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LE MOTIVAZIONI DI IAN LAWTON Per comprendere bene il motivo ...

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Introduction to Sitchin’s theories<br />

E’ un documento di introduzione che commenta la teoria di Sitchin di per se e inizia a<br />

esporre lievi critiche sui metodi. Una frase in particolare colpisce subito chi ha un minimo<br />

di cognizione su come avviene la ricerca storica e linguistica.<br />

Lawton riporta da un libro di Sitchin un racconto dell’ autore in cui parla di come ha<br />

iniziato a farsi domande e di come è nato <strong>il</strong> suo interesse verso la ricerca storica. L’<br />

episodio, che riguarda la gioventù scolastica di Sitchin, racconta che studiando la bibbia in<br />

classe egli domandò come mai la parola Nef<strong>il</strong>im veniva tradotta come ‘Giganti’ e non come<br />

‘Coloro che sono scesi’ visto che <strong>il</strong> termine ebraico Nafal significa appunto ‘scendere’.<br />

Dopo aver riportato l’ episodio come raccontato dallo stesso Sitchin, Lawton scrive:<br />

This experience proved to be the prototype for one of the major cornerstones<br />

of Sitchin’s work: the re-interpretation of a number of key words which appear<br />

in ancient texts in various languages. It is this approach, combined with the<br />

re-evaluation of archaeological and scientific evidence to support his theories,<br />

which led him to such a startling series of conclusions.<br />

In sostanza Lawton sostiene che <strong>il</strong> metodo che permette a Sitchin di raggiungere<br />

certe conclusioni è: ‘la reinterpretazione di alcune parole-chiave in testi di varie lingue’<br />

unito alla ‘reinterpretazione di evidenze scientifiche e archeologiche’ in modo che queste<br />

supportino le sue teorie. Lawton dipinge tutto questo comportamento e questa procedura<br />

come se fosse una cosa negativa. In realtà non lo è affatto. Quando si studia una lingua<br />

morta o che non si conosce, la procedura è proprio quella di riconoscere alcune parole<br />

chiave, assegnarli un significato o una serie di significati (nei modi più vari: da quello<br />

figurativo nel caso delle lingue pitografiche, a quello comparativo nel caso si trovi un testo<br />

b<strong>il</strong>ingue come nel caso della stele di Rosetta) che permettano di ottenere una frase di<br />

senso compiuto. Man mano che si identificano più parole-chiave, si delinea l’ intero<br />

significato, che poi viene interpretato.<br />

Facciamo un esempio proprio con <strong>il</strong> sumero:<br />

una tavola di Lagash (datata 2300 a.C.) commentata da Graham Cunningham<br />

(Syntax of sumerian multiword verbs – example n°1) riporta questa iscrizione:<br />

lugal ki an.na.ag.ga.ni dnin.gir.su.ra<br />

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