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leggi il numero 2 - DOM la cupola del pilastro

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C’è una dimensione poco esplorata <strong>del</strong><strong>la</strong> nostra<br />

esistenza che riguarda l’arte di leggere <strong>il</strong> mondo:<br />

da una parte siamo afferrati dal di fuori attraverso i<br />

sensi; dall’altra parte, siamo noi stessi ad attribuire<br />

dei significati alle apparenze - sottolinea Simone<br />

We<strong>il</strong>: noi non pensiamo le sensazioni, eppure attraverso<br />

queste <strong>leggi</strong>amo qualcosa che ci afferra dal di<br />

fuori e che allo stesso tempo dipende anche da noi.<br />

Non c’è da una parte <strong>il</strong> soggetto e dall’altra <strong>la</strong> realtà<br />

oggettiva; essi sono sì distinti ma non separati, si<br />

incontrano di continuo, interagiscono. Se vogliamo<br />

a nostra volta agire sul mondo, sugli altri o su noi<br />

stessi, dobbiamo agire sui significati stab<strong>il</strong>iti, dobbiamo<br />

leggere e far leggere altrimenti quel testo dai<br />

molteplici significati che è <strong>il</strong> mondo. L’arte, l’insegnamento,<br />

<strong>la</strong> politica, <strong>la</strong> guerra sono per l’appunto<br />

azioni sugli altri che consistono essenzialmente nel<br />

mutare ciò che gli uomini leggono e quindi nel modificare<br />

i rapporti di forza.<br />

Noi non solo <strong>leggi</strong>amo ma siamo a nostra volta<br />

letti e fra queste letture avvengono <strong>del</strong>le interferenze.<br />

Possiamo disporre le nostre letture secondo<br />

una gerarchia di valori: “leggere <strong>la</strong> necessità dietro<br />

<strong>la</strong> sensazione, leggere l’ordine dietro <strong>la</strong> necessità,<br />

leggere Dio dietro l’ordine”. Passare da un gradino<br />

all’altro in questa sca<strong>la</strong> di letture sovrapposte non<br />

implica soltanto una sospensione e un arresto nel<strong>la</strong><br />

lettura, ma anche una trasformazione continua<br />

mediante quell’operazione non indolore che comporta<br />

<strong>il</strong> de-centrarsi per far posto al centro vero, dal<br />

quale è dato vedere le diverse e molteplici letture<br />

possib<strong>il</strong>i e <strong>la</strong> nostra soltanto come una di esse. Si<br />

tratta di sforzi negativi a vuoto, senza ricompensa;<br />

si tratta di un <strong>la</strong>voro metodico che coinvolge<br />

<strong>il</strong> corpo, l’anima e lo spirito; è questa <strong>la</strong> f<strong>il</strong>osofia in<br />

atto e pratica che scorgiamo nel<strong>la</strong> vita e nell’opera di<br />

Simone We<strong>il</strong>.<br />

La decisione di <strong>la</strong>vorare in fabbrica, <strong>il</strong> coinvolgimento<br />

nel<strong>la</strong> guerra di Spagna, <strong>la</strong> passione per <strong>la</strong> verità<br />

sono scelte e tratti esemp<strong>la</strong>ri sia di un’esistenza<br />

protesa a spostarsi di continuo dal centro <strong>del</strong> proprio<br />

sistema di riferimento sia di un metodo orientato<br />

verso <strong>la</strong> lettura vera; essi aprono un varco verso<br />

qualcosa che ci supera infinitamente, in direzione<br />

<strong>del</strong> bene. Attorno al<strong>la</strong> vicenda singo<strong>la</strong>re <strong>del</strong><strong>la</strong> f<strong>il</strong>osofa<br />

francese si accentra uno dei quattro spettacoli<br />

di Laminarie dedicati a quattro vite di un’altra fibra,<br />

vite altre rispetto al regime di mercato vigente, rispetto<br />

a un monopolio che mortifica i corpi e le anime<br />

dei singoli e <strong>del</strong>le collettività. Lo spettacolo Un senso<br />

nuovo propone infatti una successione di tre scene<br />

che si aprono l’una sull’altra dedicate a tre lettere<br />

di Simone We<strong>il</strong>: <strong>la</strong> prima indirizzata all’amica<br />

Albertine, <strong>il</strong> cui oggetto è <strong>la</strong> lettura <strong>del</strong><strong>la</strong> sua esperienza<br />

come operaia; un’altra inviata a Bernanos,<br />

nel<strong>la</strong> quale si ri-legge l’atmosfera <strong>del</strong><strong>la</strong> guerra civ<strong>il</strong>e<br />

spagno<strong>la</strong>; infine, quel<strong>la</strong> da Londra ai genitori, una<br />

<strong>del</strong>le ultime scritta prima <strong>del</strong><strong>la</strong> morte, che impone<br />

di metterci in ascolto <strong>del</strong>le verità che i pensieri <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

f<strong>il</strong>osofa contengono.<br />

Nel<strong>la</strong> prima scena Febo Del Zozzo traduce, attraverso<br />

lo scontro con <strong>la</strong> materia e i colpi che ne afferrano<br />

dal di fuori <strong>il</strong> corpo e attraverso una trama di<br />

suoni ass<strong>il</strong><strong>la</strong>nti e ripetitivi, l’ossessività <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro<br />

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