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anni. Fu scoperto il luogo: e ne venne grande lotta,<br />
ed i soldati che volevano liberarla calpestarono<br />
e distrussero le rose. Vinse dapprima Laurino, e<br />
cercò la pace: poi, ingannato, fu preso prigioniero.<br />
Una sera d’inverno, riuscì a fuggire tre le sue montagne.<br />
Ma odiò le rose: esse hanno fatto scoprire il<br />
mio regno. E fu la vendetta: le rose scomparvero,<br />
non potevano più vedersi né di giorno né di notte.<br />
Ma aveva dimenticato, Laurino, il crepuscolo: così<br />
ogni giorno, dopo il tramonto, si rivedono le rose<br />
del giardino incantato: e la gente della montagna<br />
esce al ammirare quel gran manto meraviglioso<br />
che si stende alto sulle cime, quel gran manto di<br />
rose che c’era, tutto il giorno, quando gli uomini<br />
erano più buoni.<br />
Così l’uomo, che doveva trovare nel “Rosengarten”<br />
una felicità cristallina come l’acqua delle fonti, fu<br />
punito dalla sua cattiveria: e del fulgore del “Rosengarten”<br />
non resta, fra rovine e desolazione, che<br />
qualche rara timida rosa delle Alpi.<br />
Ma dove la neve concede un piccolo spazio avaro,<br />
e più giù, dove le praterie ondeggiano al vento<br />
dei ghiacciai, è ancora tutto un trionfo di vita,<br />
scintillante di gemme, segnato da pennellate di<br />
purissimo smalto. Eppure “là ove qualsiasi paesaggio<br />
su eclissa di fronte al quadro sfolgorante di un<br />
prato gioioso di fiori nel pieno splendore del sole”, le<br />
leggende sono talvolta tristi, e parlano di pianto,<br />
e anche di morte.<br />
Come a rimordente ricordo di un’altra bellezza<br />
smarrita per sempre: o perché anche nella felicità,<br />
l’anima umana coglie – lieve come una brezza –<br />
un brivido di dolore: e il giglio di montagna ed il<br />
garofano, ad esempio, possono così nascere solo<br />
“da un povero cuore umano che più non batta e non<br />
ami”.<br />
Fiori e bambini: tante leggende li hanno protagonisti,<br />
poesie della natura e dell’esistenza, miracolo<br />
entrambi. Anch’essi sono spesso segnati dal<br />
dolore: quasi a ricordare che non è tutto gioia, se<br />
anche il sorriso timido di un bimbo può spegnersi<br />
in una lacrima. E sovente il fiore è tenerezza, commozione:<br />
sentimento d’amore, di partecipazione.<br />
Può essere l’aiuto concreto, la sorpresa per un<br />
gesto di generosità: sensazioni sfumate sempre<br />
di delicatezza, come il palpito d’un petalo che è<br />
nulla e sa di immenso.<br />
Il “Nontiscordardimè”<br />
Giovani, innamorati, passeggiavano, sul sentiero<br />
che alto costeggiava il fiume, i loro sogni, la loro<br />
felicità. E sulla scarpata strapiombante sulle acque<br />
tumultuose vide, la ragazza, un morbido cuscino<br />
di miosotis che le acque minacciavano nello scorrere<br />
furioso. Negli occhi, nelle parole di lei colse,<br />
l’innamorato, la preoccupazione per quell’avvicinarsi<br />
dell’acqua al tenero sorriso della primavera.<br />
La sfumatura di rimpianto suonò nel suo cuore:<br />
affrontò la ripa scoscesa per salvare quel nulla che<br />
sapeva… di sole, di vita nuova…<br />
Ma infida era la prova, e traditrici le pietre: e mancò<br />
il piedi, e inarrestabile fu la caduta: la mano alla<br />
ricerca disperata di un sostegno afferrò il piccolo<br />
cuscino azzurro. Deboli erano le radici, e la mano<br />
strinse quel pugno di fiori, lo staccò da terra.<br />
Tentò la ragazza il disperato soccorso: il braccio<br />
teso, solo sfiorò la mano irrigidita nell’attesa di<br />
aiuto, e ne colse il ciuffo di fiori; e mentre l’acqua<br />
travolgeva il corpo smarrito, una voce nel gran<br />
ruggito del torrente invocò: “non dimenticarmi…”.<br />
Non dimenticò l’innamorata, sconvolta nel suo<br />
dolore, e poco sopravvisse a quel tragico momento:<br />
“nontiscordardimè…”. Non dimenticò: e l’eterno<br />
ricordo volò nel tempo con il nome del piccolo<br />
fiore azzurro…<br />
leggende di montagna<br />
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