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VALUTAZIONE E TRATTAMENTO DELLE DISFUNZIONI INTESTINALI E<br />

ANO-RETTALI NEL MIELOLESO<br />

Gabriele Bazzocchi, Pier Francesco Almerigi, Samantha Cervellati, Mauro Menarini.<br />

Montecatone Rehab<strong>il</strong>itation Institute S.p.A.<br />

Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia Università di Bologna<br />

Indirizzo per corrispondenza:<br />

U.O. a Direzione Universitaria<br />

Clinica dei Disordini Viscerali e delle Funzioni Autonome<br />

Dir: Dott. Gabriele Bazzocchi<br />

Dott. Gabriele Bazzocchi<br />

Montecatone Rehab<strong>il</strong>itation Institute SPA<br />

Via Montecatone, 37 – 40026 Imola (BO)<br />

Tel: +39 0542632800 – Fax: +39 0542632845<br />

e-ma<strong>il</strong>: docbaz@alma.unibo.it<br />

1


Introduzione<br />

L’intestino neurogeno ha un grandissimo impatto sulla vita dei pazienti mielolesi, sia<br />

in termini di morbidità e mortalità che di qualità di vita. Le alterazioni del sistema nervoso<br />

centrale e periferico comportano rallentamento dello svuotamento gastrico, allungamento<br />

dei tempi di transito intestinale e diminuizione della mot<strong>il</strong>ità del colon. Frequentemente si<br />

manifestano con distensione addominale post-prandiale, feci caprine, coprostasi, stipsi e<br />

incontinenza. Il 19-23% dei mielolesi necessita di almeno un’ ospedalizzazione nella vita<br />

per disturbi correlati al tratto gastrointestinale (GI), e la mortalità per patologie del tratto<br />

alimentare è del 10%. Per quanto concerne gli effetti sulla qualità di vita , basti pensare<br />

alle restrizioni sulle attività svolte fuori casa che <strong>il</strong> paziente incontinente si impone per<br />

paura di evacuazioni inaspettate, o alla frustrazione del paziente stitico che si trova<br />

costretto ad impiegare da 1 a 5h/die nel tentativo di defecare e alle conseguenze di tutto<br />

ciò sulle relazioni sociali e sull’attività lavorativa [1,2]. Sono state inoltre riportate evidenze<br />

di correlazione tra disturbi intestinali e depressione maggiore [3].<br />

Il Sistema Nervoso Vegetativo è suddiviso in due settori: Toracolombare<br />

(Simpatico) e Craniosacrale (Parasimpatico). Il colon distale, <strong>il</strong> retto e l’ano ricevono fibre<br />

parasimpatiche, emergenti dalle radici S2-S4, tramite i nervi pelvici, mentre l’innervazione<br />

simpatica (T9-L3) è fornita dai nervi ipogastrici [4].<br />

Il meccanismo della continenza è garantito dall’azione dello sfintere anale interno<br />

(SAI) e della fionda pubo-rettale stimolate dal sistema simpatico (L1-L2), e viene inibito<br />

dalla distensione dell’ampolla rettale esercitata dalle feci tramite <strong>il</strong> riflesso inibitore retto-<br />

anale (RIRA).<br />

Il meccanismo della defecazione parte con l’instaurarsi del RIRA, percepito come<br />

bisogno di evacuare (urgency), può essere temporaneamente impedito con la contrazione<br />

volontaria dello sfintere anale esterno (SAE), e si completa con <strong>il</strong> r<strong>il</strong>assamento di questo e<br />

della fionda pubo-rettale, grazie anche alla spinta esercitata a monte dalla peristalsi colica<br />

e dalla eventuale manovra di Valsalva.<br />

Si può quindi intuire come molte malattie neurologiche, indipendentemente dalla<br />

loro eziologia, interessino <strong>il</strong> tratto gastrointestinale distale.<br />

Da queste considerazioni deriva l’enorme importanza della corretta valutazione e<br />

management delle disfunzioni intestinali nel paziente mieloleso, al fine di ottenere una<br />

evacuazione efficiente e completa in tempi e frequenza socialmente accettab<strong>il</strong>i senza<br />

2


ut<strong>il</strong>izzare tecniche di evacuazione scorrette e potenzialmente dannose (come, in<br />

particolare, l’estrazione manuale, i purganti e alcuni lassativi [2]) evitare l’incontinenza<br />

fecale e migliorare globalmente la qualità di vita.<br />

Assessment<br />

Una valutazione sistematica e completa della funzione intestinale deve aver luogo<br />

subito dopo l’instaurarsi della lesione midollare e deve essere ripetuta almeno con<br />

scadenza annuale. Essa necessita di tre tempi fondamentali:<br />

1. Innanzitutto un’ Anamnesi approfondita volta a conoscere:<br />

Funzione intestinale precedente alla lesione midollare.<br />

Sintomatologia attuale, comprendente distensione addominale, sensazione di<br />

evacuazione incompleta e/o ostruita, mancanza di stimolo evacuativo, incontinenza,<br />

diarrea, sanguinamento e dolore.<br />

Frequenza e modi della defecazione, sia essa spontanea o assistita.<br />

Caratteristiche delle feci.<br />

Terapie in atto.<br />

2. Un’attento esame obbiettivo che includa:<br />

Esame dell’addome (distensione, tono muscolare, masse, timpanismo, borborigmi)<br />

Esplorazione rettale (sensib<strong>il</strong>ità, innervazione motoria, presenza di feci in ampolla,<br />

emorroidi, ragadi, tumefazioni).<br />

Esame neurologico con ricerca dei riflessi anocutaneo e bulbocavernoso (positivi in<br />

caso di lesione midollare alta con risparmio del cono midollare).<br />

3. Indagini di laboratorio ed esami strumentali:<br />

Esame colturale delle feci.<br />

Tempo di transito intestinale.<br />

Manometria Ano-rettale e Manometria del colon.<br />

Rx Addome, Defecografia, Clisma Opaco.<br />

Retto-colonscopia.<br />

E’ interessante ricordare come la Manometria Ano-rettale si sia rivelata ancora più<br />

sensib<strong>il</strong>e dell’esame obiettivo neurologico nel discriminare la completezza o incompletezza<br />

della lesione spinale. Inoltre, al contrario dell’esame urodinamico, la funzionalità sensitivomotoria<br />

ano-rettale si mostra più stab<strong>il</strong>e, non varia nel corso del tempo come invece può<br />

fare quella uro-vescicale. Entrambe le indagini comunque, anche se eseguite<br />

3


precocemente rispetto alla lesione, non sono in grado di predire soddisfacentemente<br />

l’istaurarsi di una iperreflessia del detrusore [5].<br />

E’ infine necessario, prima di programmare un percorso terapeutico, accertarsi delle<br />

capacità cognitive e motorie del paziente di attendere alla propria evacuazione o di<br />

guidare chi gli presta assistenza, affinchè ogni procedura sia svolta in modo efficace e<br />

sicuro [3].<br />

Management<br />

Il trattamento delle disfunzioni intestinali dovrebbe essere iniziato subito, cioè già<br />

durante <strong>il</strong> trattamento del quadro acuto della lesione midollare, per evitare complicanze<br />

quali la distensione colorettale, la formazione di fecalomi e l’occlusione intestinale. Deve<br />

poi essere stab<strong>il</strong>ito un programma da continuare nel tempo, <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e adattab<strong>il</strong>e alle<br />

esigenze anche sociali e lavorative del paziente, e intraprese quelle misure riab<strong>il</strong>itative che<br />

possano potenziare al massimo le funzionalità residue e vicariare quelle mancanti. In<br />

termini più specifici tutto ciò si traduce in modo differente in base alla sintomatologia<br />

dominante e all’altezza della lesione spinale [3].<br />

STIPSI<br />

Il termine "stipsi traumatica" è stato introdotto da Devroede et al. per i pazienti che<br />

hanno sv<strong>il</strong>uppato la stipsi dopo un trauma spinale [6] ma i dati della sua prevalenza nei<br />

pazienti con lesioni spinali sono scarsi nonostante questo sia un problema frequente e<br />

causa di una importante morbidità [1]. La stipsi può essere dovuta a tre diversi<br />

meccanismi fisiopatologici:<br />

• Rallentamento del transito colico<br />

Nei pazienti con lesioni spinali si è potuto osservare un aumento del tempo di transito<br />

colico nel caso in cui la lesione midollare interessi <strong>il</strong> centro simpatico (T9-L2) o quello<br />

parasimpatico (S2-S4), soprattutto a livello del sigma e del retto. Invece se la lesione è<br />

situata al di sopra di T9, <strong>il</strong> tempo di transito colico è sovrapponib<strong>il</strong>e a quello dei soggetti<br />

normali [4]. In base al livello della lesione spinale possiamo avere:<br />

a) un aumento della mot<strong>il</strong>ità non propagata del sigma, sotto controllo simpatico, se<br />

c'è una lesione torcolombare (tra T9-L2);<br />

b) una ridotta mot<strong>il</strong>ità peristaltica propagata, sotto controllo parasimpatico, se c'è<br />

una lesione sacrale (tra S2-S4).<br />

4


Ovviamente queste anormalità motorie favoriscono la ritenzione e la disidratazione<br />

delle feci [7].<br />

Il grado di severità della stipsi è in relazione al livello della lesione midollare:<br />

Lesione Lombosacrale : <strong>il</strong> colon discendente e <strong>il</strong> retto-sigma divengono immob<strong>il</strong>i e<br />

atonici e questo comporta ristagno fecale con <strong>il</strong> rischio di incontinenza fecale [1].<br />

Lesione Cervicotoracica : inizialmente la stipsi è dovuta all' aumentato tempo di transito<br />

tra <strong>il</strong> cieco e <strong>il</strong> colon discendente causato dall' ipertonia e dalla ridotta compliance del<br />

colon. Col passare degli anni <strong>il</strong> colon diviene atonico e aumenta la sua compliance ed<br />

è questo <strong>il</strong> meccanismo fisiopatologico alla base della stipsi [1].<br />

Lo studio fatto da De Looze et al. ha evidenziato che i pazienti tetraplegici hanno una<br />

maggiore incidenza di stipsi rispetto ai pazienti paraplegici, soprattutto se confrontati<br />

con pazienti con lesioni midollari tra T 10 e L2 [6].<br />

• Alterato riflesso gastro-colico<br />

Mentre a digiuno l'attività motoria e mioelettrica del colon, nei pazienti con lesioni<br />

midollari, è sim<strong>il</strong>e a quella dei soggetti normali, dopo <strong>il</strong> pasto si è osservata la<br />

scomparsa della normale risposta motoria del colon rappresentata dal riflesso gastro<br />

colico. Invece, somministrando 1 mg di Neostigmina per via sottocutanea, si ha un<br />

incremento della risposta motoria del colon a dimostrazione che nei pazienti spinali la<br />

componente miogenica rimane integra [4,8].<br />

• Defecazione ostruita<br />

Nei pazienti con lesioni spinali si ha la comparsa di una dissinergia rettoanale dovuta<br />

alla contrazione paradossa dello SAE. Il RIRA è presente, però mostra delle alterazioni<br />

di durata e/o ampiezza che dipendono dal livello della lesione midollare: se questa è a<br />

livello sacrale le alterazioni del RIRA sono più gravi. Il Sistema Nervoso Parasimpatico<br />

esercita quindi un importante ruolo nel modulare <strong>il</strong> normale RIRA.Anomalie di durata<br />

ed ampiezza del RIRA [4]<br />

a) Lesione spinale sopra T9 ↑Ampiezza<br />

= Durata<br />

5


) Lesione spinale tra T9-L2 ↑Ampiezza<br />

=Durata<br />

c) Lesione spinale tra S2-S4 = Ampiezza<br />

= Durata<br />

La prevenzione della stipsi si può ottenere aumentando l'apporto di fibre e liquidi<br />

con la dieta. A questo riguardo bisogna però precisare che un’intestino neurogeno può<br />

rispondere diversamente all’assunzione di una dieta ricca di fibre. Uno studio inglese,<br />

Menardo et al. (1987), dimostrò come soggetti con lesione midollare cronica<br />

rispondessero con un aumento considerevole del tempo di transito colico all’ingestione di<br />

16,4 g/die di fibre. I mielolesi dunque non dovrebbero essere tutti indirizzati ad una dieta<br />

eccessivamente ricca di fibre. E’ opportuno prima indagare sull’effetto che le fibre avevano<br />

sull’individuo prima della lesione, quindi iniziare con una dieta che ne contenga circa 15<br />

g/die per poi aumentare eventualmente i dosaggi in modo graduale. Consistenza e<br />

frequenza delle evacuazioni dovrebbero sempre essere tenute sotto controllo,<br />

monitorando eventuali sintomi di intolleranza e riducendo le quantità assunte se<br />

necessario. L’apporto opportuno di liquidi è invece intorno ai 500 ml/die, ma deve essere<br />

comunque b<strong>il</strong>anciato con le necessità del management vescicale [3].<br />

Il trattamento della stipsi è fondamentale, in quanto questo disturbo ha un forte impatto<br />

sociale e può causare diverse complicanze (ad es. <strong>il</strong>eo spastico o volvolo colico ). Esso si<br />

basa sull’impiego delle seguenti terapie farmacologiche e non.<br />

• Lassativi: Ut<strong>il</strong>i nella stitichezza cronica o nella ridotta capacità di promuovere l'atto della<br />

defecazione. Vi sono diversi tipi di lassativi ma l'uso prolungato provoca diversi effetti<br />

collaterali. Recentemente è stata dimostrata l'efficacia e la tollerab<strong>il</strong>ità, anche a lungo<br />

termine, del lattulosio e latt<strong>il</strong>olo che sono dei disaccaridi in grado di stimolare la<br />

peristalsi sia per azione diretta che indiretta mediante un aumento della massa fecale;<br />

favoriscono la crescita di flora batterica saccarolitica acidof<strong>il</strong>a a scapito della<br />

proteolitica. E' preferib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzare supposte di glicerina, che agiscono tramite un lieve<br />

stimolo locale ed un’azione lubrificante, o di bisacod<strong>il</strong>e, che agisce sulla mucosa del<br />

colon come un agente irritante stimolandone la peristalsi, ma se ciò non dovesse<br />

essere sufficiente si può ricorrere all'uso di lassativi per via orale [9].<br />

• Stimolazione Digitale: è una tecnica che incrementa la peristalsi e determina <strong>il</strong><br />

r<strong>il</strong>assamento dello SAE. Si tratta della delicata inserzione di un dito, opportunamente<br />

guantato e lubrificato, nel retto e nella sua lenta rotazione lungo la circonferenza del<br />

6


canale. Essa va ripetuta ogni 5-10 minuti, per 15-20 secondi ogni volta, fino ad<br />

ottenere <strong>il</strong> r<strong>il</strong>assamento della parete intestinale, <strong>il</strong> passaggio dei gas e delle feci [3].<br />

• Evacuazione Manuale: consiste nell’inserzione di una o due dita guantate e lubrificate<br />

nel retto, per frazionare le feci o per agganciarle ed estrarle. Va ricordato però che la<br />

stimolazione rettale, sia essa chimica o meccanica, è pericolosa nei soggetti con<br />

lesioni spinali a livello di T6 o superiori, potendo causare una dis-riflessia autonomica,<br />

che è una condizione potenzialmente mortale [3].<br />

• Procinetici: La loro azione si esplica stimolando <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio di Acet<strong>il</strong>colina con<br />

conseguente contrazione della muscolatura liscia. In questo modo <strong>il</strong> farmaco abbrevia<br />

<strong>il</strong> tempo di transito del colon dx., aumenta la frequenza dell'evacuazione, abbassa la<br />

soglia del riflesso inibitorio retto-anale e la soglia di sensib<strong>il</strong>ità rettale [9]. Sono stati<br />

però riportati casi di intolleranza con distensione addominale, nausea, cefalea e<br />

flatulenza [2].<br />

• Beta-simpaticomimetici: non si conosce la loro ut<strong>il</strong>ità nel ripristinare <strong>il</strong> centro inibitorio<br />

della mot<strong>il</strong>ità non peristaltica [4].<br />

• Rizotomia: consiste nel sezionare i nervi di S2-S3-S4 per poi impiantare uno<br />

stimolatore elettrico in grado di prevenire i riflessi eccitatori spinali che, in risposta ad<br />

un incremento della pressione intra-addominale, inducono contrazioni non propaganti<br />

nella regione rettosigmoidea e/o nello sfintere anale [10].<br />

Il retto aumenta la compliance ed è quindi in grado di ritenere volumi maggiori poiché si<br />

riduce <strong>il</strong> tono rettale (la stessa cosa si verifica nei pazienti con lesioni della cauda<br />

equina e del plesso pelvico). Le registrazioni elettriche dimostrano che lo SAE è<br />

completamente inattivo dopo la rizotomia, mentre l'attività dello SAI non viene in alcun<br />

modo modificata.<br />

Dopo la rizotomia, la defecazione diviene semplice e veloce in quanto le feci entrano<br />

più fac<strong>il</strong>mente nel retto e non si ha più la contrazione anale paradossa durante <strong>il</strong><br />

ponzamento.<br />

• Elettrostimolazione: Gli impianti di stimolatori delle radici sacrali anteriori hanno avuto<br />

successo nel fac<strong>il</strong>itare lo svuotamento vescicale e nel controllare l'incontinenza fecale<br />

dovuta alla lesione spinale, coordinando la contrazione colorettale e <strong>il</strong> r<strong>il</strong>asciamento<br />

anale. Si è visto che durante la stimolazione la pressione rettale e quella anale<br />

aumentano e ciò impedisce la defecazione a causa della differenza negativa della<br />

pressione retto-anale, ma subito dopo la stimolazione la maggior parte dei pazienti ha<br />

mostrato una differenza positiva della pressione retto-anale che ha permesso<br />

7


l'evacuazione. Tuttavia alcuni pazienti non hanno avuto miglioramento in quanto la<br />

differenza di pressione retto-anale è stata uguale a zero o negativa.<br />

Quindi l' elettrostimolazione, vista la comune innervazione del colon, del retto e dello<br />

sfintere anale da parte del parasimpatico sacrale, migliora la sintomatologia intestinale.<br />

INCONTINENZA<br />

L'incontinenza nei pazenti con lesioni midollari può essere causata da tre diversi<br />

meccanismi fisiopatologici:<br />

• Coprostasi<br />

L'incontinenza in questo caso è dovuta alla presenza di stipsi in cui, o per<br />

rallentamento del transito colico e/o per dissinergia rettoanale, si forma un importante<br />

fecaloma rettosigmoideo per cui un certo quantitativo di contenuto intestinale, più o<br />

meno liquido, supera la barriera rappresentata dal fecaloma, inondando e distendendo<br />

la parete rettale con conseguente incapacità di contenere le feci [4].<br />

• Compromissione della sensib<strong>il</strong>ità somatica<br />

E’ dovuta alla riduzione della sensib<strong>il</strong>ità nella regione rettoanale per questo motivo i<br />

pazienti con lesioni spinali perdono <strong>il</strong> controllo volontario della defecazione [4].<br />

• Perdita della contratt<strong>il</strong>ità riflessa e volontaria del SAE<br />

La denervazione della regione rettoanale e dei muscoli pelvici si accompagna ad una<br />

ridotta capacità di contrazione del SAE ed a una diminuzione del tono anale. Questo è<br />

forse uno dei fattori fisiopatologici più importanti che ci consente di comprendere<br />

perchè nei pazienti con lesioni midollari si osservi sia <strong>il</strong> bisogno imperioso di defecare<br />

che l'incontinenza [4].<br />

Infine è importante ricordare che la ridotta compliance rettale può compromettere<br />

ulteriormente la continenza anale [7].<br />

I più importanti provvedimenti contro l'incontinenza devono mirare a prevenire la stasi<br />

fecale e ad ottenere feci molli e ciò si può ottenere b<strong>il</strong>anciando con la dieta l'apporto di<br />

liquidi e fibre. Inoltre è ut<strong>il</strong>e abolire i cibi che possono causare diarrea (es. latte) e ridurre<br />

l'uso di lassativi [9]. L’approccio terapeutico prevede:<br />

• Biofeedback<br />

Per migliorare la continenza dei pazienti con lesioni midollari basse o incomplete, con<br />

un limitato controllo del SAE e con una sensib<strong>il</strong>ità somatica preservata, può essere<br />

ut<strong>il</strong>e <strong>il</strong> biofeedback, che si avvale di mezzi che rendono visib<strong>il</strong>e o udib<strong>il</strong>e un determinato<br />

8


evento fisiologico in modo che <strong>il</strong> paziente impari a controllarlo volontariamente. La<br />

tecnica si basa su una modalità di apprendimento denominata "tenta e sbaglia", per cui<br />

i comportamenti seguiti da un effetto desiderato tendono ad essere ripetuti mentre<br />

quelli seguiti da conseguenze indesiderate vengono evitati. Il biofeedback viene<br />

applicato all'apprendimento di processi fisiologici nei quali <strong>il</strong> paziente è scarsamente in<br />

grado di valutare se i tentativi sono stati realmente efficaci. L'impiego di strumenti<br />

meccanici o elettronici fac<strong>il</strong>ita questo tipo di apprendimento perchè permette di<br />

amplificare le conseguenze dei tentativi effettuati per modificare una determinata<br />

risposta fisiologica.<br />

Nel deficit contratt<strong>il</strong>e di origine neurogena, <strong>il</strong> biofeedback si esegue fornendo una<br />

rappresentazione visiva delle pressioni del canale o del tracciato EMG del pavimento<br />

pelvico, mentre <strong>il</strong> paziente effettua ripetuti squeeze. L’esame è anche ut<strong>il</strong>e per<br />

mostrare visivamente la pressione intra-addominale o l’EMG del retto e dell’addome a<br />

quei pazienti che tendono a contrarre questi muscoli durante la contrazione sfinteriale.<br />

L’obiettivo è quello di insegnare al paziente ad eseguire correttamente a domic<strong>il</strong>io gli<br />

esercizi per rafforzare i muscoli del pavimento pelvico e, in secondo luogo, quello di<br />

valutare <strong>il</strong> miglioramento della contrazione sfinteriale.<br />

Gli studi dimostrano che in seguito a terapia rieducativa con biofeedback <strong>il</strong> 70-75% dei<br />

pazienti affetti da incontinenza fecale con deficit sfinteriale, va incontro ad una<br />

riduzione della frequenza di incontinenza pari almeno al 90%. I risultati possono<br />

migliorare selezionando opportunamente i casi in maniera da escludere quelli con<br />

sezione dello sfintere o quelli con lesione completa o quasi del midollo spinale. I<br />

vantaggi terapeutici permangono in genere immutati a distanza di uno o più anni.<br />

Se l’incontinenza fecale è causata da una ridotta sensib<strong>il</strong>ità alla distensione rettale si<br />

insuffla un palloncino nel retto con volumi relativamente ampi di aria tali da essere<br />

percepiti dal paziente poi si riduce gradualmente <strong>il</strong> volume d’aria, allenando <strong>il</strong> paziente<br />

ad avvertire comunque la distensione. Il paziente viene istruito a contrarre lo sfintere in<br />

risposta alla distensione rettale in modo che la sequenza stimolo-risposta divenga una<br />

abitudine ben acquisita. Con questo tipo di approccio è stato osservato un<br />

miglioramento sostanziale della continenza in circa <strong>il</strong> 67% dei pazienti affetti da<br />

incontinenza fecale secondaria a perdita della sensib<strong>il</strong>ità [9].<br />

9


Conclusioni<br />

Un corretto programma di management si pone i seguenti obiettivi:<br />

• Eliminare o ridurre al minimo le evacuazioni non programmate.<br />

• Consentire evacuazioni ad orari prevedib<strong>il</strong>i e regolari e che si completino entro 60<br />

minuti di “bowel care”.<br />

• Ridurre al minimo i sintomi correlati al tratto GI.<br />

I programmi intestinali riguardano una serie di problematiche quali:<br />

• Timing e frequenza delle evacuazioni<br />

• Gestione oculata della dieta.<br />

• Attività fisica.<br />

• Stimolazione rettale.<br />

• Farmaci per via orale.<br />

Il “bowel care” (<strong>il</strong> processo di evacuazione assistita) consiste di:<br />

• Stimolazione chimica o meccanica della defecazione.<br />

• Corretta postura evacuativa del paziente.<br />

• Tecniche di assistenza, stimolazione digitale ed equipaggiamento.<br />

Entro precisi parametri di sicurezza ed efficacia, la stesura del programma intestinale<br />

dovrebbe tenere conto degli obiettivi personali del paziente, dei suoi impegni quotidiani e<br />

della sua autovalutazione della qualità di vita. Il paziente deve essere <strong>il</strong> membro più<br />

importante della squadra di riab<strong>il</strong>itazione. Questo è fondamentale per ridurre <strong>il</strong> forte<br />

impatto psicologico della condizione di mieloleso.<br />

Il corretto management dell’intestino neurogeno consta dei seguenti punti:<br />

1) Dettagliata e completa istruzione del paziente e di chi presta assistenza riguardo:<br />

anatomia; defecazione; effetto delle lesioni spinali sulla funzione intestinale;<br />

descrizione, obiettivi e razionale di un programma intestinale efficace; ruolo della<br />

postura e della regolarità delle evacuazioni; uso efficace e sicuro dell’equipaggiamento<br />

e delle tecniche di evacuazione assistita; prevenzione e trattamento delle complicanze<br />

intestinali più comuni; come e quando modificare <strong>il</strong> programma; prospettive a lungo<br />

termine della condizione intestinale del paziente.<br />

2) Avvio del trattamento. Questa fase è differente a seconda dell’altezza della lesione<br />

spinale:<br />

a. Una lesione superiore ai segmenti sacrali produce un “Reflexic Bowel” (RB), in<br />

cui la defecazione non può essere elicitata volontariamente dal paziente, ma le<br />

10


connessioni nervose al colon sono intatte e permettono la coordinazione riflessa<br />

della propulsione delle feci.In questo caso <strong>il</strong> bowel care, che inizialmente dovrà<br />

essere ripetuto una volta al giorno, consiste nella somministrazione di uno<br />

stimolante chimico e, dopo un appropriato lasso di tempo, nell’assunzione di<br />

una postura atta all’evacuazione (seduto o sdraiato sul fianco) e<br />

nell’effettuazione di quelle tecniche di defecazione assistita come la<br />

stimolazione digitale da ripetersi fino a che non si elicita l’evacuazione. In queste<br />

condizioni la dieta ideale deve essere studiata per permettere la formazione di<br />

feci formate ma soffici, fac<strong>il</strong>mente evacuate dopo la stimolazione rettale. Una<br />

volta perfezionato e stab<strong>il</strong>izzato <strong>il</strong> programma, questo potrà essere semplificato<br />

riducendo la frequenza del bowel care, riducendo la potenza dello stimolante<br />

chimico o provando con la sola stimolazione digitale.<br />

b. Una lesione inferiore ai segmenti sacrali (che leda quindi le connessioni nervose<br />

del colon) produce un “Areflexic Bowel” (AB), in cui non ha luogo nessun riflesso<br />

spinale di evacuazione. In questo caso <strong>il</strong> bowel care dovrà avere una frequenza<br />

maggiore ( due volte al giorno), non necessiterà di alcuno stimolante chimico,<br />

ma avverrà semplicemente assumendo agli orari programmati una postura atta<br />

alla defecazione e facendo uso della manovra del Valsalva e della evacuazione<br />

manuale. Prima di questa è opportuno aver svuotato la vescica per evitare <strong>il</strong><br />

reflusso vescico-ureterale. Questo tipo di evacuazione è fac<strong>il</strong>itata da una dieta<br />

studiata per ottenere feci ben solide e formate, che possano essere fac<strong>il</strong>mente<br />

rimosse manualmente, e fac<strong>il</strong>mente trattenute tra un’evacuazione e l’altra.<br />

3) Elaborazione di un dettagliato programma giornaliero personalizzato, sulla base<br />

dell’anamnesi, degli esami e della valutazione cognitiva e motoria del paziente.<br />

4) Prescrizione dell’equipaggiamento necessario al bowel care, sulla base dello stato<br />

funzionale del paziente e del suo ambiente domic<strong>il</strong>iare e/o lavorativo.<br />

5) Valutazione dell’uso di farmaci da assumere per via orale, al fine di promuovere o<br />

inibire la funzione evacuativa. In particolare se non si verifica nessuna evacuazione<br />

entro 24h dall’orario prestab<strong>il</strong>ito, o se le feci sono così dure da renderne diffic<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

passaggio, si consiglia l’uso di agenti formanti massa o di lubrificanti, lassitivi osmolari<br />

o irritanti.<br />

6) Monitoraggio delle variab<strong>il</strong>i del bowel care, annotando:<br />

a. Data e ora delle evacuazioni.<br />

b. Tempo intercorso tra stimolazione rettale e completamento dell’evacuazione.<br />

11


c. Tempo totale dedicato al bowel care.<br />

d. Tecniche di evacuazione meccanica ut<strong>il</strong>izzate.<br />

e. Tipo di stimolazione chimica ut<strong>il</strong>izzata.<br />

f. Postura del paziente durante l’evacuazione.<br />

g. Colore, consistenza e quantità delle feci.<br />

h. Reazioni avverse.<br />

i. Evacuazioni impreviste.<br />

7) Valutare l’efficacia del programma dopo una adesione di almeno 3-5 cicli. Si deve<br />

soprattutto tenere conto di:<br />

a. Adesione completa al programma.<br />

b. Assenza di stipsi.<br />

c. Disturbi imputab<strong>il</strong>i al tratto GI.<br />

d. Evacuazioni ritardate o impreviste.<br />

8) Stab<strong>il</strong>ire come proseguire <strong>il</strong> trattamento:<br />

a. Se <strong>il</strong> programma è ritenuto efficace (vedi punto 6), esso va prolungato,<br />

continuando comunque a valutarne l’efficacia e diagnosticando e trattando ogni<br />

eventuale complicanza, come impaccio fecale, stipsi colica, emorroidi.<br />

b. Se <strong>il</strong> programma è inefficace si dovrà provvedere a modificarlo rivalutando<br />

l’adesione, la dieta solida e liquida, <strong>il</strong> livello di attività fisica, la frequenza, le<br />

tecniche di assistenza, l’equipaggiamento fornito e l’uso di medicinali par via<br />

orale, cercando di cambiare una sola variab<strong>il</strong>e alla volta. Il nuovo programma<br />

andrà quindi nuovamente verificato (vedi punto 6). In caso di insuccesso totale,<br />

dopo che tutte le componenti del programma originario sono state prese in<br />

considerazione, si dovranno effettuare accertamenti diagnostici e cercare<br />

soluzioni terapeutiche aggiuntive o alternative (chirurgia, biofeedback,<br />

elettrostimolazione…) [3].<br />

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