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FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 1<br />

<strong>Scheda</strong> 1 <strong>–</strong> <strong>Materiali</strong> <strong>introduttori</strong><br />

<strong>Dalla</strong> <strong>“Ratio</strong> <strong>Studiorum</strong>”<br />

dei seminari maggiori d’Italia 1<br />

Parte seconda, Obiettivi e contenuti delle discipline. Discipline<br />

principali (28-54).<br />

[…] STORIA DELLA CHIESA<br />

OBIETTIVO - 53. La storia della Chiesa è insieme teologia<br />

e storia. È teologia, in quanto ha come suo oggetto il<br />

mistero della Chiesa, sempre presente nelle vicende del<br />

“popolo di Dio” nel corso dei secoli. È storia, in quanto ha<br />

come suo oggetto le vicende terrene della vita del “popolo<br />

di Dio”, inserite in un contesto culturale, economico, politico,<br />

sociale, rilevabili con gli strumenti della più rigorosa<br />

metodologia storica.<br />

Ovviamente la storia della Chiesa non può abbracciare<br />

tutti gli aspetti che richiedono un’investigazione storica<br />

(quali la storia del pensiero cristiano e della teologia; oppure<br />

la storia del culto, dell’arte sacra, della spiritualità ecc...),<br />

ma dovrà limitarsi a illustrare i fatti generali della vita globale<br />

del popolo di Dio, demandando alle discipline proprie altri<br />

aspetti che pure hanno una loro dimensione storica.<br />

Nello studio della storia della Chiesa e nel suo insegnamento<br />

andrà pure tenuta presente la dimensione ecumenica,<br />

con un’attenzione privilegiata, non solo alla storia<br />

e alla teologia delle Chiese cristiane non cattoliche, ma anche<br />

alla storia e alla teologia delle grandi religioni.<br />

Nel corso di storia della Chiesa - che sarà di tipo istituzionale<br />

- si dovrà innanzitutto dare un quadro generale, nel<br />

contesto delle grandi epoche della storia (antica, medioevale,<br />

moderna, contemporanea) della multiforme vita della<br />

Chiesa, cercando di vedere, con uno sguardo sintetico,<br />

come la Chiesa ha realizzato, e con quali mezzi e istituzioni,<br />

la sua missione di salvezza nei diversi tempi, nelle differenti<br />

aree geografiche, culturali e sociali, nelle varie condizioni<br />

politiche, e così via. Un’attenzione particolare si riserverà<br />

alla storia della Chiesa, in Italia, dall’unità a oggi, e alla<br />

storia della Chiesa locale: ciò aiuterà la sensibilità pastorale<br />

a scoprire e a meglio interpretare i “segni dei tempi”.<br />

CONTENUTI<br />

- I primi tre secoli fino alla pace costantiniana.<br />

- La grande diffusione del cristianesimo nella romanità e<br />

oltre la romanità, e il restringimento dell’area cristiana<br />

per opera dell’Islam.<br />

- Le eresie e i concili; le strutture ecclesiastiche quali<br />

l’episcopato e la posizione primaziale del vescovo di<br />

Roma; la vita del popolo di Dio nelle Chiese locali e il<br />

monachesimo.<br />

1 CEI, <strong>“Ratio</strong> studiorum” dei seminari maggiori d’Italia, Roma, 10<br />

giugno 1984, in Enchiridion Cei, Volume 3 - Documenti pastorali per la<br />

Chiesa Italiana (1980-1985), 1808-1809.<br />

- Le scissioni verificatesi, soprattutto in Oriente, a partire<br />

dal secolo V, in modo particolare la scissione della<br />

Chiesa d’oriente a partire dalla “questione monotelita”,<br />

e dalla lotta iconoclastica, fino agli scismi di Fozio e di<br />

Michele Cerulario.<br />

- L’età dei Carolingi e degli Ottoni; l’età gregoriana; la riforma<br />

della Chiesa e i fermenti di contestazione laicale<br />

e di rinnovamento monastico e canonicale.<br />

- Vicende del potere papale nella prima metà del secolo<br />

XIII; l’egemonia francese sul papato, con la residenza<br />

dei papi in Avignone e il grande scisma d’occidente.<br />

- I fermenti preriformatori espressi nei concili della prima<br />

metà del secolo XV e la decadenza della Chiesa e del<br />

papato nel dialogo con l’umanesimo rinascimentale.<br />

- Il problema della riforma della Chiesa nel secolo XVI, e<br />

precisamente la riforma protestante, lo scisma anglicano,<br />

la riforma cattolica tridentina e il giansenismo.<br />

- I rapporti tra la Chiesa e la nuova cultura illuministicorazionalistica;<br />

tra la Chiesa e la nuova società libera e<br />

sorta dalla rivoluzione francese; tra la Chiesa e la nuova<br />

società industriale, con un’attenzione particolare ai<br />

pontificati di Gregorio XVI, di Pio IX e di Leone XIII. Il<br />

concilio Vaticano I e la crisi modernista.<br />

- La Chiesa e le due guerre mondiali del secolo XX; la<br />

Chiesa e i regimi totalitari sia di destra sia di sinistra; il<br />

concilio Vaticano II. […]<br />

Salmo 90 (89)<br />

1 Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio.<br />

Signore, tu sei stato per noi un rifugio<br />

di generazione in generazione.<br />

2 Prima che nascessero i monti<br />

e la terra e il mondo fossero generati,<br />

da sempre e per sempre tu sei, o Dio.<br />

3 Tu fai ritornare l’uomo in polvere,<br />

quando dici: “Ritornate, figli dell’uomo”.<br />

4 Mille anni, ai tuoi occhi,<br />

sono come il giorno di ieri che è passato,<br />

come un turno di veglia nella notte.<br />

5 Tu li sommergi:<br />

sono come un sogno al mattino,<br />

come l’erba che germoglia;<br />

6 al mattino fiorisce e germoglia,<br />

alla sera è falciata e secca.<br />

7 Sì, siamo distrutti dalla tua ira,<br />

atterriti dal tuo furore!<br />

8 Davanti a te poni le nostre colpe,<br />

i nostri segreti alla luce del tuo volto.<br />

9 Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua collera,<br />

consumiamo i nostri anni come un soffio.<br />

10 Gli anni della nostra vita sono settanta,<br />

ottanta per i più robusti,<br />

a.a. 2012-2013 1


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 1<br />

e il loro agitarsi è fatica e delusione;<br />

passano presto e noi voliamo via.<br />

11 Chi conosce l’impeto della tua ira<br />

e, nel timore di te, la tua collera?<br />

12 Insegnaci a contare i nostri giorni<br />

e acquisteremo un cuore saggio.<br />

13 Ritorna, Signore: fino a quando?<br />

Abbi pietà dei tuoi servi!<br />

14 Saziaci al mattino con il tuo amore:<br />

esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.<br />

15 Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,<br />

per gli anni in cui abbiamo visto il male.<br />

16 Si manifesti ai tuoi servi la tua opera<br />

e il tuo splendore ai loro figli.<br />

17 Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:<br />

rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,<br />

l’opera delle nostre mani rendi salda.<br />

SAN GIOVANNI AP., Prima lettera, c. 1.<br />

« 1 Ciò che era fin da principio [en arché], ciò che noi<br />

abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi,<br />

ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre<br />

mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita 2 (poiché la vita<br />

si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza<br />

e vi annunziamo la vita eterna, che era presso<br />

il Padre e si è resa visibile a noi), 3 quello che abbiamo veduto<br />

e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche<br />

voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col<br />

Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo,<br />

perché la nostra gioia sia perfetta ».<br />

SAN PAOLO AP., Lettera ai Filippesi, c. 2.<br />

« 5 Cristo Gesù, 6 pur essendo di natura divina, non considerò<br />

un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7 ma<br />

spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e<br />

divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana,<br />

8 umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e<br />

alla morte di croce.<br />

9 Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al<br />

di sopra di ogni altro nome; 10 perché nel nome di Gesù<br />

ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;<br />

11 e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a<br />

gloria di Dio Padre ».<br />

Oggi…<br />

Lunedì 18 febbraio 2013 d.C. (cal. gregoriano (*) ).<br />

(*) L’anno giuliano era 11 minuti e 14 secondi più lungo dell’anno solare.<br />

Questa differenza, accumulatasi nei secoli, fece sì che nel 1582<br />

l’equinozio di primavera fosse in anticipo di dieci giorni rispetto al calendario<br />

e che le feste religiose non cadessero nella stagione appropriata.<br />

Per correggere l’errore e riportare l’equinozio di primavera intorno al 21<br />

marzo, come fissato nel 325 dal primo concilio di Nicea, il papa Grego-<br />

Venerdì 5 febbraio 2013 (cal. giuliano (**) ).<br />

8 adar 5773 (cal. ebraico (***) ).<br />

77 Rabîa II 1434 (cal. islamico (****) ).<br />

XII ante kalenda martiis 2766 ab Urbe condita.<br />

11 amshir 1729 (cal. copto <strong>–</strong> era martiri, dal 29 agosto<br />

284).<br />

Anno 7521 era bizantina (*****)<br />

30.0.0.2.19 2 Kayab 11 Cauac (calendario maya)<br />

(******)<br />

rio XIII tolse per decreto dieci giorni dal calendario; inoltre per evitare futuri<br />

sfasamenti egli istituì un calendario, noto come calendario gregoriano,<br />

in cui si stabilì che fossero bisestili gli anni divisibili per quattro a eccezione<br />

di quelli centenari non multipli di 400. Così il 1600 fu un anno<br />

bisestile, ma il 1700 e il 1800 furono anni comuni. Il calendario gregoriano<br />

fu gradatamente adottato in tutta Europa e oggi è diffuso nella<br />

maggior parte del mondo occidentale e in alcune parti dell’Asia. Fu introdotto<br />

nel 1752 in Inghilterra, nel 1918 nella neocostituita Unione Sovietica<br />

e, nel 1923, in Grecia, anche se molti paesi affiliati alla Chiesa<br />

greca mantennero il calendario giuliano per la celebrazione delle feste<br />

religiose. Il calendario gregoriano, detto anche anno cristiano, assume<br />

come anno zero quello della nascita di Gesù Cristo, cosicché le date<br />

dell’era cristiana sono accompagnate dalla sigla A.D. (dal latino anno<br />

Domini, “nell’anno del Signore”) o D.C. (dopo Cristo), e A.C. (avanti Cristo).<br />

La data di nascita di Cristo, inizialmente ipotizzata il 25 dicembre<br />

dell’anno 1 a.C., è oggetto di molte discussioni: molti studiosi<br />

moderni pongono tale evento nell’anno 7-4 a.C.<br />

(**) Nel 46 a.C. Giulio Cesare, su consiglio dell’astronomo greco Sosigene,<br />

decise di promulgare una riforma e di adottare un calendario solare,<br />

noto come calendario giuliano, della durata di 365 giorni; egli introdusse<br />

un anno bisestile di 366 giorni, ogni quattro anni. L’anno bisestile<br />

deve il suo nome al fatto che il giorno che veniva aggiunto era inserito<br />

dopo il 23 febbraio (nella denominazione latina il “sesto” giorno prima<br />

delle calende di marzo), divenendo così il “bisesto”. L’ordine dei<br />

mesi e dei giorni della settimana previsto dal calendario giuliano rimane<br />

sostanzialmente valido ancora oggi. Nel 44 a.C. Giulio Cesare diede il<br />

proprio nome al mese quintilis che divenne julius (luglio); il mese sextilis<br />

fu poi rinominato augustus (agosto) in onore del successore di Giulio<br />

Cesare, Augusto.<br />

(***) Il calendario giudaico, derivato dall’antico calendario ebreo, è<br />

basato su mesi lunari di 29 e 30 giorni; un mese supplementare viene<br />

intercalato ogni tre anni, secondo un ciclo di 19 anni. Attualmente è il calendario<br />

ufficiale dello Stato di Israele ed è usato dagli ebrei in tutto il<br />

mondo come calendario religioso. Il punto di partenza della cronologia<br />

ebraica è l’anno 3761 a.C., data della creazione del mondo secondo la<br />

descrizione dell’Antico Testamento.<br />

(****) Il calendario islamico è usato in molti paesi di religione musulmana.<br />

Il conto degli anni, costituiti da 12 mesi lunari, inizia con la fuga<br />

di Maometto dalla Mecca avvenuta nel 622. Trent’anni formano un<br />

ciclo nel quale il 2°, 5°, 7°, 10°, 13°, 16°, 18°, 21°, 24°, 26° e 29° anno<br />

sono anni bisestili di 355 giorni; gli altri sono anni comuni di 354 giorni.<br />

La data del calendario musulmano corrispondente a una data del calendario<br />

gregoriano si può calcolare con la seguente regola, con l’errore<br />

massimo di un giorno: si moltiplica l’anno musulmano per 0,970224 e si<br />

aggiunge 621,5774. La parte del risultato a sinistra della virgola è l’anno<br />

cristiano, e la parte decimale moltiplicata per 365 è il giorno dell’anno.<br />

(*****) L’era bizantina numera gli anni dalla creazione del mondo, fissata<br />

nel 5508 a.C. Si cominciò ad usarla nel VII secolo e rimase in vigore<br />

non solo nel mondo bizantino per tutto il Medioevo ma anche in seguito<br />

in aree che avevano subito l’influenza di Bisanzio: in Russia fino<br />

alla fine del 1699 d.C. quando venne abrogata da Pietro il Grande.<br />

(******) Cfr. http://www.galileo.fr.it/marc/varie/calendario/indice.htm<br />

a.a. 2012-2013 2


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 1<br />

Età dell’Oro<br />

Epoca mitica in cui uomini e animali vivevano in perfetta<br />

armonia, e il benessere e la gioia regnavano su ogni cosa.<br />

L’espressione deriva dalla suddivisione della storia del<br />

mondo fornita da ESIODO e poi da PLATONE, secondo cui<br />

l’età dell’oro corrisponde al periodo iniziale della vita<br />

dell’umanità, caratterizzato dal regno di Crono (Saturno<br />

nell’equivalente mito latino, ripreso anche da Virgilio e poi<br />

reinterpretato in chiave cristiana); seguirono fasi di corruzione<br />

progressiva, denominate età dell’argento, retta da<br />

Zeus, età del bronzo, caratterizzata dalle gesta degli eroi,<br />

ed età del ferro, la nostra; la speranza dell’umanità consiste<br />

nell’attesa del ritorno dell’età felice.<br />

Seppure in altre forme, il mito è comune a civiltà diverse.<br />

Un mito africano di origine bantu narra che<br />

l’umanità viveva in pace e armonia, finché un demone malvagio<br />

non pose fine allo stato di beatitudine, provocando<br />

un diluvio. La mitologia indiana considera quella attuale<br />

un’età perdente (kaliyuga), cui seguirà la distruzione<br />

dell’universo e una sua successiva creazione, inizio di un<br />

nuovo ciclo discendente; lo stesso andamento ciclico era<br />

previsto dall’Avesta.<br />

Nella Bibbia sono presenti riferimenti a uno stato di vita<br />

perfetta, non solo a proposito dell’Eden, ma anche nei libri<br />

profetici e nei Salmi.<br />

Anche secondo l’Islam il mondo è degenerato a partire<br />

da un’età perfetta: solo i mazdei attendono il ritorno allo<br />

stato iniziale, attraverso un rinnovamento che distrugga il<br />

Male.<br />

Crono<br />

Nella mitologia greca, signore dell’universo durante<br />

l’Età dell’Oro, uno dei sei titani maschi, ultimo figlio di Urano<br />

e Gea. I primi figli dei suoi genitori furono gli ecatonchiri,<br />

mostri con cento mani e cinquanta teste, che Urano<br />

rinchiuse in un luogo segreto. Per salvarli, Gea chiese aiuto<br />

ad altri suoi figli: soltanto Crono accettò la sfida, evirò<br />

Urano e ne prese il posto nei cieli. Crono sposò la propria<br />

sorella, Rea, e generò con lei sei delle dodici divinità<br />

dell’Olimpo. Essendogli stato profetizzato che uno dei suoi<br />

figli l’avrebbe spodestato, Crono divorò i primi cinque<br />

appena nati. Ma il sesto figlio, Zeus, venne sostituito da<br />

Rea con una pietra avvolta in fasce. Zeus fu nascosto a<br />

Creta, e quando diventò adulto con l’aiuto di Gea costrinse<br />

Crono a rigettare i cinque figli e la pietra, che fu poi portata<br />

a Delfi. Liberati gli ecatonchiri e i ciclopi dalla prigione in cui<br />

li aveva rinchiusi Crono, con il loro aiuto e con quello delle<br />

sue cinque sorelle e dei titani Prometeo e Oceano, Zeus<br />

intraprese una guerra contro il padre. Crono e i titani furono<br />

sconfitti e vennero confinati nel Tartaro, una grotta<br />

nella parte più profonda del mondo sotterraneo. Presso i<br />

romani a Crono corrisponde Saturno, dio della semina e<br />

della coltivazione della terra.<br />

Kairos<br />

Kairos (καιρός) è una parola che nell’antica Grecia significa<br />

“momento giusto o opportuno” o “tempo di Dio”. Gli<br />

antichi greci avevano due parole per il tempo, chronos e<br />

kairos. Mentre la prima si riferisce al tempo logico e sequenziale<br />

la seconda significa “un tempo nel mezzo”, un<br />

momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale<br />

“qualcosa” di speciale accade. Mentre chronos è quantitativo,<br />

kairos ha una natura qualitativa.<br />

Il termine “kairos” è usato nella teologia per descrivere<br />

la forma qualitativa del tempo. Nel Nuovo Testamento kairos<br />

significa “il tempo designato nello scopo di Dio”, il tempo<br />

in cui Dio agisce (per esempio Marco 1,15, «Il tempo è<br />

compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al<br />

vangelo», “il kairos è soddisfatto”). Differisce pertanto dalla<br />

parola più solita per tempo che è chronos (kronos).<br />

Nella Chiesa Ortodossa Orientale, prima che la Liturgia<br />

Divina inizi, il Diacono esclama al Prete, “Kairos tou poiesai<br />

to Kyrio” (“È tempo [kairos] che il Signore agisca”); indica<br />

che il momento della Liturgia è un incontro con l’Eternità.<br />

Apocrifi del Nuovo Testamento<br />

Più di cento libri scritti da autori cristiani tra il II e il IV<br />

secolo, che hanno caratteristiche comuni: somigliano infatti<br />

nella forma agli scritti del Nuovo Testamento (molti rientrano<br />

nelle categorie letterarie di Vangelo, Atti, Lettere e Apocalisse),<br />

ma non appartengono al canone del Nuovo Testamento<br />

né agli scritti dei padri della Chiesa riconosciuti.<br />

Alcuni documenti furono redatti per gli iniziati appartenenti<br />

ai gruppi gnostici, secondo i quali il sapere e la salvezza<br />

derivavano da una tradizione segreta; per essi dunque<br />

gli scritti erano autenticamente apocrifi (dal greco apókryphos,<br />

“celato”), cioè “libri tenuti nascosti”. Altri vennero<br />

scritti per essere usati nelle chiese alle quali appartenevano<br />

i loro autori e semplicemente non vennero accolti nel<br />

canone ortodosso della Bibbia. Alcuni, come il “Vangelo<br />

secondo gli ebrei”, potrebbero aver svolto un ruolo importante<br />

nella vita comunitaria dei cristiani ebrei. Altri ancora<br />

erano letti nei circoli gnostici, come veniamo a sapere attraverso<br />

gli scritti di Nag Hammadi, raccolta di testi e trattati<br />

scoperta tra il 1945 e il 1946. Altri infine, come il “Vangelo<br />

dell’infanzia dello Pseudo-Tommaso” e gli “Atti di Pilato”, si<br />

rivolgevano alla curiosità del popolo colmando le lacune<br />

degli scritti biblici con particolari fantasiosi sugli aspetti poco<br />

conosciuti della vita di Gesù.<br />

Cattolici e protestanti applicano diversamente il termine<br />

apocrifi in riferimento alla letteratura biblica, ma parlando di<br />

Nuovo Testamento Apocrifo si riferiscono agli stessi libri.<br />

a.a. 2012-2013 3


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 1<br />

Gesù nacque “prima di Cristo”<br />

Uno studioso tedesco, Hans Conzelmann, ha intitolato<br />

un suo libro sulla teologia di Luca Il centro del tempo: Cristo,<br />

non solo a livello teologico ma anche per la cronologia,<br />

è divenuto uno spartiacque nel computo della storia umana.<br />

Ormai, la sequenza è codificata, anche se la definizione<br />

puntuale delle date della vita di Gesù è tutt’altro che<br />

certa. Non bisogna, infatti, dimenticare che le fonti a nostra<br />

disposizione, cioè i Vangeli, pur narrando la vicenda storica<br />

di una figura concreta come Gesù di Nazareth, non hanno<br />

comunque rigorose preoccupazioni storiografiche. In questa<br />

luce si comprendono le varie dispute, ormai secolari,<br />

tra gli studiosi sull’esatta cronologia della nascita e della<br />

morte di Cristo. Non possiamo ora affrontare le singole<br />

questioni che richiedono precisazioni e calcoli estremamente<br />

complessi. Ci accontentiamo di rievocare la questione<br />

riguardante il computo attuale degli anni.<br />

Esso, come è noto, ha la paternità di un monaco della<br />

Scizia, Dionigi il Piccolo, vissuto a Roma sotto il papa<br />

Giovanni I, che nel 525 compilò una “tavola pasquale” (allora<br />

erano molto in voga le controversie - per altro mai del<br />

tutto risolte - sulla data della Pasqua). Per elaborarla non<br />

partì, come allora si era soliti fare, risalendo a ritroso<br />

dall’inizio del regno di Diocleziano, il 284 d.C. (è curioso<br />

che si ricorresse proprio a questo imperatore persecutore<br />

dei cristiani), bensì discendendo dall’anno<br />

dell’Incarnazione, cioè della nascita di Gesù. Secondo i<br />

calcoli di Dionigi il Piccolo essa coincideva con l’anno 753<br />

dalla fondazione di Roma. Sorse, così, la cosiddetta “era<br />

cristiana” che ebbe successo solo a partire dal VII secolo,<br />

nei documenti pubblici; nel IX secolo comparve anche nei<br />

documenti imperiali e dalla metà del X secolo anche negli<br />

atti pontifici.<br />

In realtà quella data che è alla base dell’attuale cronologia<br />

- nonostante alcuni sforzi anche recenti per giustificarla<br />

- sembrerebbe non corretta. Se stiamo, infatti, alla<br />

presenza del re Erode all’orizzonte della nascita di Gesù (si<br />

legga il capitolo 2 di Matteo) e se accogliamo i dati offerti<br />

dallo storico ebreo contemporaneo Giuseppe Flavio 2 nel-<br />

2 GIUSEPPE FLAVIO (Gerusalemme 37 ca. - Roma 101 ca. d.C.), storico<br />

ebreo. Uomo colto, fu seguace dei farisei; prima della ribellione degli<br />

ebrei contro Roma, iniziata nel 66, godeva di appoggi alla corte di<br />

Nerone. La parte che ebbero nella rivolta gli zeloti e i farisei, loro oppositori,<br />

che la giudicavano inutile, rese ambiguo nella registrazione storica il<br />

ruolo assunto nel conflitto dal fariseo Giuseppe. Nei suoi scritti vi sono<br />

due versioni contrastanti della sua missione in Galilea. Qualunque fosse<br />

la versione esatta, è evidente che aiutò la Galilea a sostenere l’offensiva<br />

che si stava preparando e nel 67 respinse coraggiosamente l’avanzata<br />

di Vespasiano, il generale romano che presto sarebbe diventato imperatore,<br />

difendendo la fortezza di Jotapata per 47 giorni prima di arrendersi.<br />

Giuseppe era destinato alla prigionia sotto Nerone se non avesse avuto<br />

l’arguzia di profetizzare al generale Vespasiano, che l’aveva catturato,<br />

che un giorno sarebbe diventato imperatore: questa profezia si conciliava<br />

con le ambizioni del generale, che tenne con sé Giuseppe, salvandogli<br />

così la vita. Mentre era prigioniero di Vespasiano, Giuseppe assistette<br />

alla conquista della Galilea e della Giudea. Una volta liberato, adottò il<br />

nome della famiglia di Vespasiano, la gens Flavia. Al seguito di un altro<br />

la sua opera Antichità giudaiche, dovremmo collocare la<br />

morte di Erode nel 4 a.C. e la nascita di Gesù prima di<br />

quell’anno. Gesù, infatti, non potrebbe essere nato prima di<br />

quell’anno: ci si orienta, quindi, tra il 6 e il 4 a.C.<br />

L’evangelista Luca, però, offre un’altra indicazione problematica<br />

quando scrive che Gesù vide la luce in occasione di<br />

un “primo censimento” ordinato dal governatore di Siria<br />

Quirinio. Ora, stando sempre allo storico Giuseppe Flavio,<br />

questo funzionario romano ricoprì la carica solo in seguito<br />

e indisse quel censimento nel 6/7 d.C., quando Gesù era<br />

ormai un ragazzo. C’è chi ha pensato a una semplificazione<br />

di Luca, desideroso di mostrare l’inserzione di Cristo nel<br />

contesto storico universale, e c’è chi ha ricostruito un possibile<br />

mandato di Quirinio in Siria già nel 6/7 a.C. come<br />

reggente al posto del governatore ordinario impegnato in<br />

una dura guerra contro gli Armeni.<br />

Come si vede, la questione è intricata: sembra probabile,<br />

comunque, che Gesù sia nato alcuni anni prima (forse<br />

sei) dell’anno definito da Dionigi e usato come punto di partenza<br />

per la nostra cronologia.<br />

Ancora più arduo è definire la durata del ministero pubblico<br />

di Gesù che, secondo Luca (3,1), sarebbe iniziato<br />

«l’anno 15 del governo di Tiberio» (27/28 d.C.), più o meno<br />

in coincidenza con quello del Battista. Infatti gli evangelisti<br />

non ci permettono di quantificare esattamente l’arco di<br />

tempo: Giovanni parla di tre Pasque, mentre gli altri, i Sinottici,<br />

non evocano che una sola Pasqua. Si ha, così, un<br />

calcolo che va da 1 a 3 anni. Le date proposte per il ministero<br />

in Galilea e Giudea sarebbero, allora, il 29-30 (un anno),<br />

il 28-30 (due anni), il 28-31 o anche 30-33 (tre anni).<br />

La data della morte varierebbe tra il venerdì 7 aprile 30, il<br />

venerdì 27 aprile 31 o il venerdì 3 aprile 33, sulla base di<br />

computi e di indizi che non possiamo ora elencare a causa<br />

della loro estrema complessità, ma che sono offerti da<br />

un’immensa bibliografia. Essa cerca anche di appigliarsi ad<br />

alcuni indizi estrinseci, come la stella dei Magi o le tenebre<br />

che comparvero alla morte di Cristo, dati che però sembrano<br />

essere più “teologici” o simbolici che notazioni di astrofisica.<br />

Rimane, comunque, il dato da cui siamo partiti. Gesù<br />

non è un’immagine o un’idea staccata dal tempo e dallo<br />

spazio. Anche se non con quella precisione che noi vorremmo,<br />

la sua figura è ben radicata negli anni e nella terra<br />

degli uomini.<br />

Gianfranco Ravasi<br />

futuro imperatore, il figlio di Vespasiano, Tito, assistette all’assedio di<br />

Gerusalemme nel 70. Successivamente Giuseppe visse a Roma fino alla<br />

morte, dedicandosi ai suoi scritti. // LE OPERE - Giuseppe Flavio scrisse<br />

un’opera in sette libri sulla guerra giudaica, De bello judaico, in cui<br />

egli cercò di dissuadere il suo popolo dall’andare incontro<br />

all’annientamento proseguendo la ribellione contro la potenza di Roma,<br />

e un’opera in venti libri, le Antiquitates judaicae (Antichità giudaiche),<br />

una storia degli ebrei dalle origini al 66 d.C.; fu autore inoltre di<br />

un’autobiografia e di una confutazione degli attacchi contro gli ebrei da<br />

parte del grammatico greco Apione e di altri che sostenevano le medesime<br />

idee (Contra Apionem).<br />

a.a. 2012-2013 4


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 2<br />

<strong>Scheda</strong> 2 <strong>–</strong><br />

La Chiesa nascente di fronte al giudaismo<br />

Quadro di riferimento<br />

Nel tempo in Gesù di Nazaret viene al/nel mondo<br />

nell’umanità:<br />

o Paganesimo <strong>–</strong> politeismo, idolatria, superstizione<br />

o Monoteismo ebraico. All’interno correnti: farisei, sadducei.<br />

Il monoteismo, la promessa del messia e la sacra alleanza<br />

accompagnarono sempre il Giudaismo attraverso il<br />

tempo e le vicissitudini politiche.<br />

o 722 a.C. (cattività Assira) <strong>–</strong> 597 a.C. (cattività Babilonese):<br />

esperienza di diaspora (es. colonia ad Alesandria<br />

d’Egitto, Bibbia dei LXX…).<br />

o 175-164 a.C. Antioco Epifane cerca di strappare la fede<br />

agli ebrei<br />

o 63 a.C. <strong>–</strong> Pompeo Magno conquista Gerusalemme e riduce<br />

la Palestina a colonia romana.<br />

o Fenomeno dei gentili/proseliti - “timorati di Dio” (At<br />

10,2; 13,50; 16,14)<br />

Aspetti della religiosità ebraica<br />

o Monoteismo puro (Shema’Ysrael, Ado-nai Eloheinu,<br />

Ado-nai ehad לארשי עמש Dt 6,4-9, 11,13-21, Nm<br />

15,37ss)<br />

o Promozione continua verso una religione sempre più<br />

spirituale (profetismo)<br />

o Attaccamento alla Legge (Torah: תורה)<br />

o Attesa della salvezza.<br />

Con il cristianesimo vengono accettati e amplificati alcuni<br />

aspetti del giudaismo:<br />

o Il monoteismo si perfeziona, si arricchisce e prolunga nella<br />

dimensione trinitaria<br />

o La legge antica viene completata (Mt 5-7)<br />

o Preminenza della giustizia interiore rispetto a quella esteriore<br />

(Mt 15).<br />

Di fronte al Cristianesimo il mondo giudaico reagisce in<br />

modo ambivalente in due forme 3 :<br />

o Rifiuto intransigente del messaggio evangelico da parte<br />

della maggioranza dei giudei (effetti: persecuzioni, crocifissione<br />

di cristo, lapidazione di Stefano e decapitazione<br />

di Giacomo, imprigionamento di Pietro e Paolo…)<br />

o Accettazione decisiva del Vangelo da parte di una porzione<br />

eletta del popolo (“resto di Israele” Rm 11,1-16, ma<br />

dissensi tra giudeo-convertiti e convertiti-ellenisti).<br />

3 M. SIMON <strong>–</strong> A. BENOIT, Giudaismo e cristianesimo, Laterza, Roma-<br />

Bari 1997.<br />

Reazione del cristianesimo<br />

o Non ci fu ostilità verso il giudaismo. Rispetto e comprensione<br />

per gli usi e costumi giudaici (At 2,46; 3,1; 5,12…)<br />

rifiutando però a tali consuetudini il potere di salvezza<br />

dovuto invece alla fede (At 7; 15…).<br />

o Valorizzazione elementi cultuali e liturgici (giorno dedicato<br />

a Dio, feste pasquali e pentecostali…).<br />

o Permangono nel N.T. stili letterari propri dell’A.T. (libri<br />

storici, profetici, apocalittici), uso delle parabole etc…<br />

La fonte principale, anche se non completa, della storia<br />

della Chiesa nascente è senza dubbio il libro degli Atti degli<br />

apostoli, scritto da san Luca verso l’anno 80 dopo Cristo. I<br />

28 capitoli che compongono questa narrazione sono divisi<br />

generalmente in tre parti.<br />

o La prima comprende grosso modo i primi 12 capitoli: ha<br />

come centro geografico la città di Gerusalemme e come<br />

figura emergente quella di Pietro. Gerusalemme è il punto<br />

di arrivo dell’attività di Gesù ed è il punto di partenza<br />

dell’attività della Chiesa, destinata a estendersi nel mondo<br />

(Cc. 1-2). Qui si forma la prima comunità, composta<br />

dal gruppo di Giudei convertiti, di lingua aramaicoebraica,<br />

stretto intorno ai Dodici (cc. 3-5), e dal gruppo<br />

dei Giudei convertiti della diàspora o Ellenisti, di lingua<br />

greca, stretto intorno ai Sette (cc. 6-9). Pietro si converte<br />

alla missione tra i pagani e inaugura ufficialmente la nascita<br />

della Chiesa in due ambienti pagani: la casa del<br />

centurione romano Cornelio e la città ellenistica di Antiochia<br />

di Siria (Cc. 10-11). Qui ormai è la capitale della<br />

missione «ad gentes», la comunità-base di Barnaba e di<br />

Paolo (c. 12). Gerusalemme sarà ancora il centro di riunione<br />

durante il «concilio apostolico» (c. 15).<br />

o La seconda parte degli Atti (cc. 13,1-21,14) allarga gli<br />

orizzonti del suo racconto: Antiochia è il punto di partenza<br />

e Paolo è la figura dominante della missione, che ha<br />

come obiettivo finale Roma, capitale dell’Impero. Partendo<br />

e ritornando ad Antiochia, Paolo e Barnaba compiono<br />

il primo viaggio missionario (Cc. 13-14). Paolo e i suoi<br />

collaboratori (Sila, Timoteo e Luca) fanno un secondo viaggio<br />

missionario, toccando l’Europa, e fondando le comunità<br />

di Filippi, Tessalonica e Corinto (cc. 15,36-18,22).<br />

Dagli appunti di un terzo viaggio missionario, veniamo informati<br />

soprattutto sul triennio di attività a Efeso, con rientro<br />

a Gerusalemme (cc. 18,23-21,14).<br />

o La terza parte (Cc. 21,15-28,3 L) descrive la progressiva<br />

espansione geografica e storico-teologica del Cristianesimo<br />

fino a Roma, e il confronto tra la Chiesa e le potenze<br />

di questo mondo, cioè l’Impero e il Giudaismo. Il confronto<br />

diventa un processo giudiziario, in cui il Cristianesimo<br />

appare in veste di imputato: Paolo in catene è figura<br />

storica ed emblematica. L’impero lo accusa di illegalità<br />

politica (Paolo è un sobillatore), e il Giudaismo lo accusa<br />

di empietà religiosa (è un traditore della Legge). Luca fa<br />

delle apologie paoline a Gerusalemme (21,15-23,35) e a<br />

Cesarea (Cc. 24-26) un abbozzo dell’apologia del Cristianesimo<br />

storico. Infine, l’Apostolo prigioniero giunge a<br />

Roma, rompe con il passato giudaico e può finalmente<br />

a.a. 2012-2013 5


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 2<br />

«annunciare il regno di Dio... con tutta franchezza e senza<br />

ostacoli» (At 28,31).<br />

In tale contesto, dobbiamo avvertire che il Libro degli<br />

Atti ha dei limiti: il racconto copre solo una parte della storia<br />

del Cristianesimo primitivo. San Luca è un greco e scrive<br />

per i Greci; si interessa poco al Cristianesimo di lingua<br />

aramaica, e non è favorevole ai Giudeo-cristiani.<br />

In realtà sappiamo che la Chiesa primitiva è rimasta per<br />

lungo tempo radicata nella società giudaica. Occorre perciò<br />

tenere presenti altri documenti e varie scoperte (come i<br />

manoscritti del Mar Morto, le iscrizioni, gli scritti giudeocristiani)<br />

per una conoscenza più profonda del Cristianesimo<br />

apostolico e della sua diffusione.<br />

La chiesa di Gerusalemme<br />

o Dieci giorni dopo l’Ascensione, nella festa ebraica della<br />

Pentecoste (maggio-giugno dell’anno 30?), lo Spirito discende<br />

sul gruppo riunito nel Cenacolo, lo investe di una<br />

potenza speciale che lo abilita ad annunciare il Cristo risorto.<br />

È un avvenimento straordinario che rientra nella<br />

trama della storia umana, ma è anche al centro della storia<br />

della salvezza e all’origine dell’epopea missionaria del<br />

Cristianesimo.<br />

o Attorno agli apostoli si riunisce una comunità di “fratelli”.<br />

o Il contenuto dell’annuncio è kerigmatico: la risurrezione<br />

di Cristo, dimostrata con una triplice prova: la testimonianza<br />

degli apostoli (At 2,32; 3,15); i «molti prodigi e segni»<br />

da loro compiuti (At 2,43); la realizzazione delle profezie<br />

(At 3,18-25). Lo scopo dell’annuncio è la conversione<br />

delle genti: dopo il primo discorso di Pietro, tremila<br />

giudei accolgono la Parola e si fanno battezzare (At<br />

2,41); dopo il secondo, «il numero dei credenti sale a circa<br />

cinquemila» (At 4,4). Ma i sacerdoti e i sadducei si<br />

mostrano duramente ostili verso la comunità cristiana, sia<br />

per le innovazioni religiose che proclamava (At 4,2), sia<br />

per gelosia del suo ascendente sul popolo (At 5,17).<br />

o Quando il diacono Stefano ebbe il coraggio di proclamare<br />

davanti al Sinedrio la fine del patto antico, venne lapidato<br />

dai Giudei tumultuanti, che fecero di lui il primo martire<br />

cristiano (At 7,1-60). Questo fu il segnale di una<br />

«grande persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme:<br />

tutti allora, eccello gli apostoli, si dispersero per le campagne<br />

della Giudea e della Samaria... e passando da un<br />

luogo all’altro annunciavano il Vangelo» (At 8,14). Fu una<br />

svolta provvidenziale, giacché il messaggio cristiano usciva<br />

così da Gerusalemme e dalla Palestina. La conversione<br />

poi del persecutore Saulo e quella non meno significativa<br />

dell’apostolo Pietro all’evangelizzazione dei pagani<br />

segnarono un momento decisivo nella vita e nella<br />

coscienza della Chiesa nascente.<br />

Fuori Gerusalemme<br />

Il Cristianesimo si diffonde ben presto al di là del mondo<br />

giudaico: nei primi quindici anni della sua esistenza, affronta<br />

gli ambienti pagani in Oriente e in Occidente. Lo sto-<br />

rico Eusebio 4 , esagerando, afferma che sotto il regno di Tiberio<br />

(† 37) «di colpo la voce degli evangelisti e degli apostoli<br />

si diffuse per tutta la terra e sino all’estremo limite del<br />

mondo risuonò la parola» 5 .<br />

o È documentata una missione «aramaica» in Transgiordania,<br />

in Arabia, nella Fenicia e altrove. Oscure sono le<br />

origini della Chiesa in Galilea, mentre gli Atti collegano la<br />

diffusione del Cristianesimo in Samaria con l’espulsione<br />

degli ellenisti da Gerusalemme, avvenuta nell’anno 37 (cf<br />

At 8,5-25).<br />

o La missione del diacono Filippo in Samaria non è l’unica,<br />

ma viene tratteggiata da Luca come un modello di evangelizzazione:<br />

infatti, precede la predicazione in tutte le<br />

città fino a Cesarea e segue l’opera di organizzazione<br />

della Chiesa, compiuta attraverso la visita di Pietro e di<br />

Giovanni.<br />

o Il bilancio dei primi sviluppi della comunità cristiana al di<br />

fuori di Gerusalemme è piuttosto scarso. Tuttavia questo<br />

estendersi sul litorale palestinese mette in contatto con<br />

l’ambiente greco-romano: tipico è il caso del centurione<br />

Cornelio della coorte italica, che viene battezzato da Pietro<br />

(At 10,1-33), un episodio che sanziona l’entrata dei<br />

pagani nella Chiesa.<br />

o La dispersione dei primi cristiani portò il Vangelo anche<br />

in un’altra città, che si trovava all’interno, oltre il Libano,<br />

cioè Damasco (At 11 ,19), che si può considerare il primo<br />

centro cristiano fuori della Palestina.<br />

o Il secondo e più importante centro di diffusione del Cristianesimo<br />

in Siria è Antiochia, grande emporio commerciale<br />

dell’Oriente, ove sono presenti soprattutto greci<br />

convertiti. Ad Antiochia, per la prima volta, viene dato il<br />

nome di cristiani ai membri della comunità (At 11,26). In<br />

ogni modo, la definizione di cristiani è la prima testimonianza<br />

dell’esistenza della Chiesa davanti all’opinione<br />

pubblica del mondo pagano.<br />

4 EUSEBIO DI CESAREA (?260 ca. - Cesarea di Palestina 340), vescovo<br />

e scrittore cristiano greco; fu chiamato Eusebio Pamphili dal nome<br />

dell’amico e maestro Panfilo di Cesarea, alla cui vasta biblioteca Eusebio<br />

attinse per la stesura delle sue opere. Eusebio lavorò con Panfilo<br />

anche a un’edizione della Bibbia dei Settanta, ricavata dal testo che si<br />

trova nell’Esapla di Origene, e alla preparazione di una Apologia per Origene<br />

in cinque libri (perduti). Dopo un periodo di prigionia in Egitto, dovuto<br />

alle persecuzioni dei cristiani agli inizi del IV secolo, nelle quali<br />

Panfilo morì martire, Eusebio venne rilasciato e intorno al 314 divenne<br />

vescovo di Cesarea. Nel 325 tenne il discorso inaugurale al concilio di<br />

Nicea, nel quale accolse il simbolo atanasiano, anche se ai sinodi di Antiochia<br />

(324) e di Tiro (335) mostrò propensioni per l’arianesimo. A Eusebio<br />

si devono molti scritti storici, tra i quali la Cronaca, una storia universale<br />

pubblicata nel 303, nonché i Canoni evangelici, un sistema di<br />

rimandi ai Vangeli che migliorò l’opera del teologo alessandrino del III<br />

secolo Ammonio. Autore prolifico, si dedicò soprattutto alla letteratura<br />

apologetica; nella Storia ecclesiastica, ricostruì le vicende della Chiesa<br />

delle origini dalla venuta di Cristo fino al 324. Questa opera fu terminata<br />

nel 303-311 ma Eusebio vi aggiunse vari supplementi per aggiornarla fino<br />

al 324 così da includervi li trionfo finale di Costantino.<br />

5 EUSEBIO, Historia Ecclesiastica, II, 3, 1.<br />

a.a. 2012-2013 6


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 3<br />

<strong>Scheda</strong> 3 <strong>–</strong><br />

La svolta del “Concilio di Gerusalemme”<br />

Con la conversione dei gentili al Cristianesimo sorge<br />

una questione di grande importanza dottrinale e pratica:<br />

per abbracciare la nuova fede è necessario passare attraverso<br />

la Sinagoga, cioè subire i riti ebraici?<br />

o I giudei-cristiani con sede a Gerusalemme, ritengono che<br />

la Sinagoga sia la porta necessaria per entrare nel Cristianesimo<br />

e, in particolare, che sia indispensabile assoggettarsi<br />

al rito della circoncisione prima di ricevere il<br />

battesimo. l cristiani-ellenisti, invece, che hanno Il loro<br />

centro ad Antiochia e che provengono dalla diàspora,<br />

non ritengono necessario accettare la religione giudaica<br />

per diventare cristiani.<br />

o Da questa impostazione nasce la controversia fra i cristiani-ellenisti<br />

di Antiochia e i cristiani-giudaizzanti di Gerusalemme.<br />

La vecchia mentalità è troppo radicata per<br />

scomparire subito, e provoca lunghi e dolorosi contrasti,<br />

culminati nel Concilio di Gerusalemme dell’anno 49 (At<br />

15,1-35).<br />

o In esso si rivelano uno spiccato senso storico e un grande<br />

equilibrio, soprattutto per il fatto che, pur riconoscendo<br />

in linea teorica valida la tesi di Paolo, che a più riprese ha<br />

dimostrato l’inutilità del rito dopo la morte redentrice di<br />

Cristo (GaI 5,2ss; Col 2,11ss) e l’inesistenza di un vero<br />

obbligo di osservare la legge mosaica, tuttavia, per evitare<br />

scissioni nella Chiesa, si accetta il compromesso proposto<br />

da Giacomo il Minore. In sostanza viene dichiarato<br />

che non è necessario passare attraverso la Sinagoga per<br />

entrare nel Cristianesimo. Tenuto conto della sensibilità<br />

degli Ebrei, si ordina l’astensione da certi atti, come:<br />

mangiare carne immolata agli idoli, o venduta dopo essere<br />

stata immolata agli idoli, mangiare carne di animali<br />

soffocati, la fornicazione 6.<br />

o Il superamento di questa mentalità (esclusa la fornicazione,<br />

sempre illecita) avviene gradualmente. Le decisioni<br />

del Concilio di Gerusalemme avevano un carattere dottrinale,<br />

ma nel modo di agire di Pietro, di Paolo e degli altri<br />

si può vedere l’ansia pastorale, che sa adattare la<br />

norma alla situazione concreta.<br />

6 «Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora<br />

di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e<br />

Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità<br />

tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: “Gli apostoli e gli anziani,<br />

vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono<br />

dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali<br />

non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi<br />

che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti<br />

d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri<br />

carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il<br />

nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda<br />

e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso<br />

bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di<br />

fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal<br />

sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa<br />

buona a stare lontani da queste cose. State bene!”. Quelli allora si congedarono<br />

e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la<br />

lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che<br />

infondeva» At 15,22-31.<br />

o Questo risultato positivo delle conclusioni del Concilio di<br />

Gerusalemme non piacque ad alcuni ebrei: sorsero così<br />

delle sètte, che si separarono dalla Chiesa, provocando<br />

la reciproca ostilità tra Chiesa e Sinagoga.<br />

o Possiamo dire, concludendo, che il Cristianesimo uscì<br />

dal Concilio di Gerusalemme con una prospettiva più esplicitamente<br />

cattolica e universale: un aspetto che diventerà<br />

più appariscente dopo la distruzione di Gerusalemme<br />

nel 70 d.C. a opera di Tito.<br />

La caduta di Gerusalemme<br />

Secondo la profezia del Salvatore (Mt 24; Mc 13; Lc<br />

21), nel 70, come epilogo della guerra giudaica (66-67), si<br />

ebbe la distruzione della città e del tempio di Gerusalemme,<br />

il che provocò un’ulteriore dispersione degli Ebrei nel<br />

mondo (diàspora). La rovina della città appare come il segno<br />

di una più grande tragedia, in quanto la vocazione del<br />

popolo ebraico era concentrata nell’attesa del Messia.<br />

o Narra l’evento GIUSEPPE FLAVIO 7, La guerra giudaica, V,<br />

2, 3 (72); V, 3, 5 (133-134); V, 7 2 (203); V, 12, 1 (499).<br />

Figura 1 - Sacco di Gerusalemme,<br />

rilievo dall’Arco di Tito a Roma<br />

7 GIUSEPPE FLAVIO (Gerusalemme 37 ca. - Roma 101 ca. d.C.), storico<br />

ebreo. Uomo colto, fu seguace dei farisei; prima della ribellione degli<br />

ebrei contro Roma, iniziata nel 66, godeva di appoggi alla corte di<br />

Nerone. La parte che ebbero nella rivolta gli zeloti e i farisei, loro oppositori,<br />

che la giudicavano inutile, rese ambiguo nella registrazione storica il<br />

ruolo assunto nel conflitto dal fariseo Giuseppe. Qualunque fosse la versione<br />

esatta, è evidente che aiutò la Galilea a sostenere l’offensiva che<br />

si stava preparando e nel 67 respinse coraggiosamente l’avanzata di<br />

Vespasiano, il generale romano che presto sarebbe diventato imperatore,<br />

difendendo la fortezza di Jotapata per 47 giorni prima di arrendersi.<br />

Giuseppe era destinato alla prigionia sotto Nerone se non avesse avuto<br />

l’arguzia di profetizzare al generale Vespasiano, che l’aveva catturato,<br />

che un giorno sarebbe diventato imperatore: questa profezia si conciliava<br />

con le ambizioni del generale, che tenne con sé Giuseppe, salvandogli<br />

così la vita. Mentre era prigioniero di Vespasiano, Giuseppe assistette<br />

alla conquista della Galilea e della Giudea. Una volta liberato, adottò il<br />

nome della famiglia di Vespasiano, la gens Flavia. Al seguito di un altro<br />

futuro imperatore, il figlio di Vespasiano, Tito, assistette all’assedio di<br />

Gerusalemme nel 70. Successivamente, sotto la protezione imperiale di<br />

Tito e del fratello Domiziano che gli succedette, Giuseppe visse a Roma<br />

fino alla morte, dedicandosi ai suoi scritti. LE OPERE: De bello judaico,<br />

in cui egli cercò di dissuadere il suo popolo dall’andare incontro<br />

all’annientamento proseguendo la ribellione contro la potenza di Roma,<br />

Antiquitates judaicae (Antichità giudaiche), una storia degli ebrei dalle<br />

origini al 66 d.C.<br />

a.a. 2012-2013 7


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 4<br />

<strong>Scheda</strong> 4 <strong>–</strong><br />

La missione di Pietro e Paolo<br />

Il distacco progressivo e irreversibile della Chiesa primitiva<br />

dal suo ambiente originario, l’Ebraismo, è raffigurato<br />

emblematicamente dalle figure principali degli apostoli: Pietro<br />

e Paolo. Il primo si va «convertendo» alla missione fra i<br />

pagani sotto la spinta degli avvenimenti e delle lezioni della<br />

storia; il secondo, in misura maggiore, è scelto direttamente<br />

da Dio per proclamare nel mondo il messaggio<br />

dell’universalismo cristiano e diventa, per eccellenza,<br />

l’apostolo dei Gentili.<br />

Pietro <strong>–</strong> Simone, “Kephas”, di Betsaida<br />

Nell’apostolo Pietro sono radicate fin dall’infanzia le più<br />

profonde convinzioni giudaiche e il conseguente stile di vita.<br />

Fra le osservanze rituali c’è la proibizione di avere contatti<br />

con i pagani, e soprattutto il divieto di sedersi a mensa<br />

con loro. Cambia prospettiva…<br />

o Visione a Ioppe (At 10,9) e conversione del centurione<br />

Cornelio (At 10,28). «Dunque anche ai pagani Dio ha<br />

concesso che si convertano perché abbiano la vita!» (At<br />

11,18).<br />

o Cattura e prodigiosa liberazione (At 12,3)<br />

o Partenza da Gerusalemme (At 12,17): Roma?<br />

o Gerusalemme nel 49, poi Antiochia (Gal 2,11)<br />

o A Roma prima della persecuzione di Nerone.<br />

o Diffusione del Vangelo in “Babilonia” (1Pt 5,13): probabile<br />

suo segretario l’evangelista Marco (?)<br />

o Martirio circa 64 d.C. durante la persecuzione di Nerone:<br />

probabilmente crocifissione a testa in giù (TERTULLIANO)<br />

o Attestata da documenti la venerazione della sua tomba<br />

sul colle vaticano dall’anno 120 d.C. nei pressi del circo<br />

dove Nerone ne decretò la morte.<br />

Paolo <strong>–</strong> Saulo di Tarso<br />

La diffusione del Cristianesimo è legata principalmente<br />

all’azione di Paolo e a quella dei suoi collaboratori. Egli è il<br />

personaggio della Chiesa nascente che conosciamo meglio<br />

di tutti, grazie al racconto degli Atti degli apostoli e alle<br />

sue Lettere.<br />

o È cittadino romano per nascita. Dapprima persecutore<br />

dei cristiani-ellenisti, è convertito prodigiosamente<br />

nell’anno 36 sulla via di Damasco. Trascorre quasi tre<br />

anni in Arabia (Gal 1,15-18) immerso nella meditazione e<br />

nella solitudine del deserto. Non è tuttavia da escludere<br />

un’attività missionaria per l’annuncio del Vangelo nelle<br />

città vicine. Nel 39 si reca a Gerusalemme per incontrare<br />

Pietro e Giacomo (GaI 1,18), ma si mette in contrasto<br />

con gli ebrei-ellenisti e ritorna a Tarso, sua città natale<br />

(At 9,27-30). Qui nel 42 viene a cercarlo Barnaba, che lo<br />

conduce ad Antiochia, dove dimorano insieme circa un<br />

anno.<br />

o Nel 45 parte una missione per l’Asia: è l’inizio del ministero<br />

di Paolo, che l’autore degli Atti descrive in modo<br />

circostanziato. Del resto, i tre grandi viaggi missionari di<br />

Figura 2 - Lastra funeraria, Roma, IV secolo<br />

Paolo hanno costantemente la città di Antiochia come<br />

punto di partenza e di ritorno: una specie di quartier generale<br />

per l’evangelizzazione del mondo pagano.<br />

o Ma ogni viaggio è caratterizzato da una visita alla cittàmadre<br />

di Gerusalemme: la prima al tempo del cosiddetto<br />

Concilio di Gerusalemme (At 15,4); la seconda quando<br />

«salì... per salutare la Chiesa» (At 18,3); la terza, allorché<br />

venne arrestato durante il terzo viaggio (At 21,12-<br />

17).<br />

Prima missione: At 13,1-14,28, anni 45-48<br />

o Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe (Licaonia),<br />

Perge (Panfilia)<br />

o “Concilio di Gerusalemme” del 49 e “incidente di Antoichia”<br />

(Gal 2,11)<br />

Seconda missione: At 15,36-18,22; anni 49-52<br />

o Passaggio del cristianesimo da Asia a Europa.<br />

o Antiochia, Listra, Frigia, Galazia. Troade, Filippi (Luca),<br />

Tessalonica, Berea.<br />

o Atene e la predica nell’Aereopago (At 17,22).<br />

o Corinto (Lettere a Tessalonica).<br />

o Efeso, Cesarea, Gerusalemme, Antiochia.<br />

Terza missione: At 18,23-21,26; anni 53-58<br />

o Efeso (Lett. Corizi, filippesi, Galati); Filippi, Macedonia,<br />

Corinto (Lett. ai Romani), Filippi, Troade, Mileto. Tiro, Tolemaide,<br />

Cesarea.<br />

o Gerusalemme. Inizio periodo cattività. Trasportato a Cesarea<br />

(circa due anni): Paolo si appella a Cesare.<br />

o Viaggio a Roma: Malta, Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli,<br />

Roma (primavera 61?).<br />

o Due anni di prigionia, libero di predicare (lettere della cattività).<br />

Fine info degli Atti.<br />

o Processo e assoluzione (2Tm 4,16).<br />

o A Roma nuovo processo (fine 66) e condanna a morte<br />

(anno 67). Morte per decapitazione perché cittadino romano<br />

(impossibile la crocifissione per un cittadino romano!).<br />

Figura 3 - Sigillo in piombo di Alessandro VI, 1498<br />

a.a. 2012-2013 8


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 4<br />

««« primo viaggio ^ secondo viaggio<br />

««« terzo viaggio<br />

Viaggio a Roma<br />

a.a. 2012-2013 9


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 5<br />

<strong>Scheda</strong> 5 <strong>–</strong><br />

La Chiesa nascente di fronte al mondo romano<br />

Se l’incontro Cristianesimo-Giudaismo aveva messo in<br />

luce l’aspetto universalistico della Chiesa primitiva,<br />

l’incontro con il mondo romano pose in evidenza il problema<br />

della libertà e della tolleranza religiosa.<br />

Convergenze cristianesimo-mondo romano<br />

Strutture socio-politiche favorevoli:<br />

o L’unificazione politica del mondo antico ad opera degli<br />

imperatori<br />

o Unico ordinamento giuridico amministrativo per tutto<br />

l’impero<br />

o Unica lingua e cultura<br />

o Intenso e sicuro commercio con vie di comunicazioni terrestri<br />

e marittime per scambio beni/idee<br />

o La relativa pace che viveva l’impero al tempo della nascita<br />

di Cristo con l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto<br />

(cf. “Ara Pacis” consacrata nel 9 a.C.)<br />

Sul piano dottrinale<br />

o Senso di concretezza e realismo<br />

o Senso della storia<br />

o Senso della personalità e concetto di libertà<br />

o Tolleranza religiosa<br />

«Noi siamo di ieri, e già riempiamo il mondo intero e tutte<br />

le vostre località, le città, le isole, le fortezze, i municipi, i<br />

borghi, gli stessi accampamenti, le tribù, le decurie, la corte,<br />

il senato, il foro… Non vi abbiamo lasciato che i templi»,<br />

TERTULLIANO, Apologeticum, 36 (ca. 197 d.C.).<br />

Divergenze cristianesimo-mondo romano<br />

Contrasto di fondo tra concezione di vita orientata alla<br />

trascendenza e al sovrannaturale (cristianesimo) e una<br />

dottrina di tipo immanentista e naturalistica (mondo romano).<br />

In particolare, mentre il primo afferma l’idea monoteistica<br />

e il regno spirituale, il secondo presenta una civiltà<br />

fondata sul politeismo e la “statolatria”.<br />

o Il politeismo è inteso come dottrina religiosa di una trascendenza<br />

non autentica, come potenziamento e sublimazione<br />

dell’umano, personificazione delle forze naturali,<br />

in cui fattezze, tendenze e azioni degli dèi altro non sono<br />

che proiezioni delle fattezze, tendenze e azioni degli uomini.<br />

In sostanza, il politeismo romano equivale alla chiusura<br />

della realtà e della vita negli orizzonti cosmicoumani.<br />

o La statolatria è la consacrazione dello Stato come assoluta<br />

divinità, che si incarna nell’autocrazia dell’imperatore<br />

o nella democrazia oligarchica. Lo Stato gode di una<br />

preminenza indiscutibile sugli individui: per i Romani, esso<br />

è il fine a cui tendere, per cui agire, in cui affermarsi.<br />

La «salvezza» dell’individuo è la stessa «salvezza» dello<br />

Stato, e la salvezza dell’individuo è nello Stato e per lo<br />

Stato.<br />

o Da ciò deriva la fortissima coscienza civica del Romano,<br />

la sua volontà di sacrificio per lo Stato, il suo ardore<br />

nel percorrere la carriera pubblica, la sua vocazione<br />

guerriera, l’attaccamento al diritto come formula risolutrice<br />

dei conflitti della convivenza. È la «virtù» caratteristica<br />

del cittadino romano.<br />

o Nel Cristianesimo, invece, l’uomo non è visto solo nella<br />

realtà terrena, ma è considerato in un orizzonte ultra<br />

terreno; assume un valore preminente su qualsiasi esperienza<br />

di ordine cosmico e naturale. La trascendenza di<br />

Dio e il soprannaturale potenziano l’origine stessa e il fine<br />

dell’uomo, il cui destino non si conclude nell’ambito<br />

del tempo. La personalità umana e la sua spiritualità emergono<br />

sul mondo della natura e dello Stato; l’uomo è il<br />

costruttore della città terrena in vista della città celeste.<br />

o Al civis romanus che nasce soldato per il trionfo dello<br />

Stato, il Cristianesimo oppone la dignitas christiana, capace<br />

di realizzare la pace e la carità nella fratellanza umana.<br />

A causa di tali divergenze profonde, era ovvio che<br />

l’impero avversasse il Cristianesimo nella sua dottrina e<br />

nelle sue istituzioni, anche se il popolo mostrava la sua disponibilità.<br />

Ecco perché i Romani, pur essendo molto tolleranti<br />

in campo religioso, scatenarono le persecuzioni contro<br />

i cristiani: le persecuzioni testimoniano la netta opposizione<br />

di principio fra l’ideologia romana e la dottrina cristiana.<br />

Pur essendo sudditi e cittadini devoti dell’impero, i cristiani<br />

erano spiritualmente estranei alla sua anima, soprattutto<br />

non potevano condividere la romana assolutezza dello<br />

Stato.<br />

o All’impero politico e militare dei Romani. il Cristianesimo<br />

contrapponeva il suo regno spirituale, al Campidoglio il<br />

Calvario, al realismo di Roma la spiritualità di Cristo: «Il<br />

mio regno non è di questo mondo» Gv 18,36.<br />

o Felicemente, l’anonimo autore della Lettera a Diogneto 8<br />

riassume la differenza profonda nei principi religiosomorali:<br />

«I cristiani dimorano sulla terra, ma sono cittadini<br />

del cielo ... Per dirla in breve, i cristiani svolgono nel<br />

mondo la stessa funzione dell’anima nel corpo», V,9 e<br />

VI,1.<br />

8 Lo scritto non era conosciuto fino al XV secolo. Attorno al 1436<br />

Tommaso d’Arezzo, un giovane chierico latino che era a Costantinopoli<br />

per studiare il greco trovò per caso tra la carta usata da un pescivendolo<br />

per avvolgere il pesce un manoscritto. Entrò in possesso del codice, il<br />

quale poi passò alle mani del domenicano Giovanni Stojković di Ragusa,<br />

che era legato del concilio di Basilea a Costantinopoli. Questi lo portò<br />

con sé a Basilea. Lo ottenne poi l’umanista Giovanni Reuchlin. In seguito<br />

nel 1560 o nel 1580 si trovò nell’abbazia di Marmoutier in Alsazia,<br />

da cui, tra il 1793 e il 1795, fu trasferito alla Biblioteca municipale di<br />

Strasburgo. Il 24 agosto 1870, durante la guerra franco-prussiana, il<br />

fuoco dell’artiglieria prussiana incendiò la biblioteca, nel quale andò distrutto<br />

anche il manoscritto della lettera. Nonostante la perdita, il testo è<br />

noto in maniera abbastanza sicura, perché nel XVI secolo ne furono fatte<br />

tre copie. Importanti sono le due collazioni del manoscritto realizzate<br />

da E. Cunitz ed E. Reuss, rispettivamente nel 1842 e nel 1861, per la<br />

prima e la terza edizione delle opere di Giustino di Nablus pubblicate da<br />

Johann Carl Theodor von Otto rispettivamente nel 1843 e nel 1879<br />

(quest’ultima nel quadro di un’edizione complessiva degli apologisti cristiani<br />

del II secolo).<br />

a.a. 2012-2013 10


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 6<br />

<strong>Scheda</strong> 6 <strong>–</strong><br />

<strong>Dalla</strong> tolleranza alle persecuzioni.<br />

Analisi temporale-contenutistica<br />

o fino all’anno 62 d.C. l’atteggiamento del governo romano<br />

nei riguardi del cristianesimo in Palestina fu decisamente<br />

neutro o favorevole.<br />

o 62 d.C.: il sommo sacerdote Anano approfitta della momentanea<br />

assenza del governatore romano della Palestina<br />

e procede contro i cristiani di Gerusalemme: uccisione<br />

di Giacomo il minore.<br />

o Il nuovo governatore romano Albino scrive ad Anano una<br />

lettera di duro rimprovero; il re Agrippa II destituisce Anano<br />

dalla carica di sommo sacerdote (fonte: GIUSEPPE<br />

FLAVIO).<br />

o In generale dall’anno 36 all’anno 62 il governo di Roma<br />

protesse o favorì i cristiani di Palestina e della diàspora<br />

(tracce in Melitone di Sardi o altri scritti apostolici).<br />

o L’Apocalisse è l’unica voce apertamente anti-romana del<br />

N.T., ma riflette il clima mutato dell’età neroniana e domizianea.<br />

Anche testi come 2Timoteo (scritta da Roma durante<br />

la seconda prigionia paolina), 1Pietro (“incendio<br />

della persecuzione che si è acceso in mezzo a voi” 4,12)<br />

testimoniano inquietudine crescente…<br />

o 19 luglio 64 d.C.: incendio a Roma; Tacito è cauto<br />

nell’attribuire la responsabilità a Nerone: Plinio il Vecchio<br />

e Svetonio non hanno dubbi in proposito.<br />

o Dal 64 d.C. al 260 (Editto Gallieno) il cristianesimo è<br />

considerato “religio illicita” (TACITO, Annali, 15,38ss).<br />

o Gli scrittori pagani parlano di: “superstitio exitiabilis”<br />

(TACITO, Annali, 15,44); “superstitio nova et malefica”<br />

(SVETONIO, Vita di Nerone, 16,2); “superstitio prava et<br />

immodica” (PLINIO, Lettere, 10,96).<br />

o TRAIANO (112) imperatore chiede di colpire il cristianesimo<br />

come colpa individuale, anche ADRIANO segue questa<br />

linea; VALERIANO (257-258) lo perseguita come chiesa,<br />

gerarchia, organizzazione illecita, colpa collettiva.<br />

o GALLIENO (260) revocò editti del padre Valeriano e riconobbe<br />

la chiesa come gerarchia e comunità di culto.<br />

Quarant’anni circa di pace, “religio licita”.<br />

o Nei primi due secoli le persecuzioni nacquero da motivi<br />

religiosi più che politici: la pressione delle masse <strong>–</strong> specie<br />

in oriente <strong>–</strong> sollecitavano l’intervento dello stato/impero<br />

contro i cristiani che <strong>–</strong> rifiutando il culto agli dèi<br />

<strong>–</strong> erano colpevoli di attirare le maledizioni divine. Dal III<br />

secolo le motivazioni si allargano a quelle politiche quando<br />

l’angoscia apocalittica porta a rifondere religione e politica<br />

nello stato [contro astensione dei cristiani dalle cariche<br />

pubbliche; contro obiezione di coscienza dei militari…].<br />

o Superstitio nova: cristiani rifiutano cariche pubbliche,<br />

spettacoli del circo, vivono appartati, non venerano gli dèi<br />

che hanno fatto grande l’impero (= nemici della patria?);<br />

insegnano uguaglianza e amore tra tutti gli uomini. I cristiani<br />

erano visti come ‘società nella società’e non esitavano<br />

a trasgredire le leggi quando fossero da loro giudicate<br />

come contrarie alla loro fede. Accusati di incesti e<br />

immoralità compiuti nelle adunanze…<br />

Dal I secolo alla metà del III<br />

Primo intervento di un imperatore è quello di Claudio 9 :<br />

SVETONIO 10 ci racconta che verso il 50 espulse i giudei e i<br />

cristiani di origine giudea i quali sotto «l’impulso di un certo<br />

Cresto facevano continui tumulti» 11 .<br />

Successivamente Nerone 12 non elaborò una politica<br />

contro il cristianesimo come tale, ebbe solo la volontà di<br />

scagionarsi dalle accuse di aver incendiato la città e di allontanare<br />

da sé il furore del popolo. SAN CLEMENTE I, papa<br />

(88-97) e martire, accenna a questa persecuzione nelle<br />

sua Lettera ai Corinzi.<br />

Con Vespasiano e Tito relativa attenzione alla rivllta<br />

giudaica in Palestina.<br />

Seconda grande persecuzione con Domiziano 13 . Accentuò<br />

l’assolutismo ed il culto alla persona<br />

dell’imperatore: si fece chiamare “Dominus et Deus”. Forse<br />

no vera persecuzione ma “operazioni di polizia” a Roma;<br />

più documentata la persecuzione in Asia minore (Giovanni<br />

evangelista esiliato a Patmos, altri dati traspaiono dal Libro<br />

dell’Apocalisse).<br />

9 CLAUDIO, TIBERIO DRUSO NERONE GERMANICO (Lione 10 a.C. - Roma<br />

54 d.C.), imperatore romano (41-54 d.C.) appartenente alla gens Giulio-<br />

Claudia.<br />

10 SVETONIO TRANQUILLO, CAIO (70 ca. d.C. - ?), erudito e biografo latino.<br />

Rivestì sotto Traiano e Adriano le cariche di archivista e segretario<br />

per la corrispondenza dell’imperatore: ciò gli permise di consultare gli atti<br />

ufficiali, i memoriali e i documenti riservati, da cui attinse per la redazione<br />

della sua opera principale, De vita Caesarum. Scrisse numerose<br />

opere, tutte nel solco della tradizione erudita di stampo varroniano. Del<br />

De viris illustribus, opera complessiva sui letterati, rimane solo il libro<br />

dedicato ai grammatici e ai retori, i cui brevi profili biografici, ricchi di aneddoti<br />

e curiosità, illustrano più gli uomini che gli studiosi. I medesimi<br />

caratteri ritornano, con maggiore ricchezza di dettagli, nel De vita Caesarum<br />

(tradizionalmente noto in italiano come Le vite dei dodici Cesari),<br />

che raccoglie le biografie degli imperatori romani, da Giulio Cesare a<br />

Domiziano. Più che storico vero e proprio, Svetonio è un erudito curioso<br />

di aneddoti, pettegolezzi ed eventi privati, spesso scabrosi; tuttavia, il<br />

fatto che i protagonisti vengano presentati in una dimensione meno ufficiale<br />

e solenne che nella storiografia tradizionale, assieme alla prosa<br />

semplice ed energica, rende piacevoli le pagine di Svetonio. Esse, d’altra<br />

parte, costituiscono una fonte essenziale per la ricostruzione delle vicende<br />

storiche della prima età imperiale, poiché trattano di periodi, come<br />

quello del regno di Caligola, la cui corrispondente descrizione di Tacito<br />

è andata perduta.<br />

11 SVETONIO, Vita di Claudio, 25.<br />

12 NERONE, CLAUDIO CESARE (Anzio 37 - Roma 68 d.C.), imperatore<br />

romano (54-68 d.C.), ultimo appartenente alla gens Giulio-Claudia. Figlio<br />

di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, cambiò il suo<br />

nome (Lucio Domizio Enobarbo) in Claudio Cesare Nerone dopo essere<br />

stato adottato dall’imperatore Claudio (50 d.C.), che sua madre aveva<br />

sposato in seconde nozze l’anno precedente. Nel 53 sposò la figlia di<br />

Claudio, Ottavia. Alla morte di Claudio, nel 54, i pretoriani, guidati dal loro<br />

prefetto Sesto Afranio Burro <strong>–</strong> fedele ad Agrippina <strong>–</strong> lo proclamarono<br />

imperatore.<br />

13 DOMIZIANO, TITO FLAVIO (Roma 51-96 d.C.), imperatore romano<br />

(81-96) appartenente alla dinastia Flavia. Secondogenito di Vespasiano,<br />

salì al trono alla morte del fratello Tito, che lo aveva formalmente già associato<br />

al regno: Domiziano ebbe infatti a quel tempo l’appellativo di<br />

consors imperii e probabilmente il controllo della guardia pretoriana.<br />

a.a. 2012-2013 11


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 6<br />

Alla fine del I secolo gli imperatori della casa degli Antonini<br />

attuano politica distensiva nei confronti dei cristiani.<br />

Restano ostilità da parte dei pagani o giudei.<br />

Con Marco Ulpio Traiano 14 la situazione peggiora:<br />

preziosissima la lettera a lui indirizzata da PLINIO IL<br />

GIOVANE 15 nel 112 (vd. Documenti, 7). La risposta di Traiano<br />

(rescritto) servirà come testo-base contro i cristiani, anche<br />

se gli imperatori successivi non erano vincolati da tale<br />

testo. In tale periodo il martirio di Simeone (secondo vescovo<br />

di Gerusalemme) e di IGNAZIO 16 , vescovo di Antiochia.<br />

Publio Elio Adriano (117-138) e Antonino Pio (138-<br />

161) si mostrano ben disposti verso i cristiani. Tuttavia a<br />

Smirne viene martirizzato POLICARPO 17 (156 ca.) di 87 anni,<br />

vescovo, discepolo dell’apostolo Giovanni.<br />

Più importante la persecuzione voluta da Marco Aurelio<br />

Antonio 18 (161-180), filosofo stoico. Carestia, peste, invasioni<br />

barbariche: la plebe incolpa i cristiani di essere la<br />

14 TRAIANO, MARCO ULPIO (Italica, Betica 53 - Selinunte, Cilicia 117<br />

d.C.), imperatore romano (98-117 d.C.). Generale prestigioso, guerreggiò<br />

con successo ai tempi di Tito, Domiziano e Nerva: particolarmente<br />

importanti le sue vittorie in Germania, dove nell’88 d.C. fu impegnato a<br />

sedare l’insurrezione di Saturnino, e dove nel 97 d.C. svolse una difficile<br />

quanto preziosa compagna di rafforzamento del limes renano. L’impresa<br />

gli valse l’adozione da parte di Nerva e la designazione al titolo imperiale<br />

nella successione.<br />

15 PLINIO IL GIOVANE (Como 62 ca. - ? 112 ca. d.C.), oratore, letterato<br />

e funzionario romano; le sue lettere forniscono una preziosa testimonianza<br />

della vita durante il I secolo. Alla morte del padre fu adottato dallo<br />

zio Plinio il Vecchio il quale, nel 79, gli diede il proprio nome.<br />

16 IGNAZIO DI ANTIOCHIA (Antiochia 35 ca. - Roma 107 d.C.), vescovo<br />

di Antiochia e martire, uno dei padri apostolici della Chiesa. Si faceva<br />

chiamare Teoforo (in greco “portatore di Dio”) e si ritiene sia stato discepolo<br />

di san Giovanni Evangelista. Durante il regno dell’imperatore romano<br />

Traiano fu condannato a essere divorato dalle bestie feroci. Durante<br />

il percorso da Antiochia a Roma, dove ebbe luogo l’esecuzione, scrisse<br />

sette lettere, cinque delle quali indirizzate alle comunità cristiane di Efeso,<br />

Magnesia, Tralles, Filadelfia e Smirne, città dell’Asia Minore che avevano<br />

inviato rappresentanti a salutarlo al suo passaggio. Le altre lettere<br />

erano indirizzate a Policarpo, vescovo di Smirne, e alla comunità cristiana<br />

di Roma. Le lettere contengono preziose informazioni sulle credenze<br />

e l’organizzazione della Chiesa cristiana primitiva: Ignazio ne fornì<br />

un’immagine vivida come comunità di amore raccolta intorno a un vescovo,<br />

assistito da un concilio di presbiteri e diaconi. Fu il primo scrittore<br />

cristiano a sottolineare la nascita virginale di Cristo e a usare il termine<br />

“Chiesa cattolica” per designare la collettività dei fedeli.<br />

17 POLICARPO (? 69 ca. - Smirne 156 ca.), prelato cristiano, uno dei<br />

padri apostolici, santo e martire. Eletto vescovo di Smirne, nel 155 rappresentò<br />

le Chiese dell’Asia Minore a Roma negli incontri con papa Aniceto,<br />

in cui si discusse anche la data della celebrazione della Pasqua.<br />

Fu martirizzato a Smirne all’età di 87 anni. Secondo il teologo Ireneo,<br />

che fu suo discepolo prediletto, Policarpo fu nominato vescovo da Giovanni<br />

Evangelista.<br />

18 MARCO AURELIO (Roma 121 - Vindobona o Sirmio 180 d.C.), imperatore<br />

romano (161-180), seguace della dottrina filosofica dello stoicismo.<br />

Di famiglia proveniente dalla provincia della Betica, alla morte del<br />

padre Marco Annio Vero, per volere dell’imperatore Adriano venne adottato<br />

dal successore di questi Antonino Pio, che gli diede in sposa la figlia<br />

Faustina (145). Nel 161 fu incoronato imperatore, condividendo l’impero<br />

con il fratello adottivo Lucio Vero.<br />

causa di quelle calamità. Il retore Frontone 19 afferma che i<br />

cristiani sono rei di adorare una testa d’asino, di immolare<br />

un bambino nelle cerimonie e di mangiarne le carni, di unioni<br />

incestuose nei giorni festivi. Numerose sono le apologie<br />

indirizzate a Marco Aurelio da ATENAGORA, MELITONE,<br />

APOLLINARE, MILZIADE. Tuttavia l’imperatore non emanò alcun<br />

editto speciale, ribadendo le direttive di Traiano. Di<br />

questo periodo è il martirio di SAN GIUSTINO 20 a Roma.<br />

Sotto Marco Aurelio Commodo (180-192) martirio dei<br />

MARTIRI SCILLITANI, in Africa nel 180.<br />

Con Settimio Severo (193-211) prima un periodo di<br />

tranquillità, poi editto che proibiva sotto grave pena il passaggio<br />

alla religione giudaica o al cristianesimo. In questo<br />

periodo martirio di PERPETUA E FELICITA a Cartagine e di<br />

IRENEO DI LIONE 21 .<br />

Periodo positivo con Marco Aurelio Antonio Caracalla<br />

(211-217) e Alessandro Severo (225-235).<br />

Invece con Massimino il Trace (235-238) torna la persecuzione<br />

più violenta, in particolare nella Cappadocia e<br />

nel Ponto.<br />

Nel complesso la Chiesa comunque ebbe modo di espandersi<br />

e radicarsi, conquistando alla fede anche aristocratici<br />

e funzionari dello stato/impero e consolidando la<br />

primitiva struttura gerarchica. Cambia perciò la composizione<br />

sociale delle comunità cristiane: sull’elemento greco<br />

ed ebraico prevale sempre più quello latino. Tutto questo<br />

favorisce una progressiva mondanizzazione dell’ambiente<br />

ecclesiastico e l’aumento del peso politico del cristianesimo<br />

nel mondo imperiale, attirando l’ostilità del potere centrale<br />

che teme sempre più l’avanzare della nuova religione.<br />

19 FRONTONE, MARCO CORNELIO (Cirta, Numidia 100 ca. - 170 ca.),<br />

oratore latino. Conseguì fama nell’arte oratoria sotto Adriano e fu precettore<br />

dei figli di Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero, futuri imperatori.<br />

Il favore di Antonino gli procurò una notevole carriera politica sino al<br />

consolato nel 143. <strong>–</strong> Questa notizia ci è data da MINUCIO FELICE in Ottavio,<br />

9,5; 31,1-2.<br />

20 GIUSTINO (Flavia Neapolis? 100 ca. - Roma 165 ca.), santo, il<br />

maggior rappresentante dell’apologetica cristiana del II secolo. Nato in<br />

Samaria da genitori pagani, si dedicò allo studio della filosofia greca.<br />

Convertitosi al cristianesimo, fu decapitato durante il regno dell’imperatore<br />

romano Marco Aurelio, perché si era rifiutato di offrire sacrifici agli<br />

dei pagani; nel IX secolo venne inserito nella martirologia della Chiesa<br />

cattolica. Gli vengono attribuite con certezza le due Apologie in favore<br />

dei cristiani, nelle quali difese i cristiani dalle accuse di ateismo e sedizione;<br />

e il Dialogo con l’ebreo Trifone, in cui narrò la storia della propria<br />

conversione.<br />

21 IRENEO (Smirne 140 ca. - Lione 202 ca.), teologo cristiano di lingua<br />

greca e padre della Chiesa; santo. Discepolo di san Policarpo, nel<br />

177 divenne vescovo di Lione, ottenendo molte conversioni tra i galli e<br />

opponendosi attivamente allo gnosticismo. Attorno al 180 scrisse Smascheramento<br />

e confutazione della falsa gnosi (pervenuto come Adversus<br />

haereses), primo trattato sistematico di teologia cristiana volto alla<br />

confutazione degli eretici e all’affermazione del primato della Chiesa di<br />

Roma. Ireneo fu il primo a essere citato come martire da san Gregorio di<br />

Tours, che narrò le vicende della sua persecuzione durante il mandato<br />

dell’imperatore Lucio Settimio Severo, forse attorno al 202.<br />

a.a. 2012-2013 12


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 6<br />

Le grandi persecuzioni del III secolo<br />

Questo periodo di persecuzioni è associato al governo<br />

dell’imperatore Decio. Di formazione militare impostò una<br />

politica di restaurazione dello Stato per contrastarne la decadenza<br />

ormai avanzata: per questo chiese a tutti i cittadini<br />

di dimostrarsi leali all’antica religione pagana, con sacrifici<br />

alle statue degli dèi.<br />

o Con un editto del 250 obbligo di un solenne sacrificio<br />

propiziatorio: per chi rifiuta carcere, confisca dei beni,<br />

esilio, lavori forzati, tortura pena di morte<br />

o In questo caso si cercò di colpire i responsabili della<br />

chiese: intuizione di poter estirpare la superstizione colpendo<br />

i vertici dell’organizzazione.<br />

La persecuzione scoppiò inattesa e non pochi cristiani<br />

si trovarono anche nella condizione psicologica di abiurare<br />

la fede. Vennero definiti lapsi (caduti) 22 : nelle grandi città<br />

(Alessandria, Cartagine, Roma e Smirne) defezioni anche<br />

massicce. Tra gli apostati alcuni offrono incenso agli idoli o<br />

pongono sacrifici di animali (sacrificati o turificati); altri si<br />

procurano con astuzia o corruzione il certificato che attestava<br />

il rito (libellum 23 , da cui libellatici).<br />

Quando finirà il periodo della persecuzione più dura si<br />

aprì il problema dei lapsi: potevano sperare nel perdono,<br />

una volta pentiti, o la loro colpa<br />

era irreparabile? E se perdonabili,<br />

quale penitenza da imporre<br />

per dimostrare il pentimento?<br />

Scoppieranno controversie penitenziali<br />

nelle comunità cristinane,<br />

con alche scismi. A Roma un<br />

sinodo convocato da PAPA<br />

CORNELIO nel 251 con 60 vescovi<br />

dichiara eretico Novaziano<br />

e i suoi seguaci rigoristi che negavano<br />

il perdono agli apostati<br />

pentiti; a Cartagine i “confessori<br />

della fede” riconciliano i lapsi di<br />

propria autorità. San Cipriano<br />

proporrà la dottrina che spetta<br />

solo ai vescovi l’autorità di riconciliare.<br />

Alcuni fuggono in regioni<br />

meno persecutorie: vescovi<br />

(CIPRIANO, DIONISIO DI<br />

Figura 4 - PAOLO DI<br />

TEBE, icona copta<br />

22 Molto severo il giudizio di CIPRIANO: “Alcuni, vergognosamente<br />

degeneri in tutto, non attesero nemmeno di essere catturati per salire<br />

agli altari [pagani] né di essere interrogati per rinnegare la fede”, De<br />

lapsisi, 8.<br />

23 Sono stati ritrovati alcuni di questi libelli in papiro in Egitto. Il testo<br />

era pressoché questo: “Alla commissione cittadina proposta lla sorveglianza<br />

delle offerte dei sacrifici. Istanza di Aurelio […] figlio di […] della<br />

stessa città. Io ho sempre offerto agli dèi sacrifici e libazioni, e anche ora<br />

davanti a voi, secondo gli ordini, io ho fatto la mia libazione, ho incensato<br />

e ho mangiato della carne con mio figlio […]. L’anno primo dell’impero<br />

di Decio […]”,<br />

CARTAGINE, GREGORIO IL TAUMATURGO) dalla clandestinità<br />

dirigono le comunità cristiane con missive; altri fuggono nel<br />

deserto come PAOLO L’EREMITA 24 , dando inizio così al fenomeno<br />

dell’eremitismo.<br />

L’imperatore Gallo (251-253) all’inizio non perseguita la<br />

chiesa in quanto tale, ma in occasione della pestilenza che<br />

afflisse l’impero ordinò che tutti i cittadini sacrificassero al<br />

dio Apollo: anche in tale occasione non mancarono martiri<br />

(i papi CORNELIO e LUCIO muoiono in esilio).<br />

Anche l’imperatore Valeriano (253-260) all’inizio ha un<br />

atteggiamento neutro, poi invece <strong>–</strong> consigliato da Macriano<br />

25 - pensa di poter risanare la crisi economica nella quale<br />

versa l’impero con la confisca di beni dei sediziosi o superstiziosi<br />

(proprietà terriere, edifici di culto 26 , aree cimiteriali).<br />

24 PAOLO DI TEBE, “l’Eremita” (230 circa <strong>–</strong> 335 circa), fu un eremita<br />

egiziano, considerato dalla tradizione cristiana il primo eremita; è venerato<br />

dalla Chiesa cattolica e da quella copta. La fonte per la vita di Paolo<br />

è Sofronio Eusebio Girolamo, autore dell’agiografia Vita Sanctii Pauli<br />

primi eremitae risalente al seconda metà del IV secolo. Paolo, giovane<br />

cristiano egizio di ricca famiglia e molto colto, è costretto a lasciare la<br />

città per il deserto, in quanto denunciato come cristiano da familiari desiderosi<br />

di entrare in possesso del suo patrimonio, durante la persecuzione<br />

dell’imperatore romano Decio. Persecuzione molto capillare e particolarmente<br />

cruenta anche se breve. Ma Paolo non ritornerà più al<br />

mondo, alla città. Rimarrà tutta la vita nel deserto in completa solitudine,<br />

secondo la narrazione agiografica nutrito solo dal pane trasportatogli da<br />

un corvo. All’avvicinarsi della sua morte fu visitato da sant’Antonio abate,<br />

altro grande eremita, chiamato abate per essere stato il primo responsabile<br />

di una comunità di eremiti detta cenobio. A costui Paolo espresse<br />

il desiderio di essere sepolto avvolto nel mantello che Antonio<br />

aveva ricevuto in dono dal vescovo Atanasio. Alla sua morte Antonio lo<br />

seppellirà, avvolto appunto in questo mantello, in una fossa scavata,<br />

sempre secondo la leggenda, da due leoni. Nell’iconografia tradizionale<br />

è spesso ritratto assieme ad Antonio, con il corvo, i due leoni e la sua<br />

tunica fatta di foglie di palma intrecciata. A Paolo di Tebe si ispira l’Ordine<br />

di San Paolo Primo Eremita (Monaci Paolini), sorto in Ungheria nel<br />

XIII secolo. L’Ordine dei Paolini è ancora presente ai nostri giorni, in particolare<br />

in Polonia. La ricorrenza liturgica di San Paolo di Tebe viene celebrata<br />

il 15 gennaio.<br />

25 EUSEBIO DI CESAREA, Historia ecclesiastica, VII, 10,4-9.<br />

26 L’esempio archeologico più antico dei luoghi di culto di questa<br />

epoca: Il sito di Dura Europos - Sulla destra dell’Eufrate, a metà strada<br />

fra Bagdad e Aleppo, su un altipiano roccioso, dove oggi è la località di<br />

as-Salihijjah, sorgeva in età preseleucidica un’antica fortezza assira, che<br />

portava il nome semitico di Dura. Attorno al 280 a.C. un satrapo di nome<br />

Nicatore, che fu generale di Alessandro Magno, vi fondò una colonia<br />

greco-macedone cui fu dato il nome di Europo. La città venne così a<br />

chiamarsi Dura Eúropos, e per meglio identificarla si usò aggiungere al<br />

suo nome l’indicazione pròs ‘Arabían o anche en Paropotamía. Posta fra<br />

Palmira e Ctesifonte, fra la Siria e il Golfo Persico, in un punto cioè in cui<br />

passavano le più importanti vie carovaniere della Mesopotamia, la città<br />

non tardò a fiorire per il commercio e a divenire assai importante per la<br />

posizione strategica. […] In mezzo a tanti edifici di culto [pagano] si trovano<br />

anche una casa/chiesa cristiana ed una sinagoga, che sono di particolare<br />

importanza, perché la prima ha conservato i più antichi affreschi<br />

battisteriali con scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento, la seconda<br />

costituisce un rilevante esempio di tempio ebraico con decorazione<br />

pittorica. L’edificio in cui ha trovato posto la domus/chiesa cristiana con<br />

l’annesso battistero, non differisce in nulla planimetricamente dalle altre<br />

costruzioni civili di Dura Eúropos. Si tratta di una grande casa<br />

d’abitazione (m. 18 x 20) costruita nel I o nel II secolo, la quale per poter<br />

essere adibita ad uso di culto subì successivamente delle trasformazio-<br />

a.a. 2012-2013 13


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 6<br />

Figura 5 - Domus cristiana a Dura Europos<br />

257, primo editto: vescovi, sacerdoti e diaconi devono sacrificare<br />

agli dèi, altrimenti esilio; divieto assoluto di riunioni<br />

di culto.<br />

o 258, secondo editto: membri della gerarchia giustiziati se<br />

riottosi, i laici con cariche civili degradati e beni confiscati<br />

e pena di morte (decapitazione); funzionari condannati ai<br />

lavori forzati o ridotti in schiavitù.<br />

o Martiri degni di nota: papa SISTO II, diacono LORENZO;<br />

massa candida uticense a Utica (Africa) con vescovo<br />

QUADRATO; CIPRIANO, vescovo di Cartagine.<br />

L’imperatore Gallieno (260-268) <strong>–</strong> figlio di Valeriano <strong>–</strong><br />

non persegue i cristiani, anzi fa restituire i beni confiscati<br />

(editto 260): è il primo atto giuridico rivolto alla religione cristiana<br />

in quanto tale ed è precursore dell’editto di Costantino<br />

del 313.<br />

L’imperatore Aureliano (270-275) prima è filo-cristiano,<br />

poi emette editto di persecuzione nel 275 (che verrà applicato<br />

solo in parte dell’impero).<br />

La persecuzione di Diocleziano (284-305)<br />

Con Diocleziano (284-305) l’ultima grande offensiva<br />

dell’impero contro il cristianesimo. Riorganizza l’impero <strong>–</strong> in<br />

ni. Al centro dell’edificio trovavasi un ampio cortile quadrato. Una porta<br />

aperta sul lato sud immetteva in una grande sala rettangolare, la cui<br />

lunghezza di m. 12 risulta dall’unione di due stanze, come dimostrano<br />

delle tracce tuttora conservate d’un antico muro divisorio, che venne abbattuto<br />

quando si volle formare un solo vasto ambiente. Tale trasformazione<br />

dovette avvenire probabilmente nel 232-233, all’epoca cioè di<br />

un’iscrizione graffita con questa data nello stucco ancor fresco di questa<br />

sala. Presso il muro di fondo sono stati trovati i resti di un largo podio,<br />

sul quale con grande verosimiglianza doveva sorgere l’altare o la cattedra<br />

del vescovo. In questa aula si deve riconoscere una sala liturgica.<br />

Dal lato nord del cortile si entra in una piccola stanza rettangolare, che<br />

fu trasformata in battistero con l’aggiunta di una piscina, la quale venne<br />

coperta da una specie di baldacchino tutto decorato, sostenuto da due<br />

pilastri e da due colonne. Le pareti di questa stanza furono affrescate<br />

con scene del Buon Pastore, di Adamo ed Eva accanto all’albero del paradiso<br />

terrestre, della lotta di David con Golia, della Samaritana al pozzo,<br />

di Cristo che cammina sulle onde, della guarigione del paralitico. Le<br />

altre stanze del piano terra e del piano superiore, cui si accedeva per<br />

mezzo di una scala costruita vicino al battistero, dovettero servire<br />

all’amministrazione ecclesiastica della comunità cristiana di Dura Eúropos<br />

e all’abitazione del vescovo o di un presbitero. <strong>–</strong> <strong>Dalla</strong> voce Dura<br />

Europos, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1948-1954, vol. III,<br />

coll. 1998-2004. Vedi anche http://it.wikipedia.org/wiki/Dura_Europos.<br />

crisi economica e amministrativa <strong>–</strong> sul modello di monarchia<br />

orientale, con sovrano assoluto che governa per grazia<br />

di Giove esigendo dai soldati la genuflessione alla sua<br />

persona. Al governo unitario sostituisce una tetrarchia con<br />

due Augusti e due Cesari per il controllo dell’oriente e<br />

dell’occidente. Ritorna lo scontro con il cristianesimo (che<br />

nel frattempo aveva ormai intessuto presenze e relazioni<br />

con le alte cariche imperiali): Diocleziano impone il riconoscimento<br />

della sua autorità sacra e l’obbedienza assoluta<br />

alle sue direttive; i cristiani non vogliono rinunciare alla fede<br />

e neppure ai posti raggiunti nella societas romana.<br />

Il Cesare GALERIO convince Diocleziano (spinto anche dal<br />

filosofo neoplatonico IEROCLE proconsole della Bitinia) che<br />

la causa di tutti i mali dell’impero era da addebitarsi ai cristiani<br />

perché disgregatori della società e negatori del culto<br />

ufficiale all’imperatore. Il primo atto fu l’espulsione<br />

dall’esercito dei cristiani.<br />

o Nel 303 quattro editti di persecuzione: il primo comanda<br />

la distruzione dei luoghi di culto e delle sacre scritture<br />

(traditores coloro che consegnavano i manoscritti sacri),<br />

nonché della destituzione da cariche amministrative pubbliche<br />

dei cristiani e impossibilità per gli schiavi cristiani<br />

di potersi riscattare.<br />

o Il secondo costringe alla carcerazione i presuli delle chiese;<br />

o Il terzo condannava a morte i non apostati;<br />

o Il quarto obbligo dei sacrifici a tutti i cittadini, pena la morte.<br />

“Il mondo intero era vessato, da oriente ad occidente<br />

incrudelivano tre bestie curiosissime” scrive Lattanzio 27 riferendosi<br />

a Diocleziano, Massimiano e Galerio.<br />

I successori di Diocleziano<br />

Masimiano Galerio augusto (250 ca.-311) e Massimino<br />

Daia cesare († 313) proseguono la persecuzione<br />

‘scientifica’e capillare in oriente. In occidente e nord Africa<br />

invece Marco Aurelio Valerio Massenzio (306-312) è più<br />

favorevole (libertà di culto, rende immobili confiscati, implicita<br />

legalità del cristianesimo).<br />

Nel 311 Galerio emette a Nicomedia editto di tolleranza<br />

sei giorni prima di morire per terribile malattia: “Poiché la<br />

maggior parte dei cristiani persiste nella stessa follia, richiamandoci<br />

alla nostra filantropia e alla costante prassi di<br />

concedere perdono a tutti, abbiamo assai volentieri stabilito<br />

di far prevalere anche ora la consueta clemenza. Pertanto i<br />

cristiani possono di nuovo esistere e riedificare le case dove<br />

terranno le loro assemblee, a condizione che nulla<br />

commettano che sia contrario all’ordine pubblico […] In ricambio,<br />

essi dovranno pregare il loro Dio per il benessere<br />

nostro, dello stato e loro proprio” 28 . Nonostante questo<br />

Massimino Daia <strong>–</strong> successore di Galerio <strong>–</strong> volle riprendere<br />

la politica anti-cristiana ma nel 312 <strong>–</strong> sotto pressione di<br />

Costantino <strong>–</strong> viene indotto alla tolleranza.<br />

27 LATTANZIO, De mortibus persecutorum, 16.<br />

28 EUSEBIO DI CESAREA, op. cit., VIII, 17,9-10.<br />

a.a. 2012-2013 14


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 7<br />

<strong>Scheda</strong> 7 <strong>–</strong><br />

Costantino e la “svolta costantiniana”<br />

La questione delle fonti<br />

o Lo storico di Costantino 29 è il vescovo EUSEBIO DI CESA-<br />

REA, amico dell’imperatore e convinto della missione<br />

provvidenziale di cui fu investito il suo eroe. La sua Storia<br />

ecclesiastica, nelle diverse edizioni, si è arricchita di<br />

sempre nuovi particolari, fino a trasformarsi in una progressiva<br />

trasfigurazione del personaggio.<br />

o Il secondo autore contemporaneo è LATTANZIO, anch’egli<br />

favorevole a Costantino, precettore del figlio maggiore<br />

dell’imperatore; nel suo celebre De mortibus persecutorum<br />

è sospettato di eccessiva esaltazione.<br />

o Un gruppo di panegirici latini chiariscono la crisi religiosa<br />

di Costantino nella fase di transizione e riflettono la<br />

mentalità dei retori di corte che, di volta in volta, li pronunciavano,<br />

consenziente il sovrano.<br />

o Numerose lettere e leggi dell’imperatore ci fanno comprendere<br />

il suo mondo religioso, mentre la numismatica<br />

costantiniana consente di seguire il passaggio dei simboli<br />

impressi sulle monete anno per anno, preziosi per<br />

capire le concezioni politico-religiose prevalenti nei vari<br />

periodi. Lo stesso si dica per le statue e i monumenti<br />

eretti in suo onore, per esempio il famoso Arco di Costantino<br />

presso il Colosseo.<br />

Concetti-eventi salienti<br />

o Nel 310 Costantino sceglie come sua divinità il Sol invictus<br />

al posto di Ercole: il dio sole era venerato in tutto<br />

l’impero ma il patrono di Costantino ha l’immagine<br />

dell’Apollo gallico.<br />

o 28 ottobre 312: battaglia di Ponte Milvio: Costantino<br />

sconfigge Massenzio. Nel 318 Lattanzio racconterà che<br />

prima della battaglia durante il sonno Costantino è ammonito<br />

di far porre sugli scudi dei soldati un “signum caeleste<br />

Dei”. La vittoria viene attribuita all’intervento propiziatorio<br />

del dio dei cristiani sintetizzato nel monogramma<br />

30 P X, crux monogrammatica. Non si parla tuttavia di<br />

29 Figlio di Costanzo Cloro e di Elena (in seguito proclamata santa),<br />

Costantino trascorse la giovinezza alla corte di Diocleziano. Nel 305, in<br />

virtù del nuovo sistema politico della tetrarchia, il padre, già cesare, divenne<br />

augusto e Costantino, che aveva dimostrato il proprio talento militare<br />

in Oriente, lo raggiunse in Britannia. Grazie alla sua popolarità fra i<br />

legionari, alla morte di Costanzo, avvenuta poco dopo (306), Costantino<br />

venne proclamato imperatore. Galerio, collega del padre, gli concesse<br />

però inizialmente solo il titolo di cesare, unitamente a una sovranità territoriale<br />

assai limitata. Tuttavia nel ventennio seguente Costantino si sbarazzò<br />

gradualmente di tutti i suoi rivali (Massimiano, Massenzio, Licinio,<br />

Galerio e Massimino Daia), fino al punto di imporsi come unico imperatore<br />

(324) e porre fine, di fatto, al sistema tetrarchico.<br />

30 I cristogrammi sono combinazioni di lettere dell’alfabeto greco o<br />

latino che formano una abbreviazione del nome di Gesù. Essi vengono<br />

tradizionalmente usati come simboli cristiani nella decorazione di edifici,<br />

arredi e paramenti. Alcuni cristogrammi sono nati come semplici abbreviazioni<br />

o acronimi, anche se sono diventati successivamente dei monogrammi,<br />

cioè dei simboli grafici unitari. Altri, come il notissimo Chi<br />

Rho, sono stati pensati sin dall’inizio come monogrammi. I principali cristogrammi<br />

sono:<br />

Figura 6 - Cristogramma lapideo con Alpha e Omega<br />

miracolo. Solo 25 anni dopo Eusebio aggiunge molti particolari,<br />

tra cui il celebre “In hoc signo vinces”. Forse ci<br />

troviamo di fronte ad una rielaborazione di Costantino<br />

stesso. L’Arco di Costantino in Foro Romano riporta<br />

l’iscrizione “Instinctu divinitatis et mentis magnitudine”.<br />

o 312-313: Costantino si converte al Dio dei cristiani, ma<br />

non significa che abbia compreso il messaggio evangelico<br />

o ne segua i principi etici: attenderà la morte prima di<br />

farsi battezzare.<br />

o Febbraio 313: l’accordo di Milano. Ci è noto attraverso<br />

due lettere di LICINIO. E’sancito il principio di libertà reli-<br />

<strong>–</strong> il Titulus crucis INRI, un acronimo ottenuto dalla frase latina Iesous<br />

Nazarenus Rex Iudaeorum, che significa: Gesù di Nazaret, re dei<br />

giudei.<br />

<strong>–</strong> il Chi Rho o per antonomasia monogramma di Cristo (nome abbreviato<br />

talora in chrismon o crismon). Esso è un monogramma costituito<br />

essenzialmente dalla sovrapposizione delle prime due lettere del<br />

nome greco di Cristo, X (equivalente a “ch” nell’alfabeto latino) e P<br />

(che indica il suono “r”). Alcune altre lettere e simboli sono spesso<br />

aggiunti.<br />

<strong>–</strong> ΙΧΘΥΣ (che letteralmente significa “pesce” in greco) è un acronimo<br />

formato con le iniziali della frase greca: “Gesù Cristo, figlio di Dio,<br />

salvatore”. Le lettere sono normalmente accompagnate o addirittura<br />

sostituite dal disegno (stilizzato) di un pesce.<br />

<strong>–</strong> ICXC è un acronimo ottenuto dalla prima ed ultima lettera delle due<br />

parole Gesù e Cristo, scritte secondo l’alfabeto greco (ΙΗΣΟΥΣ ΧΡ-<br />

ΙΣΤΟΣ -si noti che la lettera finale sigma viene scritta nella forma lunata<br />

che ricorda la lettera latina C). Compare molto spesso sulle icone<br />

ortodosse, dove il monogramma può essere diviso: “IC” nella<br />

parte sinistra dell’immagine e “XC” nella parte destra. Il tratto orizzontale<br />

solitamente sovrascritto alle lettere è un segno paleografico<br />

per indicare un’abbreviazione.<br />

<strong>–</strong> il trigramma di Bernardino da Siena, IHS o Nome di Gesù. È formato<br />

da tre lettere del nome greco di Gesù (ΙΗΣΟΥΣ) . Ne esiste<br />

anche la variante IHC, sorta per la somiglianza fra la lettera latina<br />

“C” e la diffusa forma lunata della lettera greca sigma. Il trigramma<br />

era inizialmente una abbreviazione greca, poi venne interpretato<br />

come un acrostico latino e spesso arricchito di altri particolari grafici<br />

(la croce e il sole) e utilizzato come monogramma. Esso è caratteristico<br />

dei cristiani occidentali.<br />

a.a. 2012-2013 15


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 7<br />

giosa e l’obbligo di restituire i beni che in precedenza erano<br />

stati confiscati.<br />

o 319-320: leggi contro i culti pagani degli aruspici.<br />

o Marzo-luglio 321: “legge domenicale”.<br />

o Maggio 323: protezione per i cristiani provenienti dal<br />

giudaismo.<br />

o Si moltiplicano i luoghi di culto: a Roma sorgono ben<br />

presto una quarantina di sontuose basiliche in onore dei<br />

santi apostoli e dei martiri, come san Pietro in Vaticano,<br />

san Sebastiano sulla via Appia, sant’Agnese; il palazzo<br />

del Laterano è a disposizione del papa fin dal 314; a Gerusalemme<br />

viene edificato il complesso magnifico del<br />

santo Sepolcro; a Costantinopoli sorgono molte chiese,<br />

fra cui quella dei Dodici Apostoli, dove Costantino si fece<br />

allestire la tomba, ritenendosi uguale a loro. L’imperatrice<br />

madre e le sorelle di Costantino sono cristiane; gli stessi<br />

figli vengono allevati nella nuova religione. Distinte personalità<br />

cristiane accedono per la prima volta al consolato,<br />

alla prefettura di Roma e al pretorio.<br />

o Nel 324 ebbe inizio la guerra contro Licinio e Costantino<br />

la pose sotto una insegna cristiana, dando al suo esercito<br />

il «labaro», mentre Licinio interrogava gli oracoli<br />

pagani e sacrificava agli dèi. Tre successive battaglie si<br />

risolsero in altrettanti successi per Costantino, il quale all’inizio<br />

risparmiò l’avversario, poi lo fece uccidere senza<br />

pietà.<br />

o 325: Concilio di Nicea convocato da Costantino per la<br />

questione Ariana.<br />

o 330 inaugurazione di Costantinopoli, la “Nuova Roma”.<br />

o Il suo maestro di religione fu l’ariano EUSEBIO DI NICOME-<br />

DIA: così, colui che passò alla storia come il primo imperatore<br />

cristiano, ricevette il battesimo alla vigilia della<br />

morte e per mano di un eretico/ariano.<br />

o Costantino spirò 22 maggio del 337, ma il suo esempio,<br />

in un regime così spiccatamente monarchico e assolutista,<br />

ebbe un enorme influsso per la diffusione e il consolidamento<br />

della Chiesa nell’impero.<br />

Da Giuliano a Teodosio<br />

o Flavio Claudio Giuliano 31 (361-363) cerca di reintrodurre<br />

i culti pagani politeistici dell’antichità. Non vi riuscirà.<br />

31 GIULIANO L’APOSTATA soprannome di Flavio Claudio Giuliano (Costantinopoli<br />

331 - Ctesifonte 363), imperatore romano. Abbandonò il cristianesimo<br />

per il neoplatonismo, fatto che gli valse l’epiteto di “apostata”.<br />

Nel 355 l’imperatore Costanzo II gli conferì il titolo di cesare e gli affidò il<br />

comando di una spedizione in Gallia, dove combatté contro alamanni e<br />

franchi, respingendoli oltre il Reno. Nel 360 le truppe lo proclamarono<br />

augusto; Costanzo, che si stava preparando a combatterlo, morì l’anno<br />

dopo. Durante il suo regno, Giuliano cercò di restaurare il paganesimo<br />

compiendo atti di intolleranza nei confronti dei cristiani. Morì durante una<br />

spedizione militare in Asia Minore intrapresa contro i persiani. Della sua<br />

opera letteraria si sono conservati otto Discorsi, le Lettere e due opere<br />

satiriche.<br />

o Teodosio I il Grande 32 (379-395): 28 febbraio 380 editto<br />

“Cunctos Populos” emanato a Tessalonica: “…i popoli<br />

dell’impero sono tenuti a professare la religione di<br />

Cristo insegnata a Roma da papa Damaso e ad Alessandria<br />

dal patriarca Pietro”. <strong>–</strong> Nel 381 l’imperatore convoca<br />

il Concilio di Costantinopoli. <strong>–</strong> Nel 391 viene ordinata<br />

la chiusura dei templi pagani ad Alessandria<br />

d’Egitto.<br />

o Giustiniano I 33 (527-565) instaura definitivamente<br />

l’impero cristiano, perseguitando i pagani e facendo<br />

chiudere con la forza i templi in Egitto e in Asia Minore.<br />

La soppressione della Scuola filosofica di Atene nel 529<br />

segna l’atto di morte del paganesimo. A questo imperatore<br />

si deve la costruzione di Santa Sofia a Costantinopoli,<br />

San Vitale e Sant’Apollinare in Classe a Ravenna.<br />

32 TEODOSIO I DETTO IL GRANDE (Cauca, Spagna 346 ca. - Milano<br />

395), imperatore romano d’Oriente (379-395) e d’Occidente (394-395),<br />

l’ultimo sovrano dell’impero unificato. Quando l’imperatore romano d’Oriente<br />

Valente venne ucciso dai visigoti ad Adrianopoli, nel 378, l’imperatore<br />

d’Occidente Graziano affidò a Teodosio la corona d’Oriente. Nel<br />

382, egli riuscì a negoziare una pace favorevole con i visigoti, permettendo<br />

loro di stabilirsi all’interno del suo impero in cambio dell’obbligo di<br />

prestare servizio nel suo esercito. Dopo l’assassinio di Graziano nel<br />

383, Teodosio riconobbe l’usurpatore Magno Massimo come imperatore<br />

d’Occidente, affidando però l’Italia a Valentiniano II, legittimo successore<br />

di Graziano. Quando Massimo invase l’Italia nel 388, Teodosio lo sconfisse<br />

e lo fece giustiziare, restituendo a Valentiniano il governo<br />

dell’impero d’Occidente. Teodosio fu un fervente sostenitore del cristianesimo<br />

ortodosso: condannò l’arianesimo e adottò misure repressive<br />

contro i pagani. Nel 390, con la promessa dei giochi, attirò 7000 cittadini<br />

ribelli di Tessalonica (Salonicco) nell’ippodromo della città e li fece massacrare.<br />

Questa azione gli costò la scomunica da parte del vescovo di<br />

Milano, Ambrogio, il quale gli impose la pubblica penitenza in espiazione<br />

di tale atrocità. Nel 392 Valentiniano fu assassinato dal generale Arbogaste,<br />

che pose sul trono Augusto Eugenio. Teodosio non riconobbe il<br />

nuovo imperatore e marciò nuovamente verso l’Italia dove, nel settembre<br />

del 394, riuscì a sconfiggere Arbogaste ed Eugenio. Per alcuni mesi,<br />

Teodosio fu pertanto l’unico sovrano di entrambi gli imperi, che alla sua<br />

morte vennero assegnati ai figli: l’Oriente ad Arcadio e l’Occidente a<br />

Onorio.<br />

33 GIUSTINIANO I (Tauresium, Illiria 483 - Costantinopoli 565), imperatore<br />

romano d’Oriente (527-565), detto il Grande. Nipote dell’imperatore<br />

Giustino I, crebbe alla corte di Costantinopoli; nel 518 fu incaricato della<br />

cura dell’amministrazione dallo zio, il quale lo nominò suo successore.<br />

Nel 523 sposò Teodora, di umili origini, dotata di grande intuito politico,<br />

e alla morte dello zio, nel 527, venne eletto imperatore. Immediatamente<br />

dopo l’ascesa al trono, inaugurò una politica volta al consolidamento dei<br />

territori imperiali, fuori e dentro i confini. Così, alla morte di Giustiniano,<br />

quasi tutti i territori intorno al bacino del Mediterraneo, che avevano fatto<br />

parte dell’originario impero romano, erano stati riuniti sotto la corona bizantina,<br />

a eccezione della Gallia e della Spagna settentrionale. Sul fronte<br />

orientale, però, le ostilità con la Persia erano riprese (540-545) e nei<br />

Balcani la minaccia di slavi, unni e bulgari si faceva sempre più pressante.<br />

Per organizzare un impero così vasto Giustiniano si propose di istituire<br />

un sistema legislativo organico e incaricò una commissione, presieduta<br />

dal giurista Triboniano, di raccogliere e ordinare il diritto romano. Il lavoro<br />

di compilazione durò oltre un decennio e la raccolta venne infine<br />

incorporata nel Corpus juris civilis, chiamato anche Codice giustinianeo,<br />

promulgato nel 534 e aggiornato in seguito con nuovi decreti o Novellae.<br />

L’opera è ancora oggi alla base del diritto di gran parte dei paesi<br />

europei. Meno felice fu, invece, il tentativo di unificazione religiosa dell’impero:<br />

oltre che intervenire nel conflitto tra monofisiti e ortodossi, sostenendo<br />

questi ultimi, Giustiniano si scontrò con la dura opposizione<br />

dei papi di Roma, avversi al suo progetto coercitivo.<br />

a.a. 2012-2013 16


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 8<br />

<strong>Scheda</strong> 8 <strong>–</strong><br />

Martiri e Santi<br />

In tutta la letteratura greca e giudaica, prima del Nuovo<br />

Testamento, pochissime volte si incontra la parola martys<br />

(= martire, testimone): nessuna religione o filosofia pagana<br />

ha avuto dei martiri. lo afferma san Giustino: «Nessuno<br />

credette mai a Socrate fino al punto da dare la vita per la<br />

sua dottrina» 34 . Propriamente parlando, anche nel Giudaismo<br />

non vi furono martiri.<br />

o Nell’A.T. si hanno meravigliose figure che si avvicinano al<br />

martirio: i tre fanciulli nella fornace di Babilonia, i sette<br />

fratelli Maccabei che furono immolati con la loro madre,<br />

Daniele nella fossa dei leoni... Sono esempi sublimi di<br />

fedeltà al vero Dio e .alla sua legge; manca tuttavia in tali<br />

eroi quella testimonianza che li rende apostoli di una verità<br />

universale e conquistatrice. Il giudeo si lascia uccidere<br />

pur di non tradire la religione dei suoi padri e la legge del<br />

suo popolo (2Mac 7); il cristiano, invece, accetta la morte<br />

per provare la divinità di una religione che deve essere<br />

quella dì tutti gli uomini e di tutti i popoli.<br />

Non si tratta di rivendicare al Cristianesimo l’esclusiva<br />

del martirio ma di ribadire un concetto comune agli Apologisti:<br />

«Non la pena ma la causa distingue i martiri» (sant<br />

Agostino). Per trovare questo pensiero e la volontà di trasformare<br />

gli uomini in testimoni di una dottrina, in garanti di<br />

una religione, bisogna attendere Gesù Cristo:<br />

o «Di questo voi siete martyres» (Lc 24,48).<br />

o «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e<br />

mi sarete martyres a Gerusalemme, in tutta la Giudea e<br />

la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (At 1,8).<br />

o «Bisogna che tra coloro che ci furono compagni per tutto<br />

il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a<br />

noi... uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione»<br />

(At 1,21-22).<br />

o «Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni<br />

(martyres)» (At 2,32).<br />

o «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi più che a lui,<br />

giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che<br />

abbiamo visto e ascoltato» (At 4,19-20).<br />

o «Voi avete ucciso l’autore della vita. Ma Dio lo ha risuscitato<br />

dai morti e di questo noi siamo martyres» (At 3,15).<br />

o «Esorto i presbiteri che sono tra voi, quale anziano come<br />

loro e testimone (martys) delle sofferenze di Cristo...»<br />

(1Pt 5,1).<br />

Dunque, il primo significato della parola «martire» è<br />

quello di «testimone oculare della vita, della morte e della<br />

risurrezione di Cristo», impegnato a proclamare tali fatti<br />

davanti agli uomini. «Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno<br />

ai Sinedri, e sarete percossi nelle sinagoghe,<br />

comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per<br />

rendere testimonianza davanti a loro» (Mc 13,9). Cioè, se<br />

per gli apostoli testimoniare significava proclamare ciò che<br />

avevano visto o udito, per i cristiani convertiti significava<br />

rendere testimonianza con il sangue di ciò che non aveva-<br />

34 GIUSTINO, Apologia, II, 10.<br />

no visto né udito dal Maestro. Già nell’età apostolica, dunque,<br />

«martire» sarà detto colui che avrà confessato Cristo<br />

non solo con la parola, ma anche con il sangue, indipendentemente<br />

dall’aver visto o udito, secondo la promessa di<br />

Gesù a Tommaso: «Beati quelli che, pur non avendo visto,<br />

crederanno» (Gv 20,29).<br />

Nei Padri Apostolici<br />

Nei Padri Apostolici, ad eccezione di Clemente Romano,<br />

il termine che esprime la testimonianza con il sangue è<br />

«pathéin» (sant’Ignazio, Erma).<br />

o Il termine «martys» comincia ad affermarsi nella seconda<br />

metà del secolo II (nella relazione del martirio di san Policarpo,<br />

nella lettera delle Chiese di Vienne e di Lione).<br />

o Nel III secolo, ad Alessandria, a Roma e a Cartagine, si<br />

arricchisce di un altro significato: martyrion è la testimonianza<br />

resa a Cristo con la vita ascetica e con la fedeltà<br />

agli impegni battesimali 35.<br />

o SAN CIPRIANO spiega il concetto di màrtys così: «Chi, secondo<br />

il comando di Cristo, parla di pace, di bene, di rettitudine,<br />

confessa Cristo ogni giorno». Confessare Cristo<br />

in questo modo equivale a morire per Cristo, il<br />

quale «nella pace dona la corona candida dei meriti, nella<br />

persecuzione la corona di porpora del martirio».<br />

o Secondo l’Apocalisse il martirio è l’espressione eminente<br />

della santità cristiana: ciò appare dalla venerazione di cui<br />

è circondato il martire. Se muore, entra immediatamente<br />

in Paradiso, mentre gli altri attendono la Parusìa. Le sue<br />

ossa sono oggetto di culto 36.<br />

La festa del “dies natalis”<br />

È questa l’origine del culto dei martiri, la festa del «dies<br />

natalis», «heméra genéthlios».<br />

o Sulla loro tomba verrà celebrata l’Eucaristia, data lettura<br />

della loro «passio» e consumato il banchetto commemorativo;<br />

i loro nomi i verranno registrati nel calendari festivi,<br />

dai quali si svilupparono poi i martirologi con la descrizione<br />

della morte.<br />

o Da principio il martirio è considerato «il conflitto supremo<br />

con Satana». Scrive ERMA: «Coloro che sono stati incoronati<br />

sono quelli che hanno lottato contro Il diavolo e<br />

l’hanno vinto».<br />

Caratteristiche<br />

o Il martirio è anche la raffigurazione della passione di<br />

Cristo, della sua risurrezione e della trasformazione in<br />

35 È ancora ORIGENE che, commentando san Paolo, scrive: «La nostra<br />

gloria sta nella testimonianza della nostra coscienza sul nostro<br />

comportamento, in santità e sincerità, davanti a Dio in questo mondo».<br />

36 Nel Martirio di Policarpo si legge: «Noi più tardi potemmo avere<br />

almeno le sue ossa, più preziose delle gemme, più stimate dell’oro, e le<br />

collocammo in un luogo conveniente. Ivi, quando sarà possibile, riuniti in<br />

giubilo e allegria,ci concederà il Signore di celebrare il giorno genetliaco<br />

del suo martirio, in ricordo di quelli che combatterono prima di noi e come<br />

esercizio di preparazione alle lotte future» (18,2-3).<br />

a.a. 2012-2013 17


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 8<br />

Dio; un’aspirazione a identificarsi totalmente in Cristo,<br />

che appare già in san Paolo. In sant’Ignazio di Antiochia<br />

trova la sua più alta espressione: nell’Epistola ai Romani,<br />

il martirio è chiaramente la partecipazione mistica alla<br />

morte e alla risurrezione di Cristo e, nello stesso tempo,<br />

perfetta realizzazione dell’essenza del cristiano 37.<br />

o Fenomeni mistici - Il martirio è accompagnato da fenomeni<br />

mistici.<br />

o Il valore dimostrativo - Il martirio ha un valore «dimostrativo»,<br />

non legato all’eroismo dei martiri.<br />

o Il valore redentivo - Il martirio non edifica solo la Chiesa<br />

con la testimonianza, ma ha un valore redentivo, è un’opera<br />

di carità fraterna: il martire dà la propria vita per i<br />

suoi fratelli 38.<br />

o Il rapporto martirio-battesimo - Un altro tema particolarmente<br />

illustrato da CIPRIANO, ORIGENE e TERTULLIANO<br />

nelle loro «Esortazioni» è il rapporto martiriobattesimo<br />

39.<br />

o Il senso escatologico del martirio - Infine, il martirio ha<br />

un senso escatologico. È considerato un carisma, una<br />

forma di esperienza mistica che risveglia nel cristiano il<br />

sentimento della caducità delle cose terrene, richiamandolo<br />

alla visione delle realtà ultime. I concetti di martirio<br />

come “combattimento” e come “secondo battesimo”»<br />

saranno fatti propri dal monachesimo: finite le<br />

persecuzioni, il nuovo tipo di martire sarà l’asceta.<br />

Gli “atti” e le “passioni” dei martiri<br />

Tra le fonti più preziose che interessano la storia delle<br />

persecuzioni, dobbiamo annoverare gli Atti e le Passioni<br />

dei martiri. Dal punto di vista storico, si possono distinguere<br />

in tre gruppi: Acta martyrum, Passiones, Leggende agiografiche.<br />

o Acta martyrum - Sono tratti dai verbali ufficiali dei processi<br />

compilati dalle autorità. Il loro valore notevole, perché<br />

contengono le domande poste ai martiri e le loro risposte,<br />

come furono rilevate da pubblici notai o dai cancellieri<br />

dei tribunali, e le sentenze loro inflitte. Probabili<br />

comunque manipolazioni successive. Appartengono a<br />

37 «È bello per me morire per unirmi a Cristo Gesù. È lui che cerco,<br />

lui che è morto per me; lui che voglio, lui che è risuscitato per noi. La<br />

mia nascita si avvicina: lasciatemi ricevere la pura luce, quando sarò là,<br />

sarò un uomo. Permettetemi dì essere un Imitatore della passione del<br />

mio Dio […] Non c’è più fuoco in me per amare la materia, ma un acqua<br />

viva che mormora e dice dentro di me: “Vieni con il Padre”», IGNAZIO DI<br />

ANTIOCHIA, Ad Romanos, 6,1; 7,2.<br />

38 Soprattutto CLEMENTE DI ALESSANDRIA spiega questo aspetto teologico<br />

del martirio, definendolo la pienezza della carità, la perfezione<br />

dell’agàpe: «Chiameremo il martirio “perfezione”, non perché è il termine<br />

della vita umana, ma perché testimonia la perfezione della carità».<br />

39 Se TERTULLIANO afferma semplicemente che il martirio è equivalente<br />

al battesimo, ORIGENE prospetta come un secondo battesimo più<br />

perfetto del primo (per i già battezzati): «Solo il battesimo di sangue ci<br />

rende più puri del battesimo di acqua». E CIPRIANO: «Noi che abbiamo<br />

conferito ai credenti un primo battesimo, prepariamoli tutti ad un altro,<br />

spiegando e insegnando loro che quest’ultimo è un battesimo più grande<br />

quanto alla grazia, più sublime quanto alla potenza, più prezioso<br />

quanto all’onore ... Nel battesimo di acqua si riceve la remissione dei<br />

peccati, in quello di sangue la corona della virtù». (Ad Fortunatum, 4).<br />

questo primo gruppo: Atti san Giustino e compagni, Atti<br />

dei martiri scillitani in Africa, Atti proconsolari di Cipriano.<br />

o Passiones - Sono i rapporti dei testimoni oculari o contemporanei<br />

del martirio, dovuti all’iniziativa di privati cristiani,<br />

con aggiunte iniziali e finali, a scopo di edificazione.<br />

Meno ‘autentici’degli “Atti”. Ricordiamo: Martirio di<br />

Policarpo; Lettera alle chiese di Vienne e di Lione alle<br />

chiese d’Asia; Passione di Perpetua e Felicita…<br />

o Leggende agiografiche - Sono testi composti dopo molto<br />

tempo a scopo di edificazione. Alcuni racconti sono<br />

una mescolanza di verità e di fantasia; altri sono una pura<br />

finzione, privi di qualunque fondamento storico. In genere<br />

non si conosce il nome degli autori. Da questi documenti<br />

sono derivati poi i Menològi, i Leggendari e<br />

certi Martirologi. Da secoli i Bollandisti 40 attendono alla<br />

revisione critica di queste Leggende, sfrondando il superfluo<br />

anche quando c’è di mezzo una venerabile tradizione,<br />

e valutando positivamente quanto c’è di storicamente<br />

valido. A questo terzo gruppo appartengono gli atti dei<br />

santi martiri romani Agnese, Ceeilia, Ippolito, Lorenzo,<br />

Sebastiano, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, il Martyrium<br />

Clementis e il Martyrium S. Ignatii.<br />

Il numero dei martiri antichi<br />

o Quanti furono i cristiani che morirono martiri durante le<br />

persecuzioni dei primi secoli? E impossibile dare una cifra<br />

anche approssimativa, perché le difficoltà di ordine<br />

statistico e storico sono insuperabili. Conosciamo molti<br />

nomi di quelli che furono martirizzati in una determinata<br />

circostanza, ma non quelli della massa anonima che pure<br />

perì. Fino al secolo XVII, comunque, si parlava di «milioni»<br />

di martiri; le prime discussioni moderne ebbero luogo<br />

tra il protestante H. Dodwell e il benedettino Th. Ruinart.<br />

Poi anche celebri opere di Gibbon e di Harnack minimizzarono<br />

il numero: a loro si oppose radicalmente P. Allard,<br />

che ne confutò i vari motivi storici e psicologici. Successivamente<br />

il gesuita Hertling polemizzò contro «le poche<br />

migliaia» di quest’ultimo. Fra l’uno e l’altro si pone il De<br />

Moreau che propende per 50 mila. Oggi si può dire, con<br />

Ruiz Bueno, che il limite più alto dei martiri delle persecuzioni<br />

fino al 313, sia sui 200 mila; probabilmente molto<br />

meno.<br />

o Non è comunque il numero ad essere il dato più importante:<br />

ogni martirio, infatti, è un fatto così straordinario<br />

che anche un solo esempio, autentico, è prova sufficiente<br />

della fede 41.<br />

40 l Bollandisti sono gli appartenenti alla società dei Gesuiti dedita<br />

alla pubblicazione degli Acta Sanctorum, collezioni di vite dei santi ordinate<br />

secondo il calendario liturgico. Ideata da E. ROSWEYDE (1569-1629)<br />

che ne pubblicò il piano, l’opera fu avviata da J. HOLLAND (1596-1665),<br />

coadiuvato da G. HENSCHEN (1601-1681) e poi da D. PAPERBROCH<br />

(1628-1714). Può essere considerata il primo esempio sistematico di critica<br />

delle fonti. Interrotta dalla soppressione della Compagnia di Gesù<br />

(1773) e dalla rivoluzione francese che disperse la biblioteca, la società<br />

fu ricostituita nel 1836-37 e l’opera ripresa con la revisione metodologica<br />

operata da C. DE SMEDT (1833-1911) e proseguita da H. DELEHAYE.<br />

41 Il fenomeno delle persecuzioni e martirii purtroppo è ancora attuale:<br />

cf. L. GUGLIELMONI <strong>–</strong> F. NEGRI, Le persecuzioni contro i cristiani, in<br />

“Settimana” 6/2011, p. 12.<br />

a.a. 2012-2013 18


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 9<br />

<strong>Scheda</strong> 9 <strong>–</strong><br />

La carità nella chiesa <strong>–</strong> sec. III-XV 42<br />

Fin dagli inizi della sua storia, la chiesa ha esercitato e<br />

promosso testimonianze di carità, in obbedienza al precetto<br />

dell’amore proposto dal Signore.<br />

o Gesù, infatti, ha sempre collegato l’amore di Dio all’amore<br />

del prossimo, ha fissato nell’amore fraterno il segno di<br />

riconoscimento dei cristiani, e ha promesso che proprio<br />

sulla carità saremo giudicati alla conclusione della nostra<br />

vita (Mt 25,31-45). San Giacomo perciò non esita ad affermare:<br />

«La fede senza le opere, è morta in se stessa»<br />

(Gc 2,17).<br />

o Egualmente, fin dai primi secoli, l’esercizio della testimonianza<br />

cristiana si è sviluppato lungo due grandi itinerari:<br />

l’attuazione delle opere di misericordia e i servizi permanenti<br />

di carità.<br />

o Le prime hanno più il carattere di occasionalità. Sono atti<br />

d’amore semplici, brevi; risposte a bisogni immediati, che<br />

si presentano nella vita quotidiana dei credenti. Hanno il<br />

vantaggio della concretezza, dell’accessibilità anche alle<br />

persone di debole cultura, incapaci, impreparate o indisponibili<br />

ad affrontare i grandi problemi della guerra e<br />

della pace, della tolleranza religiosa, del razzismo, ecc.<br />

Tommaso d’Aquino sintetizza una lunga riflessione individuando<br />

sette opere di misericordia corporale (visito,<br />

disseto, nutro, alloggio, vesto, medico, seppellisco) e sette<br />

opere di misericordia spirituale (consiglio, ammonisco,<br />

insegno, consolo, perdono, sopporto, prego).<br />

42 Una breve bibliografia di riferimento (le citazioni sottolineate sono<br />

le consigliate e principali): G. BARBAGLIO, L’atteggiamento verso i beni e<br />

la regola d’oro, in “Credere Oggi”, 63 (3/1991), pp. 67-79. //<br />

G. BUTTURINI, La carità nel tempo della chiesa unita, in “Credere Oggi”,<br />

57 (3/1990), pp. 53-77. // O. CAPITANI (a cura di), La concezione della<br />

povertà nel Medioevo: antologia di scritti, [Il mondo medievale. Sezione<br />

di storia delle istituzioni, della spiritualità e delle idee ; vol. 1], Pàtron,<br />

Bologna 1983. // P. CHRISTOPHE, I poveri e la povertà nella storia della<br />

Chiesa, EMP, Padova 1995. // IDEM, Les pauvres et la pauvreté des origines<br />

à l’époque contemporaine, I, II, Paris 1982. // COMUNITÀ<br />

MONASTICA DI BOSE (a cura di), Povertà e condivisione nella chiesa: antologia<br />

biblico-patristica, Qiqajon, Magnano 2002. // Y.M.-J. CONGAR, Servizio<br />

e povertà della Chiesa, Borla, Torino 1964. // Dizionario enciclopedico<br />

del Medioevo, diretto da A. VAUCHEZ, ed. italiana di C. LEONARDI,<br />

Città Nuova <strong>–</strong> Cerf <strong>–</strong> James Clarke & co., Roma 1998, 3 voll. Voci: carità;<br />

malattia; Mercedari, monti di pietà; morte; opere di misericordia; ospedale,<br />

ospizio, ospedale maggiore; Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme;<br />

Trinitari; pauperismo, peste, povertà; poveri, povertà; povertà<br />

volontaria; virtù e opere di misericordia. // T. GOFFI, La carità in ambito<br />

ecumenico, in “Credere Oggi”, 57 (3/1990), pp. 78-86. // M.G. MARA (a<br />

cura di), Ricchezza e povertà nel cristianesimo primitivo, Città nuova,<br />

Roma 1980. // M. MOLLAT, I poveri nel Medioevo, Laterza, Bari 1983. //<br />

L. MOULIN, La vie quotidienne des religieux au moyen age. X-XV siècle,<br />

Bruxelles 1978. // G. PAGNANI, Monti di pietà, in Dizionario degli istituti di<br />

perfezione, VI, 1980, 119-122 // G. PASINI, La chiesa e le opere di carità,<br />

in “Credere Oggi”, 107 (5/1998), pp. 19-30. // La povertà del secolo XII e<br />

Francesco d’Assisi, Atti del II Convegno internazionale, Assisi, 17-19 ottobre<br />

1974, Società internazionale di studi francescani, Assisi 1975. //<br />

Povertà e ricchezza nella spiritualità dei secoli XI e XII, Atti del convegno<br />

tenuto a Todi 15-18 ottobre 1967, [Convegni del Centro di studi sulla<br />

spiritualità medievale, Università degli studi di Perugia, vol. VIII], Todi<br />

1969. // B. PULLAN, Poveri, mendicanti e vagabondi (secoli XIV-XVIII), in<br />

Storia d’Italia, V, Documenti, pp. 982-1047. Torino 1975.<br />

o I servizi permanenti di carità invece hanno il carattere<br />

della stabilità nel tempo, perciò della continuità operativa,<br />

dispongono di una struttura organizzativa (una sede, un<br />

regolamento, persone impegnate stabilmente nel servizio)<br />

e sono relazione necessaria con il contesto sociale.<br />

o «Una società senza ospedali, senza ospizi, senza scuole,<br />

senza assistenza pubblica è talmente estranea - scrive<br />

Leo Moulin - alla nostra mentalità da farci ritenere inimmaginabile<br />

una società senza di esse. E tuttavia senza<br />

la presenza e l’azione misericordiosa della chiesa, tale<br />

sarebbe stata la società tardo-antica e medievale. E stata<br />

la chiesa infatti ad assicurare, con i mezzi di cui si disponeva<br />

a quell’epoca, la totalità di questi servizi, oggi così<br />

familiari» 43<br />

Evoluzione<br />

o L’organizzazione dell’assistenza a Gerusalemme nel periodo<br />

apostolico, con l’istituzione dei diaconi;<br />

o la creazione delle sette diaconie, nella chiesa di Roma, al<br />

tempo dei papi Evaristo e Fabiano, con regole molto dettagliate<br />

che garantissero la trasparenza e insieme l’efficacia<br />

della carità.<br />

o <strong>Dalla</strong> comunione dei beni all’elemosina: collette e casse<br />

comuni. Oblata (offerte in natura, nella celebrazione, poi<br />

gestite dai diaconi); libere offerte periodiche; entrate<br />

straordinarie (donazioni di catecumeni); redditi da frutti<br />

del digiuno o decime 44.<br />

o diverse erano invece le consuetudini e le indicazioni per<br />

altre forme di carità; la carità, non si identificava solo con<br />

l’aiuto in denaro. Prima di tutto i padri ricordano il dovere<br />

dell’ospitalità nei confronti dei pellegrini e dei missionari<br />

itineranti; in tempo di persecuzione l’ospitalità si doveva<br />

praticare nel confronti dei ricercati, anche a rischio personale.<br />

o Secoli IV-IX: l’età dei vescovi. Ospizi, legislazione e “matricola”.<br />

All’interno della chiesa già il concilio di Nicea<br />

(325) aveva invitato i vescovi a costruire presso l’episcopio<br />

degli xenodochi (ospedali) per ospitare pellegrini,<br />

poveri e malati, indicando come direttore un monaco di<br />

buona reputazione. Con maggior precisione la stessa cosa<br />

sanciva il concilio di Calcedonia (451). Nel IV secolo,<br />

giganteggia in Oriente, la figura di Basilio, vescovo di<br />

Cesarea, che organizza ospizi per l’assistenza a varie<br />

categorie di bisognosi e dà vita ad una vera cittadella della<br />

carità, chiamata Basiliade.<br />

43 L. MOULIN, La vie quotidienne des religieux au moyen age. X-XV<br />

siècle, Bruxelles 1978, p. 290. L’autore è uno storico medievale tra i più<br />

stimati. Non credente.<br />

44 La forma più diffusa e comune resta quella testimoniata da<br />

TERTULLIANO: «Per la cassa comune ciascuno paga una somma modica<br />

un giorno al mese o quando vuole, e se lo vuole e se può. Perché nessuno<br />

è costretto, ma versa spontaneamente. Questi sono i depositi della<br />

pietà» (Apol. 39,5). Tertulliano si riferisce alla situazione di Cartagine<br />

verso il 200; a Roma, come testimonia san Giustino si faceva la stessa<br />

cosa (Apol. 1,67,6). «La cura che noi ci prendiamo dei bisognosi - continua<br />

Tertulliano -, la nostra caritatevole operosità è divenuta un segno<br />

che serve a distinguerci presso gli avversari. “Guardate - essi dicono -<br />

come si amano tra loro (essi infatti tra loro si odiano) e come uno è<br />

pronto a dar la vita per l’altro”» (Apol. 39,7).<br />

a.a. 2012-2013 19


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 9<br />

o La forma concreta e più diffusa, presente via via in ogni<br />

comunità cristiana, almeno a partire dalla fine del V secolo<br />

in Occidente, è la “matricola”. Operativamente essa<br />

consisteva in una lista di persone che in determinati giorni<br />

della settimana avevano diritto a particolari sussidi in<br />

denaro o in natura.<br />

o In Occidente sotto il pontificato di Gregorio Magno, la<br />

chiesa con le sue istituzioni diviene il principale baluardo<br />

a difesa della popolazione e il principale strumento di assistenza<br />

ai poveri di fronte ad emergenze di ogni tipo: invasioni<br />

barbariche, pestilenze, ecc.<br />

o I secoli benedettini: IX-XI - è da tutti ammessa l’importanza<br />

attribuita da san Benedetto all’ospitalità, della quale<br />

il povero era un destinatario privilegiato. Il ricevimento<br />

degli ospiti e in particolare dei poveri avveniva all’interno<br />

di un preciso cerimoniale liturgico.<br />

o Egualmente sono da inserire in un’ottica liberatoria e<br />

promozionale le organizzazioni sviluppate per il riscatto<br />

degli schiavi, nel XII secolo, dagli Ordini dei Trinitari e dei<br />

Mercedari.<br />

o L’apporto degli ordini mendicanti (predicatori, minori, servi<br />

di Maria, agostiniani, carmelitani) <strong>–</strong> farsi poveri, coi poveri.<br />

I terz’ordini e le opere caritative.<br />

o Al medesimo periodo risalgono le Confraternite di carità,<br />

da considerare antesignane del volontariato moderno,<br />

seguite, alcuni secoli più avanti, dalle organizzazioni volontaristiche<br />

vincenziane.<br />

o Più strutturate le opere di assistenza sanitaria - veri e<br />

propri ospedali di avanguardia all’epoca - sorte nel XVI e<br />

XVII secolo ad opera dei Fatebenefratelli e dei Camilliani.<br />

o Con la rivoluzione industriale, si sviluppano nuovi processi<br />

d’impoverimento e di emarginazione e va riconosciuto<br />

alla carità cristiana il merito di essersi saputa adattare<br />

con creatività e originalità alle nuove povertà. Sia<br />

sufficiente ricordare le iniziative scaturite nello spirito del<br />

«cattolicesimo sociale», le opere di ricupero della devianza<br />

giovanile e di prevenzione della marginalità create<br />

da don Bosco e dai suoi salesiani; le opere a favore dei<br />

migranti create dagli Scalabriniani e tantissime altre.<br />

Il povero<br />

o Cause: cattivi raccolti e carestie, guerre, brigantaggio, epidemie<br />

(peste <strong>–</strong> secoli VI, XIV, XV; lebbra dopo XI sec.;<br />

malattie infettive di varia natura); ma pure conseguenza<br />

dell’oppressione imposta dai detentori del potere e delle<br />

ricchezze.<br />

o La situazione dei poveri suscitava compassione, ma anche<br />

repulsione, disprezzo e paura.<br />

o La compassione però aveva pure una dimensione spirituale<br />

che la vivificava: il posto assegnato al povero da<br />

Cristo nel Vangelo, quello di Cristo povero in primo luogo,<br />

mutò la prospettiva con la quale guardare alla povertà.<br />

Nel povero, sofferente si nasconde Cristo. Il povero è<br />

immagine di Cristo.<br />

o La crescita dei nuclei abitativi urbani (XIII e XIV sec.)<br />

produsse nuovi tipi di poveri: lavoratori (salariati e non<br />

salariati) emarginati; declassati per infamia, stranieri e<br />

esclusi dai centri di potere. Verso la fine del Medioevo le<br />

crisi e le guerre genereranno un crescente numero di va-<br />

gabondi, emarginati e falsi mendicanti, contribuendo a<br />

peggiorare l’immagine del povero, rendendo i fedeli più<br />

diffidenti e meno generosi nei suoi confronti.<br />

o L’istituzionalizzazione dell’assistenza in un quadro amministrativo<br />

contribuì poi alla desacralizzazione della misericordia.<br />

Ospedali<br />

o I primi insediamenti ospedalieri occidentali risalgono<br />

all’epoca franca. Posti sotto la responsabilità del vescovo,<br />

ma con status giuridico capace di ricevere donazioni<br />

e lasciti (protezione fiscale, no decime). Sviluppo degli<br />

ospedali maggiori e ospizi dall’XI-XII secolo (rinnovamento<br />

economico, sviluppo urbano, rinnovamento evangelico).<br />

o Utenti: “pauperes Christi”: vittime di infortuni e malattie,<br />

anziani, donne partorienti, orfani, bimbi abbandonati, pellegrini…<br />

I lebbrosi invece confinati nei lebbrosari/lazzaretti.<br />

o Cure: assistenza morale, materiale e spirituale. Confessione,<br />

comunione e poi accoglienza e cure mediche (basilari:<br />

letto, cibo, riscaldamento, farmacopea erboristica;<br />

straordinarie: medici cerusici…; spirituali: affidamento alla<br />

misericordia divina e ai santi taumaturghi).<br />

o Gestione: familiare o di confraternite, poi confraternite di<br />

religiosi e religiose. Infine: canonici ospedalieri,ordini (Ospedalieri<br />

di S.Giovanni di Gerusalemme [Cavalieri di<br />

Malta], Ospitalieri di Santo Spirito, Trinitari…).<br />

Monti di pietà<br />

o Cassa di credito su pegno che offre piccoli prestiti a breve<br />

periodo a fronte di modico interesse. Figlia della predicazione<br />

francescana impegnata contro la piaga dell’usura<br />

(BERNARDINO DA SIENA, BERNARDINO DA FELTRE). Iniziatore<br />

può essere ricordato il francescano osservante<br />

FR. ;MICHELE CARCANO (1462).<br />

o La teoria proposta dai francescani fu avversa dai domenicani<br />

e agostiniani per la richiesta del tasso di interesse<br />

(di solito 5%): il decreto Inter multiplices del Concilio Lateranense<br />

V (1515) autorizzerà la pratica.<br />

o Due tipologie: mons pecuniarii e mons frumentarii<br />

(mons blandorum).<br />

o Segna il passaggio dalle iniziative private di credito alle<br />

istituzioni di credito a carattere pubblico.<br />

Poche pennellate per cogliere la continuità nella storia<br />

delle opere di assistenza scaturite dalla carità e ad essa<br />

ispirate, ma insieme anche la diversificazione di queste<br />

opere e di questa presenza. Continuità e diversità emergono<br />

anche dalla riflessione del Concilio Vaticano II 45 .<br />

45 «La santa chiesa, come fin dalle prime origini, unendo insieme<br />

l’”agape” con la cena eucaristica, si manifestava tutta unita nel vincolo<br />

della carità attorno a Cristo, così in ogni tempo, si riconosce da questo<br />

contrassegno della carità, e mentre gode delle iniziative altrui, rivendica<br />

le opere di carità come suo dovere e diritto inalienabile. Perciò la misericordia<br />

verso i poveri e gli infermi, con le cosiddette opere caritative e di<br />

mutuo soccorso, destinate ad alleviare ogni umano bisogno, sono tenute<br />

dalla chiesa in particolare onore» (AA 8, in EV 1/944).<br />

a.a. 2012-2013 20


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 10<br />

<strong>Scheda</strong> 10 <strong>–</strong><br />

Incontro del cristianesimo con l’ellenismo<br />

Si è trattato di un incontro tra due visioni della realtà e<br />

della vita umana. La civiltà greca aveva ormai ‘conquistato’popoli<br />

del bacino mediterraneo (latini inclusi) che si lasciarono<br />

‘ellenizzare’nella lingua e civiltà-pensiero.<br />

o S.Paolo fu il primo a problematizzare il tema<br />

dell’evangelizzazione ai gentili. L’incontro con gli ellenici<br />

avviene prima ad Atene (areopago) e poi a Corinto (qui<br />

con maggior fortuna).<br />

o Alla scienza, alla filosofia, all’eresia Paolo oppone il Cristo<br />

Verbo di Dio. Paolo vede nell’ellenismo un umanesimo<br />

che attende il compimento nel fermento cristiano.<br />

o «Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la<br />

sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso: scandalo per<br />

i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono<br />

chiamati, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di<br />

Dio» (1Cor 1,22-24).<br />

o «Badate che nessuno vi inganni con la filosofia [è l’unica<br />

volta che nel Nuovo Testamento viene nominata, e designa<br />

una speculazione religiosa più che una riflessione sistematica,<br />

n.d.r.] e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione<br />

umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo<br />

Cristo» (Col 2,8-9).<br />

o «O Timoteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere<br />

profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, professando<br />

la quale taluni hanno deviato dalla fede» (1Tm<br />

6,20-21).<br />

Successivamente si apre un dibattito:<br />

o le correnti dello gnosticismo identificano la fede nella<br />

«gnosi»; TERTULLIANO, invece, proclama la separazione<br />

assoluta;<br />

o S.GIUSTINO afferma non l’anti-razionalità del Cristianesimo,<br />

ma la sua super-razionalità nel Verbo-Ragione. A<br />

suo giudizio, in Cristo i due piani ideali della fede e della<br />

ragione, come i due piani storici del Cristianesimo e dell’Ellenismo,<br />

convergono nell’assunzione e nella trasfigurazione<br />

di tutti i valori;<br />

o CLEMENTE ALESSANDRINO, maestro dell’ellenismo cristiano<br />

in quel grande centro di cultura che fu Alessandria<br />

d’Egitto, è il massimo sostenitore dell’alleanza fra Cristianesimo<br />

e grecità. Egli ribadisce che fede e gnosi, lungi<br />

dall’essere separate o contrapposte, si abbracciano e<br />

convergono nel creare il tipo del santo-saggio cristiano.<br />

Alla fine del II sec. l’ellenismo cristiano trova in Alessandria<br />

d’Egitto il punto di incontro tra giudaismo, cristianesimo<br />

e grecità.<br />

o La prodigiosa biblioteca determinava in Alessandria il<br />

cuore della cultura mediterranea.<br />

o Alessandria entra così nella storia della Chiesa come Gerusalemme<br />

e Roma. Qui il Cristianesimo, proveniente da<br />

un ambiente giudaico, si arricchisce di una educazione<br />

ellenica e, nello stesso tempo, l’Ellenismo completa la<br />

propria educazione cristiana.<br />

o Come Roma è il centro politico dell’impero e la sede dottrinale<br />

della Chiesa, Alessandria diventa il centro della<br />

cultura cristiana in un duplice campo: quello filosofico,<br />

dove il Cristianesimo riceve l’eredità delle filosofie antiche<br />

ed elabora «quell’Ellenismo cristiano che sarà il miracolo<br />

della storia umana» (DANIÉLOU); e quello sociale,<br />

a livello di vita cristiana, dove i costumi ereditati dalla<br />

Chiesa primitiva perdono la loro espressione giudaica per<br />

acquistare il meglio dell’umanesimo ellenistico.<br />

Clemente Alessandrino 46 tenterà di accordare:<br />

o La caratteristica dominante di questa dottrina è l’alleanza<br />

fra il Vangelo e la cultura greca. In passato, essa era stata<br />

realizzata per l’Antico Testamento dai Giudei d’Alessandria,<br />

in particolare da FILONE.<br />

o C’è una continuità profonda tra Cristianesimo e Giudaismo<br />

alessandrino, fra Clemente e Filone, tra l’esegesi<br />

giudaica e quella cristiana a carattere profetico, apocalittico,<br />

tipologico, che cioè ricerca le corrispondenze tra le<br />

realtà dell’Antica e quelle della Nuova Alleanza.<br />

o L’ellenismo cristiano elabora un’interpretazione di Omero<br />

e di Esiodo, attribuendo alle loro storie mitologiche un significato<br />

simbolico; Clemente Alessandrino usa le diverse<br />

scienze, le tecniche scolastiche, l’allegoria, il ragionamento,<br />

il simbolismo dei numeri e soprattutto la filosofia:<br />

il suo metodo trasferisce questi procedimenti ai dati<br />

della fede e della Scrittura per averne una conoscenza<br />

scientifica (= gnosi). È una concezione originale di Clemente<br />

e di tutta una corrente di pensiero del suo tempo.<br />

o Secondo questa idea in origine Dio ha rivelato attraverso<br />

gli angeli una certa sapienza ai saggi di ogni razza: questa<br />

sapienza andò decadendo e snaturandosi lungo i secoli,<br />

sicché solo ai primordi è esistita la verità allo stato<br />

puro. Fra queste antiche sapienze eccelle quella rivelata<br />

agli Ebrei; tuttavia anche le altre, quella greca in particolare,<br />

hanno un valore equivalente. Cristo è venuto precisamente<br />

a restaurare questa sapienza.<br />

Clemente pensa, in sostanza, a un tipo di cristiano in<br />

rapporto con l’ideale ellenistico dell’uomo, abbandonando il<br />

vecchio abito del Giudaismo. Come diceva l’autore della<br />

Lettera a Diogneto, il cristiano esternamente è simile a tutti<br />

gli altri uomini, ha gli stessi costumi e la medesima lingua,<br />

ma ha uno spirito diverso.<br />

Si potrebbe riassumere tutto in una frase: il Cristianesimo<br />

è la vera filosofia, la vera sapienza, e in esso si realizza<br />

l’ideale dei saggi greci. Di conseguenza, il cristiano<br />

vive secondo il Vangelo, ma senza l’aspetto del profeta palestinese;<br />

esternamente assomiglia al saggio greco, ma internamente<br />

a Cristo. Per la prima volta appare al mondo la<br />

figura del cristiano ellenizzato.<br />

46 CLEMENTE ALESSANDRINO (Atene 150 ca. - Cesarea 215 ca.), filosofo<br />

e padre della Chiesa. Studiò alla scuola catechetica di Alessandria<br />

sotto la guida del filosofo cristiano Panteno (II secolo). Dopo essersi<br />

convertito al cristianesimo, intorno al 190, Clemente venne ordinato presbitero<br />

e successore di Panteno come rettore della scuola catechetica,<br />

nella quale, secondo la tradizione, ebbe come allievo Origene. Durante<br />

la persecuzione dei cristiani da parte dell’imperatore Lucio Settimio Severo,<br />

si trasferì a Cesarea, in Cappadocia, presso il discepolo Alessandro.<br />

Le sue opere principali, che rivelano un forte influsso del pensiero di<br />

Filone di Alessandria, sono il Protreptico ai greci, un’apologia della religione<br />

cristiana volta alla confutazione del paganesimo; il Pedagogo, sui<br />

fondamenti e i metodi dell’educazione cristiana; e gli Stromata,<br />

un’analisi del rapporto tra dottrina cristiana e filosofia greca.<br />

a.a. 2012-2013 21


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 10<br />

Lo gnosticismo<br />

La gnosi si presenta come una conoscenza superiore,<br />

una “sapienza” che pretende di penetrare i segreti ultimi<br />

delle cose. Lo gnosticismo, invece, è l’insieme di varie<br />

correnti religiose e mistiche che, dal secolo II, si incontrano<br />

con il Cristianesimo: l’elemento comune di questi sistemi è<br />

appunto la credenza nella gnosi come fonte privilegiata<br />

della salvezza, superiore alla fede, alle opere e ai riti 47 . Le<br />

difficoltà del problema gnostico si rivelano anche nel tentativo<br />

di individuare le linee fondamentali del suo sistema,<br />

giacché:<br />

o non si tratta di un unico movimento religioso-filosofico,<br />

ma di una proliferazione di movimenti eterogenei;<br />

o tali correnti di pensiero sono espresse in sistemi astratti e<br />

fantasiosi, alieni dalla concretezza del genio romano e<br />

dalla lucida razionalità del genio greco;<br />

o lo gnosticismo copre questa vasta diversità di forme dall’Occidente<br />

(Gallia) all’Oriente (Iran), e dal I al IX secolo.<br />

Caratteristiche fondamentali che offrono una sufficiente<br />

idea o fisionomia comune a tutto l’insieme del movimento<br />

gnostico.<br />

o Il punto di partenza e il fattore prevalente è costituito da<br />

una antropologia: vi è un’attenzione all’uomo nella sua<br />

condizione concreta, ma considerata in rapporto al problema<br />

della sua origine nel mondo e al suo destino ultra<br />

terreno; si ricerca una spiegazione del problema del male<br />

e del suo superamento.<br />

o Strettamente legata all’antropologia c’è quindi una cosmogonia.<br />

L’interesse marcato per le teorie sull’origine<br />

del cosmo è comune a tutti gli gnostici. Essa non è posta<br />

in relazione a Dio, ma in contrapposizione a lui; la creazione<br />

non sarebbe stata voluta da Dio ma sarebbe la<br />

conseguenza di una degradazione cosmica per la caduta<br />

di una delle potenze che emanano da Dio. Quindi tutta la<br />

creazione è male e corruzione, e l’uomo ne è prigioniero.<br />

o Tra Dio e il mondo esiste perciò una opposizione, un<br />

dualismo irriducibile, come fra luce e tenebre, tra bene<br />

e male, tra pienezza e caos. Vi sono tuttavia delle gerarchie<br />

intermedie: o come potenze che emanano da Dio, o<br />

come 365 mondi degradanti (Basilide), o come generazioni<br />

di eoni (idee) che procedono da Dio a coppie (Valentino).<br />

È questo il lato più fantastico e soggettivistico<br />

dello gnosticismo.<br />

47 Fino a buona parte del ‘900, gli autori gnostici erano conosciuti<br />

soprattutto attraverso la confutazione degli scrittori ecclesiastici e apologisti,<br />

come GIUSTINO, IRENEO, IPPOLITO ROMANO, EPIFANIO e altri. Non era<br />

quindi facile ricostruire e valutare storicamente il complesso del pensiero<br />

gnostico. Nel 1945 un contadino che cercava fertilizzante scoprì per caso<br />

dodici preziosissimi codici e frammenti copti vicino a Nag Hammadi,<br />

nell’Alto Egitto (presso Luxor). Questi documenti rivestono una grande<br />

importanza, perché hanno fatto conoscere dati nuovi e diversi da quelli<br />

finora noti, tali da costringere a un riesame del problema storico dello<br />

gnosticismo e dei suoi rapporti con il primitivo Cristianesimo. In particolare<br />

sono stati pubblicati (tra il 1955 e il 1958) il Vangelo di Tommaso, il<br />

Vangelo di Filippo e il Vangelo di Maria (Maddalena): il primo contiene<br />

solo alcuni detti; il secondo è una specie di trattato; il terzo riporta insegnamenti<br />

attribuiti a Cristo risorto.<br />

o Poiché il problema fondamentale dell’uomo è la sua salvezza,<br />

l’antropologia è collegata anche a una soteriologia.<br />

L’uomo può salvarsi mediante l’aiuto di un messaggero<br />

di Dio o eone salvatore, che lo aiuterebbe a compiere<br />

questa liberazione o fuga dal mondo visibile e a raggiungere<br />

la salvezza (concepita come disincarnazione,<br />

evasione dalla storia). Tale salvezza ha carattere intellettuale<br />

ed è frutto della gnosi; non è quindi possibile a tutti.<br />

Gli uomini, infatti, sono fatalisticamente divisi in tre classi:<br />

pneumatici, psichici, ilici. I pneumatici possiedono un<br />

germe divino (pneuma) e sono i soli a comprendere che<br />

l’anima è straniera nel mondo, i soli che vengono assorbiti<br />

dalla pienezza divina. Gli psichici, invece, nonostante<br />

una certa tendenza, non riescono a disincarnarsi, poiché<br />

sono uomini terreni, formati di anima e di corpo corruttibile,<br />

dal quale non riescono a liberarsi. Gli ilici, infine, sarebbero<br />

uomini senz’anima che tendono esistenzialmente<br />

alla materia.<br />

o La soteriologia gnostica include anche una cristologia,<br />

in quanto la potenza salvatrice è identificata con Cristo,<br />

ma con un Cristo deformato: di qui la radicale opposizione<br />

con il Cristianesimo. Infatti, il dualismo fondamentale<br />

rende impossibile e inconcepibile l’idea di una incarnazione<br />

del Verbo, e dunque incomprensibile il mistero della<br />

croce, della risurrezione, della redenzione. In sostanza,<br />

la cristologia gnostica non può essere che docetista:<br />

il Verbo avrebbe assunto solo una carne apparente, non<br />

un vero corpo.<br />

Gli gnostici hanno guardato con simpatia e interesse al<br />

Cristianesimo, ne hanno utilizzato alcune idee morali, hanno<br />

rivestito le proprie dottrine con espressioni evangeliche.<br />

o VALENTINO ha commentato il Vangelo di san Giovanni; altri<br />

lo hanno imitato componendo propri vangeli. Il manicheismo<br />

ha composto bellissimi inni a Gesù. Tuttavia il<br />

dato cristiano è completamente svisato: è stato sovrapposto<br />

a sistemi già compiuti, è stato svuotato e deformato.<br />

Ciò che maggiormente ha preoccupato gli apologisti<br />

cristiani fu appunto questa falsificazione del dato cristiano,<br />

che gli gnostici presentavano come conoscenza superiore<br />

(= gnosi).<br />

o Per questo SANT’IRENEO ha intitolato la sua opera Adversus<br />

haereses, nel titolo originale greco: «Ricerca e smascheramento<br />

della falsa gnosi».<br />

o Anche sul piano disciplinare la reazione allo gnosticismo<br />

ha dato i suoi frutti: riforma della disciplina catecumenale<br />

e liturgica per una scelta e una preparazione più oculata<br />

dei candidati al Battesimo e agli Ordini; nella celebrazione<br />

dei misteri cristiani fu adottata la disciplina dell’”arcano”,<br />

per impedire l’accesso agli estranei; contro la<br />

letteratura apocrifa si stabilisce il Canone dei Libri Sacri,<br />

in particolare dei quattro Vangeli.<br />

Certo, lo gnosticismo ha costituito un pericolo grave per<br />

i cristiani più deboli e meno formati: in alcuni ambienti l’idea<br />

dell’anima “straniera nel corpo” esercitava un grande fascino.<br />

Tutto considerato, però, la Chiesa uscì dalla prova più<br />

sicura e più salda di prima, con una dottrina più chiara.<br />

a.a. 2012-2013 22


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 10<br />

I maggiori esponenti dello gnosticismo<br />

o BASILIDE fondò una scuola molto influente ad Alessandria<br />

e con seguaci a Roma; compose un commento ai<br />

Vangeli in 24 libri, numerosi inni e preghiere; si diceva in<br />

possesso di insegnamenti segreti rivelatigli dall’apostolo<br />

Mattia; soprattutto elaborò una complicata teoria delle<br />

emanazioni di angeli. La sua cristologia è docetista: Simone<br />

di Cirene sarebbe morto in croce al posto di Cristo.<br />

o VALENTINO il maggiore ingegno dello gnosticismo, che<br />

predicò con slancio religioso e poetico, tanto da insidiare<br />

lo stesso Cristianesimo. Teologo e mistico, diffuse per<br />

vent’anni la sua dottrina a Roma, dove tentò di divenire<br />

vescovo. I suoi scritti sono conosciuti attraverso i discepoli:<br />

egli fu un caposcuola a tendenza platonica e pitagorica.<br />

Gli elementi essenziali del suo pensiero sono: trascendenza<br />

assoluta del Padre invisibile e del suo Logos,<br />

da cui emanano 30 eoni supremi (il pléroma o mondo<br />

spirituale perfetto); la creazione inferiore anela a questa<br />

pienezza e la raggiunge attraverso Cristo che si incarna<br />

portando all’uomo la vera gnosi liberatrice.<br />

o MARCIONE, rappresentante significativo di una dottrina affine<br />

allo gnosticismo fu Marcione (85 ca. - 160 ca.) proveniente<br />

da ambiente cristiano del Ponto. Dotato di forte<br />

volontà e capacità organizzativa, si stabilì a Roma nel<br />

140 e fondò numerosi gruppi: per tali motivi fece molti<br />

proseliti, finché GIUSTINO e TERTULLIANO non ne smascherarono<br />

la falsa dottrina. Marcione approfondì l’opposizione<br />

tra legge e spirito, descritta in san Paolo, giungendo<br />

al ripudio dell’Antico Testamento e di molta parte<br />

del Nuovo. Il canone biblico e ridotto al solo Vangelo di<br />

Luca e alle Lettere paoline, con chiaro intento dualistico:<br />

nell’Antico Testamento c’è solo il Dio della giustizia e della<br />

legge; nel Nuovo solo il Dio della bontà e della misericordia.<br />

A questa Bibbia gravemente mutilata fece seguire<br />

un commento, le Antitesi, o contraddizioni che egli crede<br />

di trovare fra i due Testamenti: era un attacco diretto al<br />

concetto cristiano di un Dio unico. La cristologia di Marcione<br />

segue il docetismo, perché ritiene impossibile che<br />

la carne umana possa accogliere la divinità. In campo<br />

morale condanna il matrimonio ed esige un severo ascetismo;<br />

diventa fondatore di una Chiesa per pochi eletti,<br />

chiamati a vivere in attesa della salvezza. I marcioniti<br />

fondarono le loro Chiese sul modello delle Chiese ortodosse.<br />

Avevano i loro ministri sacri e le loro liturgie. Nell’Eucaristia<br />

non usavano vino, a motivo dell’importanza<br />

che attribuivano all’ascetismo. Alcune delle loro idee penetrarono<br />

in varie sètte gnostiche, e a loro volta i marcioniti<br />

subirono !’influenza delle teorie gnostiche. Le loro idee<br />

si diffusero in Italia e perfino in Arabia, Armenia ed<br />

Egitto. Per molti anni esercitarono un’influenza notevole<br />

in Oriente. Sappiamo che nel secolo IV c’erano ancora<br />

villaggi marcioniti vicino a Damasco. In Occidente la loro<br />

influenza andò declinando, specie a causa dei loro legami<br />

con i manichei.<br />

o Il montanismo - D’altro genere, ma pure assai pericoloso,<br />

fu il montanismo. Tra il 156 e il 177, il neofita MONTA-<br />

NO DI PEPUZA, insieme con due donne, Priscilla e Massimilia,<br />

andava predicando d’aver ricevuto il carisma della<br />

profezia con molte estasi e visioni: tali effusioni dello Spirito<br />

(non infrequenti nella Chiesa delle origini) preparavano<br />

l’avvento del regno del Paraclito, che doveva seguire<br />

quello del Padre (Antico Testamento) e del Figlio (Chiesa<br />

gerarchica) e manifestarsi in una Gerusalemme celeste.<br />

Quando l’attesa della sua discesa nella pianura di Pepuza<br />

andò delusa, i montanisti si organizzarono anche in<br />

Africa, a Roma e in Gallia. Questo movimento, che si autodefinì<br />

della “muova profezia”, fu un’esplosione di profetismo,<br />

di entusiasmo escatologico, millenaristico, con sete<br />

di martirio, rigorismo eccessivo, unilaterale esaltazione<br />

della verginità e della continenza. Esso rappresentò l’evoluzione<br />

del Cristianesimo asiatico e, soprattutto, l’esasperazione<br />

del Vangelo di san Giovanni e dell’Apocalisse.<br />

Il montanismo non pose però problemi di dottrina;<br />

nessuno lo accusò di eresia: era il prodotto di comunità<br />

che vivevano troppo separate dalla Chiesa e combattevano<br />

Roma. Ma conservava il fervore delle origini e riuscì<br />

a conquistare una personalità della statura di QUINTO<br />

SETTIMIO FIORENTE TERTULLIANO (60 ca - 220 ca), che<br />

rialzò le sorti del movimento anche dopo la morte dei<br />

suoi tre primi araldi. Gli “scritti montanisti” di<br />

TERTULLIANO sono: De fuga in persecutione, nel quale<br />

difende appassionatamente il divieto di fuggire davanti alle<br />

persecuzioni; De monogamia, ove sostiene che il matrimonio<br />

unico è un comando assoluto del Paraclito, mentre<br />

le seconde nozze sono un adulterio; De ieiunio adversus<br />

psychicos, dove afferma l’obbligo del digiuno contro<br />

gli uomini psichi ci (cattolici, più moderati); De pudicitia,<br />

in cui nega alla Chiesa il potere di rimettere i peccati capitali<br />

della idolatria, fornicazione e apostasia. Un caso<br />

simile a quello di Montano e di Tertulliano è quello di<br />

TAZIANO, una grande personalità cattolica nel Discorso ai<br />

Greci, ma rappresentante dell’encratismo nel Diatéssaron<br />

(una specie di concordanza “tratta dai quattro Vangeli”,<br />

nella quale condanna il matrimonio). Egli è un assiro,<br />

vicino al radicalismo orientale e contrario alle tendenze<br />

romane; subì pure influenze giudaiche.<br />

o Il manicheismo - La più strana delle eresie fu il manicheismo<br />

(dal nome del fondatore della setta, Mani, 215-<br />

277). Un raffinato sincretismo che spinse il dualismo<br />

gnostico alle estreme conseguenze: la luce è la potenza<br />

del bene; ogni materia è malvagia; le opere della creazione<br />

provengono da una mescolanza di luce e di tenebre.<br />

Mani, “ambasciatore della luce”, predicò in Persia e<br />

nella regione di Babilonia la nuova religione, che gli venne<br />

«rivelata» e di cui era il profeta. Si diceva che liberava<br />

da demoni e da malattie. Morì in prigione nel 276 d.C. Fu<br />

decapitato e il suo cadavere fu sepolto dai suoi seguaci a<br />

Gundishapur, nella Persia sud-occidentale. Il suo movimento<br />

religioso si diffuse in tutto !’impero romano, dalla<br />

Cina all’Africa, e durerà fino al Medioevo. I manichei erano<br />

nettamente divisi tra una schiera di “eletti” e la massa<br />

dei fedeli, detti «uditori». Questi conducevano una vita<br />

ordinaria. Ogni giorno offrivano doni di frutta, agli eletti, i<br />

quali erano asceti e vegetariani. Alla morte, le anime degli<br />

uditori si reincarnavano in altri uomini. Solo gli eletti,<br />

che si distinguevano per le loro vesti bianche, potevano<br />

occupare cariche e compiere i riti più sacri.<br />

a.a. 2012-2013 23


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 10<br />

Le principali eresie<br />

Le eresie trinitarie<br />

o MONARCHIANESIMO - nasce negli ambienti giudeocristiani,<br />

alcuni dei quali riducono la loro riflessione alla<br />

concezione dell’assoluta unità dell’Io divino. Due sono le<br />

principali soluzioni che si tenta di dare alla verità rivelata:<br />

il monarchianesimo modalista e il monarchianesimo dinamico.<br />

Il monarchianesimo modalista sostiene che<br />

l’aspetto tripersonale di Dio è solo un modo esteriore di<br />

manifestarsi dell’unica monade divina, che nella creazione<br />

si rivela come Padre, nella redenzione come Figlio,<br />

nella santificazione degli uomini come Spirito Santo.<br />

Questa teoria viene chiamata anche patripassionismo,<br />

perché è il Padre che si è incarnato e ha sofferto la passione<br />

[NOETO; PRASSEA; SABELLIO] - Il monarchianesimo<br />

dinamico è ancor più radicale, perché distrugge completamente<br />

la divinità personale di Cristo, riducendo la a una<br />

semplice forza divina che dimora nell’uomo-Cristo. [TEO-<br />

DOTO “IL CALZOLAIO”; TEODOTO “IL BANCHIERE”; PAOLO,<br />

VESCOVO DI SAMOSATA].<br />

o SUBORDINAZIONISMO - Nasce negli ambienti dell’Ellenismo,<br />

passati attraverso l’esperienza filoniana e gnostica.<br />

I suoi seguaci erano ortodossi personalmente, ma la<br />

loro teologia era pericolosa. ORIGENE afferma la trascendenza<br />

assoluta della Trinità su tutti gli esseri, ma introduce<br />

fra le tre Persone una concezione gerarchica, con una<br />

certa subordinazione dell’una dall’altra. DIONIGI DI ALES-<br />

SANDRIA, preoccupato della diffusione del sabellianismo e<br />

in polemica con esso, accentua la distinzione tra Padre e<br />

Figlio, al punto che questi diventa quasi creatura del Padre.<br />

o ARIANESIMO - Un prete della chiesa di Alessandria, tra<br />

il 318 e il 323, prende posizione contro il suo vescovo Alessandro<br />

in materia di teologia trinitaria: si chiama ARIO<br />

(280 ca - 336), discepolo del martire Luciano di Antiochia.<br />

Il problema trinitario è visto in chiave cristologica e il<br />

Cristo stesso in rapporto alla creazione e alla soteriologia.<br />

Ecco le conclusioni che Ario fa proprie: 1.) ci fu un<br />

tempo in cui il Verbo non era; quindi non ha la caratteristica<br />

propria di Dio, la innascibilitas, perciò non è Dio;<br />

2.) ha origine dal nulla come tutte le creature, pur essendo<br />

la prima delle creature perché generato dal Padre per<br />

essere strumento della creazione degli altri esseri. Non si<br />

parla molto dello Spirito Santo, perché considerato come<br />

la prima creatura dopo il Figlio e subordinato a lui. Le idee<br />

di Ario trovarono l’immediata reazione del vescovo<br />

ALESSANDRO e del suo diacono ATANASIO: il clero di Alessandria<br />

e poi un Concilio provinciale di quasi cento<br />

vescovi d’Egitto e di Libia condannarono queste idee e<br />

scomunicarono il suo autore. Ario non si sottomise, anzi<br />

cercò appoggi all’estero e divulgò le sue teorie, specie attraverso<br />

il poemetto Thalia. La questione fu demandata e<br />

risolta al Concilio di Nicea del 325 che definì la “consustanzialità”<br />

del Figlio con il Padre: omousios; «Dio vero<br />

da Dio vero; generato, non creato; omoùsios con il Padre».<br />

o MACEDONIANI <strong>–</strong> Corrente ariana [MACEDONIO, Vescovo<br />

di Costantinopoli (a.360)] che accettò la divinità del Verbo<br />

ma non la divinità dello Spirito Santo che sarebbe una<br />

creatura del Figlio (= pneumatómachi).<br />

Eresie cristologiche<br />

o DOCETISMO <strong>–</strong> Il docetismo tentò la soluzione più semplice,<br />

negando la realtà corporea di Cristo, che sarebbe<br />

stata solo apparente: nell’incarnazione, Cristo non avrebbe<br />

assunto la natura umana ma solo un corpo apparente;<br />

perciò non avrebbe patito, né sarebbe morto realmente.<br />

o ADOZIONISMO <strong>–</strong> L’adozionismo si orientò verso una soluzione<br />

altrettanto semplicistica, negando la filiazione divina<br />

in Cristo: il figlio di Maria sarebbe stato «adottato»<br />

ed elevato alla dignità di figlio di Dio nel battesimo. Questa<br />

eresia è affine al monarchianesimo dinamico e sostenuta<br />

dagli stessi autori (Paolo di Samosata e altri).<br />

o APOLLINARISMO <strong>–</strong> L’apollinarismo affrontò il vero problema,<br />

cioè il modo di concepire le relazioni tra l’elemento<br />

divino e quello umano in Cristo. Apollinare, vescovo di<br />

Laodicea († 390), sotto l’influsso della scuola alessandrina,<br />

cercò di salvare l’unità in Cristo sullo schema teologico<br />

“Verbum caro”: il Verbo compirebbe nella natura umana<br />

di Cristo le funzioni del principio spirituale, dando origine<br />

a “una sola natura del Dio-Verbo incarnata”.<br />

o NESTORIANESIMO - Uno dei maestri antiocheni fu<br />

TEODORO DI MOPSUESTIA, il quale contrappose alla cristologia<br />

alessandrina lo schema teologico del “Verbumhomo”,<br />

accentuando la perfezione dell’elemento umano.<br />

Le categorie aristoteliche non gli permettevano di trovare<br />

una valida possibilità di unione tra i due elementi perfetti.<br />

Con il discepolo NESTORIO (380 ca - 451 ca), vescovo di<br />

Costantinopoli, arrivò a dare una forma popolare a questa<br />

divisione delle due nature in Cristo, fino a portarla alle<br />

estreme conseguenze mariologiche: Maria non sarebbe<br />

madre di Dio (Theothokos) ma solo madre di Cristo<br />

(Christothokos).<br />

o MONOFISISMO (o EUTICHIANESIMO) - Da talune espressioni<br />

di san Cirillo qualcuno avrebbe potuto dedurre<br />

che l’umanità di Cristo fosse talmente unita alla divinità<br />

da essere assorbita in essa. A questa conclusione infatti<br />

giunsero il pio ma poco dotto archimandrita di Costantinopoli<br />

EUTICHE (378 ca - muore dopo il 454), e il successore<br />

di Cirillo alla cattedra di’Alessandria, Dioscoro. Mentre<br />

i nestoriani erravano nel separare le due nature in<br />

Cristo tanto da minacciarne l’unità, costoro accentuavano<br />

troppo la divinità a scapito dell’umanità, fino a mescolare<br />

le due nature o ad assorbire la natura umana in quella<br />

divina. Per gli eutichiani, il Cristo non sussiste in due nature,<br />

ma, dopo l’incarnazione, in un’unica natura, quella<br />

divina.<br />

o MONOENERGISMO e MONOTELISMO - La lunga controversia<br />

cristo logica poteva dirsi risolta, sennonché la<br />

persistente mentalità monofisita e gli interventi imperiali<br />

prolungarono la crisi. Nel 619, il patriarca Sergio di Costantinopoli<br />

sostenne che in Cristo c’erano una sola energia<br />

umano-divina e una sola volontà (thélema).<br />

a.a. 2012-2013 24


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 11<br />

<strong>Scheda</strong> 11 <strong>–</strong><br />

I principali concili dell’antichità cristiana<br />

Gli orientali separati da Roma riconoscono come “ecumenici”<br />

solo i primi sette Concili, mentre gli anglicani solo i<br />

primi quattro.<br />

o Nella Chiesa cattolica i primi quattro Concili godono di<br />

una particolare venerazione: SAN GREGORIO MAGNO li paragona<br />

ai quattro Vangeli, SANT’ISIDORO DI SIVIGLIA ai<br />

quattro fiumi del Paradiso terrestre.<br />

A. - CONCILIO DI NICEA <strong>–</strong> anno 325<br />

Convocato 48 dall’imperatore Costantino nel 325 allo<br />

scopo di verificare l’eresia di Ario, il prete alessandrino che<br />

negava la divinità della seconda persona della Santissima<br />

Trinità.<br />

o Dapprima fu scelta come sede la città di Ancira (Ankara),<br />

successivamente si trasferirono a Nicea, città più vicina a<br />

Nicomedia, sede della corte imperiale. Vi parteciparono<br />

circa trecento vescovi, nella maggioranza orientali. Dall’Occidente<br />

arrivarono sette persone solamente: dall’Italia,<br />

i due presbiteri romani VITTORIO e VINCENZO, in qualità<br />

di Legati di papa SILVESTRO I, di età avanzata, e un<br />

vescovo calabrese; dalla Spagna, il vescovo OSIO DI<br />

CORDOBA; dall’Africa, CECILIANO DI CARTAGINE; un vescovo<br />

dalla Gallia e uno dalla Pannonia.<br />

o Dall’Oriente, invece, ne giunsero moltissimi dall’Egitto e<br />

dalle province ecclesiastiche suffraganee; molti dalla Siria,<br />

Palestina e Bitinia; in numero discreto dalla Grecia;<br />

non mancarono rappresentanti delle regioni più lontane e<br />

oltre i confini dell’impero (Armenia e Persia) e perfino il<br />

vescovo TEOFILO, missionario tra i Goti. Geograficamente<br />

era presente l’intera cristianità nei suoi più qualificati pastori:<br />

era anche un successo politico di Costantino.<br />

o Non si conosce con certezza chi abbia presieduto il Concilio:<br />

forse il vescovo OSIO, il primo a sottoscrivere il simbolo<br />

niceno, seguito dai Legati papali, e uomo di fiducia<br />

di Costantino. Ma fu l’imperatore a volere l’assise ecumenica,<br />

a organizzarla, a dare forza di legge ai suoi decreti.<br />

Egli fu anche personalmente presente, circondato<br />

dai suoi dignitari e funzionari, impegnati a mantenere<br />

48 Conciliorum Oecumenicorum Decreta (= COD), EDB, Bologna<br />

1996, pp. 1-19. Molto interessanti anche i canoni sanciti dal concilio, ad<br />

es.: I. Di quelli che si mutilano o permettono questo da parte di altri su<br />

se stessi. // II. A coloro che dopo il battesimo sono subito ammessi nel<br />

clero. // III. Delle donne che vivono nascostamente con i chierici. //<br />

IV. Da quanti debba essere consacrato un vescovo. // V. Degli scomunicati:<br />

che non siano accolti da altri; e dell’obbligo di tenere i sinodi due<br />

volte all’anno. // VI. Della precedenza di alcune sedi, dell’impossibilità di<br />

essere ordinato vescovo senza il consenso del metropolita. // IX. Di<br />

quelli che senza il debito esame sono Promossi al sacerdozio. // X. Di<br />

coloro che hanno rinnegato la propria fede durante la Persecuzione e<br />

poi sono stati ammessi fra il clero. // XI. Di quelli che hanno rinnegato la<br />

Propria fede e sono finiti tra i laici. // XIII. Di quelli che in punto di morte<br />

chiedono la comunione. // XV. Del clero che si sposta di città in città. //<br />

XVII. Dei chierici che esercitano l’usura. // XVIII. Che i diaconi non debbano<br />

dare l’eucarestia ai presbiteri; e che non devono prender posto avanti<br />

a questi.<br />

l’ordine, a facilitare le discussioni e ad arrivare a una<br />

conclusione senza eccessivi indugi.<br />

o Non è certa la partecipazione di ARIO: se intervenne, lo<br />

fece in veste di imputato. Presente invece fu SANT’ATA-<br />

NASIO, come consigliere del suo vescovo Alessandro:<br />

benché semplice diacono, esercitò un influsso notevole<br />

sui lavori dell’assemblea.<br />

o Del Concilio non ci sono rimasti gli atti ufficiali, ma solo la<br />

professione di fede, venti canoni e una lettera dei Padri al<br />

clero egiziano sugli argomenti e le deliberazioni prese.<br />

o Ebbe inizio il 20 maggio del 325, in una sala del palazzo<br />

imperiale di Nicea, con un discorso ufficiale di COSTANTI-<br />

NO. Le discussioni sinodali furono spesso lunghe e agitate,<br />

tanto che l’imperatore dovette intervenire per raccomandare<br />

moderazione e concordia ai Padri.<br />

o L’assemblea si divise in due partiti: quello ortodosso e<br />

quello ariano. Il partito ortodosso era guidato da ALES-<br />

SANDRO DI ALESSANDRIA (con ATANASIO), EUSTAZIO DI AN-<br />

TIOCHIA e MARCELLO DI ANCIRA, con l’appoggio di OSIO e<br />

dei Legati pontifici; il partito ariano era capeggiato dall’abilissimo<br />

vescovo di corte EUSEBIO DI NICOMEDIA.<br />

o Prendendo come base il simbolo battesimale della Chiesa<br />

di Palestina, si arrivò alla formulazione del simbolo di<br />

fede nicena che condannava in modo inequivocabile sia<br />

la dottrina di Ario, sia qualunque subordinazione del Logos<br />

al Padre.<br />

o La redazione finale del «Simbolo niceno» avvenne il 19<br />

giugno 325 con queste parole: il Figlio di Dio è della «natura<br />

del Padre», «Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da<br />

Dio vero, generato non creato, della identica sostanza<br />

del Padre (consustanziale, omousios)...». In seguito<br />

vennero espressamente condannate le tesi di Ario, secondo<br />

cui «ci fu un tempo in cui il Figlio di Dio non era»;<br />

«egli proviene dal nulla»; «è di una sostanza o essenza<br />

diversa da quella del Padre»; «egli è creatura mutabile».<br />

o La confessione di fede fu dunque sottoscritta da nove<br />

vescovi presenti e promulgata da Costantino come legge<br />

imperiale; due soli vescovi rifiutarono di firmarla; essi,<br />

come Ario, furono esiliati.<br />

o Il Concilio niceno deliberò su due altre questioni: la data<br />

della Pasqua e lo scisma di Melezio in Egitto. Per la prima<br />

si adottò l’uso alessandrino e romano della domenica<br />

successiva al plenilunio di primavera (14° giorno del mese<br />

di Nisan); per la seconda, si intimò al clero meleziano<br />

di riconoscere l’autorità del patriarca di Alessandria.<br />

B. - CONCILIO DI COSTANTINOPOLI I <strong>–</strong> anno 381<br />

Da un punto di vista politico, questo Concilio 49 fu convocato<br />

dall’imperatore TEODOSIO, il quale sostenne sempre<br />

l’ortodossia cattolica e l’unità religiosa dell’impero.<br />

49 COD, pp. 20-35. Canoni: I. Che le decisioni di Nicea restino immutate;<br />

della scomunica degli eretici. // II. Del buon ordinamento delle<br />

diocesi, e dei privilegi dovuti alle grandi città dell’Egitto, di Antiochia, di<br />

Costantinopoli; e del non dover un vescovo metter piede nella chiesa di<br />

un altro. // III. Che dopo il vescovo di Roma, sia secondo quello di Costantinopoli.<br />

// VI. Chi può essere ammesso ad accusare un vescovo o<br />

un chierico. // VII. Come bisogna accogliere coloro che si avvicinano<br />

all’ortodossia.<br />

a.a. 2012-2013 25


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 11<br />

o L’esistenza di tre Persone nella Santissima Trinità era<br />

stata riconosciuta ufficialmente nelle ripetute condanne<br />

contro eresie, ma sussistevano tendenze subordinazioniste,<br />

per esempio in ORIGENE (il Figlio è inferiore al Padre<br />

e lo Spirito Santo è inferiore al Figlio). Per gli ariani, che<br />

consideravano il Figlio come creatura del Padre, era logico<br />

dichiarare lo Spirito Santo creatura del Figlio. Quando<br />

anche gli ariani sostennero che lo Spirito Santo era uno<br />

degli spiriti servienti «incaricati di un ministero» (Eb<br />

1,14), diverso dagli angeli solo per grado, SANT’ATANASIO<br />

scrisse quattro lettere a un vescovo in difesa della divinità<br />

della Terza Persona della Trinità.<br />

o Successivamente, altri sinodi ad Alessandria e a Roma si<br />

pronunciarono contro l’errore ariano, e soprattutto i tre<br />

grandi “Padri cappàdoci” (SAN BASILIO DI CESAREA, SAN<br />

GREGORIO DI NAZIANZO e SAN GREGORIO DI NISSA) lo confutarono<br />

acutamente con i loro scritti.<br />

o La condanna ufficiale venne nel 381 dal Concilio Costantinopolitano<br />

I (secondo Concilio ecumenico) composto<br />

da 150 vescovi, dopo che 36 Padri, seguaci di MA-<br />

CEDONIO, vescovo di Costantinopoli, si erano allontanati.<br />

o Nel 1° e 2° art. (sul Padre e sul Figlio) venne riconfermato<br />

quasi alla lettera il Simbolo di Nicea, mentre nell’art. 3°<br />

(sullo Spirito Santo) fu precisato con l’aggiunta antipneumatòmaca:<br />

«...Signore e Vivificato re, che procede<br />

dal Padre e che, insieme con il Padre e il Figlio, è adorato<br />

e glorificato».<br />

o Quando il Concilio venne riconosciuto «ecumenico» in<br />

Oriente e in Occidente, questa formula dogmatica entrò a<br />

formare il Simbolo niceno-costantinopolitano. Più tardi,<br />

nella Chiesa greca divenne l’unica professione di fede<br />

ammessa nel battesimo e nella celebrazione dell’Eucaristia.<br />

o Rimaneva un’ultima questione e cioè la relazione tra lo<br />

Spirito Santo e il Figlio: essa fu risolta diversamente in<br />

Oriente e in Occidente quanto alla terminologia, ma in<br />

modo uguale quanto alla sostanza. Nella Chiesa greca si<br />

insegnò che lo Spirito Santo procede dal Padre attraverso<br />

il Figlio (per Filium); in quella latina si disse: «Dal Padre<br />

e dal Figlio» (Filioque). Nella storia dello scisma fra<br />

le due Chiese, la questione del «Filioque» assumerà<br />

un’importanza decisiva.<br />

C. - CONCILIO DI EFESO <strong>–</strong> anno 431<br />

Il terzo 50 dei Concili ecumenici venne convocato dall’imperatore<br />

TEODOSIO II per due motivi: condannare gli errori<br />

attribuiti a NESTORIO e comporre il dissidio fra i due patriarchi<br />

di Alessandria e di Costantinopoli.<br />

o Nestorio polemizzò quindi nelle sue prediche con i vescovi<br />

che chiamavano Maria «Theotokos», cioè madre di<br />

Dio, sostenendo che il vero titolo spettante alla Madonna<br />

era «Christot6kos», cioè madre di Cristo, in quanto ella<br />

aveva generato l’uomo-Gesù, nel quale la seconda persona<br />

della Santissima Trinità abitava «come in un tempio».<br />

50 COD, pp. 37-74.<br />

o Nella dialettica intervenne il patriarca CIRILLO DI ALESSAN-<br />

DRIA, uomo pieno di energia e di zelo per la ortodossia. Il<br />

dissidio era di natura teologica, politico-ecclesiastica e<br />

personale: teologica: NESTORIO apparteneva alla scuola<br />

antiochena, preoccupata soprattutto di affermare che<br />

Cristo era vero uomo; mentre Cirillo apparteneva alla<br />

scuola alessandrina, preoccupata di sottolineare in Cristo<br />

l’unità della persona divina; politico-ecclesiastica: la rivalità<br />

fra i patriarchi di Alessandria e di Costantinopoli<br />

aveva portato quest’ultimo, dal 381, a conquistare la supremazia<br />

in Oriente, mentre il vescovo di Alessandria,<br />

Teofilo († 412), zio di Cirillo, ambizioso e astuto, aveva<br />

umiliato e fatto esiliare il patriarca di Costantinopoli, GIO-<br />

VANNI CRISOSTOMO († 407); personale: sia NESTORIO che<br />

CIRILLO erano estremisti e le loro tendenze portavano a<br />

errori opposti: verso la negazione della divinità di Cristo,<br />

l’uno; verso la negazione dell’umanità di Cristo, l’altro.<br />

Ambedue decisero di ricorrere al papa Celestino I, il quale<br />

nel sinodo romano del 430 condannò le idee di Nestorio,<br />

incaricando Cirillo di intimargli la ritrattazione.<br />

o Il Concilio doveva aprirsi a Efeso, sulle coste dell’Egeo, il<br />

giorno di Pentecoste del 431: il papa inviò i suoi Legati e<br />

nominò presidente Cirillo. Ma prima della inaugurazione<br />

si verificò una situazione singolare: NESTORIO si presentò<br />

con 16 vescovi e Cirillo con 50 suffraganei; il terzo patriarca,<br />

GIOVANNI DI ANTIOCHIA, ritardò il suo arrivo, mentre i<br />

Legati pontifici erano trattenuti da una traversata burrascosa.<br />

Al Concilio non poterono partecipare i vescovi<br />

dell’Africa del Nord, prigionieri dei Vandali dal 429; particolarmente<br />

dolorosa l’assenza di SANT’AGOSTINO, morto il<br />

28 agosto del 430.<br />

o Cirillo d’Alessandria, nella sua qualità di rappresentante<br />

pontificio, aprì il Concilio il 22 giugno nella grande chiesa<br />

di Santa Maria, presenti 198 vescovi. Lo stesso giorno,<br />

nella sessione inaugurale, il Concilio dimostrò la verità<br />

del titolo mariano di Theotokos della reale unione delle<br />

due nature in Cristo; condannò Nestorio, il quale, benché<br />

citato, non si era presentato, e fu deposto come «novello<br />

Giuda»; i 12 anatematismi furono letti e allegati agli atti;<br />

non si definì un nuovo simbolo di fede, ritenendo<br />

sufficiente il Credo di Nicea. Al termine della giornata,<br />

la popolazione desina organizzò una gioiosa fiaccolata,<br />

accompagnando i Padri Conciliari alle loro residenze, al<br />

grido di «Maria Theotokos».<br />

o Quattro giorni dopo (26 giugno), giunse Giovanni con una<br />

quarantina di vescovi della Siria, che tennero per proprio<br />

conto, insieme con Nestorio e i suoi amici, un altro Concilio;<br />

successivamente arrivarono i tre Legati papali, che<br />

invece parteciparono al Concilio di Cirillo. Si avevano<br />

dunque, contemporaneamente, due sinodi, l’uno contro<br />

l’altro: autentico e legittimo è considerato il primo, mentre<br />

il secondo è piuttosto un anticoncilio, un controsinodo.<br />

o Nella II e III sessione, Cirillo e i Legati approvarono a<br />

nome del Papa la sentenza di deposizione di Nestorio;<br />

nella IV-V sessione vennero scomunicati Giovanni e i<br />

suoi seguaci; nella VI e VII si stabilì di attenersi fedelmente<br />

al simbolo niceno con l’esplicita proibizione di formularne<br />

altri. A sua volta, l’anti-Concilio aveva proceduto<br />

a deporre Cirillo e Mennone.<br />

a.a. 2012-2013 26


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 11<br />

o La situazione si fece ancora più confusa e tesa: per qualche<br />

settimana i protagonisti furono messi agli arresti dai<br />

funzionari imperiali. L’imperatore approvò le delibere dei<br />

due sinodi, poi convocò le parti per una conciliazione. Risultando<br />

impossibile l’accordo, Teodosio II congedò il<br />

Concilio con parole di deplorazione, rimandando ciascuno<br />

alla propria sede. Solo Nestorio fu sostituito sulla cattedra<br />

episcopale e rimandato nel suo monastero di Antiochia;<br />

quattro anni dopo, verrà relegato nel penoso esilio<br />

del deserto egiziano, dove concluderà la sua vita verso<br />

il 450.<br />

o Nel frattempo, Cirillo aveva intrigato a corte, mandando<br />

ricchi doni a Pulcheria, la pia e influente sorella maggiore<br />

di Teodosio, e aveva conquistato la folla di Efeso che<br />

rumoreggiava e premeva contro Nestorio.<br />

o Il papa SISTO III, succeduto nel 432 a Celestino I, tentò di<br />

sanare la scissione che perdurava fra i vescovi; dopo<br />

lunghi negoziati, CIRILLO D’ALESSANDRIA e GIOVANNI DI<br />

ANTIOCHIA raggiunsero nel 433 un accordo o compromesso,<br />

sulla base di reciproche concessioni: Alessandria<br />

rinunciava a imporre il proprio Credo e gli anatematismi;<br />

Antiochia accettava la condanna di NESTORIO e sottoscriveva<br />

la formula di fede con il Theotokos. Il papa, a ricordo<br />

dell’evento, fece costruire a Roma la basilica<br />

di Santa Maria Maggiore.<br />

D. - CONCILIO DI CALCEDONIA <strong>–</strong> anno 451<br />

CIRILLO, in polemica con i seguaci di NESTORIO, aveva<br />

sottolineato l’unità di persona in Cristo con una formula ortodossa,<br />

ma un po’ambigua perché non distingueva bene<br />

tra «natura» e «persona»: «una sola è la natura incarnata<br />

del Verbo di Dio». In mano a certi suoi discepoli incauti, la<br />

frase diede origine all’eresia monofisita.<br />

o L’occasione prossima fu la lotta scatenata da EUTICHE<br />

contro i nestoriani: sosteneva che in Cristo c’era una sola<br />

natura (divina), pur ammettendo che fosse veramente<br />

uomo, nato da Maria Vergine. Condannato da un sinodo<br />

a Costantinopoli nel 448, egli ottenne da TEODOSIO II la<br />

convocazione di un nuovo Concilio a Efeso per rivedere<br />

la sua causa: aveva l’appoggio del patriarca di Alessandria,<br />

DIOSCORO, e di un potente ministro di corte. PAPA<br />

LEONE MAGNO inviò i suoi Legati con alcuni messaggi, fra<br />

cui il celebre Tomus ad Flavianum, un testo dogmatico<br />

di grande importanza, che Roma mandava ufficialmente<br />

al patriarca di Costantinopoli FLAVIANO.<br />

o Il Concilio 51 si aprì ad Efeso nell’agosto del 449 e fu<br />

presieduto da DIOSCORO, il quale negò la presidenza ai<br />

Legati pontifici, impedì la lettura del «Tomo», fece riabilitare<br />

EUTICHE e condannò FLAVIANO (che morì pochi giorni<br />

dopo a causa delle percosse subite) con tutti i suoi seguaci.<br />

Ma PAPA LEONE cancellò le decisioni e definì il<br />

Concilio «latrocinium ephesinum». La morte improvvisa<br />

dell’imperatore TEODOSIO IL nel 450 e l’ascesa al trono di<br />

MARCIANO e PULCHERIA, devoti a Roma, permisero la celebrazione<br />

di un altro Concilio a Calcedonia, presso<br />

Costantinopoli, celebrato dall’8 ottobre al 1 novembre<br />

51 COD, pp. 75-103.<br />

451. È il quarto Concilio ecumenico: di esso ci sono rimasti<br />

gli atti ufficiali con i nomi degli oltre 500 partecipanti,<br />

tutti orientali, eccetto due vescovi africani e i quattro<br />

Legati papali, il capo dei quali - il vescovo PASCASINO -<br />

presiedette il Concilio.<br />

o Nella seduta inaugurale, assai tumultuosa, furono condannati<br />

DIOSCORO e gli atti del «latrocinium ephesinum»;<br />

nella seconda, venne acclamato il «Tomo a Flaviano»<br />

con la famosa espressione: «Petrus per Leonem locutus<br />

est»; nella terza, i vescovi e i Legati papali scomunicarono<br />

DIOSCORO e lo destituirono dalla dignità patriarcale;<br />

nella quarta, vennero riammessi al Concilio i responsabili<br />

minori del «latrocinium», ma scoppiarono seri incidenti<br />

provocati da monaci introdottisi con la prepotenza; nella<br />

quinta, un’aspra polemica minacciò di far naufragare il<br />

Concilio: fu nominata una commissione di 23 membri, di<br />

varie regioni e tendenze teologiche, per la redazione di<br />

un nuovo Simbolo di fede; nella sesta, si approvò il testo<br />

che riprendeva essenzialmente i concetti del «Tomo a<br />

Flaviano» e delle lettere di CIRILLO a NESTORIO e a GIO-<br />

VANNI DI ANTIOCHIA.<br />

o In esso si confessa «un solo e medesimo Cristo, Figlio,<br />

Signore, Unigenito; le due nature sono unite<br />

senza divisione (indivise), senza separazione (inseparabiliter),<br />

senza mutazione (immutabiliter) e senza confusione<br />

(inconfuse); la differenza delle due nature non<br />

viene soppressa dalla loro unione, anzi le proprietà<br />

di ciascuna vengono salvaguardate e riunite in una<br />

sola persona (pròsopon) e in una sola ipostasi».<br />

o Questo Simbolo di fede fu proclamato il 25 ottobre del<br />

451 in una seduta solenne, presieduta dalla coppia imperiale,<br />

salutata con acclamazioni del tipo: «Voi siete le<br />

fiaccole della fede ortodossa», «grazie a voi la pace regna<br />

nel mondo»; «Marciano novello Costantino, Pulcheria<br />

nuova Elena».<br />

o Uno strascico polemico si ebbe nella penultima sessione<br />

con la promulgazione di 28 canoni, l’ultimo dei quali riproponeva<br />

il discusso canone 3 del Concilio Costantinopolitano<br />

I del 381, che riconosceva un primato di onore al<br />

vescovo di Costantinopoli dopo il vescovo di Roma, poiché<br />

Costantinopoli era la «muova Roma». Tale canone<br />

era stato rifiutato dal sinodo romano del 382, il quale aveva<br />

proclamato il primato della Chiesa romana e stabilito<br />

l’ordine gerarchico delle sedi vescovili per la loro speciale<br />

relazione con l’apostolo Pietro: 1 a Roma,<br />

2 a Alessandria; 3 a Antiochia di Siria. Anche ora, questo<br />

can. 28 viene disapprovato dai Legati pontifici e cancellato<br />

da papa Leone con l’autorità che gli proveniva<br />

dall’essere il successore di Pietro.<br />

Il computo della Pasqua cristiana 52<br />

Il punto di partenza: la Pasqua ebraica, che coincide<br />

con l’inizio della primavera.<br />

o L’antico anno ebraico cominciava con l’autunno, cioè col<br />

mese di settembre/ottobre. In un tempo posteriore questo<br />

mese di inizio d’anno fu chiamato Tishri toshritu = inizio.<br />

52 J. JANSSENS, Note di Cronologia, PUG, Roma 1996, 51-66.<br />

a.a. 2012-2013 27


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 11<br />

Anche oggi l’anno nuovo ebraico inizia con la festa di<br />

Rosh hashannah (= capo d’anno) al mese di settembre.<br />

o Un’altra tradizione però pone il principio dell’anno ebraico<br />

nella primavera, cioè nel mese di Abib, che ha assunto<br />

poi il nome babilonese di Nisan. Oggi il mese di Nisan è il<br />

primo mese dell’anno liturgico (cfr. il nostro Avvento).<br />

o La Pasqua ebraica fu celebrata il giorno 14 di Nisan (si<br />

ricorda che il giorno ebraico inizia con il tramonto del sole:<br />

ciclo notte + giorno). Il giorno 14 di Nisan corrisponde<br />

al plenilunio del primo mese dell’anno lunare. In più il 14°<br />

giorno di Nisan coincide con l’equinozio della primavera o<br />

lo segue immediatamente (= un fatto solare). Aggiungiamo<br />

ancora che si celebrava la Pasqua sempre il 14°<br />

giorno di Nissan, qualunque giorno della settimana esso<br />

cadesse.<br />

o Dai Vangeli risulta che Gesù è morto in giorno di venerdì,<br />

ma ci sono due tradizioni riguardanti la festa liturgica legata<br />

a quel venerdì di morte: vigilia di Pasqua e festa di<br />

Pasqua giudaica. C’era una diversità nel computo del<br />

giorno, che ha poi dato origine alla questione “quattuordecimana”.<br />

LA CORRENTE ORIENTALE - vangelo<br />

di Giovanni - celebrava la Pasqua il quattordecimo giorno<br />

del mese lunare di Nisan indipendentemente dal giorno<br />

della settimana in cui cadesse tale data. Si veda la Pasqua<br />

di Crocifissione. LA CORRENTE OCCIDENTALE -<br />

si celebrava la Pasqua la domenica successiva al 14°<br />

giorno di Nisan - Gesù risorto il primo giorno della settimana<br />

(= dies dominica) - sganciarsi da usanze giudaiche.<br />

Si veda la Pasqua di Risurrezione. Papa VITTORIO<br />

nel 195 d.C.: «...solo alla domenica si deve celebrare il<br />

mistero della risurrezione del Signore e fino a quel giorno<br />

non si può rompere il digiuno pasquale».<br />

o La data della Pasqua cristiana va determinata secondo<br />

il corso della luna (un giorno preciso d’un mese lunare<br />

determinato, cioè il 14° giorno del mese di Nisan<br />

ossia quello del plenilunio di Nisan) e del sole (cioè un<br />

giorno preciso dell’anno solare, cioè il giorno dell’equinozio<br />

della primavera) dentro un ciclo settimanale (cioè<br />

deve essere celebrata in giorno di domenica). Praticamente<br />

la Pasqua va celebrata la prima domenica, che<br />

segue il plenilunio della primavera tenendo conto dell’equinozio<br />

di primavera.<br />

o Nel calendario di GIULIO CESARE si fissò l’equinozio (legale)<br />

di primavera al 25 di marzo. (Mentre l’equinozio naturale<br />

cade oggi a seconda degli anni tra il 20 e il 21 marzo).<br />

Come si è detto la riforma giuliana stabiliva pure la<br />

durata dell’anno civile, cioè di 365,25 giorni ma in realtà il<br />

corso annuo del sole è più corto. Tale eccedenza raggiungeva<br />

nel giro di 128 a 129 anni un giorno intero, con<br />

la conseguenza che il reale equinozio di primavera retrocedeva<br />

di un giorno in riferimento a quello del calendario<br />

(in cui fu fissato invariabilmente al 25 marzo) ogni volta<br />

che si compiva il suddetto giro (128/129 anni).<br />

o Dell’equinozio della primavera, in quanto componente<br />

per stabilire la data della pasqua, si discusse durante il<br />

Concilio di Nicea (325 d.C.) Infatti, i Padri si erano accorti<br />

che l’equinozio era già retroceduto di quattro giorni<br />

dall’anno della riforma giuliana in poi. Perciò si fissò definitivamente<br />

l’equinozio di primavera al 21 marzo nel ca-<br />

lendario giuliano. Purtroppo, i Padri non hanno indagato<br />

sulle cause di quel retrocedere, da individuare negli errori<br />

del computo giuliano. Pur armonizzando a Nicea l’equinozio<br />

legale (calendario) con quello naturale, non hanno<br />

previsto che l’equinozio naturale continuò a retrocedere<br />

anno per anno in paragone con quello legale (fissato al<br />

21 marzo nel calendario). Nel corso dei secoli la differenza<br />

tra l’equinozio dell’anno ecclesiastico/civile (21 marzo)<br />

e quello astronomico aumentò continuamente!<br />

o A partire dal secolo XIII si fanno notare studiosi, che vogliono<br />

rimediare in modo efficace a quella differenza. Si<br />

cerca quindi di stabilire la durata esatta dell’anno tropico<br />

e solare. A partire dal secolo XIV si constata pur un interesse<br />

scientifico nella Chiesa per la problematica soprannominata.<br />

Infatti, mentre alla fine del sec. XIII l’equinozio<br />

astronomico avvenne intorno al 13 marzo del calendario<br />

giuliano (che continuava a registrarlo ufficialmente<br />

al 21 marzo!), alla fine del XVI secolo esso avvenne<br />

all’11 marzo del calendario giuliano (mentre quello ufficiale<br />

lo fissava sempre al 21 marzo: dunque una differenza<br />

di ben 10 giorni). Praticamente, l’equinozio retrocedeva<br />

di 3 giorni entro un periodo di 400 anni.<br />

o In questo contesto si inserisce la riforma di papa<br />

GREGORIO XIII (bolla Inter gravissimas del 24 febbraio<br />

1582). I punti più salienti: 1. Riportare l’equinozio al 21<br />

marzo (giorno stabilito dal Concilio di Nicea, e da cui l’equinozio<br />

reale si era scostato di dieci giorni) togliendo 10<br />

giorni al mese di ottobre 1582. Si passò quindi da giovedì<br />

4 ottobre 1582 direttamente a venerdì 15 ottobre 1582.<br />

2. Ogni quattro anni se ne doveva inserire uno bisestile<br />

(secondo la riforma giuliana). Avendo constatato che l’intromissione<br />

quadriennale di questo bisesto produceva<br />

un’eccedenza nel calendario giuliano, si stabilì che degli<br />

anni secolari (i cui millesimi fossero terminati con due zeri)<br />

fossero bisestili unicamente quelli che fossero divisibili<br />

per 400. Praticamente su quattro anni centenari/secolari,<br />

soltanto uno risulta così bisestile e tre no: il 1600 fu bisestile;<br />

comuni furono il 1700, il 1800, e il 1900; il 2000 sarà<br />

bisestile). Sopprimendo il bisesto a tutti gli anni centenari<br />

non multipli di 400 (in pratica tre ogni 400 anni) si mira a<br />

non far più allontanare l’equinozio dal 21 marzo.<br />

o La riforma gregoriana si introduce pian piano (in Inghilterra<br />

nel 1725, in Russia nel 1917). La riforma gregoriana<br />

si basa sulla durata dell’anno solare in 365 giorni, 5 ore,<br />

49 minuti e 32 secondi. Questa durata differisce ancora<br />

col corso effettivo del sole. Comunque la differenza è<br />

“tanto poco sensibile che per parecchie decine di secoli<br />

non sarà avvertita in pratica”. Ci sono stati vari tentativi o<br />

proposte di correzione. Il N. HEIS propone: «Sopprimiamo<br />

ogni 3200 anni un giorno bisestile». Infatti, nel calendario<br />

gregoriano abbiamo 97 anni bisestili in ogni periodo<br />

di quattro cento anni. Ciò comporta che in realtà durante<br />

un periodo di 3.200 anni c’è un anno bisestile in sovrappiù<br />

(cioè 776 invece di 775) e ha come conseguenza che<br />

nel calendario gregoriano la durata dell’anno solare è di<br />

365,2425 giorni dove quella astronomica è di 365,2422<br />

giorni. Sopprimendo quindi un giorno bisestile ogni 3.200<br />

anni si raggiungerebbe una conformità tra calendario e<br />

fatto astronomico.<br />

a.a. 2012-2013 28


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

<strong>Scheda</strong> 12 <strong>–</strong><br />

Monachesimo orientale e occidentale<br />

o Elementi basilari: martirio e verginità. Applicati a temi:<br />

imitazione di Cristo, prendere su di sé la propria croce,<br />

l’attesa del ritorno di Cristo vivendo già da ora in unione<br />

con lui.<br />

o Sviluppi: la vita verginale comprendeva l’ascetismo come<br />

forma incruenta di martirio. Di conseguenza nella<br />

chiesa primitiva chi vive verginità e celibato (CASTITÀ)<br />

era considerato secondo solo ai martiri. Strumenti: distacco,<br />

purificazione, vita essenziale (POVERTÀ), negazione<br />

di sé, lotta contro le passioni, battaglia contro i demoni.<br />

o Processi: monaci che rompono i rapporti col mondo (anacoretismo).<br />

Successivamente/parallelamenete si cerca<br />

di integrare la tradizione dei monaci del deserto con la vita<br />

comunitaria (cenobitismo): si impone anche la virtù<br />

dell’OBBEDIENZA per ordinare le relazioni tra monaci.<br />

L’obbedienza significava morire alla propria volontà individuale,<br />

sommo sacrificio. Strumenti: le regole di vita,<br />

personali e comunitarie (es. PACOMIO, BASILIO, BENEDET-<br />

TO…).<br />

Spiritualità monastica in oriente<br />

o Forme di vita monastica esistevano già molto tempo prima<br />

della nascita di Cristo: nel mondo ebraico le comunità<br />

degli Esseni possedevano tratti tipici dei gruppi asceticoreligiosi.<br />

Pare che i primi eremiti cristiani si fossero stabiliti<br />

sulle coste del Mar Rosso, dove vivevano precedentemente<br />

i “terapeuti”, un gruppo di eremiti pagani; dopo<br />

qualche tempo le regioni desertiche dell’Alto Egitto divennero<br />

luogo di ritiro per quanti fuggivano dalle persecuzioni<br />

romane contro i cristiani (particolarmente frequenti<br />

nel III secolo), o per chi si sentiva chiamato a forma<br />

di vita ascetica lontano dai centri di aggregazione sociale.<br />

o La prima forma di monachesimo cristiano fu probabilmente<br />

quella degli anacoreti (da anachōrêin, ritirarsi) o<br />

eremiti; successivamente comparvero gli stiliti 53, che<br />

trascorrevano la loro vita in cima a colonne per separarsi<br />

dal mondo e mortificare la carne (in particolare due santi:<br />

SIMEONE STILITA IL VECCHIO, secolo V, e SIMEONE STILITA<br />

53 Stiliti - Monaci solitari dell’antico Oriente cristiano, presenti in<br />

particolare in Siria, Mesopotamia, Egitto. Gli stiliti (dal greco stylos, “colonna”)<br />

conducevano una vita di preghiera e di penitenza seduti su una<br />

piattaforma posta in cima a una colonna, dove rimanevano per molti anni,<br />

sovente fino alla morte. Inaugurata nel V secolo da san Simeone,<br />

passato alla storia come “lo stilita” per eccellenza, questa forma estrema<br />

di ascetismo non mancò di sollevare perplessità anche negli stessi ambienti<br />

del monachesimo cristiano, probabilmente per il suo carattere di<br />

plateale ostentazione. Tuttavia, la fama di santità di quanti vi si dedicavano,<br />

trascorrendo in preghiera l’intera notte, si diffuse rapidamente in<br />

tutto il mondo cristiano, provocando l’affluenza di pellegrini presso le colonne<br />

sulle quali costoro vivevano e, in taluni casi, l’insediamento di comunità<br />

monastiche negli spazi circostanti. Gli stiliti divennero ben presto<br />

anche ascoltati consiglieri dei dignitari dell’impero dall’alto delle loro inusuali<br />

dimore, che furono abbandonate definitivamente soltanto dopo il X<br />

secolo.<br />

IL GIOVANE, secolo<br />

VI). Dopo un certo<br />

periodo, tuttavia, le<br />

necessità stesse<br />

della vita religiosa<br />

recarono mutamenti<br />

che combinarono<br />

l’isolamento individuale<br />

e il comune<br />

esercizio dei doveri<br />

monastici; gli antichi<br />

eremiti diedero vita<br />

alle laure, aggregazioni<br />

di celle separate<br />

(ricavate spesso<br />

d rifugi naturali),<br />

dove potevano ritirarsi<br />

una volta compiuti<br />

i doveri comuni.<br />

Figura 7 - Rappresentazione del VI secolo<br />

di Simeone sulla sua colonna. Cristo<br />

è mostrato alla sommità mentre benedice<br />

Simeone; il serpente rappresenta<br />

le tentazioni del demonio (Museo del<br />

Louvre)<br />

o Dall’unione di vita comune e solitudine deriva il monachesimo<br />

“cenobitico” (dal greco koinòs bìos, “vita comune”).<br />

o SANT’ANTONIO ABATE è considerato il fondatore dello stile<br />

di vita cenobitico. Stabilitosi ad Alessandria, la fama della<br />

sua santità, come pure della sua cultura, gli attirò numerosi<br />

discepoli, che per gran parte lo seguirono nel deserto.<br />

Uno di questi, SAN PACOMIO, fondò un grande monastero<br />

su un’isola del Nilo e stilò la prima regola monastica;<br />

raggiunto da migliaia di discepoli, egli fondò altri monasteri<br />

maschili e un convento femminile. Ogni monastero<br />

riconosceva l’autorità di un superiore, detto abate (da<br />

latino ecclesiastico abbas, derivato dall’aramaico abba,<br />

cioè “padre”) o “archimandrita” (da arkhè, che significa<br />

primato, comando, e màndres, cioè “ovile”, “gregge”; la<br />

parola quindi si rifà all’immagine del buon pastore ed è<br />

utilizzata in modo proprio, quando ci si riferisce a grandi<br />

comunità di monaci), costituendo un modello di ordinamento<br />

religioso.<br />

o Importanti forme di cenobitismo ispirate all’esempio orientale<br />

di SANT’ANTONIO e SAN BASILIO fiorirono nei monasteri<br />

costantinopolitani e del monte Athos (Grecia).<br />

Queste esperienze caratterizzate da forme di ascetismo<br />

rigoroso affiancato dallo studio dei testi teologici, furono<br />

importanti per l’evoluzione successiva del monachesimo.<br />

o Esicasmo - Nel monachesimo cristiano orientale, il termine<br />

designa una tradizione contemplativa che risale al<br />

IV secolo. I monaci esicasti (dal greco, hesychìa, “quiete”),<br />

particolarmente quelli del monte Athos, si dedicavano<br />

a un’incessante preghiera mentale per raggiungere<br />

l’unione con Dio. Per concentrarsi e favorire l’estasi recitavano<br />

la preghiera di Gesù, nota come “preghiera del<br />

cuore”, che consisteva generalmente nelle parole: “Signore<br />

Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”<br />

ripetuta incessantemente regolando il respiro conformemente<br />

alla recitazione 54.<br />

54 Questa pratica venne aspramente attaccata dal monaco calabrese<br />

Barlaam; in risposta il teologo bizantino Gregorio Palamàs compose<br />

le Triadi in difesa dei santi esicasti. La posizione di Palamàs venne uffi-<br />

a.a. 2012-2013 29


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

Antonio e le origini del monachesimo<br />

Verso il 305, nella regione desertica del delta del Nilo,<br />

Antonio, semi illetterato, nato verso il 251 a Qeman nel<br />

Sud di Menfi, aveva raccolto attorno a sé alcuni eremiti cristiani.<br />

A vent’anni, mentre ascoltava una predica nella<br />

chiesa del suo villaggio, fu colpito dalle parole rivolte da<br />

Gesù al giovane ricco: “Vendi tutto quello che possiedi, poi<br />

vieni e seguimi!” (Lc 18,22). Questa frase, che forse aveva<br />

udito tante altre volte, quel giorno la sentì rivolta prepotentemente<br />

a se stesso.<br />

o Le interpretazioni accomodanti che aveva dato CLEMEN-<br />

TE D’ALESSANDRIA probabilmente non erano in voga in<br />

quel villaggi, e comunque Antonio prese quelle parole<br />

assolutamente alla lettera. Vendette le poche terre che<br />

i genitori gli avevano lasciato, affidò sua sorella ad alcune<br />

pie donne e si ritirò presso un vecchio maestro spirituale,<br />

dividendo il tempo tra preghiera, lavoro manuale<br />

(forse cesti di vimini) e lettura assidua delle Scritture (già<br />

tradotte in copto). Dopo vent’anni di questa vita, si incamminò<br />

ancora più all’interno del deserto stabilendosi<br />

tra le rovine di un fortino romano. Qui era completamente<br />

solo (monos, da cui viene “monaco”). Paradossalmente,<br />

questo uomo solitario attirò numerose folle e non pochi<br />

discepoli. Il desiderio della solitudine lo spinse ad addentrarsi<br />

da solo ancor più profondamente nel deserto, tra i<br />

monti Qolzoum presso il Mar Rosso, dove permetteva ai<br />

discepoli di fargli visita una sola volta al mese.<br />

o Egli fece due uscite dal suo ritiro: una per andare a<br />

confortare i martiri di Alessandria durante la persecuzione<br />

di Diocleziano, e l’altra per portare appoggio al vescovo<br />

di Alessandria, ATANASIO, nella lotta contro glia ariani.<br />

o Il 17 gennaio 355, all’età di 105 anni, Antonio morì.<br />

Era diventato “padre di monaci”. Egli, in verità, si inseriva<br />

in una tradizione più antica, radicata nella stessa chiesa<br />

primitiva. Gli asceti prima di lui avevano già assunto la<br />

povertà come elemento essenziale della loro scelta evangelica:<br />

fuggivano dalle città esponendosi ad ogni disagio,<br />

testimoniando di appartenere ad una altra città,<br />

quella dei cieli, ove i beni della terra non contano. Antonio,<br />

timido figlio di contadini egiziani, che non era voluto<br />

andare a scuola per seguire radicalmente il Vangelo,<br />

giunse ad influenzare la chiesa cristiana in tutte le città<br />

dell’Impero.<br />

o Il monachesimo, già dalle origini, si presenta come<br />

un fenomeno estremamente complesso; varie infatti<br />

sono le cause che mossero i primi passi dei monaci.<br />

L’esempio di Antonio ci dice che si tratta anzitutto di una<br />

risposta libera e generosa al richiamo del Vangelo; ma<br />

non è da ignorare l’influsso che ebbero le circostanze politiche,<br />

sociali, economiche, culturali e religiose del III secolo<br />

per la nascita del movimento monastico. Le comunità<br />

cristiane ormai non vivevano più in uno stato di precarietà<br />

legale, anzi avevano assunto una notevole rilevanza<br />

nelle città, per cui le conversioni, provenienti ora indistin-<br />

cialmente accolta dalla Chiesa ortodossa nei concili di Costantinopoli del<br />

1341, 1347 e 1351. L’esicasmo divenne molto popolare in Russia ed è<br />

ancora praticato tra i cristiani orientali.<br />

tamente da tutti i ceti sociali, se da una parte aumentavano<br />

con un ritmo vertiginoso, dall’altra non di rado erano<br />

segnate da interesse. La fine stessa delle persecuzioni,<br />

fece scomparire il martirio inteso come coronamento della<br />

vita cristiana e portò un attutimento nella pratica del<br />

Vangelo.<br />

o Insomma, il rischio della tiepidezza e della mediocrità<br />

stava penetrando nella vita delle comunità. La “fuga dal<br />

mondo” (l’abbandono della città per recarsi nel deserto)<br />

prese il posto del martirio e si presentò come la via della<br />

perfezione evangelica. Antonio pose questa scelta a fondamento<br />

della vita monastica, poiché con essa i monaci<br />

manifestavano la rinuncia assoluta a tutto ciò che il mondo<br />

(la città) aveva in onore: i piaceri e le ricchezze, ma<br />

anche la vita di famiglia e la dignità di cittadino.<br />

o Le origini del monachesimo vanno però collegate anche<br />

alla crisi del III secolo, uno dei periodi più tormentati e<br />

violenti della storia dell’impero, pieno di calamità e sofferenze,<br />

di crimini impuniti e di corruzione morale. Una burocrazia<br />

senza spina dorsale tiranneggiava i cittadini e<br />

precludeva ogni sorta di sviluppo politico e sociale. Un<br />

impoverimento generale e progressivo poneva ostacoli<br />

insuperabili allo spirito di iniziativa. Insomma, gravava<br />

sugli spiriti più sensibili una cappa pesante. La religione<br />

senza dubbio rappresentava un orizzonte di libertà e di<br />

speranza. Tutto ciò diede spazio ai numerosi culti orientali<br />

i quali esercitavano un forte fascino sia sul ceto intellettuale<br />

che sul popolo minuto. Si moltiplicarono le sette<br />

gnostiche, comparve il manicheismo e l’encratismo si<br />

diffondeva. In questo contesto si crearono anche gruppi<br />

di cristiani che scelsero il monachesimo come ideale di<br />

vita. Per loro, l’esempio offerto dalla comunità apostolica<br />

di Gerusalemme fu determinante. La fede radicale,<br />

il fervore e l’entusiasmo, la comunione tra i discepoli, la<br />

comunità dei beni, la perseveranza nella preghiera della<br />

Chiesa primitiva, rappresentavano una serie di valori che<br />

mancavano o erano molto attutiti nelle città e nelle comunità<br />

cristiane di quel tempo.<br />

o Tutto ciò spinse questi monaci a separarsi dalle città<br />

e dal tumulto della vita urbana per costruirsi un proprio<br />

mondo, un mondo interiore e raccolto, separato<br />

dal mondo esterno. Inevitabilmente, il modo di organizzarsi<br />

di questi uomini, la cultura cui davano origine, i modelli<br />

di comportamento da essi predicati, perfino le località<br />

in cui preferivano radunarsi, tutto in loro segnava la<br />

rottura con la vita precedente. Il fascino e l’ondata del<br />

movimento monastico, che spazzò il mondo romano del<br />

IV secolo, sta precisamente nella radicalità della decisione<br />

di questi uomini: fuggivano la città, privandosi di tutto,<br />

per ricominciare da capo la vita. In una civiltà che si identificava<br />

con la vita cittadina, essi rappresentavano<br />

l’”anticultura”.<br />

o Non solo. In un mondo in cui si credeva che la razza umana<br />

fosse insidiata da potenze diaboliche invisibili, i<br />

monaci conquistarono la fama di vincitori del demonio:<br />

ne tenevano a bada la cattiveria ed erano in grado di<br />

ridergli in faccia, cosa che l’uomo comune, con tutti i suoi<br />

amuleti, non era mai riuscito a fare. Spesso, inoltre, i<br />

monaci mostrarono la sola forza nella società romana<br />

a.a. 2012-2013 30


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

d’Oriente capace anche di arrestare il corso della giustizia<br />

dell’imperatore 55.<br />

o La fuga di questi cristiani dalla città era anche fuga dalla<br />

sua chiesa. I monaci cercavano la perfezione evangelica<br />

fuori delle strutture ecclesiastiche; non necessariamente<br />

contro; comunque, fuori. In effetti, la gerarchia<br />

inizialmente sentì il monachesimo come un periodo.<br />

L’allarme avvertito da alcuni membri dell’episcopato risultava<br />

evidente nei Canoni del Concilio di Gangra (341<br />

circa) che si interessarono del caso di un certo Eustazio,<br />

monaco della provincia del Ponto 56. Fu ATANASIO, vescovo<br />

di Alessandria, con il suo prestigio, ad appianare<br />

l’opposizione tra la gerarchia ecclesiastica e il monachesimo,<br />

servendosi in particolare della “Vita di Antonio”<br />

scritta da lui stesso (360), ove sottolinea il rispetto nutrito<br />

dall’eremita nei confronti del clero secolare.<br />

o Il monachesimo, tuttavia, non veniva considerato una<br />

vocazione particolare. Il monaco era un cristiano come<br />

tutti; più precisamente, un laico che sceglieva di vivere il<br />

Vangelo nella sua integralità. Accadeva spesso che i<br />

modelli ideali proposti ai monaci non erano necessariamente<br />

dei “professionisti” del monachesimo, bensì dei<br />

laici pii che vivevano nel mondo, ma a tal punto distaccati<br />

dalle ricchezze da essere totalmente disponibili alla carità<br />

57. In effetti la primissima forma di vita “monastica”, intesa<br />

come pratica di ascesi individuale non implicava la<br />

separazione dalla casa e dalla famiglia, né la separazione<br />

dalla comunità ecclesiale e dalla vita della città. Si<br />

trattava di una “fuga dal mondo” all’interno della città.<br />

o Non c’è dubbio, tuttavia, che il movimento monastico<br />

prese corpo soprattutto quando i monaci si allontanarono<br />

dalle città. Il silenzio e la solitudine dei luoghi deserti<br />

erano il clima ideale per realizzare il distacco totale<br />

dalla vita mondana. Molto presto, però, il radunarsi spontaneo<br />

e senza regole di numerosi uomini creò non pochi<br />

problemi di convivenza.<br />

o Cosciente dei danni e delle contese, talora violente, che<br />

si creavano in tale disordinata effervescenza di esperienze,<br />

PACOMIO creò a Tabennisi la prima comunità monastica.<br />

Egli, di origine pagana, si incontrò con i cristiani a<br />

55 Un esempio: quando nel 387 i cittadini di Antiochia si aspettavano<br />

una severa punizione in seguito ad una rivolta, i messi imperiali, in viaggio<br />

verso la città condannata, si ritrovarono improvvisamente sbarrata la<br />

strada da un gruppo di monaci che parlavano in siriaco. Mentre questi<br />

strani personaggi intercedevano in favore della città e i loro discorsi venivano<br />

tradotti dal siriaco in greco i messi <strong>–</strong> racconta un testimone <strong>–</strong>,<br />

circondati, “tremavano”.<br />

56 L’elenco delle accuse contro di lui è lungo e consistente; viene<br />

accusato di sciogliere matrimoni, da lui ritenuti un impedimento alla salvezza;<br />

di costringere le donne a vestirsi con vestiti maschili e a tagliarsi i<br />

capelli; di stornare a proprio vantaggio le offerte; di incoraggiare gli<br />

schiavi ad abbandonare il proprio padrone; di costringere i ricchi a rinunciare<br />

a tutte le loro proprietà; di incitare al disprezzo del fasto della<br />

Chiesa e di avere in abominio il consumo alimentare di carne. Il concilio<br />

tuttavia non lo condannò come eretico, anche se sovvertiva il normale<br />

ordine sociale; qualche anno più avanti fu persino consacrato vescovo e<br />

divenne maestro di Basilio.<br />

57 È un tema addirittura banale, negli Apoftegmi, quello del buon<br />

novizio che desidera sapere qual è il monaco più edificante della contrada:<br />

una visione lo rinvia a un laico, non monaco, che vive però come<br />

tale dentro la città.<br />

Tebe, ove poté osservare<br />

la loro carità. Terminato il<br />

servizio militare, si fermò<br />

nel villaggio cristiano di<br />

Cenoboskion (oggi Kares-Sayad)<br />

ove ricevette<br />

il battesimo nel 307 e incontrò<br />

un eremita. Dopo<br />

sette anni, sentì prepotente<br />

una voce che gli diceva<br />

di porsi al servizio<br />

degli altri. PACOMIO interpretò<br />

questa voce interiore<br />

nell’impegno di trasportare<br />

la scelta radicale<br />

di povertà anacoreta<br />

verso quella cenobitica:<br />

creò il primo monastero<br />

ponendo in rilievo la vita<br />

comune dei monaci.<br />

L’esperienza si estese in<br />

brevissimo tempo per tutto<br />

l’Egitto, coinvolgendo<br />

più di cinquemila monaci,<br />

oltre a due case di<br />

monache. Questo tipo di vita monastica, concepita<br />

sull’esempio della prima comunità cristiana e chiamata<br />

“vita vere apostolica”, praticava la povertà nella prospettiva<br />

della comunione dei beni. Cibo, vestiti, oggetti<br />

erano dati a ognuno sotto il controllo del superiore, ma<br />

nessuno poteva possedere qualcosa personalmente; la<br />

stessa regola del lavoro, introdotta da PACOMIO, era finalizzata<br />

al sostentamento della comunità e all’assistenza<br />

ai poveri.<br />

Spiritualità monastica in occidente 58<br />

Figura 8 - In questa immagine si<br />

vede la prima croce cristiana, introdotta<br />

da San Pacomio nel<br />

323.<br />

La tradizione monastica orientale viene fatta pian piano<br />

conoscere all’occidente grazie ad alcuni testimoni:<br />

o ATANASIO, esiliato, passò per Treviri e Roma e la sua Vita<br />

di s.Antonio venne tradotta in latino;<br />

o GIROLAMO traduce in latino e diffonde la Regola di Pacomio:<br />

o RUFINO DI AQUILEIA 59 traduce in latino e diffonde la Regola<br />

di Basilio e la Historia Monachorum in Aegipto.<br />

58 Sintesi e integrazioni da in G.F. POLI <strong>–</strong> P. CRESPI, Lineamenti di<br />

storia della spiritualità e della vita cristiana (1), Edizioni Dehoniane, Roma<br />

1998, cap. 4. <strong>–</strong> Per ampliare lo studio e riflessione si segnala:<br />

E.BIANCHI (a cura di), Regole monastiche d’occidente, Einaudi, Torino<br />

2001; L.CREMASCHI (a cura di), Regole monastiche femminili, Einaudi,<br />

Torino 2003.<br />

59 RUFINO DI AQUILEIA - Scrittore ecclesiastico (Concordia, presso<br />

Aquileia, 345 circa - Messina 410). Monaco ad Aquileia, in Egitto, in Palestina,<br />

poi ancora in Italia (Aquileia e infine Messina); amico e condiscepolo<br />

di s. Girolamo, venne con lui in polemica violentissima intorno<br />

all’ortodossia di Origene, decisamente affermata da Rufino, che aveva<br />

fatto una traduzione del De principiis.<br />

a.a. 2012-2013 31


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

Martino di Tours<br />

(Savaria, Pannonia 315 ca. - Candes, Turenna 397),<br />

vescovo di Tours e santo, è considerato l’iniziatore del monachesimo<br />

in Francia.<br />

o Figlio di un soldato romano, intraprese a sua volta la carriera<br />

militare, convertendosi al cristianesimo all’età di diciotto<br />

anni. Congedatosi dall’esercito romano, si recò a<br />

Poitiers, dove divenne discepolo di SANT’ILARIO, vescovo<br />

di Poitiers e strenuo oppositore dell’arianesimo. Trascorso<br />

un periodo in Italia, Martino raggiunse Ilario e fondò il<br />

primo monastero in Gallia, a Ligugé. Nel 371, acclamato<br />

dal popolo, venne nominato vescovo di Tours e in<br />

tale veste fondò, a Marmoutier, un monastero che divenne<br />

un importante centro religioso. In seguito, proseguì<br />

la sua opera missionaria nella Turenna e in tutta la<br />

Gallia. Gli vengono attribuiti molti miracoli. San Martino<br />

inaugura la tradizione in occidente dei vescovi monaci.<br />

Ilario di Poitiers<br />

(Poitiers 315 ca. - 367 ca.), santo, vescovo e dottore<br />

della Chiesa.<br />

o Nato da genitori pagani, Ilario si convertì al cristianesimo<br />

e intorno al 353 fu eletto vescovo di Poitiers, dove intraprese<br />

un’energica lotta contro l’eresia ariana assai diffusa<br />

nella sua diocesi. Visse l’esilio in Asia minore sotto<br />

l’imperatore Costanzo e lì ebbe modo di conoscere<br />

teologia, spiritualità e monachesimo dell’oriente cristiano.<br />

Benché esiliato in Frigia dai suoi oppositori pagani<br />

nel 356, Ilario partecipò al sinodo di Seleucia del<br />

359, in cui tenne un dotto e vigoroso discorso in difesa<br />

dell’ortodossia. Tornato a Poitiers nel 361, continuò a<br />

combattere l’arianesimo fino alla morte. Della sua copiosa<br />

produzione teologica in latino l’opera maggiore è il De<br />

Trinitate (12 libri).<br />

Giovanni Cassiano<br />

Dobrugia (Romania), ca. 360 - Marsiglia (Francia), 435.<br />

o Verso i vent’anni lo troviamo a Gerusalemme e Betlemme,<br />

semplice monaco. Più tardi, con un confratello di<br />

nome Germano, trascorre una decina di anni di vita eremitica<br />

nel deserto egiziano, e verso i 40 anni è a Costantinopoli,<br />

capitale dell’Impero romano d’Oriente, governato<br />

dal giovane sovrano Arcadio. Poi esperienza a<br />

Roma, dove si ferma per alcuni anni, e nel 410 sarà testimone<br />

del saccheggio dell’urbe a opera dei Goti di Alarico.<br />

Nel 415 lo troviamo invece in Gallia, a Marsiglia, dove<br />

risulta essere anche sacerdote (ma si ignora quando<br />

abbia ricevuto l’ordinazione). Qui egli ritorna pienamente<br />

monaco, e fondatore di un monastero che sarà lungamente<br />

famoso: quello di San Vittore a Marsiglia. In<br />

realtà i monasteri furono due, uno per uomini e uno per<br />

donne.<br />

o In questo luogo porta a termine le Istituzioni (De institutis<br />

coenobiorum et de octo principalium vitiorum remediis<br />

libri XII) e le Conferenze (Collationes Patrum), due opere<br />

fondamentali per il monachesimo occidentale prima di<br />

Benedetto da Norcia, che privilegiano la vita comunitaria<br />

rispetto a quella eremitica.<br />

o Il monastero di San Vittore, nel quale Giovanni Cassiano<br />

ha concluso la sua vita (trovando, secondo le sue parole,<br />

il “sicurissimo porto del silenzio”), è poi andato distrutto<br />

durante la Rivoluzione francese.<br />

Cassiano è considerato il primo autore che ha coordinato<br />

un lavoro di sintesi personale della dottrina ascetica e<br />

mistica degli antichi monaci d’Egitto.<br />

Alcuni elementi della dottrina spirituale di Cassiano:<br />

o Scopo della vita monastica<br />

è il raggiungimento<br />

della perfezione<br />

interiore del singolo<br />

monaco;<br />

o Le concrete virtù<br />

dell’uomo interiore<br />

conducono alla perfezione,<br />

che consiste<br />

nella carità: la vita ascetica<br />

è strumento<br />

per raggiungere la<br />

carità, attraverso tre<br />

rinunce: rinuncia ai<br />

piacere e alle ricchezze,<br />

rinuncia a sé stessi,<br />

rinuncia a tutte le<br />

cose visibili;<br />

o Ostacoli alla perfezione<br />

sono gli ‘otto’<br />

vizi capitali: gola, impudicizia,<br />

avarizia, collera,<br />

tristezza, pigrizia<br />

o accidia, vanagloria e<br />

orgoglio (sarà solo<br />

TOMMASO D’AQUINO a<br />

definire il settenario<br />

dei vizi capitali così<br />

come è noto dottrinalmente<br />

oggi).<br />

o La preghiera sostiene<br />

la vita del cristiano, in<br />

quattro forme: preghiera di domanda di perdono dalle<br />

colpe commesse, l’offerta fatta a Dio dei buoni propositi e<br />

delle buone risoluzioni, la supplica per la salvezza delle<br />

anime, il ringraziamento per i benefici ricevuti (passati,<br />

presenti e futuri);<br />

o Ruolo delle Scritture: lo studio della Bibbia prepara alla<br />

preghiera e la preghiera spinge il monaco a tornare alla<br />

Bibbia con una intelligenza (intus<strong>–</strong>legere) spirituale maggiore.<br />

Ambrogio di Milano<br />

Figura 9 - CHIESA DI SAN MARTINO a<br />

Fondi (LT)- Mosaico, Centro Aletti -<br />

San Martino è raffigurato con tre<br />

braccia. Si tratta di una raffigurazione<br />

già conosciuta nella tradizione iconografica<br />

cristiana. Con ciò si vuole<br />

sottolineare che la persona che<br />

davvero accoglie l’amore di Cristo e<br />

vorrebbe esserne attraversata, percepisce<br />

che da sola è povera, che<br />

l’amore è sempre più grande di ciò<br />

che si può comunicare e donare. Ma<br />

basta disporsi al gesto e<br />

all’atteggiamento della carità e si<br />

scopre che è l’Amore stesso ad operare<br />

in noi, oltre le nostre possibilità.<br />

San Martino allora ha tre braccia<br />

perché, con il suo gesto di carità, lascia<br />

agire l’Amore.<br />

(Treviri 334 ca. - Milano 397), santo, padre e dottore<br />

della Chiesa.<br />

o Figlio di un alto funzionario prefettizio della Gallia, studiò<br />

diritto a Roma divenendo a sua volta funzionario<br />

dell’amministrazione civile e, nel 370 ca., governatore<br />

a.a. 2012-2013 32


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

(consularis) dell’Emilia e della Liguria, con residenza a<br />

Milano.<br />

o Per la sua dirittura morale e la sua saggezza si guadagnò<br />

la stima del popolo che, dopo il battesimo, lo volle<br />

vescovo di Milano, nel 374. In tale veste egli combatté in<br />

favore dell’ortodossia della Chiesa contro la diffusione<br />

dell’eresia ariana e costrinse l’imperatore Teodosio I alla<br />

penitenza pubblica per aver ordinato il massacro dei ribelli<br />

di Salonicco.<br />

o In rapporti amichevoli con Monica, madre di Agostino di<br />

Ippona, ebbe un ruolo decisivo nella conversione di<br />

quest’ultimo alla fede cristiana, battezzandolo nel 387.<br />

o Tra le sue numerose opere si ricordano il De officiis ministrorum<br />

(389-90), il De fide (378-80), il De Paenitentia<br />

(388 ca.) e numerosi inni liturgici.<br />

Alcuni elementi della dottrina spirituale ambrosiana:<br />

o Ministero della Parola, come vescovo: gran parte della<br />

sua produzione letteraria è omiletica;<br />

o Catechesi battesimali per iniziazione catecumeni attraverso<br />

la spiegazione delle figure bibliche;<br />

o Animatore della liturgia per coinvolgere il popolo; canto<br />

sacro popolare e inni da lui composti in testo e melodia;<br />

introduce in occidente il canto dei salmi alternato come<br />

aveva imparato dalla chiesa antiochena;<br />

o Anima la riforma della Chiesa appiattita da spirito pagano<br />

o opportunista dopo il tempo delle persecuzioni.<br />

o Scrive il primo trattato di etica cristiana: De officiis ministrorum<br />

indirizzato ai chierici;<br />

o Analizza a fondo il tema della verginità cristiana (De<br />

virginibus) in modo dottrinale e in modo divulgativo attraverso<br />

gli exempla. Altre opere dedicate al tema: De virginitate,<br />

De institutione virginis, Exhortatio virginitatis.<br />

o Attenzione e cura per la pastorale delle vedove (De viduis).<br />

Agostino d’Ippona<br />

(Tagaste, Numidia 354 - Ippona 430), filosofo e santo,<br />

uno dei più eminenti padri e dottori della Chiesa.<br />

o Figlio di padre pagano e di madre cristiana, nel 371 Aurelio<br />

Agostino si recò a Cartagine per compiervi gli studi di<br />

retorica. Qui ebbe un figlio, Adeodato, da una donna con<br />

la quale visse in concubinaggio per circa quindici anni.<br />

o ■ Percorso intellettuale - All’età di diciannove anni, in<br />

seguito alla lettura dell’Ortensio di Cicerone, Agostino riconobbe<br />

in sé la vocazione alla filosofia; dopo breve tempo,<br />

aderì al manicheismo, religione di origine persiana<br />

largamente diffusa in Africa settentrionale. Insegnante di<br />

grammatica e retorica dal 373, prima a Tagaste, poi a<br />

Cartagine, nel 383 si recò a Roma, dove sperava di trovare<br />

studenti più disciplinati e migliori possibilità di carriera.<br />

A Roma, tuttavia, Agostino rimase poco più di un anno:<br />

nell’autunno del 384 si trasferì a Milano, avendo ottenuto,<br />

grazie all’aiuto di alcuni amici manichei, l’incarico di<br />

professore ufficiale di retorica della città.<br />

o L’esperienza milanese segnerà una svolta radicale nella<br />

vita e nel pensiero di Agostino. L’incontro con il vescovo<br />

della città, Ambrogio, dal quale apprende il valore<br />

dell’esegesi allegorica delle Scritture, e la scoperta dei<br />

testi dei filosofi neoplatonici, in particolare le Enneadi di<br />

Plotino, nella traduzione latina del retore Mario Vittorino,<br />

contribuiscono alla sua conversione al cristianesimo: divenuto<br />

catecumeno nel 385, Agostino riceve il battesimo<br />

dalle mani di Ambrogio nel 387.<br />

o Accostandosi al pensiero dei neoplatonici, Agostino intuisce<br />

la superiorità metafisica del cristianesimo, che risolve<br />

il problema del male definendolo come privazione o assenza<br />

d’essere, senza elevarlo al ruolo di principio sostanziale,<br />

come avevano fatto i manichei. Su tali basi la<br />

filosofia, intesa come conoscenza dell’essere, può illustrare<br />

razionalmente ciò che per la fede è certezza assoluta<br />

soltanto spostando il fuoco dell’indagine nel cuore di<br />

ogni uomo: secondo Agostino, infatti, il percorso svolto<br />

nell’interiorità dell’anima verso il riconoscimento della verità<br />

della fede corrisponde al cammino di salvezza che il<br />

cristianesimo incarna.<br />

o Motivi centrali di questo percorso, del quale Agostino ci<br />

dà al tempo stesso una narrazione in chiave autobiografica<br />

e una meditazione interiore nelle Confessioni (397),<br />

sono i temi della memoria e del tempo. Agostino esplora<br />

la dimensione della memoria dell’uomo che, oltre ai ricordi<br />

degli eventi passati, custodisce le verità prime della<br />

scienza (secondo una concezione che risale alla dottrina<br />

platonica del conoscere come ricordare), i sentimenti e le<br />

passioni, ormai sedimentati e spogliati della loro originaria<br />

forza emotiva, fino a coincidere essa stessa con<br />

l’intera dimensione latente della coscienza e a rivelarsi<br />

come il luogo della presenza di Dio nell’anima. Questa<br />

tendenza a privilegiare l’interiorità della ricerca è riscontrabile<br />

anche a proposito dell’analisi del tempo, che secondo<br />

Agostino non è una realtà oggettiva, ma esiste solo<br />

nello spirito dell’uomo. Passato, presente e futuro vengono<br />

infatti ricondotti a tre differenti aspetti di una medesima<br />

“estensione dell’anima”: il presente del passato, ossia<br />

la memoria delle cose passate; il presente del presente,<br />

cioè l’intuizione delle cose presenti; il presente del<br />

futuro, ossia l’aspettazione delle cose future.<br />

o ■ Vescovo e teologo - Tornato a Tagaste nel 389, Agostino<br />

si dedicò allo studio e alla meditazione; nel 391<br />

venne ordinato sacerdote e nel 397 fu nominato vescovo<br />

di Ippona, in un periodo di disordini politici e conflitti<br />

teologici: i barbari premevano ai confini dell’impero, mentre<br />

la Chiesa si vedeva minacciata da scismi ed eresie.<br />

Agostino si dedicò totalmente alla lotta contro il manicheismo<br />

e le dottrine eretiche dei donatisti e dei pelagiani: i<br />

primi facevano dipendere la validità dei sacramenti dal rigore<br />

morale di chi li amministra, mentre i secondi negavano<br />

la dottrina del peccato originale. Nel corso di<br />

quest’ultimo conflitto, che fu lungo e aspro, Agostino elaborò<br />

le sue dottrine sul peccato originale, la grazia divina<br />

e la predestinazione.<br />

o Cercando una mediazione fra gli estremi del pelagianesimo<br />

e del manicheismo, Agostino affermò la presenza<br />

del peccato nell’uomo e la necessità dell’intervento della<br />

grazia divina per conseguire la salvezza, al fine di confutare<br />

la dottrina pelagiana; contro i manichei, egli difese<br />

invece la coesistenza di libero arbitrio e grazia.<br />

a.a. 2012-2013 33


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

o ■ Opere - Nelle Confessioni Agostino tracciò il cammino<br />

intellettuale che porta l’uomo, nella sua interiorità, al progressivo<br />

riconoscimento della Verità e del fatto che questa<br />

Verità è Dio. Nella Città di Dio (412-426), un’apologia<br />

del cristianesimo incentrata sul confronto con la civiltà<br />

pagana, Agostino elaborò una concezione teologica del<br />

progresso della civiltà, intendendo la storia come<br />

l’attuarsi nel tempo di un disegno provvidenziale di origine<br />

divina. Tra gli altri suoi scritti vi sono le Epistole, che<br />

abbracciano il periodo compreso fra il 386 e il 429, i trattati<br />

Il libero arbitrio (388-395), La dottrina cristiana (397-<br />

426), Sul battesimo contro i donatisti (401), La trinità<br />

(399-419), Sulla grazia contro Pelagio (415), e studi su<br />

vari libri della Bibbia, in particolare sul libro della Genesi.<br />

Alcuni elementi della dottrina spirituale agostiniana:<br />

o Cristiano perfetto è colui che è totalmente docile<br />

all’impulso dello Spirito Santo: non in senso passivo ma<br />

di libertà dell’individuo a ricevere le divine ispirazioni. Le<br />

opere testimonieranno che realmente l’anima è guidata<br />

dallo Spirito di Dio.<br />

o In tutti gli esseri umani è insito il desiderio di bene e felicità:<br />

solo Dio può placare questo desiderio. L’uomo cerchi<br />

dio e si serva delle creature come mezzi per arrivare a<br />

Dio.<br />

o Il peccato ostacola questo progetto di bene voluto da Dio.<br />

Agostino per primo distingue tra peccati mortali e peccati<br />

veniali.<br />

o Contrarie al peccato sono le virtù: prudenza, fortezza,<br />

giustizia e temperanza vanno elevate al livello sovrannaturale<br />

delle virtù teologali: fede, speranza e carità. La<br />

perfezione cristiana consiste nella carità. Per giungere alla<br />

perfezione della carità, l’anima deve gradualmente purificarsi<br />

ed esercitarsi nella pratica delle virtù.<br />

o In De quantitate animae: quattro tappe di purificazione:<br />

virtus, l’anima comincia a purificarsi; tranquillitas, quando<br />

l’anima si trova in uno stato di pace; ingressio in lucem,<br />

quando l’anima cerca di penetrare i misteri della divinità;<br />

mansio in luce, quando l’anima è giunta all’unione abituale<br />

con Dio.<br />

o Tappe di vita ascetica desunte da beatitudini e sette doni<br />

dello Spirito Santo: Primo gradino della vita spirituale è il<br />

timore. Dopo la purificazione dell’anima avviene mediante<br />

l’esercizio delle virtù morali (pietà, fortezza, scienza e<br />

consiglio). Quindi le virtù teologali perfezionano la purificazione<br />

dell’anima.<br />

o Tra i mezzi per la santificazione Agostino raccomanda la<br />

Sacra Scrittura e la vita monastica.<br />

o Per Agostino la vita monastica è basata su vita comune,<br />

obbedienza, povertà; le virtù in cui il monaco deve eccellere<br />

sono carità, umiltà e laboriosità. Il conventomonastero<br />

è considerato il luogo ideale per la vita contemplativa.<br />

o Regula ad servos Dei: da non confondersi con la Regola<br />

ad Moniales che è adattamento posteriore e ebbe numerosissime<br />

versioni spurie successive e non autentiche.<br />

o De opere monachorum: sottolinea l’importanza del lavoro<br />

manuale dei monaci e richiama al pericolo dell’aridità della<br />

sola preghiera e contemplazione; De sancta Verginita-<br />

te: analisi teologica della verginità intesa non solo come<br />

valore in sé stesso ma come consacrazione totale a Dio.<br />

o Lettere 48 e 243: affrontano il problema del religioso che<br />

davanti alla necessità del popolo cristiano deve rinunciar<br />

alla sua solitudine/ritiro per partecipare all’attività della<br />

Chiesa.<br />

“Regula Magistri”<br />

Raccolta di antiche regole monastiche di autore ignoto,<br />

pubblicate da S.BENEDETTO DI ANIANE (750-821) nella sua<br />

opera Concordantia regularum. La Regola del Maestro<br />

mette soprattutto in evidenza il rapporto verticale tra abatemaestro<br />

e sudditi, meno importante il rapporto tra fratelli.<br />

Benedetto da Norcia<br />

Benedetto (Norcia 480 ca. - Montecassino 547 ca.),<br />

proveniente da una illustre famiglia norcina, studiò in gioventù<br />

a Roma; non approvando la vita della città, si trasferì<br />

in una zona disabitata presso Subiaco, dove visse in una<br />

caverna (poi detta Grotta Santa) per tre anni.<br />

o In questo periodo la sua fama di santo si diffuse e attirò<br />

folle di fedeli. Invitato a diventare abate di un gruppo di<br />

monaci a Vicovaro, accettò l’incarico; i monaci, tuttavia,<br />

non approvando la sua regola, tentarono di avvelenarlo.<br />

Scoperto l’intrigo, Benedetto li abbandonò per fondare<br />

prima una serie di piccoli monasteri nei pressi di Subiaco<br />

e qualche tempo dopo il monastero di Montecassino.<br />

o Benedetto formulò una regola, poi adottata dalla maggior<br />

parte dei monasteri occidentali, che poneva in risalto i valori<br />

della vita cenobitica e del lavoro manuale: al monaco<br />

non era concessa alcuna proprietà personale, i pasti erano<br />

consumati in comune e le conversazioni superflue erano<br />

proibite. Egli stesso si dedicò al soccorso della popolazione<br />

locale, distribuendo elemosine e cibo ai poveri.<br />

Conosciamo la sua vita dal secondo libro dei Dialoghi di<br />

GREGORIO MAGNO.<br />

Alcuni elementi della dottrina spirituale benedettina:<br />

o La Regola proposta da Benedetto si impose grazie alla<br />

struttura precisa e pratica (specchio dello spirito giuridico<br />

latino proprio dell’autore) e all’armonia tra severità<br />

di vita e moderazione. Infine il valore della stabilitas introdotto<br />

per la prima volta nella vita monastica.<br />

o Il monastero è strutturato su 3 basi: gerarchia, preghiera,<br />

lavoro. L’abate è eletto dalla comunità e svolge il<br />

servizio per tutta la vita. Tutti svolgono lavoro manuale<br />

(e/o intellettuale) per varie ore al giorno. L’opus Dei (ufficio<br />

divino) coinvolge il resto della giornata.<br />

o Nella prima parte della Regola vengono offerte norme<br />

ascetiche molto chiare e preziose che fungono da<br />

fondamento però ad una vita attiva e laboriosa di ispirazione<br />

collettiva. Preghiera e lavoro divengono espressione<br />

di un’attività e ascesi collettive con funzione<br />

anche sociale. Il monaco deve essere personalmente<br />

povero ma il monastero può possedere in collettività e<br />

scambiare prodotti con villaggi e città: il monastero si<br />

configura come centro di spiritualità e di commercio.<br />

a.a. 2012-2013 34


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

Gregorio Magno<br />

Gregorio Magno (Roma 540 ca. - 604), papa (dal 590),<br />

santo e dottore della Chiesa.<br />

o Di nobile famiglia, fu avviato alla carriera politica. Nel 573<br />

divenne prefetto di Roma, ma in seguito maturò la vocazione<br />

alla vita monastica e trasformò la dimora paterna<br />

in un monastero dedicato a Sant’Andrea.<br />

o Nel 578 fu inviato da papa Pelagio II (579-590) come<br />

nunzio presso l’imperatore bizantino Tiberio II per chiedere<br />

sostegno militare contro i longobardi, che avevano invaso<br />

l’Italia. Rientrato a Roma, Gregorio tornò alla vita<br />

monacale, dedicandosi allo studio e alla meditazione.<br />

Nel 590, nel corso di un’epidemia di peste che decimò la<br />

popolazione romana, fu eletto papa. Gregorio risulta<br />

essere il primo monaco che diviene pontefice.<br />

o Il papato - Durante il suo pontificato Gregorio accrebbe il<br />

prestigio del papato e assunse l’egemonia politica in Italia;<br />

benché i longobardi avessero provocato un collasso<br />

pressoché totale dell’amministrazione civile romana, Gregorio<br />

riuscì a gestire assai abilmente i beni della Chiesa;<br />

inoltre, unificando e consolidando i possedimenti ecclesiastici<br />

nel paese, gettò le fondamenta del futuro Stato<br />

Pontificio.<br />

o In campo ecclesiastico, sostenne la tradizionale rivendicazione<br />

del primato del vescovo di Roma sul patriarca<br />

di Costantinopoli e sugli altri vescovi. Profondamente<br />

interessato alla liturgia, vi introdusse numerose riforme,<br />

dettando le norme fondamentali del canto ecclesiastico,<br />

che in seguito prese il nome di canto gregoriano.<br />

o Nel 596 Gregorio inviò in Inghilterra AGOSTINO DI CAN-<br />

TERBURY, priore del suo monastero di Sant’Andrea, insieme<br />

con quaranta monaci, per evangelizzare la popolazione<br />

locale. Il grande successo della missione rese fedeli<br />

al papato gli angli, e i missionari incoraggiarono alla<br />

stessa lealtà quasi tutte le popolazioni nordeuropee.<br />

o Anche in tal modo Gregorio dette un grande impulso al<br />

monachesimo benedettino orientandolo verso<br />

l’azione apostolica: per questo quando era necessario<br />

non esitava a ordinare sacerdoti i monaci a cui affidava<br />

impegni di apostolato, introducendo così un nuovo elemento<br />

nella tradizione benedettina.<br />

o Le opere - I 14 libri di Epistole di Gregorio costituiscono<br />

una ricca fonte di informazioni per comprendere l’uomo e<br />

il suo tempo. Oltre alle lettere e a un certo numero di<br />

omelie, Gregorio scrisse diverse opere di carattere esegetico,<br />

che riscossero vasta fama nel Medioevo. Moralia<br />

è un ricchissimo commento al libro biblico di Giobbe; la<br />

Regula pastoralis descrive la figura del sacerdote ideale;<br />

i Dialoghi, una raccolta di leggende sulle vite dei santi,<br />

contengono la prima biografia di san Benedetto. Sempre<br />

nei Dialoghi Gregorio parla diffusamente<br />

dell’esistenza del purgatorio, dell’importanza delle preghiere/messe<br />

di suffragio per i defunti 60.<br />

60 In particolare le cosiddette “messe gregoriane”. L’origine di questa<br />

prassi (= 30 Messe consecutive in suffragio di un defunto) risale appunto<br />

a S. GREGORIO MAGNO. Nel IV libro dei Dialoghi, a lui attribuito, si<br />

narra di un monaco morto senza riconciliazione con la Chiesa dopo aver<br />

commesso un grave peccato contro la povertà. Dopo trenta giorni du-<br />

Alcuni elementi della dottrina spirituale:<br />

o Gregorio si sofferma a lungo sulla dialettica vita attiva /<br />

vita contemplativa, indicando la seconda come superiore<br />

alla prima per sua propria natura (massima perfezione<br />

raggiungibile sulla terra). Tuttavia la vita attiva supera la<br />

contemplazione nel grado di necessità: non si può conseguire<br />

la salvezza senza buone opere, senza estirpare<br />

vizi e senza praticare le virtù. Mentre si può essere salvi<br />

anche senza aver gustato la contemplazione. Per coloro<br />

però che si dedicano al ministero della predicazione però<br />

la contemplazione risulta necessaria.<br />

o La contemplazione può essere ‘preparazione immediata’<br />

(meditazione di realtà divine per innalzare l’anima<br />

a Dio attraverso la grazia ordinaria) oppure contemplazione<br />

propriamente detta (sapienza sovrannaturale e<br />

percezione divina per grazia straordinaria e temporanea),<br />

da non confondere però con la contemplazione piena che<br />

è riservata alle anime beate del paradiso in continuazione.<br />

o Uso dei beni: Gregorio afferma il diritto della proprietà<br />

privata ma dichiara pure la destinazione comunitaria dei<br />

beni, soprattutto della terra che è bene comune di tutti. I<br />

ricchi sono amministratori, non padroni dei beni della terra,<br />

e quando danno al bisognoso ciò che gli è necessario<br />

fanno opera di giustizia, non di misericordia. Gregorio<br />

propose una sorta di prestito rurale per sostenere quanti<br />

rischiavano di cadere in schiavitù per debiti.<br />

Esperienze minori<br />

o MARCELLINA nacque a Roma (o, Treviri) da famiglia patrizia<br />

verso il 327 e si convertì in gioventù al cristianesimo.<br />

Fu maestra di fede per i fratelli minori, Satiro e Am-<br />

rante i quali era stata celebrata per lui una Messa quotidiana di suffragio<br />

apparve ad un confratello annunciando la sua liberazione dalle pene del<br />

purgatorio (cfr. Dialoghi IV, 55). Il racconto non sembra avere la pretesa<br />

di essere strettamente storico, ma ha piuttosto un carattere illustrativo,<br />

esemplare, secondo un genere letterario assai diffuso nel medio evo.<br />

Esprime comunque una prassi che si è diffusa soprattutto verso l’anno<br />

1000 non senza ricadute negative sulla teologia e sulla prassi della<br />

Messa che finì sovente di essere percepita in primo luogo come preghiera<br />

di suffragio. Tant’è che persino al Concilio di Trento (Sess. XXII)<br />

le “Messe gregoriane” appaiono fra gli abusi da correggere (cfr. Acta<br />

Conc. Trid. t. 8, p. 743 e 917). Non furono abolite soprattutto per rispetto<br />

verso san Gregorio Magno al quale ne veniva attribuita l’istituzione e<br />

anche per la larga diffusione popolare. Si tratta di una prassi lecita e<br />

suggerita da autentica fede e devozione, ma che rischia di legare la salvezza<br />

all’automatismo, cioè alla semplice e materiale esecuzione delle<br />

trenta Messe consecutive. Fin dal 1967 il magistero, per evitare questo<br />

malinteso con qualche sconfinamento verso la magia, ha previsto una<br />

deroga nella successione ininterrotta di queste Messe per un improvviso<br />

impedimento o altra ragionevole causa (cfr. testo completo in Enchiridion<br />

Vaticanum 2, 966).<br />

Pur accettando questa pia e antica tradizione, che esprime una<br />

grande fede nel valore del sacrificio di Cristo, non bisogna mai dimenticare<br />

che nulla possiamo sapere riguardo alle modalità applicative di<br />

questa grazia da parte di Dio. Pertanto non si può affermare con certezza<br />

che dopo la celebrazione di trenta Messe il defunto sia liberato dalle<br />

pene del purgatorio. Infine non dimentichiamo che il sacrificio di Cristo<br />

diventa pienamente efficace per noi e i nostri defunti nella misura in cui<br />

la nostra esistenza diventa concreta partecipazione alla vita di Cristo. -<br />

Da un articolo di S. SIRBONI in Vita Pastorale.<br />

a.a. 2012-2013 35


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 12<br />

brogio, soprattutto dopo la morte della madre. Nel giorno<br />

di Natale del 353 la donna ricevette il velo verginale da<br />

papa Liberio in S. Pietro in Vaticano. Nel 374, all’elezione<br />

del fratello Ambrogio, si trasferì con lui e Satiro a Milano.<br />

Nella città lombarda Marcellina continuò la vita comunitaria<br />

con le compagne venute da Roma. Morì nel 397<br />

e fu sepolta nella basilica ambrosiana.<br />

o EUSEBIO, nacque in Sardegna tra la fine del III e l’inizio<br />

del IV secolo. Durante gli studi ecclesiastici a Roma si<br />

fece apprezzare da papa Giulio I che verso il 345 lo nominò<br />

vescovo di Vercelli. Qui stabilì per sé e per i<br />

suoi preti l’obbligo della vita in comune, collegando<br />

l’evangelizzazione con lo stile monastico. Si attirò<br />

l’ostilità degli ariani e dello stesso imperatore Costanzo<br />

che lo mandò in esilio in Asia insieme a Dionigi, vescovo<br />

di Milano. Venne torturato, soffrì la fame, ma nel 362 ebbe<br />

finalmente la fortuna di ritornare a Vercelli. Riprese<br />

l’evangelizzazione delle campagne. Ma si spinse anche<br />

in Gallia. La tradizione lo considera anche fondatore di<br />

due noti santuari: quello di Oropa (Biella) e di Crea (Alessandria).<br />

Nel 371 la morte lo colse nella sua città episcopale,<br />

che ne custodisce tuttora le reliquie nel Duomo.<br />

o PAOLINO DA NOLA, discendeva da ricca famiglia patrizia<br />

romana (nacque nel 355 a Bordeaux, dove il padre era<br />

funzionario imperiale) e favorito nella carriera politica da<br />

amicizie altolocate, divenne «consul suffectus», cioè sostituto,<br />

e governatore della Campania. Incontrò il vescovo<br />

AMBROGIO DI MILANO e il giovane AGOSTINO DI IPPONA, dai<br />

quali fu avviato alla fede cristiana. Ricevuto il battesimo<br />

verso i venticinque anni, durante un viaggio in Spagna<br />

conobbe e sposò Therasia. Dopo la morte prematura<br />

dell’unico figlioletto, Celso, entrambi si dedicarono interamente<br />

all’ascesi cristiana, sul modello di vita<br />

monacale orientale. Così, di comune accordo distribuirono<br />

le ingenti ricchezze ai poveri, e si ritirarono nella Catalogna,<br />

deve venne ordinato prete. A Nola, poi, diede inizio<br />

alla costruzione di un santuario, ma si preoccupò<br />

anzitutto di erigere un ospizio per i poveri, adattandone<br />

il primo piano a monastero, dove si ritirò con Therasia<br />

e alcuni amici. Nel 409 fu eletto vescovo di Nola. Morì<br />

a 76 anni, nel 431.<br />

o S. ONORATO, (Trèves, Francia, 370 circa - Arles, Francia,<br />

16 gennaio 429). Grazie ad alcuni discepoli di S.MARTINO<br />

DI TOURS, Onorato venne a conoscenza della Regola di<br />

s. Pacomio. Verso l’anno 405 scelse l’isola più distante<br />

dalla terraferma tra quelle dell’arcipelago di Lérins, e vi<br />

fondò una comunità che nel giro di soli vent’anni si<br />

sviluppò sino a divenire il grande e celebre monastero<br />

di Lérins. La nuova comunità si basò fortemente sulla<br />

regola pacomiana: alcuni monaci preferirono la vita comunitaria,<br />

mentre altri optarono per divenire anacoreti,<br />

vivendo in celle disposte attorno agli edifici principali. Ebbe<br />

così inizio la seconda e più importante fase del monachesimo<br />

in terra gallica. Presto Onorato ricevette<br />

l’ordinazione presbiterale e rimase quale padre spirituale<br />

presso il monastero da lui fondato, sino a quando nel 426<br />

ricevette la nomina a vescovo di Arles. Il monastero<br />

fondato dal santo nell’arcipelago mediterraneo iniziò<br />

a costituire un modello per altri numerosi nuovi cen-<br />

tri di spiritualità che iniziarono a sorgere in Francia ed<br />

in Europa, che non esitarono ad ispirarsi alla Regola di<br />

Sant’Onorato, ma è ancora oggi più che mai famoso ed<br />

attivo.<br />

Monachesimo irlandese<br />

L’evangelizzazione dell’Irlanda costituì l’epopea dei<br />

missionari che provenivano dalla Gallia.<br />

o Di qui infatti proveniva l’irlandese SAN PATRIZIO (390ca-<br />

460), che a Lérins aveva perfezionato i suoi studi. I missionari<br />

varcano il mare e giungono in Galles, per poi<br />

spingersi nelle brughiere di trifoglio di questo paese ancora<br />

pagano (la leggenda vuole che per rappresentare la<br />

trinità s.Patrizio usasse il trifoglio, che perciò è diventato<br />

il simbolo nazionale irlandese). Nell’Europa occidentale,<br />

infatti, a differenza di quanto era accaduto in Oriente, il<br />

cristianesimo aveva attecchito soprattutto nelle città. Lasciando<br />

alle loro divinità le campagne. Nella campagne,<br />

dunque, occorreva confrontarsi con gli antichi culti, che<br />

venivano talvolta assimilati, ma assai più spesso respinti.<br />

o L’età aurea del monachesimo irlandese è da collocarsi<br />

tra il VII e VIII secolo. S. FINIANO DI CLONARD, S. GILDAS,<br />

S. CADOC DI LLANCARVAN, S. COLOMBA DI DERRY fondano<br />

ovunque centri monastici che estendono la propria autorità<br />

anche al di sopra delle diocesi. A Kildare, è addirittura<br />

la badessa del monastero femminile di Santa Brigida a<br />

coadiuvare il vescovo.<br />

Ma la figura senza dubbio più significativa è quella di<br />

SAN COLOMBANO (540-615). Con questo santo il monachesimo<br />

irlandese riprende la via della missione.<br />

o Colombano studiò sotto la guida di san Comgall nel monastero<br />

di Bangor (Ulster), e a circa quarant’anni si recò<br />

nel continente con 12 compagni; fondò i monasteri di Annegray,<br />

Luxeuil e Fontaines, nella regione dei Vosgi, nel<br />

nord-est della Francia. Nel 614 fondò il monastero di<br />

Bobbio, sull’Appennino piacentino. Scrisse una Regola<br />

monachorum particolarmente severa e dura.<br />

Molti imitano il santo missionario in altre parti d’Europa.<br />

Sono asceti itineranti, che percorrono miglia e miglia, con<br />

una borraccia, un sacco, entro cui tengono qualche libro e<br />

una capsula, dove conservano il bene più prezioso: l’ostia<br />

consacrata. Il loro monachesimo è eroico ma poco imitabile.<br />

Occorre una struttura, al cui interno la disciplina si coniughi<br />

con l’amore di Dio. Sarà l’intuizione di Benedetto da<br />

Norcia.<br />

o Agostino di Canterbury († 604), abate benedettino a<br />

Roma, fu invitato da s. Gregorio Magno come vescovo<br />

con 40 monaci ad evangelizzare l’Inghilterra, ricaduta<br />

nell’idolatria sotto i Sassoni. Qui fu ricevuto da Etelberto,<br />

re di Kent che aveva sposato la cattolica Berta, di origine<br />

franca. Etelberto si convertì, aiutò Agostino e gli permise<br />

di predicare in piena libertà. Nel Natale successivo al suo<br />

arrivo in Inghilterra, più di diecimila Sassoni ricevettero il<br />

battesimo. Il Papa inviò altri missionari e nominò arcivescovo<br />

e primate d’Inghilterra Agostino.<br />

a.a. 2012-2013 36


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 13<br />

<strong>Scheda</strong> 13 <strong>–</strong> Le invasioni barbariche<br />

Con l’espressione invasioni barbariche si intendono le<br />

irruzioni delle popolazioni germaniche poste a est del Reno<br />

e a nord del Danubio: Germani orientali (Ostrogoti, Visigoti,<br />

Burgundi, Vandali, Longobardi), e Germani occidentali<br />

(Franchi, Bàvari, Alemanni, Turingi, Sàssoni, Angli).<br />

o 375 <strong>–</strong> gli Unni provenendo da est, irrompono in Crimea,<br />

distruggono il regno degli Alani, spingono i Visigoti contro<br />

la frontiera romana<br />

o 378 <strong>–</strong> l’imperatore VALENTE è sconfitto dai Visigoti ad Adrianopoli.<br />

o 390 <strong>–</strong> gli Unni si stanziano in Pannonia e vi stabiliscono<br />

una monarchia.<br />

o 400 <strong>–</strong> i Visigoti guidati da ALARICO irrompono in Italia.<br />

o 410 <strong>–</strong> sacco di Roma da parte di ALARICO.<br />

o 428 <strong>–</strong> l’esercito romano si ritira dalla Britannia.<br />

o 429-439 <strong>–</strong> i Vandali invadono dall’Iberia l’Africa Romana<br />

e vi impiantano un regno.<br />

o 449 <strong>–</strong> Angli, Sassoni, invadono la Britannia. Irlanda rimane<br />

illesa.<br />

o 452 <strong>–</strong> ATTILA devasta l’Italia settentrionale. Incontro con<br />

PAPA LEONE.<br />

o 455 <strong>–</strong> GENSERICO a capo dei Vandali saccheggia Roma<br />

per 14 giorni.<br />

o 475-485 <strong>–</strong> i Visigoti penetrano in Spagna.<br />

o 476 <strong>–</strong> ODOACRE depone ROMOLO AUGUSTOLO ultimo imperatore<br />

romano e governa l’Italia come re degli Eruli.<br />

o 486 <strong>–</strong> CLODOVEO (figlio di MEROVEO) fondatore della prima<br />

dinastia dei re di Francia (merovingi) <strong>–</strong> 496 conversione<br />

al cristianesimo romano cattolico <strong>–</strong> 511 morte di<br />

CLODOVEO e divisione del Regno tra i figli.<br />

o 493 <strong>–</strong> TEODORICO ostrogoto governa l’Italia come patricius<br />

romanorum e istaura la pax teodosiana.<br />

o 515-530 <strong>–</strong> un anonimo chierico romano raccoglie le<br />

prime notizie di storia ecclesiastica che costituiscono<br />

il nucleo del Liber Pontificalis.<br />

o 554 <strong>–</strong> GIUSTINIANO (527-565) imperatore orient. riduce<br />

l’Italia allo stato di provincia imperiale<br />

o 569 <strong>–</strong> invasione Longobarda dal nord Italia (Cividale, Aquileia,<br />

Treviso, Vicenza, Verona, Milano, Pavia) poi Bergamo,<br />

Trento, Brescia, Parma, Modena, Bologna, Imola,<br />

Adriatico, Benevento (570), Spoleto (574).<br />

o 589 <strong>–</strong> conversione dei Visigoti.<br />

o 600 <strong>–</strong> conversione dei Longobardi.<br />

o 649 <strong>–</strong> rottura del papato con Bisanzio per crisi monotelista.<br />

o 715-731 <strong>–</strong> crisi per lotta iconoclasta: papa Gregorio II<br />

cappeggia ribellione di Roma e Ravenna contro<br />

l’imperatore.<br />

L’invasione dell’impero romano comincia nel 375<br />

con gli Unni e va fino al 568 con i Longobardi. Le migrazioni<br />

si dirigono dal nord-est al sud-ovest, attraverso la<br />

Gallia e la Spagna: i Vandali giungono in Nord Africa nel<br />

430, mentre in Italia si insediano TEODORICO (a Ravenna<br />

nel 493), e poi i Longobardi (nel Friuli nel 568). Mentre<br />

l’impero romano di Oriente è appena sfiorato dalle invasioni,<br />

l’impero romano di Occidente ne subisce tutta<br />

la violenza e crolla in frantumi e, con esso, tutto il<br />

mondo antico.<br />

o I Germani distruggono non solo l’impalcatura politicomilitare,<br />

ma anche il governo centrale e la compagine<br />

delle province. Nell’anno 410 avviene la presa di Roma<br />

da parte di Alarico, re dei Goti. L’aristocrazia romana,<br />

ancora in parte legata al paganesimo, accusa il Cristianesimo<br />

di questa sciagura. Sant’Agostino risponde con il<br />

suo celebre trattato «La Città di Dio».<br />

o Va detto tuttavia che per lungo tempo, attraverso un processo<br />

di infiltrazione, i soldati barbari e i loro condottieri<br />

erano stati i migliori sostenitori dell’impero di fronte agli<br />

ultimi imperatori-ombra. Quando nel 475-476 ODOACRE<br />

depose ROMOLO AUGUSTOLO, nel sud dell’Europa sorsero<br />

alcuni regni romano-barbarici, prima dipendenti<br />

da Costantinopoli, poi sempre più autonomi. Soprattutto<br />

è da sottolineare il declino e la rovina della civiltà antica,<br />

sebbene attraverso un processo lento e graduale e non<br />

senza conservare elementi importanti.<br />

o Tale decomposizione e la successiva ricostruzione durarono<br />

dei secoli: l’Europa perse molto della sua fisionomia<br />

e assunse un aspetto nuovo. Nacque l’Occidente o, meglio,<br />

la Cristianità.<br />

o Nel periodo di transizione non mancano uomini di notevole<br />

personalità, mediatori della cultura antica in Occidente:<br />

per esempio SEVERINO BOEZIO 61, filosofo e martire<br />

della fede, «ultimo dei Romani» e «primo degli Scolastici»;<br />

CASSIODORO 62, prima console e senatore, introdusse<br />

nei monasteri il lavoro intellettuale e la trascrizione<br />

dei manoscritti classici; SAN BENEDETTO, imponente figura<br />

e fondatore del monachesimo europeo; lo stesso imperatore<br />

TEODORICO 63 (re degli Ostrogoti).<br />

61 BOEZIO, ANICIO MANLIO TORQUATO SEVERINO (Roma 480 ca. - Pavia<br />

524 ca.), filosofo e matematico latino. Nato da nobile famiglia, Boezio<br />

si guadagnò la stima di Teodorico, il re degli ostrogoti che allora governava<br />

Roma, e nel 510 venne nominato console. Accusato di tradimento<br />

dai suoi nemici, benché innocente, venne incarcerato a Pavia e<br />

infine giustiziato. Durante la prigionia scrisse il De Consolatione philosophiae<br />

(523 ca.), un’opera filosofica in forma allegorica che ebbe un influsso<br />

enorme sul pensiero medievale.<br />

62 CASSIODORO, FLAVIO MAGNO AURELIO (Squillace 490 ca. - Vivario<br />

583 ca.), uomo politico, letterato e storico romano. Figlio di un funzionario<br />

del re ostrogoto Teodorico, svolse numerosi incarichi politici: nel 507<br />

fu nominato questore, nel 514 console e nel 523 segretario di Teodorico.<br />

Cassiodoro si impegnò per fondere l’elemento romano con quello gotico<br />

e per attuare una politica di mediazione tra le varie popolazioni barbariche<br />

assoggettate all’impero; quando però il generale Belisario catturò e<br />

fece prigioniero il sovrano ostrogoto Vitige (540), Cassiodoro si ritirò dalla<br />

scena politica e fondò il monastero di Vivario presso Squillace, in Calabria,<br />

dove trascorse il resto dei suoi anni, dedicandosi allo studio e alla<br />

scrittura. Qui istituì uno scriptorium per la raccolta e la riproduzione di<br />

manoscritti, che fu modello per i successivi monasteri medievali.<br />

63 TEODORICO IL GRANDE (Pannonia 454 ca. - Ravenna 526), re degli<br />

ostrogoti (474-526) e fondatore del regno ostrogoto in Italia. Originario<br />

della provincia romana della Pannonia, figlio del re ostrogoto Teodemiro,<br />

fu tenuto in ostaggio ed educato presso la corte di Costantinopoli, capitale<br />

dell’impero bizantino. Alla morte del padre (474) tornò fra i goti e fu<br />

eletto re; nel corso dei quattordici anni che seguirono si pose al servizio<br />

dell’imperatore bizantino Zenone che nel 488 gli ordinò di invadere l’Italia<br />

per detronizzare Odoacre, il re germanico che aveva deposto<br />

(476) Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore d’Occidente. Nelle tre<br />

battaglie decisive sull’Isonzo, a Verona e a Pavia (489), Teodorico mise<br />

a.a. 2012-2013 37


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 13<br />

Nel periodo di transizione tra Bisanzio e i barbari<br />

emerse il papato. Infatti il venir meno del potere dell’imperatore<br />

bizantino in Italia e sull’Occidente e la prima separazione<br />

fra la Chiesa orientale e occidentale a causa della<br />

controversia monofisita, furono cause favorevoli all’indipendenza<br />

dei vescovi di Roma. Ma questi dovettero superare<br />

altri ostacoli.<br />

o I nuovi dominatori erano tutti passati all’eresia ariana,<br />

mentre gli indigeni romani erano rimasti cattolici: vi fu una<br />

scissione profonda che rese impossibile una effettiva collaborazione.<br />

Il papato venne a trovarsi tra due fuochi:<br />

i Bizantini da una parte, i Goti e Longobardi invasori<br />

dall’altra. Riuscirà a liberarsi più tardi, alleandosi con<br />

una stirpe germanica e una Casa reale autonoma da Bisanzio<br />

che aveva ricevuto il Cristianesimo nella sua forma<br />

cattolica: i Franchi. Il loro crudele re CLODOVEO (466<br />

ca - 511), nella festa di Natale del 496, si era fatto battezzare<br />

con i grandi del suo regno da S. REMIGIO, vescovo<br />

di Reims (436-533). I Franchi erano il popolo del futuro.<br />

Infatti: mentre gli altri Stati germanici scomparvero<br />

con le loro chiese nazionali ariane, Il regno franco, alleandosi<br />

con la Chiesa universale dominerà l’Europa nei<br />

secoli seguenti.<br />

o Il periodo delle invasioni: a cominciare dal secolo VI,<br />

divenne sempre più un’epoca di barbarie. Interminabili<br />

guerre portarono il sovvertimento dell’ordine e la rilassatezza<br />

del costume morale. Scomparve la vita intellettuale<br />

e si imposero i bisogni elementari del vivere. Papa Agatone<br />

e il suo sinodo del 678 contro i monoteliti lamentano<br />

accoratamente che non si trova più tempo per le attività<br />

culturali e imperversa la furia dei vari popoli.<br />

o In questo cruciale momento in cui crollarono gli ordinamenti<br />

sociali, politici, economici e religiosi, la Chiesa divenne<br />

baluardo della civiltà e la consolatrice dei miseri. E<br />

noto che il papa Leone Magno affrontò le orde selvagge<br />

di Attila nel 460, ma anche i vescovi di altre città<br />

si comportarono coraggiosamente rimanendo nelle loro<br />

sedi, accanto al popolo, durante la tempesta. Furono essi<br />

a curare l’approvvigionamento e la distribuzione dei viveri<br />

e a incoraggiare gli oppressi.<br />

in rotta l’esercito di Odoacre costringendolo a rifugiarsi a Ravenna.<br />

L’assedio durò tre anni, Odoacre si arrese ma venne assassinato a tradimento<br />

nel corso di un banchetto (493). Teodorico spostò la capitale<br />

del regno a Ravenna e nel 498 ricevette il titolo di patrizio dal nuovo<br />

imperatore d’Oriente Anastasio I. La sua attività di governo mirò a<br />

integrare l’elemento ostrogoto e quello romano, a promuovere lo sviluppo<br />

agricolo e commerciale dei territori conquistati, a instaurare solidi legami<br />

con i popoli vicini (visigoti, burgundi, vandali e franchi) attraverso<br />

un’accorta politica matrimoniale. Riconoscendo la grandezza della civiltà<br />

romana, si avvalse dell’opera di consiglieri latini quali BOEZIO e<br />

CASSIODORO e lasciò nelle mani di funzionari latini anche la cura<br />

dell’amministrazione del regno. Le leggi del cosiddetto “Editto di Teodorico”<br />

furono raccolte e compilate sulla base del codice di diritto romano.<br />

Benché di religione ariana, il sovrano si mostrò tollerante verso la Chiesa<br />

di Roma e il nuovo regno conobbe un periodo di pace e di prosperità<br />

senza precedenti. Quando Teodorico morì, gli succedette la figlia Amalasunta<br />

come reggente per il proprio figlio Atalarico. Il re ostrogoto fu<br />

sepolto nell’imponente mausoleo di Ravenna, tuttora esistente.<br />

Limiti e vantaggi<br />

Il processo di cristianizzazione dei Germani sarà molto<br />

lungo e complesso: una lenta crescita tra lotte e fermentazione<br />

di valori.<br />

o L’incontro del messaggio evangelico con l’elemento germanico<br />

si distingue nettamente dall’incontro del cristianesimo<br />

con il mondo greco-romano del paganesimo. Avviene<br />

e si sviluppa soprattutto attraverso la forza del sentimento<br />

e si manifesta anche nell’arte religiosa con lo stile<br />

romanico primitivo. Non si verificherà invece alcun<br />

tentativo di sintesi teologica, anzi, sorgeranno vari pericoli<br />

per la genuinità della dottrina cristiana. In particolare<br />

possiamo elencare i seguenti:<br />

o 1. deformazione immaginosa della predicazione cristiana.<br />

Alcuni concetti vengono sostituiti con immagini<br />

fantastiche inadeguate, per esempio la concezione di<br />

Cristo come duca-dux-koenig a cui si promette e si mantiene<br />

fedeltà; come re nazionale, la cui umiltà terrena<br />

sconcerta e i cui apostoli appaiono come valorosi guerrieri<br />

di un sovrano o feudatari;<br />

o 2. corruzione magico-superstiziosa nelle forme di<br />

culto. Nell’abbondanza di culti magici e di superstizione<br />

si affermano concezioni naturali, anzi naturalistiche, nel<br />

culto del santi, delle reliquie e dei defunti, sia all’inizio<br />

che alla fine di quest’epoca;<br />

o 3. contraffazione della morale cristiana. Il diritto germanico<br />

si scontra particolarmente con la morale evangelica:<br />

il costume della faida (= vendetta), del guidrigildo,<br />

(= risarcimento per danni morali o materiali), dell’ordalia<br />

(= «giudizio di Dio»), contraddice l’amore evangelico, così<br />

come l’uso brutale della forza, la crudeltà dei principi, i<br />

frequenti omicidi, la lussuria e I’adulterio fin quasi alla poligamia,<br />

lo sfruttamento della servitù, ecc.;<br />

o 4. esaltazione del diritto «privato» sul diritto «pubblico».<br />

Il più potente sottomette il nemico e confisca i suoi<br />

beni; l’istituto della «chiesa privata» (= Eigenkirche), considerata<br />

come proprietà del ricco possidente.<br />

o Si noti la differenza tra questa germanizzazione del<br />

Cristianesimo e la giudaizzazione o ellenizzazione<br />

tentate in precedenza: ora non esiste un pencolo essenziale<br />

per la dottrina cristiana, perché non si tratta di<br />

un tentativo cosciente di interpretazione teologica del<br />

Vangelo. Esiste, in misura limitata; un impoverimento della<br />

Rivelazione a causa di insufficienze cultura: i numerosi<br />

offuscamenti della dottrina cristiana non rappresentarono<br />

un pericolo mortale, e la Chiesa fu in grado di superarli.<br />

Si può dire però che, in complesso, prevalgono i vantaggi:<br />

la Chiesa può esplicare bene il suo lavoro educativo<br />

e missionario tra i barbari. Su questa evangelizzazione dei<br />

nuovi popoli si fonda tutta la civiltà cristiana medievale.<br />

o Questi popoli giovani e spiritualmente poveri, passando<br />

al Cristianesimo riconoscono senz’altro la superiorità<br />

della nuova religione e il valore della Chiesa; accettano<br />

con semplicità e passività il Vangelo come viene presentato<br />

dalla predicazione missionaria; non tentano alcuna<br />

penetrazione filosofica della fede. Di qui<br />

l’atteggiamento fondamentale che dominerà il millennio<br />

successivo: lo spirito di fede nella Chiesa; l’unitarietà del-<br />

a.a. 2012-2013 38


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 13<br />

la vita religiosa in tutto l’Occidente che durerà fino alla Riforma<br />

protestante; la superiorità culturale del clero.<br />

o I popoli barbari portano al Cristianesimo una grande<br />

forza, un animo ricco di sensibilità, capace di creazioni<br />

originali nel campo della mistica, della pietà e dell’arte.<br />

La dottrina morale e la prassi pastorale della Chiesa riceveranno<br />

molto dalla mentalità germanica, per esempio<br />

nella disciplina penitenziale; la stessa teologia sarà influenzata,<br />

specie in S. ALBERTO MAGNO, ma anche in<br />

s. TOMMASO; alcune forme di amministrazione ecclesiastica<br />

verranno introdotte da papi, vescovi e imperatori tedeschi.<br />

o È da mettere in rilievo la straordinaria venerazione religiosa<br />

che questi popoli ebbero per il sacerdozio, e<br />

soprattutto per il suo più alto rappresentante, il papa, regnante<br />

nella lontana Roma, il cui fascino è immenso in<br />

ogni parte del mondo: nascono la devozione a san Pietro<br />

e la tradizione dei pellegrinaggi alle tombe degli apostoli,<br />

quasi preludio al movimento religioso degli Anni Santi.<br />

o Si tenga presente anche il fattore linguistico: la lingua latina<br />

sarà il presupposto dell’unità della civiltà cristiana<br />

occidentale, il legame profondo fra tanti e così diversi<br />

popoli barbari.<br />

In seguito, e logicamente, l’azione pedagogica della<br />

Chiesa porterà all’emancipazione e all’autonomia le varie<br />

popolazioni; sovrani e principi diventano «maggiorenni». Si<br />

prepareranno in germe la decadenza e la lotta fra Chiesa e<br />

impero, fra sacerdotium et imperium.<br />

o Dopo il Mille si formeranno le individualità nazionali, cioè<br />

gli Stati nazionali contro il Sacro Romano Impero universale:<br />

o all’unità dell’organismo ecclesiastico subentreranno il pluralismo,<br />

il soggettivismo, le tendenze centrifughe;<br />

o al clero dominante succederà il laicato, come espressione<br />

delle molteplicità nazionali. È il momento della disgregazione<br />

religiosa e sociale.<br />

Questo processo di dissoluzione porterà, nell’autunno<br />

del Medioevo, ai fenomeni dell’Umanesimo e del Rinascimento.<br />

La conversione dei nuovi popoli<br />

Le invasioni portarono nuovi popoli a contatto con il<br />

mondo romano e con l’ambiente cristiano. Ma, mentre il<br />

primo andò definitivamente in rovina, il secondo esercitò un<br />

influsso decisivo sulle tradizioni religiose e sui costumi dei<br />

barbari.<br />

o Dal punto di vista dell’evangelizzazione, possiamo dividere<br />

questo mondo barbarico in due gruppi: il primo, totalmente<br />

pagano, è costituito dai Franchi; il secondo, formato<br />

da tutti gli altri popoli, aderisce in gran parte all’eresia<br />

ariana.<br />

o Alla Chiesa si poneva subito il problema di una strategia<br />

missionaria. L’episcopato gallo-romano guardava con interesse<br />

al giovane capo dei Franchi, CLODOVEO (466 ca<br />

- 511): un politico ambizioso che, a sua volta, aveva scorto<br />

nel Cristianesimo una forza da conquistare e con la<br />

quale allearsi. Dopo aver sposato la principessa cattolica<br />

Clotilde e aver fatto battezzare i figli, Clodoveo vinse gli<br />

Alemanni a Tolbiac nel 496 e, nel giorno di Natale dello<br />

stesso anno, si fece battezzare a Reims insieme con<br />

tremila dei suoi soldati. L’avvenimento fu considerato<br />

come l’inizio di una nuova èra e rappresentò una specie<br />

di progenitura della Gallia in seno alla Chiesa cattolica.<br />

o Venendo dopo quella di Costantino, la conversione religioso-politica<br />

di Clodoveo convinse i vescovi che bisognava<br />

anzitutto occuparsi dei sovrani, come tappa per la<br />

conquista dei loro sudditi al Vangelo. Nell’anno 500 viene<br />

battezzato anche Sigismondo, re dei Burgundi, imitato<br />

da una parte notevole dei suoi nobili. Un risultato simile<br />

fu ottenuto presso gli Svevi e in maniera pacifica, mentre<br />

presso i Visigoti ci furono resistenze e violenze.<br />

o Protagonisti sono i vescovi san Remigio di Reims, sant’Avito<br />

di Vienne in Gallia,san Martino di Braga in Portogallo<br />

(per gli Svevi) e san Leandro di Siviglia per i Visigoti<br />

di Spagna. Un editto pose sullo stesso piano i cattolici di<br />

antica data, quelli di origine gallo-romana e i nuovi convertiti<br />

burgundi: si preparava così la fusione delle diverse<br />

stirpi sotto l’egida della religione cristiana. Fino a questo<br />

momento la partecipazione di Roma all’attività missionaria<br />

in Europa fu assai limitata: il primo compito sembrava<br />

quello di resistere ai barbari, di salvare i territori non ancora<br />

invasi, di soccorrere le popolazioni colpite.<br />

o Nel giro di pochi anni (452-455), S. LEONE MAGNO (400<br />

ca - 461) è costretto ad affrontare ATTILA, capo degli Unni,<br />

e GENSERICO, re del Vandali. Sotto il pontificato dei<br />

suoi successori, la presenza dei Longobardi aggravò la<br />

situazione facendola precipitare fino all’anarchia. Sorse<br />

allora la figura di un grande papa, S. GREGORIO MAGNO<br />

(590-604), che esercita le funzioni di capo della Chiesa<br />

attraverso una fitta corrispondenza epistolare con i vescovi<br />

d’Italia e d’Europa, con i patriarchi di Oriente, con<br />

gli imperatori e le imperatrici, con re e principi, governatori<br />

di provincia e amministratori delle proprietà pontificie. Il<br />

suo nome è anche legato alla spedizione missionaria in<br />

Inghilterra per la conversione degli Anglosassoni.<br />

o È noto che Gregorio tentò anche la conversione dei Longobardi,<br />

soprattutto per mezzo della regina TEODOLINDA,<br />

una principessa cattolica ch’egli diresse spiritualmente.<br />

Come Clotilde per Clodoveo e Berta per Etelberto, anch’ella<br />

influì sul marito AGILULFO, fece battezzare i suoi<br />

figli e costruì alcune chiese.<br />

o Il genio di questo pontefice si rivela nella sua sapienza<br />

romana, nell’arte del governo nell’instancabile attività pastorale,<br />

politica ed economica. Sebbene malato per tuta<br />

la vita, Gregorio Magno fu l’artefice dell’autorità morale<br />

del papato e l’iniziatore del futuro Stato della Chiesa. A<br />

lui si deve l’inizio del cammino spirituale dell’Europa dal<br />

paganesimo allo sviluppo del Cristianesimo.<br />

Il papato ha ormai preso in mano le redini dell’evangelizzazione<br />

europea. Conosciamo le varie fasi nelle regioni<br />

del nord.<br />

o In Turingia il Cristianesimo penetra nel VI secolo e si afferma<br />

per opera di S. COLOMBANO (540 ca - 615) e di san<br />

Gallo (560 ca - 650 ca), fondatori di numerosi monasteri<br />

benedettini.<br />

a.a. 2012-2013 39


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 13<br />

o In Frisia due santi missionari franchi, Amando e Egidio,<br />

vedono annullare i loro sforzi perché appartengono alla<br />

stirpe dei dominatori, e allora l’anglosassone WILLIBRORD<br />

(658 ca - 739) diventa il vero «apostolo della Frisia» (attuale<br />

Olanda). Prima di dedicarsi all’apostolato, egli si reca<br />

a Roma con dodici compagni per ottenere dal papa<br />

s. Sergio I (687-701) il mandato apostolico e le reliquie<br />

dei martiri per le chiese che avrebbe costruito. Dopo cinque<br />

anni di lavoro, WILLIBRORD vi ritornò per presentare<br />

al pontefice i frutti della sua missione e per sollecitare l’istituzione<br />

di una gerarchia locale. Morirà vescovo e santo<br />

nel 739.<br />

o Un periodo decisivo si aprì per tutti i territori della Germania<br />

con l’arrivo di S. BONIFACIO (675-754), senza dubbio<br />

il più grande missionario dell’epoca. Discepolo e<br />

compagno di S. WILLIBRORD, VINFRIDO (tale il suo nome<br />

di battesimo) superò il maestro nell’opera di estensione,<br />

organizzazione e purificazione della Chiesa.<br />

o Nato nel 675 da nobile famiglia anglosassone, riceve una<br />

solida formazione umanistica e religiosa nei monasteri<br />

benedettini. A 40 anni lascia il chiostro per 35 anni di<br />

missione: si reca a Roma, dove ottiene da Gregorio II il<br />

mandato di evangelizzare tutte le genti pagane e di battezzarle<br />

secondo il rito romano. Con metodo personale si<br />

butta nell’opera missionaria, e quindi si dedica all’organizzazione<br />

e al consolidamento delle Chiese. Nel 737<br />

torna a Roma per la terza volta e il papa Gregorio III gli<br />

conferisce il titolo di metropolita e di Legato pontificio.<br />

o La sua grande missione si riassume in quattro punti:<br />

1) conversione dei pagani in Assia e in Frisia; 2) rafforzamento<br />

di tutte le Chiese di Germania; 3) strutturazione<br />

di monasteri e di diocesi; 4) riforma della Chiesa in Francia<br />

come Legato di papa Zaccaria. Fu soprattutto il creatore<br />

delle tradizioni religiose di timbro romano, in collaborazione<br />

con la sede papale e le autorità civili, e mediante<br />

intelligenti esperienze catechetiche. Morì martire nel 755,<br />

massacrato con numerosi compagni, quasi per caso,<br />

mentre stava effettuando un giro di predicazione. La sua<br />

tomba, a Fulda, è ancora oggi il centro storico-religioso<br />

della Germania cattolica.<br />

Anche i monaci franchi, benché non dimostrassero uno<br />

zelo missionario pari a quello degli irlandesi e degli anglosassoni,<br />

lavorarono generosamente per la conversione dei<br />

popoli dell’Europa settentrionale.<br />

o Primi fra tutti ad abbracciare la fede cristiana furono gli<br />

abitanti della Danimarca: S. ANSGARIO (= Oscar) fu il loro<br />

apostolo. Precettore del re, curò soprattutto l’istruzione e<br />

l’educazione dei fanciulli. Si recò anche in Svezia, dove<br />

nessuno prima di lui aveva predicato il Vangelo. Divenuto<br />

vescovo di Amburgo e Legato pontificio presso i popoli<br />

nordici, visse fino alla morte (865) tra fiere tribù in condizioni<br />

durissime e privo di umano sostegno.<br />

o I SANTI CIRILLO e METODIO, apostoli degli Slavi - Nell’evangelizzazione<br />

degli Slavi meridionali (Sloveni, Croati,<br />

Serbi e Bulgari) intervennero molti fattori: la Santa Sede<br />

romana, l’episcopato cattolico, l’impero d’Occidente, l’impero<br />

bizantino e il patriarcato di Costantinopoli. La conversione<br />

degli Slavi occidentali (Moravi e Boemi) è legata<br />

invece ai nomi dei due più grandi missionari bizantini, i<br />

fratelli CIRILLO (827-869) e METODIO (825 ca - 885), protagonisti<br />

di una rinascita politica, culturale, religiosa che,<br />

dalla metà del secolo IX, coinvolgerà buona parte dell’Europa<br />

orientale e del mondo slavo. Originari della Grecia,<br />

essi vennero designati dall’imperatore Michele III a<br />

dirigere la missione di Moravia, perché conoscevano il<br />

dialetto slavo di quelle popolazioni. Su questo dialetto,<br />

Cirillo inventò l’alfabeto glagolitico, creando una nuova<br />

lingua letteraria (il paleoslavo) d’indole ecclesiastica e liturgica.<br />

Per molti secoli sarà la terza lingua internazionale<br />

d’Europa, la lingua sacra dei Bulgari, dei Russi e dei<br />

Serbi, debitori a Bisanzio della religione e di gran parte<br />

della loro cultura.<br />

o Dall’863 i due fratelli cominciarono a predicare e a celebrare<br />

in paleoslavo, suscitando avversione fra il clero germanico.<br />

Recatisi a Roma, ottennero l’appoggio incondizionato<br />

di papa Adriano II nell’868, ma l’anno seguente<br />

Cirillo moriva nella città eterna a soli 42 anni. Rimasto solo,<br />

Metodio fu eletto arcivescovo della Pannonia e Legato<br />

presso gli Slavi, sotto l’immediata giurisdizione del papa.<br />

La rivalsa del clero franco portò il missionario bizantino in<br />

carcere per due anni, sotto l’accusa di aver usurpato i diritti<br />

episcopali. L’intervento di Giovanni VIII lo pose in libertà<br />

e in grado di continuare la sua opera di consolidamento<br />

della Chiesa slava. Alla sua morte (885), i suoi discepoli<br />

furono espulsi dalla Moravia e trovarono rifugio in<br />

Bulgaria, dove salvarono e trasmisero la cultura slava agli<br />

altri popoli della Chiesa orientale.<br />

o L’impresa missionaria dei santi Cirillo e Metodio, pur con<br />

impronta nazionalistica, si rivelò un fattore di riconciliazione<br />

fra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente, fra i<br />

tre principali elementi che costituivano la civiltà europea<br />

medievale: bizantini, romani e slavi.<br />

o In Boemia, la cristianizzazione seguì la situazione politica.<br />

Dopo aver sottomesso il paese, fu Carlo Magno a introdurvi<br />

la fede per la prima volta. Essa acquistò solidità<br />

quando fu eletto il vescovo di Praga (973) e, soprattutto,<br />

per l’azione pastorale del secondo vescovo, S. ADAL-<br />

BERTO, più tardi apostolo della Prussia. S. Adalberto di<br />

Praga nasce verso il 956 a Libice, in Boemia, da nobile<br />

famiglia slava. Viene educato nella scuola cattedrale di<br />

Magdeburgo e nel 981 è ordinato sacerdote. Si reca poi<br />

a Roma e vive alcuni anni nel monastero di S. Alessio<br />

(Aventino). Ritorna a Pragacome vescovo nel 989. Si adopera<br />

instancabilmente per la crescita della fede cristiana<br />

e per la civilizzazione. Nonostante le continue minacce<br />

si dedica costantemente all’attività missionaria per la<br />

conversione dei pagani e si adopera affinché uomini di<br />

ongini diverse siano uniti da vincoli di solidarietà di lingua<br />

e cultura in pace e concordia.<br />

o Nel 996 la sua famiglia viene sterminata e allora Adalberto<br />

si dedica all’evangelizzazione della Prussia, ma il 23<br />

aprile 997, mentre sta predicando, viene ucciso presso<br />

Tenkitten da un gruppo di pagani. È subito venerato come<br />

martire. Ottone III fa costruire a Roma, sull’Isola Tiberina,<br />

una chiesa in suo onore (oggi S. Bartolomeo 64).<br />

64 Oggi sede del Memoriale dei nuovi martiri del XX-XXI secolo, cf.<br />

www.sanbartolomeo.org<br />

a.a. 2012-2013 40


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 13<br />

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FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 13<br />

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FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 14<br />

Nascita dello Stato pontificio 65<br />

Il dominio temporale dei papi, cioè la presenza politica<br />

della Chiesa nel Medioevo, ha origine essenzialmente da<br />

una triplice causa: 1) il declino dell’autorità bizantina in Italia,<br />

2) il timore dei barbari, e 3) l’aumento dell’autorità morale<br />

della Sede apostolica.<br />

o Declino dell’autorità bizantina in Italia <strong>–</strong> L’Italia era virtualmente<br />

dominio dell’impero romano d’Oriente il quale,<br />

dopo aver vinto la guerra contro i Goti, l’aveva divisa in<br />

ducati. Anche Roma fu centro di un ducato che abbracciava<br />

tutto il Lazio e ospitò per circa due secoli dei governatori<br />

bizantini. Ma la potenza di Costantinopoli diminuisce<br />

sempre più: per la distanza di Roma dal centro<br />

politico dell’impero, per l’eccessiva pressione fiscale, la<br />

corruzione dei funzionari, la deficiente protezione militare,<br />

e per il risentimento delle popolazioni verso gli imperatori<br />

che si preoccupavano solo di sfruttarle 66.<br />

o Il timore dei barbari - In questa situazione, la paura delle<br />

invasioni spingeva sia le popolazioni che il papato a<br />

provvedere da soli alla propria difesa. All’inizio del secolo<br />

VII, per necessità, il papa si trasforma in principe temporale<br />

per prodigarsi in opere di carità e di assistenza in favore<br />

del suo gregge. Prima che nel diritto, lo Stato pontificio<br />

era nato nei fatti e per la forza delle circostanze, cioè<br />

la presenza minacciosa dei barbari, dai Visigoti di<br />

ALARICO (410) ai Vandali di GENSERICO (455), agli Eruli di<br />

ODOACRE (476). I Longobardi (568), dopo il loro insediamento<br />

in Italia 67, I si erano sostituiti ai Bizantini non solo<br />

in campo politico, ma anche nel tentativo di sottomettere<br />

la Chiesa, I vescovi di Roma si resero conto del pericolo<br />

che correvano di diventare vescovi longobardi e intuirono<br />

che la perdita del loro patrimonio fondiario avrebbe portato<br />

a una diminuzione della loro autorità spirituale. Era la<br />

mentalità creatasi con l’influsso germanico, per cui<br />

ogni potere doveva essere legato a una base territoriale.<br />

o Il prestigio della Sede apostolica - A Roma, dove l’autorità<br />

del pontefice era generalmente rispettata e ascoltata,<br />

il potere papale finì con il sovrapporsi a quello dei governatori<br />

bizantini, tanto quanto più marcata ed energica<br />

era la personalità del successore di san Pietro. Non solo<br />

si rendeva indipendente dall’imperatore d’Oriente e dal<br />

65 Cfr. voce Stato della Chiesa, in C. ANDRESEN <strong>–</strong> G. DENZLER (a cura<br />

di), Dizionario Storico del Cristianesimo, EP, Cinisello Balsamo 1992,<br />

638-640.<br />

66 Pare che GREGORIO MAGNO scrivesse: «Non so se siano meglio le<br />

spade dei Longobardi o le unghie dei Bizantini». Gregorio Magno fu il<br />

primo papa a coniare il termine Servus Servorum Dei, in italiano “servo<br />

dei servi di Dio”, come titolo propri del Papa. Indica la superiorità ma allo<br />

stesso tempo l’umiltà del Pontefice davanti a Dio. E “servo di Dio” è, nell’Antico<br />

Testamento, l’appellativo dei profeti: “Parla, Signore, il Tuo servo<br />

ti ascolta” (1Sam 3, 9-10).<br />

67 Occupazione di Lombardia, Emilia, Toscana, Umbria (ducato di<br />

Spoleto), Campania (duca lo di Benevento). Il resto dell’Italia rimaneva<br />

sotto la giurisdizione dell’impero bizantino, Politicamente il regno dei<br />

Longobardi fu costituito da una serie di ducati. con sede nelle principali<br />

città, che eleggevano un re; questi risiedeva a Pavia e amministrava le<br />

proprie terre attraverso agenti (castaldi), che avevano anche la funzione<br />

di controllo sull’operato dei duchi.<br />

suo rappresentante, l’Esarca di Ravenna, ma veniva a<br />

trovarsi il capo naturale del popolo italico nelle guerre e<br />

nelle calamità del tempo. In seguito a donazioni e a lasciti,<br />

il papa era venuto in possesso del cosiddetto «patrimonium<br />

Sancti Petri» e GREGORIO MAGNO lo aveva<br />

amministrato molto saggiamente.<br />

La tradizione pone come inizio ufficiale del dominio<br />

temporale (lo «Stato pontificio» come ente sovrano si avrà<br />

solo con Innocenzo III) la cosiddetta «donazione di Sutri»<br />

nel 728 da parte del re longobardo Liutprando: in realtà<br />

si trattò di una semplice restituzione di un castello.<br />

o La consacrazione formale del potere temporale dei papi<br />

e un considerevole aumento della loro giurisdizione sono<br />

rappresentati dalla donazione di PIPINO III “IL BREVE” nel<br />

756, secondo gli accordi di Quierzy (Pipino si impegnava<br />

a sostenere in Italia il papa contro i Longobardi in<br />

cambio del riconoscimento papale della sua dinastia,<br />

promettendo al papa ampie concessioni territoriali in caso<br />

di vittoria) e l’incontro tra il re e il papa STEFANO II: le<br />

terre tolte ai Longobardi dai Franchi vittoriosi (Esarcato e<br />

Pentapoli) furono unite alle altre che la Santa Sede già<br />

governava di fatto. Nel 774, Carlo Magno aggiungeva altri<br />

territori dei Longobardi (in Umbria, Toscana, Emilia e<br />

Veneto); atto ripetuto nel 787, riunendo in un solo dominio<br />

quasi tutta l’Italia centrale.<br />

o In tal modo il papato si cautelava nei confronti di un protettore<br />

troppo vicino e potente, e teneva aperto il dialogo<br />

con l’Oriente che mal sopportava il prevalere dei «barbari».<br />

In realtà, la generosità di Carlo nell’ingrandire lo Stato<br />

pontificio era solo appariscente: valendosi dell’ufficio di<br />

«patrizio», e poi del titolo di «imperatore», riceveva sotto<br />

la sua alta protezione il complesso dei domini temporali.<br />

Del resto, né allora né poi il papa poté esercitare la sua<br />

autorità in molte delle terre donategli.<br />

Probabilmente in questo periodo compare il cosiddetto<br />

Constitutum o «Donatio Constantini», uno dei documenti<br />

medievali più carichi di conseguenze e uno dei falsi storici<br />

più significativi.<br />

o Secondo tale documento, l’imperatore Costantino, in segno<br />

di riconoscenza per il conferimento del Battesimo e<br />

la guarigione dalla lebbra, avrebbe concesso al papa Silvestro<br />

e ai suoi successori il potere, la dignità e le insegne<br />

imperiali, offrendo il palazzo lateranense, il dominio<br />

su Roma e su tutte le «province, i territori e le città d’Italia<br />

e delle regioni d’Occidente», trasferendo per questo motivo<br />

la sua residenza a Bisanzio. Il testo integro della<br />

«Donatio» appare per la prima volta verso la metà del<br />

secolo IX nelle Decretali pseudo-isidoriane (un altro falso<br />

medievale) e per molto tempo venne ritenuto genuino.<br />

Solo gli umanisti del Quattrocento, Nicolò Cusano e Lorenzo<br />

Valla, dimostrarono che non era autentico; ma luogo,<br />

tempo, scopo della falsificazione sono ancora oggi<br />

discussi. Gli uni dicono che l autore fu un romano e la fine<br />

dell’VIII secolo; gli altri un francese che conosceva<br />

bene la Curia romana.<br />

o Il primo papa che se ne servì fu Leone IX († 1054), di origine<br />

francese, e i primi scrittori a parlarne sono ancora<br />

francesi. Secondo l protestanti, Il documento aveva lo<br />

scopo di confermare il dominio temporale del papi verso<br />

a.a. 2012-2013 43


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 14<br />

il 754. Secondo altri, fu<br />

compilato per giustificare<br />

la nomina di Carlo Magno<br />

a imperatore davanti alla<br />

corte di Bisanzio. La formulazione<br />

vaga e altisonante<br />

poté favorire, in<br />

certi periodi, ulteriori rivendicazioni<br />

da parte del<br />

papato per una maggiore<br />

autonomia e per un predominio<br />

sull’Occidente<br />

nelle lotte contro le potenze<br />

secolari.<br />

Storicamente parlando, il<br />

dominio temporale fu spesso<br />

un peso per il papato e per la<br />

sua autorità spirituale.<br />

o Già dal Medioevo, eretici<br />

e avversari, ma anche<br />

uomini di Chiesa e politici<br />

Figura 10 - Il Triregno del XVIII<br />

secolo, con cui viene incoronato<br />

nella Basilica Vaticana il San Pietro<br />

bronzeo il 29 giugno, festa del<br />

santo.<br />

(ricordiamo Dante) lo combatterono come dannoso alla<br />

Chiesa e alle anime. Nei tempi moderni, basterebbe considerare<br />

le gravi preoccupazioni del beato Pio IX per concludere<br />

che, perdendo questo potere politico, il papato ha<br />

acquistato maggiore libertà e prestigio tra le nazioni.<br />

D’altra parte, lo Stato pontificio ha esercitato una funzione<br />

storica indiscutibile nella misura in cui esprimeva una<br />

realtà di ordine spirituale 68. Quando questo ideale, così<br />

vivo nel periodo delle invasioni, venne dimenticato, cominciò<br />

il processo di secolarizzazione della Chiesa.<br />

o Esso raggiunse la massima estensione sotto papa GIU-<br />

LIO II (1503-1513), grazie anche ad alcune vittorie militari.<br />

In seguito i papi si sforzarono di dare un’organizzazione<br />

centralizzata al loro stato, frantumato in molte signorie<br />

particolari. Lo Stato della Chiesa scomparve per alcuni<br />

anni alla fine del XVIII sec. in seguito alla Rivoluzione<br />

francese e alla politica ecclesiastica napoleonica. PIO VII<br />

(1800-1832) colpì con la scomunica nel 1809 i «predoni<br />

del Patrimonium Petri». AI congresso di Vienna (1815) il<br />

cardinale ErcoIe Consalvi ottenne un grande successo<br />

diplomatico con la ricostituzione dello Stato della Chiesa<br />

nei confini del 1797. Nel 1860 esso fu invece ridotto agli<br />

antichi confini del Patrimonium Petri, e nel 1870 anche<br />

questo residuo cadde interamente vittima del nuovo Stato<br />

italiano. PIO IX (1846-1878) si considerò da allora<br />

«prigioniero del Vaticano» e rifiutò sdegnosamente anche<br />

la legge delle Guarentigie del Regno d’Italia del 13<br />

maggio 1871, che assicurava al papa il possesso del Vaticano,<br />

del Laterano e di Castelgandolfo, nonché una rendita<br />

annuale 69. LEONE XIII nel 1880 si espresse davanti a<br />

68 Quando PIO XI nel 1929 annunciò al corpo diplomatico la nascita<br />

dello Stato della Città del Vaticano, disse: «Come San Francesco voleva<br />

quel tanto di corpo per sostenere la sua anima, così la Chiesa mantiene<br />

quel tanto di potestà territoriale per sorreggere il suo immenso organismo<br />

spirituale».<br />

69 Di qui il Non expedit (in italiano: non conviene), disposizione della<br />

Santa Sede con la quale, per la prima volta nel 1868, il papa impose<br />

ai cattolici italiani di non partecipare alle elezioni politiche nel Paese e,<br />

600 ex funzionari papali a favore della ricostituzione dello<br />

Stato della Chiesa La cosiddetta questione romana trovò<br />

una soluzione soddisfacente per entrambe le parti solo<br />

dopo quasi 60 anni, nei Patti lateranensi (1929).<br />

Tiara <strong>–</strong> Triregno 70<br />

Copricapo extraliturgico che il Sommo Pontefice assumeva<br />

durante la cerimonia dell’incoronazione ed usava<br />

portare allorché si recava a qualche solenne funzione e ritornando<br />

da esse.<br />

o Circa l’origine della tiara vi è tra gli autori una certa discordanza<br />

di opinioni, la più comune delle quali la fa derivare<br />

dal camelaucum, o phrygium, un alto berretto conico<br />

di stoffa bianca di foggia frigia, che dall’Oriente passò<br />

quindi a Roma, dove veniva considerato come un simbolo<br />

di libertà, e con il quale i papi cominciarono a coprirsi il<br />

capo intorno alla fine del IV secolo, dovendosi ritenere<br />

tuttavia pura leggenda che SILVESTRO I (314-335) possa<br />

aver ricevuto il camelauco dall’imperatore Costantino in<br />

segno della libertà della Chiesa. Incerto è altresì il papa<br />

che abbia collocato alla base di un tal berretto il primo<br />

cerchio d’oro o corona, facendosi in merito da alcuni il<br />

nome di SIMMACO (498-514), da altri quello di LEONE III<br />

(795-816) o di NICCOLÒ I (858-867). È indubbio però che<br />

sia stato BONIFACIO VIII (1294-1303) ad aggiungervi la<br />

seconda corona, arricchendo inoltre la tiara di splendide<br />

gemme, mentre a CLEMENTE V (1305-14) viene generalmente<br />

attribuita l’aggiunta della terza, trovandosi infatti in<br />

un inventario del 1315 la più antica menzione della tiara<br />

a tre corone, detta pertanto anche triregno, divenuto simbolo<br />

dell’autorità papale. Come la mitra, pure la tiara reca<br />

le due bande (vitte) posteriori introdotte, a quanto pare,<br />

nel secolo XIII, mentre soltanto dall’inizio del XVI essa si<br />

presenta sormontata dal bottone e dalla crocetta, come si<br />

può riscontrare in quella di GIULIO II (1503-13).<br />

o Le tre corone che compongono la tiara stanno ad indicare<br />

il triplice potere pontificio qual era espresso nella formula<br />

stessa dell’incoronazione che, secondo il Pontificale<br />

romano del 1596 designava il papa come «padre dei<br />

principi e dei re, rettore del mondo, vicario in terra di<br />

Cristo», antica formula sostituita ora con altra differente,<br />

dopo che PAOLO VI, ultimo papa ad essere incoronato<br />

con la tiara (1963), fece dono della propria ai poveri, rinunciando<br />

pertanto al suo uso e sostituendola con la mitra,<br />

quindi soppresse anche la carica e la denominazione<br />

di Custode dei sacri triregni, allorché provvide al riordinamento<br />

della Casa Pontificia in forza del motu proprio<br />

Pontificalis Domus del 28 marzo 1968 (AAS, LX [1968],<br />

pp. 305-315).<br />

per estensione, di non partecipare alla vita politica italiana. l divieto di<br />

partecipare alla vita politica del Paese era motivato dal fatto che, partecipandovi,<br />

si riconosceva al nuovo Stato italiano una legittimità che i<br />

Pontefici, almeno fino a Pio X, non riconoscevano, avendo perso a causa<br />

dell’unità italiana il potere temporale, ritenuto di diritto divino e assolutamente<br />

necessario per l’indipendenza del Pontefice.<br />

70 Cfr. www.vatican.va. N. DEL RE (a cura di), Mondo Vaticano -<br />

Passato e Presente, LEV, Vaticano 1995.<br />

a.a. 2012-2013 44


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 15<br />

Ruolo della Chiesa nell’alto medioevo.<br />

La sola istituzione presente in modo quasi omogeneo in<br />

Europa nei secoli successivi alla scomparsa dell’impero<br />

romano d’occidente era la Chiesa. Tuttavia non si trattava<br />

dell’organizzazione monolitica di oggi. Svanita l’amministrazione<br />

imperiale, dopo il V secolo i vescovi, che venivano<br />

eletti dalla comunità dei fedeli <strong>–</strong> coincidente di fatto<br />

con quella dei cittadini maschi <strong>–</strong> detenevano un grande potere<br />

autonomo, di natura non solo religiosa ma anche amministrativa<br />

e politica, mentre il papa, quale vescovo di<br />

Roma ed erede del primo apostolo Pietro, godeva solo di<br />

un predominio formale sui suoi pari.<br />

o Il vuoto di potere lasciato dall’impero venne colmato<br />

quindi dall’autorità della Chiesa, in particolare da quella<br />

dei vescovi: nelle città era il vescovo ad amministrare<br />

la giustizia, a costruire le mura e a provvedere alla difesa<br />

dei cittadini.<br />

o Un’articolazione molto importante della Chiesa nelle<br />

campagne era costituita dai monasteri. Di importanza<br />

fondamentale per la civiltà europea fu l’ordine monastico<br />

fondato da Benedetto da Norcia all’inizio del VI secolo e<br />

diffusosi nei secoli seguenti in tutta l’Europa occidentale.<br />

I benedettini ebbero un ruolo eccezionale sia nel<br />

convertire al cristianesimo popolazioni ancora pagane<br />

(come gli angli e i sassoni, a opera soprattutto di san<br />

Bonifacio), sia nel mantenere viva la confessione cattolica<br />

sotto le incursioni barbariche. Il monachesimo<br />

occidentale (a differenza di quello prevalente nella Chiesa<br />

d’Oriente, che era tendenzialmente di preferenza contemplativa)<br />

si dedicava con uguale passione al lavoro.<br />

o Furono i monaci a introdurre, tra il VII e l’XI secolo, importantissime<br />

innovazioni nella coltivazione dei campi:<br />

dalla rotazione triennale all’aratro pesante, dall’uso del<br />

cavallo bardato a quello dell’acqua e del vento come fonti<br />

di energia per la molitura.<br />

o Le abbazie divennero spesso centri feudali che dominavano<br />

ampie aree territoriali, con numerosi servi della<br />

gleba, e gli abati (o, nel caso degli ordini monastici femminili,<br />

le badesse) potenti signori feudali. Nei travagliati<br />

secoli dell’Alto Medioevo il rango vescovile e quello<br />

abbaziale, divenuti molto ambiti, cominciarono ad<br />

avere contenuto più politico che religioso, fino a corrompersi<br />

e a richiedere drastiche riforme (prima quella di<br />

BENEDETTO DI ANIANE e poi quella epocale di Cluny 71).<br />

71 Cluniacensi - Monaci dell’ordine fondato a Cluny dall’abate<br />

BERNONE nel 910. Con la Carta di fondazione dell’11 settembre 909 il<br />

duca di Aquitania e conte di Mâcon, Guglielmo il Pio, consentiva<br />

l’edificazione di un monastero a Cluny, nel Maconnaise, cedendo però le<br />

proprie terre direttamente “agli apostoli Pietro e Paolo”, ossia alla<br />

Santa Sede della Chiesa di Roma. Si intendeva in questo modo difendere<br />

per sempre i patrimoni della nuova fondazione e sottrarla a ogni intervento<br />

di forze esterne, comprese quella del vescovo locale, dell’autorità<br />

politica, dello stesso fondatore e dei suoi successori. L’esperienza di<br />

Cluny si situa nel contesto del rinnovamento monastico dell’epoca teso<br />

al recupero dell’autentico e originario spirito della regola benedettina. La<br />

riforma propugnata dai successori di BERNONE, ODDONE (927-942) e<br />

MAIOLO (954-993) costituì una rete di priorati dipendenti dall’abate di<br />

Cluny, interessando inoltre molti altri monasteri pur rimasti indipendenti.<br />

Particolare splendore raggiunse Cluny nei secoli XI e XII, anche sotto il<br />

o Gli ordini monastici svolsero un ruolo fondamentale<br />

nella conservazione del sapere classico: una delle attività<br />

principali dei monaci era proprio la trascrizione dei<br />

testi classici, che venivano copiati e annotati con glosse<br />

esplicative negli scriptoria dei monasteri e quindi conservati<br />

nelle loro biblioteche. Vennero redatte opere a carattere<br />

universale, come le Etymologiae (623) di ISIDORO DI<br />

SIVIGLIA. Alla base del sapere vi era però naturalmente la<br />

Bibbia e la teologia era considerata la scienza più importante,<br />

alla quale erano subordinate tutte le altre discipline<br />

scientifiche, che venivano in genere coltivate con un rigoroso<br />

rispetto dell’autorità degli antichi, alimentando così<br />

l’impressione di una mancanza di innovazione propria<br />

della civiltà medievale.<br />

Il Sacro Romano Impero<br />

Di fronte all’invadenza longobarda, il papato cerca un<br />

«advocatus» cui delegare il potere della spada in difesa<br />

della sua libertà. Nel diritto romano, l’advocatus è colui<br />

che difende la libertà di un uomo libero; i chierici erano liberi<br />

ma non potevano portare la spada. Anche la Chiesa è<br />

libera, ma non può impegnarsi nella lotta politica e allora si<br />

allea con un popolo giovane, convertito da poco al Cristianesimo,<br />

senza essere passato per l’arianesimo: i Franchi.<br />

o Nel 752, papa Zaccaria inizia questa politica riconoscendo<br />

a PIPINO il titolo di re dei Franchi, dopo che questi<br />

aveva spodestato l’ultimo discendente della dinastia dei<br />

Merovingi. Nel 754, papa STEFANO II chiede aiuto a PI-<br />

PINO contro ASTOLFO che tenta di estendere il regno longobardo<br />

a tutta l’Italia. Il re accoglie sotto il suo protettorato<br />

la Chiesa e ne assume la difesa, riconoscendosi<br />

al tempo stesso idealmente «vassallo di san Pietro».<br />

A Quierzy, dove avvenne !’incontro al vertice nel<br />

754, il papa viene acclamato dall’assemblea dei nobili<br />

franchi.<br />

o Con CARLO MAGNO, succeduto al padre Pipino come re<br />

dei Franchi, si verifica il sorprendente fenomeno della<br />

«renovatio imperii», della rinascita del sacro romano<br />

impero e dell’unità cristiana d’Occidente. Egli unifica le<br />

stirpi germaniche e fonda la grandezza imperiale della<br />

nazione germanica. La sua opera e la sua personalità<br />

hanno lasciato un’impronta in tutti i campi della vita ecclesiastico-religiosa,<br />

culturale e sociale.<br />

o Egli riconobbe la forza morale della Chiesa e da essa attinse<br />

continuamente i mezzi per la realizzazione dei suoi<br />

programmi. Ai territori conquistati diede subito un’organizzazione<br />

ecclesiastica; ai grossi arcivescovadi di Colonia,<br />

Treviri e Magonza assegnò delle rendite; impose le<br />

decime per le esigenze del culto; promosse visite pastorali<br />

e Concili, intervenendo personalmente nelle discussioni<br />

teologiche e giuridiche.<br />

o Secondo piani prestabiliti, volle che fiorisse la cultura:<br />

presso tutte le chiese episcopali e monastiche sorsero<br />

delle scuole. Le più importanti furono la scuola Palatina,<br />

quelle di Fulda, di Tours e di San Gallo. Dall’Italia portò<br />

profilo culturale e artistico. Dopo l’abbaziato di PIETRO IL VENERABILE<br />

(1122-1157), l’ordine dei cluniacensi iniziò un lento declino fino alla soppressione<br />

avvenuta durante la Rivoluzione francese.<br />

a.a. 2012-2013 45


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 15<br />

con sé i due più celebri maestri: l’anglosassone<br />

AICUINO 72, il suo «ministro dell’istruzione», e PAOLO<br />

DIACONO 73, lo storico dei Longobardi. Per suo impulso,<br />

monasteri e chiostri si trasformarono in focolai di civiltà<br />

artistica, scientifica ed economica.<br />

o Anche per la vita propriamente religiosa, Carlo si preoccupò<br />

di riformare la predicazione nelle parrocchie; di far<br />

venire da Roma i libri liturgici; di introdurre il canto; di rinnovare<br />

le pubbliche penitenze; di raccomandare la frequente<br />

confessione; di far osservare i precetti della Chiesa;<br />

di organizzare la carità.<br />

o In campo specificamente politico, compì cinque discese<br />

in Italia (quattro volte fu a Roma), riportando profonde<br />

impressioni sia dello splendore della città eterna, sia delle<br />

chiese di Ravenna.<br />

o Chiamato dagli ammiratori «novello Davide», «rex et sacerdos»,<br />

Carlo divenne in realtà il vero «padrone» della<br />

Chiesa, talvolta ostinato e violento. Aveva compreso l’idea<br />

del regno universale della grazia e la volle attuare<br />

nell’unità cristiana dell’Occidente; nessun papa aveva<br />

una personalità capace di realizzare tale compito; del resto,<br />

allora era impossibile delimitare chiaramente le due<br />

sfere, l’ecclesiastica e la politica.<br />

o Spesso si intromise arbitrariamente nei Concili nazionali<br />

da lui convocati; conferì di propria iniziativa sedi episcopali<br />

e abbazie, pretendendo dagli eletti soprattutto il servizio<br />

allo Stato. Egli non intendeva usurpare i diritti della<br />

Chiesa, ma voleva inserirli nello Stato per il bene dei cittadini;<br />

in pratica, però, la sua condotta era quella dell’u-<br />

72 ALCUINO DI YORK (York 735 - Tours 804), monaco ed erudito anglosassone;<br />

il suo epistolario costituisce una preziosa fonte di conoscenza<br />

della società e della cultura francesi dell’VIII secolo. Studiò presso<br />

la celebre Scuola di York, della quale divenne rettore nel 778. Durante<br />

una missione a Roma, nel 780, incontrò Carlo Magno, che lo invitò in<br />

Francia. Su richiesta dello stesso, Alcuino organizzò il sistema scolastico<br />

e ricostituì e diresse la Scuola Palatina (781). Nel 794 al concilio di<br />

Francoforte combatté l’adozionismo, un’eresia diffusasi all’interno della<br />

Chiesa cattolica. Nel 796 divenne abate di San Martino di Tours, dove<br />

fondò una ricca biblioteca e una nuova scuola. Alcuino è autore di numerose<br />

lettere, opere di retorica e poesia, e trattati teologici. Diede<br />

grande impulso agli studi umanistici, contribuendo alla cosiddetta rinascita<br />

carolingia.<br />

73 PAOLO DIACONO (Cividale del Friuli 720 ca. <strong>–</strong> Montecassino 799<br />

ca.), monaco benedettino, storico e poeta di lingua latina. Di nome Paolo<br />

Warnefrido, frequentò le lezioni del grammatico Flaviano a Pavia<br />

presso la corte del re longobardo Rachi, apprendendo il greco e<br />

l’ebraico. Verso il 763 tornò in Friuli dove fu ordinato diacono della chiesa<br />

di Aquileia e in seguito venne nominato precettore di Adelperga, figlia<br />

del conte Desiderio (fratello e successore di Rachi), alla quale dedicò<br />

una Historia romana, opera che arriva fino al regno di Giustiniano e<br />

che intendeva essere un rifacimento e una continuazione del Breviarium<br />

ab Urbe condita dello storico latino EUTROPIO. Dopo la vittoria di Carlo<br />

Magno sui longobardi, Paolo si ritirò a Montecassino, da dove indirizzò<br />

una Epistola supplicatoria al re dei franchi: questi lo accolse nel 781 alla<br />

sua corte di Aquisgrana, dove Paolo visse insegnando il greco. In seguito<br />

si spostò a Metz, chiamato dal vescovo della città Angilramo, che<br />

gli commissionò una storia dei suoi predecessori (Gesta Episcoporum<br />

Mettensium). Si ritirò quindi a Montecassino, dove morì. Egli è noto soprattutto<br />

per la sua Historia langobardorum, opera che narra la storia<br />

della popolazione germanica dei longobardi a partire dalla loro discesa<br />

dalla Scandinavia verso l’Italia, fino alla morte di Liutprando nel 744. Per<br />

la ricchezza e la precisione degli eventi narrati, l’opera è ritenuta una<br />

fonte preziosa per conoscere la storia longobarda.<br />

surpatore. Peggio ancora quando volle prendere decisioni<br />

anche nelle controversie dogmatiche, in disaccordo<br />

con il papa: per esempio, quando ADRIANO L gli mandò i<br />

decreti del VII Concilio ecumenico di Nicea (nel 757) favorevole<br />

al culto delle immagini, Carlo fece rispondere<br />

con una critica severa («Libri carolini» del 794). Il pericolo<br />

maggiore fu l’orientamento terreno che l’imperatore<br />

impresse alla Chiesa, a scapito dei valori spirituali, trasformandola<br />

quasi in una istituzione di civiltà per la promozione<br />

della cultura, della scienza e dell’arte, anziché<br />

conservarle il carattere di sacramento di salvezza.<br />

Il fatto che il re da «patrizio dei romani» diventasse «imperatore»<br />

romano fu il risultato di un’evoluzione naturale e<br />

l’espressione della effettiva consistenza delle forze.<br />

o Il gesto di LEONE III che, nella notte di Natale dell’800,<br />

impone la corona imperiale a Carlo nella basilica di San<br />

Pietro, significava il compimento dell’unità della Chiesa:<br />

l’impero non era né semplicemente nazionale, né puramente<br />

temporale. Era anzi universale e soprannazionale<br />

sia sul piano religioso che politico, formato essenzialmente<br />

dall’unione dell’elemento ecclesiastico con quello<br />

civile. Il carattere religioso dell’imperatore romano fu espressamente<br />

riconosciuto dalla Chiesa e trasmesso con<br />

particolari riti e preghiere, quasi fosse una consacrazione<br />

sacerdotale.<br />

o Era così fondata la seconda forza dell’Occidente, accanto<br />

al papato, cioè il sacro romano impero universale: un<br />

evento di portata storica mondiale e fondamentale per<br />

tutto il Medioevo. Vi concorrevano diversi fattori: 1. l’idea<br />

della «renovatio imperii» di Costantino e di Teodosio,<br />

2. la concezione agostiniana della «civitas Dei», 3. la teoria<br />

di papa GELASIO I 74 delle «due spade»; cioè l’autorità<br />

sacra e la potestà regale.<br />

o Era naturale che Carlo diventasse il «protettore» della<br />

Chiesa, cosciente com’era dell’altissima dignità di «piissimo<br />

imperatore coronato da Dio». A questo dovere<br />

corrispondeva un grande diritto sulla Chiesa: convalidare<br />

l’elezione del papa!<br />

o Al pontefice spettava il diritto di incoronare l’imperatore,<br />

di conferirgli la dignità sacra e, quindi, di giudicare sulla<br />

idoneità del candidato alla massima corona.<br />

o Il legame così stretto tra «sacerdotium et imperium»<br />

porrà il germe di numerosi<br />

dissensi e contrasti.<br />

Finché regnò una personalità<br />

del calibro di Carlo<br />

Magno, l’impero ebbe il<br />

predominio; con i suoi<br />

scialbi successori, il papato<br />

avrà il sopravvento.<br />

74 GELASIO I (? - Roma 496), papa (492-496), santo. Rivendicò l’autonomia<br />

e l’indipendenza del potere spirituale e del potere temporale<br />

nelle rispettive sfere di competenza, affermando nel contempo la superiorità<br />

del primo sul secondo. Durante il suo pontificato ribadì il primato<br />

del vescovo di Roma sull’intero corpo ecclesiastico, impose l’uso del<br />

pane e del vino nell’Eucaristia e inasprì la lotta contro i manichei. Tradizionalmente,<br />

gli era attribuito il Sacramentarium Gelasianum, un libro<br />

liturgico che gli studiosi moderni ritengono invece opera di un anonimo<br />

del VII secolo.<br />

a.a. 2012-2013 46


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 15<br />

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FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 16<br />

Un cristianesimo diviso<br />

Indubbiamente la nascita di un impero occidentale, avvenuta<br />

per opera di LEONE III e di CARLO MAGNO, contribuì<br />

al processo di allontanamento della Chiesa bizantina e, in<br />

seguito, alla sua definitiva separazione da Roma.<br />

o Ma il distacco “politico” fu solo l’espressione esterna di<br />

un fatto interno verificato si da lungo tempo, cioè il generale<br />

estraniarsi dei due mondi e delle loro sfere d’influenza<br />

sul piano spirituale e culturale: Roma e Bisanzio avevano<br />

sviluppato autonomamente e sempre di più le proprie<br />

caratteristiche. Dall’unico ambiente greco-romano<br />

dell’antico impero si erano formate a poco a poco due civiltà,<br />

che progressivamente si allontanarono l’una dall’altra.<br />

o In Oriente si perdette il carattere romano, mentre si sviluppò<br />

il genio greco che divenne dominante ed esclusivo,<br />

ma colorato di elementi asiatici: è questa la civiltà bizantina.<br />

In Occidente si abbandonò la lingua greca per la latina<br />

e la Chiesa assunse caratteristiche giuridiche e pratiche<br />

derivate dal diritto romano.<br />

o Questo dualismo culturale è la causa profonda che condusse<br />

anche alla divisione dell’unica Chiesa di Cristo.<br />

Il conflitto teologico sul monotelismo<br />

La prima lontana avvisaglia, non una vera lotta tra<br />

greci e latini, fu il conflitto teologico del VII secolo sul monotelismo:<br />

l’eresia che ammetteva in Cristo due nature ma<br />

un’unica volontà (thélema).<br />

o La sostenevano il patriarca SERGIO e l’imperatore<br />

ERACLIO, il quale emanò una legge che prescriveva la<br />

formula monotelitica come regola della fede. PAPA MARTI-<br />

NO I (649-653) in un sinodo romano confermò la dottrina<br />

cattolica sulle due volontà in Cristo e scomunicò chiunque<br />

la negasse. I’imperatore COSTANTE II lo esiliò sul Mar<br />

Nero, dove morì martire.<br />

Il Concilio di Costantinopoli del 692<br />

La seconda occasione fu offerta dal Concilio di Costantinopoli<br />

nel 692, conosciuto nella storia con il nome di<br />

«Quinisextum» (completamento del quinto e del sesto<br />

Concilio ecumenico del 553 e del 680) o «Trullanum» (tenuto<br />

nella stessa sala a cupola - «trullo» - del palazzo imperiale,<br />

dove si era svolto il sesto).<br />

o Nei suoi 102 canoni, questo Concilio mostrò aperta ostilità<br />

verso l’Occidente e in modo speciale verso Roma. Per<br />

esempio si ribadiva l’elevazione di grado del patriarca di<br />

Costantinopoli, che il papa aveva già respinto; si disapprovava<br />

la legge occidentale<br />

del celibato<br />

ecclesiastico per i<br />

presbiteri e i diaconi;<br />

si proibiva l’uso romano<br />

dl digiunare<br />

nei sabati di Quaresima;<br />

si manteneva<br />

la proibizione apostolica<br />

dl cibarsi del<br />

sangue; si vietava di rappresentare Cristo sotto forma di<br />

agnello, come si faceva in Occidente.<br />

o Il PAPA SERGIO (687-701), benché siriano, si rifiutò costantemente<br />

di firmare gli Atti e fece espellere con la forza<br />

un’ambasceria di GIUSTINIANO IL che voleva costringerlo.<br />

Non scoppiò lo scisma, ma ci si abituò a credere<br />

che fra Roma e Bisanzio le questioni ecclesiastiche non<br />

venivano risolte, e che ciascuno potesse andare per la<br />

propria strada.<br />

Iconoclastia<br />

La terza circostanza fu la lotta per le immagini, che<br />

produsse un grave sbandamento nella Chiesa dell’VIII secolo.<br />

L’imperatore LEONE III ISÀURICO ordinò nel 730 di togliere<br />

dai luoghi di culto tutte le immagini degli angeli, dei<br />

santi e poi anche quelle della Madonna e di Cristo.<br />

o Era il desiderio di una pratica religiosa più pura e senza<br />

deformazioni? O un complesso di inferiorità di fronte ai<br />

vicini musulmani, che disprezzavano ogni raffigurazione<br />

di cose sacre come fosse idolatria? O un influsso giudaico<br />

secondo il detto biblico: «Non ti farai nessuna immagine<br />

scolpita»?.<br />

o Si scatenò una forte opposizione da parte dei monaci e<br />

del popolo; ci furono del martiri; il patriarca SAN GERMANO<br />

fu deposto. SAN GIOVANNI DAMASCENO e altri teologi difesero<br />

il culto delle immagini; i patriarchi di Gerusalemme,<br />

Antiochla e Alessandria condannarono l’iconoclastia<br />

(= bruciamento delle icone). Anche Il papa GREGORIO III<br />

protestò in un sinodo romano nel 731, ma l’imperatore rispose<br />

con gravi rappresaglie: sottrasse i vescovi<br />

dell’Illiria, della Sicilia e dell’Italia meridionale alla giurisdizione<br />

di Roma, sottoponendoli a quella di Costantinopoli,<br />

e sequestrò i beni della Santa Sede in quelle regioni.<br />

Molti monaci greci si rifugiarono in Italia fondando una<br />

serie di monasteri. Numerose opere d’arte andarono distrutte.<br />

o Nel 754, COSTANTINO V COPRÒNIMO radunò un grande<br />

sinodo a Costantinopoli, dove venne proibito ancora il<br />

culto alle immagini. Solo più tardi la vedova di lui, Irene,<br />

abrogò le leggi iconoclaste e fece convocare a Nicea, nel<br />

787, il VII Concilio ecumenico che definì la dottrina cattolica<br />

sulle immagini sacre.<br />

o La questione iconoclasta si trascinò ancora a lungo. Essa<br />

aveva rafforzato l’unione del papa con la Chiesa greca<br />

contro le ingerenze cesaropapiste degli Imperatori d’Oriente,<br />

ma i dissensi politici spinsero Roma a cercare l’alleanza<br />

con i Franchi.<br />

Il quarto elemento di frattura è appunto da vedersi<br />

nella stretta intesa del papato con PIPINO, e soprattutto nella<br />

consacrazione di CARLO MAGNO a Imperatore del Sacro<br />

Romano Impero. I bizantini qualificarono LEONE III come il<br />

grande traditore dell’impero unico e indivisibile. Ma non si<br />

giunse ancora a uno scisma duraturo della Chiesa.<br />

La separazione effettiva sarà causata da altre ragioni<br />

più sottili e di natura psicologica, da gelosie di patriarchi<br />

costantinopolitani che mal sopportavano l’ascesa politica<br />

dei vescovi di Roma, da questioni personali e incomprensioni<br />

reciproche.<br />

a.a. 2012-2013 49


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 16<br />

o Nell’866 le relazioni fra l’Oriente cristiano<br />

e la Chiesa latina si aggravarono fortemente<br />

con la questione personale del patriarca<br />

FOZIO (820 ca - 891): il papa<br />

NICOLÒ I dichiarò invalida la sua elezione<br />

al posto del patriarca Ignazio, deposto per<br />

intrighi di corte. L’anno seguente, in un sinodo,<br />

Fozio dichiarò deposto il papa di<br />

Roma, non riconoscendogli alcun primato.<br />

Era lo scisma.<br />

o Il nuovo imperatore BASILIO I, nell’VIII<br />

Concilio ecumenico di Costantinopoli<br />

(869-870), condannò Fozio, confermò Ignazio<br />

nella sede patriarcale e fece la pace<br />

con Roma. Ma, alla morte di Ignazio, lo<br />

stesso imperatore nominò di nuovo patriarca<br />

Fozio, il quale tenne subito un altro<br />

Concilio (879-880) per negare ogni giurisdizione<br />

del papa sull’Oriente. Roma non<br />

accettò questo Concilio, ma gli Ortodossi<br />

lo ritengono il vero ecumenico VIII.<br />

o In seguito, i pontefici lasciarono Fozio nella sua carica di<br />

patriarca, il che prova che lo consideravano legittimo.<br />

Ma, ancora una volta, l’imperatore LEONE VI lo depose,<br />

facendolo rinchiudere in un monastero dove morì.<br />

Nell’899, il Concilio «d’unione», celebrato secondo le direttive<br />

del papa, pose fine allo scisma foziano.<br />

o Questa è la scarna vicenda esteriore. Essa segna la prima<br />

frattura, se non formale, almeno materiale fra i due<br />

mondi. Prima di Fozio, nessun Padre della Chiesa o patriarca<br />

di Costantinopoli aveva messo in dubbio il primato<br />

del successore di Pietro, anzi molti erano stati campioni<br />

dell’unità. Dopo Fozio, lo spirito nazionale e l’avversione<br />

per il mondo latino avvelenarono il clima, impedendo<br />

qualunque intesa. Per questo, Fozio è considerato il<br />

promotore morale della separazione religiosa delle due<br />

Chiese, anche se egli fu il più grande uomo di scienza<br />

del suo tempo e una delle figure più rappresentative di<br />

Bisanzio.<br />

Lo scisma<br />

Lo scisma viene consumato definitivamente sotto il patriarca<br />

MICHELE CERULARIO (1000 ca - 1058) nel 1054. Dal<br />

giorno della sua consacrazione (1043) a quello della sua<br />

deposizione (1058), egli fu il protagonista nella vita politicoecclesiastica<br />

dell’impero bizantino. Ostacolò l’alleanza fra<br />

papa LEONE IX e COSTANTINO MONACO; ordinò la chiusura<br />

delle chiese latine a Costantinopoli; attaccò con una lettera<br />

la Chiesa latina e lo stesso «reverendissimo papa» per le<br />

«usanze giudaiche» introdotte; impose il rito greco nei monasteri<br />

latini e scomunicò i presbiteri dissenzienti. LEONE IX<br />

si oppose con fermezza e, in una lettera del 1053, difese i<br />

diritti e gli usi della Chiesa romana. CERULARIO rispose in<br />

tono moderato e, allora, il pontefice inviò un’ambasceria<br />

per comporre il dissidio. Uno dei tre Legati, il CARDINALE<br />

UMBERTO DI SILVA CANDIDA, non meno aspro e duro di Cerulario,<br />

si scontrò con il patriarca, e il 16 luglio 1054 depose<br />

Figura 11 - Incontro tra PAOLO VI e<br />

ATENAGORAS (1964). L’abbraccio di pace tra<br />

il vescovo di Roma e il patriarca ortodosso<br />

di Costantinopoli riapre il cammino<br />

dell’ecumenismo.<br />

sull’altare della basilica di Santa Sofia a<br />

Costantinopoli la bolla di scomunica 75 (un<br />

documento durissimo che irritò tutti) e lasciò<br />

la città. Cerulario, pochi giorni dopo,<br />

lanciava il suo anatema contro gli inviati<br />

pontifici. Morirà martire nel 1058.<br />

I tentativi di unione<br />

A nulla valsero i tentativi di unione nei<br />

secoli seguenti: molto dipese dall’azione<br />

del papato, degli imperatori orientali, del<br />

clero bizantino e dei prìncipi occidentali.<br />

o La separazione tra le due chiese divenne<br />

fatto compiuto solo con le crociate<br />

e l’istituzione del Patriarcato Latino<br />

di Gerusalemme (1204 <strong>–</strong> terribile<br />

scacco di Costantinopoli da parte dei<br />

crociati).<br />

o Neppure il Concilio di Firenze nel<br />

1439 ebbe effetto. Solo il 7 dicembre<br />

1965, alla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano<br />

Il, Roma cancellava la scomunica con un «gesto di<br />

giustizia e di perdono». Contemporaneamente, a Costantinopoli,<br />

il patriarca ATENAGORA, nello stesso spirito, toglieva<br />

l’anatema lanciato da Michele Cerulario.<br />

o Lo scisma fu per la Chiesa cattolica una sciagura, quanto<br />

la comparsa dell’Islam. Il numero dei fedeli greci separatisi<br />

da Roma era esiguo, in confronto alle vaste e popolate<br />

regioni d’Europa. Ma le conseguenze furono gravi per<br />

l’avvenire: all’est e in tutto il continente euro-asiatico, il<br />

Cattolicesimo trovò una barriera insormontabile, mentre il<br />

confine posto dai musulmani al sud gli chiudeva il Mediterraneo.<br />

L’universalità della Chiesa si riduceva all’Europa<br />

occidentale e centrale: il papato si concentrò su questa<br />

sola porzione dell’ecumène.<br />

Conseguenze della separazione<br />

Storicamente parlando, la Chiesa cattolica, identificando<br />

il proprio destino con quello dell’impero occidentale, si<br />

alienò l’animo dei cristiani d’Oriente e sciolse i legami affettivi<br />

che potevano ancora sussistere. La Chiesa ortodossa<br />

conservò lo spirito religioso e acquistò una fiducia nell’avvenire<br />

che le erano mancati per secoli. A un certo punto fu<br />

in grado di difendere la cristianità orientale, estese il suo<br />

territorio ai Balcani e fino alla Russia, con una massa di fedeli<br />

quasi uguale a quella della Chiesa di Roma.<br />

75 La condanna non era diretta contro l’intera chiesa d’oriente né<br />

contro l’intera chiesa bizantina greca, ma solo contro il patriarca Cerulario,<br />

il vescovo Leone di Acrida e il sa cellario Costantino, nonché contro i<br />

loro seguaci. Fu tuttavia impossibile delimitare l’ara dei loro sostenitori.<br />

La scomunica bizantina a sua volta non colpiva l’intera chiesa romana<br />

latina, né in particolare la sede apostolica (che tra l’altro in quel preciso<br />

momento era vacante!), bensì solo colore che avevano avuto a che fare<br />

con la compilazione del testo della scomunica romana.<br />

a.a. 2012-2013 50


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 17<br />

Islam e Cristianesimo<br />

La civiltà medievale, come si è visto, è essenzialmente<br />

formata dall’incontro di tre fattori: Romanità, Cristianesimo,<br />

Germanesimo. Non mancarono altri influssi concomitanti,<br />

sia pure in senso negativo:<br />

o l’Islamismo o mondo arabo che, dall’esterno e con la sua<br />

minacciosa invasione, condiziona notevolmente lo sviluppo<br />

dell’Occidente;<br />

o l’Oriente bizantino, con il suo progressivo distacco da<br />

Roma e la separazione fra le due Chiese.<br />

Questo movimento di conquista costituisce il grande<br />

avvenimento storico del secolo VII.<br />

o Come destata da un sonno secolare, la forza degli arabi<br />

si rovesciò sul mondo mediterraneo, incidendo profondamente<br />

sul corso della storia universale. Con il predominio<br />

sulle sponde del Mediterraneo, l’Islam compie la<br />

rottura di quell’unità che Roma aveva creato e che il Cristianesimo<br />

aveva consolidato spiritualmente; contribuisce<br />

ad accelerare il processo di distacco di Bisanzio dal papato;<br />

trasforma il mare da centro della civiltà classica e<br />

incontro di popoli in un muro di divisione e in un punto di<br />

frizione fra due mondi e due fedi contrastanti.<br />

o L’espansione araba è stata notevole per la sua rapidità e<br />

per i suoi successi: in un secolo ha creato un vastissimo<br />

impero, dal Caucaso all’Atlantico. Molte sono le cause interne<br />

ed esterne del fenomeno.<br />

Maometto (570-632) - All’interno del mondo arabo un<br />

uomo di talento, Maometto - nato alla Mecca e morto a<br />

Medina - ha saputo suscitare un’idea religiosa capace di<br />

galvanizzare le aspirazioni delle popolazioni locali, dando<br />

loro una forte coscienza nazionalistica.<br />

o Nel suo animo si ripercuotevano i contrasti derivati dalle<br />

influenze delle civiltà straniere, dalla propaganda giudaica,<br />

monofisita e nestoriana, dal paganesimo e<br />

dall’anarchia delle tribù centrali. All’esterno, la rovina<br />

dell’impero romano e la guerra bizantino-persiana hanno<br />

spianato la via all’avanzata degli arabi. Ma è soprattutto<br />

la forza religiosa interna che spiega il fenomeno.<br />

o Maometto comincia la sua predicazione in Arabia a<br />

partire dall’anno 610 e la proseguirà fino alla morte.<br />

Tale impegno è accolto male alla Mecca, per questo motivo<br />

egli è costretto a trasferirsi a Medina (giugno del<br />

622). Tale emigrazione è nota come la Ègira. Essa segna<br />

l’inizio di una nuova èra e una svolta nelle fortune di<br />

Maometto 76. Indica anche l’inizio del nuovo calendario islamico.<br />

76 Molti studiosi moderni sembrano accreditare la veridicità degli episodi<br />

riportati dalla tradizione sulla vita di Maometto (pur consapevoli<br />

della gran quantità di leggende e dando per scontati gli elementi miracolosi<br />

e sovrannaturali) e hanno cercato di spiegarne la figura e l’opera di<br />

Profeta analizzando i fattori economici, politici, sociali e psicologici correlati.<br />

Gli studiosi non musulmani hanno sottolineato l’importanza che le<br />

vie del commercio dell’Arabia occidentale hanno avuto nel creare le<br />

condizioni sociali per l’ascesa di una nuova religione e nel consentire all’influenza<br />

di ebrei e cristiani di penetrare nella regione. Alcuni, però, sostengono<br />

che, prima di poter valutare la precisione storica delle cronache<br />

tradizionali, è necessario valutare meglio come, quando e perché si<br />

sia formato il materiale storico sulla vita di Maometto.<br />

o L’Islam è la religione dell’assoluta sottomissione dell’uomo<br />

a Dio, che è Creatore, Sostenitore e Giudice. Nella<br />

mente di Maometto, Allah non è altro che il Dio degli<br />

ebrei e dei cristiani. Egli si sente riformatore, profeta, apostolo,<br />

personalmente missionario di una rivelazione celeste.<br />

Predica un rigido monoteismo, e una dottrina semplice<br />

divisa in sei dogmi fondamentali: la fede in Allah,<br />

negli angeli, nei profeti, nelle rivelazioni del Corano, nella<br />

sanzione ultra terrena, nella predestinazione. Ad essi<br />

corrispondono i sei doveri del musulmano: professione di<br />

fede, preghiera rituale, digiuno del Ramadan, dovere dell’elemosina,<br />

pellegrinaggio alla Mecca, guerra santa.<br />

o Il Corano raccoglie le rivelazioni e i detti del profeta: è<br />

composto di 114 «sura» (= capitoli) divise in 6226 versetti,<br />

ed è completato dalla «Sunna» (= tradizione o condotta<br />

pratica del profeta). Esso è insieme un codice religioso,<br />

civile, sociale e politico, definitivamente redatto soltanto<br />

nel 653. Maometto ha saputo suggestionare la psicologia<br />

araba con l’affascinante ideale di assoggettare<br />

tutto il mondo ad Allah: l’anima delle conquiste arabe è<br />

stato appunto l’entusiasmo religioso portato fino al fanatismo<br />

della guerra santa contro gli infedeli, cioè cristiani,<br />

giudei e tutti i nemici dell’Islam.<br />

Nello slancio espansionistico del Musulmanesimo si<br />

possono distinguere tre fasi.<br />

o Prima fase -. La prima fase è verso nord e nord-est, su<br />

territorio bizantino, in direzione di Costantinopoli. Già<br />

verso la metà del secolo VII i principali punti strategici del<br />

Mediterraneo orientale cadono nelle mani degli arabi (Alessandria,<br />

Cipro e Rodi, cui si aggiungono presto la Palestina<br />

e la Siria, la Mesopotamia e la Persia). Nel 717 gli<br />

arabi premono su Costantinopoli, ma la flotta saracena<br />

per il momento non riesce a conquistarla.<br />

o Seconda fase - È verso ovest e nord-ovest. I maomettani<br />

invadono l’Egitto e poi le coste dell’Africa settentrionale,<br />

issando dovunque la Mezzaluna al posto della Croce.<br />

Nel 698 hanno già conquistato e distrutto la città di<br />

Cartagine. Pochi anni dopo attraversano irresistibilmente<br />

lo stretto di Gibilterra e, con la battaglia vittoriosa a Jeres<br />

de la Frontera nel 711, dilagano nella Spagna e si aprono<br />

l’accesso verso la Francia. Ma nel 732, in una storica<br />

battaglia, gli arabi sono vinti da Carlo Martello a Tours e<br />

a Poitiers, ricacciati al di là dei Pirenei, dove instaurarono<br />

il loro dominio per circa 800 anni, fino cioè all’avvento di<br />

Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia nel 1492.<br />

o Terza fase - È rappresentata, alla fine del Medioevo, dall’ulteriore<br />

pressione verso est. Quando videro minacciate<br />

le loro posizioni in Spagna, i cavalieri di Allah ripresero gli<br />

assalti verso Costantinopoli, conquistandola clamorosamente<br />

nel 1453. In seguito per due volte, nel 1529 e nel<br />

1681, i Turchi assediarono Vienna, l’avamposto dell’Europa<br />

cristiana, e fu necessario un grandioso spiegamento<br />

di forze per respingerli al di là dei Balcani.<br />

o Qual è il significato storico dell’Islam? - La sua straordinaria<br />

fortuna è stata spiegata dal fanatismo religioso,<br />

dal premio che il Corano promette ai «martiri» della guerra<br />

santa, dal permesso di avere quattro mogli. Gravissime<br />

furono le perdite subìte dalla Chiesa: magnifici Stati e<br />

territori, appartenenti da secoli al Cristianesimo, passa-<br />

a.a. 2012-2013 51


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 17<br />

rono per sempre all’Islam: si pensi a Gerusalemme, ad<br />

Alessandria d’Egitto, a Cartagine, al Medio Oriente... Sarebbe<br />

tuttavia un errore considerare solo gli aspetti negativi<br />

dell’Islam e trascurare, in una lettura teologica della<br />

storia, la sua importanza in rapporto alla fede cristiana.<br />

La Provvidenza si è servita di questo flagello per punire<br />

non solo l’impero romano decaduto, ma anche la Chiesa<br />

in crisi. In certe regioni, gli arabi hanno estirpato il politeismo<br />

e altre degenerazioni del paganesimo, portando intere<br />

popolazioni al monoteismo. In molti centri (da Cordoba<br />

a Bagdad, da Damasco al Cairo) hanno promosso<br />

una cultura e un’arte superiori a quelle europee contemporanee.<br />

Anche in campo filosofico e scientifico hanno<br />

dato un contributo efficace alla civiltà del mondo.<br />

o Eppure non riuscirono a diventare la guida spirituale e<br />

culturale dell’umanità. Mancò all’Islam quella forza decisiva,<br />

interiore e organica, rivolta allo sviluppo<br />

dell’intelletto e al dominio della volontà, che è propria del<br />

messaggio evangelico. Più precisamente, si può stabilire<br />

un confronto e rilevare qualche rapporto fra mondo arabo<br />

ed Europa cristiana.<br />

o La civiltà araba trova un posto d’onore e raggiunge il suo<br />

momento culminante nei secoli IX e X, quando l’Europa<br />

non è ancora emersa dalla «notte della barbarie». Essa<br />

non è nata da una cultura araba originale, bensì da un<br />

insieme di culture eterogenee, acquisite. Infatti, il processo<br />

di arabizzazione non ha potuto seguire il ritmo<br />

travolgente delle conquiste militari; ha potuto incidere<br />

profondamente, fino all’assimilazione, sui popoli affini e di<br />

basso livello culturale, ma a contatto con ambienti più<br />

evoluti, ricchi di tradizioni, si è verificata una involuzione:<br />

l’Islam ha subito l’influsso di questi popoli a lui superiori.<br />

o In pratica, pur senza cambiare il fondo originario, la civiltà<br />

araba ha risentito ovunque questi influssi eterogenei:<br />

quando il centro religioso-politico di Medina-Mecca si<br />

spostò a Damasco (nel 681), i musulmani adottarono i<br />

metodi di governo e la cultura dei Siro-bizantini; quando<br />

l’impero gravitò intorno a Bagdad (nel 752), gli arabi assorbirono<br />

la tradizione civile dei Sassànidi; quando raggiunsero<br />

il culmine nel califfato di Cordoba (929) e nel<br />

regno fatimita del Cairo (967), persero la propria identità,<br />

sopraffatta dalle più varie culture: ellenico-siriana, spagnola,<br />

persiana, mescolate a tradizioni berbere e turche.<br />

Si era creato, cioè, un mondo composito: arabo nella lingua,<br />

islamico nella religione, ellenico nella cultura.<br />

o Tuttavia, l’Europa cristiana dell’epoca (e di oggi) è debitrice<br />

alla civiltà araba di un’arte raffinata («arabesca»),<br />

del sistema metrico-decimale, della numerazione, di un<br />

certo linguaggio. La filosofia aristotelica è giunta in Occidente<br />

per mezzo di pensatori e di traduttori arabi. Il mondo<br />

islamico ha pure influito sull’evoluzione del costume<br />

cavalleresco europeo attraverso i crociati.<br />

o Ma, in sostanza, fu una civiltà più brillante e sofisticata<br />

che profonda, indebolita da eccessiva curiosità intellettuale<br />

e da un clima corrotto, in cui non poteva conservare<br />

senza compromessi la primitiva ortodossia. Quando il<br />

dogma islamico si incontrò con la filosofia greca, andò in<br />

crisi sul problema di conciliare fede e ragione: credette di<br />

risolverlo aggirandolo con il sistema ambiguo della «dop-<br />

pia verità», il che significa dichiarare l’inconciliabilità tra<br />

ragione umana e fede islamica.<br />

o Per questo il suo predominio non durò a lungo: dal secolo<br />

X cominciò il declino e nel secolo XIII subì il crollo definitivo,<br />

cedendo il passo alla civiltà cristiana. Il Cristianesimo<br />

non teme alcuna cultura, ma, aperto ad ogni confronto,<br />

la trascende e la anima: con san Tommaso ha<br />

evitato lo scoglio della doppia verità e ha operato la sintesi<br />

tra ragione e fede.<br />

Guerre e conquiste - C’è da aggiungere che, in genere,<br />

i cristiani non furono perseguitati, ma abilmente sfruttati<br />

dagli arabi: in campo sociale e civile furono posti in condizione<br />

di inferiorità; in campo religioso, in una situazione di<br />

isolamento e di lento soffocamento, per cui molte comunità<br />

scomparvero.<br />

o Va ricordato, però, che in Oriente gran parte delle cristianità<br />

erano già passate all’eresia monofisita e nestoriana,<br />

e quindi già staccate dall’unità della Chiesa. Anzi, la loro<br />

opposizione all’ «ortodossia» di Bisanzio favorì<br />

l’avanzata islamica, considerata quasi una liberazione.<br />

o Anche in Africa, i Vandali avevano già inferto un colpo<br />

durissimo al Cristianesimo che, al tempo di<br />

sant’Agostino, contava 700 diocesi. Inoltre, i berberi delle<br />

campagne opposero una tenace resistenza agli arabi invasori,<br />

ma - una volta sottomessi - si adattarono più facilmente<br />

alla religione dei vincitori, sia per non pagare<br />

esosi tributi, sia per evitare l’esilio. In Spagna la Chiesa<br />

era molto legata al regno visigotico e fu gravemente colpita<br />

dalla schiacciante vittoria del capo musulmano Tariq<br />

a Gibilterra (711). Ma, accortamente, i nuovi dominatori,<br />

pur incoraggiando le conversioni all’Islamismo, non le<br />

imposero ai cristiani: così la Spagna poté rimanere in<br />

gran parte cattolica e prepararsi alla «riconquista».<br />

o Analogamente in Sicilia: per più di due secoli i musulmani<br />

furono padroni dell’isola e ne promossero la vita economica,<br />

ma il Cristianesimo rimase ben saldo nelle coscienze,<br />

e quando i Normanni la conquistarono, i discendenti<br />

di coloro che si erano convertiti per forza tornarono<br />

alla fede dei padri.<br />

o Comunque, dal VII al X secolo, l’iniziativa rimase in mano<br />

ai musulmani, anche se l’impero bizantino da un lato e i<br />

Franchi dall’altro, riuscirono a bloccare la loro avanzata<br />

militare, impedendo che la tenaglia si chiudesse intorno<br />

al Mediterraneo e all’Europa. Alle guerre di conquista subentrarono<br />

le incursioni a scopo di razzia, e tutte le zone<br />

costiere e insulari, non esclusa la stessa Roma, furono<br />

sotto l’incubo delle scorribande saracene!<br />

o Dopo l’anno Mille - Dopo il Mille, le forze cristiane passarono<br />

al contrattacco e ricuperarono posizioni. I primi<br />

successi spinsero le Repubbliche Marinare a tentare imprese<br />

sempre più rischiose: furono la manifestazione di<br />

un’idea che prenderà corpo nel clima della Cristianità,<br />

cioè le crociate per la liberazione della Terra Santa dagli<br />

infedeli. Conseguenza indiretta delle conquiste arabe può<br />

esser vista la grande svolta compiuta dalla politica in Europa<br />

con l’alleanza fra papato e Francia carolingia, che<br />

diede un volto nuovo al Medioevo cristiano. Per questo<br />

alcuni storici fanno cominciare il Medioevo precisamente<br />

dalla comparsa dell’Islam.<br />

a.a. 2012-2013 52


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 18<br />

<strong>Scheda</strong> 18 <strong>–</strong> Dialettica “Sacerdotium <strong>–</strong> imperium “<br />

I “motori” motivazionali e operativi di tutto il medio evo<br />

sono: 1.) la lotta “Sacerdotium-Imperium”; 2.) il monachesimo;<br />

3.) il culto delle reliquie.<br />

Dall’inizio del secolo IX all’inizio del secolo XIV, possiamo<br />

registrare una triplice incarnazione dell’ideale della<br />

«città di Dio» di sant’Agostino nei rapporti fra il papato e<br />

l’impero:<br />

o La prima incarnazione dell’ideale agostiniano è l’EccIesia<br />

universalis e comprende il periodo storico (800-<br />

1073) che va da CARLO MAGNO a GREGORIO VII: sacerdotium<br />

et imperium sono funzioni di un unico organismo<br />

sotto la guida dell’imperatore con conseguente decadenza<br />

del papato.<br />

o La seconda incarnazione dell’ideale agostiniano è rappresentata<br />

dalla Christianitas (1073-1198) che parte<br />

dalla Riforma gregoriana e tocca il suo vertice con il pontificato<br />

di INNOCENZO III (1198-1216).<br />

o La terza incarnazione dell’ideale agostiniano è la cosiddetta<br />

Ierocrazia o teocrazia, cioè il trionfo del «sacerdotium»<br />

con papa INNOCENZO III, fino alla morte di BONIFA-<br />

CIO VIII (1198-1303).<br />

ECCLESIA UNIVERSALIS - Alla morte di Carlo Magno<br />

(814) venne meno alla Chiesa il sostegno dell’impero. Ma<br />

poiché «sacerdotium et imperium» formavano un’unica<br />

grande entità religiosa e civile, l’imperatore interveniva nelle<br />

cose ecclesiastiche con pieno diritto e, naturalmente,<br />

non mancava di difendere i propri interessi anche garantendo<br />

la nomina a pontefici di Roma di persone a lui gradite<br />

(= papi tedeschi). A rendere necessario questo intervento<br />

era la lotta scatenata fra le famiglie patrizie romane,<br />

che cercavano di insediare sul soglio di Pietro un membro<br />

del proprio parentado e conquistare il potere sulla città e<br />

sul «patrimonium».<br />

o La più sensibile ingerenza laica nell’elezione papale è<br />

rappresentata in questo periodo dalla Constitutio romana<br />

dell’imperatore LOTARIO I (nipote di CARLO MAGNO)<br />

nell’824, la quale stabiliva Il protettorato imperiale sulla<br />

Chiesa e ammetteva addirittura la nobiltà romana a partecipare<br />

all’elezione del papa. La Chiesa veniva così presa<br />

nell’ingranaggio feudale. Se l’imperatore stendeva il<br />

suo dominio su tutto l’impero, perché non poteva chiamare<br />

anche un vescovo ad amministrare una diocesi come<br />

suo feudatario? Cominciò così la consegna delle insegne<br />

episcopali da parte delle autorità civili: l’anello, il pastorale<br />

e anche la spada. Non mancò la reazione dell’ambiente<br />

papale con il proposito di sottrarre la Chiesa, in particolare<br />

l’azione dei vescovi, da ogni ingerenza estranea.<br />

Due grandi figure di papi si distinsero in questo periodo<br />

per vitalità e indipendenza: NICOLÒ I e GIOVANNI VIII.<br />

o NICOLÒ I (858-867) - Senza dubbio è il papa più importante<br />

non solo del secolo IX ma di tutto il tempo che intercorre<br />

fra GREGORIO I e GREGORIO VII. Oltre che santo<br />

canonizzato, egli può considerarsi Il primo grande pontefice<br />

del Medioevo. Esaltato dai suoi contemporanei come<br />

un «secondo Elia» che «comandava ai re e ai tiranni», fu<br />

uomo di governo, di ferrea volontà ed energica azione,<br />

teologo e giurista, di forte sensibilità morale. Fine primario<br />

della sua politica: lottare per la libertà e l’indipendenza<br />

della Chiesa; escludere interventi del potere temporale<br />

nelle cose ecclesiastiche; elevare e potenziare il papato.<br />

All’interno della Chiesa ridusse all’obbedienza parecchi<br />

vescovi ribelli; all’esterno migliorò il suo prestigio politico<br />

nei confronti dei re franchi e degli imperatori bizantini.<br />

Nella compilazione dei documenti pontifici si servì del<br />

dotto cardinale Anastasio Bibliotecario (810 ca - 878 ca),<br />

scrittore brillante e conoscitore profondo della patristica.<br />

o GIOVANNI VIII (872-882) - È forse l’unico successore di<br />

NICOLÒ I degno del papato per intelligenza e forza di volontà.<br />

Tuttavia fu travolto dalle immani difficoltà in Oriente<br />

(scisma di Fozio) e in Occidente (i nobili italiani e i saraceni).<br />

Due volte diede la corona imperiale ai discendenti<br />

di CARLO MAGNO, ma nessuno di questi imperatori gli fu<br />

di valido appoggio. Infatti, sia CARLO IL CALVO che CARLO<br />

IL GROSSO non furono all’altezza della situazione. Fatto<br />

di rilievo, nell’880 approvò l’uso della lingua slava<br />

nella liturgia romana.<br />

o A sostegno dell’autorità pontificia compaiono in questi<br />

anni le Decretali Pseudo Isidoriane, la più importante<br />

falsificazione di documenti canonistici, composta in Francia<br />

da autore ignoto, per difendere la Chiesa dalle invadenze<br />

dei prìncipi e dalle lotte dinastiche. È la raccolta di<br />

oltre un centinaio di lettere attribuite a papi dei primi secoli,<br />

e di molte false relazioni di Concili. Poiché allora era<br />

famosa la collezione di decretali di sant’Isidoro di Siviglia,<br />

i manipolatori si servirono di questo nome per far accreditare<br />

e circolare le loro tesi: in esse viene riconfermato il<br />

potere del papa «caput totius orbis»; viene ristabilito il diritto<br />

di appello dei vescovi al papa; viene ridimensionata<br />

l’azione dei metropoliti e dei sinodi diocesani. Questi documenti<br />

contribuiranno molto all’aumento dell’autorità<br />

pontificia, specie al tempo della riforma cluniacense e<br />

gregoriana, essendosi diffusi dovunque e ritenuti autentici.<br />

Solo nel 1628 il calvinista David Blondel dimostrò la<br />

loro falsità storica.<br />

Il Baronio 77 ha definito giustamente il secolo X come<br />

«saeculum ferreum, obscurum»: l’anarchia feudale penetra<br />

in Roma e tiene in schiavitù il papato.<br />

o Il PAPA FORMOSO (891-896) si invischiò nelle lotte feroci<br />

tra i duchi che miravano alla corona imperiale: prima incoronò<br />

LAMBERTO DI SPOLETO, poi ARNOLFO DI GERMANIA,<br />

inimicandosi gli uni e gli altri. Anche dopo la morte papa<br />

Formoso dovette scontare a caro prezzo l’incoronazione<br />

del «barbaro nordico» 78.<br />

77 Baronio, Cesare (Sora 1538 - Roma 1607), storico ecclesiastico<br />

italiano. Studiò a Veroli e a Napoli ed entrò nella Congregazione dell’oratorio,<br />

la compagnia religiosa fondata da san Filippo Neri nel 1575. Nel<br />

1593 divenne priore della congregazione, nel 1596 venne nominato cardinale<br />

e l’anno seguente prefetto della Biblioteca Vaticana. Scrisse gli<br />

Annales ecclesiastici a Christo nato ad annum 1198 (12 voll., 1588-<br />

1607), che, nonostante il piglio polemico e alcune imprecisioni, costituiscono<br />

una fonte preziosa di conoscenza nonché uno strumento di grande<br />

valore per gli studiosi. Baronio pubblicò inoltre un’edizione del Martirologio<br />

romano (1586).<br />

78 Infatti gli Spoletani costrinsero il nuovo papa STEFANO VI ad esumare<br />

il cadavere del suo predecessore e, in un sinodo, a dichiararlo ille-<br />

a.a. 2012-2013 53


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 18<br />

o La spaventosa decadenza di questo periodo non riguarda<br />

la Germania, dove c’è una notevole fioritura di opere<br />

spirituali e religiose. In Italia e in Francia, invece, dominano<br />

violenza e terrore: sono continue le incursioni dei<br />

Normanni, dei Saraceni e degli Ungari, che saccheggiano<br />

monasteri e città. I patrimoni delle chiese e delle abbazie<br />

cadono in mano ai nobili; le diocesi diventano<br />

«proprietà private» e beni di famiglia dei grandi feudatari.<br />

Tra il clero regnano la simonia, la scostumatezza, l’avidità<br />

del denaro, l’ignoranza. Il papato stesso, privato del<br />

suo naturale protettore, l’imperatore, diventa lo zimbello<br />

delle famiglie nobili di Roma, che vanno a gara per mettere<br />

sulla cattedra di Pietro i loro rampolli 79.<br />

L’urgenza di un «advocatus» della Chiesa era sempre<br />

più avvertita: toccherà a OTTONE I IL GRANDE (912-973) rinnovare<br />

l’impero di CARLO MAGNO.<br />

o Duca di Sassonia e re di Germania (936) come successore<br />

del padre ENRICO I, mirò esplicitamente a riaffermare<br />

il predominio della monarchia contro il particolarismo<br />

dei feudatari. Il 2 febbraio del 962 Ottone fu incoronato<br />

imperatore da GIOVANNI XII (955-964) in San Pietro, dopo<br />

aver giurato al papa di difendere i territori e i diritti della<br />

Chiesa, mentre in cambio il papa e i romani gli promettevano<br />

fedeltà. Con tale atto nasceva il «sacro romano<br />

impero della nazione tedesca» che, per quasi tre secoli,<br />

compirà la sua missione storica di protettore della pace,<br />

dell’ordine e della Chiesa in Occidente. Con il «Privilegium<br />

Othonis» del 13 febbraio dello stesso anno 962,<br />

l’imperatore riconfermò al papa le donazioni di PIPINO e<br />

di CARLO MAGNO, ma ripristinò la supremazia imperiale<br />

secondo la «Constitutio» di Lotario dell’824, ossia: giuramento<br />

di fedeltà da parte del papa eletto, e controllo<br />

assoluto da parte dell’imperatore sulla Chiesa.<br />

o Verso la fine del secolo, nel 996, il sedicenne sovrano<br />

OTTONE III mise sul trono di Pietro il ventiquattrenne suo<br />

cappellano BRUNO DI CARINZIA, che prese il nome di GRE-<br />

GORIO V, e che lo incoronò imperatore. Era il primo<br />

papa tedesco.<br />

o Il papa dell’anno Mille - Alla sua morte, OTTONE III nominò<br />

papa il suo maestro e consigliere GERBERTO DI<br />

AURILLAC, SILVESTRO II (999-1003), che era arcivescovo<br />

di Ravenna, coltissimo in matematica, filosofia e astronomia,<br />

tanto da essere stimato una specie di mago. È il<br />

primo papa francese, passato alla storia come «il pontefice<br />

dell’anno Mille», molto dotto anche nelle scienze<br />

sacre. Tra l’altro, liberò la Polonia dalla tutela germanica,<br />

gittimo e indegno del pontificato, invalidando le ordinazioni da lui conferite.<br />

Svestita dei paramenti papali, la salma fu profanata e gettata nel Tevere<br />

dalla plebaglia. Più tardi, due pontefici ripararono l’oltraggio e annullarono<br />

gli atti del «Synodus ad cadaver».<br />

79 Più famigerati che famosi rimasero i nomi di TEODORA «senatrix»<br />

e di MAROZIA, che innalzò al pontificato il figlio GIOVANNI XI nel 931: due<br />

donne astute, ambiziose e corrotte che per decenni esercitarono in Roma<br />

e sul papato un influsso nefasto. Pare che dal 900 al 955 una quindicina<br />

di pontefici siano stati eletti, destituiti e uccisi. Lo storico<br />

LIUTPRANDO, vescovo di Cremona, scrisse: «Mancipatus est papatus in<br />

manu foeminarum, (ma ricordiamo che la fonte di Liutprando è unica e<br />

poco attendibile).<br />

incoronò Stefano 80 (poi santo) re d’Ungheria, e lanciò un<br />

appello per la liberazione di Gerusalemme.<br />

o Il giovane principe Ottone III, intelligente e religiosissimo,<br />

coltivava grandiosi e fantastici piani imperialistici, la «renovatio<br />

imperii Romanorum» in chiave cristiana: voleva<br />

cioè costituire una federazione di nazioni uguali, indipendenti<br />

e con capitale a Roma. La sua utopia fallì miseramente<br />

nel 1002, quando morì presso il monte Soratte,<br />

dopo essere stato cacciato da Roma da una sommossa<br />

popolare. La città e il seggio papale furono di nuovo disputati<br />

dalle famiglie nobili: i Tuscolo e i Crescenzi. I primi<br />

riuscirono a imporre TEOFILATTO con il nome di BENE-<br />

DETTO VIII (1012-1024), che fu sostenuto dall’imperatore<br />

ENRICO III DI SASSONIA “il Santo”, incoronato in San Pietro<br />

nel 1014 († 1024): sebbene di costumi mondani, questo<br />

pontefice combatté energicamente contro il matrimonio<br />

del clero e lo sperpero dei beni della Chiesa. Con<br />

l’imperatore ENRICO III celebrò nel 1022 un grande sinodo<br />

a Pavia in difesa del celibato ecclesiastico.<br />

o Dopo una serie di papi simoniaci e scandalosi, intervenne<br />

il re germanico ENRICO III “IL NERO” DI FRANCONIA<br />

(1046-1056) il quale nel sinodo di Sutri (1046) depose i<br />

due pontefici SILVESTRO III (20/01/1045-10/02/1045) e<br />

GREGORIO VI, (5/5/1045-20/12/1046) in lotta fra loro e ne<br />

elegge un terzo, il vescovo di Bamberga SUIGERO, che si<br />

chiamò CLEMENTE II (1046-1047). Neppure Carlo Magno<br />

era giunto a una tale pienezza di poteri.. Ispirato ad alte<br />

idealità religiose, e riformatore convinto della Chiesa,<br />

ENRICO III DI FRANCONIA controlla tutta la gerarchia ecclesiastica,<br />

pretende dai romani il titolo di «Patricius» e impone<br />

a tutti di accettare come pontefice solo il candidato<br />

designato dall’imperatore: il trionfo assoluto<br />

dell’imperium sul sacerdotium.<br />

o Il lato positivo fu la sottrazione del papato alle lotte dei<br />

nobili romani e l’avvio della riforma. I quattro pontefici tedeschi<br />

da lui nominati si mostrarono degni e zelanti, soprattutto<br />

san LEONE IX (1049-1054).<br />

o Nel contesto della «Ecclesia universalis», il cesaropapismo,<br />

sovvertendo le leggi canoniche, tenta di imprigionare<br />

le forze del papato nella trama del feudalesimo,<br />

materializzando I’ideale del sacerdozio e mortificandolo<br />

con la simonia e il concubinato. Tuttavia, anche in questo<br />

periodo di crisi profonda, la Chiesa non tralascia la sua<br />

missione nella società occidentale: conquista due nuove<br />

nazioni con il suo slancio missionario, la Polonia e l’Ungheria,<br />

e piega davanti alla croce i terribili «uomini del<br />

Nord» (= Normanni).<br />

o Inoltre, dal cenacolo di Cluny (in Francia) si dirama nei<br />

monasteri d’Europa un movimento di riforma spirituale.<br />

80 STEFANO I IL SANTO (Esztergom 975 - Buda 1038), primo re d’Ungheria<br />

(1001-1038), noto anche come santo Stefano. Pagano di nascita,<br />

si convertì al cristianesimo in gioventù. Divenne principe d’Ungheria nel<br />

997, alla morte del padre. Fu incoronato re tra il Natale dell’anno 1000 e<br />

il 1° gennaio del 1001; in occasione della sua incoronazione, papa<br />

SILVESTRO II inviò una corona da Roma e gli concesse il titolo di “Apostolica<br />

Maestà”, portato dai sovrani ungheresi fino al rovesciamento della<br />

monarchia, nel 1918. Nel 1083 Stefano venne canonizzato e divenne il<br />

santo patrono d’Ungheria.<br />

a.a. 2012-2013 54


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 19<br />

L’età gregoriana<br />

Dopo il predominio dell’impero sul papato (nel periodo<br />

dei Carolingi e degli Ottoni) si ha la supremazia del papato,<br />

conquistata nel secolo XI con Gregorio VII, e difesa nei secoli<br />

XII e XIII con Innocenzo III e Bonifacio VIII, attraverso<br />

dure lotte contro l’impero. La lotta per la libertà della Chiesa,<br />

impropriamente limitata alla questione delle investiture<br />

laiche, vede protagonisti gli uomini più rappresentativi dell’epoca:<br />

papa GREGORIO VII e l’imperatore ENRICO IV. Ma<br />

essa è preceduta da un radicale rinnovamento spirituale<br />

della Chiesa per opera dei monaci e del clero.<br />

o Il programma della grande riforma interna della Chiesa<br />

nasce sul terreno monastico: un movimento lento che si<br />

sviluppa silenziosamente in piccoli centri e nella quiete<br />

dei monasteri benedettini. Parecchi sono i circoli di rinnovamento<br />

religioso: nell’Italia centrale con san Nilo<br />

(† 1005) a Grottaferrata; la fondazione di Camaldoli da<br />

parte di SAN ROMUALDO 81 e di Vallombrosa con SAN<br />

GIOVANNI GUALBERTO 82; nell’alta Lorena, nella Foresta<br />

Nera, nell’eremitaggio di Fonte Avellana con SAN PIER<br />

DAMIANI 83.<br />

o Ma il principale centro di riforma fu il monastero di<br />

Cluny nella Francia centro-meridionale, fondato nel 909<br />

e sottomesso direttamente al papa. Qui risorse a piena<br />

vita l’antico ideale monastico secondo la Regola di san<br />

Benedetto, grazie soprattutto all’azione intelligente e fe-<br />

81 Ravenna, ca. 952 - Val di Castro (Marche), 19 giugno 1027 - Nobile,<br />

divenne eremita e dopo l’esperienza in Spagna, nei pressi di monastero<br />

sotto l’influenza di Cluny, iniziò una serie di peregrinazioni lungo<br />

l’Appennino con lo scopo di riformare monasteri ed eremi sul modello<br />

degli antichi cenobi dell’Oriente. La sua fama e il suo carisma lo misero<br />

più volte in contatto con i potenti, principi e prelati. Convertì Ottone III<br />

che lo nominò abate di S.Apollinare in Classe, carica che Romualdo rifiutò<br />

clamorosamente dopo un anno rifugiandosi a Montecassino dove<br />

portò il suo rigore ascetico. Riprese le sue peregrinazioni fondando numerosi<br />

eremi, l’ultimo dei quali fu Camaldoli. Questo nome deriva dal<br />

campo che un tale Maldolo aveva donato a Romualdo, in cerca di solitudine.<br />

82 Firenze, 985/995 - Passignano Val di Pesa (FI) 12 luglio 1073 - I<br />

dati certi sulla sua vita, al di là della leggenda, sono pochi. Monaco di<br />

San Miniato, dopo aver denunciato il proprio abate per simonia, abbandonò<br />

il convento alla ricerca di un nuovo monastero. Giunto a Vallombrosa,<br />

un luogo isolato sull’Appennino, con l’appoggio dell’abate di Settimo,<br />

diede origine con i monaci che avevano abbandonato S.Miniato,<br />

ad una comunità che si ingrandì anche per il sopraggiungere di laici da<br />

Firenze. Accettata con riluttanza la carica di abate, Giovanni fondò l’Ordine<br />

dei Vallombrosani. Egli volle ritornare agli insegnamenti degli Apostoli,<br />

dei Padri della Chiesa, di San Basilio e di San Benedetto, accentuando<br />

gli aspetti della povertà e del lavoro manuale, impegnandosi decisamente<br />

e direttamente alla riforma dei monasteri.<br />

83 Pier Damiani (Ravenna 1007 - Faenza 1072), monaco italiano,<br />

dottore della Chiesa e santo. Intorno al 1043 divenne priore del monastero<br />

di Fonte Avellana, vicino a Gubbio. La sua opera fu improntata alla<br />

lotta contro gli abusi e l’immoralità del clero, in particolare contro la simonia<br />

e la violazione del voto del celibato; a tale riguardo invocò riforme<br />

presso il papa Leone IX. Divenne cardinale vescovo di Ostia (decano<br />

del Sacro Collegio dei cardinali) nel 1057, e due anni dopo presiedette<br />

un concilio a Milano. Legato di molti papi, collaborò in particolare con Ildebrando<br />

di Soana, divenuto papa Gregorio VII nel 1073. Fu tra gli scrittori<br />

latini più fecondi ed eleganti del Medioevo, e lasciò un vasto corpus<br />

di scritti teologici di vario genere.<br />

conda dei suoi abati ODILONE († 1049) e UGO IL GRANDE<br />

(† 1109) che per sessant’anni diresse l’abbazia, portandola<br />

all’apogeo: alla sua morte, Cluny aveva trecento<br />

monaci e quasi duemila monasteri dipendenti, sparsi in<br />

tutta la Cristianità. L’esempio di vera pietà, di abnegazione<br />

eroica, di costante fedeltà alla professione influì enormemente<br />

su tutti gli altri monasteri che si collegarono<br />

fra loro in una specie di federazione.<br />

o Questo vasto movimento monastico preparò la via alla riforma<br />

del clero: sorse un «partito» degli «amici della riforma»<br />

molto esteso e potente, assai benemerito per il<br />

suo dinamismo. Con Ildebrando di Soana, divenuto papa<br />

Gregorio VII, il programma di rinnovamento assunse un’importanza<br />

mondiale perché venne portato nel cuore<br />

della Chiesa: alla riforma monastica ed ecclesiastica si<br />

aggiunse la riforma totale, cioè la liberazione della Chiesa<br />

dal potere terreno. Le fondazioni benedettine riuscirono<br />

a incidere profondamente per il fatto che i papi concessero<br />

loro l’esenzione dalla giurisdizione vescovile: tale<br />

affrancamento dai vescovi, per lo più simoniaci, permise<br />

una libera iniziativa dei monaci, i quali, per altro, vivevano<br />

all’insegna del motto: «Riformiamoci per riformare<br />

la Chiesa». Essi divennero anche l’anima della riforma<br />

episcopale, compiuta da alcuni grandi vescovi dell’Italia<br />

settentrionale e della Francia. In questo movimento furono<br />

coinvolti anche i religiosi laici, le suore e i laici, uomini<br />

e donne, in gran quantità. In un certo senso la Chiesa<br />

occidentale si era monasticizzata.<br />

l riformatori concentrarono la loro propaganda e i loro<br />

sforzi su due mali generali e su un grande rimedio: i mali<br />

erano la simonìa e il nicolaismo; il rimedio era l’azione disciplinare<br />

da parte di un papato libero e potente.<br />

o La simonia, in origine, era l’ostinata convinzione che i<br />

doni soprannaturali e i poteri carismatici potessero venire<br />

comprati con il danaro; più tardi si ricorse alla simonia<br />

per l’acquisto o la vendita degli atti sacramentali o delle<br />

cariche spirituali. Poiché all’inizio consisteva nel confondere<br />

la grazia con la magia, la simonia fu catalogata come<br />

eresia, negazione dello Spirito Santo.<br />

o Il nicolaismo (il termine deriva dai cosiddetti “nicolaiti”,<br />

contrari al celibato ecclesiastico) designa l’incontinenza<br />

dei chierici, cioè la violazione della castità e del celibato<br />

ecclesiastico, stabilito dall’antica disciplina della Chiesa<br />

occidentale.<br />

o Il primo pontefice ad avviare la riforma è LEONE IX (1049-<br />

1054), santo,che in tre sinodi diversi condannò le pratiche<br />

simoniache e, con molteplici viaggi attraverso l’Europa,<br />

esercitò l’autorità pontificia apertamente ed energicamente<br />

come strumento di rinnovamento della Chiesa.<br />

Fra l’altro, rimise ordine in situazioni che coinvolgevano<br />

vescovi e sacerdoti simoniaci.<br />

o Un altro papa riformatore fu STEFANO IX (1057-1058), già<br />

abate di Montecassino: la sua elezione da parte del clero<br />

romano fu affrettata per impedire l’intervento dell’imperatore.<br />

Egli si circondò di cardinali di alto prestigio, come<br />

Anselmo da Baggio, futuro Alessandro Il († 1073), e SAN<br />

PIER DAMIANI. L’emancipazione dall’imperatore era evidente.<br />

a.a. 2012-2013 55


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 19<br />

o Ancora più importante fu l’ascesa al trono pontificio di<br />

Gerardo, vescovo di Firenze, che prese il nome di NICO-<br />

LÒ II (1058-1061): il 13 aprile 1059 egli promulgò il celebre<br />

decreto che conferiva ai cardinali - con l’approvazione<br />

del clero e del popolo di Roma - il diritto e il dovere di<br />

eleggere il papa. Naturalmente il re di Germania e i vescovi<br />

tedeschi condannarono il pontefice e i suoi decreti.<br />

Rinnovò inoltre i decreti contro la simonia e a favore del<br />

celibato ecclesiastico; promosse lo spirito monastico e riformatore;<br />

proibì l’assistenza a Messe celebrate da sacerdoti<br />

concubinari: atti che diedero un formidabile impulso<br />

alla santità della Chiesa. La morte prematura di Nicolò<br />

II fu una sventura.<br />

o Ne raccolse l’eredità il milanese Anselmo da Baggio che<br />

prese il nome di ALESSANDRO II (1061-1073). Egli sottopose<br />

la sua nomina al re di Germania, che divenne di<br />

nuovo arbitro del papato. Per il resto, perseguì energicamente<br />

i preti dissoluti e simoniaci; rafforzò la centralizzazione<br />

del potere; diresse le crociate spagnole e si oppose<br />

al divorzio di ENRICO IV. Mancò di fermezza solo<br />

nella questione delle nomine dei vescovi e degli abati,<br />

che avvenivano in nome del re di Germania. Attraverso<br />

sinodi e processi intervenne in quasi tutta l’Europa. Alessandro<br />

II è noto anche per aver incitato il popolo di Dio,<br />

la «plebs», a ribellarsi alla gerarchia simoniaca e ai preti<br />

sposati: il movimento «democratico» della «Pataria», a<br />

Milano, ricevette da lui impulso e incoraggiamento, e soprattutto<br />

la coscienza del proprio peso sociale.<br />

o È in questo contesto che scoppierà un conflitto fra il papa<br />

e il re tedesco: è la lotta per le investiture, o meglio, per<br />

la libertà della Chiesa. All’indomani della morte di ALES-<br />

SANDRO II, il popolo romano acclamò pontefice il cardinale<br />

Ildebrando, mentre i cardinali procedettero alla sua elezione<br />

secondo le leggi canoniche (GREGORIO VII, 22<br />

aprile 1073). Egli però, prima dell’incoronazione, attese il<br />

beneplacito del re ENRICO IV. Fu un uomo pieno di coraggio,<br />

di incredibile vitalità, instancabile e appassionato<br />

servitore della libertà della Chiesa. Un papa umanamente<br />

sconfitto, morto in esilio, ma all’origine di un nuovo mondo.<br />

Giustizia e pace sono le parole-chiave di tutte le sue<br />

dichiarazioni. Seppe unire all’autorità illimitata una spiritualità<br />

autentica, e un’umiltà personale sincera. Lottò soprattutto<br />

per superare le confusioni fra lo spirituale e il<br />

temporale. Ebbe rapporti con quasi tutti i vescovi d’Europa,<br />

con i re delle più lontane regioni, con l’imperatore<br />

d’Oriente e con l’Emiro del Marocco: non solo rapporti di<br />

cortesia, ma lettere sui diritti della Chiesa, sul miglioramento<br />

dei costumi, sulla simonìa, sulle scomuniche, ecc.<br />

o Le idee e i programmi di Gregorio VII diventarono patrimonio<br />

comune della cristianità e i fedeli riconobbero alla<br />

Chiesa il diritto di svolgere il suo ministero pastorale per il<br />

bene delle anime. Gregorio era monaco e papa in modo<br />

completo: nella sua persona e nella sua opera rappresentò<br />

gli interessi della cristianità medievale. Oriundo<br />

della Toscana e da famiglia popolare, piccolo e pallido,<br />

era dotato di un’indomabile forza di volontà, assillato dall’ideale<br />

di costruire una sola cristianità di popoli e delle loro<br />

autorità politiche: sopra di essa, attraverso il papa, si<br />

manifestava un diritto divino, il dominio di Dio.<br />

o Nel sinodo di Quaresima del 1074 ribadì la condanna dei<br />

mali tradizionali: deposizione per chiunque fosse giunto<br />

ad un ufficio ecclesiastico attraverso la simonìa; proibizione<br />

del matrimonio per qualsiasi prete; proibizione al<br />

popolo di assistere al culto divino celebrato da un prete<br />

indegno. Nel sinodo di Quaresima del 1075 vietò ogni investitura<br />

laica, pena la deposizione per chi l’accettava e<br />

la scomunica per il principe che la conferiva. Mentre la<br />

coscienza cristiana approvò ovunque la prima misura,<br />

contro la seconda si sollevò una forte opposizione: infatti,<br />

i vescovadi possedevano gran parte dei beni imperiali ed<br />

erano la base della potenza del re di Germania. Questi<br />

non poteva rinunciare a concorrere alla nomina dei vescovi<br />

e, d’altra parte, essendo consacrato, portava una<br />

dignità sacra nella Chiesa.<br />

o Negli anni 1074-1075 vennero elaborati i celebri Dictatus<br />

papae: un indice o lista di riferimenti a passi di collezioni<br />

canoniche; 27 articoli che enunciano un tesi di fondo: solo<br />

il romano pontefice è chiamato vescovo universale ed<br />

ha la cura di tutta la chiesa.<br />

o In Germania regnava ENRICO IV (1056-1106, imperatore<br />

dal 1084), un sovrano che procedeva in modo simoniaco<br />

nella distribuzione dei vescovadi e che non si era adeguato<br />

ai decreti papali. Dopo una solenne minaccia di<br />

scomunica, Gregorio VII, nel sinodo di Quaresima del<br />

1076, scomunicò di fatto Enrico, sciolse i suoi sudditi dall’obbligo<br />

di fedeltà, e proibì loro di ubbidirgli. In questa<br />

bolla c’è tutto il papa del Medioevo che domina i sovrani<br />

del mondo. Tutti percepirono la portata rivoluzionaria del<br />

suo gesto: il protettore supremo della Chiesa veniva “separato”<br />

dal corpo della cristianità dal capo della Chiesa!<br />

o L’imperatore radunò a Worms un sinodo di 26 vescovi<br />

tedeschi, e dichiarò decaduto il papa. Ma quando i principi<br />

si schierarono contro di lui, si vide costretto a piegare<br />

il capo, promettendo obbedienza e penitenza. Nell’inverno<br />

del 1076 attraversò le Alpi e andò a Canossa (un castello<br />

della principessa Matilde di Toscana), dove incontrò<br />

il papa. Vestito di sacco e al gelo, implorò la riammissione<br />

nella Chiesa e il pontefice lo assolse. Il vincitore<br />

morale fu il papa, il vincitore politico il re. Difatti la conciliazione<br />

durò poco: Enrico si vendicò aspramente. Deposto<br />

dai principi tedeschi, scomunicato una seconda volta<br />

dal papa nel 1080, il re tornò in Italia, nominò un antipapa<br />

(CLEMENTE III)e si fece da lui incoronare a Roma (Pasqua<br />

1084). Rifugiatosi in Castel Sant’Angelo, Gregorio<br />

VII fu liberato dai Normanni (che devastarono la città<br />

in modo feroce) e condotto a Salerno: qui moriva, in esilio,<br />

il 25 maggio 1085.<br />

o La fine della lotta per le investiture - La cosiddetta lotta<br />

per le investiture, durata circa 50 anni, si concluse con la<br />

vittoria del papato. Si cominciò a distinguere chiaramente<br />

il potere politico dei vescovi dal loro ufficio sacerdotale.<br />

Su tale base si giunse al famoso concordato di Worms<br />

del 1122 (tra CALLISTO II ed ENRICO V): libera elezione<br />

dei vescovi da parte del clero; rinuncia del re all’investitura<br />

con l’anello e il pastorale; conferimento del feudo, da<br />

parte del re, mediante lo scettro ai candidati già eletti;<br />

giuramento dei vescovi come feudatari.<br />

a.a. 2012-2013 56


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 20<br />

<strong>Scheda</strong> 20 - I quattro concili lateranensi<br />

La riforma e la lotta per la libertà della Chiesa sono i<br />

motivi fondamentali che ispirano gli aspetti religiosi dell’Europa<br />

dal secolo Xl in poi: sono perciò anche l’oggetto principale<br />

dei quattro Concili ecumenici del Laterano in quest’epoca<br />

tipicamente medievale.<br />

o Il valore e la portata politica di queste assemblee stanno<br />

nella loro capacità di presentarsi «in alto grado come<br />

punto di incontro e foro della cristianità» (JEDIN); soprattutto<br />

il IV Concilio lateranense rappresenta la più grande<br />

manifestazione della cristianità nell’alto Medioevo. Leggendo<br />

le Bolle pontificie di convocazione ne percepiamo<br />

lo spirito, i programmi e anche le diversità contingenti che<br />

distinguono fra loro i vari Concili.<br />

LATERANENSE I (1123) - Dal 18 al 27 marzo (6 aprile?)<br />

1123 - Viene convocato nel 1123 dal papa<br />

CALLISTO II 84 per due scopi:<br />

o prendere atto della fine della lotta per le investiture e ratificare<br />

solennemente il concordato di Worms del<br />

1122;<br />

o estirpare gli abusi nella Chiesa promulgando canoni disciplinari,<br />

muniti di censura ecclesiastica.<br />

Per mettere in esecuzione il compromesso raggiunto a<br />

Worms non bastava un accordo scritto, occorreva una vigorosa<br />

spinta. Altri Concili dovranno legiferare reiteratamente<br />

contro l’investitura laica. L’intenzione del papa di<br />

promulgare canoni con sanzioni canoniche segna l’avvio di<br />

un’intensa attività disciplinare che si manterrà costante nei<br />

secoli seguenti. Il concilio approvò tra l’altro leggi contro<br />

l’investitura dei laici e per una riforma del clero. Il suo carattere<br />

ecumenico è messo da molti in questione; ne mancano<br />

gli atti. Le leggi, trasmesse solo in raccolte di canoni,<br />

trattano soprattutto dell’investitura dei laici. In questo ambito<br />

il can. 4 (altri 8-9; 712) sostiene la libertà della chiesa<br />

LATERANENSE II (1139) <strong>–</strong> iniziato il 4 aprile 1139 <strong>–</strong> È<br />

convocato da INNOCENZO II 85 nel 1139 per portare avanti la<br />

84 CALLISTO II (? 1088 - Roma 1124), papa (1119-1124), protagonista<br />

della fase finale della lotta per le investiture contro l’imperatore Enrico<br />

V, con l’obiettivo di portare a termine il programma di riforma della<br />

Chiesa di papa Gregorio VII. Al secolo Guido (Guy) di Borgogna, divenne<br />

arcivescovo di Vienne nel 1088. Energico difensore della riforma della<br />

Chiesa, sulla questione delle investiture si oppose a Enrico V, il quale<br />

sosteneva che i titoli ecclesiastici dovessero essere assegnati dall’imperatore<br />

o da principi laici. Dopo la morte di papa Gelasio II (1118-1119),<br />

Callisto ascese al soglio pontificio e convocò immediatamente a Reims<br />

un sinodo (1119) nel quale venne condannata la pretesa dei laici alle investiture<br />

e vennero scomunicati Enrico e l’antipapa Gregorio VIII (1118-<br />

1121); quest’ultimo fu imprigionato, mentre venne stipulata una tregua<br />

con Enrico V. Riprese le trattative, il 23 settembre 1122 Callisto sottoscrisse<br />

il concordato di Worms concludendo la questione delle investiture.<br />

Nel 1123 Callisto convocò il primo grande concilio ecumenico<br />

dell’Occidente, il I concilio lateranense, che ratificò il Concordato.<br />

85 INNOCENZO II (Roma ? - 1143), papa (1130-1143). Al secolo Gregorio<br />

Papareschi, fu eletto papa, alla morte di Onorio II, dai cardinali fautori<br />

della famiglia dei Frangipani, ma dovette attendere l’appoggio di<br />

Bernardo di Chiaravalle e l’aiuto di re Lotario per deporre l’antipapa voluto<br />

dai Pierleoni, il cardinale Pietro Pierleoni eletto con il nome di ANA-<br />

CLETO II. Entrato in Roma nel 1133, Innocenzo incoronò Lotario impera-<br />

«riforma gregoriana» del precedente Concilio, ma anche<br />

per affrontare problemi nuovi della Chiesa:<br />

o 1. eliminare le ultime vestigia dello scisma, durato nove<br />

anni, causato dall’elezione dell’antipapa ANACLETO II<br />

(† 1138);<br />

o 2. condannare gli errori di Pietro di Bruys e di Arnaldo da<br />

Brescia.<br />

Nel discorso di apertura, il papa con voce tremante e<br />

accorata chiama per nome i colpevoli dello scisma e ordina<br />

loro di deporre le croci, i pallii e gli anelli: «Voi sapete che<br />

Roma è caput mundi e che dovete domandare al vescovo<br />

di Roma le dignità ecclesiastiche e che non potete conservarle<br />

senza il suo consenso». La lotta per liberare l’episcopato<br />

dal potere secolare porta di conseguenza l’accentramento<br />

sempre più forte dell’autorità ecclesiastica nel papa<br />

e negli ordinamenti giuridici di Roma. Diede fine allo scisma<br />

dell’antipapa ANACLETO II (1130-1138) e condannò gli<br />

errori dei pietrobrusiani (seguaci del predicatore ambulante<br />

Pietro di Bruys) e di Arnaldo da Brescia. È controverso il<br />

suo carattere ecumenico.<br />

LATERANENSE III ( 1179) - Dal 5 al 19 marzo 1179. -<br />

È indetto da ALESSANDRO III 86 nel 1179 per:<br />

o 1. stabilire norme più adatte per l’elezione del papa, in<br />

modo da «togliere l’audacia e l’insolenza di uomini senza<br />

scrupoli». Un provvedimento che si rendeva urgente per<br />

completare la legislazione di NICOLÒ II del 1059, risultata<br />

non perfetta. ALESSANDRO III infatti aveva dovuto lottare<br />

per 18 anni contro l’IMPERATORE FEDERICO BARBAROSSA,<br />

sostenitore dell’antipapa VITTORE IV;<br />

o 2. combattere, attraverso un impegno solenne del Concilio,<br />

l’usura, la simonìa e altri vizi del tempo;<br />

o 3. sigillare la pace di Venezia del 1177;<br />

o 4. estirpare «la detestabile peste dell’eresia càtara» e albigese.<br />

Presenti circa 300 prelati (la metà italiani). 27 canoni<br />

conservati. Non esistono gli atti. -<br />

tore, dopo averne ottenuto la legittimazione. Partito Lotario, tuttavia, Innocenzo<br />

fu immediatamente attaccato dai sostenitori dell’antipapa, che<br />

lo costrinsero a rifugiarsi a Pisa. Lo scisma terminò solo nel 1138 con la<br />

morte di Anacleto. Le conseguenze dello scisma vennero eliminate nel<br />

1139 con la convocazione del secondo concilio lateranense che scomunicò<br />

i fautori di Anacleto e invalidò le sue consacrazioni. Nello stesso<br />

anno, Innocenzo si mise alla guida di un esercito contro Ruggero II di<br />

Sicilia, sostenitore di Anacleto, ma fu sconfitto e dovette cedergli la sovranità<br />

sull’Italia meridionale.<br />

86 ALESSANDRO III (Siena 1110 ca. - Civita Castellana 1181), papa<br />

(1159-1181), sostenne strenuamente l’autorità papale nella Chiesa. Al<br />

secolo Rolando Bandinelli, studiò diritto canonico sotto la guida del monaco<br />

camaldolese Graziano, divenendo poi egli stesso stimato lettore di<br />

diritto canonico a Bologna. Creato cardinale nel 1150 e cancelliere pontificio<br />

nel 1153, Bandinelli venne inviato l’anno stesso in qualità di nunzio<br />

apostolico a negoziare il trattato di Costanza con l’imperatore Federico I<br />

Barbarossa e nel 1159 divenne papa. Il pontificato lo vide coinvolto nella<br />

complessa politica del suo tempo, in lotta con i governanti europei per la<br />

reciproca supremazia. Dopo una lunga lotta contro i tre successivi antipapi<br />

sostenuti dall’imperatore, Alessandro, con l’aiuto della Lega lombarda,<br />

obbligò Federico a riconoscerlo quale legittimo papa. Nel 1162,<br />

costretto da quest’ultimo all’esilio, trascorse buona parte del pontificato<br />

in Francia. Presiedette il terzo concilio lateranense (1179) e promosse la<br />

diffusione della scolastica.<br />

a.a. 2012-2013 57


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 20<br />

LATERANENSE IV (1215) - Dall’11 al 30 novembre<br />

1215 - Tre sessioni. Settanta capitoli: confessione di fede<br />

contro i Catari; transustanziazione eucaristica; confessione<br />

e comunione annuale. - Viene convocato da INNOCENZO III<br />

per il 1215, con una lettera a tutti i vescovi dell’Oriente e<br />

dell’Occidente in data 13 aprile 1213, per risolvere problemi<br />

spirituali e temporali:<br />

o «...mi stanno soprattutto a cuore la liberazione della Terra<br />

Santa e la riforma della Chiesa. Il Concilio generale si<br />

incaricherà di sterminare i vizi, far rifiorire la virtù, raddrizzare<br />

le cose storte, riformare i costumi, annientare le<br />

eresie, fortificare la fede, mettere fine alle discussioni,<br />

stabilire la pace, proteggere la libertà, guadagnare alla<br />

causa della Terra Santa i principi e i popoli cristiani e infine<br />

dare un saggio ordinamento all’alto e al basso clero».<br />

In fondo, questo vastissimo programma non faceva che<br />

continuare l’opera dei precedenti Concili. Il papa però intendeva<br />

unire la «vecchia» riforma al fatto «nuovo» di una<br />

crociata, ambedue come iniziativa della Chiesa universale<br />

sotto la guida del Vicario di Cristo. Si aggiunga l’interesse<br />

per la fondazione di un impero latino a Costantinopoli, per<br />

la «magna charta» d’Inghilterra, per la successione nell’Imperium<br />

Romanum. Il papa, come vertice supremo della cristianità,<br />

e il Concilio radunato con lui, non solo hanno il dovere<br />

di prendersi cura degli affari interni della Chiesa, ma<br />

anche delle necessità dell’intera Christianitas e dell’imperium.<br />

o La grande importanza del Lateranense IV è determinata<br />

anche dall’accurata preparazione che lo precedette: due<br />

anni di scambi epistolari fra i rappresentanti di tutta la<br />

Chiesa anche per formulare in iscritto le proposte di riforma.<br />

E la prima volta nella storia dei Concili che si attua<br />

una simile preparazione. Un secondo mezzo fu l’invio dei<br />

Legati pontifici a predicare la crociata nelle varie nazioni,<br />

a raccogliere i suggerimenti sulle questioni da trattare al<br />

Concilio, e anche l’enorme folla di vescovi, abati e ambasciatori<br />

dei re cristiani.<br />

o Nei «Dictatus papae», GREGORIO VII affermava che il<br />

papa, da solo, senza cioè il consenso del Concilio, poteva<br />

legiferare su tutta la Chiesa, deporre o assolvere i vescovi,<br />

ecc. Di fatto però, solo in occasione dei Concili i<br />

pontefici avevano fatto uso del potere legislativo per tutta<br />

la Chiesa. Dall’esame dei canoni dei quattro Concili lateranensi<br />

appare chiaramente che è il papa stesso a legiferare:<br />

il Concilio è semplicemente un suo «consiglio», l’uso<br />

del plurale è maiestatico.<br />

o Le ragioni sono due: è la prima volta che un Concilio è<br />

presieduto dal papa in persona; generalmente si tratta<br />

non di questioni di fede, ma di disciplina ecclesiastica.<br />

o Ma è evidente che il papa intende appoggiarsi a tutta la<br />

Chiesa presente al Concilio, sia per l’autorità rivestita dall’assemblea<br />

universale, sia per avere la garanzia di osservanza<br />

di tale legislazione da parte dei vescovi, pastori<br />

del gregge di Dio.<br />

I primi tre Concili non contengono che canoni disciplinari.<br />

Il quarto invece apre la serie delle sue disposizioni con<br />

la celebre formula: «Firmiter credimus», in riferimento diretto<br />

all’eresia, quasi a voler esporre prima la vera fede, poi a<br />

minacciare pene e sanzioni contro gli eretici (nel III canone).<br />

In questi Concili, alcuni canoni sono di carattere «temporale»<br />

e manifestano la tipica mentalità medievale, cioè la<br />

presenza della Chiesa negli organismi civili-sociali-politici<br />

della Christianitas. Per esempio:<br />

o il Lateranense I dichiara la città di Benevento bene del<br />

«Patrimonium Petri», e minaccia chiunque osasse usurparla;<br />

maledice come oppressore dei poveri chiunque<br />

fabbrichi e metta in circolazione monete false;<br />

o il Lateranense Il richiama la «tregua di Dio»; si preoccupa<br />

dell’istruzione dei poveri, ordinando che in ogni chiesa<br />

cattedrale ci sia un maestro; condanna il commercio con i<br />

Saraceni; stabilisce la confisca dei beni dei catari;<br />

o il Lateranense III sanzionerà la pace (avvenuta a Venezia<br />

nel 1177) secondo l’usanza dei Santi Padri e le conferirà<br />

un’efficacia che altrimenti non potrebbe avere;<br />

o il Lateranense IV comanda ai medici di curare i malati<br />

prima nell’anima, poi nel corpo; prende provvedimenti<br />

contro gli Ebrei, interdetti da qualsiasi ufficio pubblico.<br />

Tutti e quattro i Concili lateranensi entrano profondamente<br />

nel tessuto sociale e culturale del loro tempo. La lotta<br />

delle investiture è come la preistoria dei primi due.<br />

o La lotta esasperata tra «sacerdotium et imperium» e lo<br />

scisma degli antipapi si concludono con la pace di Venezia<br />

e segnano il contesto storico-religioso del terzo Concilio<br />

lateranense. Più ancora dei primi due, questo mostra<br />

il tipo specificamente medievale del Concilio generale.<br />

Esso non solo rappresenta la Chiesa, ma l’intera civitas<br />

christiana, lo «Stato di Dio» esistente sulla terra.<br />

o Il papa dirigeva personalmente i dibattiti. Accanto ai vescovi<br />

c’era un gran numero di abati e di superiori religiosi<br />

per discutere i loro problemi. E non mancavano i principi<br />

cristiani per trattare la questione delle crociate, la difesa<br />

della fede e i problemi di ordine sociale. I vescovi partecipano<br />

al Concilio in virtù di un diritto divino; gli abati e i<br />

superiori religiosi in forza di un diritto ecclesiastico: distinzione<br />

assai importante per l’evoluzione della forma<br />

del Concilio e ancora oggi in vigore.<br />

o Il Lateranense IV rappresenta nel modo più eloquente la<br />

Christianitas medievale, che comprende lo spirituale e il<br />

temporale. L’autorità pontificia riguarda le cose spirituali<br />

e tale rimane anche quando viene applicata indirettamente<br />

alle cose secolari: il titolo giuridico per trattare affari<br />

temporali sta nella supremazia del suo ufficio pastorale,<br />

nel suo potere di guida sulla Chiesa.<br />

o La cristianità come comunità sociologica viene ritenuta<br />

spirituale per la fede cristiana, e giuridica per l’obbedienza<br />

al papa. Questa christianitas è la chiave per la comprensione<br />

dei Concili generali del Medioevo. Il «rappresentante<br />

di Cristo» è il capo che sta al vertice di tutta la<br />

cristianità, ossia di un organismo vivificato da impulsi religiosi,<br />

che unisce «sacerdotium et imperium» come<br />

membri di una comunità che si estende in tutto il mondo.<br />

Il papa unisce i due poteri, di per sé indipendenti, in una<br />

sovranità spirituale che ha un rapporto diretto allo spirituale<br />

e indiretto al secolare. In questa sintesi grandiosa, elaborata<br />

al Concilio Lateranense IV, il mondo medievale<br />

raggiunge il suo punto culminante.<br />

a.a. 2012-2013 58


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 21<br />

<strong>Scheda</strong> 21 <strong>–</strong> Il movimento crociato<br />

Per rendersi conto del fenomeno storico delle crociate,<br />

bisogna tener presente il clima spirituale della Christianitas<br />

creato nella società europea dalla riforma gregoriana.<br />

o L’idea di crociata si ricollega alla pratica antica dei pellegrinaggi<br />

alla terra di Gesù, quasi per un ritorno alla culla della<br />

fede. Si conoscono pellegrinaggi collettivi in grande stile<br />

che, come manifestazioni di massa, preludono al movimento<br />

crociato (escluso l’aspetto militare). E le crociate hanno<br />

appunto una base essenzialmente religiosa: furono concepite<br />

come azioni militari dirette a rendere possibili, normali e<br />

indisturbati i pellegrinaggi e le visite dei luoghi santi.<br />

o All’origine sta l’inattesa, aspra e vessatoria politica nei confronti<br />

dei cristiani da parte dei Turchi, impostisi nel secolo XI<br />

agli Arabi nel vicino Oriente. L’Europa si commosse alle notizie<br />

delle violenze subite dai pellegrini in Terra Santa e, di<br />

scatto, i suoi figli migliori si levarono per partire in loro difesa.<br />

Roma guardava con preoccupazione alla situazione nel<br />

Levante, specie dopo la sconfitta bizantina di Manzikert nel<br />

1071 e la conquista turca di Gerusalemme e di Damasco<br />

nel 1076: se fosse crollato il baluardo dell’impero romano<br />

d’Oriente, non sarebbe stato in pericolo il cuore stesso dell’Europa?<br />

o Inoltre Bisanzio aveva rivolto pressanti richieste d’aiuto: non<br />

era una magnifica occasione per riunificare la cristianità orientale?<br />

È proprio la Sede Apostolica che si fa promotrice<br />

della crociata. Quando URBANO II, al Concilio di Clermont<br />

nel 1096, rivolse il celebre appello: «Ciascuno rinunci a se<br />

stesso e si carichi della croce», principi, cavalieri e popolo<br />

risposero con commozione: «Dio lo vuole!» e si fregiarono<br />

sulla spalla destra di una croce rossa di stoffa.<br />

o L’iniziativa e la direzione della crociata sono nelle mani del<br />

papa, giacché si tratta di un’impresa «religiosa». Però era<br />

anche un’impresa militare: poteva il papa organizzare<br />

un’impresa militare, sia pure con motivazione religiosa? E<br />

proprio qui che l’idea della crociata trova la sua spiegazione<br />

storica nell’idea di Christianitas: anzi, l’idea di crociata ci fa<br />

meglio conoscere il concetto e la realtà storica della Christianitas.<br />

A parte il fatto che l’imperatore Enrico IV era scomunicato<br />

nel momento in cui cominciava l’epopea delle crociate,<br />

l’impero non era più in grado di raccogliere in unità le<br />

forze cristiane, mentre il papato, per impulso della riforma<br />

gregoriana, diventava sempre più il centro unificante e coordinatore<br />

della cristianità, per un logico riflesso della sua<br />

giurisdizione spirituale su tutta la Chiesa. In altre parole, il<br />

papa era il capo e la guida di quella società di popoli che,<br />

in caso di necessità, doveva difendersi. Per la difesa della<br />

Christianitas, il pontefice fa appello ai cavalieri cristiani e<br />

sorgono gli Ordini militari e cavallereschi.<br />

o Se a capo del movimento crociato troviamo il papato universale,<br />

al suo servizio vi sono i cavalieri cristiani con una coscienza<br />

universale. Per lungo tempo, dopo la dissoluzione<br />

dell’impero carolingio, la cavalleria era stata sinonimo di rapina<br />

e di saccheggio, ma lentamente si era formato in essa<br />

un rozzo ideale di prodezze militari.<br />

o In seguito, l’opera educatrice della Chiesa elevò questo ideale<br />

con la protezione dei deboli e delle donne; infine, mediante<br />

una consacrazione liturgica, assunse il cavaliere cri-<br />

stiano a un tipo militare-religioso ben definito: nacque una<br />

coscienza universale del suo essere e delle sue funzioni. La<br />

cavalleria fu l’organizzazione unitaria della nobiltà in tutto<br />

l’Occidente, e divenne una struttura soprannazionale. Tale<br />

nota caratteristica di universalità, e il conseguente servizio<br />

alla società cristiana, furono attuati per la prima volta dagli<br />

«Ordini» cavallereschi.<br />

La forza profondamente religiosa della cavalleria si manifestò<br />

subito dopo la prima crociata: in Palestina e nei territori<br />

circostanti si erano formati degli Stati cristiani che solo<br />

a prezzo di gravi sacrifici potevano mantenersi. Sorsero<br />

perciò gli Ordini cavallereschi e i loro membri divennero<br />

monaci.<br />

o Il più antico è l’Ordine del Santo Sepolcro, istituito per la<br />

difesa del sepolcro di Cristo: nel 1103 GOFFREDO DI<br />

BUGLIONE ne affida l’incarico a suo fratello BALDOVINO I.<br />

o Altri cavalieri francesi fondarono verso il 1118 l’Ordine dei<br />

Templari che fu, in qualche modo, affiliato ai Canonici del<br />

Santo Sepolcro. Diventerà il più potente e famoso nel Medioevo<br />

europeo. Il loro nome deriva dal fatto che essi vivevano<br />

a Gerusalemme presso il «Tempio di Salomone».<br />

o I Giovanniti sorsero pure a Gerusalemme, nell’ospizio di<br />

San Giovanni, per la cura dei pellegrini malati. Grazie alla<br />

perfetta organizzazione, l’ospedale divenne un modello anche<br />

per l’Occidente. Più tardi, da Ordine ospedaliero, i Giovanniti<br />

divennero Ordine cavalleresco; in seguito si trasferì.<br />

a Rodi e poi a Malta. È l’attuale Ordine dei Cavalieri di<br />

Malta.<br />

o L’Ordine Teutonico nacque da un lazzaretto fondato da cittadini<br />

tedeschi durante la terza crociata (1189-1192), ma<br />

trasferì presto la sua attività in Prussia, dando origine a creazioni<br />

artistiche e religiose ancora oggi ammirate.<br />

Le crociate<br />

o La PRIMA CROCIATA (1095-1099) - Il disegno di una<br />

grande spedizione di forze cristiane in Oriente per la liberazione<br />

di Gerusalemme era stato vagheggiato da papa<br />

GREGORIO VII nel 1074, ma solo URBANO II (1088-1099), già<br />

monaco cluniacense, riuscì a realizzarlo, indirizzando abilmente<br />

le energie religiose del movimento riformatore verso<br />

la mèta della Terra Santa. Dopo il magistrale discorso del<br />

pontefice a Clermont nel dicembre del 1095, ripetuto da zelanti<br />

predicatori in ogni regione d’Europa, migliaia di persone<br />

fecero voto di partecipare all’impresa: oltre il movente<br />

spirituale, non mancarono lo spirito d’avventura, la bramosia<br />

di potere e di guadagno, le ambizioni, ecc. Nella concezione<br />

mistica dei contemporanei, Dio stesso guidò la crociata.<br />

Dietro capi improvvisati, come PIETRO L’EREMITA, una folla<br />

eterogenea di uomini e di donne d’ogni età e condizione, fanatici<br />

e senza disciplina, si spinse saccheggiando fino<br />

all’Asia Minore, dove fu decimata dai Turchi nel 1096. Il vero<br />

e proprio esercito dei crociati, diviso in quattro corpi e seguendo<br />

diversi itinerari, confluì a Costantinopoli nel 1097:<br />

erano forse 300 mila soldati! Occupata Nicea, assediarono<br />

per 15 mesi Antiochia, difendendola poi dagli assalti turchi,<br />

mentre i signori più potenti si affannavano a costituirsi dei<br />

domini personali. Poche migliaia soltanto, al comando di<br />

GOFFREDO DI BUGLIONE, conquistarono Gerusalemme 1115<br />

luglio del 1099. I successori del «Difensore del santo sepolcro»<br />

presero il titolo di re.<br />

a.a. 2012-2013 59


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 21<br />

o LA SECONDA CROCIATA (1147-1149) - Fu bandita per<br />

soccorrere i cristiani d’Oriente quando i Turchi s’impadronirono<br />

di Edessa nel 1144: solo l’infiammata predicazione<br />

di SAN BERNARDO indusse il suo re, LUIGI VII, a partire, e<br />

l’imperatore CORRADO III a seguirne l’esempio. l due sovrani<br />

subirono forti perdite e ritornarono indietro, lasciando isolato<br />

e debole il regno di Gerusalemme. Lo scacco fu vivamente<br />

sentito in tutto l’Occidente.<br />

o LA TERZA CROCIATA (1189-1192) - Quando il potente<br />

Salah ad-Din, nel 1187 , riconquistò la città santa, l’Europa<br />

rimase attonita e commossa: era la premessa per la terza<br />

crociata (1189-1192). FEDERICO BARBAROSSA, FILIPPO<br />

AUGUSTO DI FRANCIA e RICCARDO L D’INGHILTERRA presero la<br />

croce con i loro eserciti: ma il primo annegò miseramente<br />

nel fiume Salef (1190), dopo una serie di vittorie; gli altri due<br />

non seppero realizzare un’intesa leale ed efficace. Solo risultato:<br />

il ricupero di San Giovanni d’Acri e la presa di Cipro<br />

per opera di Guido di Lusignano, lo spodestato re di Gerusalemme.<br />

La città santa rimase in mano ai Saraceni.<br />

o LA QUARTA CROCIATA (1202-1204) - La morte di Salah<br />

ad-Din (1192) incoraggiò i crociati a ritentare la prova. A capo<br />

della quarta crociata, promossa da INNOCENZO III, si trovano<br />

dei feudatari senza mezzi e ricattati da Venezia. Invece<br />

della Terra Santa, i loro obiettivi sono Zara e Costantinopoli<br />

dove, dopo orrendo saccheggio, viene costituito<br />

l’impero latino, suscitando amarezza e sdegno in tutta la cristianità.<br />

La storia di questa crociata fu una tragedia dal punto<br />

di vista religioso ed ecumenico, nonché di stolto calcolo<br />

politico e diplomatico. A dimostrare che un sincero sentimento<br />

religioso regnava negli animi dei giovanissimi, nel<br />

1212 l’Europa realizzò un’iniziativa meravigliosa e quasi incredibile:<br />

la crociata di migliaia di fanciulli francesi, imbarcatisi<br />

a Marsiglia su sette navi, in parte naufragati e in<br />

parte catturati dai «barbareschi» di Algeria e venduti come<br />

schiavi. Un fatto analogo si verificò in Germania, dove<br />

schiere di giovinetti, dai 12 ai 18 anni, arrivarono fino a Roma,<br />

ma poi si dispersero senza aver realizzato la loro utopica<br />

impresa.<br />

o LA QUINTA CROCIATA (1217-1221) - Ebbe la stessa sorte<br />

fallimentare: dopo una inconcludente azione in Palestina, i<br />

crociati si impadronirono di Damietta in Egitto, con l’idea di<br />

scambiarla con Gerusalemme: invece vi rimasero bloccati e<br />

dovettero ritirarsi per potersi salvare. Nel 1219 san Francesco<br />

d’Assisi tentò di convertire il sultano Al-Kamil.<br />

o LA SESTA CROCIATA (1228-1229) - Fu l’unica, dopo la<br />

prima, che ottenne un esito positivo, sia pure effimero. La<br />

guidò il quindicenne FEDERICO II, scomunicato da<br />

GREGORIO IX per il precipitoso rientro della sua flotta a Brindisi.<br />

Mediante trattative con il sultano Al-Kamil, egli ottenne<br />

Gerusalemme, Nazareth e Betlemme, e un armistizio di dieci<br />

anni. La cristianità giudicò il trattato un patto empio, ma<br />

Gerusalemme rimase ai cristiani fino al 1244.<br />

o LA SETTIMA CROCIATA (1249-1254) - Nel 1248, il re di<br />

Francia LUIGI IX si assunse il compito di liberare la Terra<br />

Santa: fu l’ultima grande crociata del secolo, la settima.<br />

Damietta fu riconquistata di sorpresa, ma poi il sovrano<br />

cadde prigioniero e dovette pagare un forte riscatto per salvarsi.<br />

Per quattro anni egli rimase in Terra Santa, poi rientrò<br />

sconsolato in Francia.<br />

o L’OTTAVA CROCIATA (1270) - In seguito a ciò i Musulmani<br />

poterono conquistare le fortezze cristiane di Jaffa e di An-<br />

tiochia. Per liberare gli Stati latini non c’era altro mezzo che<br />

una nuova crociata: l’ottava. Per lo scrupolo di non aver<br />

sciolto il suo voto, il santo re prese di nuovo la croce e parti<br />

con un esercito: sbarcò a Tunisi, ma le epidemie decimarono<br />

i suoi soldati ed egli stesso soccombette al colera il 25<br />

agosto, «ultimo dei veri crociati». Le discordie e le lotte fra i<br />

signori cristiani del Levante e l’inerzia dell’Europa facilitarono<br />

le conquiste dei Musulmani che, nel 1291, occuparono<br />

San Giovanni d’Acri. Fra il Trecento e il Quattrocento si parlerà<br />

ancora molto di crociate, e i Papi rinnoveranno i loro<br />

appelli, ma senza risultato giacché l’ideale «eroico» delle<br />

crociate era ormai un anacronismo.<br />

Conseguenze storiche<br />

o Gli effetti delle crociate furono diversi in Occidente e in vari<br />

campi della vita: nel settore religioso, suscitarono un indubbio<br />

risveglio di fede e di culto al Salvatore povero, pellegrino<br />

per la Palestina e sofferente; accentuarono il senso comunitario<br />

del Cristianesimo e il desiderio dell’evangelizzazione;<br />

nell’ambito del mondo sociale, fiorirono in modo imprevisto<br />

l’industrializzazione, la civiltà cittadina (le repubbliche marinare<br />

di Pisa, Genova, Venezia, ecc.) e le aspirazioni della<br />

borghesia (commercianti, artigiani ... ); a livello culturale,<br />

l’Occidente approfondì la conoscenza della civiltà araba, si<br />

diffusero i testi di autori classici commentati dagli arabi, ecc.<br />

o Anche le conseguenze negative non tardarono a farsi<br />

sentire: le ricchezze accesero la bramosia delle classi inferiori<br />

oppresse (contadini, ma anche altri ceti sociali), provocando<br />

problemi socio-economici; la scoperta di una superiore<br />

civiltà non cristiana (come la fioritura scientifica e filosofica<br />

dell’Islam) impressionò l’Occidente, seminando il germe<br />

dell’indifferenza dottrinale. La critica sempre più frequente<br />

alla Chiesa e i movimenti ereticali trovarono in questo fatto<br />

un notevole presupposto. L’attività letteraria (per esempio<br />

quella di Raimondo Lullo) sorta in questo tempo, diventa<br />

contemporaneamente esame di coscienza per il passato e<br />

progettazione missionaria per il futuro, pone termine alla<br />

classica epoca delle crociate e prepara il periodo delle spedizioni<br />

contro gli «infedeli» proprie del tardo Medioevo.<br />

Movimento crociato e valutazione storica<br />

o È noto che non tutti gli storici sono concordi nel valutare il<br />

complesso fenomeno delle Crociate. Si tratta infatti di imprese<br />

variegate e prolungate nel tempo, ove confluiscono<br />

motivazioni religiose, cause politiche, economiche, demografiche,<br />

spinto bellico dall’una e dall’altra parte E soprattutto<br />

presente una mentalità tipicamente «cristiana», sensibile<br />

alla dimensione escatologica, per cui la guerra, benedetta<br />

dai papi, era percepita come voluta da Dio, e come via alla<br />

salvezza. Quando poi le milizie turche musulmane si impadronirono<br />

del califfato di Bagdad impedendo l’afflusso dei<br />

pellegrini cristiani ai luoghi della Terrasanta, scattò in Europa<br />

un movimento di liberazione e di difesa, qualificato come<br />

«guerra santa» contro l’Islam. Abbandonando giudizi sbrigativi,<br />

ripetuti acriticamente fino ai nostri giorni, possiamo ritenere<br />

che la Crociata ha rappresentato un momento significativo<br />

nella storia medievale, capace di coinvolgere non solo<br />

la Chiesa ma anche l’intera società, sia in Occidente che<br />

in Oriente: oggi, nel mutato contesto culturale e religioso<br />

che sembra caratterizzare i rapporti fra Chiesa cattolica,<br />

mondo ortodosso e musulmanesimo, questo metodo violento<br />

per risolvere le controversie è del tutto superato per fare<br />

spazio al dialogo e al pacifico confronto.<br />

a.a. 2012-2013 60


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 22<br />

<strong>Scheda</strong> 22 <strong>–</strong> Innocenzo III <strong>–</strong> Rinnovamento della vita<br />

consacrata nel X- XIII secolo<br />

Innocenzo III<br />

(Anagni, Frosinone 1160 ca. - Roma 1216), papa<br />

(1198-1216). Al secolo Giovanni Lotario di Segni, discendente<br />

di una nobile e potente famiglia, studiò teologia all’Università<br />

di Parigi e diritto canonico a Bologna. Creato<br />

cardinale all’età di 38 anni dallo zio, papa CLEMENTE III,<br />

succedette a quest’ultimo nel 1198, quando fu eletto papa<br />

all’unanimità dal Collegio cardinalizio.<br />

o Influente in tutti i campi della vita pubblica, predicò pubblicamente<br />

e tentò di ricondurre all’austerità lo stile di vita della<br />

Curia. Rafforzò l’episcopato restringendo il campo delle<br />

questioni di giurisdizione romana e, mutando il rapporto tra il<br />

pontefice e le diocesi periferiche, aumentò l’importanza del<br />

papato per i territori attorno a Roma: fu perciò considerato<br />

un fondatore simbolico dello Stato Pontificio.<br />

o Convinto assertore del primato del papato su qualsiasi autorità<br />

politica, Innocenzo fu protagonista della disputa per la<br />

successione di ENRICO VI DI SVEVIA nel 1197, appoggiando<br />

dapprima OTTONE DI BRUNSWICK, poi FILIPPO DI SVEVIA, poi<br />

nuovamente OTTONE e infine il piccolo FEDERICO DI SVEVIA<br />

(il papa ne fu tutore per alcuni anni, poi diventerà<br />

FEDERICO II “stupor mundi” 87 ).<br />

87 FEDERICO II DI SVEVIA (Iesi, Ancona 1194 - Castel Fiorentino presso<br />

San Severo, Foggia 1250), re di Germania (1212-1250), imperatore<br />

del Sacro romano impero (1220-1250) e, con il nome di Federico I, re di<br />

Sicilia (1198-1250). Figlio dell’imperatore Enrico VI e nipote dell’imperatore<br />

Federico I, della famiglia di Hohenstaufen, fu proclamato re di Sicilia<br />

(1198) sotto la reggenza della madre, Costanza d’Altavilla. Morta la madre<br />

Federico, che aveva solo quattro anni, venne posto sotto la tutela di<br />

papa INNOCENZO III, il nuovo reggente di Sicilia. L’ascesa al trono -<br />

Quando i principi tedeschi deposero l’imperatore OTTONE IV (1211) e<br />

proclamarono come suo successore Federico, scoppiò una contesa: Ottone<br />

era riluttante a lasciare il trono imperiale, ma Federico beneficiava<br />

dell’appoggio del papato, al quale aveva promesso molti privilegi, e del<br />

sostegno della Francia. La disputa si risolse a favore di Federico che<br />

venne incoronato re di Germania a Aix-la-Chapelle (ora Aachen) nel<br />

1212 e imperatore del Sacro romano impero a Roma nel 1220. Lo<br />

scontro con i comuni e con il papato - In occasione della sua incoronazione,<br />

Federico si impegnò con la Chiesa per condurre una crociata<br />

contro gli infedeli, anche se poco dopo rimandò la partenza, impegnato<br />

a combattere l’anarchia feudale in Sicilia e l’autonomia dei Comuni lombardi.<br />

Questi infatti nel 1226 ricostituirono la Lega lombarda, originariamente<br />

formata contro il nonno di Federico, il Barbarossa; l’anno seguente<br />

il sovrano annullò la pace di Costanza e mise al bando i Comuni lombardi.<br />

Minacciato varie volte di scomunica se non avesse rispettato la<br />

parola data al momento dell’incoronazione, Federico nel 1228 guidò la<br />

sesta crociata in Terrasanta dove, tramite un accordo con il sultano d’Egitto,<br />

ottenne Gerusalemme e concluse una tregua di dieci anni. Sposatosi<br />

in seconde nozze con Iolanda di Brienne, figlia del re di Gerusalemme,<br />

e poco dopo rimasto vedovo, fu proclamato re di Gerusalemme<br />

e qui incoronato nel 1229. Ritornato in Europa, il sovrano si trovò impegnato<br />

su due fronti. In Germania i principi guidati dal figlio ENRICO VII (re<br />

di Germania dal 1228) si sollevarono contro l’imperatore, che riuscì a ristabilire<br />

la pace solo nel 1235, con la grande tregua di Magonza. In Italia<br />

i Comuni lombardi di parte guelfa si erano alleati con il pontefice; nel<br />

1237, nella battaglia di Cortenuova, Federico ottenne una vittoria decisiva<br />

sulla Lega lombarda, ma la disputa con il papato durò ancora a lungo,<br />

tanto che l’imperatore fu scomunicato altre due volte, la prima nel<br />

1239 da papa GREGORIO IX e la seconda nel 1245 da papa<br />

o Durante il suo pontificato Innocenzo bandì due crociate.<br />

Preoccupato della situazione della Terra Santa, ormai in<br />

mano ai musulmani, Innocenzo organizzò la quarta crociata.<br />

Nel 1204 un gruppo di crociati giunse a Costantinopoli<br />

(oggi Istanbul, in Turchia), e saccheggiò la città. Il tragico<br />

evento, deplorato dal papa, minò le relazioni tra Chiesa<br />

d’Oriente e Chiesa d’Occidente per un lungo periodo, dando<br />

però vita ai brevi e instabili regni latini di Costantinopoli. In<br />

seguito, nel 1208, Innocenzo bandì una crociata contro<br />

l’eresia dualista degli albigesi nella Francia meridionale,<br />

che si rivelò lunga e sanguinaria.<br />

o Verso la fine della sua vita, nel 1215, convocò a Roma il IV<br />

concilio lateranense, che si occupò di questioni politiche e<br />

dottrinali. Il più noto dei decreti conciliari è l’Omnis utriusque<br />

sexus, che prescrive a tutti i cristiani adulti di ricevere i sacramenti<br />

della confessione e dell’Eucaristia almeno una volta<br />

all’anno. Il papa sostenne inoltre san Domenico e san<br />

Francesco nei loro sforzi per la creazione dei nuovi ordini.<br />

Rinnovamento vita consacrata nel X- XIII secolo 88<br />

Il rinnovamento monastico e canonicale dei sec. X-XII<br />

I secoli X-XII segnano un profondo rinnovamento nell’ambito<br />

monastico, in quello canonicale, come pure nel riapparire<br />

dell’esperienza eremitica. Il rinnovamento monastico<br />

si esprime soprattutto attorno alla Regola benedettina,<br />

reinterpretata anche in forme nuove, come a Cluny e<br />

nelle centinaia di abbazie legate o ispiratesi a questo centro.<br />

Assistiamo così al nascere di nuove fondazioni che esprimono<br />

la grande creatività e vitalità della vita della Chiesa.<br />

o Tra esse spicca quella dei CISTERCENSI, avviata da<br />

ROBERTO DI MOLESMES († 1111). Ordine monastico cattolico<br />

fondato nel 1098 a Cîteaux (latino Cistercium), in Francia.<br />

Si tratta di una autentica riforma monastica che accentua<br />

l’allontanamento dal mondo, la povertà, il lavoro manuale e<br />

l’ascetismo austero, messi in pratica con la stretta osservanza<br />

della Regola benedettina.<br />

o Fino dagli inizi, BERNARDO DI CHIARAVALLE (1091-1153) emerge<br />

come uomo di punta della riforma cistercense. Come<br />

Benedetto si era trovato in un momento critico segnato dal<br />

sopraggiungere dei nuovi popoli e come Cirillo e Metodio al<br />

sorgere delle nuove nazioni slave, così anche Bernardo vive<br />

in un’epoca di profondi mutamenti e contraddizioni. AI suo<br />

secolo, il XII, sono stati attribuiti appellativi quali «rinascita»,<br />

«rinascenza», «rinascimento», ad indicare le trasformazioni<br />

economiche, politiche, della scienza, del diritto, della cultura<br />

in tutti i suoi vari aspetti. D’altra parte stava maturando un<br />

INNOCENZO IV. Promotore della cultura e delle arti - Nel 1231 Federico<br />

promulgò in Sicilia un nuovo codice di leggi, le Costituzioni di Melfi, considerato<br />

la più avanzata legislazione di un sovrano occidentale dai tempi<br />

di Carlo Magno. Sovrano colto e illuminato, sotto il suo regno la corte siciliana,<br />

definita da Dante culla della poesia italiana, fu un fiorentissimo<br />

centro culturale, dove confluirono le tradizioni latine, greche e arabe, e<br />

dove musulmani ed ebrei vennero trattati con la massima tolleranza. Lo<br />

stesso Federico, studioso di filosofia e di scienze, partecipò a varie dispute<br />

intellettuali; l’Università di Napoli fu da lui fondata nel 1224. Alla<br />

sua morte il Regno di Sicilia passò al figlio CORRADO IV.<br />

88 Cf. AV.VV., Vita consacrata, un dono del Signore alla sua Chiesa,<br />

Elledici, Leumann TO 1993.<br />

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FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 22<br />

graduale progetto di invasione da parte dell’Islam, con la<br />

minaccia della distruzione dell’Europa cristiana.<br />

o Come Benedetto, Cirillo e Metodio, anche Bernardo ha saputo<br />

dare risposte concrete al suo tempo. La stessa predicazione<br />

della crociata, vista nelle sue componenti spirituali<br />

piuttosto che politiche e militari, diventa per lui l’occasione<br />

per rinsaldare l’unità della cristianità, nella convinzione di<br />

poter unificare i popoli in un ideale che era il cristianesimo<br />

stesso. Le abbazie cistercensi, con rapidità sorprendente, a<br />

centinaia pervadono l’intera Europa, diffondendo ovunque<br />

questo ideale di unità, già racchiuso nella Charta Charitatis,<br />

il principale documento di fondazione.<br />

Risveglio delle correnti cenobitico-eremitiche (XI s.).<br />

Una seconda corrente rinnovatrice è di ispirazione eremitica.<br />

A volte si tratta di un ritorno alla vita solitaria organizzata.<br />

La Regola benedettina continua ad essere presa<br />

come orientamento di vita, anche se si accentua la dimensione<br />

eremitica. Altre volte si creano nuove regole: lo<br />

Spirito suscita nuove esperienze carismatiche in santi fondatori<br />

di rilievo.<br />

o È un sorprendente fiorire di molteplici riforme che tendono a<br />

rimettere in luce i valori tradizionali della vita cenobiticoeremitica<br />

e della ascesi, quali le esperienze di NILO Di Rossano<br />

(† 1004), fondatore deIl’abbazia basiliana di Grottaferrata,<br />

di ROMUALDO di Ravenna a Camaldoli (1012), di PIER<br />

DAMIANI († 1072) a Fonte Avellana, di GIOVANNI GUALBERTO<br />

a Vallombrosa (1039); e, in Francia, di STEFANO DI MURET<br />

(1080), e soprattutto di BRUNO DI COLOGNA, fondatore dei<br />

Certosini nella solitudine montagnosa della Chartreuse<br />

(1084; nel sec. XIV le certose in Italia saranno una cinquantina).<br />

o Le differenti nuove istituzioni monastiche vedono fiorire anche<br />

i rami femminili. Tuttavia la rigida clausura e la preclusione<br />

di una irradiazione di vita all’esterno, che accomuna<br />

tutte le istituzioni femminili, costituiscono una remora notevole<br />

all’espressione delle nuove esigenze spirituali e apostoliche<br />

delle donne.<br />

Una nuova forma di vita consacrata: i Canonici regolari<br />

agostiniani<br />

Una terza corrente rinnovatrice è quella che dà maggior<br />

consistenza ai gruppi di Canonici regolari.<br />

o Col progredire del primo Millennio, infatti, accanto alla professione<br />

monastica, che si orienta sempre più alla Regola<br />

benedettina, era sorto un nuovo modello di vita religiosa: la<br />

professio canonica, che si organizza sulla Regola agostiniana.<br />

L’Ordo canonicus si distingue dall’Ordo regularis.<br />

o Intorno al 754, SAN CRODEGANGO DI METZ stende una regola<br />

per il ripristino della vita comune degli ecclesiastici. Essa<br />

ebbe una larga diffusione, segno che era sentito il bisogno<br />

di norme fisse per le comunità sacerdotali. L’esperienza canonicale<br />

si organizzerà gradatamente anche ad opera di<br />

vescovi, papi, concili che sempre più fanno affidamento sulla<br />

riforma del clero per la riforma della Chiesa. I membri della<br />

nuova istituzione, i canonici, si differenziano dai monaci<br />

soprattutto per il loro stato ed ufficio clericale. Si riuniscono<br />

abitualmente attorno alle chiese cattedrali o alle collegiate,<br />

dedicandosi alla vita liturgica e all’apostolato. Pur conducendo<br />

vita comune, conservano l’usufrutto del loro patrimonio<br />

privato, ma sull’esempio della Chiesa primitiva sono te-<br />

nuti ad aiutare i poveri. Le donne - le canonichesse - si uniscono<br />

in questa esperienza di vita consacrata, dedicandosi<br />

anche loro prevalentemente alla contemplazione e alla vita<br />

liturgica e ministeriale.<br />

o Al pari di quello monastico, il movimento canonicale conosce,<br />

nei s. XI-XII, un periodo particolarmente felice. Pensiamo<br />

al sorgere delle federazioni e delle congregazioni: i<br />

Canonici Lateranensi in Italia (1073, al momento della riforma<br />

gregoriana), i Vittorini a Parigi (nel 1108), i Premonstratensi<br />

di SAN NORBERTO 89 (1120), che conoscono un forte<br />

sviluppo in Germania. In questo periodo l’istituzione canonicale<br />

esercita anche un forte influsso sulla spiritualità. La<br />

scuola di S. Vittore di Parigi rimarrà una delle espressioni<br />

più alte della spiritualità canonicale.<br />

Gli Ordini cavallereschi e ospedalieri (XII s.)<br />

Appaiono anche altre nuove forme associative: gli ordini<br />

cavallereschi o militari e ospedalieri.<br />

o Anch’essi rispondono a concreti bisogni della cristianità: accompagnare<br />

e proteggere i pellegrini che si recano in Terra<br />

Santa (conosciuti sono gli Ospedalieri di San Giovanni di<br />

Gerusalemme 1113, più tardi detti «di Malta»; i Templari,<br />

tragicamente soppressi nel 1312; l’Ordine Teutonico<br />

1190). Sono «monachi virtutibus, milites actibus», divisi in<br />

cavalieri, sacerdoti cappellani, e servienti. L’Ordine di Malta<br />

è ancora oggi attivissimo.<br />

Dal XIII al XV secolo: gli ordini mendicanti<br />

Gli inizi del XIII secolo richiamano, per certi aspetti, la<br />

situazione della Chiesa del IV secolo. Allora la fine delle<br />

persecuzioni e l’allentamento della tensione escatologica<br />

avevano suscitato il desiderio di un ritorno alle origini, dando<br />

vita al monachesimo. Adesso nuove istanze ecclesiali<br />

alimentano lo sviluppo di un insieme di movimenti.- già apparsi<br />

nel XII secolo - che, pur in forme variegate, richiedono<br />

un medesimo ritorno alla Ecclesiae primitivae forma.<br />

o Da una parte, una buona porzione del clero, nonostante la<br />

riforma gregoriana, si trova invischiata nei privilegi feudali e<br />

coinvolta nella simonia e nel nicolaismo. Anche i grandi monasteri<br />

avevano spesso assunto posizioni di potere a detrimento<br />

della vita spirituale.<br />

o Dall’altra, fin dal secolo XII, erano fioriti innumerevoli movimenti<br />

laicali di carattere evangelico, miranti alla riforma della<br />

Chiesa, per un ritorno alla vita semplice, povera, evangelica<br />

delle origini. Era maturato, come corrente di risveglio spirituale,<br />

un profondo e diffuso anelito ad una autenticità di vita<br />

evangelica che orientava verso la povertà radicale e l’opposizione<br />

ad ogni formalismo e legalismo.<br />

o Questa nuova sensibilità spirituale si era manifestata in<br />

gruppi quali gli Umiliati, i Poveri lombardi, i Catari, i Valdesi<br />

90 , sempre in bilico tra eresia ed ortodossia. Un ele-<br />

89 Dei fondatori dei Canonici regolari Norberto (nato in Renania) è il<br />

più illustre, e la sua «congregazione» la più diffusa: alla metà del sec.<br />

XII contava circa 600 abbazie di uomini e 400 di donne, fino nell’Europa<br />

orientale. Cf R. GRÉGOIRE, La vocazione sacerdotale. I Canonici regolari<br />

nel Medioevo, ed. Studium, Roma 1982, pp. 230.<br />

90 Membri del movimento cristiano che prende il nome dal mercante<br />

francese PIETRO VALDO (Valdesio), fondatore nel XII secolo dei “poveri<br />

di Lione”, predicatori itineranti contraddistinti dal voto di povertà e successivamente<br />

in dissenso nei confronti della gerarchia ecclesiastica. As-<br />

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FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 22<br />

mento di novità di questi movimenti è che sono originati da<br />

laici ed è soprattutto nel laicato che trovano maggiore presa.<br />

Ci troviamo in un contesto fortemente contraddittorio. Da<br />

un lato il desiderio sfrenato del lusso e del benessere, favorito<br />

da fattori economici e politici con risvolti sociali, quali la<br />

nascita dei liberi comuni con i conseguenti nuovi ordinamenti<br />

politici, unito allo sviluppo del commercio con le sue nuove<br />

strutture economiche; dall’altro l’aspirazione ad una Chiesa<br />

pura e povera, come quella delle origini.<br />

In questo periodo di travaglio assistiamo al sorgere degli<br />

ORDINI MENDICANTI 91, che sapranno interpretare e<br />

incanalare la diffusa aspirazione ad una vita apostolica,<br />

ossia uno stile di vita che riproduca da vicino il modello della<br />

vita di Cristo e dei suoi apostoli, considerata nella sua<br />

dimensione di reale povertà e di predicazione itinerante.<br />

o Siamo davanti a un nuovo modello di vita evangelica, che si<br />

esprime in un nuovo modello di vita consacrata, quella<br />

mendicante, così come è vissuta nei differenti Ordini che<br />

nascono in questo periodo: Ordo Minorum [Francescani]<br />

(1209), Ordo Praedicatorum [Domenicani] (1215), Ordo<br />

Fratrum B. Mariae V. de Monte Carmelo [Carmelitani]<br />

(1209, 1247), Ordo Fratrum Sancti Augustini [Agostiniani<br />

o Eremiti di S. Agostino] (1256), Ordo Servorum Beatae<br />

Virginis Mariae [Servi di Maria] (1256)...<br />

o Francesco d’Assisi, Domenico di Guzman e gli altri iniziatori<br />

dei movimenti mendicanti, vivono e insegnano ai loro frati<br />

una povertà vera, tutta impregnata di motivazioni evangeliche,<br />

che si contrappone all’ avidità di denaro propria del loro<br />

tempo. Rilanciano un nuovo stile di vita itinerante - che già<br />

esisteva da un secolo nei movimenti laicali, ma non ancora<br />

come forma di vita consacrata - anch’esso di ispirazione evangelica,<br />

consono alle nuove situazioni sociali e impossibile<br />

al monachesimo. Se infatti nel periodo di Benedetto era<br />

necessaria la stabilità come freno alla troppa mobilità dei<br />

popoli nuovi, ora è tempo di una nuova agile elasticità, che<br />

faciliti il contatto con la gente, specialmente con le città -<br />

che rinascono in questo periodo -, e lo spostamento progressivo<br />

in una itineranza scaturita dalle crociate e dai<br />

commerci.<br />

o Quale esperienza tipica di questa svolta che la vita religiosa<br />

sta compiendo, possiamo guardare alla comunità domeni-<br />

similati erroneamente ai catari, e pertanto considerati eretici, i valdesi furono<br />

scomunicati e perseguitati, come gli albigesi della Francia meridionale,<br />

riuscendo però a sopravvivere soprattutto nelle valli delle Alpi Cozie,<br />

al confine fra Italia e Francia, note oggi come "valli valdesi". Vittime<br />

dell'Inquisizione e della crociata organizzata da papa Innocenzo VIII nel<br />

1487, i valdesi della Savoia si rifugiarono in Svizzera e in Germania prima<br />

che l'intera comunità aderisse al calvinismo. Perseguitati anche in<br />

Piemonte verso la metà del XVII secolo, non godettero della libertà civile<br />

e religiosa fino al 1848, e solo nel 1855 poterono fondare una facoltà teologica<br />

a Torre Pellice, in provincia di Torino, loro quartier generale. La<br />

facoltà teologica fu trasferita a Firenze nel 1860 e a Roma nel 1922. Esistono<br />

oggi in Italia circa 120 Chiese valdesi con quasi 30.000 fedeli.<br />

91 I due Ordini tipicamente «mendicanti», sono i Francescani e i<br />

Domenicani. I Carmelitani e gli Agostiniani, provenienti da gruppi di eremiti<br />

sorti i primi in Terra Santa (Monte Carmelo), i secondi in Italia centrale,<br />

furono presto equiparati ai Mendicanti. Altri poi, come i Serviti, i<br />

Trinitari (1197) e i Mercedari (1218), e più tardi i Minimi di FRANCESCO<br />

DA PAOLA (1452) e i Fatebenefratelli di GIOVANNI DI DIO (1537), furono<br />

aggregati al Movimento mendicante. Cf L. DE CANDIDO, I Mendicanti.<br />

Novità dello Spirito, ed. Studium, Roma 1983, pp. 241 (con bibliografia).<br />

cana e francescana, che forse in maniera più originale ne<br />

ha espresso le caratteristiche teologali e spirituali.<br />

Domenico di Guzman e i “Predicatori”<br />

L’esperienza di DOMENICO DI GUZMAN (1170-1221) trae origine<br />

proprio dal contatto con le nuove esigenze del tempo.<br />

o Catari e Valdesi riconoscevano come predicatori autentici<br />

del Vangelo solo coloro che vivevano secondo la norma evangelica:<br />

andare a piedi, a due a due, senza portare niente<br />

con sé, vivendo della carità del popolo. Ed ecco Domenico<br />

farsi predicatore itinerante, attuando l’ideale di vita apostolica.<br />

Con i suoi compagni cammina scalzo, predica la parola<br />

di verità evangelica a fedeli ed eretici, vivendo in povertà<br />

evangelica. Ai membri del nuovo Ordine religioso a cui egli<br />

dà vita, insegna non solo a vivere in povertà, così da essere<br />

più vicini agli ideali di coloro a cui si indirizza, ma affida anche<br />

il compito di un’autentica predicazione della dottrina.<br />

o Domenico mette così a disposizione della Chiesa una comunità<br />

di apostoli e di missionari del Vangelo che, in virtù<br />

della stessa professione religiosa, sono abilitati alla predicazione.<br />

È un elemento nuovo, perché fino ad allora il compito<br />

della predicazione era riservato ai vescovi. Con questo obiettivo<br />

egli organizza la sua comunità attorno allo studio,<br />

specie della Scrittura, come strumento indispensabile per<br />

entrare nel mistero della verità evangelica e per diventare<br />

capaci di comunicarla a tutti tramite l’insegnamento. La predicazione<br />

doveva essere il frutto dell’assimilazione della sapienza.<br />

Contemplare le cose di Dio per poi essere capaci di<br />

donarle a tutti: contemplari et contemplata aliis tradere 92 .<br />

o L’ispirazione evangelica da cui prende avvio questa nuova<br />

forma di comunità non è più quella dei cristiani di Gerusalemme.<br />

II modello è la vita apostolica intesa come un seguire<br />

le orme di Cristo, nell’imitazione degli apostoli che hanno<br />

condiviso in tutto la vita del loro Maestro e Signore. II riferimento<br />

evangelico sarà il discorso apostolico di Matteo 10 e<br />

Luca 10, così come lo era stato per tutti i pauperes Christi<br />

che percorrevano l’Europa dalla seconda metà del XII secolo.<br />

L’idea di vita apostolica, nella vita consacrata, si arricchisce<br />

di una nuova accezione: andare ad annunciare la conversione<br />

e la parola di Dio in povertà, così come hanno fatto<br />

gli apostoli.<br />

Francesco d’Assisi e i Frati Minori<br />

FRANCESCO D’ASSISI (1187-1226), al pari di Domenico<br />

di Guzman, esprime in modo straordinario questo desiderio<br />

di seguire Cristo 93 .<br />

o Incantato del Cristo, tutta la sua aspirazione sarà queI1a di<br />

ripercorrere fedelmente le orme di Cristo. «Non voleva che<br />

alcuno lo superasse nella via di Cristo - scrive Giordano da<br />

Giano -, ma piuttosto precederli tutti». La prima Regola che<br />

darà ai suoi frati sarà soltanto «la vita del Vangelo di Gesù<br />

Cristo». Anche la Regola bollata inizierà con lo stesso tenore:<br />

«La Regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osser-<br />

92 Cf A. D’AMATO, L’Ordine dei Frati Predicatori. Carisma, storia, attualità,<br />

l.S.D., Roma 1983.<br />

93 Le fonti del primitivo francescanesimo sono accessibili in edizione<br />

completa: Fonti Francescane, Assisi 2005. Per un primo approccio alla<br />

comunità francescana cf: K. ESSER, Origini e inizi del movimento e dell’ordine<br />

francescano, Milano 1975; L. IRIARTE, Vocazione francescana.<br />

Sintesi degli ideali di san Francesco e di santa Chiara, Roma 1987 (Collana<br />

Laurentianum, 3).<br />

a.a. 2012-2013 63


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 22<br />

vare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo.. ». Infatti<br />

lo stesso Altissimo gli aveva rivelato che avrebbe dovuto<br />

vivere «sotto la forma del santo Vangelo».<br />

o Anche il primitivo monachesimo era nato dal desiderio di lasciare<br />

tutto per seguire il Cristo. Adesso tuttavia la sequela<br />

non conduce più come allora a ritirarsi nel deserto. Seguendo<br />

Cristo Francesco si sentirà condividere con tutti l’esperienza<br />

di vita con il Cristo, attraverso la testimonianza e la<br />

parola. È una maniera nuova di attuare l’imitazione degli<br />

apostoli. Ai contemporanei Francesco apparirà come «un<br />

nuovo evangelista», come uno che «aveva riempito la terra<br />

del Vangelo di Cristo» 94 .<br />

o Anche per lui la vita apostolica implica un particolare stile di<br />

vita: andare all’apostolica, ossia «senza borsa né bisaccia...».<br />

Partendo da questo testo evangelico si possono cogliere<br />

i tratti fondamentali per la comunità mendicante: la<br />

predicazione itinerante, limitata alle ammonizioni di carattere<br />

ascetico e morale, il non essere vincolati a nessun luogo<br />

o casa, la povertà, l’insicurezza che esalta l’abbandono<br />

nell’amore del Padre.<br />

o La novità dell’ispirazione evangelica comporta un cambiamento<br />

del modo di intendere la comunità che assume una<br />

sua originalità e che condividerà sostanzialmente con gli altri<br />

Mendicanti. In contrasto con il monastero benedettino, la<br />

nuova comunità si presenta come una fraternità piuttosto<br />

piccola, composta da pochi membri. Gesù li mandò infatti «a<br />

due a due». Viene così favorita l’intensificazione dei rapporti<br />

interpersonali. Conseguentemente i membri della nuova<br />

comunità non si chiamano più monaci, ma frati, perché è<br />

proprio la fraternità che caratterizza il loro stile di vita. Le<br />

dimore della comunità non si chiamano più monasteri, ma<br />

conventi: la comunità è data più dal convergere delle persone<br />

che dalle strutture esteriori. Non è più il luogo che costituisce<br />

la comunità, ma il convenire stesso e il radunarsi dei<br />

frati. Le comunità dei secoli precedenti avevano trovato neIla<br />

vita communis l’espressione più adeguata per tradurre i<br />

valori di amore scambievole e di unità: il chiostro, il refettorio,<br />

il dormitorio, cibi e vestiti comuni, il coro. Nelle Costituzioni<br />

premonstratensi, il termine vita comune designava anche<br />

l’uniformità dell’osservanza che rappresenta all’esterno<br />

l’unità dei cuori che deve esistere all’interno. Ora invece la<br />

vita della comunità non è più condizionata dal luogo, ma<br />

dagli stessi rapporti di fraternità nel caso dei Francescani, e<br />

dal ministero nel caso dei Domenicani. Il nuovo tipo di comunità<br />

vive nell’ ampiezza di uno «spazioso chiostro che è il<br />

mondo intero». I rapporti vicendevoli tra i frati e il loro incontrarsi<br />

costituisce la prima casa della comunità.<br />

o Una ulteriore conseguenza dell’itineranza, dell’essere «pellegrini<br />

e forestieri in questo mondo», è la sparizione del voto<br />

di stabilità. I commerci e le Crociate stavano aprendo le<br />

strade ad un dinamismo nuovo in tutta l’Europa. Per essere<br />

aderente ai tempi la comunità deve mettersi in movimento<br />

con la gente, così da essere vicina ad essa. I cambi periodici<br />

di residenza esigono una duttilità nuova, sconosciuta nelle<br />

comunità precedenti. Prima, quando si entrava nel monastero,<br />

ci si legava a quelle determinate persone per tutta la<br />

vita. Ora si esige la capacità di saper creare sempre nuovi<br />

rapporti, perché si cambia con frequenza di comunità, e<br />

quindi si deve essere pronti ad incontrare sempre nuovi<br />

membri di comunità.<br />

94 1Celano, 84: FF 466; 1Celano, 97: FF 488.<br />

o Poiché l’ideale non è più quello di costituire una fraternità<br />

particolare, ma di estendere a tutti gli uomini l’ideale evangelico<br />

della fraternità, ecco che la comunità rientra nella città,<br />

nei quartieri popolari. Lascia i luoghi deserti e appartati<br />

per mischiarsi con la gente, così da consentire un rapporto<br />

continuo con essa. Da qui, tra l’altro, la popolarità del movimento<br />

francescano, la profonda incidenza tra la gente, il coinvolgimento<br />

in essa dei laici con il movimento del terz’ordine.<br />

o I frati sono inviati a due a due come i discepoli di Cristo nel<br />

Vangelo, verso i quattro angoli del mondo per annunciare il<br />

Regno di Dio, testimoniare quella fraternità che spezza le<br />

barriere e le gerarchie feudali e aristocratiche, fino ad abbracciare<br />

il creato stesso, mostrare un nuovo concetto di<br />

governo fatto di servizio (i superiori ora si chiamano «ministri»<br />

e «custodi»). Si pongono così, ancora una volta, le basi<br />

per una nuova libertà e unità dei popoli.<br />

o Tutto questo fa comprendere la necessità di una guida centralizzata<br />

dell’ ordine. Poiché si instaura un nuovo tipo di<br />

comunità non più legata ad un luogo e una casa, si richiede<br />

un salto di qualità nei rapporti, che devono essere aperti<br />

verso una comunità più ampia. Un movimento di frati senza<br />

fissa dimora, inviati a due a due come i discepoli, esige un<br />

unico superiore centrale a cui tutti possono obbedire. «Il legame<br />

personale e il rapporto obbedienziale con il superiore<br />

costituiva il vero “convento” dei primi Frati Minori». Un governo<br />

centralizzato si imponeva ormai in forza del servizio<br />

ecclesiale dell’evangelizzazione. Nuovi risultano, di conseguenza,<br />

anche gli altri strumenti per garantire l’unità dell’ ordine,<br />

quali la partecipazione di tutti i frati ai capitoli generali,<br />

la divisione in province, i capitoli a scadenza fissa, la visita<br />

dei superiori e la possibilità di ricorso in caso di difficoltà.<br />

o La comunità religiosa, con i Mendicanti, ha raggiunto una<br />

svolta che segnerà ogni ulteriore forma di comunità del secondo<br />

millennio cristiano. La comunità si è decisamente aperta<br />

sulla Chiesa e sul mondo intero per contribuire a costruirvi,<br />

dal di dentro, la grande famiglia dei figli di Dio.<br />

o Accanto all’ordine maschile prende vita ordinariamente anche<br />

il secondo ordine, quello femminile. Grazie al carisma<br />

di santa Chiara d’Assisi 95 . Il rapporto di comunione con il<br />

primo ordine consente alle monache nuove aperture<br />

d’anima. Mentre i monaci e i mendicanti si pongono<br />

all’avanguardia del cammino della Chiesa - lotta contro<br />

l’eresia, predicazione della crociata, cristianizzazione della<br />

società, evangelizzazione di nuovi popoli -, le monache pregano<br />

per tale attività apostolica, intercedono presso il loro<br />

Sposo e sostengono così l’avanzata e il consolidamento del<br />

Regno di Dio. L’istituzione della clausura, periodicamente<br />

rafforzata dai concili, impedisce tuttavia sviluppi considerevoli<br />

alla comunità femminile. S. Chiara vedrà approvata la<br />

Regola per le Povere Dame nel 1252: è la prima regola<br />

di vita consacrata scritta da una donna per delle donne.<br />

95 Chiara di Assisi (Assisi 1193-1253), monaca originaria di una ricca<br />

famiglia aristocratica; santa. Nel 1211 ascoltò la predicazione di san<br />

Francesco d'Assisi e, ispirata dalla sua eloquenza, entrò nell'ordine<br />

francescano l'anno seguente. Grazie all'aiuto e ai consigli del santo e<br />

nonostante l'opposizione della famiglia, fondò l'ordine francescano femminile<br />

conosciuto come ordine delle Povere Donne, comunemente detto<br />

delle clarisse. Fu canonizzata nel 1255. / Circa il rapporto tra Francesco<br />

e Chiara, cf. F. ACCROCCA, Francesco e Chiara, un rapporto libero, Ed.<br />

Porziuncola, Assisi 1993.<br />

a.a. 2012-2013 64


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 23<br />

<strong>Scheda</strong> 23 <strong>–</strong> Povertà evangelica a servizio della<br />

“societas”. Genialità francescana nelle istituzioni<br />

caritative del XV secolo<br />

Evoluzione concettuale 96<br />

o Arco temporale e ideologico: dal povero visto come<br />

“presenza di Cristo” alla “repulsione del povero”<br />

dell’epoca moderna.<br />

o Cause: la guerra dei cent’anni, il succedersi di carestie e<br />

siccità, le ricorrenti pesti (in particolare quella del 1348<br />

descritta dal Boccaccio).<br />

o Analisi sociologica (PULLAN): a. poveri strutturali o perpetui<br />

5% della popolazione // b. poveri congiunturali <strong>–</strong><br />

poveri della crisi 15-20% della popolazione // c. nuovi poveri<br />

del ‘400 50-70% della popolazione.<br />

o Dai ‘monasteri’ ai ‘conventi’ degli ordini mendicanti:<br />

stare-confondersi con i poveri. Espressioni più significative<br />

di questa vicinanza o adattamento: servizio ai lebbrosari,<br />

Monti di Pietà e Monti Frumentari (SAN BERNARDINO<br />

DA FELTRE, FRATE ANDREA DA FAENZA).<br />

La tensione valoriale nella povertà francescana<br />

o BONAVENTURA <strong>–</strong> davanti la tensione tra posizioni degli<br />

‘spirituali’ e dei frati delle comunità <strong>–</strong> propone di ammettere<br />

soltanto l’ ”uso povero” dei beni ritenuti necessari per<br />

una vasta comunità.<br />

o NICCOLÒ III, bolla Exiit qui seminat (1279): approva la teoria<br />

dell’ ”uso povero” che esclude il superfluo e la capitalizzazione<br />

eccessiva per quanto concerne il cibo, vestiario,<br />

il culto. Alla chiesa di Roma è attribuita la proprietà<br />

dei beni mobili ed immobili, di cui i frati minori facevano<br />

uso.<br />

o CONCILIO DI VIENNE (1311-1312), CLEMENTE V, bolla Exivi<br />

de paradiso (6 maggio 1312): «Giudichiamo presuntuoso<br />

e temerario mettere la definizione di eresia sia alla proposta<br />

che include l’uso povero nel voto evangelico di povertà,<br />

sia alla proposta contraria».<br />

o GIOVANNI XXII, bolla Quorundam exigit (7 ottobre 1317), il<br />

papa elogia la povertà ma richiama la grandezza<br />

dell’obbedienza, rimproverando agli spirituali la loro indisciplina.<br />

o Scoppia problema teologico: Cristo e gli apostoli avevano<br />

praticato una povertà totale sino a non possedere nulla,<br />

né in comune, né personalmente? GIOVANNI XXII apre le<br />

consultazioni dei teologi e cardinali, ma il ministro generale<br />

MICHELE DA CESENA <strong>–</strong> durante il capitolo di Perugia<br />

del giugno 1322 <strong>–</strong> si pronuncia per l’assoluta povertà di<br />

cristo e degli apostoli.<br />

o GIOVANNI XXII, bolla Ad condito rem canonum (8 dicembre<br />

1322), giudica che l’uso non può essere separato<br />

dalla proprietà dei beni che l’uomo consuma (alimenti,<br />

vesti, denaro…). Il papa dunque restituisce ai frati minori<br />

96 Se si desidera un avvicinamento generale e divulgativo sul tema<br />

della Chiesa e le sue opere caritative nei primi 16 secoli si possono scaricare<br />

i contributi di due incontri del docente tenuti a Treviso nel 2011 e<br />

2012 disponibili in frateandrea.blogspot.it , sito web dove verranno inseriti<br />

anche i contributi di questo incontro di oggi.<br />

la proprietà dei beni che la Santa Sede gestiva per loro<br />

(= revocare la bolla Exiit qui seminat).<br />

o Bolla Cum inter nonnullos (12 novembre 1323) dichiara<br />

eretica la dottrina della povertà assoluta di Cristo.<br />

o Antipapa NICCOLÒ V (aprile 1328 <strong>–</strong> maggio 1330). Deposizione<br />

di MICHELE DA CESENA (1328) poi espulso<br />

dall’Ordine da GUIRAL OT.<br />

o Tutte queste dispute deplorevoli indeboliscono l’Ordine<br />

minoritico, incoraggiando gli attacchi contro i mendicanti<br />

e nuocendo alla causa dei poveri.<br />

Sviluppi operativi<br />

o A questo processo che porta la Chiesa ad un nuovo inserimento<br />

nel vivo dei nuovi problemi sociali ne corrisponde<br />

un altro che ne segna un significativo allontanamento: a<br />

partire dalla seconda metà del Trecento essa lascia gradualmente<br />

alla autorità laiche municipali la gestione e<br />

conduzione di vecchie strutture caritative (ospedali in<br />

particolare).<br />

o Nei secoli XIV, XV e prima metà del XVI si assiste ad una<br />

netta evoluzione dei rapporti tra povertà e società e nel<br />

rapporto carità/poveri: continuano per molti decenni le incomprensioni<br />

e le lotte tra francescani e domenicani a<br />

proposito del rapporto da tenersi con i ‘poveri perpetui’<br />

(vagabondi in particolare) e le discussioni sull’aspetto del<br />

prestito ad interesse legittimo, sia pure nella misura<br />

del 5%, contemplati dal regime del Monte di Pietà.<br />

o Desacralizzazione del povero: da pauper Christi al<br />

‘fannullone, imbroglione e malvivente’. Causa: rivolte popolari<br />

di poveri in tutta Europa tra 1378-1383, 3 verso il<br />

1420. Leggi contro accattonaggio, “Spedali per poveri”.<br />

Alla fiducia di prima si sostituisce il discernimento se non<br />

la selezione: SAN BERNARDINO DA SIENA condannerà espressamente<br />

la pratica di dare indiscriminatamente elemosine<br />

agli ubriachi e ai vagabondi sregolati.<br />

o Nell’ambito dell’esercizio della carità entra anche la necessità<br />

di una ‘razionalizzazione’: accentuazione della<br />

dimensione terapeutica dell’assistenza sociale, maggior<br />

igiene e specializzazione nell’uso dei farmaci (i ‘giardini<br />

dei semplici’ <strong>–</strong> a Padova nel 1545 <strong>–</strong> sostituiscono gli orti<br />

botanici dei monasteri).<br />

o Laicizzazione delle strutture ospedaliere: la Chiesa affida<br />

alle autorità municipali le strutture: il personale, lo<br />

scopo e lo stile restano ancora ispirati al Vangelo. Questo<br />

orienta la Chiesa nella presenza là dove le strutture<br />

pubbliche sono ancora assenti: si apre la strada a tutte le<br />

congregazioni che segnano la vita della Chiesa dopo il<br />

concilio di Trento e che sul finire le Quattrocento erano<br />

prefigurate dalla Compagnia del Divino Amore: un sodalizio<br />

dal quale nasceranno i Teatini, i Somaschi, i Barnabiti,<br />

i Camilliani e <strong>–</strong> in un certo qual modo <strong>–</strong> gli stessi<br />

Gesuiti.<br />

Il problema dell’usura<br />

o Usura <strong>–</strong> interesse esorbitante di un capitale dato a prestito;<br />

l’eccessivo vantaggio che si vuole ricavare dal denaro<br />

concesso a chi ha bisogno.<br />

o COSTATINO e GIUSTINIANO: il diritto a percepire interessi<br />

deve essere specificatamente stipulato. In antichità il<br />

12% annuo di usura (=interesse) era perfettamente le-<br />

a.a. 2012-2013 65


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 23<br />

gittimo: il debitore pagava un centesimo del<br />

capitale ogni mese. Da Giustiniano in poi<br />

(sec. IX) i tassi ammessi erano: 4% per persone<br />

illustri, commercianti 8%, contratti marittimi<br />

12% (per rischio alto). In genere per<br />

gli altri il 6%. Con inizio della mercatura del<br />

XIII secolo la predicazione bolla senza pietà<br />

l’usura.<br />

o S. ANTONIO DI PADOVA (1195 cir. <strong>–</strong> 1231) <strong>–</strong><br />

«Riconduceva a pace fraterna i discordi; ridava<br />

libertà ai detenuti; faceva restituire ciò<br />

che era stato rapito con l’usura e la violenza;<br />

si giunse a tanto che, ipotecate case e terreni,<br />

se ne poneva il prezzo ai piedi del Santo<br />

e, su consiglio di lui quanto con le buone<br />

o le cattive era stato tolto, veniva restituito ai<br />

derubati. Liberava le prostitute dal turpe<br />

mercato, e ladri famosi per misfatti tratteneva dal mettere<br />

le unghie sulle cose altrui» (Assidua 13,11). A Padova interviene<br />

presso il Comune per una riforma dell’inumano<br />

trattamento dei debitori insolventi, commutando il durissimo<br />

carcere nell’esilio dalla città: il notaio comunale segnò<br />

all’inizio della delibera le significativa parole: «ad postulacionem<br />

venerabilis fratris Antonii de ordine fratrum<br />

minorum». Antonio raffigura l’usuraio come lo scarabeo<br />

che accumula una gran quantità di sterco e con grande<br />

fatica ne fa una palla rotonda, ma alla fine passa un asino<br />

e mette la zampa sullo scarabeo e sulla palla e in un<br />

istante distrugge lo scarabeo e ciò che faticosamente ha<br />

realizzato. Così l’usuraio accumula a lungo lo sterco del<br />

denaro, a lungo fatica, ma quando meno se l’aspetta il<br />

diavolo lo strangola. E così l’anima va ai demoni, la carne<br />

ai vermi e il denaro ai parenti (Sermoni 13; 606)<br />

o Fr. BERTOLDO DA RATISBONA (1210 cir. - 1272). Nuova<br />

lettura della struttura sociale-urbana; interpretazione originale<br />

della parabola dei talenti (Mt 25,14-30). I 5 “talenti”<br />

donati da Dio all’uomo: 1. la nostra persona; 2. la mansione<br />

di ogni uomo per il bene comune (si oppongono<br />

occupazioni contrarie come usura, inganno, furto; 3. il<br />

tempo della vita (di cui si è responsabili); 4. i beni terreni<br />

(avidi, ladri e truffatori non sono causati dalla diseguale<br />

distribuzione della proprietà, ma dal suo cattivo uso); 5.<br />

rapporti con gli altri uomini (amore per il prossimo, da<br />

amare come se stessi).<br />

o PIETRO GIOVANI OLIVI (1248-1298, Tractatus de empitone<br />

et venditione, de contractibus usurariis et de restitutionibus).<br />

Il capitale è somma di denaro e cosa utile se è destinata<br />

all’investimento e che ciò avvenga con ferma decisione<br />

del proprietario (ossia ferma volontà di utilizzare<br />

produttivamente il proprio denaro). La semplice moneta<br />

non ha potenzialità economica (e pertanto è illecito chiedere<br />

un tasso di profitto), ma il capitale è denaro inserito<br />

nel circuito produttivo per il cui impiego si richiede da parte<br />

del mutuatario l’obbligo di riparare con l’interesse.<br />

o Nel basso medioevo i fermenti culturali, i mutamenti economici,<br />

lo sviluppo dei commerci e il ruolo della liquidità<br />

monetaria in un’economia mercantile incisero profondamente<br />

nella società e nella riflessione teologica del XII e<br />

XIV secolo. Il secolo XIII segna l’avvento nelle città euro-<br />

Stemma del Monte di Pietà di<br />

Treviso<br />

pee di un nuovo protagonista, capace di influenzare<br />

il governo cittadino: il ceto mercantile<br />

e imprenditoriale. Mercanti ed imprenditori<br />

riempiono i consigli cittadini, svolgono<br />

politica tributaria a loro vantaggio,<br />

controllano la giustizia e la legislazione locale.<br />

Da loro dipendono masse di operai,<br />

servi piccoli artigiani e commercianti.<br />

o L’idea di PIER GIOVANNI OLIVI della “seminalità”<br />

del capitale <strong>–</strong> che contiene in sé un<br />

germe di interesse <strong>–</strong> ampliata sul versante<br />

monetario da ALESSANDRO BONINI DI<br />

ALESSANDRIA (1268-1314, trattato De usuris,<br />

1302) e accolta e diffusa dal grande riformatore<br />

sociale S. BERNARDINO DA SIENA e<br />

SANT’ANTONINO DA FIRENZE (domenicano),<br />

sulla cui scia si aggiunsero i suoi discepoli,<br />

tutti insigni predicatori e moralisti francescani <strong>–</strong> da<br />

ALBERTO DA SARTIANO (1385-1450) a GIACOMO DELLA<br />

MARCA (1394-1476), da GIOVANNI DA CAPISTRANO (1386-<br />

1456) a ANGELO CARLETTI DA CHIASSO (1410-1495), da<br />

BATTISTA TROVAMALE DI SELE (seconda metà ‘400) a<br />

PACOFOCO DA CERANO (1424-1482), DA BERNARDINO DA<br />

FELTRE (1439-1494) a GIOVANNI DA SESTRI LEVANTE (seconda<br />

metà ‘400) e MICHEL D’AQUI <strong>–</strong> si fece strada ed<br />

ebbe larghissima diffusione e fece testo nel campo della<br />

teologia morale, fino a realizzare la scelta <strong>–</strong> sul piano<br />

pratico <strong>–</strong> dell’invenzione dei Monti di Pietà.<br />

Monti di pietà<br />

o Il primo Monte fu fondato a Perugia il 13 aprile 1462 dal<br />

francescano BARNABA MANASSEI DA TERNI.<br />

o 1463 Orvieto e Gubbio; 1464 Pesaro; 1465 Foligno; 1466<br />

Norcia, Aquila, Borgo San Sepolcro; 1467 Terni; 1468<br />

Assisi; 1469 Spoleto; 1471 Viterbo; 1473 Bologna; 1479<br />

Savona; 1483 Milano e Genova; 1484 Mantova, Brescia,<br />

Ferrara; 1486 Vicenza…<br />

o BERNARDINO DA FELTRE (1439-1494) fonda i MdP di: Mantova<br />

1484; Padova 1491; Crema e Pavia 1493; Montagnana<br />

e Monselice 1494.<br />

o Nel 1515 si contano 135 MdP nel suolo italico.<br />

o L’istituzione dei MdP non fu esente da critiche e dispute.<br />

I teologi moralisti domenicani ed agostiniani non ammettevano<br />

nessuna forma di interesse e nemmeno il rimborso<br />

delle spese, né tanto meno per lo stipendio del massaro,<br />

del cassiere, del notaio, e degli impiegati minori.<br />

Qualche perplessità non mancò nemmeno nella famiglia<br />

francescana, tanto che la questione venne portata al Capitolo<br />

dell’Osservanza di Firenze nel 1493 e successivamente<br />

al Capitolo generale di Milano del 1498; ma dopo<br />

serrati dibattiti prevalse la posizione di BERNARDINO DA<br />

FELTRE ed i suoi seguaci, stabilendo che non si erigessero<br />

Monti di Pietà senza la prescrizione di ricevere un tasso<br />

di interesse, anche se minimo. Vi furono comunque ripetuti<br />

interventi pontifici a sostegno della legittimità<br />

dell’istituzione e della liceità dei prestiti a moderato tasso<br />

di interesse ivi effettuati.<br />

o L’atto finale di maggiore rilevanza fu l’emanazione della<br />

bolla Inter multiplices (4 maggio 1515) con la quale -<br />

nella sessione X del CONCILIO LATERANENSE V - il papa<br />

a.a. 2012-2013 66


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 23<br />

LEONE X definiva i Monti “liciti, pii atque meritori”,<br />

comminando la scomunica latae sententiae per chi si<br />

pronunciasse a voce o per iscritto contro la dichiarazione<br />

pontificia.<br />

o Se questo pronunciamento solenne del Magistero della<br />

Chiesa ha un grande significato per i suoi riflessi nel<br />

campo etico-economico <strong>–</strong> segnando un passo in avanti<br />

nel percorso della scienza economica <strong>–</strong> gran parte del<br />

merito va attribuito all’originale sviluppo del pensiero di<br />

teologi e pensatori francescani, che hanno lasciato nella<br />

storia una traccia profonda. Un così vasto movimento<br />

spirituale, antropologico e socio-culturale, che incise tanto<br />

profondamente in tutta l’Europa, infondendo un soffio<br />

ispiratore e animatore a tutte le forme della cultura,<br />

dell’arte e dell’economia, non poteva non avere rapporti<br />

di continuità nei secoli successivi.<br />

o Due tipologie: mons pecuniarii e mons frumentarii<br />

(mons blandorum).<br />

o I Sermoni di BERNARDINO DA FELTRE (1439-1494) a Pavia<br />

il 15, 16 e il 17 aprile 1493 97 <strong>–</strong> Ogni sermone inizia<br />

con la citazione della prima lettera di S. Giovanni ap.:<br />

«Hec est victoria quae vincit mundum» 98 che costituisce<br />

il fondamento teologico, antropologico e sociale dei MdP.<br />

<strong>–</strong> Nella prima predica Bernardino presentò il MdP come opera<br />

di Dio, perfettamente morale e buona, di utilità inestimabile,<br />

di durata indefinita. Si sofferma sul come fondare<br />

il MdP e come mantenerlo efficiente con il compenso<br />

dei mutuatari.<br />

<strong>–</strong> Nella seconda predica tratta del mutuo, dell’obbligo di<br />

prestare, dimostrando che il MdP è necessario per i ricchi<br />

come per i poveri e che tutti avevano l’obbligo morale di<br />

concorrere alla creazione del MdP.<br />

<strong>–</strong> Nella terza predica dimostra che l’elemosina fatta al MdP<br />

è la più proficua e supera tutte le altre elemosine.<br />

Testi<br />

Nel Concilio Lateranense V, la costituzione Inter multiplices<br />

di LEONE X approva i Monti di pietà. Il papa auspica<br />

che essi siano interamente gratuiti nell’interesse dei poveri.<br />

Alcuni maestri e alcuni dottori affermano che i Monti di pietà<br />

sono illeciti; infatti, quando è trascorso un lasso di tempo determinato,<br />

gli impiegati di questi istituti esigono dai poveri ai quali<br />

hanno dato il prestito, un tanto per libbra in più del capitale: per<br />

questo, dicono, non è possibile discolpare questi Monti di pietà<br />

dal crimine di usura o di violazione della giustizia, cioè di un male<br />

ben determinato [...].<br />

Ma altri maestri e altri dottori, in numero ancor maggiore, sostengono<br />

la tesi contraria e si pronunciano sia per iscritto sia oralmente<br />

in numerose scuole in Italia a favore di un così gran bene,<br />

così necessario alla repubblica, a condizione che nulla sia<br />

domandato o sperato in ragione del prestito. Però, affermano,<br />

come indennità per i Monti di pietà - vale a dire per rimborso delle<br />

spese necessarie al mantenimento degli impiegati e di tutto ciò<br />

che serve agli stessi Monti di pietà - questi possono, alla condizione<br />

di non trarre alcun profitto, ricevere ed esigere da coloro<br />

che traggono vantaggio da quel prestito fatto a loro, una somma<br />

modesta e ridotta allo stretto necessario in più del capitale, e que-<br />

97 CARLO DA MILANO ed., Sermoni del Beato Bernardino da Feltre. Il<br />

Quaresimale di Pavia del 1493, Vita e Pensiero, Milano 1940.<br />

98 «Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la<br />

vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede».<br />

sto in virtù della seguente regola di diritto: «Chi prova vantaggio,<br />

deve provare anche l’onere», soprattutto quando si aggiunge<br />

l’autorizzazione da parte dell’autorità ecclesiastica.<br />

Questi maestri e dottori dimostrano che questa seconda opinione<br />

è comprovata dalla verità evangelica. E noi, nella misura<br />

che questo ci sia accordato dall’alto, volendo prendere le opportune<br />

disposizioni a questo proposito, apprezzando l’ardore per la<br />

giustizia che dimostra il primo partito, il quale vuole evitare che<br />

si apra il baratro dell’usura, apprezzando l’amore alla pietà e alla<br />

verità che manifesta il secondo partito, che vuole soccorrere i poveri,<br />

apprezzando in ogni caso lo zelo di ciascuno dei due partiti,<br />

visto che questo affare concerne la pace e la tranquillità della repubblica<br />

cristiana intera, con l’approvazione del santo concilio,<br />

noi dichiariamo e definiamo che i suddetti Monti di pietà, stabiliti<br />

dagli stati e sinora approvati e confermati dall’autorità della Sede<br />

apostolica - Monti di pietà che come indennità alle loro spese<br />

ricevono una piccola somma destinata soltanto a pagare gli<br />

impiegati e a mantenere tutto ciò che a loro serve - noi dichiariamo<br />

e stabiliamo che, a condizione che questa somma aggiunta<br />

al capitale sia unicamente destinata a indennizzare quei Monti di<br />

pietà, senza che essi ne traggano alcun profitto, quei Monti di<br />

pietà non presentino alcun male specifico e non forniscano alcun<br />

incentivo a peccare. Essi non devono essere condannati in alcun<br />

modo, ma anzi, al contrario, una tale sorta di prestiti è meritevole<br />

e deve essere lodata e approvata, non deve assolutamente essere<br />

considerata come usura e si può vantare dinanzi alla popolazione<br />

la pietà e la misericordia di queste istituzioni, aggiungendo anche<br />

indulgenze concesse a questo fine dalla Santa Sede apostolica. E<br />

in avvenire, con l’approvazione della Sede apostolica, potranno<br />

essere istituiti altri Monti di pietà.<br />

Sarebbe tuttavia molto più perfetto e santo che tali Monti<br />

di pietà siano completamente gratuiti, cioè che i loro fondatori<br />

rimettessero loro certe somme con le quali si pagherebbe, se non<br />

il tutto, almeno la metà dei salari agli impiegati di quel Monti di<br />

pietà, in modo che il debito dei poveri venga gravato in minima<br />

misura.<br />

Noi decretiamo che i fedeli debbano essere spronati dalla concessione<br />

di maggiori indulgenze ad aiutare, dando somme di cui<br />

abbiamo detto, quel poveri a sopportare le spese di quei Monti di<br />

pietà. (O. DE LA BROSSE, Latran V et Trente, éd de l’Orante,<br />

1975, pp. 423-424: in P. CHRISTOPHE, vd. sotto, p. 164-165)<br />

BENEDETTO XVI nella sua enciclica Charitas in veritate<br />

menziona espressamente l’efficacia e attualità<br />

dell’istituzione dei Monti di Pietà (n. 65).<br />

« Bisogna, poi, che la finanza in quanto tale, nelle necessariamente<br />

rinnovate strutture e modalità di funzionamento dopo il<br />

suo cattivo utilizzo che ha danneggiato l’economia reale, ritorni<br />

ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di<br />

ricchezza ed allo sviluppo. Tutta l’economia e tutta la finanza,<br />

non solo alcuni loro segmenti, devono, in quanto strumenti, essere<br />

utilizzati in modo etico così da creare le condizioni adeguate<br />

per lo sviluppo dell’uomo e dei popoli. È certamente utile, e in<br />

talune circostanze indispensabile, dar vita a iniziative finanziarie<br />

nelle quali la dimensione umanitaria sia dominante. Ciò, però,<br />

non deve far dimenticare che l’intero sistema finanziario deve essere<br />

finalizzato al sostegno di un vero sviluppo. Soprattutto, bisogna<br />

che l’intento di fare del bene non venga contrapposto a<br />

quello dell’effettiva capacità di produrre dei beni. Gli operatori<br />

della finanza devono riscoprire il fondamento propriamente etico<br />

della loro attività per non abusare di quegli strumenti sofisticati<br />

che possono servire per tradire i risparmiatori. Retta intenzione,<br />

trasparenza e ricerca dei buoni risultati sono compatibili e non<br />

devono mai essere disgiunti. Se l’amore è intelligente, sa trovare<br />

anche i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza,<br />

come indicano, in maniera significativa, molte esperienze<br />

nel campo della cooperazione di credito.<br />

Tanto una regolamentazione del settore tale da garantire i soggetti<br />

più deboli e impedire scandalose speculazioni, quanto la<br />

a.a. 2012-2013 67


FTTr <strong>–</strong> Storia della Chiesa, 1 <strong>Scheda</strong>, 23<br />

sperimentazione di nuove forme di finanza destinate a favorire<br />

progetti di sviluppo, sono esperienze positive che vanno approfondite<br />

ed incoraggiate, richiamando la stessa responsabilità del<br />

risparmiatore. Anche l’esperienza della microfinanza, che affonda<br />

le proprie radici nella riflessione e nelle opere degli umanisti<br />

civili — penso soprattutto alla nascita dei Monti di Pietà <strong>–</strong>, va<br />

rafforzata e messa a punto, soprattutto in questi momenti in cui i<br />

problemi finanziari possono diventare drammatici per molti segmenti<br />

più vulnerabili della popolazione, che vanno tutelati dai rischi<br />

di usura o dalla disperazione. I soggetti più deboli vanno educati<br />

a difendersi dall’usura, così come i popoli poveri vanno<br />

educati a trarre reale vantaggio dal microcredito, scoraggiando in<br />

tal modo le forme di sfruttamento possibili in questi due campi.<br />

Poiché anche nei Paesi ricchi esistono nuove forme di povertà, la<br />

microfinanza può dare concreti aiuti per la creazione di iniziative<br />

e settori nuovi a favore dei ceti deboli della società anche in una<br />

fase di possibile impoverimento della società stessa ».<br />

L’emblematica vicenda francescana dell’Ospedale<br />

di S. Francesco in Padova.<br />

Il Museo della Storia della Medicina e della Salute avrà sede<br />

nel complesso monumentale quattrocentesco dell’antico Ospedale<br />

di San Francesco dell’Osservanza.<br />

Nella seconda metà dell’anno 1414 si attuano le procedure<br />

contrattuali per la costruzione dello stabile destinato a divenire<br />

l’ospedale di San Francesco.<br />

L’edificio fu progettato su un sito, già in parte edificato, posto<br />

al di fuori delle mura trecentesche di Padova, tra le contrade di<br />

Santa Margherita e del Vignale.<br />

Quest’opera fu voluta e finanziata da BALDO DEI BONAFARI e<br />

da sua moglie SIBILIA DEI CETTO, proprietaria del terreno suddetto.<br />

Baldo era originario della cittadina toscana di Piombino e si<br />

era trasferito a Padova per condurre gli studi universitari in diritto<br />

canonico e civile. Risiederà stabilmente nella città patavina e diventerà<br />

referendario e consigliere di Francesco Novello da Carrara,<br />

Signore di Padova. Nel 1390 sposerà Sibilia dei signori Cetto<br />

di Padova. Nel 1405, con la dedizione della città alla Serenissima<br />

Repubblica di Venezia, Baldo fu costretto al soggiorno forzoso a<br />

Venezia, dove resterà fino alla fine dell’estate dell’anno 1413. Al<br />

suo ritorno si dedicò, insieme alla moglie Sibilia, alla realizzazione<br />

del suo sogno caritatevole di costruire un ospedale intitolato<br />

a San Francesco d’Assisi dove si curassero, nello spirito<br />

e nel corpo, gli ammalati. Questo desiderio era maturato in lui<br />

dopo aver abbracciato gli insegnamenti francescani. Morirà nella<br />

primavera dell’anno 1419, nove anni dopo aver dettato le sue ultime<br />

volontà che rendevano l’amata moglie Sibilia sua erede universale<br />

destinata a continuare la grandiosa opera sanitaria da lui<br />

iniziata e concretizzata.<br />

Madonna Sibilia era figlia del ricco mercante e possidente padovano<br />

Gualperto. Sposerà in prime nozze il giurista padovano<br />

Bonacorso dei Naseri da Montagnana, consigliere di Francesco il<br />

Vecchio da Carrara, signore di Padova. A seguito delle vicende<br />

politiche del 1388, Bonacorso fu accusato di alto tradimento ed<br />

impiccato in Piazza dei Signori nel giugno del 1390. Sibilia, poco<br />

meno di un anno dopo, sposerà in seconde nozze Baldo dei Bonafari<br />

da Piombino. Insieme al secondo marito si avvicinerà agli insegnamenti<br />

francescani e dedicherà tutta la sua vita all’opera di<br />

assistenza degli ammalati secondo i precetti di Francesco<br />

d’Assisi, affiancando Baldo nell’impresa per la creazione<br />

dell’ospedale, della chiesa e del convento di San Francesco. Dopo<br />

la morte di Baldo, Sibilia si occuperà personalmente<br />

dell’amministrazione e della direzione dell’ospedale. Ammalatasi<br />

nell’autunno del 1421, detterà le sue ultime volontà il 20 novembre<br />

e morirà il 12 dicembre dello stesso anno.<br />

L’opera ospedaliera di Baldo e Sibilia fu ispirata dai principi di<br />

carità e amore cristiano secondo la regola dei frati minori francescani<br />

dell’osservanza.<br />

La grande novità attuata con l’ospedale di San Francesco fu<br />

quella di intendere l’assistenza non solo spirituale, ma anche materiale<br />

con le cure mediche; introducendo così il rispetto del corpo<br />

umano considerato opera tangibile di Dio. I consiglieri spirituali<br />

di Baldo e Sibilia furono i frati francescani minori<br />

dell’Osservanza, presenti a Padova nel piccolo convento di<br />

Sant’Orsola oggi scomparso (a testimonianza della sua esistenza<br />

e del suo legame con l’ospedale di San Francesco, nel convento<br />

di San Francesco si conserva lo stipite dell’originario portale in<br />

pietra viva del convento di Sant’Orsola con l’iscrizione<br />

“OSPITIUM SANCTE URSULE”) 99 .<br />

Bibliografia indicativa per approfondimento<br />

S. AMADORI, Nelle bisacce di Bernardino da Feltre. Gli<br />

scritti giuridici in difesa dei Monti di Pietà, Ed. Compositori, Bologna<br />

2007. D. ANTISERI, L’attualità del pensiero francescano.<br />

Risposta del passato a domande del presente, Rubettino, Soveria<br />

Mannelli (CZ) 2008. O. BAZZICCHI, Dall’usura al giusto profitto.<br />

L’etica economica della Scuola Francescana, [Polis & Oikonomia,<br />

8], Effatà Ed., Cantalupa (TO) 2008, pp. 145.<br />

O. BAZZICCHI, Il paradosso francescano tra povertà e società<br />

di mercato. Dai Monti di Pietà alle nuove frontiere etico-sociali<br />

del credito, [Polis & Oikonomia, 12], Effatà Ed., Cantalupa (TO)<br />

2011, pp. 176. G. BUTTURINI, La carità dei cristiani: una breve<br />

storia di venti secoli, Raccolta degli articoli scritti da G. Butturini<br />

sul mensile “La Provvidenza” 1987-1988, [I Quaderni della Provvidenza,<br />

2], supplemento al numero 4 de “La Provvidenza”, aprile<br />

1988. G. BUTTURINI, La carità nel tempo della chiesa unita, in<br />

“Credere Oggi”, 57 (3/1990), pp. 53-77. O. CAPITANI (a cura<br />

di), La concezione della povertà nel Medioevo: antologia di scritti,<br />

Pàtron, Bologna 1983. G. CECCARELLI, Il gioco e il peccato.<br />

Economia e rischio nel tardo Medioevo, Il Mulino, Bologna 2003.<br />

Dizionario enciclopedico del Medioevo, diretto da A. VAUCHEZ,<br />

ed. italiana di C. Leonardi, Città Nuova, Roma 1998, 3 voll.<br />

P. CHRISTOPHE, I poveri e la povertà nella storia della Chiesa,<br />

EMP, Padova 1995. A. GHINATO, Studi e documenti intorno ai<br />

primi Monti di Pietà, 5 voll., Ateneo Antonianum, Roma 1956-<br />

1963. J. LE GOFF, Tempo della Chiesa e tempo del mercante,<br />

Einaudi, Torino 1977. G. IAMARRONE, Francesco d’Assisi. Con<br />

la chiesa e dalla parte dei poveri, in “Credere Oggi”, 84 (6/1994),<br />

pp. 37-50.<br />

V. MENEGHIN, Bernardino da Feltre e i Monti di Pietà, LIEF,<br />

Vicenza 1974. M. MOLLAT, I poveri nel Medioevo, Laterza, Bari<br />

1983. M.G. MUZZARELLI, Il denaro e la salvezza.<br />

L’innovazione del Monti di Pietà, Il Mulino, Bologna 2001.<br />

L. PARISOLI, Pauvreté et capitalisme. Comment les pauvre<br />

franciscaines ont justifié le capitalisme et le capitalisme a préferé<br />

la modernité, Officina Studi Medievali, Palermo 2008.<br />

B. PULLAN, Poveri, mendicanti e vagabondi (secoli XIV-XVIII),<br />

in Storia d’Italia, V, Documenti, pp. 982-1047. Torino 1975.<br />

G. TODESCHINI, Ricchezza francescana. <strong>Dalla</strong> povertà volontaria<br />

alla società di mercato, [Intersezioni], Il Mulino, Bologna 2004,<br />

pp. 216.<br />

99 http://www.musme.padova.it/luogo-ospedale.aspx<br />

a.a. 2012-2013 68

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