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vialattea magazine 2010-2011

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come tutte le creature buone, ne condivisero la<br />

solitudine angosciata. Aiutarlo, aiutarlo: ma come?<br />

Signore, dacci una mano tu: dì cosa possiamo fare,<br />

noi poveri fiori, immobili nel prato, per un bambino<br />

che piange, per la sua mamma che sta morendo...<br />

Gli angeli dal cielo guardavano commossi: le margherite<br />

protendevano le bianche corolle, quasi a<br />

supplicare.<br />

Una stella: ce ne sono tante in cielo, tante ... Strapparono<br />

una Stella dal cielo, la calarono dolcemente<br />

sulla terra. Dolce scese nella notte, come una<br />

carezza si posò su una corolla, al centro dei petali.<br />

E il fiore ed il prato si illuminarono: i petali si chiusero,<br />

punta contro punta, perché non sfuggisse il<br />

tesoro. Fu come una piccola lucerna: nella notte<br />

qualcosa di vivo, di amico. "Bambino, bambino"<br />

sussurrarono le margherite: "adesso non devi più<br />

avere paura del buio. Coglila, coglimi: non importa<br />

se poi morirà, la luce della Stella: non importa se poi<br />

morirò: coglimi e portami con te. Ti illuminerò la strada,<br />

ti sarò vicina fino al paese. Poi reclinerò il capo, e<br />

la luce si spegnerà. Ma tu avrai trovato il dottore, e la<br />

mamma guarirà. Bambino...". Con la mano tremante<br />

colse il fiore: la strada, sì, ora la riconosceva.<br />

Per tanti giorni non aveva più avuto tempo di<br />

correre nel prato, quanto da fare, in casa: e non<br />

pesare, soprattutto sulla mamma, che cominciava<br />

a poco a poco ad alzarsi, a riprendere forze, a<br />

fare i primi lavori, ma con calma, perché un nulla<br />

la stancava ancora ... Finché un mattino - e c'era,<br />

finalmente, una gran luce negli occhi, e un gran<br />

sorriso sulle labbra per tanto tempo schiuse solo<br />

all'urto dei singhiozzi – la mamma prese tra le sue<br />

la manina del bimbo: "Adesso il mio ometto mi<br />

accompagnerà fuori, per una bella passeggiata".<br />

Traversarono il cortile, lenti si avviarono lungo il<br />

sentiero del prato.<br />

E fu allora che vide: vide le margherite tutte fiere<br />

del gran cuore d'oro che il cielo aveva mandate ad<br />

ognuna di loro: premio all'amore, premio al sacrificio.<br />

Ognuna col suo gran cuore d'oro, senza luce perchè<br />

non c'erano bambini che avessero paura del<br />

buio, ma - dice la leggenda - pronte ancora ad illuminarsi,<br />

a offrirsi, ogni volta che una lacrima od un<br />

grido d'aiuto giunga a sfiorarle nella notte.<br />

La stella alpina<br />

Ti vorrei dare questa stella alpina.<br />

Guardala: è grande e morbida.<br />

Sul foglio, pare un'esangue mano abbandonata.<br />

Sbucata dalle crepe di una roccia,<br />

o sui ghiaioni, o al ciglio di una gola,<br />

là si sbiancava alla più pura luce.<br />

Prendila: è monda e intatta. (A. Pozzi)<br />

In bilico sui crepacci, esili sull'orrido dei burroni, le<br />

stelle alpine invitano ad osare; spesso, il sussurro<br />

lieve d'un richiamo, oppure il ghermire improvviso<br />

tra l'oblio delle vette, dove il fascino dell'irraggiungibile<br />

sfiora con gelida carezza di morte.<br />

Aride come la sofferenza, splendide come gocce<br />

purissime d'argento velate dal rimorso dell'amore<br />

tradito, le stelle alpine perpetuano il dolore senza<br />

conforto e senza speranza della Dama Bianca, regina<br />

delle nevi eterne.<br />

Siede la Dama lassù, dove la roccia stenta a scrollarsi<br />

di dosso il manto che autunno e inverno e<br />

primavera tessono instancabili e l'estate non ripone<br />

perché troppo breve è il tempo e impari sono<br />

le forze: lassù dove i monti paiono aver rubato,<br />

all'azzurro cosi vicino, miriadi di stelle che danzano<br />

sbarazzine al vento o sorridono nel gioco di<br />

mille colori, sul soffice letto che il cielo ha posato<br />

in silenzio, tra cime ed abissi. Siede sul trono<br />

di ghiaccio, e l'ululato delle bufere e l'omaggio<br />

che monti, venti, tormente depongono ai suoi<br />

piedi. Siede immobile ed altera: il manto la fascia<br />

con l'ermellino del suo candore e lo scintillio dei<br />

suoi gioielli; nello sguardo, nel fondo degli occhi<br />

si specchiano i ghiacciai, corruscano le nubi, ammiccano<br />

le stelle, giocano gli orizzonti, cantano gli<br />

ardimenti. Ma la difendono i folletti armati con le<br />

lance di cristallo: perché la Dama attira ma non si<br />

dà, è conquista senza compimento, sogno senza<br />

risveglio, illusione senza speranza. E l'alpinista che<br />

montagna<br />

d'improvviso incontra il suo sguardo, beve nella<br />

dolcezza del suo sorriso, è come l'innamorato che di<br />

sente il cuore impazzire alle soglie dell'incontro<br />

atteso, invocato e temuto. Temuto nell'attesa, non<br />

più ora che in quegli occhi e in quel sorriso c'è<br />

ansia, promessa e appagamento. Egli non sente<br />

nello sguardo di gelo la vanità dell'invito: è la vita leggende<br />

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