudicare e molto<br />

spesso a condannare tutto ciò che riguardava l’amministrazione <strong>del</strong>la cosa pubblica e la comunità.<br />

Così i predicatori <strong>del</strong>la Chiesa dominante divennero i tonanti propagatori di vedute<br />

le quali, pur non potendo definirsi ancora l’espressione di una vera e propria opinione pubblica,<br />

nondimeno, come forza spirituale, significavano qualcosa di più di un semplice stato<br />

d’animo <strong>del</strong>la popolazione. Quelle vedute avevano inevitabilmente un colorito democratico.<br />

Venuti dal popolo, i predicatori dicevano il Verbo di Dio con la voce <strong>del</strong> popolo.<br />

Questa voce, in verità, non aveva affatto un timbro rivoluzionario. Non attaccava affatto<br />

il sistema aristocratico, e tuttavia vi echeggiava un monito contro i borgomastri che, troppo<br />

compiaciuti di se stessi, governavano dall’alto dei loro morbidi cuscini. Dalla Chiesa penetrava<br />

in continuazione nei palazzi comunali il brontolio di una coscienza popolare non aristocratica.<br />

E anche se allora il clero non aveva voce in capitolo nei consigli comunali o negli<br />

stati [le assemblee di deputati dotate <strong>del</strong>la facoltà di prendere decisioni a livello provinciale<br />

o nazionale, n.d.r.], anche se di tanto in tanto il magistrato lo richiamava all’ordine dicendo:<br />

«Signori predicatori, questa faccenda è di nostra competenza!» – l’autorità civile sapeva benissimo<br />

di non poter in alcun modo ignorare le opinioni e gli umori che nelle prediche trovavano<br />

la loro espressione. […]<br />

Il calvinismo, purgato <strong>del</strong>l’eresia arminiana, rimase la Chiesa <strong>del</strong>lo stato, non però<br />

Chiesa di stato. Gli uffici pubblici furono da allora in poi riservati soltanto a coloro che accettavano<br />

le formule di Dordrecht, senza che tuttavia questa norma fosse fissata nella costituzione<br />

in forma di giuramento o di test. Ancora una volta quell’evitare le <strong>del</strong>imitazioni<br />

troppo nette, così tipico <strong>del</strong> nostro stato! Il principio che regolava la vita religiosa non poteva<br />

dirsi né libertà completa né tolleranza di principio. Era una prassi che, chiudendo un<br />

occhio, e accettando di tanto in tanto un po’ di corruzione, rendeva più che tollerabile la sorta<br />

<strong>del</strong>le sètte. Il culto cattolico, ufficialmente era vietato, ma chiunque avrebbe saputo trovare<br />

le chiese clandestine. Perfino nell’esclusione dai pubblici uffici si tolleravano eccezioni, nel<br />

senso che in alcune province si permetteva ancora che aristocratici cattolici facessero i giudici,<br />

mentre nell’esercito la nobiltà cattolica riuscì addirittura a svolgere un ruolo di una certa<br />

importanza. I dissenzienti protestanti, battisti e luterani, non soffrivano molto di tale esclusione,<br />

poiché non ambivano ad alcuna carica, e lo stesso vale per gli ebrei. Non sarebbe<br />

quindi sbagliato definire la situazione religiosa <strong>del</strong> paese, basandosi sulle condizioni <strong>del</strong> 1618,<br />

uno status quo permanente. In complesso si erano lasciate le cose come stavano. Nel momento<br />

critico, l’autorità statale aveva saputo risolvere il conflitto in un senso determinato;


ma poi non aveva più avuto la forza né la voglia di seguitare ad esercitare una seria costrizione<br />

o di dedicarsi con zelo all’opera di conversione. Sotto molti rispetti fu la mancanza di<br />

un forte potere centrale a permettere che nella Repubblica, in campo religioso, persistesse<br />

una situazione che tornava a vantaggio dei deboli.<br />

Già l’abbiamo detto: dal punto di vista religioso il 1618 poteva anche significare una vittoria;<br />

ma da quello politico non comportò che un lieve spostamento. Sul piano <strong>del</strong>la vita civile,<br />

rappresentò poco più che un compromesso tra due indirizzi diversi. Il cambio di persone<br />

nei collegi municipali non mutò il sistema di governo e neppure modificò l’apporto<br />

culturale <strong>del</strong>la classe dominante. Questa da allora prese a rispettare un po’ di più le forme<br />

<strong>del</strong>la vita religiosa, ma con ciò non rinunziò né alla sua concezione <strong>del</strong>la libertà nello stato,<br />

né al fondamento erasmiano <strong>del</strong> suo ideale <strong>del</strong>la personalità individuale. […] Atteggiamenti<br />

e mentalità dei moderati e dei radicali, già di per sé assai meno contrastanti, quasi inavvertitamente<br />

si amalgamano, almeno fino a un certo punto. Si può senz’altro affermare che<br />

la civiltà olandese <strong>del</strong> secondo e terzo quarto <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong> rappresenta uno stadio più progressivo<br />

di quello inglese coevo. Contrasti che là dilaniavano ancora la vita nazionale e ne<br />

minacciavano la stabilità, qui avevano già trovato una soluzione più o meno armonica.<br />

J. HUIZINGA, La civiltà olandese <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong>, Einaudi, Torino 2008, pp. 46-47, 54-56,<br />

trad. it. P. BERNARDINI MARZOLLA<br />

Si può affermare che i pastori calvinisti fossero intellettuali passivi, docili strumenti<br />

che permettevano ai ricchi mercanti di legittimare di fronte al popolo le proprie scelte politiche<br />

ed economiche? Spiega la tua risposta.<br />

Spiega l’espressione «Chiesa <strong>del</strong>lo Stato, non però Chiesa di Stato».<br />

Quale effetto positivo ebbe, sotto il profilo religioso, la scarsa forza di un potere statale<br />

centralizzato?<br />

Nella parte superiore <strong>del</strong> dipinto<br />

sono raffigurati contadini, nobili<br />

e mercanti olandesi<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

Nei riquadri a lato vengono<br />

presentate le principali città<br />

olandesi<br />

Rappresentazione<br />

<strong>del</strong> 1648 <strong>del</strong> cartografo<br />

Nicholas Visscher che<br />

raffigura l’Olanda come<br />

un potente leone armato<br />

di spada.<br />

IPERTESTO<br />

IPERTESTO A<br />

7<br />

Il disagio <strong>del</strong>l’abbondanza: <strong>religione</strong> e <strong>ricchezza</strong> nell’Olanda <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong>


IPERTESTO<br />

UNITÀ VI<br />

8<br />

IL SECOLO DEI SOLDATI E DEI MERCANTI<br />

Esaias Van de Velde,<br />

Una balena arenata<br />

sulla spiaggia tra<br />

Scheveningen e Katwijk,<br />

dipinto <strong>del</strong> 1617.<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

2<br />

La balena arenata e i presagi <strong>del</strong> giudizio<br />

divino<br />

Gli anni compresi tra il 1570 e il 1650 furono un periodo di eccezionale importanza per le Province<br />

Unite, quello in cui la cultura nazionale olandese fu plasmata dai timori e dalle incertezze <strong>del</strong>la guerra<br />

e <strong>del</strong> conflitto religioso con la Spagna. In questa fase storica, spesso le balene lasciarono il loro segno<br />

in stampe, versi popolari e libelli su temi morali e politici, assumendo significati simbolici diversi,<br />

ma per lo più infausti.<br />

Il 3 febbraio 1598, un capodoglio lungo diciotto metri andò ad arenarsi sulle secche sabbiose<br />

di Berckhey, un villaggio di pescatori tra Katwijk e Scheveningen. Trascinato a terra<br />

con dei cavi, vi giacque per quattro giorni, contraendo debolmente le pinne; attrasse folle<br />

di gente la cui curiosità era più forte <strong>del</strong>la paura. Alla fine, prima di morire, aveva cominciato<br />

a decomporsi. Nel suo De Rebus Belgicis Grozio [giurista e filosofo olandese (1583-1645),<br />

n.d.r.] notò che «mentre era lì adagiato, gli scoppiarono le viscere infettando in tal modo l’aria<br />

circostante che molti di coloro che andarono a vederlo si ammalarono per il puzzo ed<br />

alcuni morirono». Ma «l’odore sudicio e nauseante» aveva il profumo <strong>del</strong> denaro. Dopo che<br />

lo Stato, nella persona di un funzionario <strong>del</strong>la Tesoreria (Rekenkamer) <strong>del</strong>la provincia d’Olanda,<br />

ebbe fissato i suoi diritti, la carcassa fu messa all’asta. Il prezzo, 136 gulden, era una<br />

vera occasione, considerando l’olio che si poteva estrarre dal grasso e vendere ai saponifici<br />

locali, ed i fanoni utilizzabili per numerosi scopi decorativi. […]<br />

Tra il 1531 e la fine <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong> vi furono almeno quaranta occasioni in cui le balene approdarono<br />

sulle dune costiere dei Paesi Bassi, lungo un tratto che va dalla spiaggia fiamminga<br />

ad ovest di Anversa fino a Beverwijk a nord di Haarlem. Gli studiosi di cetologia considerano<br />

la possibilità che il fenomeno <strong>del</strong>l’arenamento in massa sia dovuto ad una qualche<br />

forma di panico non determinato. Ma pare che la balena isolata che perde la rotta sia tutt’altra<br />

questione. Recenti ricerche hanno suggerito che nelle zone in cui la spiaggia declina lentamente<br />

verso il mare e l’acqua è torbida, il <strong>del</strong>icato sistema di orientamento <strong>del</strong>la balena,


asato sulla riflessione <strong>del</strong> suono, funzioni in maniera errata. (Un’altra ipotesi attribuisce lo<br />

stesso effetto ad un’infezione o ad una malattia.) Gli impulsi sonar vengono ricevuti da tutte<br />

le direzioni, o non vengono ricevuti affatto – e in quest’ultimo caso, ovviamente, si perde la<br />

rotta. Così, la costa <strong>del</strong> Mare <strong>del</strong> Nord, che possiede le caratteristiche sopraindicate, costituiva<br />

un passaggio infido per gli enormi mammiferi marini come pure per le navi non adeguatamente<br />

pilotate. La geografia, che provvidenzialmente proteggeva la patria dalla vendetta<br />

dei galeoni, disorientava anche fatalmente i grossi esemplari maschi di balena in<br />

solitaria migrazione.<br />

Le considerazioni scientifiche sul fenomeno si limitavano a quei tempi a rozze congetture,<br />

legate per la maggior parte alle tempestose condizioni <strong>del</strong> mare, come se la balena<br />

fosse una specie di nave senza pilota. Ma non poteva sfuggire all’osservazione il fatto che<br />

tutte le balene arenate fossero di sesso maschile; per questo, alcuni dei primi commentatori,<br />

con una vena tipicamente rinascimentale, avanzarono l’ipotesi che la ricerca di una compagna<br />

turbasse il comportamento <strong>del</strong>l’animale. In realtà, non pare tanto che i maschi fossero<br />

alla ricerca, quanto che avessero appena lasciato un branco di femmine, ma<br />

l’informazione scientifica al riguardo era allora molto rudimentale. I primi a riscattare la balena<br />

dalla demonologia marina furono i naturalisti francesi, Pierre Belon e Guillaume Ron<strong>del</strong>et,<br />

i cui testi furono entrambi pubblicati tra il 1550 e il ’60. Ma anche quando le balene<br />

non erano più sinonimi di mostri marini, vennero considerate dei pesci fino a che John Ray<br />

– e più tardi Linneo – le classificò tra i mammiferi. Anche la dissezione anatomica era rara,<br />

sebbene Leeuwenhoek fosse riuscito a sezionare un occhio consegnatogli dal capitano di<br />

una baleniera che lo aveva conservato nell’acquavite. E se la cultura dotta era in qualche<br />

modo incerta sull’anatomia e le abitudini <strong>del</strong>le balene, possiamo star certi che la cultura popolare<br />

considerava ancora l’apparizione di questi animali, soprattutto al di fuori <strong>del</strong> loro elemento<br />

naturale, come un avvenimento eccezionale ed infausto. […]<br />

Non sorprende quindi ritrovare la balena arenata come presagio <strong>del</strong>le fortune o <strong>del</strong>le<br />

crisi nazionali. L’anno <strong>del</strong>la balena di Berckhey, il 1598, fu un anno ragionevolmente favorevole<br />

alla campagna militare di Maurizio, cosicché il resoconto di Grozio sulla risposta<br />

popolare al messaggio <strong>del</strong>la balena poté essere ad un tempo ottimista e pessimista.<br />

Più sovente però il messaggio era interpretato con paura. L’iscrizione sulla stampa che<br />

raffigura una balena arenata a Noordwijk aggiunge all’elenco <strong>del</strong>le misure [<strong>del</strong>l’animale arenato,<br />

n.d.r.] la frase: «Dio distolga il male dalla nostra amata patria». […]<br />

Lungo tutto il <strong>Seicento</strong> la Repubblica non fu mai abbastanza sicura perché uomini di stato<br />

e diplomatici, anche i più scettici, potessero far a meno <strong>del</strong> consiglio dei presagi. La coabitazione<br />

di superstizione e Realpolitik non era naturalmente limitata ai soli Paesi Bassi. Ma<br />

data la loro autoidentificazione nei figli <strong>del</strong> Patto, cresciuti nella prosperità sotto la speciale<br />

protezione <strong>del</strong> Signore e tuttavia esposti a tremendi pericoli, gli olandesi avevano particolare<br />

interesse nell’accertare la propria posizione rispetto a Dio. E proprio perché questa non<br />

poteva essere assiomaticamente [in modo certo, assoluto, n.d.r.] dedotta dal loro benessere<br />

materiale, l’ansia cresceva quando si verificava un avvenimento innaturale. Così, lungi<br />

dal sedare le loro angosce, la presa di coscienza di una grande <strong>ricchezza</strong> rapidamente accumulata<br />

le rese ancor più gravi.<br />

S. SCHAMA, La cultura olandese <strong>del</strong>l’epoca d’oro, Il Saggiatore, Milano 1988,<br />

pp. 164-169, trad. it. V. SPERTI<br />

Spiega l’espressione «L’odore sudicio e nauseante aveva il profumo <strong>del</strong> denaro», utilizzata a<br />

proposito <strong>del</strong>la morte sulla spiaggia <strong>del</strong>le balene arenata.<br />

Spiega l’espressione «Riscattare la balena dalla demonologia marina».<br />

Spiega l’espressione «Coabitazione di superstizione e Realpolitik».<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012<br />

IPERTESTO<br />

IPERTESTO A<br />

9<br />

Il disagio <strong>del</strong>l’abbondanza: <strong>religione</strong> e <strong>ricchezza</strong> nell’Olanda <strong>del</strong> <strong>Seicento</strong>

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