Poste Italiane SpA - Sped. in abb. post. - DL 353/2003 (conv. in L. 27 ...

PROPOSTE DI RICERCA
Benefattrici dell’Ottocento
Hanno promosso un’immagine femminile
autenticamente moderna
L’impegno di madre Elisa Sambo
fu esemplare. Altre donne, però, nell’Ottocento
si dimostrarono ugualmente
capaci di dedizione verso il
prossimo. Giornali e pubblicazioni
dell’epoca rendono visibile all’interno
del mondo cattolico una partecipazione
femminile sempre più attiva e organizzata.
È una presenza importante
che va ad ingrossare le fila dell’associazionismo
e contribuisce al passaggio
dalla filantropia alla carità. Il denaro
lanciato ai poveri dalla duchessa
di Baviera al suo passaggio in città
non è più sufficiente, osserva padre
Emilio ne La Fede; di fronte all’incalzare
della questione sociale servono
interventi mirati e sistematici, serve
una rete di solidarietà. Il nome della
moglie, o della figlia, del possidente,
medico, avvocato, commerciante, farmacista…,
prima assente, è pubblicato
ora a fianco di quello del consorte o a
sé stante negli elenchi dei sottoscrittori
delle iniziative di aiuto. Sono queste le
donne che, cominciando a rivestire un
ruolo pubblico nel sociale, promuovono
un’immagine femminile autenticamente
moderna.
In rappresentanza di tutte, attingendo
sempre da La Fede, ricordiamo
l’elezione del direttivo della sezione
femminile della Società per la Santificazione
delle Feste, cui faceva capo lo
stesso giornale. “Radunatesi le Socie
Promotrici - scrive Padre Emilio nell’aprile
del 1878, notando con soddisfazione
come il gruppo a tre anni dalla
sua costituzione fosse aumentato - a
voti segreti, confermarono nella carica
di Presidente la zelantissima signora
Teresa Penzo-Regalin; elessero a Vice-Presidente
la signora Rosa Grasso-
Venturini; a Cassiera la signora Carolina
Bullo-Marchetti; e infine a Segretaria
la signora Giuseppina Gennari”.
Un testo utile per capire le motivazioni
interiori che spingevano signore
altolocate sulla via della carità è la
biografia di Luigia Bourlet de Saint
Aubin. Scritta da don Luigi Penzo
subito dopo la scomparsa della nobildonna
avvenuta nel 1857, l’opera è
conservata presso l’archivio diocesano.
Possiamo supporre che la Bourlet
abbia avuto legami con Chioggia, dato
che il marito, Francesco barone De
Bresciani, fu pretore nella nostra città
e grande amico di don Luigi. La storia
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