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La creazione del mito di Gilles Villeneuve attraverso la stampa ...

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Il giornalista Athos Evangelisti criticò duramente <strong>Gilles</strong>…<br />

<strong>Villeneuve</strong> era uno che andava criticato. <strong>Gilles</strong> è sempre stato criticato dai suoi colleghi. Non era<br />

simpatico agli altri piloti perché in quell’ambiente c’era molta invi<strong>di</strong>a e poi perché quando era in<br />

pista creava spesso situazioni <strong>di</strong> pericolo e metteva in crisi molti altri. Era un personaggio scomodo.<br />

A me piaceva, mi <strong>di</strong>vertiva.<br />

Alcuni lo lodavano e altri lo criticavano, che cosa suscitava questo sentimento <strong>di</strong><br />

amore/o<strong>di</strong>o?<br />

E’ normale. <strong>La</strong> storia <strong>del</strong>lo sport è basata su personaggi come <strong>Gilles</strong> <strong>Villeneuve</strong>, capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre<br />

tutti, dall’opinione pubblica ai semplici tifosi. Comunque anche gli anti-<strong>Villeneuve</strong> devono<br />

riconoscere il coraggio e l’ar<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> pilota canadese.<br />

Molti articoli <strong>del</strong>l’epoca riportano epiteti antonomastici fra i quali: l’aviatore, Nivo<strong>la</strong>neuve,<br />

Topolino, <strong>la</strong> Febbre <strong>Villeneuve</strong> ecc.<br />

Aviatore lo chiamavano i meccanici <strong>del</strong><strong>la</strong> Ferrari e questo soprannome venne utilizzato anche sul<strong>la</strong><br />

carta <strong>stampa</strong>ta. Il paragone fra Nuvo<strong>la</strong>ri e <strong>Villeneuve</strong> è un po’ azzardato, non ho mai visto correre<br />

Tazio Nuvo<strong>la</strong>ri però so che era un tipo <strong>di</strong> pilota molto tecnico, al contrario <strong>di</strong> <strong>Gilles</strong>. <strong>Villeneuve</strong> non<br />

era un calco<strong>la</strong>tore.<br />

“Topolino” non l’ho mai sentito. <strong>La</strong> Febbre <strong>Villeneuve</strong> era uno slogan usato per promuovere il Gran<br />

Premio <strong>del</strong> Canada nel 1979. <strong>La</strong> città <strong>di</strong> Montréal era letteralmente tappezzata con ban<strong>di</strong>erine<br />

triango<strong>la</strong>ri sulle quali c’era scritto: “<strong>La</strong> fièvre <strong>Gilles</strong> <strong>Villeneuve</strong>”. In Italia fu utilizzato dal settimanale<br />

Autosprint ma era più che altro un soprannome, non descriveva un vero e proprio fenomeno come<br />

accadde in Canada. Qualcuno lo utilizzò come titolo per una biografia, comunque non c’è da<br />

stupirsi, in Italia spesso si copia, quando un giornalista non ha fantasia rispolvera neologismi<br />

importati dall’estero.<br />

I soprannomi più <strong>di</strong>ffusi sui quoti<strong>di</strong>ani italiani furono senza dubbio l’aviatore e poi, dopo <strong>la</strong> morte <strong>di</strong><br />

<strong>Villeneuve</strong>, comparve anche “<strong>la</strong> cometa Gil”.<br />

Che ruolo assumeva <strong>la</strong> <strong>stampa</strong> sportiva, in rapporto al<strong>la</strong> Formu<strong>la</strong> Uno, al<strong>la</strong> fine degli anni<br />

Settanta, inizio anni Ottanta?<br />

In quegli anni <strong>la</strong> Formu<strong>la</strong> Uno andò affermandosi come lo sport più seguito in Italia, secondo solo al<br />

calcio. Ci fu una grande attenzione anche perché in quel momento <strong>la</strong> Ferrari, scuderia italiana,<br />

aveva un ruolo <strong>di</strong> primo piano nel campionato <strong>del</strong> mondo, vinse nel ’77 con <strong>La</strong>uda e nel ’79 con<br />

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