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HARDGAINERS – DURI A CRESCERE - fabio zonin

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<strong>HARDGAINERS</strong> <strong>–</strong> <strong>DURI</strong> A <strong>CRESCERE</strong><br />

Di Fabio Zonin & Wiz<br />

Dalla pubblicazione del libro “BRAWN” di Stuart Mc Roberts, la definizione HARDGAINER “duro a<br />

crescere” è apparsa nel gergo comune del B.B. Hardgainer individua tutti quegli atleti che non<br />

riescono ad ottenere gli eclatanti risultati promessi dalle pubblicità di integratori alimentari o da<br />

articoli su metodiche di allenamento proposte da riviste di settore. L’hardgainer sarebbe quindi il<br />

ragionier Fantozzi del bodybuilding, il Verghiano “Malavoglia” dell’ipertrofia che, nonostante dedichi<br />

la propria passione ed il suo tempo all’attività con i pesi e destini gran parte delle proprie risorse<br />

economiche all’acquisto di supplementi alimentari, sembra destinato a non ottenere i tanto<br />

agognati risultati in termini di aumento di massa muscolare, di forza e di diminuzione di grasso<br />

corporeo.<br />

Negli ultimi anni le riviste specializzate hanno dedicato centinaia di articoli a questa categoria di<br />

persone dal DNA recalcitrante, tanto che è nata perfino una testata dal titolo HARDGAINER.<br />

Finalmente quindi abbiamo la possibilità di documentarci e studiare questo genere di atleti che fino<br />

ad ora sembrava non esistere, o non è forse vero che sino ad ora le pubblicazioni di settore ci<br />

hanno proposto modelli ben diversi da quella che è la realtà del bodybuilder medio. Proviamo a<br />

rovesciare il concetto. Se è vero che si tende ad identificare come “diverso” colui le cui<br />

caratteristiche non rientrano nella norma (intesa come media della maggioranza di una determinata<br />

collettività), ovvero che possiede, nel bene o nel male, qualcosa che non si riflette nei canoni<br />

dell’accezione comune: tra il grande campione e l’hardgainer chi è il “diverso”? Quanti atleti<br />

riescono effettivamente ad ottenere risultati tali da poter essere accomunati ai personaggi<br />

fotografati sulle riviste? Se i grandi campioni venissero identificati come “supergainers” e tutti gli<br />

altri bodybuilders “normalgainers” probabilmente la stragrande maggioranza di noi si<br />

riconoscerebbe in questa seconda categoria.<br />

L’errore più comune commesso dall’appassionato “medio” di B.B. è copiare i programmi di<br />

allenamento ed alimentari dei professionisti con l’illusione di ottenere gli stessi risultati, e che di<br />

illusione si tratti viene confermato dal numero sempre esiguo di atleti “spaziali”. E’ estremamente<br />

piacevole ed interessante ammirare le competizioni di alto livello, leggere degli allenamenti e delle<br />

diete dei campioni, ma nel momento in cui si devono applicare certi principi su di un “normalgainer”<br />

bisogna fare opportune considerazioni ed intervenire con adeguate modifiche.<br />

Ricordiamo inoltre che non sono solo i farmaci a fare la differenza: gli atleti che vediamo<br />

competere a livello professionistico e le cui foto sulle riviste non finiscono mai di stupirci, sono<br />

soprattutto persone con un bagaglio genetico fuori dal comune. Vi assicuro che se dopassimo un<br />

asino, otterremmo un grosso asino ma sicuramente non un cavallo da corsa, e, se mi consentite,<br />

azzardo l'ipotesi che nel caso tutti i farmaci sparissero improvvisamente dalla circolazione<br />

vedremmo comunque sempre gli stessi atleti conquistare il titolo di Mr Olympia.<br />

Dopo questa doverosa premessa, addentriamoci nel tema specifico delle strategie allenanti per i<br />

neo-battezzati normalgainers, analizzando per prime le variabili di cui tenere conto in fase di<br />

progettazione di una preparazione.<br />

a) Caratteristiche biomeccaniche, quali lunghezza e proporzione delle leve corporee o la<br />

mobilità articolare.<br />

b) Caratteristiche endocrine, quali la fisiologica produzione endogena di ormoni anabolici e<br />

catabolici.<br />

c) Caratteristiche genetiche, quali il numero di fibre o la percentuale di fibre bianche e rosse.<br />

d) Caratteristiche personali dipendenti da qualità e stile di vita, come la possibilità di alimentarsi,<br />

allenarsi, recuperare adeguatamente; il grado di stress quotidiano, l'intensità dell'attività lavorativa<br />

svolta.<br />

e) Caratteristiche psicologiche: maturità psichica e potenziale motivazionale, capacità di


sublimazione dell'energia emotiva .<br />

Quali sono quindi le strategie efficaci da adottare per il l'atleta comune?<br />

Ci si rende conto che è difficile generalizzare in quanto ogni soggetto presenta propri aspetti<br />

genetici e variabili personali derivanti dallo stile di vita, per cui bisogna operare sul singolo con<br />

protocolli diversi. Cercheremo comunque di dare indicazioni di massima da cui estrapolare,<br />

apportando opportune variazioni dettate dal principio dell'individualizzazione, programmi di<br />

allenamento personali ed efficaci.<br />

1) SCELTA DEGLI ESERCIZI: sarà necessario privilegiare l'utilizzo di esercizi base al fine di<br />

coinvolgere più settori muscolari contemporaneamente e stimolare la produzione endogena di<br />

ormoni anabolici (vedi modificazioni ormonali indotte dall'esercizio fisico). E' alquanto improbabile<br />

che una serie eseguita ad esaurimento di curl di concentrazione possa provocare un innalzamento<br />

del testosterone anche lontanamente paragonabile a quello prodotto da una serie di squat. Appare<br />

altrettanto logico come, nella rosa degli esercizi scelti, dovranno essere presenti quelli che meglio<br />

si adattano alla meccanica del soggetto (è assurdo proporre l'esercizio di distensioni con bilanciere<br />

su panca inclinata ad un soggetto carente di pettorale ed estremamente dotato di deltoide<br />

anteriore, oppure lo squat a chi si ritrova con la tibio-tarsica "bloccata").<br />

2) DURATA DEGLI ALLENAMENTI: la durata degli allenamenti non dovrà essere eccessiva,<br />

possibilmente rimanere entro i 50 - 75 minuti, tempo oltre il quale la produzione di ormoni<br />

androgeni scende a picco in favore di un incremento della liberazione di cortisolo, mentre la<br />

concentrazione e la determinazione dell'atleta scendono di pari passo con il suo testosterone.<br />

3) INTENSITA' DEGLI ALLENAMENTI: l'intensità può essere alta a patto che questo parametro<br />

mantenga una relazione di proporzionalità inversa con durata e frequenza, e che si prevedano<br />

opportuni periodi di "scarico". E' bene infatti ricordare che i tempi necessari al "recupero" per le<br />

strutture tendinee, ligamentose ed articolari sono di gran lunga superiori a quelli riguardanti il<br />

muscolo, ed è quindi impensabile spingere al massimo per tutto l'arco dell'anno.<br />

4) FREQUENZA DEGLI ALLENAMENTI: la frequenza degli allenamenti deve essere relativamente<br />

bassa e sempre in relazione all'intensità degli stessi. Sarebbe anche auspicabile una ciclizzazione<br />

della frequenza di allenamento, facendo subito seguire a dei microcicli a frequenza medio alta, uno<br />

o più microcicli a frequenza bassa. Chi pensa di aggirare l'ostacolo iperfrazionando la scheda di<br />

allenamento, stimolando uno o due gruppi muscolari per seduta e recandosi comunque quasi<br />

quotidianamente in palestra, tralascia un importante particolare: a fegato, reni, sistema endocrino<br />

poco importa quale muscolo abbia lavorato, essi saranno comunque sovraccaricati.<br />

4) RIPOSO: il riposo è la condizione necessaria allo svolgimento dei processi di recupero e<br />

supercompensazione; le ore di sonno notturno devono essere sufficienti, ed è bene prevedere<br />

qualche mezz'ora di sonno in più nelle notti che seguono le sedute allenanti. E' infatti impensabile<br />

lavorare tutta la settimana, allenarsi intensamente, svolgere servizio di sicurezza in discoteca dal<br />

venerdi alla domenica notte ed ottenere risultati almeno di non essere mostri genetici o utilizzare<br />

farmaci.<br />

5) ALIMENTAZIONE ED INTEGRAZIONE: soprattutto se ci si allena senza utilizzare farmaci,<br />

l'importanza di questi due fattori diventa critica rispetto a chi fa uso di doping; gli steroidi e le altre<br />

sostanze dopanti alterano le risposte metaboliche in modo tale che i risultati in termini di forza o<br />

massa sono evidenti anche quando vengono commessi errori grossolani nell'alimentazione. Ogni<br />

nutriente deve quindi essere valutato in quantità e qualità (anche una lieve intolleranza ai lieviti può<br />

causare una ritenzione idrica con conseguente "fase depressiva" dell'atleta; e noi sappiamo<br />

quanto sia importante il fattore mentale per il risultato finale). Un occhio di riguardo particolare va<br />

adottato al periodo pre-gara ove, a dispetto di quanto si è teso a fare per anni, è consigliabile<br />

dedicarsi ad allenamenti intensi, infrequenti e di breve durata, composti prevalentemente da<br />

movimenti base, piuttosto che a logoranti sedute ad alto volume e bassa intensità. Un atleta già<br />

provato fisicamente e psicologicamente da una dieta restrittiva, non può permettersi il lusso di<br />

affrontare lunghi allenamenti ad alta frequenza che non farebbero altro che abbassare<br />

ulteriormente i suoi già compromessi livelli di testosterone ed incrementare la sua produzione di


cortisolo. In questo periodo dovrà anche essere opportunamente razionalizzata l'attività aerobica,<br />

ottima per ridurre la percentuale di grasso corporeo e come recupero attivo nei microcicli a bassa<br />

frequenza, ma potenzialmente catabolica per la massa muscolare qualora sia troppo intensa e<br />

frequente. Un ultimo consiglio riguardante la programmazione alimentare: è bene mantenere sotto<br />

controllo la percentuale di grasso nel periodo off-season al fine di evitare, nel periodo di<br />

preparazione pre-competitivo, regimi alimentari restrittivi e troppo protratti nel tempo che<br />

finirebbero con il "bruciare" gran parte della massa magra accumulata con fatica nella fase di<br />

costruzione. E' da ricordare inoltre, in favore di una dieta pre-gara non eccessivamente limitante,<br />

che gli ormoni androgeni vengono sintetizzati dall'organismo a partire dal colesterolo e quindi una<br />

dieta ipolipidica troppo stretta e protratta rischia di comprometterne la sintesi.<br />

Come ultima considerazione richiamiamo l'attenzione sulla assoluta individualità della risposta<br />

dell'atleta, cui consegue che tutti i principi sopra enunciati vanno intesi come linee guida non<br />

assolute ma modificabili ed integrabili nel tempo. Il preparatore non deve mai stancarsi di<br />

osservare il più spesso possibile tutte le reazioni fisiologiche ed i cambiamenti del fisico che<br />

intervengono nel tempo, e deve avere il coraggio di modificare i propri dettami ricordando sempre<br />

che ogni atleta è paragonabile solo a se stesso.

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