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Rassegna dell'Esercito 2/2013 - Esercito Italiano - Ministero della ...

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propagata dai Mullah locali, nonché dell’appoggio<br />

loro fornito da parte dei soldati<br />

delusi ribelli dell’esercito che, nel marzo<br />

del 1979, presero il controllo di Herat (allora<br />

città di circa 200 000 abitanti a forte<br />

componente etnica pashtun e totalmente<br />

di lingua persiana). Contestualmente, a<br />

livello macro-regionale, si era appena tratteggiato<br />

il trionfo ideologico-religioso<br />

dell’Ayatollah-Ruhollah Khomeini che, a<br />

seguito del consolidamento ottenuto attraverso<br />

la Rivoluzione islamica, riversava,<br />

dalla neo-costituita teocrazia sciita, una<br />

intensa e decisa spinta alla già evidente e<br />

delineata volontà insurrezionale, anti-regime,<br />

<strong>della</strong> resistenza afghana.<br />

Nel rappresentato quadro di crisi, il<br />

presidente Taraki si rivolse a Mosca per<br />

chiedere un immediato intervento armato.<br />

Nei mesi successivi prese corpo una<br />

sostanziale appendice del «torneo d’ombre»<br />

ottocentesco: i sovietici, inizialmente<br />

scettici sull’invio di truppe a supporto<br />

del «regime marxista di Kabul» (11),<br />

decisero di non dispiegare alcun dispositivo<br />

militare preferendogli il supporto<br />

esterno attuato sotto forma di fornitura<br />

d’armamento ed expertise di consiglieri,<br />

dal momento che consideravano<br />

l’<strong>Esercito</strong> afghano instabile e potenzialmente<br />

capace anche di schierarsi contro<br />

il nuovo «invasore-alleato». Dal canto<br />

suo invece, il Presidente statunitense<br />

Jimmy Carter, nel luglio del 1979, aveva<br />

firmato un decreto che autorizzava la<br />

Central Intelligence Agency (Cia) americana<br />

ad intraprendere un programma<br />

segreto per rafforzare i ribelli afghani con<br />

interventi propagandistici e aiuti medici.<br />

In una fase cospirativa di così torbido<br />

tratto (a tutt’oggi non ancora completamente<br />

delineato), che aveva visto anche<br />

il verificarsi di faide interne al regime (12), si<br />

giunse all’invasione Sovietica del 28<br />

dicembre 1979 – formalmente chiesta<br />

<strong>Rassegna</strong> dell’<strong>Esercito</strong> on line n. 2/<strong>2013</strong><br />

dal nuovo governo filo-sovietico guidato<br />

da Babrak Kamal - dopo l’eliminazione,<br />

perpetrata ad opera di agenti del KGB<br />

che cooperavano con la polizia segreta<br />

afghana, anche dell’ultimo ostacolo: il<br />

fanatico ultra nazionalista Hazifullah<br />

Amin.<br />

L’invasione sovietica dell’Afghanistan<br />

«mai colonizzato», si rivelò, oltreché un<br />

clamoroso errore di valutazione storicogeografica<br />

e politico-strategica del<br />

Politbjuro, un irrinunciabile assist per<br />

Brzezinski, presenza incessante nella<br />

politica estera statunitense fin dalla crisi<br />

degli ostaggi in Iran nell’aprile 1979, per<br />

colpire quei russi che detestava: «per<br />

regalargli il loro Vietnam e per spargere<br />

.... nel loro cortile» (l’espressione fu resa<br />

popolare da una copertina del Time del<br />

tempo). Il consigliere per la sicurezza<br />

nazionale dell’Amministrazione Carter, in<br />

un viaggio lampo nell’area <strong>della</strong> «Crisis<br />

Crescent» riuscì a persuadere l’Arabia<br />

Saudita ed il Pakistan, rispettivamente, a<br />

finanziare ed a far passare attraverso i<br />

propri servizi segreti (Inter Services<br />

Intelligence - ISI), tutto l’armamento<br />

necessario allo sforzo bellico per la guerriglia<br />

di resistenza afghana all’invasore<br />

sovietico. Per i dieci anni successivi,<br />

infatti, le Forze Armate del Pakistan<br />

riscossero denaro contante ed armamento<br />

da far arrivare ai mujaheddin<br />

afghani, per mezzo proprio dell’ISI, fin<br />

quando le forze sovietiche nel 1989, alla<br />

fine di dieci anni sventurati di intervento<br />

militare, lasciarono l’Afghanistan nelle<br />

maglie di una rete di militanti islamici,<br />

altamente disciplinati, che identificavano<br />

una nuova generazione di terroristi chiamati<br />

«gli arabi afghani o i figli del jihad» (13).<br />

Il Presidente <strong>della</strong> Repubblica democratica<br />

succeduto a Kamal, Mohammad<br />

Najibullah, considerato l’ultimo uomo<br />

forte comunista, rimase aggrappato al<br />

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