Una storia lunga dieci anni - Educazione - Comune di Firenze
Una storia lunga dieci anni - Educazione - Comune di Firenze
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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong><br />
Assessorato alla Pubblica Istruzione<br />
Asili nido e Servizi complementari<br />
Centro gioco Tartaruga Fortini<br />
1
Testi a cura <strong>di</strong><br />
Cristina Masti e Manuela Montefusco<br />
progetto grafico e impaginazione<br />
Angela Balli<br />
stampato dalla<br />
Tipografia Comunale<br />
Prima Parte<br />
Ringraziamenti:<br />
ad Elisabetta Misuri che con sensibilità e competenza ha dato<br />
l’imprinting a questo servizio.<br />
ad Anna Maggi e alle colleghe della cooperativa Arca per aver<br />
collaborato alla trascrizione delle storie e alla realizzazione della festa<br />
dei <strong><strong>di</strong>eci</strong> <strong>anni</strong>.<br />
a Giovanna Carbonaro che con semplicità e saggezza ha qualificato i<br />
nostri eventi.<br />
alla Direzione del Servizio Asili Nido, al Coor<strong>di</strong>namento Pedagogico e<br />
al Presidente del Quartiere 3 per le risorse messe a <strong>di</strong>sposizione.<br />
2
<strong>Una</strong> Storia <strong>lunga</strong> 10 <strong>anni</strong><br />
Il Centro gioco Tartaruga Fortini festeggia<br />
i suoi primi 10 <strong>anni</strong><br />
3
<strong>Una</strong> <strong>storia</strong> <strong>lunga</strong> <strong><strong>di</strong>eci</strong> <strong>anni</strong>..<br />
E’ una raccolta <strong>di</strong> storie <strong>di</strong> nonni, <strong>di</strong> genitori, per raccontare e<br />
raccontarsi.<br />
E’ una raccolta che racconta <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>, emozioni, <strong>di</strong> cose piccole e <strong>di</strong><br />
cose gran<strong>di</strong>.<br />
E’ una <strong>storia</strong> <strong>di</strong> luogo protetto, <strong>di</strong> solido guscio, <strong>di</strong> scoperte inattese.<br />
E’ il racconto <strong>di</strong> un percorso, intrapreso <strong><strong>di</strong>eci</strong> <strong>anni</strong> fa, da un piccolo<br />
gruppo <strong>di</strong> lavoro, che senza strade battute, ha realizzato un servizio in<br />
cui si coniugano consapevolezza e competenza nella pratica quoti<strong>di</strong>ana<br />
del confronto e della con<strong>di</strong>visione. Dove è possibile l’ascolto dei<br />
bambini e dei loro genitori e dove i saperi femminili e familiari si<br />
incontrano con i saperi professionali.<br />
La realizzazione <strong>di</strong> spazi <strong>di</strong> reale partecipazione nei quali ogni singolo<br />
soggetto, nonno o genitore, potesse esprimersi e sperimentare le proprie<br />
potenzialità in un clima <strong>di</strong> autentico rispetto, costituisce l’elemento<br />
fondante <strong>di</strong> questa esperienza.<br />
Un grazie a tutte coloro che, con la loro presenza e il loro lavoro, hanno<br />
permesso questa <strong>storia</strong>, la <strong>storia</strong> del Centro Gioco Fortini e dei suoi<br />
primi <strong><strong>di</strong>eci</strong> <strong>anni</strong>.<br />
Daniela Lastri<br />
Assessore alla Pubblica Istruzione<br />
5
Tartaruga... perché<br />
Il Centro gioco Tartaruga Fortini<br />
La tartaruga rappresenta nella fantasia comune, la calma e la<br />
pacatezza.<br />
E’ un animale “con una <strong>lunga</strong>... <strong>storia</strong>”, che non conosce<br />
l’aggressività se pure ben attrezzato, con la sua corazza<br />
a <strong>di</strong>fendersi. E’ per definizione “l’animale con la casa<br />
appresso”ed è questa la caratteristica che incuriosisce i<br />
bambini.<br />
La scelta <strong>di</strong> attribuire questo nome ai Centri gioco, vuol<br />
essere uno spunto per gli adulti a riflettere su una necessità<br />
<strong>di</strong> “un tempo... più calmo, sereno”, a partire da quello che<br />
con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo con i bambini: un invito a ricreare ambienti <strong>di</strong> vita<br />
e <strong>di</strong> gioco in maggiore sintonia con la natura.<br />
Chi <strong>di</strong> noi, nell’infanzia non ha avuto nel giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> casa, nel<br />
campo dove giocava, o magari in campagna dai nonni, una<br />
tartaruga?<br />
Questo nome è un’idea per giocare e da giocare con i bambini.<br />
7
Le caratteristiche del servizio<br />
Il Centro gioco Tartaruga Fortini apre nell’aprile del 1996,<br />
nei locali della scuola d’infanzia comunale, come una nuova<br />
tipologia <strong>di</strong> servizio che amplia la possibilità <strong>di</strong> offerta rivolta<br />
alla prima infanzia già presente sul territorio citta<strong>di</strong>no.<br />
Viene organizzato in due turni, uno <strong>di</strong> mattina con un orario <strong>di</strong><br />
apertura 8-13, ed uno pomeri<strong>di</strong>ano dalle 15 alle 19,30.<br />
I genitori interessati possono scegliere o l’uno o l’altro turno ed<br />
il bambino può frequentare un massimo <strong>di</strong> quattro ore. Non c’è<br />
la possibilità <strong>di</strong> mangiare, ma viene offerta una merenda a metà<br />
giornata.<br />
Possono essere iscritti bambini dai 16 e i 36 mesi, con la<br />
capienza massima <strong>di</strong> 17 per turno e tre adulti <strong>di</strong> riferimento<br />
(due educatrici e un operatore). Fin dall’anno <strong>di</strong> apertura del<br />
Centro gioco i bambini frequentanti provengono da vari quartieri<br />
della città, con una presenza <strong>di</strong> stranieri superiore nel turno<br />
pomeri<strong>di</strong>ano.<br />
Ai genitori dei bambini ammessi viene richiesta la presenza<br />
durante il periodo dell’inserimento, con modalità concordate<br />
dal personale educativo. Poichè il tempo <strong>di</strong> permaneza dei<br />
bambini al centro gioco è assai ridotto rispetto ai tempi<br />
lavorativi dei genitori, è significativa la presenza dei nonni o <strong>di</strong><br />
altri componenti della famiglia, i quali vengono coinvolti per<br />
riprendere i bambini al momento dell’uscita. Questo aspetto<br />
costituisce una sorta <strong>di</strong> valore aggiunto, un tratto <strong>di</strong>stintivo<br />
da considerare con molta attenzione ai fini, anche, <strong>di</strong> un<br />
buon inserimento. Nel corso degli <strong>anni</strong> è molto cresciuto il<br />
riconoscimento da parte dei genitori, tanto che la scelta dei<br />
Centri gioco è <strong>di</strong>ventata una scelta consapevole, piuttosto che un<br />
8
ipiego alla mancata ammissione in un asilo nido.<br />
Da otto <strong>anni</strong> il servizio del pomeriggio è gestito dal personale<br />
della Cooperativa Arca, che lavora in stretta collaborazione<br />
con quello della mattina all’organizzazione degli spazi, alla<br />
documentazione e progettazione delle attività rivolte ai bambini<br />
ed alle loro famiglie. Negli ultimi <strong>anni</strong> sono stati attivati percorsi<br />
formativi comuni volti ad incoraggiare la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong><br />
linguaggi e strategie educative tra il personale della pubblica<br />
Amministrazione e il privato sociale.<br />
La scelta educativa è in<strong>di</strong>rizzata a favorire le esperienze<br />
dei bambini, offrendo loro un ambiente organizzato nel<br />
quale possano, in sicurezza, esplorare e sperimentare sia<br />
in<strong>di</strong>vidualmente che in piccolo gruppo. Per questo l’ambiente<br />
è sud<strong>di</strong>viso in angoli <strong>di</strong>versificati per attività <strong>di</strong> gioco: la stanza<br />
del gioco simbolico (cucina, zona dei travestimenti e cura<br />
delle bambole), lo spazio per la lettura, intimo e arredato con<br />
materiali naturali, l’angolo per la manipolazione e le varie<br />
attività espressivo-pittoriche con un’ampia varietà <strong>di</strong> materiali a<br />
<strong>di</strong>sposizione dei bambini. La struttura si affaccia su un grande<br />
giar<strong>di</strong>no con alberi da frutto, pini e cedri.<br />
Poiché i momenti delle routines sono molto ridotti rispetto<br />
all’asilo nido, il tempo che il bambino trascorre al centro gioco<br />
è de<strong>di</strong>cato prevalentemente alle attività e alle proposte che<br />
vengono progettate ogni anno in relazione ai bambini e alle loro<br />
famiglie. Questo ha prodotto, fin dai primi <strong>anni</strong>, una stimolante<br />
riflessione sulle competenze professionali che il nuovo servizio<br />
esigeva, senza riferimenti a modelli predefiniti, ma sostenuta dal<br />
desiderio <strong>di</strong> esplorare nuovi percorsi.<br />
9
Le iniziative che qualificano il Centro gioco<br />
La narrazione<br />
La scelta <strong>di</strong> privilegiare e approfon<strong>di</strong>re proposte educative<br />
nell’ambito della lettura e narrazione, nasce dalla convinzione<br />
che educare ed interessare i bambini all’ascolto sia, fin dai primi<br />
<strong>anni</strong>, un impegno importante. Questa convinzione ha portato a<br />
scelte formative rivolte ad approfon<strong>di</strong>re competenze ed abilità<br />
nell’ambito della narrazione e lettura <strong>di</strong> libri, partendo dal fatto<br />
che questa scelta si combinava con la sensibilità personale delle<br />
educatrici. Le esperienze <strong>di</strong> aggiornamento con Miriam Bar<strong>di</strong>ni<br />
e Fiorenza Mariotti sulla narrazione <strong>di</strong> fiabe e su “tecniche<br />
per raccontare”, oltre a rappresentare un approfon<strong>di</strong>mento ed<br />
un’esplorazione <strong>di</strong> possibilità nell’ambito della lettura e della<br />
narrazione per i bambini piccoli, ha rappresentato un punto<br />
<strong>di</strong> forza per avviare percorsi educativi con i bambini e la loro<br />
famiglia. Il narrare storie è <strong>di</strong>ventato un’attività con tempi e<br />
spazi ben definiti annunciata dal suono <strong>di</strong> un campanellino.<br />
Si è infatti istituito “Il venerdì delle Storie” come momento<br />
de<strong>di</strong>cato al narrare, luogo privilegiato d’incontro tra bambini,<br />
educatori, nonni e genitori.<br />
Il lavoro sulla fiaba proposto da Miriam Bar<strong>di</strong>ni nel suo<br />
percorso triennale <strong>di</strong> aggiornamento, è stato un’esperienza <strong>di</strong><br />
dono attraverso linguaggi che permettono <strong>di</strong> sperimentare e<br />
con<strong>di</strong>videre emozioni e sentimenti legati alla fiaba. E’ un modo<br />
<strong>di</strong> porgere che ha poco a che fare con la semplice lettura, ma<br />
ha un investimento oltre che vocale, <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> suoni e<br />
sensazioni carichi <strong>di</strong> significato, poiché “la fiaba viene vissuta<br />
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nel corpo prima che nella parola”. Ed è per questo che si può<br />
vivere l’ascolto, la lettura e la narrazione <strong>di</strong> storie, ritrovando la<br />
capacità <strong>di</strong> stupirsi e <strong>di</strong> incantarsi, capacità propria dei bambini.<br />
Riconoscere che il tempo passato a leggere o a narrare è<br />
un tempo per sognare, per crescere e per amare, significa<br />
concedersi tutto il tempo necessario.<br />
Posso raccontarti una <strong>storia</strong>? E’ la domanda che facciamo ai<br />
bambini. Ma spesso ci viene chiesto: Mi racconti una <strong>storia</strong>?<br />
E’ dall’incontro <strong>di</strong> queste due domande, dal profondo desiderio<br />
<strong>di</strong> ascoltarsi ed accogliersi, che è nato il nostro interesse per<br />
la narrazione come persone che desiderano mettersi in gioco<br />
con uno stile da tartarughe. Lentamente, senza correre, nel<br />
rispetto dei ritmi e delle pause del bambino, preoccupati meno<br />
<strong>di</strong> farlo <strong>di</strong>ventare “qualcosa”, ma semplicemente, stare, nel suo<br />
<strong>di</strong>venire.<br />
Il prestalibro<br />
Il libro ha acquistato negli <strong>anni</strong> una centralità tra le proposte del<br />
centro gioco.<br />
Si è così giunti al progetto del “Prestalibro” per dare continuità a<br />
questa attività anche a casa, coinvolgendo le famiglie<br />
nell’esperienza della lettura attraverso il prestito dei libri in<br />
dotazione al Centro gioco.<br />
Sono state realizzate delle borse <strong>di</strong> stoffa con il contrassegno dei<br />
bambini per poter ritirare, ogni venerdì della settimana, un libro<br />
dalla biblioteca e riportarlo il venerdì successivo. Attualmente<br />
ci sono 290 libri schedati e sud<strong>di</strong>visi in relazione al contenuto e<br />
alla complessità.<br />
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Da due <strong>anni</strong> questa attività si è allargata anche ai genitori grazie<br />
all’acquisto <strong>di</strong> libri che affrontano le problematiche legate alla<br />
crescita del bambino ed al ruolo genitoriale.<br />
La dottoressa Giovanna Carbonaro ha inaugurato questa attività<br />
incontrando mamme e papà dei bambini che frequentano<br />
il centro gioco suscitando, attraverso la lettura <strong>di</strong> un libro,<br />
emozioni e riflessioni da con<strong>di</strong>videre in gruppo.<br />
Il teatro<br />
Le uscite a teatro, rappresentano una costante tra le esperienze<br />
dei bambini al centro gioco. Questa idea è nata con l’intento<br />
<strong>di</strong> avvicinare i bambini, anche molto piccoli, ai vari linguaggi<br />
teatrali, partecipando ad eventi adatti alla loro età.<br />
La proposta, che prevedeva la partecipazione <strong>di</strong> tutti i bambini a<br />
conclusione del periodo dell’inserimento, ha messo in evidenza<br />
<strong>di</strong>versi aspetti positivi come: conoscere un ambiente nuovo,<br />
quale il teatro, rafforzare relazioni con i coetanei e con gli adulti,<br />
affrontare emozioni con la possibilità <strong>di</strong> rielaborarle insieme, al<br />
ritorno, in un ambiente familiare.<br />
Il teatro offre ai bambini un’opportunità per vivere un’esperienza<br />
che li coinvolge nella loro completezza e unicità <strong>di</strong> persone, a<br />
livello cognitivo, fisico, emotivo e relazionale, e offre a noi adulti<br />
la possibilità <strong>di</strong> riappropriarci <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci che abbiamo usato e poi<br />
<strong>di</strong>menticato ma che aspettano solo <strong>di</strong> essere riportati alla luce.<br />
Quando si accompagna i bambini a teatro la nostra<br />
preoccupazione è che vivano una esperienza piacevole e<br />
positiva, lo spettacolo rimane sullo sfondo. E’ necessario non<br />
far confusione tra quello che è utile a loro da quello che è un<br />
nostro bisogno <strong>di</strong> adulti. Le suggestioni che i bambini colgono<br />
12
durante una rappresentazione sono significative <strong>di</strong> per sé e non<br />
necessitano <strong>di</strong> razionalizzazioni da parte degli adulti che spesso<br />
inducono a percorsi mentali predefiniti.<br />
La continuità con la scuola d’infanzia Fortini<br />
La stretta vicinanza dei due servizi favorisce esperienze <strong>di</strong><br />
continuità con la partecipazione degli insegnanti dei bambini che<br />
frequentano il primo anno della scuola d’infanzia. Negli <strong>anni</strong><br />
sono stati realizzati <strong>di</strong>versi percorsi, come quello sulla<br />
creta e sulla narrazione, che hanno offerto possibilità d’incontro<br />
tra bambini e insegnanti, <strong>di</strong> confronto e riflessione su<br />
metodologie <strong>di</strong>dattiche e stili educativi <strong>di</strong>fferenti. Con il<br />
consolidarsi <strong>di</strong> questa pratica, si è avviato un processo <strong>di</strong><br />
graduale avvicinamento dei due servizi, nel quale non mancano<br />
momenti <strong>di</strong> verifica nell’ottica <strong>di</strong> migliorare la qualità degli<br />
interventi e la comprensione reciproca.<br />
La relazione con la famiglia<br />
La partecipazione dei genitori e la con<strong>di</strong>visione dell’esperienza<br />
che il bambino fa al centro gioco sono determinati per un’azione<br />
educativa efficace. Per questa ragione, fin da subito prima<br />
dell’inserimento, vengono proposti colloqui e incontri con i<br />
genitori.<br />
Durante l’anno, per favorire la socializzazione tra le famiglie,<br />
vengono organizzati laboratori natalizi, attività con bambini e<br />
13
genitori, feste in giar<strong>di</strong>no.<br />
Gli incontri tra genitori ed educatori rappresentano occasioni<br />
preziose per stabilire relazioni significative basate sullo scambio<br />
<strong>di</strong> esperienze e vissuti personali come tratto qualificante<br />
del progetto educativo con<strong>di</strong>viso. E’ quin<strong>di</strong> necessario che i<br />
momenti d’incontro abbiano le caratteristiche per <strong>di</strong>ventare<br />
contesti <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento per entrambi, genitori ed educatori,<br />
partendo dal presupposto che essi sono portatori <strong>di</strong> conoscenze<br />
e competenze <strong>di</strong>verse, ma sempre utili e importanti. Le<br />
competenze dell’educatore non possono prescindere, dunque,<br />
dalla capacità <strong>di</strong> esercitare un ruolo <strong>di</strong> supporto alla famiglia<br />
in modo delicato, proponendosi come “modello debole”, e <strong>di</strong><br />
creatore <strong>di</strong> contesti in cui le insicurezze siano dette e legittimate<br />
e i saperi dei genitori accolti e con<strong>di</strong>visi. L’accettazione<br />
incon<strong>di</strong>zionata, la sospensione del giu<strong>di</strong>zio e l’ascolto<br />
empatico, sono strategie efficaci che incoraggiano il genitore<br />
ad aprirsi e a sentire gli altri come risorsa in una relazione <strong>di</strong><br />
vicinanza e mutuo-aiuto. E’ necessaria una valutazione, da parte<br />
dell’educatore, <strong>di</strong> quanto possono incidere nella relazione con<br />
i genitori, i propri stereotipi familiari e culturali, assumendo un<br />
atteggiamento autoriflessivo come pratica quoti<strong>di</strong>ana del suo<br />
agire educativo.<br />
Il progetto “I nonni raccontano”<br />
La famiglia del centro gioco si configura come una famiglia<br />
allargata, nella quale è significativa la presenza dei nonni che,<br />
in molti casi, affianca quoti<strong>di</strong>anamente i genitori nella cura dei<br />
bambini. Molti nonni e nonne erano <strong>di</strong>ventati interlocutori e<br />
riferimenti significativi anche per le educatrici, in quanto ogni<br />
14
giorno venivano a riprendere i bambini dal Centro gioco.<br />
Gradualmente si era creato un clima familiare e confidenziale<br />
tra loro e noi: eravamo riuscite a superare quella barriera <strong>di</strong><br />
reticenza e <strong>di</strong> sospetto che spesso accompagna il giu<strong>di</strong>zio dei<br />
nonni riguardo alla scelta dei loro figli <strong>di</strong> lasciare dei bambini<br />
così piccoli in un posto <strong>di</strong>verso dalla loro casa, ma soprattutto<br />
non con loro. Erano <strong>di</strong>ventati consapevoli che il loro ruolo non<br />
era messo in <strong>di</strong>scussione e nello stesso tempo curiosi e attenti<br />
alle esperienze che i bambini facevano in quel luogo.<br />
Nacque così l’idea <strong>di</strong> offrire loro uno spazio <strong>di</strong> reale<br />
partecipazione, come quello <strong>di</strong> ricordare e raccontare storie ai<br />
bambini del Centro gioco. Questo progetto è stato chiamato “I<br />
nonni raccontano”, pensando a quel tempo un po’ magico in cui i<br />
nonni e le nonne leggono o narrano storie ai loro nipotini.<br />
Nel procedere in questo percorso abbiamo in<strong>di</strong>viduato questi<br />
obiettivi:<br />
♦<br />
♦<br />
♦<br />
valorizzare la figura dei nonni riconoscendo loro un sapere<br />
educare all’ascolto e sostenere l’attenzione dei bambini<br />
facilitare la relazione tra generazioni.<br />
L'esperienza che intendevamo realizzare era rappresentata da<br />
una raccolta <strong>di</strong> storie, racconti o filastrocche, ricordate da nonni,<br />
memoria della loro infanzia oppure ricor<strong>di</strong> dell'infanzia dei<br />
loro bambini, e dall'invito <strong>di</strong> venirle a raccontare ai bambini<br />
del Centro gioco. Dopo un primo momento <strong>di</strong> presentazione<br />
del progetto ai genitori, in un incontro <strong>di</strong> gruppo, con l'esplicita<br />
richiesta <strong>di</strong> sostenere l'iniziativa, si è pensato ad una breve<br />
lettera in<strong>di</strong>rizzata personalmente ai nonni, come invito ad aderire<br />
all’iniziativa.<br />
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Cari nonni <strong>di</strong> ...<br />
vorremmo realizzare una raccolta <strong>di</strong> novelle e filastrocche<br />
<strong>di</strong> quando Voi eravate bambini.<br />
Per questo Vi chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> scriverle e portarle allo spaziogioco.<br />
In un secondo momento saremmo liete, sempre che Voi siate<br />
<strong>di</strong>sponibili, <strong>di</strong> invitarvi a raccontarle Voi stessi ai bambini.<br />
Nella speranza che l’iniziativa Vi sia gra<strong>di</strong>ta, Vi<br />
auguriamo... buon lavoro.<br />
Grazie e a presto<br />
Angela e Cristina<br />
Molte sono le storie e le filastrocche che i nonni e le nonne<br />
hanno donato al centro gioco, alcune scritte in coppia, altre<br />
con il coinvolgimento <strong>di</strong> altri membri della famiglia come zii e<br />
bisnonne.<br />
Dopo la raccolta del materiale, si sono programmate le visite,<br />
concordandole con i nonni interessati e <strong>di</strong>sponibili e preparando<br />
i bambini a questo evento. All’invito hanno aderito sette nonne<br />
ed un nonno e gli incontri sono stati programmati una volta alla<br />
settimana, pre<strong>di</strong>sponendo l’ambiente in modo da consentire il<br />
miglior svolgimento dell’ esperienza.<br />
L’ esperienza <strong>di</strong> coloro che sono intervenuti è stata carica <strong>di</strong><br />
emozione, ed il piacere <strong>di</strong> valorizzare le proprie conoscenze e <strong>di</strong><br />
rimettersi un po’ in gioco ha prevalso su un iniziale imbarazzo.<br />
Negli <strong>anni</strong> successivi l’invito <strong>di</strong> scrivere e <strong>di</strong> venire a narrare si è<br />
mantenuto, focalizzando però il nostro intervento sui genitori dei<br />
bambini.<br />
16
Il progetto “Raccontami <strong>di</strong> me”<br />
“L’intera attività terapeutica è in fondo questa sorta <strong>di</strong> esercizio<br />
immaginativo, che recupera la tra<strong>di</strong>zione orale del narrare<br />
storie; la terapia ridà <strong>storia</strong> alla vita”.<br />
JAMES HILLMAN<br />
Se i nonni sono i depositari della <strong>storia</strong> della famiglia, i genitori<br />
lo sono della <strong>storia</strong> del loro bambino a partire dall’ idea del suo<br />
concepimento.<br />
Chiedere <strong>di</strong> scrivere a genitori che vivono sulla loro pelle<br />
un’organizzazione del tempo sempre più lontana dai loro bisogni<br />
reali, ci è sembrata inizialmente soltanto una sfida.<br />
<strong>Una</strong> sfida resa ancora più <strong>di</strong>fficile dal fatto che l’epoca in cui<br />
viviamo incoraggia l’espressione verbale piuttosto che la parola<br />
scritta, il brusio piuttosto che l’ascolto e il silenzio.<br />
E la richiesta fatta ai genitori dei bambini che frequentavano da<br />
qualche mese il centro gioco, <strong>di</strong> trovare del tempo per scrivere<br />
storie con lo sguardo rivolto al bambino presente o al bambino<br />
che erano stati, necessitava <strong>di</strong> tempo e ascolto.<br />
Si trattava <strong>di</strong> avviare un percorso che prevedesse il<br />
coinvolgimento dei genitori nell’ottica del sostegno alla<br />
genitorialità, recuperando la scrittura, ma anche l’illustrazione,<br />
come modalità per esprimere emozioni, sentimenti e creatività.<br />
Per questo abbiamo consegnato ad ogni coppia <strong>di</strong> genitori un<br />
piccolo quaderno con alcune pagine bianche, reso prezioso da una<br />
bella copertina realizzata con del materiale naturale.<br />
La raccomandazione è stata <strong>di</strong> abbandonarsi al piacere <strong>di</strong><br />
raccontare o <strong>di</strong> raccontarsi qualsiasi fosse la forma espressiva<br />
prescelta: racconto autobiografico, <strong>storia</strong> inventata, episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana o filastrocca.<br />
17
A partire dalla considerazione teorica che il pensiero narrativo è<br />
innato in ciascuno <strong>di</strong> noi e quin<strong>di</strong> accessibile a tutti, si trattava<br />
<strong>di</strong> riappropriarsi <strong>di</strong> questa capacità tipicamente umana attraverso<br />
uno stimolo: il dono <strong>di</strong> una <strong>storia</strong>. Inoltre la relazione con<br />
genitori <strong>di</strong> bambini così piccoli aveva reso evidente il bisogno <strong>di</strong><br />
ripensare alla propria infanzia, e il linguaggio delle storie o delle<br />
fiabe lette o ascoltate, rappresenta un forte tramite tra la propria<br />
esperienza passata e il bambino presente.<br />
Questa idea progettuale era sostenuta dalla consapevolezza,<br />
derivata da vissuti personali e professionali, del potere catartico<br />
delle storie narrate o ascoltate: dalla possibilità <strong>di</strong> trasformare<br />
un problema in una possibile soluzione attraverso quel processo<br />
definito come “<strong>di</strong>stanziamento”.<br />
Molti genitori, nel corso <strong>di</strong> questi <strong>anni</strong> hanno voluto narrare le<br />
loro storie a tutti i bambini, potendo sperimentare così, quel senso<br />
<strong>di</strong> genitorialità aperta, quella con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> un agire educativo<br />
comune che tanto aiuta a spostare lo sguardo oltre i singoli<br />
problemi e <strong>di</strong>fficoltà personali. E’ nella narrazione, come atto<br />
del porgere, che è possibile esprimere il desiderio <strong>di</strong> esserci, e il<br />
riconoscimento <strong>di</strong> esistenza reciproco tra chi narra e chi ascolta.<br />
La raccolta che segue è il risultato <strong>di</strong> questa riflessione, una<br />
riflessione che ha reso possibile un percorso durato otto <strong>anni</strong>, nel<br />
quale ognuno ha potuto trovare qualcosa da prendere e qualcosa<br />
da dare. Il titolo che abbiamo scelto per questo progetto è stato<br />
suggerito da una mamma a partire dal significato e dal valore che<br />
lei stessa ha riconosciuto in questa idea.<br />
E la <strong>storia</strong> continua...<br />
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RiPensando...<br />
“Scrivere per il Centro gioco”<br />
<strong>di</strong> Arianna Papini mamma <strong>di</strong> Giordano e Rebecca<br />
Per cosa si scrive?<br />
Chi come me lo fa <strong>di</strong> lavoro scrive ugualmente per passione, non<br />
sarebbe possibile altrimenti.<br />
Si scrive per esprimere e donare una parte profonda <strong>di</strong> se stessi<br />
che <strong>di</strong>viene nella grafia imme<strong>di</strong>atamente comprensibile a noi<br />
per la prima volta ma anche e subito dopo a chi legge. Si scrive<br />
per ricordare, si ha bisogno <strong>di</strong> memoria e sempre più se ne avrà<br />
poiché viviamo in una società che della memoria ha spesse volte,<br />
ingiustificatamente, paura.<br />
Ma si scrive anche per <strong>di</strong>menticare, nel tentativo <strong>di</strong> lasciarsi<br />
<strong>di</strong>etro eventi insopportabilmente tristi o nell’atto liberatorio <strong>di</strong><br />
intraprendere nuove strade proprie forti <strong>di</strong> quello che abbiamo<br />
messo nero su bianco apparendoci così inaspettatamente e<br />
improvvisamente indelebile e dunque meno importante. E si scrive<br />
per lasciare qualcosa <strong>di</strong> noi a chi conosciamo ma anche a chi non<br />
conosceremo mai, con la spesse volte stupida illusione che ciò ci<br />
possa rendere in qualche modo immortali.<br />
Adesso come nelle grotte preistoriche in cui si è fatto il gioco<br />
delle mani <strong>di</strong>pinte sulla roccia, narrare si narra in molti mo<strong>di</strong>.<br />
Si comunica per iscritto ma anche con uno sguardo scambiato<br />
<strong>di</strong> fretta o con la mimica del viso e delle mani o per immagini<br />
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<strong>di</strong>pinte. Anche questo è il mio lavoro ma, come per scrivere,<br />
non posso fare a meno <strong>di</strong> amare profondamente un metodo <strong>di</strong><br />
autoanalisi senza eguali e un sistema comunicativo che nel<br />
profondo mi da grande felicità.<br />
Quando nascono i bambini si ha meno spazio per tante cose.<br />
Il tempo per stare con loro è tutto, il resto viene poi.<br />
E a volte non ci ren<strong>di</strong>amo conto <strong>di</strong> quanto ci manchi stare un po’<br />
soli con noi stessi poiché presi come siamo dall’incanto della<br />
nascita e della crescita dei figli ci opponiamo psicologicamente<br />
alla mancanza che sentiamo del restante mondo. Sì, perché <strong>di</strong> un<br />
altro mondo si tratta. Quando un figlio, e poi un altro arrivano<br />
in casa tutto ciò che era non è più e ciò che è non è mai stato,<br />
trovandoci impreparati, emozionati e felici nella nuova infanzia<br />
che ci invade per renderci capaci <strong>di</strong> accompagnare i nostri figli<br />
nel mondo. Poi, solo in seguito e con tempi <strong>di</strong>versi da persona<br />
a persona arriva un momento in cui si ha <strong>di</strong> nuovo bisogno <strong>di</strong><br />
altro poiché improvvisamente quella simbiosi mamma-neonato si<br />
scioglie come per incanto nel rifiuto <strong>di</strong> un cucchiaio <strong>di</strong> minestrina<br />
o nella <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza che un bambino ha bisogno<br />
<strong>di</strong> mettere in atto nel rifiutare <strong>di</strong> mettersi le scarpe. È lì che si può<br />
avere fortuna, oppure no. Mi sono trovata a incontrare uno spazio<br />
che non è solo <strong>di</strong> gioco come il nome, limitatamente, <strong>di</strong>rebbe.<br />
Lo spazio gioco è stato per me il ritorno nella possibilità <strong>di</strong> non<br />
pensare per qualche momento ai miei figli in quanto certa che<br />
loro fossero veramente in buone mani ma anche e soprattutto<br />
abbracciati da una struttura neutrale ma non neutra che li<br />
accogliesse in modo semplice perché bambini <strong>di</strong> quella età e<br />
20
non per altro. La struttura è stata per me una nuova casa in cui<br />
poter con<strong>di</strong>videre amore, amicizia, attività, gioie e dolori in un<br />
abbraccio senza tempo e senza età. Qui contano solo i bambini e<br />
le loro famiglie mi è stato detto. Nient’altro è importante quanto<br />
questo ho sentito rispondere dentro me stessa nella magia <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re<br />
anticipate le parole che dentro restano a volte inespresse.<br />
Mi si è chiesto ad un certo punto <strong>di</strong> scrivere una <strong>storia</strong> per mio<br />
figlio. Si usava così in quello spazio che non solo <strong>di</strong> gioco era,<br />
non dovevo scriverla da scrittrice ma da mamma e come tutte le<br />
altre mamme.<br />
Ancora una volta mi ha invaso un affetto infinito per la capacità<br />
<strong>di</strong> quel luogo ad essere neutrale e ad accogliere nella giusta<br />
misura genitori e figli come ormai nonché la famiglia allargata<br />
riesce a fare più. E ho scritto.<br />
Ho scritto partendo da alcune frasi che mio figlio aveva detto a<br />
quell’età precisa in cui mi era stato chiesto e scrivendo mi sono<br />
raccontata e raccontandomi mi sono accorta che... ebbene sì,<br />
dalla nascita <strong>di</strong> mio figlio non ero più riuscita a scrivere. Così<br />
ancora, e ancora, e ancora la neutralità affettuosa <strong>di</strong> quel luogo<br />
mi aveva reso possibile il riavvicinamento a qualcosa <strong>di</strong> molto<br />
caro che avevo perso e della cui mancanza non mi ero ancora<br />
resa conto. Così è oggi.<br />
La mia seconda bambina è in quello spazio che è <strong>di</strong> gioco e <strong>di</strong><br />
crescita affettiva e io per lei scriverò storie e poi potrò andare a<br />
narrarle nello spazio del venerdì mattina de<strong>di</strong>cato ai libri, se lo<br />
vorrò io e se lei lo vorrà.<br />
Come tutte le altre mamme. Come tutti gli altri babbi. Come i<br />
21
nonni e le nonne che lo vorranno. Credo che non potrò più fare a<br />
meno <strong>di</strong> questo.<br />
Mio figlio ha frequentato lo spazio per due <strong>anni</strong> e anche mia<br />
figlia farà lo stesso itinerario ma sono certa che alla fine <strong>di</strong> questi<br />
quattro <strong>anni</strong> non potrò prescindere da una esperienza <strong>di</strong> crescita<br />
umana e affettiva più unica che rara.<br />
Adesso, quando mia figlia andrà alla scuola materna, avrò<br />
veramente completato i miei stu<strong>di</strong>.<br />
Asilo, scuola elementare, scuola me<strong>di</strong>a, liceo, università e spazio<br />
gioco. Ma solo la mia ultima scuola mi ha insegnato a lasciare<br />
andare per poter prendere <strong>di</strong> più.<br />
22
Cara Tartaruga Fortini<br />
<strong>di</strong> Elisabetta Misuri per otto <strong>anni</strong><br />
Coor<strong>di</strong>natrice Pedagogica del centro gioco<br />
ti scrivo per la festa del tuo 10° compleanno. Solo alcune<br />
riflessioni consapevole <strong>di</strong> trascurare significati, soggetti ed eventi<br />
che hanno segnato il cammino ed hanno contribuito a dare valore<br />
ed identità a questa esperienza che mi appare oggi, narratrice<br />
fuori della scena, con maggiore chiarezza.<br />
Mi piace pensarla come una <strong>storia</strong> <strong>di</strong> leggerezza... quella<br />
“leggerezza della pensosità” <strong>di</strong>fficile da raccontare, che si<br />
è andata costruendo verso <strong>di</strong>rezioni spesso non predefinite,<br />
programmate ma possibili, che si sono svelate a volte con la<br />
sorpresa e lo stupore anche <strong>di</strong> coloro che quoti<strong>di</strong>anamente abitano<br />
questo piccolo spazio: le educatrici, i bambini, i loro genitori.<br />
All’inizio è stato come mettersi in cammino per un viaggio con<br />
una destinazione che si andava man mano definendo ed ogni<br />
volta mo<strong>di</strong>ficando. E come ogni partenza, attese, desideri, timori<br />
ed incertezze. La mancanza <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> riferimento definiti,<br />
ha stimolato una profonda riflessione, consolidando i saperi<br />
in<strong>di</strong>viduali muturati da altre esperienze, ma soprattutto ha<br />
prodotto un “pensare” con<strong>di</strong>viso.<br />
La capacità <strong>di</strong> rivedere e mo<strong>di</strong>ficare i propri punti <strong>di</strong> vista in<br />
un confronto a volte <strong>di</strong>fficile all’interno del gruppo <strong>di</strong> lavoro,<br />
<strong>di</strong> negoziare nuove soluzioni e strategie valutando le esigenze<br />
espresse dalle famiglie, analizzando le osservazioni sui bambini<br />
e i loro messaggi, rispondendo alle richieste provenienti<br />
23
dall’istituzione, rappresenta una qualità importante <strong>di</strong> questa<br />
esperienza.<br />
E’ stata una ricerca intensa ma non frenetica che, se pur<br />
attraversata da momenti critici, ha consolidato nel tempo i principi<br />
che definiscono l’identità più profonda dello centro gioco:<br />
dar valore alla quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> ogni incontro, riconoscere anche le<br />
piccole scoperte, con<strong>di</strong>viderle con e tra i genitori, lavorare con...le<br />
famiglie, i bambini, le insegnanti... piuttosto che lavorare per...<br />
Il centro gioco è per me, luogo <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> racconti, <strong>di</strong> incontri che<br />
arricchiscono e trasformano la <strong>storia</strong> <strong>di</strong> ciascuno. C’è qualcosa <strong>di</strong><br />
magico in questo piccolo mondo che contamina gran<strong>di</strong> e piccoli,<br />
dove ciascuno si sente riconosciuto come portatore <strong>di</strong> valore, <strong>di</strong><br />
esperienza e <strong>di</strong> soggettività, ospite desiderato anche se inatteso.<br />
Un forte abbraccio a tutti<br />
24<br />
Elisabetta
La mia <strong>storia</strong> al Centro gioco<br />
Manuela Montefusco educatrice del centro gioco<br />
Dopo una esperienza pluriennale agli asili nido, sono approdata<br />
al Centro gioco Tartaruga Fortini.<br />
E’ stata una scelta inizialmente <strong>di</strong> carattere familiare, avevo<br />
deciso <strong>di</strong> donare più tempo alla mia numerosa famiglia, e per<br />
questo decisi <strong>di</strong> lavorare solo la mattina, sacrificando stipen<strong>di</strong>o e<br />
un lavoro con un collettivo nel quale si erano costruite amicizie e<br />
professionalità importanti. Non sono arrivata quin<strong>di</strong> per scelta del<br />
tipo <strong>di</strong> servizio.<br />
Il lavorare in questo “magico” posto mi ha fatto crescere<br />
professionalmente e personalmente: un luogo dove il tempo <strong>di</strong><br />
lavoro è intenso ma in un clima <strong>di</strong>steso, a misura <strong>di</strong> bambino e<br />
adulto, dove entrambi si trovano e si incontrano, e con calma si<br />
ascoltano. Un luogo dove le persone si guardano, si fa attenzione<br />
all’altro, ai propri stati d’animo, agli avvenimenti che ogni<br />
famiglia vive, gioie e dolori, banalità e gran<strong>di</strong> eventi, quali la<br />
vita e la morte. Un luogo dove non si ha paura ad esprimersi con<br />
la certezza <strong>di</strong> non essere giu<strong>di</strong>cati, ma accolti e ascoltati. Un<br />
luogo dove ci si prende in carico, dove chi ha voglia, desiderio o<br />
bisogno si può svelare per quello che è veramente, profondamente.<br />
Sentimenti teneri, vicini al nocciolo della vita: <strong>di</strong> questo sto<br />
cercando <strong>di</strong> parlare.<br />
Se si è attenti, si può leggere il linguaggio del corpo, senza bisogno<br />
<strong>di</strong> parlare, ma per far ciò, è necessario guardare, e intendo per<br />
25
guardare avere spazio nella mente e nel cuore per far posto ad un<br />
altro che non sei tu.<br />
E’ un allenamento che ho vissuto in questi <strong>anni</strong>, che mi ha condotto<br />
in una strada <strong>di</strong> non ritorno; sì, perché quando hai fatto questo<br />
tipo <strong>di</strong> esperienza, non puoi più fare a meno <strong>di</strong> essere così, perché<br />
questo è <strong>di</strong>ventato il tuo stile <strong>di</strong> vita, prima che stile professionale.<br />
26<br />
Manuela
I nonni raccontano<br />
27<br />
Febbraio 1999<br />
Cari nonni <strong>di</strong> ...<br />
vorremmo realizzare una raccolta <strong>di</strong> novelle e<br />
filastrocche <strong>di</strong> quando Voi eravate bambini.<br />
Per questo Vi chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> scriverle e portarle<br />
allo spazio-gioco.<br />
In un secondo momento saremmo liete, sempre che<br />
Voi siate <strong>di</strong>sponibili, <strong>di</strong> invitarVi a raccontarle Voi<br />
stessi ai bambini.<br />
Nella speranza che l’iniziativa Vi sia gra<strong>di</strong>ta, Vi<br />
auguriamo... buon lavoro.<br />
Grazie e a presto<br />
Angela e Cristina
C’era una volta...<br />
29
Un ringraziamento particolare ai nonni e alla Tata Lia,<br />
che ritornando ai ricor<strong>di</strong> della loro infanzia, hanno contribuito<br />
alla realizzazione <strong>di</strong> questo libretto, che riteniamo sia un dono<br />
prezioso per ogni bambino.<br />
Un grazie anche a tutti quei nonni che con la magia delle parole<br />
accompagnano un bambino nel non sempre facile cammino<br />
della sua crescita.<br />
31<br />
Centro gioco La Tartaruga Fortini
Novelle<br />
e<br />
Raccontini<br />
33
LE OCHINE<br />
C’era una volta un branco <strong>di</strong> ochine che andavano in<br />
Maremma a far le uova. A mezza strada una si fermò:<br />
- Sorelle mie, devo lasciarvi, ho bisogno <strong>di</strong> fare subito l’uovo, fino<br />
in Maremma non ci arrivo.<br />
- Aspetta!<br />
- Trattienilo!<br />
- Non ci lasciare!<br />
Ma l’ochina non ce la faceva più. S’abbracciarono, si salutarono,<br />
promisero <strong>di</strong> ritrovarsi al ritorno, e l’ochina si inoltrò in un bosco<br />
e ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> una vecchia quercia fece un nido <strong>di</strong> foglie secche e<br />
depose il primo uovo. Poi andò in cerca <strong>di</strong> erba fresca e acqua<br />
limpida per desinare.<br />
Tornò al nido a tramonto <strong>di</strong> sole e l’uovo non c’era più. L’ochina<br />
era <strong>di</strong>sperata. Il secondo giorno pensò <strong>di</strong> salire sulla quercia e<br />
fare il secondo uovo tra i rami, per metterlo in salvo. Poi scese<br />
dall’albero tutta contenta e andò a cercare da mangiare. Al ritorno<br />
l’uovo era scomparso.<br />
L’ochina pensò:- Nel bosco deve esserci la volpe che si beve le<br />
mie uova.<br />
Andò da un fabbro e chiese:<br />
- Me la fai una casina <strong>di</strong> ferro? - Sì, se tu mi fai cento coppie<br />
d’uova.<br />
L’ochina si accoccolò e ogni martellata che il fabbro dava sulla<br />
casina <strong>di</strong> ferro, lei faceva un uovo.<br />
Appena finita la casina l’ochina ringraziò, mise la casina sulla<br />
spalla, la portò nel bosco e la posò in un prato <strong>di</strong>cendo:<br />
- E’ proprio il posto che ci vuole per i miei ochini; qui c’è l’erba<br />
fresca da mangiare e un ruscello per fare il bagno.<br />
E tutta sod<strong>di</strong>sfatta si chiuse dentro per fare finalmente le sue uova<br />
in pace.<br />
35
La volpe intanto era tornata alla quercia e non aveva trovato più<br />
uova. Si mise a cercare per il bosco finché non capitò in quel prato<br />
e trovò la casina <strong>di</strong> ferro.- Scommetto che dentro c’è l’ochina!<br />
pensò e bussò alla porta.<br />
- Chi è?<br />
- Sono la volpe.<br />
- Non posso aprire, covo le uova.<br />
- Ochina, apri.<br />
- No perchè mi mangi.<br />
- Non ti mangio, ochina, apri.<br />
- Bada, ochina, che se non apri subito<br />
monto sul tetto,<br />
faccio un balletto,<br />
ballo il trescone,<br />
butto giù casa e casone.<br />
E l’ochina:<br />
monta sul tetto ,<br />
facci un balletto,<br />
balla il trescone,<br />
non butti giù né casa né casone.<br />
La volpe salto sul tetto e patapùn e patapàn cominciò a saltare<br />
in tutti i sensi. Ma sì! Più saltava più la casa <strong>di</strong> ferro <strong>di</strong>ventava<br />
solida. Tutta impermalita la volpe saltò giù e corse via, e l’ochina<br />
le rideva <strong>di</strong>etro a crepapelle.<br />
Passò del tempo. Un giorno la volpe tornò a bussare:<br />
- Via, ochina, facciamo la pace. Per <strong>di</strong>menticare il passato,<br />
facciamo la cena insieme.<br />
- Volentieri, ma non ho nulla <strong>di</strong> tuo gusto da offrirti.<br />
- A questo penso io; tu penserai a cuocere e ad apparecchiare.<br />
E la volpe cominciò ad andare e venire, ora con un salame, ora<br />
36
con una mortadella, o un formaggio o un pollo, tutte cose che<br />
rubava in giro. La casina <strong>di</strong> ferro ormai era piena zeppa <strong>di</strong> roba.<br />
Venne il giorno fi ssato per la cena. La volpe, per aver più appetito,<br />
non mangiava da due giorni: ma lei, si sa, non pensava alle<br />
mortadelle o ai formaggi, pensava ai bei bocconi che si sarebbe<br />
fatta dell’oca e degli ochini. Andò alla casa <strong>di</strong> ferro e chiamò:<br />
- Ochina, sei pronta?<br />
- Si, quando vuoi venire, tutto è pronto. Devi adattarti però a<br />
passare dalla fi nestra. La tavola apparecchiata arriva fi no alla<br />
porta e non la posso aprire.<br />
- Per me è lo stesso. Tutto sta ad arrivare alla fi nestra.<br />
- Butto giù una corda. Tu infi la la testa nel cappio e io ti tiro su.<br />
La volpe che non vedeva l’ora <strong>di</strong> mangiarsi l’ochina mise la testa<br />
nel cappio, ma non si accorse che era un nodo scorsoio. Più tirava<br />
più il nodo stringeva; più sgambettava più soffocava.<br />
L’ochina ancora non si fi dava; perciò la lasciò andar <strong>di</strong> colpo<br />
ormai stecchita.<br />
- Venite, ochini - <strong>di</strong>sse allora aprendo la porta.<br />
- Venite a mangiare l’erba fresca e a fare il bagno nel ruscello. E gli<br />
ochini fi nalmente uscirono <strong>di</strong> casa svolazzando e rincorrendosi.<br />
Un giorno l’ochina sentì un batter d’ali e un gridìo. Era l’epoca<br />
del ritorno delle oche dalla Maremma. - Fossero le mie sorelle!<br />
Andò sulla strada e vide venire un branco <strong>di</strong> oche con <strong>di</strong>etro tutti<br />
gli ochini nuovi nati. Si fecero tante feste, da buone sorelle, e<br />
l’ochina raccontò loro le sue traversìe con la volpe. Alle sorelle<br />
piacque tanto la casina che andarono tutte dal fabbro ferraio a<br />
farsene fare una per ciascuna. E anche adesso, non so dove, in<br />
un prato, c’è il paese delle ochine, tutte nelle casettine <strong>di</strong> ferro al<br />
sicuro dalla volpe.<br />
37
LA DONNINA PICCINA PICCINA PICCIO’<br />
C’era una volta una donnina piccina piccina picciò, che aveva una<br />
casina piccina piccina picciò e una gallina piccina piccina picciò.<br />
Questa gallina piccina piccina picciò fece un ovino piccino piccino<br />
picciò e la donnina piccina piccina picciò, prese una padellina<br />
piccina piccina picciò e fece una frittatina piccina piccina picciò,<br />
poi la mise a ghiacciare sopra una finestrina piccina piccina<br />
picciò.<br />
Ma venne una moschina piccina piccina picciò e mangiò la<br />
frittatina piccina piccina picciò. Allora la donnina piccina piccina<br />
picciò, tutta infuriata, andò da podestà e gli raccontò che una<br />
moschina piccina piccina picciò, aveva mangiato la sua frittatina<br />
piccina piccina picciò.<br />
Il podestà, pieno <strong>di</strong> meraviglia, le <strong>di</strong>ede un bastoncino piccino<br />
piccino picciò e le <strong>di</strong>sse che, quando avesse trovato la moschina<br />
piccina piccina picciò, la bastonasse pure ben bene, <strong>di</strong> santa<br />
ragione. In quel frattempo, una moschina piccina piccina picciò<br />
andò a posarsi proprio sul naso del podestà e la donnina piccina<br />
piccina picciò subito le affibbiò una bella bastonata che fece<br />
vedere le stelle al povero podestà.<br />
Il podestà tutto arrabbiato, si risentì <strong>di</strong> quella mossa improvvisa<br />
e sgarbata, ma la donnina piccina piccina picciò per i fatti suoi se<br />
ne andò.<br />
38<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Gina
IL VENTO<br />
Il vento soffiava forte, forte e gli alberi erano sbatacchiati qua e là; le<br />
foglie venivano strappate e i rami cigolavano lamentandosi così: “Vento<br />
facci riposare un poco; siamo stanchi <strong>di</strong> scuoterci tanto violentemente<br />
e, prima o poi, ci spezzeremo!” ma il vento non gli ascoltava e solo<br />
verso sera si calmò e rallentò la sua corsa. Così gli alberi poterono<br />
dormire tranquilli.<br />
La mattina dopo il vento riprese a soffiare, ma in alto, verso le nuvole<br />
bianche che cominciarono a correre prima sulle montagne, poi sul<br />
mare dove vedevano, in basso, delle barchine piccole, piccole. Poi<br />
passarono su dei paesi e delle città con tante case; ad un tratto videro<br />
in un giar<strong>di</strong>no tanti bambini ed allora <strong>di</strong>ssero al vento: “Lasciaci<br />
riposare per guardare meglio chi c’è laggiù”. Il vento questa volta le<br />
accontentò ed allora le nuvoline si abbassarono e videro fra gli alberi<br />
una grande tartaruga verde ed i bambini che giocavano si chiamavano:<br />
Chiara, Lorenzo, Anna, Vieri, Matteo ed ancora tanti altri bambini. Le<br />
nuvoline avevano trovato proprio questo nido, dove voi bambini venite<br />
ogni mattina a <strong>di</strong>vertirvi.<br />
Quando siete in giar<strong>di</strong>no, guardate in cielo e, se vedete delle nuvolette,<br />
salutatele con gioia e loro saranno tanto contente.<br />
RACCONTINO<br />
C’era una volta un omino, piccino, piccino, piccino che aveva una<br />
barba <strong>lunga</strong> che toccava per terra.<br />
Con un <strong>di</strong>to <strong>di</strong> tela si fece una camicia e con un ago spuntato se la<br />
cucì. Andò nel bosco per fare la legna, una lumaca gli fece paura.<br />
Andò nel letto per dormire, una pulce lo fece morire.<br />
39<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Romana
ROSELLINA<br />
C’era una volta una bambina tanto bella e tanto buona si chiamava<br />
Rosellina. <strong>Una</strong> giorno mentre passeggiava sui prati davanti alla sua<br />
casa udì una vocina che <strong>di</strong>ceva:- Miao, miao. Si fermò e vide un<br />
gattino piccino tutto bianco che la guardava come per chiederle aiuto,<br />
non poteva muoversi, aveva una gambina rotta perché era caduto<br />
dall’albero. La bambina lo prese in collo e lo portò a casa, gli <strong>di</strong>ede<br />
un po’ <strong>di</strong> latte, lo curò amorevolmente. Lo teneva sempre in un letto<br />
morbido e finalmente il gattino guarì. Dopo qualche giorno c’era<br />
davanti alla sua porta <strong>di</strong> casa una gattina tutta bianca come il gattino,<br />
che miagolava “miao, miao”; era la mamma del gattino e voleva<br />
riprenderselo. Rosellina la fece entrare in casa e <strong>di</strong> corsa la gattina<br />
bianca prese in bocca il suo gattino e tutta contenta se lo riportò a<br />
casa, e vissero felici e contenti.<br />
PALLINO<br />
C’era una volta un bellissimo gattino <strong>di</strong> nome Pallino, tutti i<br />
bambini del vicinato lo conoscevano bene e gli facevano sempre i<br />
complimenti perché gli volevano tanto bene. Ma un giorno Pallino<br />
cominciò a camminare ed a correre lontano per i giar<strong>di</strong>ni incontrando<br />
tanti altri gattini come lui, si mise a giocare e si <strong>di</strong>menticò <strong>di</strong> tornare<br />
a casa. Figuriamoci i bambini che non lo vedevano più tornare, si<br />
misero a cercarlo ma non lo trovarono. Un giorno lo videro alla<br />
televisione: chi lo aveva trovato voleva renderlo al suo padron. Così<br />
i bambini felici andarono a prenderlo e lo riportarono a casa fra<br />
abbracci baci e feste ma il gattino aveva tanta fame, allora gli <strong>di</strong>edero<br />
la sua pappa e vissero sempre tutti felici e contenti e Pallino non si<br />
allontanò più.<br />
I nonni <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Graziella e Dino<br />
40
FURIA<br />
Furia era un bellissimo cavallino color marrone con una bella stellina<br />
in fronte tutta bianca. I suoi genitori erano due bellissimi cavalli<br />
giovani e temevano sempre <strong>di</strong> perdere Furia, anzitutto perché gli<br />
volevano tanto tanto bene ma anche perché Furia correva, correva<br />
sempre ma così forte da potersi fare male e siccome andava sempre<br />
lontano dalla sua casa, anche il suo padrone lo chiamava e urlava a<br />
gran voce: FURIA, FURIA, FURIA ma il cavallino non gli dava retta<br />
e si <strong>di</strong>vertiva a correre e a far sventolare la sua bella criniera, e nitriva<br />
felice, e con gli zoccoli “putupum-putupum” e via e via felice sempre<br />
a correre sui prati freschi. Alla fi ne il suo padrone riuscì a prenderlo<br />
e lo riportò dai suoi genitori e tutti insieme si misero a dormire. Furia<br />
era tanto stanco e sognava <strong>di</strong> essere insieme a tanti bei cavallini come<br />
lui, a giocare e a correre nei prati.<br />
IL PASSEROTTO DAL BECCO ROSSO<br />
Un giorno un passerottino volò sulla mano <strong>di</strong> un bambino e piano,<br />
piano gli <strong>di</strong>ceva:- Voglio soltanto un tuo bottoncino colorato per<br />
regalarlo al mio amore lontano. Il passerottino innamorato stacco<br />
il bottoncino dalla giacca del bambino e subito volò via lontano<br />
lasciando la giacca rotta del bambino che rimase lì a guardare a bocca<br />
aperta.<br />
41<br />
I nonni <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Graziella e Dino
PETUZZO (o Petruzzo)<br />
Mamma:- Petuzzo, va’ a prendere i’ cavoluzzo per to’ pa’ che ha<br />
male.<br />
Petuzzo:- Io no, che non ci vo’ andare!<br />
Mamma:- Dirò alla mazza che ti picchi!<br />
Mazza, picchia Petuzzo che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo<br />
per so’ pa’ che ha male!<br />
Mazza:- Io no, che non lo vo’ picchiare!<br />
Mamma:-Dirò al foco che ti bruci!<br />
Foco, brucia la mazza che non vol picchiare Petuzzo ,che non vole<br />
andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!<br />
Fuoco:- Io no, che non lo vo’ bruciare!<br />
Mamma:- Dirò all’acqua che ti spenga.<br />
Acqua spengi i’ foco, che non vol bruciar la mazza, che non vol<br />
picchiare Petuzzo che non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’<br />
pa’ che ha male!<br />
Acqua:-Io no, che non lo vo’ spengere!<br />
Mamma:- Dirò al bove che ti beva.<br />
Bove , bevi l’acqua che non vol spengere i’ foco, che non vol bruciar<br />
la mazza, che non vol picchiare Petuzzo, che non vole andare a<br />
prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!<br />
Bove:- Io no, che non la vo’ bere!<br />
Mamma:- Dirò alla fune che ti leghi.<br />
Fune, lega i’ bove che non vol bere l’acqua, che non vol spengere i’<br />
foco, che non vol bruciar la mazza, che non vol picchiar Petuzzo, che<br />
non vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!<br />
Fune:- Io no, che non vo’ legare!<br />
Mamma:- Dirò al topo che ti roda.<br />
Topo, ro<strong>di</strong> la fune, che non vole legare il bove, che non vole bere<br />
l’acqua, che non vol spengere i’ foco, che non vol bruciar la mazza,<br />
che non vol picchiar Petuzzo, che non vole andare a prendere il<br />
cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!<br />
Topo:- Io no, che non la vo’ rodere!<br />
42
Mamma:- Dirò al gatto che ti mangi!<br />
Gatto, mangia il topo, che non vol rodere la fune, che non vol legare<br />
il bove, che non vole bere l’acqua, che non vole spengere i’ foco, che<br />
non vole bruciare la mazza, che non vole picchiare Petuzzo, che non<br />
vole andare a prendere i’ cavoluzzo per so’ pa’ che ha male!<br />
Gatto:- Io si, che lo vo’ mangiare!<br />
Dice il gatto:- Mangio, mangio.<br />
Dice il topo:- Rodo, rodo.<br />
Dice la fune:- Lego, lego.<br />
Dice il bove:- Bevo, bevo.<br />
Dice l’acqua:- Spengo, spengo.<br />
Dice il foco:- Brucio, brucio.<br />
Dice la mazza:- E dò, e dò.<br />
Dice Petuzzo:- E vo, e vo!<br />
La bisnonna <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Vittoria<br />
La nonna <strong>di</strong> Margherita<br />
Maria Teresa<br />
Delle quattro versioni <strong>di</strong> Petuzzo che ci sono pervenute è stata trascritta quella<br />
che più rappresentava la tra<strong>di</strong>zione Toscana.<br />
43<br />
I nonni <strong>di</strong> Vincenzo<br />
Dora e Mauro<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Gina
Filastrocche<br />
e<br />
Canzoncine<br />
45
LA BUBBOLA<br />
Dice la Bubbola: Bu, bu, bu.<br />
Dice il Prete: Che male hai tu?<br />
Dice la Bubbola: Ho un gran male!<br />
Dice il Prete: Vai all’ospedale!<br />
Dice la Bubbola: Non voglio ire!<br />
Dice il Prete: Tu voi morire!<br />
Dice la Bubbola: Un me ne’ importa!<br />
Dice il Prete: Tu cascherai morta!<br />
Dice la Bubbola: Un me ne’ importa<br />
47<br />
La bisnonna <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Vittoria<br />
UCCELLIN DAL BECCO ROSSO<br />
Uccellin dal becco rosso<br />
è caduto dentro un fosso<br />
se non c’era l’acqua chiara<br />
poveretto affogava.<br />
L’acqua chiara fu modesta<br />
e lo prese per la testa<br />
e lo mise in carriola<br />
mezzo dentro e mezzo fora<br />
salvandoli la vita…..!<br />
Mamma pollaiola quanti polli hai nel pollaio?<br />
Quanti ne ho e quanti ne avevo, me li tengo sinché n’ho!<br />
Dammene uno al mio passaggio che quando passo son sempre sola.<br />
Pren<strong>di</strong>, pren<strong>di</strong> quel che ti pare…ma il più bello lascialo stare!<br />
I nonni <strong>di</strong> Vincenzo<br />
Dora e Mauro
Piove piove viene il sole<br />
la Madonna coglie un fi ore<br />
coglie un fi ore per Gesù<br />
fi nalmente non piove più<br />
FILASTROCCHE<br />
E’ stato il vento che ha ribaltato la canna<br />
bambina fa’ la nanna che il babbo vuol dormir.<br />
Mano mano piazza<br />
ci passò una lepre pazza<br />
il pollice la vide<br />
l’in<strong>di</strong>ce l’ammazzo<br />
il me<strong>di</strong>o la cucinò<br />
l’anulare la mangiò<br />
al mignolo che era il più piccino<br />
non toccò nemmeno un pezzettino.<br />
Cavallino arrì arrò<br />
pren<strong>di</strong> la biada che ti do<br />
pren<strong>di</strong> i ferri che ti metto<br />
per andare a san Galletto.<br />
A san Galletto c’è una via<br />
per andare a casa mia<br />
a casa mia c’è una vecchietta<br />
che quando ride coglie l’erbetta.<br />
48<br />
I nonni <strong>di</strong> Chiara<br />
Laura e Francesco
Sono nato poveretto<br />
senza casa e senza tetto<br />
ho venduto i miei calzoni<br />
per un piatto <strong>di</strong> maccheroni.<br />
Làlla lalà, làlla lalà<br />
làlla lalà, ……<br />
Un bel piatto d’insalata,<br />
quattro uova e una frittata,<br />
e sessantasei vagoni<br />
tutti pieni <strong>di</strong> maccheroni<br />
Làlla lalà…….<br />
Se vuoi vincere la guerra<br />
sia per mare sia per terra<br />
fai in modo che i cannoni<br />
siano pieni <strong>di</strong> maccheroni.<br />
Lava, lava le scodelle<br />
per mangiare le frittelle;<br />
lavale bene, lavale male,<br />
butta l’acqua nel canale.<br />
Il pollice è caduto nel pozzo<br />
L’in<strong>di</strong>ce l’ha tirato su,<br />
il me<strong>di</strong>o l’ha asciugato,<br />
l’anulare gli ha fatto la zuppa<br />
e il mignolino che era il più furbino<br />
l’ha mangiata tutta.<br />
49
Manina bella manina<br />
Dove sei stata?<br />
In cucina.<br />
A fare?<br />
A mangiare la ciccina.<br />
Brutta manina brutta manina.<br />
Sotto la pergola nasce l’uva<br />
Prima acerba poi matura<br />
zafferì, zafferà<br />
il più bravo fuori <strong>di</strong> qua.<br />
Bum! Cade la bomba in mezzo al mare<br />
Mamma mia mi sento male<br />
mi sento male in agonia<br />
prendo la barca e fuggo via<br />
fuggo via <strong>di</strong> la dal mare<br />
dove sono i marinai<br />
che lavoran notte e dì<br />
A B C.<br />
Zigo zago salta fuori un mago<br />
con la testa rotta<br />
con la pipa in bocca<br />
col tabacco in man<br />
bam bam bam bam.<br />
50
Uccellin che vien dal mare<br />
quante penne può portare?<br />
Può portar ’na penna sola<br />
uccellin che va e che vola.<br />
Può portarne anche tre<br />
a star fuori tocca a te.<br />
Pin pin d’oro dalla lincia all lancia<br />
il mio cuor se ne batte in Francia<br />
dalla Francia se ne partì<br />
me susì me susì<br />
balì balò ih oh balì balò ih oh!<br />
Domani è festa<br />
si mangia la minestra<br />
la minestra non mi piace<br />
si mangia pane e brace<br />
le brace son troppo nere<br />
si mangia pane e pere<br />
le pere son troppo bianche<br />
si mangia pane e panche<br />
le panche son troppo dure<br />
si va a letto ad<strong>di</strong>rittura!!!<br />
La befana vien <strong>di</strong> notte<br />
con le scarpe tutte rotte<br />
è vestita alla Romana<br />
viva viva la Befana.<br />
51
Dorme dorme l’occhiolino<br />
dorme anche il fratellino<br />
l’occhio bello fa la nanna<br />
fa la nanna suo fratello.<br />
INDOVINELLO<br />
Nel bosco c’è un ometto gentile e bel<br />
che porta sulle spalle un bel mantel.<br />
Chi sa <strong>di</strong>r chi sia l’ometto<br />
che nel bosco sta soletto<br />
con quel grazioso mantelletto.<br />
Sta ritto quell’ometto su un solo piè<br />
in testa egli ha un berretto color caffè.<br />
Chi sa <strong>di</strong>r chi sia l’ometto<br />
che nel bosco sta soletto<br />
52<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Romana<br />
con quel grazioso cappelletto. ( il fungo)<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Romana<br />
C’è una fi la <strong>di</strong> fratini,<br />
tutti bianchi e piccolini,<br />
stanno sempre a chiacchierare<br />
o a ridere o a mangiare!<br />
INDOVINELLO<br />
Chi sono? (i denti)<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Gina
Nell’orto c’era un pesco<br />
le pesche maturò.<br />
Un giorno <strong>di</strong>sse il Pollice:<br />
- Nell’orto me ne andrò.<br />
Gli rispose l’In<strong>di</strong>ce:<br />
- Il pesco scuoterò.<br />
Soggiunse in fretta il Me<strong>di</strong>o:<br />
- Le pesche io prenderò.<br />
E l’Anulare subito:<br />
- Io me le mangerò!<br />
Allora <strong>di</strong>sse il Mignolo:<br />
- Al babbo lo <strong>di</strong>rò!<br />
E tutti gli altri insieme:<br />
- Oh, no! Oh, no! No! No!<br />
LE DITA DELLA MANO<br />
53<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Gina<br />
STELLA STELLINA<br />
Stella stellina<br />
la notte si avvicina<br />
la fiamma traballa<br />
la mucca è nella stalla<br />
la mucca e il vitello<br />
la pecora e l’agnello<br />
la chioccia e il pulcino<br />
ognuno ha il suo bambino<br />
ognuno ha la sua mamma<br />
e tutti fan la nanna!<br />
I nonni <strong>di</strong> Filippo La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Iva e Alvaro Gina
Rinoceronte che passa dal ponte<br />
chi salta e chi balla<br />
chi gioca alla palla<br />
chi sta sugli attenti<br />
ai miei complimenti<br />
chi <strong>di</strong>ce buongiorno<br />
chi fa il girotondo<br />
gira e rigira la testa mi gira<br />
non ne posso più<br />
la palla è stanca e cade giù<br />
RINOCERONTE<br />
LA BANDA DI FILLINE<br />
La banda <strong>di</strong> Filline<br />
sentite come l’è bella<br />
la va in piazza Padella<br />
sentite come la fa<br />
albicocche susine<br />
e pere pere pè<br />
pere pere pè<br />
cencio un c’è Tonino è giù.<br />
54<br />
Le nonne <strong>di</strong> Nicole<br />
Franca e Iva
IL CALABRONE<br />
Un giorno un calabrone andando in bicicletta<br />
pregò la luccioletta <strong>di</strong> fargli da lampione<br />
ma il vigile Maiale che stava <strong>di</strong> fazione<br />
gli fa’ contravvenzione scrivendo sul verbale:<br />
La legge non ammette per sue ragioni interne<br />
su carri o biciclette lucciole per lanterne.<br />
LA VISPA TERESA<br />
La vispa Teresa avea fra l’erbetta<br />
presa al volo gentil farfalletta e tutta giuliva<br />
gridava a <strong>di</strong>stesa:- L’ho presa, l’ho presa.<br />
Ma lei <strong>di</strong> rimando:- Vivendo, volando, che male ti fo?<br />
Teresa arrossì <strong>di</strong>schiuse le <strong>di</strong>ta e quella fuggì.<br />
Cici cerca il suo berretto<br />
Dove mai l’avrà fi ccato<br />
Nei cantucci, sotto il letto<br />
Va a frugar tutto affannato<br />
Cerca, sbuffa, smania, pesta…<br />
Poi si accorge che l’ha in testa.<br />
CHE SVENTATO!!<br />
55<br />
I nonni <strong>di</strong> Filippo<br />
Mirella e Mario<br />
I nonni <strong>di</strong> Edoardo<br />
Paola e Mario
Un bacio a mamma uno a papà<br />
il bimbo allegro a scuola va<br />
e camminando in fretta, in fretta<br />
quante cosine imparerà!<br />
Il primo giorno I col puntino<br />
un altro giorno O col pancione<br />
un altro A col pie<strong>di</strong>no<br />
l’U viene <strong>di</strong>etro, oh che buffone!<br />
Con l’occhialetto l’E birichina<br />
il bravo bimbo conoscerà<br />
poi farà il nome della mammina<br />
e a far <strong>di</strong> conto imparerà.<br />
IL BIMBO VA A SCUOLA<br />
Corri omettino! Il tempo vola<br />
mamma ti guarda dalla fi nestra<br />
pensa a una cosa che la consola<br />
ch’è un’altra mamma la tua maestra.<br />
FILA FILA LUNGA<br />
Fila fi la <strong>lunga</strong><br />
La mamma si raggiunga<br />
la mamma ed il bambino<br />
per fare un bell’inchino<br />
l’inchino è bell’e fatto<br />
si fa la pappa al gatto<br />
il gatto non la vuole<br />
si dà alle gattaiole<br />
le gattaiole son sotto il letto<br />
gli daremo un bel confetto<br />
confetto e confettino<br />
se lo mangia il più piccino.<br />
56
MARCHINO SUDICIONE<br />
Marchino piange a lavarsi la faccia<br />
perché <strong>di</strong>ce che l’acqua è troppo ghiaccia.<br />
Guai poi a parlargli <strong>di</strong> sapone<br />
scappa più che a parlargli <strong>di</strong> veleno.<br />
Voi lo chiamereste: “Un capo ameno”<br />
io lo chiamerei : “UN BEL SUDICIONE”!<br />
LE PUPATTOLE* DI FIRENZE<br />
Noi siamo le pupattole <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong><br />
pupattole <strong>di</strong> grande novità novità.<br />
Noi siamo ben vestite lo vedete<br />
abbiamo le mutan<strong>di</strong>ne con le trine.<br />
Comprateci signor se lo volete<br />
farete un bel regalo alle piccine.<br />
E tra e tra e tra…<br />
Le bambole noi siam<br />
e se ci toccan qua <strong>di</strong>ciam: - Papa!<br />
e se ci toccan là <strong>di</strong>ciam: - Mammà!<br />
*bambole<br />
Cavallino arrò, arrò<br />
pren<strong>di</strong> la biada che ti dò<br />
pren<strong>di</strong> i ferri che ti metto<br />
per andare a San Francesco<br />
San Francesco è sulla via<br />
per andare a casa mia<br />
a casa mia c’è un altare<br />
con tre monache a cantare<br />
ce n’è una più vecchietta<br />
santa Barbara benedetta.<br />
CAVALLINO ARRO’ ARRO’<br />
57
San Francesco era un frate<br />
che coceva le frittate<br />
me ne <strong>di</strong>ede un pochettino<br />
butta via questo bambino!<br />
LA SCIOCCA LENA<br />
Sta <strong>di</strong>nanzi alla spera*<br />
la sciocca Lena che da mattina a sera<br />
è tutta fi occhi e fi ori<br />
e si veste dei più stupi<strong>di</strong> colori.<br />
Crede la grullerella<br />
che la guar<strong>di</strong>no tutti perché è bella<br />
invece è guardata<br />
perché sembra davvero mascherata.<br />
Se la bella veste si levasse<br />
allora la vedreste<br />
che trine che occhielli che frinzelli<br />
vedreste una sottana ed una vitina<br />
dei colori dei cenci da cucina.<br />
Ci vuol altro che trine fi ori e fi occhi<br />
e i vivaci color che danno agli occhi<br />
ci vuol prima <strong>di</strong> tutto bella mia un po’ <strong>di</strong> pulizia!<br />
*specchio<br />
58<br />
La nonna <strong>di</strong> Vieri<br />
Sandra
CECCO VELLUTO<br />
Cecco Velluto<br />
sonami l’imbuto<br />
sonamelo bene<br />
che il bambino viene.<br />
Viene da Roma<br />
mi porta una corona<br />
d’oro d’argento<br />
che costa cinquecento.<br />
Cinque e cinquanta la pecorina canta<br />
canta il gallo, risponde la gallina<br />
con una ghirlanda in testa<br />
bianca la cella, bianco il parasole<br />
Dio ti man<strong>di</strong> il sole.<br />
Bu, bu che sento freddo<br />
mi manda in “apparare”<br />
con un boccon <strong>di</strong> pane<br />
il lupo si rigirò<br />
e tutte le pecore mi mangiò.<br />
Mi rimase un agnellino<br />
lo portai a Sant’Antonino<br />
Sant’Antonino non c’era<br />
c’era la Teodora<br />
che coceva pane e ova<br />
me ne dette un bel boccone<br />
mi cascò sotto al bancone<br />
il bancone era forato<br />
e sotto c’era un prato<br />
c’era una gatta morta<br />
59
io me la misi in seno<br />
e dal seno mi fuggì<br />
mi fuggì su per tetto<br />
che sonava lo piroletto<br />
che sonava tanto forte<br />
che faceva tremar le porte<br />
le porte e le portiere<br />
benvenuto cavaliere<br />
cavaliere è andato in Francia<br />
con la lima e con la lancia<br />
con le scarpe <strong>di</strong> velluto<br />
Mezzogiorno è benvenuto!<br />
La Pigrizia andò al mercato<br />
ed un cavolo comprò<br />
mezzogiorno era suonato<br />
quando a casa ritornò.<br />
Portò l’acqua accese il fuoco<br />
poi……sedette e riposò<br />
ed intanto a poco a poco<br />
anche il sole tramontò.<br />
Così persa ormai la lena<br />
sola e al buio ella restò<br />
ed a letto senza cena<br />
la meschina se ne andò.<br />
LA PIGRIZIA<br />
60<br />
La tata <strong>di</strong> Federica<br />
Lia<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna La nonna <strong>di</strong> Vieri<br />
Romana Sandra
Ambarabà ciccì coccò<br />
tre civette sul comò<br />
che facevano l’amore<br />
con la fi glia del dottore.<br />
Il dottore si ammalò<br />
ambarabà ciccì coccò.<br />
AMBARABA’ CICCI’ COCCO’<br />
Sotto la cappa del camino<br />
c’era un vecchio conta<strong>di</strong>no<br />
che suonava la chitarra<br />
uno due tre sbarra.<br />
Cecco minuto<br />
suonami l’imbuto<br />
suonamelo bene<br />
c’è un bambin che viene<br />
viene da Roma<br />
porta una corona<br />
centocinquanta<br />
la gallina canta<br />
canta il gallo<br />
canta <strong>di</strong> mattina<br />
la vecchia Meneghina<br />
si affaccia alla fi nestra<br />
con tre cavalli in testa.<br />
CECCO<br />
61
Il reuccio è alla fontana<br />
Nel bel mezzo della piana<br />
vede tre brocche tre orci tre dame.<br />
Di fatine ce n’è ventitrè<br />
a chi tocca? Tocca a te.<br />
Questa se a <strong>storia</strong> del sior Intento<br />
che a dura tanto tempo<br />
che mai no a se destriga<br />
vo’ tu che te a conta o che te a <strong>di</strong>ga?<br />
Dagli la pappa al vecio<br />
daghea col furcheto<br />
daghea pian pianeto<br />
che no a ghe fassa mal.<br />
Un bel naso su un bel viso non fa caso<br />
Peso el tacón del buso.<br />
Se morto Radeski<br />
l’han messo in pignatta<br />
e so mare matta<br />
a lassarlo cosenar.<br />
62<br />
I nonni <strong>di</strong> Margherita<br />
Iva e Alvaro<br />
La nonna <strong>di</strong> Margherita<br />
Maria Teresa
ROCCOCO’<br />
Qui comincia la storiella del pulcino Roccocò,<br />
che abitava una casina proprio quasi in riva al Po’<br />
Ritornello:<br />
Roccocò, Roccocò, la mammina invan chiamò Roccocò<br />
Egli aveva un giorno u<strong>di</strong>to dal galletto Picciofò,<br />
che un bel prato variopinto si trovava in riva al Po’.<br />
Rit.<br />
Pulcinetto curiosone una sera sai che fa?<br />
Senza chiedere il permesso per la strada se ne va.<br />
Rit.<br />
Alla mamma ed ai fratelli Roccocò non pensa più<br />
pensa solo al prato verde che dev’essere laggiù.<br />
Rit<br />
Ma la volpe incontra astuta Roccocò che a spasso va,<br />
presto acciuffa il curiosone e un bel pasto presto fa.<br />
Rit.<br />
Cesarino, Cesarino<br />
lascia star quel tamburino.<br />
Alla fi ne tu cadrai<br />
e del male ti farai<br />
Rataplan, plan plan, oh mamma<br />
Rataplan, plan plan, plan, plan, plan, plan.<br />
C’era una volta, tempo <strong>di</strong> fi era,<br />
c’era Ban<strong>di</strong>era e suonava il violon.<br />
C’era una mosca tutta arrabbiata<br />
dà una zampata, e ronpe il violon.<br />
63
Quattro stelline ho visto passare,<br />
quattro stellina sull’orlo del mare,<br />
una per me, l’altra per te,<br />
l’altra la vuole la fi glia del re.<br />
La quarta stella il reuccio cattivo<br />
grida e comanda la vuole per sé;<br />
ma la stellina sosta a guardare<br />
poi sorridendo si spegne nel mare.<br />
MADAMA DORE’<br />
O quante belle fi glie, madama Dorè<br />
o quante belle fi glie.<br />
Son belle e me le tengo, madama Dorè<br />
son belle e me le tengo.<br />
Il re ne comanda una, madama Dorè<br />
il re ne comanda una.<br />
Che cosa ne vuol fare, madama Dorè<br />
che cosa ne vuol fare.<br />
La vuole maritare, madama Dorè<br />
la vuole maritare.<br />
Sceglietevene una, madama Dorè<br />
sceglietevene una.<br />
64<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna<br />
Romana<br />
Ninna nanna coscine <strong>di</strong> pollo<br />
questa sera verrà il papà<br />
porterà le scarpe al bimbo<br />
e gli zoccoli a mammà<br />
La tata <strong>di</strong> Federica<br />
Lia
C’ERA UN GRILLO IN UN CAMPO DI LINO<br />
C’era un grillo<br />
in un campo <strong>di</strong> lino,<br />
la formicuzza<br />
gliene chiese un fi lino.<br />
Larizunfera rillallera<br />
larizunfera rillallà<br />
Disse il grillo:<br />
- Che cosa ne vuoi fare?<br />
- Calze e camicie, camicie, mi voglio maritare. maritare.<br />
Larizunfera rillallera<br />
larizunfera rillallà.<br />
Trillò il grillo: - Ti voglio sposar io.<br />
La formicuzza: - Sono contenta anch’io.<br />
Larizunfera rillallera<br />
larizunfera rillallà.<br />
Ma alle sette, <strong>di</strong> là dal mare,<br />
si sentì <strong>di</strong>re che il grillo stava male.<br />
Larizunfera rillallera<br />
larizunfera rillallà.<br />
E alle otto, <strong>di</strong> là dal porto,<br />
si sentì <strong>di</strong>re che il grillo era morto!<br />
Larizunfera rillallera<br />
larizunfera rillallà.<br />
La formicuzza per il gran dolore,<br />
con la zampina si trafi sse il cuore!<br />
Larizunfera rillallera<br />
larizunfera rillallà.<br />
La nonna <strong>di</strong> Anna I nonni <strong>di</strong> Edoardo<br />
Gina Paola e Mario<br />
65
LA CORNACCHIA DEL CANADA’<br />
Un giorno una cornacchia se ne stava sopra un pino<br />
Ed un corvo da lontano le faceva l’occhiolino,<br />
ma la cornacchia bella si burlava <strong>di</strong> quell’amor<br />
perché era innamorata <strong>di</strong> Gigino il cacciator.<br />
Belle, belle, belle ragazzine venite qua a sentire la storiella, la storiella<br />
del Canadà.<br />
NINNA NANNA<br />
Ninna nanna ninna nanna<br />
il bambino è della mamma<br />
della mamma e della nonna<br />
e del babbo quando torna.<br />
Ninna nanna ninna-o<br />
Questo bimbo a chi lo do<br />
lo darò alla Befana<br />
che lo tenga una settimana<br />
lo darò all’Uomo Nero<br />
che lo tenga un mese intero.<br />
Ninna nanna ninna-o.<br />
66<br />
La nnna <strong>di</strong> Vieri<br />
Sandra<br />
I nonni <strong>di</strong> Filippo<br />
Mirella e Mario<br />
NINNA NANNA NINNA-O
NINNA NANNA<br />
Ninna nanna sei e venti<br />
il bambino mette i denti<br />
e ne mette una dozzina<br />
tra stasera e domattina.<br />
Ninna nanna sette e venti<br />
il bambino si addormenti.<br />
S’addormenta fa un bel sonno<br />
e si svegli quando è giorno.<br />
Ninna nanna otto e due<br />
il bambino ha tante bue<br />
ha la bua ma guarirà<br />
la sua mamma l’aiuterà.<br />
Centro gioco<br />
Tartaruga Fortini<br />
Giugno 1999<br />
67<br />
I nonni <strong>di</strong> Margherita<br />
Iva e Alvaro
Bibliografia<br />
Demetrio D., Raccontarsi. L’autobiografia come cura <strong>di</strong> sé,<br />
R. Cortina E<strong>di</strong>tore, 1996<br />
Liotta E., Educare al sé, E<strong>di</strong>zioni Scentifiche Magi, 2001<br />
Catarsi E., Bisogni <strong>di</strong> cura dei bambini e sostegno alla genitorialità,<br />
E<strong>di</strong>zioni Del Cerro, 2002<br />
Hillman J., Le storie che curano Freud, Jung, Adler, trad. it.<br />
Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore, 1984<br />
Hillman J., Trame perdute, trad. it. Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore, 1985<br />
Bichsel P., Il lettore, il narrare, trad. it. Marcos y Marcos, 1989<br />
Jedlowski P., Storie comuni: la narrazione nella vita quoti<strong>di</strong>ana,<br />
Bruno Mondadori, 2000<br />
68
Sommario<br />
Il Centro gioco Tartaruga Fortini 7<br />
Tartaruga... perché 7<br />
Le caratteristiche del servizio 8<br />
Le iniziative che qualificano il Centro gioco 10<br />
La narrazione 10<br />
Il prestalibro 11<br />
Il teatro 12<br />
La continuità con la scuola d’infanzia Fortini 13<br />
La relazione con la famiglia 13<br />
Il progetto “I nonni raccontano” 14<br />
Il progetto “Raccontami <strong>di</strong> me” 17<br />
RiPensando... 19<br />
“Scrivere per il Centro gioco” 19<br />
Cara Tartaruga Fortini 23<br />
La mia <strong>storia</strong> al centro gioco 25<br />
I nonni raccontano 27<br />
Novelle e Raccontini 33<br />
LE OCHINE 35<br />
LA DONNINA PICCINA PICCINA PICCIO’ 38<br />
IL VENTO 39<br />
RACCONTINO 39<br />
PALLINO 40<br />
FURIA 41<br />
IL PASSEROTTO DAL BECCO ROSSO 41<br />
PETUZZO (o Petruzzo) 42<br />
69
Filastrocche e Canzoncine 45<br />
LA BUBBOLA 47<br />
UCCELLIN DAL BECCO ROSSO 47<br />
FILASTROCCHE 48<br />
INDOVINELLO 52<br />
LE DITA DELLA MANO 53<br />
STELLA STELLINA 53<br />
RINOCERONTE 54<br />
LA BANDA DI FILLINE 54<br />
IL CALABRONE 55<br />
LA VISPA TERESA 55<br />
CHE SVENTATO!! 55<br />
IL BIMBO VA A SCUOLA 56<br />
FILA FILA LUNGA 56<br />
MARCHINO SUDICIONE 57<br />
LE PUPATTOLE* DI FIRENZE 57<br />
CAVALLINO ARRO’ ARRO’ 57<br />
LA SCIOCCA LENA 58<br />
CECCO VELLUTO 59<br />
LA PIGRIZIA 60<br />
AMBARABA’ CICCI’ COCCO’ 61<br />
CECCO 61<br />
ROCCOCO’ 63<br />
MADAMA DORE’ 64<br />
C’ERA UN GRILLO IN UN CAMPO DI LINO 65<br />
LA CORNACCHIA DEL CANADA’ 66<br />
NINNA NANNA 66<br />
NINNA NANNA NINNA-O 66<br />
NINNA NANNA 67<br />
Bibliografia 68<br />
70