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PREMESSA Il presente progetto nasce dalla curiosità suscitata ...

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anche in Stat.Theb.2,508s., detto del pasto incompiuto della Sfinge di Edipo, e in<br />

Sil.6,159s., ancora in riferimento al pasto di un mostro divoratore: probabilmente<br />

il poeta romagnolo la abbandona perché evocatrice di immagini troppo cruente ed<br />

estreme (quelle di mostri, appunto), non consone a descrivere un animale, che si<br />

sta progressivamente avvicinando all’uomo. Quanto alla iunctura feram<br />

…sequacem, si ricorderà che in latino l’aggettivo sequax, con –ax suffisso in<br />

genere peggiorativo, è usato per indicare chi segue assiduamente ed<br />

instancabilmente, o meglio chi non desiste dal seguire qualcuno o qualcosa: il<br />

lupo-cane pascoliano è perfettamente descritto, nella propria insistenza nel seguire<br />

l’uomo, da questo epiteto, tanto da ricordare, per esempio, le caprae sequaces di<br />

Verg.Georg.2,374, che avidamente cercano le erbe e i rami teneri di cui nutrirsi.<br />

Nella poesia italiana del Pascoli, sequax compare in PC-Solon, 59s. in cui si legge<br />

“la chiarità sequace” 235 : per il latinismo il Nava rinvia al dantesco Purg.XVIII,40<br />

“l’ mio seguace ingegno” e XXI,106 “riso e pianto son tanto seguaci” 236 .<br />

Passiamo ora all’analisi della seconda sezione. I due versi definitivi nam plena<br />

palus secreverat imbri/ nocturno tectum non aeque vespere tutum di f.32 sono<br />

preparati a partire da una sezione molto più ampia ed articolata al f.8, sulla quale<br />

il poeta interviene con numerose cancellature e semplificazioni: intra tectum<br />

namque imber homullum/ continuit [xxx] nocte, subito cancellato a favore di [ ]<br />

forte palus excreverat imbri (con excreverat sostituito da secreverat), continuato<br />

al verso successivo con nocturno reditumque, dove nocturno è da riferirsi a imbri.<br />

Ma il poeta cancella subito reditumque per continuare con [ ] casulam satis, e<br />

cancellato satis, procede con non aeque vespere tutam; quindi, appronta una<br />

versione intermedia e più concentrata al f.11, dove leggiamo due versi in una<br />

forma ancora provvisoria ma molto vicina a quella definitiva: nam forte palus<br />

secreverat imbri/ nocturno casulam non aeque vespere tutam. Analizziamo il<br />

divenire del primo dei due versi: il tema della inondazione notturna è dapprima<br />

rappresentato come un fatto occasionale (forte) che produce il rigonfiarsi della<br />

235<br />

Solon è pubblicata per la prima volta ne “<strong>Il</strong> Convito” dell’aprile 1895, quindi è inserita in PC<br />

nell’agosto del 1904 (Nava 2008, p.9).<br />

236<br />

Nava 2008, p.18 nota al v.59<br />

152

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