Rassegna dell'Esercito 2/2013 - Esercito Italiano - Ministero della ...
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RECENSIONI<br />
struzione di quella che fu la guerra civile del<br />
Libano e si addentra in un’antropologica analisi<br />
<strong>della</strong> società e <strong>della</strong> politica libanese, fatta<br />
di complotti e repentini cambi di alleanze.<br />
Una società e un popolo accogliente che<br />
nel giro di trent’anni di guerra ha accolto e<br />
poi respinto, e in certi casi umiliato, i numerosi<br />
eserciti e contingenti multinazionali<br />
che hanno cercato di portare la pace e<br />
garantire stabilità al Libano.<br />
Fisk è spettatore diretto e duro critico del<br />
drammatico intervento americano e di<br />
quello francese a Beirut nel 1983 così<br />
come dei continui e indiscriminati attacchi<br />
israeliani che fanno da filo conduttore sia<br />
nell’invasione del 1982 sia nel drammatico<br />
bombardamento di civili avvenuto a Qana<br />
nel 1996.<br />
Raccapriccianti le descrizioni dell’autore nel<br />
tentare di raccontare le scene di disperazione<br />
dei sopravvissuti al massacro perpetrato<br />
dalle milizie falangiste con il tacito assenso<br />
dell’<strong>Esercito</strong> israeliano nel campo profughi<br />
palestinese di Sabra e Shatila nel 1982.<br />
Particolarmente duri i giudizi dell’autore<br />
nell’analizzare la condotta bellica e la politica<br />
delle cannoniere portate avanti dagli<br />
Stati Uniti nel vano tentativo di sostenere il<br />
sempre più debole Amin Gemayel assediato<br />
dai drusi e dal nascente movimento<br />
di guerriglia composto da sciiti libanesi che<br />
costituirà l’ossatura di Hezbollah.<br />
Di segno nettamente opposto il giudizio di<br />
Fisk sul contingente italiano sotto il comando<br />
del Generale Angioni che ben si contraddistinse<br />
nel cercare di comprendere le<br />
sfumature <strong>della</strong> società libanese.<br />
Al riguardo, l’autore ci tiene a precisare<br />
come il Generale Angioni avesse distribuito<br />
a tutti i militari impegnati in Libano un<br />
opuscolo che riassumeva la storia del<br />
«Paese dei Cedri» e analizzava le sue<br />
confessioni religiose.<br />
L’autore inoltre è testimone diretto dei<br />
sequestri che colpirono giornalisti occiden-<br />
96<br />
tali e personale di ambasciata dalla metà<br />
degli anni ‘80 fino ai primi anni ‘90.<br />
Fisk vive in prima persona il sequestro dell’amico<br />
e direttore Associated Press, Terry<br />
Anderson, protrattosi dal marzo del 1985 al<br />
dicembre del 1991.<br />
Quasi tangibile anche per i lettori il clima di<br />
terrore che si respirava nella Beirut di quegli<br />
anni, in cui ogni vettura con a bordo<br />
uomini con barbe lunghe poteva far pensare<br />
a potenziali sequestratori.<br />
Il lavoro di Fisk si conclude cronologicamente<br />
con la guerra del 2006 in cui<br />
l’<strong>Esercito</strong> israeliano si vide sbarrata la strada<br />
dalle organizzatissime milizie sciite di<br />
Hezbollah e il conseguente intervento<br />
dell’ONU ancora oggi presente in Libano.<br />
Forte il messaggio che l’autore vuole trasmettere<br />
nel contestare l’utilizzo del termine<br />
terrorista adottato a senso unico e in<br />
particolare da Israele nel definire i suoi<br />
nemici. Per Fisk, infatti, l’uso del termine<br />
terrorista andrebbe utilizzato per tutte le<br />
milizie e per tutti gli attori che presero parte<br />
alla guerra civile libanese e ai più recenti<br />
scontri del 2006.<br />
Allo stesso tempo contesta l’alternanza<br />
del termine guerrigliero/terrorista a<br />
seconda delle convenienze e delle latitudini.<br />
Eguale condanna meritano per<br />
l’autore gli attacchi suicidi contro le<br />
Ambasciate americane e francesi da<br />
parte delle milizie sciite così come il<br />
bombardamento indiscriminato condotto<br />
dalle Forze Armate israeliane contro i<br />
civili palestinesi e libanesi presenti in<br />
una Base delle Nazioni Unite.<br />
Gli spunti e le riflessioni di Fisk su questa<br />
complessa e dibattuta tematica, così<br />
come il protrarsi dell’instabilità <strong>della</strong> politica<br />
libanese, sono dei drammatici ricorsi<br />
storici ai quali gli uomini non hanno<br />
ancora saputo dare una soluzione.<br />
Luigino Cerbo