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Rassegna dell'Esercito 2/2013 - Esercito Italiano - Ministero della ...

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secondo cui un tale atto avrebbe portato<br />

guerra alla Russia, alla Prussia ed<br />

all’Austria, compromettendo l’appoggio<br />

internazionale alla nostra agognata unità<br />

(3).<br />

IL COMPORTAMENTO DI GARIBALDI<br />

A Mariano Langiewiks il Generale scrive:<br />

«Che, Dio vi benedica, tra qualche<br />

giorno saremo tra voi!». Ma il dittatore<br />

polacco gli fa intendere che la sua presenza,<br />

data la notorietà internazionale,<br />

avrebbe arrecato imbarazzo alla causa.<br />

La Russia, in effetti, non è nemica<br />

dell’Italia. Lo è l’Austria, la quale, tuttavia,<br />

arresta il Langiewiks per fare un plateale<br />

atto di amicizia verso la Russia, ma sotto<br />

sotto appoggia l’insurrezione polacca. E<br />

così Garibaldi scrive a Nullo: «Io vi consiglierei<br />

di non partire per la Polonia; però,<br />

se la vostra coscienza vi dice di andare,<br />

andate, ma in pochi, mi racccomando,<br />

perchè un più sacro dovere impone alla<br />

nostra gioventù di attendere le ultime non<br />

lontane prove per la completa unificazione<br />

dell’Italia».<br />

Nello stesso periodo, addirittura due<br />

emissari, in evidente disaccordo con il<br />

governo provvisorio di Varsavia, si recano<br />

a Caprera per convincere Garibaldi a<br />

concentrare le sue forze in Turchia,<br />

«sommuovere la Rumenia, penetrare in<br />

Bessarabia e di là, per la Podolia e la<br />

Galizia, dare mano agli insorti».<br />

A Garibaldi sta a cuore la necessità di<br />

organizzare attività antiaustriache.<br />

Prende contatti con fuorusciti polacchi,<br />

ma spera sugli ungheresi, la cui marea<br />

rivoluzionaria vorrebbe affogare l’Impero<br />

asburgico. Visconti Venosta guarda a<br />

Napoleone III, del cui appoggio non è<br />

sicuro e pensa che l’insurrezione ungherese<br />

sia una chimera. Afferma: «Il<br />

<strong>Rassegna</strong> dell’<strong>Esercito</strong> on line n. 2/<strong>2013</strong><br />

Garibaldi rendesse concreta questa presunta<br />

insurrezione ungherese in contemporaneità<br />

con quella polacca ed il governo<br />

italiano gli avrebbe espresso sostegno<br />

in via definitiva» (4).<br />

FORMAZIONE GARIBALDINA DEL NULLO<br />

Non si può comprendere appieno le<br />

ragioni di una spedizione così ridotta, in un<br />

periodo congiunturalmente sfavorevole,<br />

con gente raccogliticcia, se non si conosce<br />

la vita, la formazione culturale ed il<br />

temperamento di Francesco Nullo. Nasce<br />

a Bergamo nel 1826 da una famiglia agiata,<br />

che lo fa studiare prima a Bergamo, poi<br />

a Milano, ove frequenta con «distinti»<br />

risultati le secondarie commerciali.<br />

Apprende la lingua francese e parla con<br />

eleganza la tedesca.<br />

Impiegato in una industria tessile di<br />

Bergamo, appena ventenne vi acquista<br />

una posizione di primo piano, inventando<br />

un premiato congegno per tessere. Nel<br />

marzo del 1848 scoppia «il 48» in Milano,<br />

in Italia ed in Europa. Il nostro è subito con<br />

una colonna di 200 bergamaschi, condotta<br />

da un frate cappuccino, con due suoi<br />

fratelli. È da questo momento che comincia<br />

quella vita piena di esaltazioni e di<br />

depressioni, di entusiasmi e di ripiegamenti,<br />

che faranno di lui una delle più fulgide<br />

figure del nostro Risorgimento.<br />

Costretto a ripiegare su Peschiera, Nullo è<br />

nominato portabandiera del Corpo di spedizione,<br />

si porta verso Trento per tagliare<br />

la via di rifornimento austriaca, occupando<br />

Castel Tubino ed arriva al Tonale. Rimasto<br />

isolato con i volontari, quando i piemontesi<br />

si ritirano in Piemonte dopo Custoza,<br />

anche Nullo ripara nello stesso Piemonte,<br />

rinuncia al grado, si arruola nei «Lancieri<br />

di Masina» e parte per la difesa di Roma.<br />

Da maggio a giugno 1849, combatte a<br />

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