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cendio che interessò la riservetta munizioni, e soltanto<br />
il pronto accorrere di alcuni artiglieri impedì<br />
una catastrofe. Alle 18.05 venne colpita anche la<br />
torre 2 e, poco dopo, la 6.<br />
Quando, intorno alle 20, cessò il tiro, il bilancio<br />
per gli italiani si rivelò drammatico: nove artiglieri<br />
morti e una cinquantina feriti, sei torri su otto<br />
completamente inutilizzabili, la teleferica distrutta<br />
e tutti i collegamenti interrotti.<br />
Il 22 giugno lo Chaberton comunicò di essere ancora<br />
in grado di sparare con la 7a e l'8a torre, cosa<br />
che fece fino a sera, mentre i francesi spararono<br />
ancora alcuni colpi senza ottenere risultati degni<br />
di nota.<br />
Il 23 giugno lo Chaberton appoggiò l'attacco di<br />
alcune compagnie del 30° Fanteria della divisione<br />
Assietta, mentre i francesi tirarono ancora contro<br />
il forte. Il giorno seguente i mortai di Poét-Morand<br />
fecero partire ancora qualche colpo, ma la guerra<br />
ormai stava per finire e infatti l’armistizio del 24<br />
giugno pose fine al bombardamento francese.<br />
Abbandonata completamente dopo l’8 settembre<br />
1943, la batteria fu nuovamente occupata da<br />
reparti della Folgore della R.S.I. nell'autunno del<br />
1944, in coincidenza con l'avanzata delle truppe<br />
alleate nella Valle della Durance.<br />
Le severe clausole del Trattato di Pace del 1947<br />
assegnarono i ruderi della fortificazione e una cospicua<br />
parte del monte Chaberton alla sovranità<br />
francese, dipartimento delle Alte Alpi, comune di<br />
Névache. La storia del più famoso forte si concluse<br />
nell'estate di dieci anni dopo, quando salirono<br />
sulla vetta gli operai di una ditta specializzata, con<br />
il compito di smantellare totalmente le casematte<br />
e i relitti arrugginiti delle bocche da fuoco, recuperando<br />
l’acciaio e i materiali in qualche modo<br />
riutilizzabili. Rimasero solo più i ruderi delle otto<br />
torri, a testimoniare l’esistenza di quello che era<br />
stato, nei primi anni del xx secolo, il forte più alto<br />
d’Europa. Inaccessibile, invulnerabile: questi sono<br />
gli aggettivi più utilizzati al tempo e che oggi riecheggiano<br />
nelle ricostruzioni di numerosi storici<br />
e appassionati. Sicuramente al momento dell’ide-<br />
azione (1898) il livello tecnologico raggiunto dalle<br />
artiglierie non era tale da far supporre che un<br />
mortaio, posizionato in un sito non visibile dalla<br />
sommità dello Chaberton, avrebbe potuto raggiungere<br />
la batteria a 3.130 metri di quota, né<br />
l’aviazione aveva ancora visto la luce, risalendo al<br />
1903 il primo volo dei fratelli Wright. Ma da quel<br />
momento al successivo in cui, giugno 1940, quella<br />
batteria entrò effettivamente in attività, di anni<br />
ne passarono ben 42: è possibile che nessuno, in<br />
quel quasi mezzo secolo, si sia reso conto della<br />
rapida obsolescenza strategica cui era soggetta<br />
la batteria? Nessuno realizzò che, da inviolabile,<br />
la cima dello Chaberton si era trasformata in facile<br />
bersaglio? P.G. Corino, nel suo “La montagna<br />
fortificata” avanza l’ipotesi che la cosa fosse stata<br />
presa in considerazione: “Alcuni interventi attuati<br />
nelle viscere della montagna fanno pensare ad una<br />
presa di coscienza della non felice sistemazione delle<br />
artiglierie, seguita dall'avvio di un possibile intervento<br />
di spostamento dell'armamento in casematte<br />
in caverna, ma al riguardo non si è rintracciata documentazione<br />
che supporti tale ipotesi, al di là di<br />
alcuni cenni in rapporti non ufficiali.”<br />
Ciò non toglie, tuttavia, che la vita operativa della<br />
batteria dello Chaberton non sia durata che lo<br />
spazio di una settimana, dai primi colpi sparati il<br />
16 giugno all’armistizio del 24 giugno 1940, e che<br />
vi abbiano perso la vita dieci militari italiani, i nove<br />
Una immagine del mortaio Schneider da 280 mm., l’arma che<br />
colpì la batteria dello Chaberton sparando da Poet Morand ed<br />
Eyrette, località francesi nel vallone di Cervières, presso Briançon,<br />
nascoste alla vista degli artiglieri italiani di stanza sulla cima<br />
dello Chaberton.<br />
territorio<br />
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