Reis glorios - Dipartimento di Filologia Moderna
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Un testimone siciliano <strong>di</strong> <strong>Reis</strong> <strong>glorios</strong> 41<br />
a un congresso del 1980, pubblicata a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> molti anni, Roberto<br />
Antonelli stu<strong>di</strong>ava l’eventuale presenza <strong>di</strong> lezioni <strong>di</strong> T nella resa che<br />
Rinaldo d’Aquino, in Poi li piace ch’avanzi suo valore (PSs 7.3), dà <strong>di</strong><br />
alcuni versi della pluritestimoniata Chantan volgra mon fin cor descobrir<br />
(BdT 155,6), anch’essa <strong>di</strong> Folchetto <strong>di</strong> Marsiglia (è la canzone che<br />
in T imme<strong>di</strong>atamente precede A vos, midontç): in almeno un caso, il<br />
v. 1 della canzone <strong>di</strong> Rinaldo, corrispondente al v. 7 <strong>di</strong> Chantan volgra,<br />
la lezione utilizzata è certamente fornita dal folto gruppo <strong>di</strong> manoscritti<br />
tra cui figura anche T (valor, non lauzor <strong>di</strong> un altro gruppo). Per<br />
Umile core e fino e amoroso (PSs 13.4) <strong>di</strong> Iacopo Mostacci, che traduce<br />
Longa sazon ai estat vas amor (BdT 276,1), <strong>di</strong> controversa attribuzione,<br />
la perizia rinviava invece non precisamente a T, che al v. 1 ha la<br />
lezione isolata Lonjamen (non Longa sazon, tradotto da Mostacci al v.<br />
2 in lungia stagione), ma a un raggruppamento <strong>di</strong> cui T fa comunque<br />
parte (CTf: anche f, provenzale, è riconducibile a y) 58 . Come si vede,<br />
i risultati dell’indagine <strong>di</strong> Antonelli, benché basata su pochissimi elementi,<br />
si rivelavano proficuamente problematici, dal momento che dati<br />
in apparenza contrad<strong>di</strong>ttori costringevano a gettare lo sguardo, nella<br />
ricerca delle fonti, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> un singolo manoscritto.<br />
Il confronto tra i due testimoni dell’alba, ovvero tra due versioni<br />
linguisticamente omogenee dello stesso componimento e non più tra<br />
una traduzione e il suo modello, mette ora allo scoperto un elevato numero<br />
<strong>di</strong> coincidenze che costituisce la tangibile prova della presenza<br />
<strong>di</strong> un antecedente <strong>di</strong> T in ambienti siciliani. I nuovi dati acquisiti ripropongono<br />
sotto una <strong>di</strong>versa luce anche la questione della tracciabilità<br />
della tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> T a partire dalla Sicilia, insolubile sulla sola<br />
base dell’unicum folchettiano. Com’è noto, in T coesistono due componenti,<br />
una espressione del collettore linguadociano y, l’altra del collettore<br />
veneto-occidentale ε: per il testo dell’alba, T, con M ün , concorda<br />
con CR (y) opponendosi a E, espressione <strong>di</strong> ε (oltre che <strong>di</strong> y) 59 , a P,<br />
58 R. ANTONELLI, Traduzione-tra<strong>di</strong>zione. La tra<strong>di</strong>zione manoscritta provenzale e la<br />
Scuola siciliana, in «E vós, tágides minhas». Miscellanea in onore <strong>di</strong> Luciana Stegagno Picchio,<br />
a cura <strong>di</strong> M. J. De Lancastre, S. Peloso, U. Serani, Viareggio-Lucca 1999, pp. 49-61,<br />
alle pp. 51-57. Meno cogenti, per ammissione dell’autore stesso, gli accertamenti <strong>di</strong> critica<br />
‘esterna’, come la presenza in Tf <strong>di</strong> canzoni sicuramente note ai Siciliani o contenenti ingre<strong>di</strong>enti<br />
topici riutilizzati in seno alla Scuola.<br />
59 ZUFFEREY, Recherches linguistiques cit., p. 171, parla della «double dépendance»<br />
<strong>di</strong> E dalle due famiglie.