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Alberto Casse<br />
LE EMOZIONI<br />
“La natura è emozione e stupore. Una pianta, un animale, una corolla di un fiore, una zampa, le fronde che toccano<br />
il cielo. Al ritmo del passo lento, con la macchina nello zaino alla ricerca di una nuova emozione. L’attesa<br />
di un animale, del muso che esce da una tana o che fa capolino tra i cespugli … quando quegli stambecchi mi<br />
guardano dall’alto di quella roccia sembra che aspettino un ‘clic’, un clic continuo e persistente 5, 10, 20 scatti,<br />
scatti che amo quanto i miei sci… Così, grazie al maestro della fotografia Massimo Sebastiani, giorno dopo<br />
giorno, scatto dopo scatto, ho imparato segreti, a cogliere particolari e sfumature, ad apprezzare cose che prima<br />
nemmeno vedevo… Sono stato sciatore agonista, allenatore, maestro di sci, si dice che il primo amore non<br />
si scorda mai, ma non avevo fatto i conti con delle nuove emozioni. Allo stesso modo anche la passione per la<br />
caccia sta scemando… un clic e porto a casa l’animale … vivo”.<br />
GLI OCCHI DEL LUPO<br />
“Sapevo che era in quella zona, ero salito più volte per fotografarlo, ma ogni mio tentativo era sempre stato<br />
vano. Quella mattina di fine agosto (<strong>2010</strong> ndr) come al solito avevo lasciato l’auto e mi ero incamminato verso<br />
la montagna. Era appena l’alba. Dopo circa un’ora di marcia un fatto inconsueto ed inaspettato: 8, 9 femmine<br />
di cervo davanti a me, spaventate. Ma ciò che allora mi colpì è che tutte quante camminavano nella medesima<br />
direzione, poi si arrestavano e quasi in contemporanea si voltavano guardando indietro, quasi di fianco, alla<br />
loro altezza. Mi ricordo che subito pensai a qualcuno, a qualcosa che le aveva turbate e mi venne spontaneo,<br />
quasi naturale, farmi vedere dinanzi a loro. Ciò nonostante le femmine non distoglievano lo sguardo, fosse stata<br />
però una persona sarebbero partite, scattate via, sono solite farlo. Questa volta no, erano come interessate<br />
nel capire che cosa c’era là…<br />
Decisi, vado in quella direzione… Prima un tratto di montagna piuttosto ripido, poi un pianoro, 100 metri quadri<br />
non di più, solo rododendri e cespugli radi. D’un tratto in un angolo intravidi quattro zampe che si muovevano<br />
tagliando l’aria, dal basso all’alto per intenderci. Pensai c’è un cane e si sta strofinando la schiena sull’erba<br />
… Poi l’animale si acquatta e … allora ho capito che era un lupo. Il lupo a 20 metri da me. Allora ho fatto un<br />
passo indietro, una grossa pietra mi ha permesso di nascondermi. Solo fuori l’obbiettivo e la mano decisa per<br />
scattare la foto ferma quanto più possibile. Penso che le mie pulsazioni in quel momento saranno state sui 130<br />
battiti. Mi sono concentrato, ho pensato alla tecnica adottata dai biathlonisti, quasi non respiravo. Poi il lupo si<br />
tira su, alza la testa, annusa qualcosa nell’aria, rincula e scende da un dirupo dietro di lei. Sì, era una bella lupa<br />
paciosa, mi sembrava con la pancia piena, forse i cervi visti prima ne avevano aimè un brutto ricordo.<br />
Rimasi lì qualche minuto ancora, sopraffatto dall’emozione, non credevo ai miei occhi, dopo una vita che lo<br />
cercavo, lo avevo preso, immortalato: è lui! Poi ricordo solo una discesa mozzafiato verso l’auto ed il fotografo:<br />
la mia mano sarà stata ferma?”.