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La creazione del mito di Gilles Villeneuve attraverso la stampa ...

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CONCLUSIONE<br />

Il giornalismo sportivo è ricco <strong>di</strong> neologismi, forestierismi, metafore e aggettivi retorici. Con queste<br />

componenti i giornalisti creano uno stile partico<strong>la</strong>re, capace <strong>di</strong> far prevalere <strong>la</strong> retorica<br />

<strong>del</strong>l’avvenimento sull’informazione. Così una gara, una vittoria, una sconfitta passando per il<br />

linguaggio sportivo si tramutano in: un’impresa epica, una sfida titanica, un <strong>mito</strong>.<br />

I lettori dei quoti<strong>di</strong>ani sportivi o comunque <strong>di</strong> settimanali specializzati hanno bisogno <strong>di</strong> un eroe nel<br />

quale identificarsi, per il quale tifare, con il quale soffrire per una sfida perduta e gioire per una<br />

vittoria inattesa ma sperata. Lo sport è evasione dalle angustie <strong>del</strong><strong>la</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana ed il<br />

giornalismo aiuta a creare questo mondo parallelo, quasi <strong>mito</strong>logico, dove gli atleti sono creature<br />

<strong>del</strong> bene e vincono contro il male, identificato in un avversario meno simpatico.<br />

Il terreno più fertile per questo tipo <strong>di</strong> giornalismo sportivo è sicuramente <strong>la</strong> Formu<strong>la</strong> Uno o più in<br />

generale gli sport motoristici. In quest’ambiente è facile creare un eroe, i piloti sono considerati dei<br />

cavalieri <strong>del</strong> rischio, combattono sui circuiti per ottenere onore e gloria e ad ogni metro, ad ogni<br />

curva rischiano <strong>la</strong> vita. L’ombra <strong>del</strong><strong>la</strong> morte è sempre presente, elemento che aumenta <strong>la</strong><br />

drammaticità <strong>del</strong>l’evento.<br />

<strong>Gilles</strong> <strong>Villeneuve</strong> incarnava tutti gli aspetti <strong>del</strong>l’eroe: proveniva da umili origini, era padre <strong>di</strong> famiglia,<br />

viveva in modo semplice nonostante gli ingaggi sempre più cospicui, guidava una Ferrari, amava <strong>la</strong><br />

velocità e cercava il limite, sempre e comunque, non solo al vo<strong>la</strong>nte <strong>di</strong> una monoposto <strong>di</strong> Formu<strong>la</strong><br />

Uno ma anche in elicottero, con il motoscafo o in autostrada. <strong>Villeneuve</strong> era <strong>la</strong> sfida fatta uomo,<br />

lottava sempre e comunque, fino al<strong>la</strong> fine, non si arrendeva mai e poi c’era quell’in<strong>di</strong>struttibilità:<br />

cercando <strong>di</strong> superarsi e migliorarsi <strong>di</strong>struggeva le auto che guidava, ma da ogni incidente usciva<br />

miracolosamente illeso, sembrava immortale, fino a quell’8 maggio 1982.<br />

Il ruolo <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>stampa</strong> sportiva è stato quello <strong>di</strong> testimoniare e raccontare le imprese <strong>del</strong>l’aviatore<br />

canadese. I giornalisti, anch’essi fondamentalmente tifosi, si <strong>di</strong>visero. Molti criticarono le corse<br />

sperico<strong>la</strong>te <strong>di</strong> <strong>Gilles</strong>, soprattutto ad inizio carriera. Altri si affezionarono a lui. Gerald Donaldson<br />

scrisse una biografia sul pilota scomparso, riportando anche il partico<strong>la</strong>re rapporto <strong>di</strong> <strong>Villeneuve</strong> e <strong>la</strong><br />

<strong>stampa</strong> italiana in primi ed internazionale poi.<br />

“ Fra i giornalisti italiani <strong>di</strong>ventarono col tempo dei sostenitori <strong>di</strong> <strong>Villeneuve</strong>, come per esempio Pino Allievi,<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Gazzetta <strong>del</strong>lo Sport, che sottolinea: “in principio quasi tutta <strong>la</strong> <strong>stampa</strong> scriveva male <strong>di</strong> lui, dando<br />

un’immagine opposta <strong>di</strong> quello che, in effetti, era. Piaceva a pochi, e tra questi a Franco Lini e a me. Ma è<br />

stato interessante vedere come, dopo un paio <strong>di</strong> anni, abbiamo cambiato tutti opinione su <strong>di</strong> lui. <strong>Gilles</strong> era<br />

una persona molto gentile e inoltre si era creato un’ottima immagine in Italia. Il suo stile <strong>di</strong> vita, il fatto <strong>di</strong><br />

andare alle corse con il motorhome con tutta <strong>la</strong> sua famiglia, tutto questo era un’ottima pubblicità per <strong>la</strong> sua<br />

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