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Rassegna dell'Esercito 2/2013 - Esercito Italiano - Ministero della ...

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STUDI, DOTTRINA E FORMAZIONE<br />

dottrina d’impiego che prometteva addirittura<br />

di vincere le guerre del futuro con il<br />

solo utilizzo di massa dei nuovi bombardieri<br />

in costruzione. Verso la fine <strong>della</strong><br />

Prima Guerra Mondiale, oltre all’uso dell’aereo<br />

per colpire in profondità il nemico<br />

sul proprio territorio, scavalcando le linee<br />

avversarie, si iniziò a teorizzarne anche<br />

l’impiego per trasportare truppe che<br />

potessero essere lanciate col paracadute<br />

nelle retrovie nemiche, aggirandone le<br />

insuperabili posizioni trincerate. Proprio<br />

l’Italia effettuò, nell’agosto del 1918, il<br />

primo lancio di guerra noto, dietro le linee<br />

austriache, nei pressi di Vittorio Veneto, a<br />

scopo di ricognizione (1). Nello stesso<br />

anno anche sul fronte francese i paracadute<br />

furono usati per l’aviolancio di alcuni<br />

team di sabotatori dietro le linee tedesche,<br />

ma anche di materiali per il rifornimento<br />

di truppe alleate. Il Colonnello<br />

americano Billy Mitchell, arrivò addirittura<br />

a proporre al Gen. Pershing (2), per il<br />

1919, di paracadutare dai nuovi bombardieri<br />

in costruzione l’intera 1 a Divisione<br />

fanteria dietro le linee nemiche nella zona<br />

di Metz, per impedirne il ripiegamento e la<br />

Rappresentazione pittorica dello sbarco dei<br />

«Red Devils» (508 th PIR) in Normandia nel<br />

1944.<br />

24<br />

successiva riorganizzazione difensiva, in<br />

concomitanza con l’ennesima offensiva<br />

pianificata sul fronte occidentale per quell’anno.<br />

La guerra finì nel 1918 e l’idea rimase<br />

tale, ma in tutti i principali Paesi (3) cominciò<br />

negli anni successivi il reclutamento,<br />

la formazione e l’addestramento di unità<br />

aerotrasportate o paracadutisti in grado di<br />

manovrare sfruttando la terza dimensione,<br />

per aggirare la massa dei reparti<br />

avversari, colpendoli di sorpresa sui fianchi<br />

o sul tergo.<br />

Il Generale Gavin, Comandante <strong>della</strong><br />

82 a Divisione paracadutisti americana,<br />

nella Seconda Guerra Mondiale, sintetizza<br />

bene lo spirito di queste nuove unità<br />

nel suo libro di memorie On to Berlin: «[Si<br />

tratta di] individui [i paracadutisti] che<br />

devono essere in grado di affrontare<br />

immediatamente qualsiasi opposizione<br />

possano incontrare dopo l’atterraggio.<br />

Nonostante [quindi] si debba fare ogni<br />

sforzo per sviluppare sistemi di comunicazione<br />

e tecniche che consentano rapidamente,<br />

a battaglioni, compagnie e plotoni,<br />

di riordinarsi, noi dobbiamo addestrare i<br />

singoli a combattere per ore e giorni, se<br />

necessario, senza essere parte di unità<br />

organiche. L’equipaggiamento deve essere<br />

leggero e prontamente trasportabile…<br />

Dall’inizio <strong>della</strong> Storia, i soldati<br />

sono stati addestrati in modo<br />

ripetitivo per cancellarne i tratti<br />

individualistici, forzandoli così<br />

ad adattarsi al combattimento in<br />

grandi formazioni. Gli eserciti di<br />

Federico il Grande hanno,<br />

forse, dimostrato la massima<br />

efficienza nel trasformare singoli,<br />

squadre, plotoni e unità<br />

superiori, in perfetti meccanismi<br />

di una macchina più grande.<br />

Anche se l’avvento di armi sempre<br />

più letali ha cambiato la

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