Poste Italiane SpA - Sped. in abb. post. - DL 353/2003 (conv. in L. 27 ...

prarsi in esso.
Sempre ne La Fede (n. 37/1877)
padre Emilio “dipinge” con le parole
questo ritratto dell’Addolorata.
Tra le rapide e scapigliate rive del Golgota
saliva un giorno una Donna in larga
gonnella, con trepido piede, con gli occhi
asciutti, con le tracce in sulla fronte di un
dolore simile all’immensità del mare.
Eccola questa Noemi addolorata tra la
turba deicida, tra la soldatesca insolente,
seguendo le vestigia insanguinate dell’Uomo-Dio,
eccola ascesa in sulla cima;
e qui immobile a’ piedi della Croce, con le
materne pupille fisse nel moribondo suo
Unigenito, dava lo spettacolo della madre
più afflitta, che il mondo avesse mai vedu-
IL NOSTRO FONDATORE
to: Stabat Mater Dolorosa.
Il riferimento alla chiesa di Sant’Andrea
ci porta a riflettere sull’importanza
della eloquenza sacra. Grazie
all’esperienza diretta del giornale
su cui scriveva, padre Emilio avvertiva
che la modernità stava modificando
la comunicazione orale e scritta.
Per questo anche i sacerdoti, soprattutto
se si voleva che i giovani
non si disaffezionassero alle funzioni
religiose, dovevano aggiornare lo
stile comunicativo, essere essenziali
e concreti, immediati. Gli esempi di
predicatori dotati di parola “schietta e
nuda” e perciò ascoltati da numerosi
fedeli, non mancavano.
Proprio nella chiesa
di Sant’Andrea, durante
i settenari ricordati ne La
Fede, si alternarono predicatori
come Bernardino
Polotti, Carlo Fioriani, Padre
Celso.
Pure tra i canonici
chioggiotti ci furono maestri
di retorica. Tra quelli
del passato, padre Emilio
ammirava molto Girolamo
Ravagnan.
Un saggio delle capacità
del Ravagnan è dato dai
discorsi inaugurali per la
riapertura degli studi del
seminario negli anni 1818
e 1819. Agli studenti egli
raccontò, la prima volta,
di Giuseppe Zarlino, la
seconda di Cristoforo Sabbadino.
In entrambi i discorsi,
conservati in stampa presso
l’archivio diocesano,
concetti complessi sono
illustrati con chiarezza e
semplicità.
Gina Duse
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