3 Le coltivazioni - l'Alpe Selviana

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15.06.2013 Views

1 GLI ALBERI DEL PIAZZALE Il castagno (a sin. nella foto) e il faggio davanti alla “colonia” Davanti alla casa denominata “colonia”, sede legale della cooperativa agricola “Il Glicine”, c’è un piazzale costruito con materiale di riporto ricavato dallo sbancamento effettuato per la costruzione dello stabile. A delimitare il piazzale, sul versante sud, sono state piantate delle essenze caducifoglie che, grazie alle loro radici, impediscono l’erosione dovuta all’acqua piovana rendendo il terreno stabile e che, durante l’estate, ombreggiano il caseggiato. I caducifoglie sono alberi che perdono le foglie in autunno e che permettono al sole, durante l’inverno, di scaldare i muri della casa mantenendoli asciutti. La scelta di piantare pini o altri sempreverdi davanti alle abitazioni è essenzialmente data da fattori estetici ma è un errore dal punto di vista energetico. Le tre piante che delimitano il piazzale sono infatti l’esempio di come chi viveva nella natura avesse capito l’importanza di sfruttare appieno le potenzialità della stessa: • Il CASTAGNO (probabilmente più di 400 anni di età), presenta una circonferenza di 6 m. misurata ad 1,3 m di altezza. Si presume che già all’epoca, 1500-1600, sia stato piantato per fare ombra ad una casa e successivamente capitozzato (tagliata la cima) per evitare che la rottura di un ramo creasse pericolo per l’abitazione. In tempi recenti la pianta è stata nuovamente capitozzata dai soci della cooperativa per evitare lo stesso inconveniente. Il castagno è una pianta molto longèva che produce frutti commestibili sia per l’uomo che per gli animali. Le sue foglie coriacee sono utilizzate come lettiera per gli animali, i ricci per accendere il camino. Quando la pianta viene abbattuta la sua legna può GUIDA AL SENTIERO DIDATTICO – ALPE SELVIANA Coop. Agric. “Il Glicine” Via Selviana 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: selviana@libero.it ECOMUSEO CUSIUS Tel: 0323 89622 E-mail: ecomuseo@lagodorta.net www.lagodorta.net Una quercia dell’Alpe Selviana 17

1 GLI ALBERI DEL PIAZZALE<br />

Il castagno (a sin. nella foto) e il<br />

faggio davanti alla “colonia”<br />

Davanti alla casa denominata “colonia”, sede legale della<br />

cooperativa agricola “Il Glicine”, c’è un piazzale<br />

costruito con materiale di riporto ricavato dallo<br />

sbancamento effettuato per la costruzione dello<br />

stabile.<br />

A delimitare il piazzale, sul versante sud, sono state<br />

piantate delle essenze caducifoglie che, grazie alle loro<br />

radici, impediscono l’erosione dovuta all’acqua piovana<br />

rendendo il terreno stabile e che, durante l’estate,<br />

ombreggiano il caseggiato. I caducifoglie sono alberi<br />

che perdono le foglie in autunno e che permettono al<br />

sole, durante l’inverno, di scaldare i muri della casa<br />

mantenendoli asciutti. La scelta di piantare pini o altri<br />

sempreverdi davanti alle abitazioni è essenzialmente<br />

data da fattori estetici ma è un errore dal punto di<br />

vista energetico.<br />

<strong>Le</strong> tre piante che delimitano il piazzale sono infatti l’esempio di come chi viveva nella<br />

natura avesse capito l’importanza di sfruttare appieno le potenzialità della stessa:<br />

• Il CASTAGNO (probabilmente più di 400 anni di<br />

età), presenta una circonferenza di 6 m. misurata ad<br />

1,3 m di altezza.<br />

Si presume che già all’epoca, 1500-1600, sia stato<br />

piantato per fare ombra ad una casa e<br />

successivamente capitozzato (tagliata la cima) per<br />

evitare che la rottura di un ramo creasse pericolo per<br />

l’abitazione.<br />

In tempi recenti la pianta è stata nuovamente<br />

capitozzata dai soci della cooperativa per evitare lo<br />

stesso inconveniente. Il castagno è una pianta molto<br />

longèva che produce frutti commestibili sia per l’uomo<br />

che per gli animali. <strong>Le</strong> sue foglie coriacee sono<br />

utilizzate come lettiera per gli animali, i ricci per<br />

accendere il camino.<br />

Quando la pianta viene abbattuta la sua legna può<br />

GUIDA AL SENTIERO DIDATTICO – ALPE SELVIANA<br />

Coop. Agric. “Il Glicine” Via <strong>Selviana</strong> 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: selviana@libero.it<br />

ECOMUSEO CUSIUS Tel: 0323 89622 E-mail: ecomuseo@lagodorta.net www.lagodorta.net<br />

Una quercia dell’Alpe <strong>Selviana</strong><br />

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essere impiegata per la costruzione di opere (travi, pali per recinti e vigna, assi per<br />

pavimenti, serramenti, mobili ecc), oppure come legna da ardere.<br />

• Il FAGGIO (circa 100 anni di età) si trova, guardando a valle, a sinistra del<br />

castagno (sinistra orografica). <strong>Le</strong> sue foglie sono piccole, coriacee e resistenti e<br />

quindi si prestavano ottimamente al riempimento di sacchi che fungevano da<br />

materasso. Nelle baite di montagna si usava delimitare un angolo del rifugio con delle<br />

assi e riempire lo spazio con foglie di faggio ove dormire. I semi del faggio, o faggiole,<br />

sono mangiati da tutti gli erbivori. Un tempo le faggiole venivano tostate e macinate<br />

come surrogato del caffè. Questo albero può vivere per diversi secoli.<br />

• La QUERCIA (circa 100 anni di età) si trova a destra del castagno. Anche la<br />

quercia produce frutti commestibili per gli animali (soprattutto maiali). Un tempo, in<br />

periodi di carestia, le ghiande seccate e macinate venivano utilizzate anche dall’uomo<br />

per preparare una farina commestibile, oppure tostate e macinate come surrogato del<br />

caffè. Per molte civiltà antiche era un albero considerato sacro che può raggiungere, e<br />

superare, i 1000 anni di età.<br />

Nella parte del piazzale che si affaccia sul mirtilleto si trova il tronco di un castagno<br />

capitozzato nel 1995 perché, a causa di una malattia provocata da un fungo, i rami<br />

seccavano e avrebbero potuto staccarsi creando un pericolo per chi si sedeva ai tavoli.<br />

Il tentativo di ridare vigore e forza alla pianta non è andato a buon fine e quindi si è<br />

dovuto procedere al taglio definitivo dei rami lasciando solo il tronco che funge da<br />

supporto al pergolato.<br />

Nel luglio 2003 si è purtroppo dovuto procedere al taglio del faggio.<br />

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2 IL LAMPONETO<br />

Il lampone cresce spontaneo sulle nostre montagne. Pur trovandolo in boschi misti,<br />

predilige pendii soleggiati purché umidi. Il lampone, come il rovo, appartiene alla<br />

famiglia delle Rosacee e fa parte dei cosiddetti “piccoli frutti” o “frutti di<br />

sottobosco”. Come tutti i frutti che crescono “sotto il bosco” anche il lampone<br />

necessita di humus (sostanza organica decomposta).<br />

Nei boschi di caducifoglie in autunno le foglie cadono a<br />

terra e si decompongono formando quello strato fertile di<br />

cui tutte le piante si nutrono. <strong>Le</strong> piante del sottobosco sono<br />

comunque più vigorose se crescono nelle radure o ai bordi<br />

dei boschi, questo perché tali zone offrono il terreno e la<br />

luce di cui necessitano.<br />

Tenendo conto di queste osservazioni e ricordando che<br />

all’Alpe <strong>Selviana</strong> si pratica agricoltura biologica, i lamponi<br />

sono stati piantati in pieno sole. <strong>Le</strong> condizioni naturali del<br />

terreno boschivo vengono ricreate coprendo il suolo vicino<br />

alle piante con foglie, segatura o erba da sfalcio. Questa<br />

pratica, denominata “pacciamatura”, serve oltre che ad<br />

arricchire il suolo di materiale organico che<br />

Il lamponeto<br />

decomponendosi forma l’humus, anche a limitare la crescita<br />

delle erbe non gradite e a mantenere umido il terreno. Il letame maturo integra<br />

l’alimentazione dei lamponi; tale letame viene sparso negli interfilari in modo da non<br />

favorire la crescita delle erbacce vicino alle piante.<br />

I lamponi più comuni fruttificano sui polloni dell’anno<br />

prima, esistono però delle varietà che fruttificano due<br />

volte (rifiorenti): la prima volta sulla punta del pollone del<br />

primo anno e poi, come gli altri, sui tralci che crescono il<br />

secondo anno dalle gemme disposte lungo il pollone<br />

dell’anno prima. La piantagione di lamponi ha una vita<br />

limitata, circa 12-15 anni, per questo motivo all’Alpe<br />

<strong>Selviana</strong> le <strong>coltivazioni</strong> sono situate in posti accessibili ai<br />

trattori per agevolare la lavorazione del terreno una volta<br />

esaurita la piantagione. <strong>Le</strong> piante dei lamponi necessitano<br />

di sostegno e di contenimento in filare, per permettere il<br />

passaggio della falciatrice e taglio dell’erba e dei polloni<br />

cresciuti fuori dalla fila.<br />

Senza questo accorgimento la piantagione diventerebbe<br />

Lamponi pronti per il raccolto impenetrabile in breve tempo impedendo così ogni tipo di<br />

pratica agronomica, raccolto compreso.<br />

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Coop. Agric. “Il Glicine” Via <strong>Selviana</strong> 42 – 28887 Agrano (VB) Tel: 0323 81287 E-mail: selviana@libero.it<br />

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I frutti, generalmente rossi (esistono anche varietà gialle e nere), vengono consumati<br />

freschi, in macedonie, coppe gelato e prodotti di pasticceria, oppure congelati o<br />

trasformati in confetture, sciroppi e liquori.<br />

La cooperativa agricola “Il Glicine” vende i suoi frutti, sia freschi che trasformati, ai<br />

grossisti nonché direttamente ai consumatori attraverso un punto vendita all’Alpe<br />

<strong>Selviana</strong> ed in fiere e mercati.<br />

All’Alpe <strong>Selviana</strong> i lamponi vengono coltivati da sempre con il metodo biologico<br />

garantito dall’ICEA - Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale (fino al<br />

23/07/03 l’ente di controllo era l’AIAB – Associazione Italiana Agricoltura<br />

Biologica).<br />

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3 IL MIRTILLETO<br />

Nei nostri boschi misti di castagno, quercia, faggio e larice troviamo il mirtillo selvatico o<br />

mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) che raggiunge un’altezza di alcuni decimetri. Anche il<br />

mirtillo, come il lampone, si sviluppa e fruttifica meglio se cresce in posti soleggiati e ricchi<br />

di humus come ai bordi dei boschi e nelle radure. A differenza del lampone il mirtillo,<br />

essendo una pianta acidofila, richiede un particolare tipo di terreno (relativamente difficile<br />

da trovare), ricco di sostanza organica con un ph (caratteristica chimica) posto fra il 4,5 ed<br />

il 5,5.<br />

Infatti uno dei motivi che ha indotto la coltivazione dei mirtilli<br />

all’Alpe <strong>Selviana</strong> è l’abbondanza di terreno ideale per questa<br />

coltivazione e di conseguenza la probabile scarsa concorrenza<br />

da parte di altri coltivatori che non godono delle stesse<br />

condizioni.<br />

All’Alpe <strong>Selviana</strong> si coltivano i mirtilli giganti (Vaccinium<br />

corymbosum) che appartengono alla famiglia delle Ericacee,<br />

come quelli selvatici, ma provengono dall’America dove crescono<br />

spontaneamente. Il mirtillo gigante è stato introdotto in<br />

Europa nei primi decenni del 1900 e poi migliorato attraverso<br />

selezione ed incroci.<br />

La pianta del mirtillo gigante è un arbusto perenne che può<br />

superare i 2 metri di altezza e non richiede sostegno avendo<br />

Quando inizia il raccolto i mirtilli<br />

si presentano così<br />

rami legnosi auto portanti.<br />

I frutti si presentano a grappoli e<br />

maturano gradualmente all’interno<br />

dello stesso grappolo. Durante il raccolto si deve dunque<br />

effettuare una selezione. A differenza del lampone, che è un<br />

frutto estremamente delicato e deteriorabile, il mirtillo è un<br />

frutto abbastanza resistente e quindi è più facile gestire i<br />

tempi per la vendita. Se adeguatamente refrigerato può<br />

resistere anche più di 15 giorni prima di essere consumato (il<br />

lampone solo 2-3 giorni).<br />

I frutti vengono venduti freschi nel punto vendita all’Alpe<br />

<strong>Selviana</strong>, nei mercati locali ed a rivenditori di fiducia sensibili<br />

alla qualità biologica. I frutti coltivati all’Alpe <strong>Selviana</strong> sono<br />

infatti controllati dalla AIAB (Associazione Italiana<br />

Agricoltura Biologica), dal 23/07/03 dalla ICEA – Istituto per<br />

la Certificazione Etica ed Ambientale. Recano inoltre il marchio<br />

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Il grappolo di mirtilli giganti<br />

porta contemporaneamente<br />

frutti maturi e frutti acerbi.<br />

Notare i segni della grandine.<br />

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“Mirtilli del Mottarone”. Il marchio d’azienda è registrato dalla Cooperativa agricola “Il<br />

Glicine” che garantisce la provenienza dei frutti ed invita il consumatore a controllare di<br />

persona l’impianto di coltivazione.<br />

I frutti vengono anche trasformati in confetture, sciroppi, succhi e prodotti alcolici dalla<br />

stessa cooperativa.<br />

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I fiori del mirtillo gigante<br />

La pianta del mirtillo offre svariate applicazioni in<br />

campo medicinale. A titolo di esempio ne elenchiamo<br />

alcune: sono degli ottimi regolatori intestinali, in<br />

genere usati con funzione antidiarroica ed<br />

antisettica, un tempo utilizzati perfino in caso di<br />

colera e tifo. Hanno proprietà di vasocostrittore<br />

vengono infatti consigliati in caso di vene varicose e<br />

rottura di capillari (retina compresa), aumentano<br />

inoltre la percezione visiva notturna. Il mirtillo è<br />

uno dei pochi frutti prescritti in caso di diabete; il<br />

frutto ed il decotto di foglie pare funzionino come<br />

ipoglicemizzante (abbassano la glicemia). Per uso<br />

esterno gli impacchi di polpa e succo sono utili in<br />

caso di infiammazione della pelle e delle mucose:<br />

afta, eczemi, piaghe che stentano a cicatrizzare,<br />

fragilità delle gengive, disturbi emorroidali.<br />

Potrebbe anche favorire la crescita dei capelli.


4 LA GESTIONE DEL TERRENO<br />

In natura, alle nostre latitudini e sino a circa 2000 metri di altezza sul livello del mare<br />

(l’Alpe <strong>Selviana</strong> si trova a 6oo m scarsi sul livello del mare), si trova il clima ideale a<br />

favorire una vegetazione spontanea di tipo prevalentemente boschivo. Si deduce quindi che<br />

è stato l’uomo, con il suo intervento, a tagliare i boschi per costruire strade, paesi e città e<br />

dare spazio a campi, pascoli e prati.<br />

Nel bosco l’impatto dell’acqua piovana con il terreno viene frenato dalle chiome degli alberi,<br />

al suolo lo strato di materiale organico (foglie, rami secchi, aghi di conifere, felci, erba<br />

cespugli e muschio) ricopre il terreno mantenendolo soffice. Questo fa sì che l’acqua che<br />

cade dalla chioma venga facilmente assorbita dal terreno. <strong>Le</strong> radici degli alberi e dei<br />

cespugli tengono la terra ancorata al suolo, tale azione è importante soprattutto in luoghi<br />

scoscesi (come in montagna).<br />

Da quando l’uomo ha iniziato a coltivare (favorendo la crescita di alcuni vegetali al posto di<br />

altri) e ad allevare erbivori (anche il pascolo è una coltivazione) ha avuto bisogno di spiazzi<br />

senza alberi per permettere alla luce del sole di arrivare al suolo. In tempi preistorici si<br />

ricavavano questi spazi bruciando i boschi (lo stesso metodo viene utilizzato ancora oggi in<br />

Amazzonia).<br />

Tagliando il bosco il terreno rimane esposto all’acqua piovana che non reca danno se il<br />

terreno è in piano, ma lo erode se si trova in pendio.<br />

Quando l’uomo disbosca una zona, in modo particolare in montagna, la sottrae al corso<br />

naturale della sua evoluzione che ha impiegato milioni di anni per arrivare a quel punto. Si<br />

deve quindi prevenire il fenomeno del dilavamento (azione erosiva esercitata dalle acque<br />

meteoriche).<br />

Il terrazzamento è uno di questi metodi: la<br />

parte in piano permette di fermare il corso<br />

dell’acqua durante la pioggia e di favorirne<br />

l’assorbimento da parte del terreno. L’erba<br />

con le sue radici intrecciate forma la “cotica<br />

erbosa” (termine con cui si indica la “pelle”<br />

della terra) la cui funzione è quella di<br />

trattenere il terreno in caso di pioggia o di<br />

vento forte. La parte in piano del<br />

terrazzamento favorisce inoltre il passaggio<br />

di chi ci lavora.<br />

E’ molto importante tenere pulito il corso dei<br />

Mirtilleto all’Alpe <strong>Selviana</strong><br />

ruscelli poiché i rami caduti dagli alberi<br />

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potrebbero formare dighe e deviare così il corso dell’acqua che, scavandosi una nuova sede,<br />

porterebbe a valle tutto ciò che trova lungo il suo percorso.<br />

All’Alpe <strong>Selviana</strong> il terreno molto sabbioso, di origine prevalentemente morenica, richiede<br />

una particolare attenzione nell’applicazione dei metodi atti ad impedire il dilavamento del<br />

terreno.<br />

Nei luoghi particolarmente scoscesi i soci della Cooperativa Agricola “Il Glicine” hanno<br />

scelto di coltivare piante perenni in modo da limitare il rinnovo frequente delle piantagioni<br />

e quindi di movimentazione della terra. All’Alpe <strong>Selviana</strong> non è possibile coltivare vegetali<br />

che richiedono un’aratura annuale, se non limitatamente alle poche superfici piane. I<br />

temporali laverebbero via velocemente la parte fertile di terreno lasciando esposta la<br />

parte minerale depositata dai ghiacciai, se non addirittura il granito sottostante.<br />

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