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Reis glorios - Dipartimento di Filologia Moderna

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Un testimone siciliano <strong>di</strong> <strong>Reis</strong> <strong>glorios</strong> 39<br />

Siamo quin<strong>di</strong> in presenza dell’unica testimonianza manoscritta<br />

<strong>di</strong> un trovatore riferibile all’Italia meri<strong>di</strong>onale estrema finora nota ed<br />

è giustificato porci delle domande sul significato <strong>di</strong> questa eccezionale<br />

reliquia.<br />

Giraut de Borneil aveva trascorso insieme con il suo signore Ademaro<br />

V <strong>di</strong> Limoges <strong>di</strong>versi mesi a Messina nell’inverno 1190-91, durante<br />

i preparativi per la terza crociata guidata da Riccardo Cuor <strong>di</strong> Leone.<br />

Sarebbe imprudente, anche se niente può essere escluso, immaginare<br />

che l’alba, già composta, avesse messo ra<strong>di</strong>ci in quella occasione<br />

nella giulleria locale, tramandandosi in loco, attraverso passaggi scritti<br />

e orali, prima <strong>di</strong> giungere alle orecchie o nelle mani del nostro me<strong>di</strong>co.<br />

Quello che colpisce è che il testo <strong>di</strong> M ün rivela una stretta parentela con<br />

T: come abbiamo visto, ben nove lezioni in comune. EPS g fanno gruppo<br />

per la lezione <strong>di</strong> 11 (= v. 15) si·us consec enans l’alba, isolando CRT,<br />

tutti e tre (T solo in parte) riconducibili al collettore y, messo insieme<br />

tra Narbona e Béziers prima del 1288 52 , e M ün . La lezione <strong>di</strong> 13 (= v.<br />

17) estelas CPS g , estella T, trasversale ai due gruppi, non è significativa<br />

perché facilior e perché sembra un errore <strong>di</strong> ripetizione da 23 (= v. 8).<br />

RT e M ün vanno insieme per la lezione <strong>di</strong> 24 (= v. 9) adus, e RT, da soli,<br />

per la strofe aggiunta alla fine, la risposta del compagno. L’opposizione<br />

EPS g /CRTM ün sembra non trovare conferma a 23 (= v. 7), dove tutti,<br />

all’infuori <strong>di</strong> M ün , al primo emistichio leggono non dormatz plus (non<br />

dormiatz C), al secondo EPRS g senher si a vos platz (introducendo un<br />

mot tornat), C suau vos ressidatz e T qe·l giorn es apropciatç. A parte le<br />

due <strong>di</strong>stinte variazioni <strong>di</strong> CT, il verso risulta dal goffo incollaggio, a cui<br />

CT hanno cercato <strong>di</strong> porre parziale rime<strong>di</strong>o, del primo emistichio del v.<br />

12 con il secondo del v. 2 (dove peraltro senher è riferito a Dio, qui invece<br />

all’amico). Come si è detto, la lezione genuina è forse trasmessa, sebbene<br />

in una forma quasi irriconoscibile, proprio da M ün , sicché dobbiamo<br />

pensare o che questo testimone <strong>di</strong>pendesse da una fonte perduta che<br />

la conservava o che il rifacimento del verso recepito dai sei canzonieri<br />

sia avvenuto in una fase successiva al congelamento del testo <strong>di</strong> M ün 53 .<br />

Salvo che per la lezione <strong>di</strong> 24 con<strong>di</strong>visa anche con R, a cui va aggiunto<br />

il vocativo con “dolce” contenuto nella strofe apocrifa dello stesso co<strong>di</strong>-<br />

52 AVALLE, I manoscritti cit., pp. 89-92.<br />

53 Alla base della <strong>di</strong>ffrazione in praesentia deve esserci la rara locuzione avverbiale<br />

en estans, probabilmente corrotta e perciò non facilmente ricostruibile dai copisti (ve<strong>di</strong> il<br />

mio L’angelo dell’alba cit., pp. 65-66).

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