Malala Yousafzai che i talebani hanno tentato di ... - Mezzocielo

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mezzocielo anno XX - n. 4 - ottobre 2012 - € 5,00 sped. in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo Malala Yousafzai che i talebani hanno tentato di uccidere perchè promuoveva lo studio per le ragazze Carmela Petrucci uccisa per difendere la sorella Lucia dalle coltellate di un innamorato respinto bimestrale di politica cultura e ambiente pensato e realizzato da donne

mezzocielo<br />

anno XX - n. 4 - ottobre 2012 - € 5,00<br />

sped. in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale <strong>di</strong> Palermo<br />

<strong>Malala</strong> <strong>Yousafzai</strong> <strong>che</strong> i <strong>talebani</strong> <strong>hanno</strong> <strong>tentato</strong> <strong>di</strong><br />

uccidere perchè promuoveva lo stu<strong>di</strong>o per le ragazze<br />

Carmela Petrucci uccisa per <strong>di</strong>fendere la sorella<br />

Lucia dalle coltellate <strong>di</strong> un innamorato respinto<br />

bimestrale <strong>di</strong> politica cultura e ambiente pensato e realizzato da donne


Il Punto<br />

Ilda Boccassini (forse un esempio)<br />

De<strong>di</strong>co queste righe ad Ilda Boccassini, capo della <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>strettuale<br />

antimafia <strong>di</strong> Milano, <strong>che</strong> il 10 ottobre ha or<strong>di</strong>nato l’arresto<br />

<strong>di</strong> un assessore della regione Lombar<strong>di</strong>a “per corruzione<br />

e voto <strong>di</strong> scambio con uomini della ‘ndrangheta”. Si tratta dell’assessore<br />

Domenico Zambetti, trovato con le mani nel sacco.<br />

“In due casi – ha <strong>di</strong>chiarato Ilda Boccassini – ci sono riscontri<br />

oggettivi dei pagamenti effettuati in cambio <strong>di</strong> 4.000 voti” ed ha<br />

aggiunto: “Il pubblico ufficiale corrotto <strong>di</strong>venta patrimonio e<br />

capitale sociale <strong>di</strong> tutta l’organizzazione criminale”.<br />

Ma non voglio soffermarmi su questo ennesimo caso <strong>di</strong> infangamento<br />

della politica, come troppi altri venuti alla luce in molte<br />

regioni d’Italia.<br />

Voglio soffermarmi su questa limpida e forte figura <strong>di</strong> donna<br />

magistrato. Già nel 1990 aveva denunziato le infiltrazioni mafiose<br />

in Lombar<strong>di</strong>a; era poi venuta in Sicilia, prima a Caltanissetta<br />

e poi a Palermo, ad affiancare le indagini sulle stragi del<br />

’92; quin<strong>di</strong> era tornata a Milano dove è stata la principale accusatrice<br />

delle illegalità <strong>di</strong> Berlusconi; oggi ritorna meritoriamente<br />

alla ribalta con questa clamorosa operazione giu<strong>di</strong>ziaria.<br />

Ha un viso aperto e luminoso; un’andatura vivace inconfon<strong>di</strong>bile;<br />

una signorile riservatezza: un’unica intervista in TV, nel<br />

1998, ad Enzo Biagi.<br />

Ilda Boccassini è certo una persona eccezionale. Ma vi sono oggi<br />

molte donne attive nella vita pubblica. Penso <strong>che</strong> possiamo<br />

prenderne atto con sod<strong>di</strong>sfazione, al <strong>di</strong> là delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> valutazione<br />

nei confronti <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong> loro, perché è stata la nostra<br />

forza <strong>di</strong> donne, per quanto frazionata e intermittente, ad<br />

imporre, su questo fronte, un decisivo mutamento nel paese.<br />

Ormai in Italia nessun governo oserebbe presentarsi senza un<br />

consistente numero <strong>di</strong> donne ministro. Sta a noi rafforzare<br />

un’opinione pubblica femminile colta ed energica, <strong>che</strong> sappia<br />

rapportarsi con loro, sostenendole o an<strong>che</strong> criticandole. Per governare<br />

chi governa.<br />

Queste donne mandano al macero stereotipate immagini femminili:<br />

madri <strong>di</strong> famiglia, buoniste ed indulgenti, a <strong>di</strong>fesa del nucleo<br />

familiare e in<strong>di</strong>fferenti alla collettività. Personalmente<br />

ritengo <strong>che</strong> esse, pur nelle loro <strong>di</strong>fferenze, e forse prendendo a<br />

modello proprio Ilda Boccassini, si sono rivelate nella loro<br />

azione <strong>di</strong> governo rigorose, ferme, severe, attente al bene comune.<br />

Donne <strong>che</strong>, come è stato osservato, “vogliono restare<br />

donne, ma non vogliono essere come normalmente ci si aspetta<br />

<strong>che</strong> debbano essere”.<br />

Simona Mafai<br />

mezzocielo ottobre 2012


Wisława Szymborska<br />

Distante dai consueti s<strong>che</strong>mi poetici, la grande scrittrice polacca affronta<br />

il tema dell’amore con sottigliezza psicologica e drammatica. Una poesia<br />

priva <strong>di</strong> enfasi e romantici rapimenti ma capace <strong>di</strong> trasmettere dolore e<br />

mancanza, assenza e impossibilità. Nessuna comunicazione possibile sulla<br />

torre <strong>di</strong> Babele se non la deriva <strong>di</strong> sentimenti inascoltati nel vento della separazione<br />

dove ciascuno/a parla una lingua prima comunicante poi, improvvisamente,<br />

sconosciuta. Un <strong>di</strong>alogo dove chi chiede non ha risposte e<br />

chi ascolta pone altre domande.<br />

“Una vecchia storia”, un’incessante domanda d’amore sull’amore il cui<br />

mistero “non vogliamo sapere”. Francesca Traina<br />

– Che ora è? – Sì, sono felice,<br />

e mi manca solo una campanella al collo<br />

<strong>che</strong> su <strong>di</strong> te tintinni mentre dormi.<br />

– Non hai sentito il temporale? Il vento ha scosso il muro,<br />

la torre ha sba<strong>di</strong>gliato come un leone, con il portale<br />

cigolante sui car<strong>di</strong>ni. – Come, ti sei scordato?<br />

Avevo un semplice vestito grigio<br />

fermato sulla spalla. – E subito dopo<br />

il cielo si è rotto in cento lampi. – Entrare, io?<br />

Ma non eri da solo. – D’un tratto ho visto<br />

colori preesistenti alla vista. – Peccato<br />

<strong>che</strong> tu non possa promettermi. – Hai ragione,<br />

doveva essere un sogno. – Perché menti,<br />

perché mi chiami con il suo nome,<br />

la ami ancora? – Oh sì, vorrei<br />

<strong>che</strong> restassi con me. – Non provo rancore,<br />

avrei dovuto immaginarlo.<br />

– Pensi ancora a lui? – Non sto piangendo.<br />

– E questo è tutto? – Nessuno come te.<br />

– Almeno sei sincera. – Sta’ tranquillo,<br />

lascerò la città. – Sta’ tranquilla,<br />

me ne andrò via. – Hai mani così belle.<br />

– È una vecchia storia, la lama è penetrata<br />

senza toccare l’osso. – Non c’è <strong>di</strong> <strong>che</strong>,<br />

mio caro, non c’è <strong>di</strong> <strong>che</strong>. – Non so <strong>che</strong> ora sia<br />

e non lo voglio sapere.<br />

1 mezzocielo ottobre 2012


persone<br />

Calabria, Titolo testimoni tiolo titolo <strong>di</strong> titolo giustizia.<br />

Hanno perso sogni<br />

lavoro e giovinezza<br />

Alla È un fine volto del rinascimentale ’91 – la prima quello guerra <strong>di</strong> in Marisa Iraq<br />

sullo Masciari, scenario ma dallo internazionale; sguardo fermo in Italia dei suoi lo<br />

squasso intensi occhi dei azzurri partiti, si e ricava il PCI il segno <strong>che</strong> cambia <strong>di</strong> una<br />

volto, personalità e nome; forte al e comune determinata, <strong>di</strong> Palermo <strong>che</strong> si è una co-<br />

giunta struita democristsullo in anni <strong>di</strong> sofferenze stile “altalenante” e <strong>di</strong> rischi.<br />

Incontrare la moglie <strong>di</strong> Pino Masciari, impren<strong>di</strong>tore<br />

calabrese e coraggioso testimone<br />

<strong>di</strong> giustizia, sentire il racconto degli ultimi<br />

quin<strong>di</strong>ci anni della loro vita significa ripercorrere<br />

un lungo tunnel, fatto <strong>di</strong> violenze<br />

mafiose e minacce <strong>di</strong> morte, da un lato, e <strong>di</strong><br />

inadempienze istituzionali, dall’altro: un<br />

oscuro labirinto in cui ci si perde, si fa fatica<br />

a <strong>di</strong>scernere i contorni, a capire dove la <strong>di</strong>sattenzione<br />

sfiora la malafede o la connivenza.<br />

Era la sera del 17 Ottobre del 1997 quando<br />

la scorta prelevò questa giovane donna, suo<br />

marito e i loro due bimbi dalla loro abitazione<br />

a Serra San Bruno, staccandoli definitivamente<br />

da una normale vita borghese,<br />

fatta <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> impegno: lo stu<strong>di</strong>o me<strong>di</strong>co<br />

<strong>di</strong> lei, l’impresa e<strong>di</strong>le <strong>di</strong> lui. Per loro<br />

era scattato il Programma <strong>di</strong> protezione<br />

previsto per i testimoni <strong>di</strong> giustizia.<br />

Era la logica conseguenza della decisione<br />

<strong>di</strong> Pino <strong>di</strong> rendere testimonianza all’Autorità<br />

giu<strong>di</strong>ziaria riguardo alle violenze <strong>di</strong> cui<br />

era stato fatto bersaglio: furti, incen<strong>di</strong>,<br />

estorsioni, minacce.<br />

Una vita agiata veniva sacrificata ad un’idea<br />

alta <strong>di</strong> giustizia e legalità <strong>che</strong> non si voleva<br />

e non si vuole piegare alla violenza criminale<br />

organizzata: una scelta drammatica<br />

presa con convinzione <strong>di</strong> comune accordo.<br />

Sono stati anni <strong>di</strong> trasferimenti da una<br />

città all’altra, anni <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> prove<br />

durissime, anni <strong>di</strong> processi, durante i quali<br />

Pino si è trovato da solo a testimoniare<br />

contro potenti boss fra l’ostilità, l’in<strong>di</strong>fferenza<br />

e la rassegnazione della gente, an<strong>che</strong><br />

<strong>di</strong> pezzi dello Stato, ma grazie alla sua ferrea<br />

determinazione e la robusta verità<br />

sono stati condannati 40 ’ndranghetisti<br />

d’alto livello e alcuni esponenti delle istituzioni.<br />

“Noi siamo stati allontanati per grave ed<br />

imminente pericolo <strong>di</strong> vita dalla nostra<br />

terra e dai nostri affetti, gestiti dallo Stato<br />

nella privazione dei <strong>di</strong>ritti, perseguiti dalla<br />

criminalità organizzata: questo in sintesi la<br />

nostra reale con<strong>di</strong>zione.<br />

Testimoniare contro <strong>di</strong>versi esponenti<br />

della ‘ndrangheta, contro un regime <strong>di</strong><br />

2 mezzocielovent’anni2011 2 mezzocielo ottobre 2012<br />

persone<br />

Adriana Castellucci<br />

controllo terroristico del territorio ha significato<br />

per noi perdere tutto, perdere<br />

non solo l’agiatezza, il benessere, il lavoro<br />

e la famiglia. Abbiamo perso la nostra giovinezza.<br />

E i nostri figli la serenità fin dalla<br />

primissima infanzia.<br />

Lo Stato ci deve riconoscere quanto è<br />

stato da noi intrapreso con impegno, con<br />

amore, con trasparenza. Il nostro è un<br />

vero e proprio esilio politico”. Così conclude<br />

Marisa, a sottolineare la lacerazione<br />

e il <strong>di</strong>stacco dalla Calabria, dagli affetti, da<br />

quelle ra<strong>di</strong>ci <strong>che</strong> sono sostanza dell’identità<br />

<strong>di</strong> un essere umano.<br />

Solo da poco tempo la famiglia Masciari sta<br />

riprendendo una qual forma <strong>di</strong> normalità,<br />

an<strong>che</strong> se con evidenti limiti.<br />

Diverse città italiane come Torino, Bologna,<br />

Milano, Verona, Firenze e tante altre ancora<br />

<strong>hanno</strong> voluto dare a Pino la citta<strong>di</strong>nanza<br />

onoraria, molte scuole ed Associazioni come<br />

Libera, lo <strong>hanno</strong> invitato a raccontare la sua<br />

vicenda ed il valore della sua scelta <strong>di</strong> vita<br />

fatta con Marisa.<br />

Entrambi <strong>hanno</strong> scritto un libro, “Organizzare<br />

il coraggio”. E la loro vicenda è stata<br />

oggetto <strong>di</strong> articoli, <strong>di</strong> documentari, an<strong>che</strong> <strong>di</strong><br />

una rappresentazione teatrale: “Padroni<br />

delle nostre vite” a cura <strong>di</strong> Sciara Progetti.<br />

In loro <strong>di</strong>fesa tanti giovani, aggregandosi<br />

nella con<strong>di</strong>visione della <strong>di</strong>fesa dei valori <strong>di</strong><br />

legalità e giustizia, <strong>hanno</strong> creato l’Associazione<br />

Amici <strong>di</strong> Pino Masciari e <strong>hanno</strong> accompagnato<br />

Pino nelle sue ultime trasferte<br />

processuali e nei suoi interventi <strong>di</strong> educazione<br />

alla legalità, svolgendo una sorta <strong>di</strong><br />

ruolo <strong>di</strong> scorta civile.<br />

Una catena umana <strong>di</strong> solidarietà e <strong>di</strong> presa<br />

in carico <strong>che</strong> apre nuovi orizzonti <strong>di</strong> speranza<br />

per un esercizio <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza consapevole<br />

e <strong>di</strong> lotta al crimine organizzato.<br />

“In questo contesto – conclude Marisa –<br />

ogni giorno l’impegno <strong>di</strong> Pino e mio si trasforma<br />

in testimonianza <strong>di</strong> vita: perché vale<br />

la pena <strong>di</strong> credere nella giustizia e lottare per<br />

la verità, la libertà, il senso del dovere e dello<br />

Stato.


Rielaborazione <strong>di</strong> Letizia Battaglia, Mondello<br />

Il Comune <strong>di</strong> Reggio Calabria:<br />

sciolto per contiguità mafiosa<br />

Ottobre 2012: Un fatto grave, eclatante. A seguito <strong>di</strong> una relazione voluta dal Ministero degli<br />

Interni ed effettuata da una commissione d’accesso inse<strong>di</strong>atasi nel Gennaio scorso, Il Ministro<br />

Cancellieri ha <strong>di</strong>sposto lo scioglimento del consiglio comunale per la possibilità <strong>di</strong> “rapporti<br />

sospetti con le cos<strong>che</strong>”. La commissione ha verificato la possibilità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti dell’amministrazione<br />

comunale, eletta nel 2011, a partire dalle indagini della DDA sulla società<br />

partecipata Multiservizi e dall’inchiesta <strong>che</strong> ha portato all’arresto del consigliere comunale<br />

Plutino.<br />

3 mezzocielovent’anni2011 3 mezzocielo ottobre 2012<br />

persone


persone<br />

Paradossi Titolo palermitani. tiolo titolo titolo<br />

Una piccola<br />

impren<strong>di</strong>trice<br />

Alla fine del ’91 – la prima guerra in Iraq<br />

sullo alle scenario prese internazionale; in Italia lo<br />

squasso dei partiti, e il PCI <strong>che</strong> cambia<br />

volto, e nome; al comune <strong>di</strong> Palermo una<br />

giunta con democristsullo tanti stile “altalenante” misteri<br />

Eccola qui davanti, una rappresentante delle<br />

famose piccole-me<strong>di</strong>e-imprese (ormai, negli<br />

articoli e rapporti economici sintetizzate<br />

nella sigla PMI): alta, ar<strong>di</strong>ta, occhi neri mai<br />

sfuggenti, vestita con eleganza ed una<br />

enorme borsa da lavoro-viaggio. Che impresa<br />

conduce? Abbigliamento? Gioielli?<br />

Prodotti biologici? No. Ginni Albegiani è titolare<br />

<strong>di</strong> un’impresa <strong>che</strong> più maschile non si<br />

può: la Tecnoservizi, <strong>che</strong> fornisce automezzi<br />

articolati per la raccolta dei rifiuti ai comuni<br />

siciliani, curandone – ovviamente – an<strong>che</strong> la<br />

manutenzione e il rinnovo. È sempre alle<br />

prese con lo spaventoso reticolo delle finanze<br />

degli enti locali, il loro <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, la<br />

loro inadeguatezza, ed an<strong>che</strong> – non <strong>di</strong> rado<br />

– i loro imbrogli.<br />

Con lei vogliamo parlare <strong>di</strong> uno dei più gravi<br />

no<strong>di</strong> <strong>che</strong> soffocano le piccole e me<strong>di</strong>e aziende,<br />

e <strong>di</strong> cui oggi – in tempi <strong>di</strong> austerità ma an<strong>che</strong><br />

d’in<strong>di</strong>spensabile spinta allo sviluppo – molto<br />

si parla: i mancati pagamenti, da parte delle<br />

pubbli<strong>che</strong> amministrazioni, dei beni e servizi<br />

forniti dalle imprese private. Si parla complessivamente<br />

<strong>di</strong> quasi 100 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro <strong>che</strong> se<br />

fossero versati favorirebbero una spinta allo<br />

sviluppo produttivo ed occupazionale.<br />

E allora, cara Ginni, tu <strong>che</strong> operi a Palermo<br />

e provincia, spiegaci un po’ com’è questo<br />

ginepraio.<br />

Tra le misure per la crescita elaborate dal governo<br />

Monti, rese pubbli<strong>che</strong> a fine agosto, è<br />

stata affermata la volontà della Pubblica Amministrazione<br />

<strong>di</strong> saldare tutti i propri debiti<br />

nei confronti delle imprese private. Del resto<br />

in proposito vi è una specifica <strong>di</strong>rettiva<br />

dell’Unione europea, <strong>che</strong> prescrive an<strong>che</strong> un<br />

termine ultimo per il saldo <strong>di</strong> tutti questi pagamenti<br />

(circa 180 miliar<strong>di</strong> in tutta<br />

l’Unione). Ma l’impegno non è stato seguito<br />

da alcuna <strong>di</strong>sposizione operativa. Io sono titolare<br />

<strong>di</strong> una piccola impresa palermitana<br />

(Tecnoservizi, manutenzione degli auto compattatori<br />

per lo smaltimento dei rifiuti), nonché<br />

rappresentante della più grossa società<br />

DULEVO (fornitrice degli stessi auto com-<br />

4 mezzocielovent’anni2011 4 mezzocielo ottobre 2012<br />

persone<br />

intervista <strong>di</strong><br />

Simona Mafai<br />

a Ginni Albegiani<br />

pattatori). La Tecnoservizi ha un cre<strong>di</strong>to con<br />

le aziende comunali <strong>di</strong> 180.000 euro (somma<br />

<strong>che</strong> aumenta man mano <strong>che</strong> il servizio procede);<br />

la DULEVO, un cre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> 3.500.000<br />

euro circa, <strong>che</strong> sta causando seri problemi ad<br />

una azienda da sempre soli<strong>di</strong>ssima. Ci sono<br />

a rischio decine <strong>di</strong> posti <strong>di</strong> lavoro. Mentre se<br />

ci fosse sicurezza dei pagamenti, si potrebbero<br />

ammodernare le strutture, acquistare<br />

nuovi strumenti, impiegare altra forza lavoro.<br />

Infatti il settore della raccolta e smaltimento<br />

dei rifiuti non andrebbe considerato come un<br />

peso, ma come una fonte <strong>di</strong> nuova impren<strong>di</strong>toria<br />

ed altra occupazione (e ciò a livello non<br />

solo comunale, ma nazionale e forse mon<strong>di</strong>ale).<br />

Si dovrebbe organizzare meglio, con<br />

più controlli ed eventuale personale specializzato,<br />

la raccolta <strong>di</strong>fferenziata in città; si dovrebbero<br />

impiantare una serie <strong>di</strong> piattaforme<br />

ecologi<strong>che</strong>, sulle quali far confluire i <strong>di</strong>versi<br />

tipi <strong>di</strong> rifiuti raccolti; ci si dovrebbe specializzare<br />

nel riciclaggio dei materiali <strong>di</strong> scarto, ecc.<br />

Ma, almeno a Palermo, la situazione è completamente<br />

bloccata.<br />

L’Azienda comunale per il trattamento dei<br />

rifiuti (AMIA) è stata trasformata da Azienda<br />

pubblica a Società per Azioni (cioè privata,<br />

ma si è trattato <strong>di</strong> una misura formale, perché<br />

l’azienda vive solo con danaro pubblico). Ha<br />

oltre 2000 <strong>di</strong>pendenti, la maggior parte dei<br />

quali assunti per clientela o per pressioni più<br />

o meno oscure. I <strong>di</strong>rigenti sono centinaia, e<br />

la loro attività poco controllata. Sconvolgente,<br />

come sempre, il paragone tra Palermo<br />

ed altre città d’Italia: per il servizio dei rifiuti<br />

urbani vi sono a Palermo un <strong>di</strong>pendente ogni<br />

400 abitanti; in Italia un <strong>di</strong>pendente ogni<br />

3600 abitanti!<br />

L’AMIA <strong>di</strong> Palermo è commissariata dall’11<br />

febbraio 2010. Oggi vi sono tre commissari<br />

<strong>di</strong> nomina governativa. Si è assistito alla paradossale<br />

richiesta fatta al Tribunale fallimentare<br />

da parte del “facente funzioni” <strong>di</strong><br />

presidente e liquidatore dell’AMIA, nonché<br />

contemporaneamente <strong>di</strong>rettore generale del<br />

Comune <strong>di</strong> Palermo ing. Lo Cicero, e dei<br />

due legali (consulenti esterni) prof. Stagno


d’Alcontres e Bartolomeo Romano (tutti in<br />

carica prima del commissariamento) <strong>di</strong> essere<br />

ammessi al passivo con una richiesta <strong>di</strong><br />

circa 15 milioni <strong>di</strong> euro. Richiesta giustamente<br />

respinta dal giu<strong>di</strong>ce fallimentare. Dal<br />

punto <strong>di</strong> vista delle imprese fornitrici, la<br />

conseguenza è stata il congelamento <strong>di</strong> tutti<br />

i cre<strong>di</strong>ti (e quando saranno scongelati?), ed<br />

un netto peggioramento nella fornitura dei<br />

servizi, <strong>che</strong> prima venivano forniti “in sospensione<br />

<strong>di</strong> IVA” (perché si trattava <strong>di</strong><br />

azienda pubblica) ed ora vanno forniti con<br />

pagamento imme<strong>di</strong>ato dell’IVA: un aggravio<br />

netto per le <strong>di</strong>tte, <strong>che</strong> devono sborsare<br />

subito all’erario (Agenzia delle Entrate), la<br />

percentuale IVA su servizi <strong>che</strong> non si sa se<br />

e quando saranno pagati. Non può quin<strong>di</strong><br />

sorprendere il fatto <strong>che</strong> la gara espletata al-<br />

cune settimane fa dall’AMIA <strong>di</strong> Palermo,<br />

per il noleggio <strong>di</strong> nuovi auto compattatori,<br />

sia andata deserta.<br />

La situazione è talmente assurda, <strong>che</strong> non<br />

può <strong>di</strong>rsi se il servizio continuerà, se sarà sospeso,<br />

se la questione nettezza urbana esploderà<br />

come una bomba per tutta Palermo. A<br />

meno <strong>che</strong> (ma pare veramente <strong>di</strong>fficile) per<br />

iniziativa del Governo centrale si renda operativa<br />

la <strong>di</strong>rettiva <strong>di</strong> cui abbiamo parlato all’inizio:<br />

“rimborsare alle <strong>di</strong>tte fornitrici i<br />

cre<strong>di</strong>ti accumulati da anni”. E far sì <strong>che</strong> i<br />

5 mezzocielovent’anni2011 5 mezzocielo ottobre 2012<br />

persone<br />

controlli sui conti delle aziende a capitale<br />

pubblico siano efficaci e trasparenti.<br />

Tutto abbastanza chiaro ed abbastanza tragico.<br />

Ma ora <strong>di</strong>cci an<strong>che</strong>: come sei arrivata<br />

ad assumerti questo lavoro?<br />

Non era un’azienda <strong>di</strong> famiglia, e non era<br />

nelle mie aspirazioni. Da ragazza volevo<br />

fare l’antropologa o la giornalista.<br />

Ero an<strong>che</strong> una provetta sportiva: sono entrata<br />

nella squadra <strong>di</strong> pallavolo femminile<br />

categoria A. Calcai per un certo tempo<br />

an<strong>che</strong> le scene, come attrice dell’emerito<br />

gruppo dei Travaglini <strong>di</strong> Palermo. Poi le<br />

necessità della vita <strong>hanno</strong> morso forte.<br />

È morto mio padre, ed era in<strong>di</strong>spensabile trovare<br />

un lavoro comunque. Mi presentai come<br />

stenodattilografa alla Società macchine agri-<br />

Fotografia <strong>di</strong> Schobha, In<strong>di</strong>a Kerala, 2010<br />

cole, appena costituita a Palermo. Vendevano<br />

un particolare tipo <strong>di</strong> motozappa nuovissimo<br />

ed efficace. Non ero molto capace come dattilografa,<br />

ma avevo voglia e capacità <strong>di</strong> lavorare.<br />

Fui assunta come segretaria, e dopo<br />

poco <strong>di</strong>venni agente commerciale. Ero molto<br />

capace a parlare con i conta<strong>di</strong>ni, possibili acquirenti<br />

delle famose motozappe.<br />

Parlando con loro, sapevo utilizzare an<strong>che</strong><br />

il <strong>di</strong>aletto. Così mi impratichii nel commercio<br />

<strong>di</strong> macchine agricole, ed il mio “destino”<br />

<strong>di</strong> piccola impren<strong>di</strong>trice fu segnato.


UrbanLab<br />

Tra l’erba Titolo cresceva tiolo titolo l’amianto titolo<br />

Alla “Situata fine al del centro ’91 – della la prima città <strong>di</strong> guerra Cosenza, in Iraq esi-<br />

sullo ste un’area, scenario sede internazionale; un tempo delle in miti<strong>che</strong> Italia of- lo<br />

squasso ficine delle dei ferrovie partiti, della e il PCI Calabria <strong>che</strong> cambia e della<br />

volto, Lucania, e nome; nei cui al capannoni comune <strong>di</strong> venivano Palermo ripa- una<br />

giunta rate le democristsullo anti<strong>che</strong> locomotive stile “altalenante”<br />

<strong>che</strong> collegavano<br />

valli e monti, nei tortuosi percorsi delle due<br />

regioni meri<strong>di</strong>onali. Da anni l’area, abbandonata,<br />

mostrava tutti i segni del tempo e<br />

del degrado.<br />

Tutto intorno, Cosenza cambiava, alti palazzi<br />

venivano costruiti ai fianchi dell’area<br />

delle ex officine; il vecchio tracciato ferroviario<br />

<strong>che</strong> avrebbe potuto collegare facilmente<br />

l’area urbana, veniva <strong>di</strong>smesso e<br />

lasciava spazio ad un imponente viale parco:<br />

viale Giacomo Mancini. Ma mentre tutto intorno<br />

all’area, il paesaggio cambiava, quel<br />

terreno degradava lentamente, ma progressivamente.<br />

Tra l’erba, <strong>che</strong> cresceva alta, si insinuavano<br />

polveri pericolose; l’amianto sfibrato, derivante<br />

dalle coperture dei capannoni costruite<br />

quasi interamente in eternit, rilasciava<br />

i suoi veleni.<br />

Nonostante questo quadro, a partire dal<br />

2005, quell’area abbandonata incomincia<br />

lentamente a rianimarsi; miracolosamente,<br />

prendono forma iniziative positive, si mettono<br />

in pie<strong>di</strong> attività <strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong> cura<br />

nei confronti <strong>di</strong> persone in <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Nasce qualcosa <strong>di</strong> inaspettato ed imprevisto,<br />

<strong>che</strong> rimette tutto in <strong>di</strong>scussione.<br />

Certo, quel tracciato ferroviario proprio al<br />

centro della città poteva essere sistemato<br />

con un po’ <strong>di</strong> manutenzione e riutilizzato<br />

per collegare l’area urbana da nord a sud,<br />

garantendo un eccellente servizio <strong>di</strong> trasporto<br />

per i citta<strong>di</strong>ni dell’area urbana, pre<strong>di</strong>sporre<br />

piste ciclabili, e promovendo una<br />

originale utilizzazione delle anti<strong>che</strong> locomotive<br />

e dei vecchi tracciati ferroviari, an<strong>che</strong><br />

per i turisti o viaggiatori curiosi. Ma quello<br />

<strong>che</strong> sembra naturale, e soprattutto <strong>di</strong> facile<br />

realizzazione, senza costi eccessivi, per gran<br />

parte delle pubbli<strong>che</strong> amministrazioni e<br />

degli urbanisti sembra essere <strong>di</strong> scarso interesse<br />

e quasi impossibile da realizzare.<br />

Ma proprio da questo contesto <strong>di</strong> occasioni<br />

mancate e prospettive irrealizzate, dal 2005<br />

quel luogo <strong>di</strong> degrado incomincia lentamente<br />

a popolarsi e a mescolare mon<strong>di</strong> e<br />

culture <strong>di</strong>verse. Vengono ospitati i Rom evacuati<br />

dal greto del fiume Crati, si aiutano i<br />

bambini rumeni a stu<strong>di</strong>are, si organizza uno<br />

sportello legale per il <strong>di</strong>sbrigo <strong>di</strong> prati<strong>che</strong><br />

6 mezzocielovent’anni2011 6 mezzocielo ottobre 2012<br />

UrbanLab<br />

Na<strong>di</strong>a Gambilongo<br />

per gli immigrati, si tengono corsi <strong>di</strong> lingua<br />

italiana per stranieri, si raccolgono mobili ed<br />

indumenti usati per il riciclo ed il riuso,<br />

nasce il mercatino equo e solidale. Si susseguono<br />

attività culturali ed artisti<strong>che</strong>: presentazioni<br />

<strong>di</strong> libri, spettacoli teatrali, concerti,<br />

seminari, assemblee pubbli<strong>che</strong>, manifestazioni.<br />

Viene allestita una sala Internet gratuita con<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> hardware riqualificato, prende<br />

forma un centro <strong>di</strong> ascolto permanente, un<br />

dormitorio per i migranti. Perio<strong>di</strong>camente si<br />

organizzano attività per i ragazzi <strong>di</strong>versamente<br />

abili, nasce una sala <strong>di</strong> registrazione,<br />

una palestra popolare, un luogo <strong>di</strong> culto. In<br />

occasione dell’antica festa cosentina <strong>di</strong> San<br />

Giuseppe, <strong>che</strong> si svolge ogni anno in città,<br />

le associazioni dell’area danno accoglienza<br />

ai tanti migranti <strong>che</strong> partecipano come espositori<br />

alla fiera: offrono loro cibo, the, servizi<br />

e socialità. Per sei e<strong>di</strong>zioni consecutive le associazioni<br />

accolgono il mondo con “Fierainmensa”.<br />

Nel 2008 il Comune <strong>di</strong> Cosenza istituisce<br />

“UrbanLab”, un laboratorio <strong>di</strong> progettazione<br />

partecipata con tutte le realtà presenti<br />

nell’area. La città, la stampa incomincia ad<br />

accorgersi <strong>di</strong> questa realtà in fermento. Risulta<br />

del tutto evidente, an<strong>che</strong> ai citta<strong>di</strong>ni più<br />

<strong>di</strong>stratti, <strong>che</strong> un’area <strong>di</strong>smessa, abbandonata<br />

della città, è stata rivalutata attraverso il lavoro<br />

gratuito <strong>di</strong> tante/i volontarie/i.<br />

Ma in quell’area oltre ai citta<strong>di</strong>ni ed ai migranti<br />

attivi, ci sono an<strong>che</strong> tante particelle <strong>di</strong><br />

amianto altrettanto attive, e nel 2011 la Procura<br />

della Repubblica avvia, tramite l’ASP,<br />

la verifica sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pericolosità dei<br />

tetti in Eternit; pertanto, alcune associazioni<br />

dell’area vengono sentite in Procura.<br />

Nello stesso periodo le associazioni re<strong>di</strong>gono<br />

un dossier sulle attività svolte e si tenta<br />

<strong>di</strong> instaurare un <strong>di</strong>alogo con le istituzioni.<br />

Ma questo percorso virtuoso viene inaspettatamente<br />

interrotto da un’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong><br />

sgombero!<br />

Il <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong>venta burocratico, bisogna<br />

sgomberare per bonificare tutta l’area dall’amianto.<br />

In città e nell’area urbana, la pre-


senza dell’amianto è assai <strong>di</strong>ffusa. Come si<br />

potrebbero sgomberare interi quartieri per<br />

effettuare la bonifica? Inoltre, non esiste un<br />

piano <strong>di</strong> bonifica citta<strong>di</strong>no.<br />

Dopo l’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> sgombero, le associazioni<br />

si preoccupano, temono il peggio, in<br />

città serpeggiano chiacchiere sulla presunta<br />

occupazione abusiva degli spazi da parte dei<br />

volontari. Si riafferma il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà<br />

<strong>di</strong> Ferrovie della Calabria, an<strong>che</strong> se l’area era<br />

stata completamente abbandonata per anni.<br />

Si prova la carta ignobile <strong>di</strong> mettere gli uni<br />

contro gli altri volontari ed operai <strong>di</strong>soccupati<br />

delle ferrovie. Un misto <strong>di</strong> paura e sfiducia<br />

serpeggia nell’aria, ma la guerra tra<br />

poveri non funziona, alcune associazioni<br />

dell’area prendono l’iniziativa, organizzano<br />

un’assemblea pubblica, scrivono un appello,<br />

raccolgono firme per <strong>di</strong>re:<br />

Via l’amianto dalla città, ma il parco sociale<br />

resta qua!<br />

La citta<strong>di</strong>nanza risponde, la raccolta <strong>di</strong> firme<br />

ha successo, le assemblee sono partecipate,<br />

le decisioni prese collettivamente <strong>di</strong>ventano<br />

pratica politica. Si inse<strong>di</strong>a una “tavola” <strong>di</strong><br />

negoziazione, <strong>che</strong> coinvolge tutti i soggetti<br />

istituzionali responsabili della bonifica e del<br />

rilancio del Parco sociale. Si creano le premesse<br />

per una progettazione partecipata<br />

dell’area e non solo, si creano i presupposti<br />

per sperimentare una pratica politica trasparente.<br />

Questa modalità <strong>di</strong> risoluzione dei<br />

problemi potrebbe <strong>di</strong>ventare un “metodo<br />

citta<strong>di</strong>no”, da <strong>di</strong>ffondere nella provincia.<br />

7 mezzocielovent’anni2011 7 mezzocielo ottobre 2012<br />

UrbanLab<br />

Fotografia <strong>di</strong> Sbhobha, In<strong>di</strong>a, Kamataka, 2012<br />

I sogni si fanno spazio.<br />

Tante le donne attive nell’area delle ex officine,<br />

tante donne coinvolte nella tavola <strong>di</strong><br />

negoziazione per la bonifica ed il rilancio del<br />

Parco sociale.<br />

Certo la cultura patriarcale serpeggia ed interferisce<br />

nelle relazioni an<strong>che</strong> tra donne, ma<br />

l’esperimento continua.<br />

Raccontare l’evolversi dell’intera vicenda è<br />

utile, poiché <strong>di</strong>mostra <strong>che</strong> la strada del <strong>di</strong>alogo<br />

costruttivo, in alternativa alle decisioni prese<br />

dall’alto, è una strada in grado <strong>di</strong> assicurare<br />

alla progettazione del futuro Parco Sociale caratteristi<strong>che</strong><br />

<strong>di</strong> soli<strong>di</strong>tà e ric<strong>che</strong>zza <strong>di</strong> contenuti.<br />

Con<strong>di</strong>visione e partecipazione: questo<br />

metodo potrebbe <strong>di</strong>ventare nel tempo, laddove<br />

si riesca a consolidarlo, una buona prassi<br />

da ripetere an<strong>che</strong> altrove, da esportare nel<br />

resto d’Italia ed in un’Europa, al momento<br />

tutta ripiegata su se stessa e in crisi.<br />

Sono queste le città <strong>che</strong> vorremmo?! Inclusive<br />

<strong>che</strong> valorizzano e <strong>di</strong>ffondono esperienze<br />

come queste?<br />

Nei prossimi anni non ci sarà lavoro per<br />

tutte/i, soprattutto nell’ambito della produzione<br />

<strong>di</strong> merci, la crisi è an<strong>che</strong> una crisi <strong>di</strong><br />

sovraproduzione <strong>di</strong> merci e <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, ma ci<br />

saranno tanti lavori <strong>di</strong> cura da fare. La manutenzione<br />

<strong>di</strong> case ed e<strong>di</strong>fici pubblici, la ristrutturazione<br />

e la riqualificazione degli<br />

spazi pubblici, la cura delle persone non può<br />

essere solo una faccenda <strong>di</strong> donne, una rivoluzione<br />

culturale è necessaria.


education<br />

Titolo tiolo titolo titolo<br />

Scuola: Tutto cambia<br />

per rimanere<br />

com’è<br />

Alla fine del ’91 – la prima guerra in Iraq<br />

sullo scenario internazionale; in Italia lo<br />

squasso dei partiti, e il PCI <strong>che</strong> cambia<br />

volto, e nome; al comune <strong>di</strong> Palermo una<br />

giunta democristsullo stile “altalenante”<br />

“Se vogliamo <strong>che</strong> tutto rimanga come è, bisogna <strong>che</strong> tutto cambi”:questa<br />

frase, se ben abusata in tempi così neri per quasi tutti gli ambiti lavorativi,<br />

calza a pennello per il mondo della scuola.<br />

Da decenni passano i governi, da decenni si avvicendano ministri e ognuno<br />

ha la sua risposta.<br />

Chi taglia, chi apre ai privati, chi come l’ultimo Ministro, gattopar<strong>di</strong>anamente,<br />

ha ritenuto <strong>che</strong> per fare entrare nella scuola “i giovani e i meritevoli”<br />

bisognasse ripristinare il concorso a cattedra.<br />

Per chi, come molti giornalisti o commentatori, <strong>che</strong> esultano trionfalmente<br />

per il ritorno al concorso vorrei fornire una breve cronaca della morte e<br />

della resurrezione <strong>di</strong> questo italianissimo strumento <strong>di</strong> selezione.<br />

I concorsi a cattedra furono aboliti nel 1999, anno dell’ultimo concorso, e<br />

sostituiti dalle scuole <strong>di</strong> specializzazione perché si riteneva, a torto o a ragione,<br />

<strong>che</strong> i futuri docenti necessitassero <strong>di</strong> una preparazione più adeguata<br />

e non <strong>di</strong> una semplice verifica concorsuale. Si riteneva <strong>che</strong> questi corsi, le<br />

Ssis, biennali e a pagamento, avrebbero formato i nuovi docenti e ne avrebbero<br />

formati un numero giusto per colmare i posti vacanti <strong>che</strong> c’erano o si<br />

sarebbero creati nell’arco <strong>di</strong> alcuni anni. Ma in Italia, come sempre, si strafà<br />

e quin<strong>di</strong> la quantità <strong>di</strong> abilitati è cresciuta a <strong>di</strong>smisura e creando delle graduatorie<br />

a livello provinciale ben oltre le capacità <strong>di</strong> un settore per il quale<br />

si investe poco (secondo i dati Ocse si investe il 4,7% del Pil in istruzione a<br />

fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a del 5,8%) e nel quale ci si pensiona sempre più tar<strong>di</strong>.<br />

Risultato? Gli abilitati delle Ssis si sono sommati ai docenti abilitati nel concorso<br />

del 1999 (ad oggi non ancora assunti del tutto...) creando graduatorie<br />

spesso chilometri<strong>che</strong> e centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> docenti precari.<br />

A peggiorare il tutto i tagli selvaggi della ex ministra Gelmini, <strong>che</strong> <strong>hanno</strong> falciato<br />

<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> unità i posti <strong>di</strong>sponibili, <strong>hanno</strong> generato ad oggi, in vista<br />

del “miracoloso”concorso, cui potranno an<strong>che</strong> partecipare i laureati fino all’anno<br />

2003, circa 150.000 aspiranti per meno <strong>di</strong> 24.000 cattedre in tre anni<br />

e destinate al 50% alle graduatorie, le chilometri<strong>che</strong> <strong>di</strong> cui parlavamo prima,<br />

<strong>che</strong> rimarranno comunque in vigore.<br />

Dimenticavo! Dato <strong>che</strong> tanti neolaureati non <strong>hanno</strong>, dopo la <strong>di</strong>smissione<br />

delle Ssis, avuto la possibilità <strong>di</strong> entrare nel mondo della scuola, l’ultima<br />

invenzione (a <strong>di</strong>re il vero risalente alla Gelmini) sono i TFA – tirocini formativi<br />

attivi – a pagamento e annuali <strong>che</strong> permetteranno l’accesso ai prossimi<br />

concorsi <strong>che</strong>, secondo il ministro, dovrebbero svolgersi ogni due anni.<br />

Le prove <strong>di</strong> selezione inoltre, svolte negli scorsi mesi, per questi ulteriori<br />

strumenti <strong>di</strong> ingresso alla professione docente, sono stati un flop, dati i gravi<br />

errori segnalati nelle prove preselettive, ammessi dallo stesso ministero e<br />

<strong>che</strong> <strong>hanno</strong> permesso il reintegro in questa fase <strong>di</strong> moltissimi esclusi.<br />

La situazione è davvero ingarbugliata e figlia <strong>di</strong> errori gravi commessi negli<br />

ultimi decenni e un concorso non è una bac<strong>che</strong>tta magica, soprattutto<br />

quando i posti sono pochi e non si risolve il problema delle enormi graduatorie.<br />

Purtroppo è più semplice fare proclami (pre-elettorali) e invocare la<br />

soluzione definitiva (costosa e inutile) piuttosto <strong>che</strong> guardare in faccia la<br />

situazione dell’educazione pubblica, specchio dello sfacelo <strong>di</strong> tutto il paese.<br />

Stefania Savoia<br />

8 mezzocielovent’anni2011 8 mezzocielo ottobre 2012<br />

education<br />

Nome Cognome


Una scuola senza genere<br />

Che genere <strong>di</strong> concorso? La lettera aperta, scritta dal Laboratorio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> femministi Anna<br />

Rita Simeone dell’Università <strong>di</strong> Roma La Sapienza, in<strong>di</strong>rizzata al Ministro dell’Istruzione<br />

Francesco Profumo e alla Ministra Elsa Fornero , in<strong>di</strong>vidua delle problemati<strong>che</strong> importanti<br />

riguardanti il prossimo concorso a cattedra. L’intento principale della lettera, sapientemente<br />

redatta da donne professioniste dell’educazione, spesso precarie è “[...] riaprire pubblicamente<br />

il <strong>di</strong>battito intorno a una questione, quella del genere e della sessuazione del sapere,<br />

<strong>che</strong> in molti paesi europei è ormai data come punto <strong>di</strong> partenza per la pianificazione pedagogica<br />

e <strong>di</strong>dattica”. Per ciò <strong>che</strong> concerne i programmi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o si legge <strong>che</strong> “Basta scorrere<br />

gli elenchi <strong>di</strong> autori <strong>che</strong> il can<strong>di</strong>dato dovrebbe innanzitutto conoscere: tra i filosofi, nemmeno<br />

una donna; tra gli scrittori, una sola, Elsa Morante; nel programma <strong>di</strong> storia non c’è alcun<br />

accenno alla storia delle donne a alle questioni <strong>di</strong> genere; tra i fatti notevoli del Novecento<br />

non è menzionato il femminismo. Quando si parla <strong>di</strong> educazione linguistica non c’è nessun<br />

riferimento al linguaggio sessuato. Quando si parla <strong>di</strong> geografia, non c’è nessun accenno al<br />

genere come categoria <strong>di</strong> indagine.”La lettera, il cui testo integrale si può leggere sul sito<br />

/www.sguar<strong>di</strong>sulle<strong>di</strong>fferenze.org, si chiude con una domanda <strong>di</strong>retta al Ministro:”Una scuola<br />

per l’Europa non può lasciare le questioni <strong>di</strong> genere ufficialmente fuori dalla porta. La domanda<br />

<strong>che</strong> le poniamo è dunque: non le sembra giunto il momento <strong>di</strong> smettere <strong>di</strong> farle entrare<br />

dalla porta <strong>di</strong> servizio?”<br />

Quanto si spende per l’educazione?<br />

Tabella della spesa in percentuale al Pil dei paesi dell’area europea(più Stati Uniti) per ogni<br />

livello <strong>di</strong> educazione (1995, 2000, 2005, 2009) estratta da OECD (2012), Education at a<br />

Glance 2012: OECD In<strong>di</strong>cators, OECD Publishing. http://dx.doi.org/10.1787/eag-2012-en<br />

9 mezzocielovent’anni2011 9 mezzocielo ottobre 2012<br />

education


ambiente<br />

La terra Titolo è vascia<br />

tiolo titolo titolo<br />

Alla Quello fine <strong>che</strong> del le ’91 associazioni – la prima ambientaliste guerra in Iraq de-<br />

sullo nunciano scenario da tempo, internazionale; e cioè <strong>che</strong> in si consuma Italia lo<br />

squasso troppo suolo dei fertile partiti, per e le il limitate PCI <strong>che</strong> <strong>di</strong>sponibi- cambia<br />

volto, lità del e nostro nome; paese, al comune è stato <strong>di</strong> finalmente Palermo una og-<br />

giunta getto <strong>di</strong> democristsullo un rapporto stile del “altalenante” ministro delle<br />

Politi<strong>che</strong> agricole, il “tecnico” Mario Catania.<br />

Da una serie <strong>di</strong> concause, dalla siccità<br />

stagionale alla riduzione dei beni utili all’agricoltura<br />

(acqua, terreni, sementi, addetti,<br />

prati<strong>che</strong>, servizi <strong>di</strong> varia natura) si temono<br />

scombussolamenti locali e globali, poiché la<br />

penuria <strong>di</strong> risorse alimentari non solo ci renderà<br />

più <strong>di</strong>pendenti dall’estero per gli approvvigionamenti,<br />

con relativo aggravio per<br />

le casse statali, ma innes<strong>che</strong>rà reazioni dalle<br />

impreve<strong>di</strong>bili conseguenze nei paesi più poveri,<br />

dove già la “rivolta del pane” ha fatto<br />

detonare reazioni a catena ingovernabili.<br />

Dunque stavolta è un ente governativo, a<br />

preoccuparsi del consumo<br />

troppo spregiu<strong>di</strong>cato <strong>di</strong><br />

suolo fertile per nuove costruzioni,<br />

non solo il Forum<br />

del paesaggio <strong>che</strong>, dalla sua<br />

nascita ad ottobre 2011, promuove<br />

il censimento comunale<br />

degli e<strong>di</strong>fici civili e<br />

industriali abbandonati da<br />

riutilizzare, prima <strong>di</strong> avventarsi<br />

ancora con colate <strong>di</strong> cemento<br />

su terreni agricoli<br />

produttivi. In Italia si è costruito<br />

troppo e male, a debito<br />

e con interessi alti e,<br />

finché non scoppia una bolla<br />

immobiliare, il Cresme stima<br />

<strong>che</strong> le abitazioni costituiscano<br />

l’84% della ric<strong>che</strong>zza reale delle famiglie<br />

italiane, e il 50% del Paese.<br />

Fortuna <strong>che</strong> su altri versanti c’è chi promuove<br />

le “Scienze della terra” come Carlin<br />

Petrini, creatore <strong>di</strong> Slow Food e <strong>di</strong> tante manifestazioni<br />

– Salone del Gusto, Terra<br />

Madre, Università <strong>di</strong> Scienze gastronomi<strong>che</strong>,<br />

i presì<strong>di</strong> dei prodotti tipici, la Banca dei<br />

semi... – il cui impagabile attivismo fa da catalizzatore<br />

delle buone prati<strong>che</strong> agricole, pastorali<br />

e manufatturiere, aventi per effetto<br />

collaterale il mantenimento e la manutenzione<br />

dei terreni agricoli e quin<strong>di</strong> della tenuta<br />

idrogeologica e paesaggistica dei<br />

territori.<br />

Fare il conta<strong>di</strong>no è faticoso, la terra è vascia,<br />

bassa da spaccare la schiena, ma la de<strong>di</strong>zione<br />

<strong>che</strong> è (era) necessaria per cavarle il sostenta-<br />

10 mezzocielovent’anni2011 10 mezzocielo ottobre 2012<br />

ambiente<br />

Rosanna Pirajno<br />

mento, spesso piuttosto avaro, nella tramontata<br />

“civiltà conta<strong>di</strong>na” ora è ad<strong>di</strong>rittura<br />

eroica se rapportata allo scarso ren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>che</strong> gli agricoltori lamentano e <strong>che</strong> induce<br />

molti a rinunciare. La civiltà moderna, sempre<br />

meno industriale e più tecnologica, ha<br />

creduto <strong>di</strong> poter fare a meno dell’agricoltura,<br />

in Italia si sono ridotti notevolmente addetti<br />

e superfici a fronte <strong>di</strong> un insostenibile incremento<br />

<strong>di</strong> terreni “cementificati”. Con la sparizione<br />

negli ultimi 50 anni dell’equivalente<br />

<strong>di</strong> una regione pianeggiante come il Friuli<br />

V.G., vengono inghiottite bio<strong>di</strong>versità, specie<br />

autoctone animali e vegetali, saperi e sapori,<br />

arti e mestieri legati al culto antico della<br />

terra, paesaggi e bellezza. Di contro aumentano<br />

i terreni con destinazione d’uso “e<strong>di</strong>ficabile”,<br />

più red<strong>di</strong>tizia per i proprietari e i<br />

comuni <strong>che</strong> incassano somme consistenti per<br />

le opere <strong>di</strong> urbanizzazione, eppure non si<br />

mette in relazione abbandono o eccessivo<br />

peso antropico (due facce della stessa medaglia)<br />

con i collassi <strong>di</strong> vaste zone registrati in<br />

varie parti del Paese. Gli incen<strong>di</strong> dolosi sono<br />

poi l’aggravante <strong>di</strong> una situazione al limite <strong>di</strong><br />

una crisi irreversibile. Aspettiamo con trepidazione<br />

<strong>che</strong> il rapporto ministeriale si trasformi<br />

in prescrizioni vincolanti a favore<br />

dell’agricoltura, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> salute e benessere<br />

<strong>di</strong> suoli territori ambienti abitanti paesaggi e<br />

futuro “modello <strong>di</strong> sviluppo”.


Deserto culturale<br />

Un’estate ricca <strong>di</strong> cultura, in giro tra musei,<br />

mostre ed ameni luoghi vetusti? Impossibile.<br />

Palermo nei mesi estivi si svuota ma chi rimane<br />

e i turisti non trovano granché da fare,<br />

e an<strong>che</strong> a cercarli i musei sono molto spesso<br />

chiusi, le attività culturali proprio scarse, mostre<br />

<strong>di</strong> un certo rilievo nean<strong>che</strong> a parlarne, se<br />

qual<strong>che</strong> visitatore bene informato cerca un<br />

monumento normanno come La Cuba in<br />

corso Calatafimi (faceva parte del Genoard,<br />

l’immenso parco <strong>di</strong> verdura dei <strong>di</strong>nasti normanni),<br />

non trova cartelli segnaletici e se<br />

chiede in zona viene tosto in<strong>di</strong>rizzato verso<br />

“la Cubana”, nota gastronomia locale.<br />

La galleria regionale <strong>di</strong> Palazzo Abatellis in<br />

via Alloro è stata spesso chiusa o aperta con<br />

orari ridotti, il Museo Ar<strong>che</strong>ologico regionale<br />

Salinas in via Bara è da anni in restauro<br />

e offre, quando va bene, po<strong>che</strong> sale e male<br />

Fotografie <strong>di</strong> Laura Latino, Villa Giulia, Palermo, 2012<br />

illustrate, la Villa Bonanno in Piazza della<br />

Vittoria è piena <strong>di</strong> erbacce sec<strong>che</strong> e ci sono<br />

solo due custo<strong>di</strong> (a turno) e poi è tutto<br />

transennato perché il Comune sta rinnovando<br />

l’illuminazione e le fognature, il Castello<br />

della Zisa è in abbandono, le aree<br />

ar<strong>che</strong>ologi<strong>che</strong> <strong>di</strong> Piazza XIII Vittime, Castello<br />

S. Pietro e <strong>di</strong> Piazza Settangeli nessuno<br />

ci va perché non sono inserite nei<br />

percorsi culturali e poi an<strong>che</strong> ad andarci<br />

<strong>che</strong> cosa si vede, non c’è un pannello, una<br />

mappa, la vegetazione è alta così…, il Castello<br />

a mare apre solo al mattino e nean<strong>che</strong><br />

tutti i giorni, in compenso però alla sera c’è<br />

un ristorante all’interno dell’area, pare<br />

fatto apposta, anni <strong>di</strong> scavi ar<strong>che</strong>ologici per<br />

creare la giusta ambientazione ad un locale<br />

11 mezzocielovent’anni2011 11 mezzocielo ottobre 2012<br />

ambiente<br />

Carola Bianchi<br />

<strong>di</strong> privati, <strong>che</strong> l’<strong>hanno</strong> avuto in affitto dall’ente<br />

porto.<br />

Eppure, il personale <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a ci sarebbe,<br />

ma sembra <strong>che</strong> non si riesca ad utilizzarlo<br />

per inspiegabili problemi burocratici, la<br />

maggior parte dei custo<strong>di</strong> fa capo ad una<br />

delle tante società cui la Regione affida alcuni<br />

servizi destinati ai beni culturali.<br />

Quando ci sono, i custo<strong>di</strong> stanno tutti lì seduti<br />

per i fatti loro in attesa <strong>che</strong> si faccia l’ora<br />

per andarsene. Non sanno nulla dei luoghi<br />

<strong>che</strong> custo<strong>di</strong>scono. Non muovono un <strong>di</strong>to.<br />

Le risorse economi<strong>che</strong> per organizzare le<br />

mostre serie (non quelle costose<br />

o fuori sede a scopi elettorali),<br />

per le pubblicazioni,<br />

per il <strong>di</strong>serbo e la manutenzione<br />

or<strong>di</strong>naria delle aree ar<strong>che</strong>ologi<strong>che</strong>,<br />

l’aggiornamento<br />

o la sostituzione dei pannelli<br />

esplicativi nelle po<strong>che</strong> zone<br />

ancora visitabili, per la pulizia<br />

e il decoro dei luoghi (e<br />

an<strong>che</strong> dei bagni), invece, non<br />

ci sono proprio. Tutti i fon<strong>di</strong>,<br />

già pochi, tagliati. Le soprintendenze<br />

e i tecnici fanno<br />

quel <strong>che</strong> possono, ma la tutela<br />

senza nean<strong>che</strong> gli spiccioli<br />

è già un miracolo,<br />

figuriamoci la valorizzazione.<br />

Sembra impossibile <strong>che</strong> non<br />

interessi a nessuno rendere fruibile l’immenso<br />

patrimonio culturale <strong>che</strong> abbiamo e<br />

<strong>che</strong> potrebbe fare la <strong>di</strong>fferenza tra noi e i<br />

luoghi del deserto e del sottosviluppo economico<br />

e culturale. Non credo <strong>che</strong> si tratti<br />

solo <strong>di</strong> scarsa organizzazione o <strong>di</strong> mancanza<br />

<strong>di</strong> risorse (invochiamo spesso meno sprechi,<br />

meno consulenti esterni alla Regione,<br />

meno prebende, meno deputati), e nemmeno<br />

<strong>che</strong> occorrano ingenti capitali, non<br />

c’è proprio la volontà politica <strong>di</strong> mettere al<br />

centro dell’interesse pubblico i beni culturali<br />

e <strong>di</strong> affrontare la “fatica” <strong>di</strong> gestirli con<br />

un minimo <strong>di</strong> razionalità. Ma in un mondo<br />

siciliano <strong>di</strong> politici ignoranti e arraffoni, per<br />

i quali con la cultura non si mangia, sono<br />

parole al vento e niente più.


po<strong>che</strong>righe<br />

P O C H E R I G H E<br />

«Vieni a trovarmi a Haifa, ma fai presto», parole comprensibili in<br />

bocca ad una straor<strong>di</strong>naria vegliarda durante la presentazione <strong>di</strong> un<br />

suo libro <strong>di</strong>nanzi ad un entusiasta pubblico femminile a Berlino. Nata<br />

a Czernowitz, “città <strong>di</strong> libri e <strong>di</strong> fiumi” ancora austro-ungarica, poi romena<br />

ed attualmente ucraina, nella colta minoranza ebraica <strong>di</strong> lingua<br />

tedesca, Hedwig Brenner ha attraversato le vicende del tragico Novecento<br />

e si è affacciata al XXI secolo con invincibile curiosità. Ottenuta<br />

finalmente nel 1982 l’autorizzazione a recarsi in Israele con la famiglia,<br />

l’ex-fisioterapista si scopre scrittrice consegnando alla memoria preziose<br />

documentazioni <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> scomparsi, incontri, reti <strong>di</strong> relazioni<br />

oltre il tempo e lo spazio. Pionieristico il suo Dizionario delle artiste<br />

ebree, avviato nel 1999 e giunto al quarto volume, in cui è bello trovare,<br />

tra gli altri, i nomi <strong>di</strong> Jeanne Mo<strong>di</strong>gliani, Antonietta Raphael,<br />

Paola Levi Montalcini. Nella sua casa piena <strong>di</strong> libri in cui tedesco, romeno,<br />

russo s’intrecciano con un ebraismo laico ed aperto è in preparazione<br />

il quinto volume delle artiste ed in progettazione un Dizionario<br />

delle donne <strong>di</strong> spettacolo ebree. Per il suo novantaquattresimo compleanno<br />

il 27 settembre l’augurio, come si <strong>di</strong>ce in ebraico, <strong>di</strong> arrivare<br />

a 120 anni <strong>che</strong> però sembrano pochi per tale indomita vitalità.<br />

Rita Calabrese<br />

“Monumenti in rosa per le bambine” è l’iniziativa voluta dall’Onu e<br />

sostenuta dall’organizzazione umanitaria Plan International. L’11 ottobre<br />

<strong>di</strong> ogni anno si celebrerà la giornata mon<strong>di</strong>ale per i <strong>di</strong>ritti delle<br />

bambine, per l’occasione i monumenti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> città si illumineranno<br />

<strong>di</strong> colore rosa da Londra a Nuova Delhi. Perché e quali gli obiettivi <strong>di</strong><br />

questa iniziativa? Nascere femmina in molti paesi è un problema.<br />

Cento milioni <strong>di</strong> donne non sono mai nate in buona parte del pianeta;<br />

alle neonate in<strong>di</strong>ane veniva riempita la bocca <strong>di</strong> riso per soffocarle,<br />

oppure uccise con grosse dosi <strong>di</strong> oppio e poi ancora in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

in Cina, in Pakistan, in Bangladesh... Un vero generici<strong>di</strong>o. Non se la<br />

passano meglio le sopravvissute; una bambina su quattro subisce violenza<br />

(150 milioni), spose bambine (16 milioni), bambine mamme,<br />

schiave, malnutrite, mutilate (10 milioni) con prati<strong>che</strong> meno note come<br />

la “stiratura del seno” per cancellare i segni della crescita e per preservare<br />

dalla violenza sessuale con effetti fisici devastanti come l’infibulazione.<br />

L’obiettivo e l’impegno è garantire l’istruzione a quattro<br />

milioni <strong>di</strong> bambine nel mondo per offrire loro la possibilità <strong>di</strong> migliori<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita. Se questa iniziativa riuscirà a salvare an<strong>che</strong> una sola<br />

bambina, da queste atrocità, sarà un buon risultato.<br />

Adriana Palmeri<br />

Notizia splen<strong>di</strong>da, rimasta quasi ignota.<br />

Egi<strong>di</strong>a Arrigoni, madre <strong>di</strong> Vittorio Arrigoni, il giovane assassinato da<br />

estremisti palestinesi a Gaza nel 2011, ha chiesto clemenza per gli uccisori.<br />

L’Autorità palestinese – <strong>che</strong> aveva processato i due assassini –<br />

li aveva condannati a morte, secondo gli antichi co<strong>di</strong>ci <strong>che</strong> affermano<br />

“Chi uccide sia messo a morte”. La donna ha chiesto <strong>che</strong> la sentenza<br />

fosse mo<strong>di</strong>ficata: “Non aggiungete morte a morte” – ha <strong>di</strong>chiarato. I<br />

due sono stati condannati all’ergastolo.<br />

De<strong>di</strong>chiamo un abbraccio e un ringraziamento a questa donna.<br />

12 po<strong>che</strong>righe<br />

mezzocielo ottobre giugno-luglio 2012 2012


Religioni lava infuocata<br />

Perché parlare <strong>di</strong> religioni?<br />

Nel gran<strong>di</strong>oso sommovimento <strong>di</strong> popoli e <strong>di</strong><br />

culture <strong>che</strong> il mondo intero sta vivendo, an<strong>che</strong><br />

per l’incisività e la forza <strong>di</strong> rottura del pensiero<br />

femminile, può essere fecondo (e forse in<strong>di</strong>spensabile!)<br />

un confronto con pensieri e sentimenti<br />

<strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> donne e uomini <strong>che</strong> si<br />

riconoscono in orizzonti religiosi e spirituali <strong>di</strong>versi.<br />

Cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificare, nella considerazione<br />

delle varie fe<strong>di</strong>, i credenti da una parte<br />

e le gerarchie dall’altra.<br />

Spesso infatti le gerarchie sono strumento <strong>di</strong><br />

poteri statuali od an<strong>che</strong> <strong>di</strong> competizioni e lotte<br />

tra opposti poteri, magari innalzando gli stessi<br />

vessilli religiosi. “Nel mondo <strong>che</strong> ci circonda le<br />

questioni <strong>di</strong> religione muovono gran<strong>di</strong> folle,<br />

scuotono gli stati …è una realtà <strong>che</strong> scorre come<br />

lava infocata” 1 . Gli orrori <strong>di</strong> ogni giorno, dalle<br />

reazioni omicide contro un film su Maometto,<br />

alle stragi <strong>di</strong> minoranze cristiane, fino alle pallottole<br />

sparate in gola ad una scolaretta <strong>di</strong> 14<br />

anni, confermano questo giu<strong>di</strong>zio.<br />

Fortunatamente in Italia il <strong>di</strong>battito religioso<br />

non assume queste forme, ma la sua presenza<br />

incide. Conoscerlo, valutarlo e confrontarsi<br />

non è inutile. Al contrario, investiti come<br />

siamo an<strong>che</strong> noi da una crisi economica e morale<br />

senza precedenti, il confronto è necessario.<br />

Ci sia consentita la speranza <strong>di</strong> unire il maggior<br />

numero possibile <strong>di</strong> forze sane, con ra<strong>di</strong>ci spirituali<br />

e filosofi<strong>che</strong> <strong>di</strong>verse, ma autenticamente<br />

aperte al <strong>di</strong>alogo, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare una realistica<br />

comune via d’uscita dal <strong>di</strong>sastro, e, se<br />

possibile, percorrerla insieme.<br />

Proviamo a parlarne con libertà, senza presunzioni<br />

o ipocrisie. S.M.<br />

1 Adriano Prosperi, professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> storia moderna all’Università<br />

<strong>di</strong> Pisa, 29 settembre 2012<br />

13 mezzocielo ottobre 2012<br />

religioni<br />

dossier


eligioni<br />

Diritti delle donne<br />

dei singoli<br />

e dei “<strong>di</strong>versi”<br />

La maggior parte dei laici e non cattolici<br />

(progressisti) sono consapevoli <strong>che</strong> il pensiero<br />

e l’azione dei cattolici democratici (in<br />

qualsiasi organizzazione politica o culturale<br />

si trovino) possono dare e daranno al superamento<br />

della grave crisi in cui si trova l’Italia.<br />

Ma il loro dubbio ricorrente riguarda il<br />

tema dei <strong>di</strong>ritti: <strong>di</strong>ritti delle donne, <strong>di</strong>ritti<br />

dei singoli, an<strong>che</strong> dei “<strong>di</strong>versi”. Come rispon<strong>di</strong><br />

a questi dubbi?<br />

Cettina risponde:<br />

Sono fermamente convinta <strong>che</strong> il bene comune<br />

debba vedere gli sforzi convergenti <strong>di</strong><br />

tutti. E, dunque, trovo doveroso <strong>che</strong> laici e<br />

cattolici <strong>di</strong> qualunque sensibilità e appartenenza<br />

mettano insieme le loro energie e trovino<br />

un terreno d’intesa. La piaga della<br />

corruzione non consente “se”e “ma”. Chiunque<br />

voglia porvi rime<strong>di</strong>o deve mettersi all’opera.<br />

Piuttosto la questione è quella della<br />

competenza. Non credo si possa fare politica<br />

senza competenze precise.<br />

Mi si chiede però qual è la mia posizione relativamente<br />

alle questioni eticamente sensibili,<br />

ai cosiddetti principi o valori non<br />

negoziabili. Credo <strong>che</strong> da cristiani si debba<br />

testimoniare ciò in cui si crede, ma, come <strong>di</strong><br />

recente ha precisato in una intervista televisiva<br />

il card. Camillo Ruini, alla fine ci si rimette<br />

a quanto ha deciso la maggioranza.<br />

Certo le questioni del fine vita, la fecondazione<br />

in vitro, il matrimonio tra persone<br />

dello stesso sesso pongono problemi ai cattolici.<br />

An<strong>che</strong> qui però occorre <strong>di</strong>stinguere i<br />

singoli problemi.<br />

Personalmente, credo vada ricusata ogni<br />

forma <strong>di</strong> accanimento terapeutico. Una cosa<br />

è infatti la ricerca della guarigione, cosa assolutamente<br />

legittima, altro è tenere in vita,<br />

a tutti costi, con l’ausilio <strong>di</strong> strumenti <strong>che</strong><br />

non guariscono ma simulano la vita, una<br />

persona umana in una situazione comunque<br />

terminale. Sarebbe più saggio accompagnarla,<br />

senza interferire nient’altro <strong>che</strong> alleviandole<br />

la sofferenza. La fede cristiana<br />

ad<strong>di</strong>rittura lo esige. Esemplare la scelta del<br />

card. Carlo Martini <strong>che</strong> è stato, come sappiamo,<br />

sedato, ma <strong>che</strong> si è rifiutato d’essere<br />

intubato.<br />

Confesso <strong>che</strong> non guardo con simpatia i<br />

padri e le madri ad ogni costo, an<strong>che</strong> con<br />

seme o ovuli altrui. Mi pare <strong>che</strong> in questa<br />

tenace ricerca <strong>di</strong> un/a figlio/a si celi il de-<br />

14 mezzocielo ottobre 2012<br />

religioni<br />

Cettina Militello*<br />

mone del possesso. A tutti consiglierei piuttosto<br />

l’affidamento familiare. Siamo troppo<br />

con<strong>di</strong>zionati da una cultura patriarcale e<br />

nella generazione ad ogni costo vedo proiettarsi<br />

un modo insano <strong>di</strong> concepire la famiglia,<br />

la quale dovrebbe essere spazio <strong>di</strong><br />

accoglienza e <strong>di</strong> incontro, prima e più <strong>che</strong><br />

vincolo <strong>di</strong> sangue. Comunque sia, se proprio<br />

si vogliono figli si <strong>di</strong>a il proprio nome<br />

ai tanti abbandonati, non riconosciuti, a<br />

quelli a cui una famiglia è negata o, meglio<br />

si assistano a <strong>di</strong>stanza quelli <strong>che</strong> una famiglia<br />

l’<strong>hanno</strong> ancora, senza sra<strong>di</strong>carli dalla<br />

loro cultura.<br />

Capisco <strong>che</strong> il mio <strong>di</strong>scorso è utopico. Ma<br />

davvero, non ho nessuna simpatia per la maternità/paternità<br />

a ogni costo. An<strong>che</strong> qui<br />

trovo arrogante l’interferenza me<strong>di</strong>cale.<br />

Trovo devastante il me<strong>di</strong>co in camera da<br />

letto o l’offrire sperma e ovuli in contesti sterili<br />

e asettici.<br />

A maggior ragione non capisco il desiderio <strong>di</strong><br />

figli delle coppie omosessuali. Perché ripetere<br />

il copione della famiglia borghese? Perché<br />

chiamare matrimonio quello <strong>che</strong> non lo è.<br />

Non credo si tratti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti. Il <strong>di</strong>ritto è a non<br />

subire <strong>di</strong>scriminazioni, ad avere riconosciuta<br />

legalmente una situazione <strong>di</strong> convivenza con<br />

tutto ciò <strong>che</strong> comporta in vita e in morte. Ma<br />

perché autorizzare maternità e paternità solo<br />

perché l’ingegneria genetica lo consente?<br />

Diverso, ripeto, è il <strong>di</strong>scorso dei <strong>di</strong>ritti nel<br />

senso della non <strong>di</strong>scriminazione, del riconoscimento<br />

della piena e pari <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> tutti,<br />

del comune <strong>di</strong>ritto alla salute, al lavoro, a<br />

una giusta remunerazione. Tutti/e pienamente<br />

citta<strong>di</strong>ni/e, tutti/e pienamente impegnati/e<br />

per il bene comune.<br />

Su questi temi è meglio però avere le idee<br />

chiare in partenza. Se ci si mette insieme cattolici<br />

e laici occorre stabilire una scala <strong>di</strong><br />

priorità. E questa credo sia la ricostruzione<br />

dell’etica pubblica, la lotta alla corruzione,<br />

la promozione dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti/e, l’impegno<br />

per uscire dalla crisi economica, ecc.<br />

ecc. Questa la mia modesta opinione.<br />

* Docente alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum


15<br />

religioni<br />

Fotografia <strong>di</strong> Shobha, Lalita 14 anni, Karnataka<br />

mezzocielo ottobre 2012


16 mezzocielo ottobre 2012<br />

Il sant<br />

Mi strizza il cervello, mi ingarbuglia, mi spiaccica al muro. Ha una brutta faccia, non promette niente<br />

giar<strong>di</strong>no, in quella parte della città nuova, quella del cosiddetto sacco <strong>di</strong> Palermo, dove stranamente c<br />

profumate e camerieri fintamente educati. Nero <strong>di</strong> veste, nero <strong>di</strong> faccia, arcigno. A due passi da casa, do<br />

e piene, nell’allegria funebre dell’ultima sbornia. E nella piazza povera dove, tra le vesti o sotto il pied<br />

cinquanta centimetri, tra crocifissi e madonne, tutta una bancarella piena, uno <strong>di</strong>etro l’altro, la stessa fac<br />

bel solllievo. O cielo meraviglioso <strong>di</strong> questa terra amata, quanto sono ingiusta? Quanto non riesco a pe<br />

urbanisti<strong>che</strong> e buon gusto? Nella piazza nascente <strong>di</strong> nuove speranze, sulle macerie del vecchio quartier<br />

certi tipi del luogo la targa a Falcone e Borsellino, e l’avevano già <strong>di</strong>strutta più e più volte, ma dall’altro<br />

faccia arcigna, santo amato e <strong>di</strong>scusso in vita ed in morte, uscito dalla stessa fabbrica <strong>che</strong>, chissà come


o pio<br />

<strong>di</strong> buono. Cambio strada. Niente da fare, me lo ritrovo pure nella grande e borghesissima piazza con<br />

i ritrovammo un pomeriggio, Simona ed io, a prendere un caffè, tra velluti <strong>di</strong> un bar, signore troppo<br />

ve c’è un mercato <strong>di</strong> frutta e cocaina, dove ci si va, <strong>di</strong> notte, solo <strong>di</strong> notte, a frantumare bottiglie vuote<br />

istallo, una polvere bianca <strong>di</strong> caro prezzo trova rifugio momentaneo. Me lo ritrovai pure a Napoli, a<br />

cia arcigna, la veste scura, il braccio bene<strong>di</strong>cente. Non lo rivi<strong>di</strong> mai più superata la capitale e fu un gran<br />

rdonare il baratto <strong>di</strong> quell’anno in cui per un piatto <strong>di</strong> lenticchie <strong>di</strong> buon vicinato furono vendute leggi<br />

e, con prato e poco verde ed an<strong>che</strong> qual<strong>che</strong> palazzo dalle finestre murate e dentro rovine, ci permisero<br />

lato l’imposizione fu <strong>che</strong> ci dovesse stare pure lui, imponente nero bene<strong>di</strong>cente dalla<br />

e perché, qui, da noi del sud assume un significato altro. Che facciamo finta <strong>di</strong> non capire.<br />

Letizia Battaglia<br />

17 mezzocielo ottobre 2012<br />

Fotografia <strong>di</strong> Schobha, Polonia, 2005


eligioni<br />

Credo <strong>che</strong> oggi non serva<br />

un partito<br />

dei cattolici<br />

Ogni volta <strong>che</strong> si avvicinano le elezioni, soprat- Teresa Piccione<br />

tutto quelle nazionali, torna il grande interrogativo<br />

sui cattolici. Che mai faranno i cattolici?<br />

Creeranno un nuovo schieramento, ne in<strong>di</strong>vidueranno<br />

uno <strong>di</strong> riferimento (come non è più<br />

stato negli ultimi vent’anni almeno) o militeranno<br />

in partiti <strong>di</strong>versi, com’è successo con<br />

sempre maggiore evidenza dopo la scomparsa della DC? E lì a interrogarsi e a interpretare<br />

an<strong>che</strong> le parole e gli inviti all’impegno in politica <strong>che</strong> il card. Bagnasco ha rivolto ai cattolici.<br />

Io credo <strong>che</strong> a tale proposito vadano fatte alcune considerazioni. Innanzitutto, il contesto in<br />

cui oggi ci muoviamo. Un contesto <strong>di</strong>fficile, <strong>di</strong> profonda crisi economico-sociale e perciò incline<br />

al ripiegamento, alla riduzione dell’orizzonte alla <strong>di</strong>mensione privata, oscillante tra la<br />

demotivazione rassegnata e l’urlo <strong>di</strong> una protesta povera <strong>di</strong> progetto e, perciò, antipolitica<br />

nell’essenza. Un contesto <strong>di</strong>fficile, non solo povero <strong>di</strong> ideologie, ma povero <strong>di</strong> valori. La crisi,<br />

infatti, non è solo <strong>di</strong> natura economica e sociale, ma valoriale. Ridotto l’uomo alla sua <strong>di</strong>mensione<br />

economica passiva (consumatore), idolatrato il mercato, e un mercato globale senza<br />

né regole né <strong>di</strong>ritti, sostituita la soli<strong>di</strong>tà dell’economia incentrata sul lavoro produttivo con<br />

la ric<strong>che</strong>zza prodotta dalla speculazione finanziaria, celebrato il mito del successo a basso<br />

costo, cui non corrispondono formazione, impegno e sacrificio, quello <strong>che</strong> si è perduto è<br />

l’uomo, la centralità della persona e delle sue relazioni. Su questo terreno sdrucciolevole ed<br />

impervio si misura la sfida della politica e la sua capacità <strong>di</strong> ricostruzione. Cioè la sua capacità<br />

<strong>di</strong> ri-fondare lo Stato e la società mettendo al centro la persona e i suoi bisogni materiali e<br />

non, una politica <strong>che</strong> ritrovi la capacità <strong>di</strong> armonizzare gli interessi <strong>di</strong> tutti per la realizzazione<br />

del bene comune. È qui <strong>che</strong> entrano in gioco tutte le componenti della società, chiamate ad<br />

assumersi responsabilmente l’impegno a gettare basi nuove e allo stesso tempo anti<strong>che</strong>. È<br />

qui <strong>che</strong> servono le energie, le idee e il lavoro <strong>di</strong> tutti. An<strong>che</strong> dei cattolici. Nel contesto attuale,<br />

credo <strong>che</strong> la cultura dei cattolici, il loro sfondo valoriale, esplicitato dai testi della dottrina<br />

sociale della Chiesa, dai documenti conciliari, dalle encicli<strong>che</strong> ma an<strong>che</strong> da testimoni aperti<br />

al <strong>di</strong>alogo come Bianchi, Martini, Tettamanzi, per non citarne <strong>che</strong> alcuni, abbiano molto da<br />

<strong>di</strong>re. È in questi testi e in questi testimoni <strong>che</strong> si nasconde, una “sapienza antica e nuova”<br />

<strong>che</strong> mette al centro l’uomo come valore supremo, la sua <strong>di</strong>gnità, in qualunque con<strong>di</strong>zione<br />

esso si trovi, il <strong>di</strong>ritto alla vita e alla salute, al lavoro come espressione della propria creatività<br />

e come contributo allo sviluppo <strong>di</strong> tutta la società, quello alla famiglia, il <strong>di</strong>ritto all’equa <strong>di</strong>stribuzione<br />

della ric<strong>che</strong>zza, quello all’istruzione come elemento <strong>di</strong> riscatto e <strong>di</strong> mobilità sociale.<br />

È intorno a questi valori <strong>che</strong> è stata costruita la nostra Costituzione e su queste<br />

fondamenta poggia la Repubblica. Nella Costituzione si è sperimentata per la prima volta la<br />

possibilità <strong>di</strong> incontro tra culture <strong>di</strong>verse attraverso il <strong>di</strong>alogo, lo scambio, l’ascolto e, attorno<br />

ai valori dell’uguaglianza e della solidarietà, si sono coagulate la cultura socialista e quella<br />

cattolica. Credo <strong>che</strong> oggi vada riscoperto questo percorso e <strong>che</strong> il ritorno alle anti<strong>che</strong> ra<strong>di</strong>ci<br />

del <strong>di</strong>alogo tra queste culture possa essere fecondo <strong>di</strong> sviluppi interessanti e, a mio avviso,<br />

irrinunciabili, se vogliamo <strong>che</strong> la crisi <strong>di</strong>venti un’opportunità <strong>di</strong> recupero della nostra identità<br />

profonda e <strong>di</strong> riscatto dalle storture <strong>che</strong> si sono accumulate nel tempo nel nostro Paese. È<br />

tempo <strong>di</strong> scelte coraggiose. È tempo <strong>di</strong> investire in riforme <strong>che</strong> abbiano al centro la giustizia<br />

sociale e una più equa <strong>di</strong>stribuzione della ric<strong>che</strong>zza. Su queste basi è stato costruito e si<br />

muove il Partito Democratico al cui progetto fondativo ho partecipato con convinzione ed<br />

entusiasmo. Trovo <strong>che</strong> in questo progetto si realizza pienamente l’incontro tra la cultura del<br />

cattolicesimo democratico e quella socialista nella visione <strong>di</strong> un nuovo riformismo. Credo<br />

<strong>che</strong> oggi non serva un Partito dei cattolici, perché non sarebbe più in linea con i tempi e con<br />

la società. Nel tempo del pluralismo, occorre un Partito plurale nel quale i cattolici stiano<br />

bene accanto ad altri con sensibilità <strong>di</strong>verse ma aperti al <strong>di</strong>alogo e al confronto. E questo<br />

partito è il PD al cui interno si <strong>di</strong>scute, si elaborano proposte, si con<strong>di</strong>vidono le scelte, tenendo<br />

presenti i riferimenti valoriali della democrazia sostanziale e della giustizia sociale e<br />

dove si cercano liberamente convergenze an<strong>che</strong> sui temi “morali”, nella convinzione <strong>che</strong> essi<br />

coinvolgono ogni uomo, credente o no <strong>che</strong> sia, e <strong>che</strong> cercare insieme risposte è un grande<br />

esercizio <strong>di</strong> umanità.<br />

18 mezzocielo ottobre 2012<br />

religioni


Laici musulmani, fatevi avanti<br />

o sarà tar<strong>di</strong><br />

“Non ho peli sulla lingua, io. Dovrete abituarvi. In Monica Lanfranco<br />

questa lettera pongo domande davanti alle quali non<br />

possiamo più nasconderci. Perché siamo ostaggio <strong>di</strong><br />

quanto accade tra israeliani e palestinesi? Come spiegare<br />

la persistente vena <strong>di</strong> antisemitismo <strong>che</strong> percorre<br />

l’Islam? Chi ci vuole veramente colonizzare: l’America<br />

o l’Arabia? Per quale ragione continuiamo a<br />

sprecare il talento e la ric<strong>che</strong>zza delle donne, <strong>che</strong> rappresentano il cinquanta per cento abbondante della<br />

creazione <strong>di</strong>vina? Cosa ci rende tanto sicuri <strong>che</strong> gli omosessuali meritino il nostro ostracismo – se non<br />

ad<strong>di</strong>rittura la morte- quando, secondo il Corano, tutto ciò <strong>che</strong> Dio crea è ‘eccellente’?” Era il 2006 quando<br />

an<strong>che</strong> in Italia, con grande ritardo e poca eco me<strong>di</strong>atica, esce Quando abbiamo smesso <strong>di</strong> pensare?<br />

durissimo testo della giornalista femminista e lesbica (religiosa islamica <strong>di</strong>chiarata) Irshad Manji.<br />

An<strong>che</strong> oggi, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni, è la sua voce e quella <strong>di</strong> po<strong>che</strong> altre (tra loro Maryam<br />

Namazie, attivista iraniana <strong>di</strong> One law for all) <strong>che</strong> si alza contro i rischi del fondamentalismo islamico,<br />

mentre infuria la guerra, con morti e feriti, originata dalla reazione furiosa contro il film americano su<br />

Maometto e la pubblicazione <strong>di</strong> altre vignette satiri<strong>che</strong> in alcuni giornali europei. Il resto è un coro bipartisan<br />

nel quale si condanna la satira e chi la pubblica, definendola incitamento all’o<strong>di</strong>o, e poi si deplorano<br />

le violenze dei fanatici islamisti. Si <strong>di</strong>ce <strong>che</strong> i fanatici siano una minoranza, rispetto alla<br />

maggioranza moderata del mondo musulmano e allora la domanda è: dove sono? Perché non parlano?<br />

Per quale motivo si dà così poco spazio a questa maggioranza moderna e laica <strong>che</strong> non approva il fanatismo<br />

religioso islamico, <strong>che</strong> invece sembra tenere in scacco ormai quasi dovunque i movimenti<br />

della primavera araba? Vorrei raccontare un episo<strong>di</strong>o recente <strong>che</strong> illustra uno degli errori a mio parere<br />

più gravi <strong>che</strong> in Italia continuiamo a fare, per ignoranza e malinteso senso <strong>di</strong> accoglienza: in una iniziativa<br />

politica alla quale sono stata invitata doveva partecipare una attivista laica, non velata, giovane,<br />

rappresentante <strong>di</strong> un paese a maggioranza musulmana. All’ultimo minuto ha comunicato <strong>che</strong> non<br />

avrebbe potuto partecipare. Invece <strong>di</strong> verificare se era possibile avere presente un’ attivista della stessa<br />

area si è scelto <strong>di</strong> invitare una donna <strong>di</strong> tutt’altra appartenenza: velata e religiosa. La piega <strong>che</strong> ha preso<br />

il <strong>di</strong>battito è stata molto <strong>di</strong>versa da quella originale: l’intervento della giovane islamica è stato sotto<br />

l’egida delle parole del Corano, una vera e propria lezione confessionale. Quello <strong>che</strong> credo sia davvero<br />

pericoloso è confondere i piani: si può provenire da un paese musulmano ma non necessariamente si<br />

è fedeli dell’islam, e, nel caso si sia donna, si può non portare il velo. C’è <strong>di</strong>fferenza tra invitare ad un<br />

<strong>di</strong>battito don Gallo piuttosto <strong>che</strong> un porporato fedele all’attuale pontefice. Tra Lorella Zanardo e l’ex<br />

ministra Carfagna c’è un abisso, e invitare l’una o l’altra significa dare voce ad una o un’altra visione<br />

delle donne e delle relazione tra i generi. Voglio <strong>di</strong>re <strong>che</strong> scegliere <strong>di</strong> dare visibilità alle donne (e agli<br />

uomini) <strong>che</strong> lottano, in occidente come nei paesi d’origine, per la laicità, per la separazione tra stato e<br />

religione, per il primato della sfera pubblica priva <strong>di</strong> connotazioni confessionali, significa affermare<br />

<strong>che</strong> non c’è un solo islam, un solo monolitico mondo arabo e musulmano, così come non esiste solo<br />

un occidente o un cattolicesimo, o un solo modo <strong>di</strong> essere credenti. C’è, poi, la grande questione della<br />

libertà <strong>di</strong> espressione, <strong>di</strong> stampa e <strong>di</strong> critica. Ho visto alcuni spezzoni dell’ultimo film <strong>che</strong> ha scatenato<br />

la furia omicida dei fondamentalisti, e ho intuito <strong>che</strong> era un brutto prodotto. Non sempre, an<strong>che</strong> in<br />

Italia, la satira, sia essa televisiva, scritta o a fumetti è intelligente, anzi è <strong>di</strong>fficile <strong>che</strong> percentualmente<br />

lo sia, e più <strong>di</strong> tutto è estremamente <strong>di</strong>fficile <strong>che</strong> non sia misogina, persino violenta, solitamente contro<br />

le donne o gli omosessuali. Ma, a parte stigmatizzazioni e reazioni in<strong>di</strong>gnate e ragionate, non si assaltano<br />

scuole, giornali e se<strong>di</strong> politi<strong>che</strong>, e se questo accade (non <strong>di</strong>mentichiamoci <strong>che</strong> il regista Theo van Gogh<br />

è stato ucciso nel 2004 per Submission, film invece non volgare o grottesco, incentrato sulla violenza<br />

dell’islamismo contro il corpo femminile), non si smette <strong>di</strong> esercitare un <strong>di</strong>ritto <strong>che</strong> viene sospeso solo<br />

(e non a caso), nelle <strong>di</strong>ttature <strong>di</strong> ogni colore. Tacere su quello <strong>che</strong> sta accadendo nel mondo arabo e<br />

musulmano, giustificare la violenza contro la (pur brutta) satira significa creare una breccia pericolosa<br />

nel <strong>di</strong>ritto alla libertà <strong>di</strong> stampa e <strong>di</strong> critica, <strong>che</strong> non può avere limitazioni <strong>di</strong> fronte a nessuna espressione<br />

<strong>di</strong> fede. Lontani dall’essere oscurantisti ed economicamente arretrati, i fondamentalismi si oppongono<br />

con forza alla visione laica della società. L’altra faccia della globalizzazione è la frammentazione<br />

delle comunità secondo i binari della religione, dell’etnicità o della cultura. Tacere su questa<br />

rimozione non solo fa fare a noi occidentali un gigantesco passo in<strong>di</strong>etro nella storia del percorso<br />

dell’autodeterminazione, ma infligge un colpo mortale a chi lotta per la secolarizzazione in paesi e<br />

culture dove ancora la religione e il patriarcato sono legge.<br />

19 mezzocielo ottobre 2012<br />

religioni


cultura<br />

Goliarda Sapienza<br />

Complessa<br />

libertà femminile<br />

Un viaggio sentimentale<br />

attraverso Catania<br />

Un colpevole silenzio ha avvolto la vita e le<br />

opere <strong>di</strong> Goliarda Sapienza fino a quando,<br />

in anni molto recenti la sua fama è emersa<br />

e cresciuta quasi miracolosamente e in<br />

modo esponenziale. Toppo ra<strong>di</strong>cale, moderna<br />

e anticonvenzionale è la sua scrittura<br />

e con essa la sua vicenda umana per non<br />

impressionare negativamente l’insipienza,<br />

la misoginia <strong>di</strong> critici, e<strong>di</strong>tori e intellettuali.<br />

Goliarda è morta con la pena <strong>di</strong> chi, consapevole<br />

della propria grandezza, senza<br />

supponenza o superba vanagloria, è privata<br />

del giusto riconoscimento. Con la pena <strong>di</strong><br />

chi ha riempito pagine su pagine <strong>di</strong> una<br />

scrittura non canonica, <strong>di</strong>rei quasi rivoluzionaria,<br />

nella forma e nei contenuti, così<br />

come lo è stata quella <strong>di</strong> Virginia Woolf,<br />

con la quale la scrittrice catanese con<strong>di</strong>vide<br />

la modernità narrativa e la curiosità verso<br />

se stessa e verso il mondo, <strong>che</strong> si fanno<br />

complessa epopea <strong>di</strong> libertà femminile.<br />

Oggi, per Goliarda, è tempo <strong>di</strong> riscatti e <strong>di</strong><br />

risarcimenti. Ogni volta <strong>che</strong> le sue pagine mi<br />

<strong>hanno</strong> presa come in un incantesimo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>,<br />

<strong>di</strong> memoria della sua Catania, <strong>che</strong> è<br />

20 mezzocielo ottobre 2012<br />

cultura<br />

Pina Mandolfo


an<strong>che</strong> la mia, come una pedagogia letteraria<br />

e umana, ho sentito una grande pena per il<br />

troppo tar<strong>di</strong>vo successo e un desiderio <strong>di</strong><br />

stare tra coloro <strong>che</strong> concorrono alla trasmissione<br />

del suo talento e della singolarità della<br />

persona. E’ nato così, an<strong>che</strong> in seguito a ragionamenti<br />

nella Società Italiana delle Letterate,<br />

il Viaggio sentimentale e letterario<br />

nei luoghi <strong>di</strong> Goliarda Sapienza, una festa<br />

mobile, un incontro ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Sapienza con<br />

la sua città, da lei ripetutamente narrata.<br />

Una festa mobile <strong>che</strong> ha richiamato nella<br />

città etnea donne, letterate, stu<strong>di</strong>ose e estimatori<br />

da tutta Italia e dall’estero.<br />

I due giorni catanesi (14-15 settembre) si inserivano<br />

nel percorso inaugurato a Genova,<br />

dalla Società Italiana delle Letterate, con il<br />

convegno Io sono molte: l’invenzione delle<br />

personagge, un itinerario ora privato ora con<strong>di</strong>viso,<br />

una sorta <strong>di</strong> corpo a corpo tra autrice,<br />

lettrice e personaggia, dove la legittimità<br />

della parola passa attraverso il genere. L’itinerario<br />

delle personagge, oltre al tour de<strong>di</strong>cato<br />

a Goliarda Sapienza, ha portato a<br />

Catania il nutrito gruppo delle socie Sil <strong>di</strong><br />

Palermo con la lettura-spettacolo Le personagge<br />

sono voci interiori, ideato da Gisella<br />

Mo<strong>di</strong>ca e interpretato da Letizia Porcaro e<br />

Patrizia D’Antona, <strong>che</strong> ne ha curato la regia.<br />

La scrittura <strong>di</strong> Anna Banti, Maria Messina,<br />

Maria Occhipinti, James Joyce, Goliarda Sapienza,<br />

Suor Juana de la Cruz, Max Bunker,<br />

Amelia Rosselli, Elizabeth von Arnim ha<br />

preso corpo, si è insinuata e ha catturato le<br />

molte spettatrici presenti.<br />

La giornata successiva ci ha viste protagoniste<br />

curiose e commosse, in movimento, verso<br />

i luoghi <strong>che</strong>, nella Catania degli anni ‘30 e<br />

‘40, <strong>hanno</strong> nutrito la fantasia <strong>di</strong> “Iuzza” Sapienza:<br />

dal laboratorio del puparo Insanguine,<br />

ai vicoli della Civita, quartieri <strong>di</strong><br />

21 mezzocielo ottobre 2012<br />

cultura<br />

elezione <strong>di</strong> Goliarda <strong>che</strong> vi scorazzava tra crispellerie,<br />

botteghe artigiane e uomini e<br />

donne <strong>che</strong> facevano e tuttora fanno commercio<br />

dei loro corpi. E ancora il Teatro Massimo<br />

Bellini, dove spesso si recava all’opera,<br />

il cinema Mirone, dove trascorreva interi pomeriggi<br />

in compagnia dei suoi eroi ed eroine.<br />

E poi via verso il mare <strong>di</strong> Ognina, ricorrente<br />

nelle pagine <strong>di</strong> Sapienza, e quello più amato<br />

della Plaja dove, al tramonto, abbiamo assistito<br />

ad una suggestiva performance <strong>di</strong> Daniela<br />

Orlando per la regia <strong>di</strong> Maria Arena. Al<br />

vecchio Mirone abbiamo assistito ad una<br />

puntata monografica del programma Rai<br />

“Vuoti <strong>di</strong> memoria”, a lei de<strong>di</strong>cata da Loredana<br />

Rotondo e ad un mio lavoro <strong>di</strong> montaggio<br />

nel quale scorrono immagini dell’attrice<br />

e scrittrice catanese in <strong>di</strong>versi momenti della<br />

sua vita. Con accenti <strong>di</strong> passione ed emozione,<br />

nella sontuosa cornice <strong>di</strong> Palazzo Biscari,<br />

Goliarda è stata raccontata da Elvira<br />

Seminara, Maria Arena, Maria Rosa Cutrufelli,<br />

Giovanna Providenti e Monica Farnetti.<br />

Alle sue pagine ha dato voce l’attrice Egle<br />

Doria. Le riprese del tour, con interviste in<br />

itinere <strong>di</strong> Ornella Sgroi, <strong>di</strong>venteranno un<br />

film. Sulla fatica dell’organizzazione prevalgono<br />

ormai solo la gioia <strong>di</strong> quanti e quante<br />

<strong>hanno</strong> vissuto questo evento singolare e il<br />

grande privilegio <strong>di</strong> avere onorato Goliarda<br />

in questo ritorno <strong>che</strong> ha visto protagonista la<br />

Catania migliore. Impren<strong>di</strong>tori, singoli citta<strong>di</strong>ne<br />

e citta<strong>di</strong>ni <strong>hanno</strong> oscurato, in una gara<br />

<strong>di</strong> sostegno e con<strong>di</strong>visione, l’ignavia istituzionale<br />

ormai giunta agli ultimi rantoli. Per loro<br />

e per il passante ignaro <strong>di</strong> una così illustre<br />

concitta<strong>di</strong>na, abbiamo lasciato al numero 20<br />

<strong>di</strong> Via Pistone una targa <strong>che</strong> recita: “Questa<br />

casa, la strada, i vicoli, la città <strong>di</strong> Catania, la<br />

terra <strong>di</strong> Sicilia <strong>hanno</strong> nutrito il genio narrativo<br />

d Goliarda Sapienza”.<br />

“Al contatto del pane la fame si fa più forte, e questo mi da l’ar<strong>di</strong>re <strong>di</strong> rivoltarmi e affrontare<br />

il luogo dove starò. Non devo pensare a quanto ci starò. Giro gli occhi solo<br />

verso destra dove intuisco ci dev’essere la branda. Fissando solo quella mi seggo: fra<br />

le mani ho pane e un pomodoro. Mangio piano, <strong>che</strong> duri il più a lungo possibile. Mangiando<br />

la tensione s’allenta, e quando ho finito cerco , scrutando in giro il meno possibile,<br />

d’infilarmi sotto una coperta ruvida al tatto. Non la devo guardare, basta l’odore<br />

quando la tiro su verso il mento. Basta questo a scatenare una sfilza <strong>di</strong> fantasie insopportabili.<br />

Devo riuscire a fermare la fantasia e attenermi solo ai gesti e ai pensieri <strong>che</strong><br />

mi possono aiutare a superare tutto con il minimo <strong>di</strong> sofferenza. Non tuffarsi nella<br />

sofferenza, altra tentazione quasi voluttuosa in confronto alla solitu<strong>di</strong>ne <strong>che</strong> senti intorno,<br />

ma <strong>che</strong> porta a quel grido ascoltato prima. Infatti c’era an<strong>che</strong> voluttà in quel<br />

grido. Fermare la fantasia. Ripeto questa frase nella mente come al tempo della scuola<br />

quando si mandava a memoria una poesia <strong>che</strong> non si capiva. Io <strong>che</strong> ho fatto uno strumento<br />

della fantasia, <strong>che</strong> l’ho stu<strong>di</strong>ata tutta la vita per acuirla, liberarla, renderla agile<br />

il più possibile, mi trovo ora a doverla uccidere come si farebbe col peggiore dei nemici.<br />

Eppure è così. Da questo momento essa mi può essere maligna.<br />

Goliarda Sapienza - da “L’Università <strong>di</strong> Rebibbia” - Einau<strong>di</strong> 2012


cultura<br />

L’altro cielo <strong>di</strong> Mi<strong>che</strong>le Perriera<br />

Sono stata accanto a Mi<strong>che</strong>le in molti mo<strong>di</strong>,<br />

aiutoregista, attrice, regista, formatrice,<br />

presidente <strong>di</strong> Teatés. Quando Mi<strong>che</strong>le ebbe<br />

l’infarto ed io aspettavo mio figlio Antonio<br />

lui mi chiese <strong>di</strong> restare ancora a Palermo <strong>di</strong><br />

stargli accanto assumendo la presidenza<br />

per due anni.<br />

Amica e ideatrice <strong>di</strong> uno dei suoi spettacoli<br />

nato in un’altra città <strong>che</strong> non fosse Palermo,<br />

<strong>che</strong> la mia Associazione Viartisti<br />

produsse, investendo, con vero amore, su<br />

quella speciale rie<strong>di</strong>zione de “Variazioni sui<br />

Cenci” <strong>che</strong> Torino accolse con tutti gli<br />

onori.<br />

Sono stata una sua allieva intimi<strong>di</strong>ta e ammirata<br />

delle sue straor<strong>di</strong>narie qualità “sciamani<strong>che</strong>”,<br />

<strong>di</strong> quel sapere profon<strong>di</strong>ssimo<br />

non “intellettuale” e coltissimo <strong>che</strong> sapeva<br />

scuotere la persona dalle fondamenta.<br />

Ho nel cuore la sua risata particolare,<br />

piena, assoluta <strong>che</strong> si <strong>di</strong>spiega nell’aria<br />

senza timidezza, quella <strong>che</strong>, invece, coglievi<br />

in lui in altri momenti, in altre situazioni.<br />

Ho nelle orecchie il suo canto. Perché Mi<strong>che</strong>le<br />

spesso cantava, bene da vero interprete,<br />

an<strong>che</strong> vecchie e bellissime canzoni<br />

siciliane e la sua voce, molto particolare,<br />

profonda, misteriosa, fluente <strong>di</strong> ancestrali<br />

melo<strong>di</strong>e da “Mille e una notte”, mi evocava<br />

le grotte marine. Misteriosi i suoi neri occhiali<br />

<strong>che</strong> non riuscivano a fermare lo<br />

sguardo: lo sentivi attento, accorto, pronto<br />

a tentare <strong>di</strong> cogliere le sfumature e i movimenti<br />

delle anime come i felini lo sono con<br />

le prede.<br />

I ricor<strong>di</strong> sono tantissimi, e devo <strong>di</strong>re <strong>che</strong> più<br />

<strong>di</strong> tutto mi piace testimoniare <strong>di</strong> quanto Mi<strong>che</strong>le<br />

amasse ridere, <strong>di</strong> quanto sapesse essere<br />

<strong>di</strong>vertente, spiritoso, ironico, e<br />

sperduto, alle volte come un bambino. Mi<br />

piace ricordare come ci facesse sorridere e<br />

quanto lui stesso ridesse della sua vanità,<br />

molto femminile, nel “presentarsi al<br />

mondo”, vanificata dalla sua perenne <strong>di</strong>strazione<br />

<strong>che</strong> lo portava ad avere un perfetto<br />

abito a giacca e per sciarpa l’asciugamano<br />

usato per la barba!<br />

Certo la mia vita è stata segnata in modo indelebile<br />

da questo incontro, come avviene<br />

quando ti trovi davanti a un Maestro e poi<br />

lo scegli!<br />

Così mi sento <strong>di</strong> <strong>di</strong>re qualcosa sulla domanda<br />

se Mi<strong>che</strong>le avesse o no un lato femminile<br />

nella sua scrittura e nel suo teatro,<br />

domanda <strong>che</strong> Simona Mafai mi ha fatto<br />

Pietra Selva Nicolicchia<br />

quest’estate, durante un nostro bell’incontro<br />

sulla sua deliziosa terrazza, invitandomi,<br />

poi, a scrivere qualcosa per la sua bella rivista,<br />

e <strong>di</strong> questo le sono veramente grata.<br />

Vorrei ricordare il suo modo unico <strong>di</strong> condurre<br />

i laboratori <strong>di</strong> accompagnare una<br />

creazione a metà tra la levatrice e una partoriente.<br />

Mi<strong>che</strong>le sembrava proprio una “levatrice”<br />

sapeva compiere “i gesti” necessari perché<br />

le “creature” nascessero dal nostro corpo.<br />

E poi improvvisamente partoriva lui stesso,<br />

davanti a noi, senza pudore, con una gioia<br />

mista a uno strappo dell’anima “le sue creature”.<br />

E la scena si popolava <strong>di</strong> possibilità,<br />

perché questo è an<strong>che</strong> una vita, e non tutte<br />

si guadagnavano l’accesso al mondo. Così<br />

in quel breve spazio temporale si sperimentava<br />

il nascere e il morire.<br />

La sua scrittura, il suo teatro ha sempre<br />

avuto, per me, qualcosa <strong>di</strong> creaturale, un<br />

abbandono senza pudori intellettualistici,<br />

un’urgenza <strong>di</strong> testimoniare <strong>di</strong> “occuparsi”<br />

del mondo, del suo destino, degli esseri<br />

<strong>che</strong> lo popolano, con l’attenzione <strong>di</strong> una<br />

madre.<br />

La scelta delle parole, nella sua scrittura<br />

drammaturgia e narrativa, era volta non a<br />

quelle “giuste” ma a quelle <strong>che</strong> arrivano<br />

dalle profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> una memoria antica e<br />

rinascono ogni volta nuove; parole vanitose<br />

e orgogliose, perché alla perenne ricerca<br />

<strong>di</strong> un fascino, non esteriore, ma<br />

come quello delle belle donne <strong>di</strong> un’intima<br />

profonda misteriosa eleganza. Il teatro, i<br />

racconti, i romanzi sono popolati <strong>di</strong> personaggi<br />

e figure femminili.<br />

Mi<strong>che</strong>le amava viaggiare, <strong>di</strong>ceva spesso,<br />

senza bisogno <strong>di</strong> muoversi dalla sua tana,<br />

erano viaggi dell’anima, della testa, del<br />

cuore, per regioni infinite da cui emergeva<br />

con il dono <strong>di</strong> una nuova scrittura.<br />

Ecco io credo <strong>che</strong> amasse l’universo femminile,<br />

perché lo portava a compiere un<br />

viaggio, a esplorare una irriducibile alterità<br />

<strong>che</strong> l’altra metà del cielo rappresenta. E<br />

credo <strong>che</strong> questo lo <strong>di</strong>vertisse molto.<br />

Grazie Mi<strong>che</strong>lino.<br />

22 mezzocielo ottobre 2012<br />

cultura


Danilo Dolci e i suoi figli<br />

Quel verso “ognuno cresce solo se sognato”,<br />

così potente, lo ricordano tutti. Ma è solo un<br />

frammento infinitesimale, non solo <strong>di</strong> quella<br />

poesia, ma della produzione, della vita <strong>di</strong><br />

Danilo Dolci, il promotore dello sciopero<br />

alla rovescia. Poeta, scrittore, educatore, filosofo<br />

e sociologo da Sesana (Trieste) si trasferisce<br />

a Partinico dove realizza con la<br />

gente iniziative socio-economi<strong>che</strong>-culturali,<br />

fonda il Centro Educativo <strong>di</strong> Mirto, avveniristico<br />

e insieme rispettoso dei bisogni dei<br />

bambini e della cultura locale, <strong>che</strong> coinvolse<br />

nomi internazionali. E ancora: organizza <strong>di</strong>verse<br />

azioni non violente, denuncia il sistema<br />

mafioso-clientelare, marcia, <strong>di</strong>giuna,<br />

punta il <strong>di</strong>to contro le storture, aiuta gli isolani<br />

ad avere acqua democratica, impegnandosi<br />

per la realizzazione della Diga sul fiume<br />

Jato, guadagnandosi l’aggettivo <strong>di</strong> “sobillatore”<br />

per la sua capacità <strong>di</strong> scuotere le coscienze.<br />

Perché è proprio la sua vita ad<br />

essere esemplare, un insieme <strong>di</strong> azioni semplici<br />

e spiazzanti. Il 28 giugno avrebbe compiuto<br />

88 anni, e Trappeto lo ha ricordato<br />

con una 4 giorni …Per non <strong>di</strong>menticare Danilo...<br />

in collaborazione col Comune, con<br />

una mostra <strong>di</strong> Gaetano Porcasi, letture <strong>di</strong><br />

poesie e an<strong>che</strong> una giornata <strong>di</strong> salute, curate<br />

da Chiara, Sereno e Fausto Amico Dolci.<br />

L’attività del Centro Stu<strong>di</strong> e Iniziative – fondato<br />

da Danilo nel 1958 e convertito in<br />

“Centro per lo Sviluppo Creativo” – continua<br />

le sue attività coor<strong>di</strong>nate dal figlio<br />

Amico Dolci, alla ricerca <strong>di</strong> un metodo <strong>che</strong><br />

possa ‘educare allo sviluppo creativo’<br />

(www.danilodolci.it). Libera e Marina collaborano<br />

con la Biblioteca per Bambini e Ragazzi<br />

Le Balate a Ballarò, recentemente<br />

insignita del premio nazionale “Città del<br />

libro”, e portata avanti dall’impegno <strong>di</strong> Donatella<br />

Natoli.<br />

Libera Dolci è la maggiore dei figli <strong>di</strong> Danilo.<br />

Prosegue la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> educatrice<br />

nella sua abitazione, con vista sul castello<br />

della Zisa, e nel baglio profumato <strong>di</strong> gelsomino<br />

dove conduce, insieme alla figlia, laboratori<br />

musicali e percorsi per lo sviluppo<br />

della creatività dei più piccoli attraverso il<br />

gioco, la scrittura, il contatto con la natura<br />

e la sana alimentazione.<br />

Racconta Libera: “Fra il pubblico e il privato<br />

<strong>di</strong> mio padre non c’era molta <strong>di</strong>stanza.<br />

Era presente l’ascolto dell’altro, lo stesso rigore<br />

<strong>che</strong> <strong>di</strong>mostrava in iniziative come la<br />

marcia della pace, o la costruzione della <strong>di</strong>ga<br />

23 mezzocielo ottobre 2012<br />

cultura<br />

Daniela Gambino<br />

sullo Jato, lo manifestava an<strong>che</strong> in casa. Ho<br />

imparato fin da piccolissima il significato<br />

della parola utopia. Sapevo già da allora <strong>che</strong><br />

ci dovevo mettere impegno e forza, oltre al<br />

desiderio, perché si potesse realizzare buona<br />

parte <strong>di</strong> un sogno. All’inizio del nuovo anno<br />

ci riunivamo e mio padre chiedeva a ciascuno:<br />

“Qual è il tuo sogno per quest’anno?”.<br />

Era chiaro <strong>che</strong> alcune cose si<br />

dovevano fare, altre si potevano scegliere.<br />

Questo ci aiutava a capire concretamente<br />

<strong>che</strong> fra le cose da fare e quelle desiderate esiste<br />

uno scarto. Viaggiare ad esempio, grazie<br />

ai molteplici contatti del padre, era un sogno<br />

realizzabile. “Era spesso fuori per lavoro, ma<br />

quando c’era… c’era tutto”. Libera ricorda<br />

le passeggiate a pie<strong>di</strong> da Partinico a Palermo,<br />

o a Trappeto, o a Romitello. Racconta<br />

con parole commosse le notti al Bosco <strong>di</strong> Ficuzza,<br />

dove dormivano sotto gli alberi, guardando<br />

le stelle, tutti stretti l’uno all’altro<br />

sotto le coperte “ascoltando il verso delle<br />

volpi in lontananza e il cri cri dei grilli a noi<br />

vicino”. Libera, dopo 21 anni <strong>di</strong> insegnamento<br />

nella scuola statale, si è <strong>di</strong>messa per<br />

<strong>di</strong>ventare Counselor alla Scuola <strong>di</strong> Firenze;<br />

ha frequentato la Libera università dell’Autobiografia<br />

ad Anghiari coor<strong>di</strong>nata da Duccio<br />

Demetrio e gestisce laboratori <strong>di</strong><br />

narrazione e scrittura autobiografica per<br />

bambini e adulti. Ascolto lei e immagino<br />

Danilo: leggeva, ogni mattina, almeno otto<br />

quoti<strong>di</strong>ani; più volte can<strong>di</strong>dato al Premio<br />

Nobel per la pace, non ha mai detto una parolaccia.<br />

“Diceva: se ami qualcosa impara a<br />

farla bene e quella cosa ti darà da vivere…<br />

Di lui mi piaceva l’ottimismo, il saper guardare<br />

in prospettiva, la capacità <strong>di</strong> meravigliarsi<br />

e <strong>di</strong> stupirsi an<strong>che</strong> <strong>di</strong> fronte alle<br />

piccole cose <strong>di</strong> ogni giorno. Questo è il nostro<br />

patrimonio”. Un rimpianto? “Vedere lasciata<br />

nella totale incuria buona parte <strong>di</strong> ciò<br />

per cui, con la mamma e insieme ad altri, ha<br />

lottato e faticosamente realizzato, an<strong>che</strong> a<br />

costo <strong>di</strong> sacrifici sovraumani”. Danilo Dolci<br />

lo conosceva bene questo stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticanza,<br />

<strong>di</strong> abbandono colpevole, tanto <strong>che</strong> ne<br />

ha scritto un libro, il titolo è Spreco.


società<br />

Noia e rivoluzione<br />

La vicenda iperme<strong>di</strong>atizzata delle Pussy Riot<br />

ha seguito in modo inesorabile le tappe obbligate<br />

del ciclo del punk, in una parabola<br />

<strong>che</strong> dal furore contestatorio passa attraverso<br />

la gloria internazionale e probabilmente si<br />

concluderà tra bran<strong>di</strong>zzazione (con la registrazione<br />

del marchio Pussy Riot annunciata<br />

dal marito <strong>di</strong> Nadezhda Tolokonnikova) e<br />

omologazione mescolata a oblio. Oblio <strong>che</strong><br />

del resto è destino <strong>di</strong> gran parte dei <strong>di</strong>ssidenti<br />

russi.<br />

La questione fondamentale, tuttavia, risiede<br />

probabilmente altrove. Perché l’occidente <strong>di</strong><br />

cui è continuamente messa in <strong>di</strong>scussione<br />

l’effettiva democrazia è così rapso<strong>di</strong>camente<br />

sensibile ai casi <strong>di</strong> antidemocrazia estera?<br />

Per ragioni cronologi<strong>che</strong>, infatti, il caso delle<br />

Pussy Riot, al momento della sua esplosione,<br />

si è intrecciato agli strascichi della vicenda<br />

Wikileaks, in cui Julian Assange (accusato<br />

speciosamente <strong>di</strong> stupro in Svezia) si barrica<br />

nell’ambasciata lon<strong>di</strong>nese dell’Ecuador per<br />

invocare un ravve<strong>di</strong>mento degli USA sulla<br />

caccia <strong>di</strong> cui è ambitissima preda.<br />

Sulla base <strong>di</strong> questo democratismo a singhiozzo,<br />

alcuni giornalisti <strong>hanno</strong> allora insinuato<br />

<strong>che</strong> il sostegno alle tre ragazze (la<br />

cui condanna resta, beninteso, smisurata e<br />

ingiusta – per non parlare della conduzione<br />

del processo) fosse in un certo senso una<br />

forma <strong>di</strong> compensazione <strong>di</strong> coscienza. È<br />

per esempio l’opinione espressa lucidamente<br />

da Simon Jenkins in un articolo del<br />

“Guar<strong>di</strong>an” datato 21 agosto 2012 – The<br />

west’s hypocrisy over Pussy Riot is breathtaking.<br />

Altri, invece, <strong>hanno</strong> suggerito <strong>che</strong> se<br />

tutti fossero informati dell’orgia pubblica<br />

organizzata dalla bella Na<strong>di</strong>a all’ottavo<br />

mese <strong>di</strong> gravidanza in un museo <strong>di</strong> Mosca<br />

quattro anni fa, be’, forse il sostegno sfegatato<br />

subirebbe una brusca frenata (come ha<br />

sottolineato Va<strong>di</strong>m Nikitin in un articolo<br />

tradotto su “Internazionale” del 24 agosto<br />

scorso).<br />

Questa vicenda pone così una domanda terribilmente<br />

ra<strong>di</strong>cale: qual è il confine tra democrazia<br />

e non-democrazia? Sicuramente la<br />

domanda è senza risposta, ma è forse ancor<br />

più interessante analizzare le modalità in cui<br />

questo confine viene confuso e sfumato.<br />

Negli USA, democrazia è an<strong>che</strong> il <strong>di</strong>ritto ad<br />

armarsi, in modo <strong>che</strong> nelle ultime settimane<br />

abbiamo assistito a stragi e ammazzamenti<br />

vari compiuti da in<strong>di</strong>vidui instabili cui forse<br />

sarebbe stato il caso <strong>di</strong> proibire qualsiasi pistola<br />

o fucile. Democrazia è an<strong>che</strong> importare<br />

<strong>di</strong>ritti negli altri paesi, malgrado il processo<br />

ne implichi spesso la <strong>di</strong>retta e letale negazione.<br />

Eppure la popstar statunitense Madonna<br />

sostiene le Pussy Riot e la loro sete <strong>di</strong><br />

libertà.<br />

Molto probabilmente non mancano poi le<br />

motivazioni sessuali, perché in fondo la<br />

santinizzazione imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> Na<strong>di</strong>a è indotta<br />

an<strong>che</strong> dai desideri del maschio occidentale<br />

<strong>di</strong> cultura me<strong>di</strong>o-alta. Piuttosto <strong>che</strong><br />

guardare voglioso come qualsiasi ‘plebeo’<br />

le foto osé <strong>di</strong> Irina Shayk (nota top model<br />

russa), opta dunque per Na<strong>di</strong>a, <strong>che</strong> ne è in<br />

fondo la versione intellettual-politicizzata,<br />

a como<strong>di</strong>ssimo alibi del suo eros esigente e<br />

capriccioso. Questo ragionamento ha d’altronde<br />

trovato conferma nelle generose<br />

profferte <strong>che</strong> “Playboy” ha fatto alla guerrigliera.<br />

Infine, la vicenda delle tre ragazze si rivela<br />

emblematica an<strong>che</strong> nell’avvicinarsi a un’altra<br />

questione internazionale <strong>che</strong> ha coinvolto<br />

in modo profondo e purtroppo<br />

sanguinoso paesi come Libia, Afghanistan,<br />

Tunisia. La circolazione sempre più rapida<br />

e frenetica delle icone permette <strong>che</strong> un<br />

movimento <strong>di</strong> protesta giovinescamente<br />

anarchico e <strong>di</strong> poco spessore come Pussy<br />

Riot assurga ai vertici della comunicazione<br />

e dell’affettuosa preoccupazione mon<strong>di</strong>ale.<br />

Al contempo, questi vasi comunicanti virtuali<br />

fanno sì <strong>che</strong> un presunto film (in realtà<br />

un video semi-artigianale) sicuramente<br />

riprovevole ma in fondo insignificante<br />

come Innocence of Muslims <strong>di</strong>venti causa<br />

<strong>di</strong> morte e tensioni internazionali, così<br />

come la benzina gettata irresponsabilmente<br />

sul fuoco dalle vignette <strong>di</strong> “Charlie<br />

Hebdo”.<br />

In ogni caso non c’è da temere: finite le<br />

Pussy Riot <strong>che</strong> già dopo la sentenza della<br />

corte <strong>di</strong> appello del 10 ottobre vedono <strong>di</strong>viso<br />

il loro destino, ci sarà sempre un’altra<br />

esotica Primavera con cui sfogare la nostra<br />

Enduring Freedom.<br />

24 mezzocielo ottobre 2012<br />

società<br />

Marianna Marino


Carmela Petrucci uccisa<br />

per <strong>di</strong>fendere la sorella<br />

Carmela non è un numero. La trage<strong>di</strong>a <strong>che</strong> ha colpito<br />

lei, sua sorella Lucia ferita irrime<strong>di</strong>abilmente con venti<br />

coltellate, la famiglia e tutte/i noi è il fallimento <strong>di</strong> una<br />

intera società <strong>che</strong> non conosce il valore della parola rispetto,<br />

<strong>che</strong> non conosce altro linguaggio <strong>che</strong> quello della<br />

violenza. Chie<strong>di</strong>amo pene certe, chie<strong>di</strong>amo pene più<br />

dure per chi violenta le donne, per chi ne strappa la vita,<br />

per chi la rende un inferno. Non siamo degni <strong>di</strong> essere<br />

considerati una comunità sana se non avviamo processi<br />

politici, culturali ed educativi <strong>che</strong> coinvolgano l’uomo,<br />

<strong>che</strong> gli impongano una riflessione profonda del proprio<br />

ruolo <strong>che</strong> non può continuare ad essere quello <strong>di</strong> padrone,<br />

padrone della vita della donna, della sua immagine<br />

troppo spesso vilipesa e quin<strong>di</strong> della sua libertà.<br />

Siamo tutte e tutti chiamati a non girarci dall’altra parte,<br />

a essere parte attiva <strong>di</strong> questo percorso <strong>che</strong> deve stravolgere<br />

ogni aspetto del vivere: dal linguaggio visivo a<br />

quello verbale, dai <strong>di</strong>ritti civili a quelli sociali, dalla vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana a quella politica.<br />

Carmela Petrucci oggi muore a 17 anni a Palermo e tante<br />

prima <strong>di</strong> lei in tutto il mondo: fermiamo questa strage.<br />

Stefania Savoia<br />

25 mezzocielo ottobre 2012<br />

società


femminismo<br />

Primum vivere an<strong>che</strong> nella crisi.<br />

A Paestum, nel cuore<br />

della politica<br />

la sfida femminista<br />

750 donne, 50 città, 130 associazioni. Se è<br />

più semplice parlare dei numeri <strong>che</strong> circolavano<br />

a Paestum, è impossibile dare conto<br />

della varietà e ric<strong>che</strong>zza degli interventi, ciascuno<br />

con una sua lettura. Perché si interveniva<br />

solo per alzata <strong>di</strong> mano, su rimando<br />

dell’ascolto dell’altra, senza relazione introduttiva:<br />

quattro minuti a testa, le nac<strong>che</strong>re a<br />

tre minuti e mezzo per segnare la scadenza<br />

del tempo. “Se sono venuta da Sassari non<br />

è per i contenuti ma sopratutto per le modalità<br />

<strong>di</strong> partecipazione <strong>che</strong> la lettera annunciava.<br />

E queste modalità sono già politica”<br />

annuncia una giovane. Primum vivere an<strong>che</strong><br />

nella crisi. La rivoluzione necessaria. La<br />

sfida femminista nel cuore della politica:<br />

questo il tema. Quattro le temati<strong>che</strong>: Voglia<br />

<strong>di</strong> esserci e <strong>di</strong> contare; autorappresentazione<br />

/ rappresentanza; economia / lavoro / cura;<br />

corpo / sessualità / violenza / potere. Due<br />

giorni <strong>di</strong> riflessioni, 36 anni dopo il primo<br />

incontro, promosso e voluto dalla associazione<br />

Artemide <strong>di</strong> Paestum col supporto <strong>di</strong><br />

Lea Melandri. “Prevedevamo 400 partecipanti<br />

e ci eravamo attrezzate per questo ma<br />

in corsa abbiamo dovuto adeguare gli spazi<br />

<strong>di</strong> accoglienza” <strong>di</strong>cono le organizzatrici,<br />

tutte dai 30 ai quarant’anni. Se primum è vivere,<br />

è necessario allora tornare alle ra<strong>di</strong>ci<br />

del problema e dunque alle ra<strong>di</strong>ci del femminismo,<br />

rileggere il percorso a partire dall’esperienza<br />

<strong>di</strong> ciascuna per fare fruttare la<br />

<strong>di</strong>fferenza femminile a nuove soluzioni. “Saremo<br />

capaci <strong>di</strong> fronte alle urgenze dell’oggi,<br />

<strong>di</strong> rimettere in campo la forza del primo<br />

femminismo, <strong>di</strong> preoccupare chi ci governa?”<br />

Diverse le risposte ma accomunate<br />

dalla stessa urgenza: la necessità <strong>di</strong> esserci e<br />

governare per pilotare il cambiamento<br />

“orientare la materialità della vita”. Da qui<br />

la necessità <strong>di</strong> convivere con le <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>che</strong> esistono nel femminismo e <strong>che</strong> in alcuni<br />

casi sembrano insormontabili. E dunque necessità<br />

del conflitto: “Se confliggere è necessario,<br />

primum sopravvivere a Paestum” è la<br />

vignetta <strong>di</strong> Pat Carra <strong>che</strong> ha scelto come<br />

simbolo una Tuffatrice <strong>che</strong> si butta nelle<br />

acque alte della vita e dunque della politica.<br />

“Paestum Tuffatrice XXI° Sec” recita la<br />

scritta, <strong>che</strong> sostituisce il Tuffatore del 480 ac<br />

esposto nel museo <strong>di</strong> Paestum. Femministe<br />

stori<strong>che</strong> con le figlie, docenti con le alunne,<br />

e molte giovani. Le stesse <strong>che</strong> proporranno<br />

<strong>di</strong> abolire la separazione tra giovani e stori<strong>che</strong>:<br />

“Siamo tutte femministe stori<strong>che</strong> perché<br />

il femminismo è già storia”. Così come<br />

contestano l’eccessivo spazio de<strong>di</strong>cato al<br />

tema della rappresentanza e alla proposta<br />

del 50 e 50. Contestazione con<strong>di</strong>visa comunque<br />

da molte stori<strong>che</strong>: “la crisi non è dei<br />

rappresentanti ma semmai dei rappresentati”.<br />

“Quali nuove me<strong>di</strong>azioni e con chi,<br />

possono sostituire quelle della democrazia<br />

rappresentativa, soprattutto dopo il fallimento<br />

del rapporto movimento no tav – istituzione,<br />

conclusosi con un atto <strong>di</strong> violenza<br />

da parte delle stesse istituzioni sui<br />

citta<strong>di</strong>ni/e?” Il tema della delega non sembra<br />

appassionare le giovani, <strong>che</strong> invitano, <strong>di</strong><br />

fronte alle richieste <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni in bianco ,<br />

a parlare invece <strong>di</strong> lavoro, red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza,<br />

fare della precarietà esistenziale una<br />

lotta <strong>di</strong> tutto il femminismo. E ancora: “La<br />

scuola sta <strong>di</strong>ventando <strong>di</strong> classe. Ne vogliamo<br />

parlare?” Alcune stori<strong>che</strong> sono già pronte a<br />

sostenerle: “voi precarie trentenni con un<br />

tempo lungo <strong>di</strong> vita davanti e noi sessantenni<br />

precarie per il poco <strong>che</strong> ci rimane, possiamo<br />

su questo punto d’incontro lavorare<br />

insieme”. Né sono interessate al tema della<br />

cura. “Fare <strong>di</strong> alcuni saperi femminili , come<br />

la cura, letta come punto <strong>di</strong> debolezza dal<br />

patriarcato, un punto <strong>di</strong> forza per scompaginare<br />

il potere”, propongono le stori<strong>che</strong>.<br />

Ma il tema fa ancora ostacolo, sentita come<br />

“rischio <strong>di</strong> ingabbiamento nella figura della<br />

donna funambola capace <strong>di</strong> fare tutto”.<br />

Chiamiamola “presenza” invece <strong>che</strong> rappresentanza,<br />

l’importante è cercare punti d’incontro,<br />

siano essi sotto forma <strong>di</strong> “reti<br />

federate ra<strong>di</strong>cate territorialmente” o “sentieri<br />

<strong>di</strong> cammino con<strong>di</strong>viso”, l’importante è<br />

esserci : lo chiedono le amministratrici, <strong>che</strong><br />

sono già nelle istituzioni, alle donne del movimento<br />

<strong>che</strong> <strong>hanno</strong> preferito restare fuori e<br />

lavorare nelle Agorà, nelle librerie, nelle bibliote<strong>che</strong>,<br />

nelle università, sul territorio. Lo<br />

chiedono le donne dei movimenti alle amministratrici<br />

e a coloro <strong>che</strong> intendono can<strong>di</strong>darsi:<br />

“Sosteniamo una rete <strong>di</strong> relazioni<br />

26 mezzocielo ottobre 2012<br />

femminismo<br />

Gisella Mo<strong>di</strong>ca


Fiera del consumo critico<br />

Sviluppo ed equità,<br />

occupazione<br />

e solidarietà,<br />

risparmio e qualità<br />

Leontine Regine<br />

Le parole Economia ed Ecologia <strong>hanno</strong><br />

la stessa ra<strong>di</strong>ce “oikos “<strong>che</strong> significa <strong>di</strong>mora,<br />

casa, luogo in cui si sta; ma le desinenze<br />

<strong>di</strong>fferiscono. Alla parola “logos”, pensiero (da cui il termine Ecologia),<br />

viene sostituito troppo spesso la parola “nomos”, legge (da cui il termine Economia).<br />

Ma l’Economia è una scienza <strong>che</strong> finisce col curare il benessere <strong>di</strong> pochi.<br />

Cerchiamo allora <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> Economia solidale: la parola “solidale” suggerisce<br />

un <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> “nomos”, promosso ed applicato da tutti coloro <strong>che</strong> pensano<br />

<strong>che</strong> un modello economico alternativo all’esistente sia possibile trovarlo, applicarlo<br />

e <strong>di</strong>ffonderlo.<br />

L’idea e la realizzazione <strong>di</strong> una “Fiera del consumo critico: fa’ la cosa giusta”,<br />

<strong>che</strong> invita in modo esclamativo a “fare” e a non sbagliare nel fare, nasce a Milano<br />

nel 2003, da un progetto della casa e<strong>di</strong>trice Terre <strong>di</strong> Mezzo. Nel 2009 si forma<br />

an<strong>che</strong> a Palermo un corrispondente Comitato “Fa’ la cosa giusta! Sicilia”, <strong>che</strong> è<br />

entrato nel circuito nazionale, e nel 2011 ha pubblicato la guida Fa’ la cosa giusta<br />

Sicilia – Guida al consumo critico e agli stili <strong>di</strong> vita sostenibili - e<strong>di</strong>zioni Terre<br />

<strong>di</strong> Mezzo, e <strong>che</strong> quest’anno ha organizzato, ad ottobre, la prima Fiera del consumo<br />

critico siciliana.<br />

È stata l’occasione d’incontro per una comunità molto larga <strong>di</strong> persone <strong>che</strong> si riconoscono<br />

nel para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> una Economia Ecosolidale. La fiera si è svolta ai<br />

Cantieri Culturali alla Zisa, luogo simbolico per la città: un invito a ricominciare<br />

a fare cose giuste e belle in uno spazio a lungo abbandonato e <strong>che</strong> ricomincia a<br />

vivere e <strong>di</strong>ventare luogo d’incontro e <strong>di</strong> progettazione comune.<br />

Questo appuntamento si ripeterà gli anni a venire, e vuole affermarsi valido per<br />

tutte le realtà, le persone, i gruppi, le imprese profit e non profit <strong>che</strong> in Sicilia<br />

promuovono il consumo consapevole, gli stili <strong>di</strong> vita sostenibili e la responsabilità<br />

sociale d’impresa. Durante la fiera sono stati tenuti incontri, convegni, laboratori<br />

e workshop; inoltre è stata allestita una mostra/mercato, sud<strong>di</strong>visa in otto sezioni<br />

temati<strong>che</strong>: Abitare lo spazio- Moda e cosmesi - Mobilità sostenibile - Servizi Etici<br />

- Equo e solidale - E<strong>di</strong>toria - Viaggiare - Pace e partecipazione.<br />

Sono state presentate idee nuove nonché servizi e prodotti innovativi per uno stile<br />

<strong>di</strong> vita più consapevole: alimentazione biologica bio<strong>di</strong>namica e a filiera corta, turismo<br />

sostenibile, moda etica, cosmesi naturale, arredamento in materiale riciclato,<br />

prodotti equosolidali e per l’infanzia e molto altro. An<strong>che</strong> in Sicilia infatti sono<br />

presenti realtà <strong>che</strong> cercano <strong>di</strong> praticare un <strong>di</strong>verso sistema <strong>di</strong> relazioni economi<strong>che</strong><br />

e sociali <strong>che</strong> pongano al centro l’uomo e l’ambiente. L’obiettivo è coniugare sviluppo<br />

con equità, occupazione con solidarietà e risparmio con qualità.<br />

con le donne delle istituzioni o <strong>che</strong> vogliono<br />

can<strong>di</strong>darsi ma chiedendo loro come intendono<br />

agire per scompaginare il potere o<br />

cosa <strong>hanno</strong> fatto per scompaginarlo”. Insomma<br />

fatte salve alcune categorie ritenute<br />

oggi universali, quali l’autodeterminazione,<br />

l’ autocoscienza, e il partire da sé, il dopo<br />

Paestum signifi<strong>che</strong>rà, in continuità con<br />

quanto detto “mettere in pie<strong>di</strong>, donne dei<br />

movimenti e donne delle istituzioni e dei<br />

partiti, spazi pubblici <strong>di</strong> urgenza per mo<strong>di</strong>ficare<br />

forme <strong>di</strong> politica e forme <strong>di</strong> vita”.<br />

Cos’è mancato? Poca o nessuna attenzione<br />

a cosa stanno facendo le donne dall’altre<br />

parte del mondo per vivere e capire se le<br />

loro forme non abbiano qualcosa da insegnarci.<br />

Il <strong>di</strong>battito continua sul blog Paestum<br />

2012.<br />

27 mezzocielo ottobre 2012<br />

femminismo


femminismo<br />

I centri antiviolenza: tra desiderio<br />

e <strong>di</strong>fficoltà<br />

Il Centro antiviolenza inizia il suo percorso nel<br />

1992 in uno scenario <strong>che</strong>, a fronte <strong>di</strong> un non<br />

riconoscimento del fenomeno della violenza<br />

verso le donne, vede la nascita, in più parti<br />

d’Italia, <strong>di</strong> centri e case rifugio e la riflessione<br />

sulla relazione tra donne quale pratica <strong>di</strong> libertà<br />

femminile nella pratica <strong>che</strong> accompagna<br />

l’affermarsi del pensiero della <strong>di</strong>fferenza sessuale.<br />

A Palermo l’esistenza <strong>di</strong> una sede storica<br />

dell’U<strong>di</strong> con la presenza <strong>di</strong> avvocate e il desiderio<br />

<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> giovani donne <strong>di</strong> sperimentare<br />

un’attività <strong>che</strong> coniugasse la relazione<br />

tra donne alla professionalità sono gli elementi<br />

<strong>che</strong> avviano quella <strong>che</strong> è <strong>di</strong>venuta una delle<br />

esperienze più significative nel sud dell’Italia,<br />

in una stagione caratterizzata dalla reazione<br />

alle stragi, con un fermento <strong>di</strong> progettualità sociale<br />

e politica <strong>che</strong> caratterizza l’intero territorio<br />

siciliano e Palermo in particolare.<br />

L’Associazione Le Onde Onlus si costituisce<br />

nel 1997 e sviluppa servizi, azioni rivolte al sistema<br />

<strong>di</strong> intervento socio sanitario e <strong>di</strong> protezione,<br />

promozione <strong>di</strong> politi<strong>che</strong> regionali e<br />

nazionali, ricer<strong>che</strong>, iniziative educative, ecc..<br />

Promuove e coor<strong>di</strong>na la Rete citta<strong>di</strong>na contro<br />

la violenza alle donne ed ai minori della città <strong>di</strong><br />

Palermo a cui aderiscono gli enti impegnati<br />

nella prevenzione e il contrasto del fenomeno.<br />

Oggi lo scenario in cui ci muoviamo pare più<br />

adeguato agli interventi ed alle attività in favore<br />

delle donne <strong>che</strong> soffrono violenza, ma<br />

è segnato da un cambiamento strutturale <strong>che</strong><br />

penalizza il sistema <strong>di</strong> protezione sociale riducendo<br />

l’offerta dei servizi. Così, a fronte<br />

dell’emersione del fenomeno (solo il Centro<br />

segue ca 400 donne l’anno), viviamo la riduzione<br />

degli interventi e della loro qualità. Eppure<br />

il contesto si è mo<strong>di</strong>ficato: il governo<br />

italiano si è dotato <strong>di</strong> un Piano nazionale<br />

contro la violenza <strong>di</strong> genere e lo stalking e dal<br />

2006 funziona un servizio telefonico nazionale<br />

<strong>di</strong> accoglienza delle domande <strong>di</strong> aiuto<br />

delle donne, il 1522. Nei prossimi giorni sottoscriverà<br />

la Convenzione europea sulla prevenzione<br />

e la lotta alla violenza contro le<br />

donne e la violenza domestica (CETS n° 210<br />

- Istambul 2011), primo strumento <strong>che</strong> crea<br />

un quadro giuri<strong>di</strong>co globale per la prevenzione<br />

della violenza e la protezione delle vittime,<br />

definendo le varie forme <strong>di</strong> violenza<br />

contro le donne (tra cui matrimoni forzati,<br />

mutilazioni genitali femminili, stalking, violenza<br />

fisica e psicologica e violenza sessuale).<br />

La Sicilia si è dotata <strong>di</strong> una propria norma, L.<br />

R. 3/2012, <strong>che</strong> prevede lo sviluppo <strong>di</strong> azioni<br />

sull’intero territorio regionale e, a partire dalla<br />

programmazione comunitaria 2000-2006, ha<br />

inserito, grazie alla spinta del partenariato sociale<br />

ed economico <strong>che</strong> partecipa ai processi<br />

concertativi (con la presenza nel Forum del<br />

partenariato de Le Onde Onlus), specifi<strong>che</strong><br />

azioni per migliorare il sistema <strong>di</strong> intervento<br />

in favore delle donne vittime <strong>di</strong> violenza.<br />

L’azione delle associazioni <strong>di</strong> donne <strong>che</strong> in Sicilia<br />

gestiscono centri antiviolenza, unita al ra<strong>di</strong>camento<br />

delle esperienze prodotte dalle Reti<br />

locali antiviolenza - attive ad Agrigento, Catania,<br />

Palermo e Trapani (provincia), <strong>hanno</strong> prodotto<br />

impulsi nelle istituzioni aderenti e <strong>di</strong><br />

conseguenza negli ambiti programmatori <strong>che</strong><br />

loro competono, così da introdurre il tema<br />

nelle agende <strong>di</strong> governo locale e regionale, <strong>di</strong><br />

cui si iniziano a vedere i primi, seppur a volte<br />

contrad<strong>di</strong>tori, risultati. La sensibilità sociale al<br />

tema si è accentuata e nella nostra città possiamo<br />

contare su un buon numero <strong>di</strong> operatori<br />

adeguatamente formati. Dunque, si <strong>di</strong>rebbe<br />

<strong>che</strong> vi siano le basi per migliorare le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vita delle donne vittime <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> garantire<br />

loro le opportunità <strong>che</strong> non <strong>hanno</strong><br />

avuto. Ma è così?<br />

Ricor<strong>di</strong>amo <strong>che</strong> l’ISTAT stima <strong>che</strong> in Sicilia<br />

il fenomeno della violenza contro le donne riguar<strong>di</strong><br />

il 23,3% della popolazione femminile<br />

da 16 a 70, proponendosi quale problema sociale<br />

sommerso e <strong>che</strong> si annida soprattutto<br />

nelle mura domesti<strong>che</strong>. L’indagine (2006)<br />

evidenzia come il 4,3% <strong>di</strong> queste donne<br />

abbia subito forme <strong>di</strong> violenza sessuale prima<br />

dei 16 anni. Inoltre, segnala una rilevante <strong>di</strong>fficoltà<br />

nel chiedere aiuto e denunziare (solo<br />

il 2,4% denunzia la violenza subita nel caso<br />

sia stato il partner, mentre è il 3,4% la percentuale<br />

<strong>di</strong> denunzia nel caso l’autore non sia<br />

il partner), sia per problemi legati alla vittimizzazione,<br />

sia per l’alta soglia <strong>di</strong> tolleranza<br />

del fenomeno nel contesto culturale. Per queste<br />

donne è <strong>di</strong>sponibile nel territorio un’offerta<br />

adeguata <strong>di</strong> servizi e la sicurezza <strong>di</strong> non<br />

sentirsi penalizzata ancora una volta dall’accoglienza<br />

giu<strong>di</strong>cante a cui si trovano a fare<br />

fronte quando chiedono aiuto?<br />

Basta analizzare le reali azioni intraprese a<br />

28 mezzocielo ottobre 2012<br />

femminismo<br />

Maria Rosa Lotti


Un’altra violenza<br />

Storie <strong>di</strong> donne si intrecciano, ascoltate, raccon- Rossella Caleca<br />

tate, lette: Maria mi confida <strong>che</strong> ha rinunciato ad<br />

avere un bambino, “per il momento”, un momento<br />

<strong>che</strong> potrà durare anni: lavora in nero, sa<br />

<strong>che</strong> se restasse incinta verrebbe licenziata. Daniela<br />

e Marco ad un bambino non possono nean<strong>che</strong><br />

pensarci: laureati, specializzati, precari,<br />

“per il momento”senza prospettive <strong>di</strong> lavoro stabile, impossibile costruire un progetto <strong>di</strong> vita comune.<br />

Anna ha un contratto a tempo determinato presso un’importante società finanziaria; da<br />

tempo desidera un figlio, ma sa <strong>che</strong> ci sono prospettive <strong>di</strong> stabilizzazione per alcuni <strong>di</strong>pendenti,<br />

e le è stato “fatto capire” <strong>che</strong> se restasse incinta verrebbe scartata a favore <strong>di</strong> altri. Storie, tante<br />

storie <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione nean<strong>che</strong> tanto nascosta, spesso del tutto esplicita: ragazze inquisite con<br />

domande personali (vietate per legge) nei colloqui <strong>di</strong> lavoro, si sentono chiedere se sono in coppia,<br />

se vorrebbero avere figli: e se rispondono sì, ad<strong>di</strong>o assunzione. Un’altra forma <strong>di</strong> violenza si sta<br />

imponendo alle donne, <strong>di</strong> segno uguale e contrario rispetto al passato: prima si veniva costrette<br />

ad avere figli, oggi a non averne. Migliaia <strong>di</strong> giovani donne constatano ogni giorno <strong>che</strong> il desiderio<br />

<strong>di</strong> maternità è “normalmente” un ostacolo nel mondo del lavoro, un “optional” riservato a po<strong>che</strong><br />

fortunate. Datori <strong>di</strong> lavoro, selezionatori, responsabili delle risorse umane, sono pronti ad aggirare<br />

in mille mo<strong>di</strong> la legge, a <strong>di</strong>scriminare, a negare opportunità alle donne, subor<strong>di</strong>nando le competenze<br />

alla loro minacciosa fertilità. Ancora una volta, altre forme <strong>di</strong> potere soffocano le donne attraversando<br />

il loro corpo: corpi femminili umani, troppo umani per le logi<strong>che</strong> <strong>di</strong> mercato.<br />

partire dai documenti succitati e gli impegni<br />

<strong>di</strong> spesa <strong>che</strong> prevedono. Scopriremmo <strong>che</strong> la<br />

L.R. 3/2012 andrebbe corretta e riguardo agli<br />

impegni <strong>di</strong> spesa prevede una somma <strong>che</strong><br />

non arriva ai 500.000,00 euro per l’intera regione.<br />

Ed ancora <strong>che</strong> le azioni previste con<br />

fon<strong>di</strong> comunitari non si sono avviate, e via an-<br />

29 mezzocielo ottobre 2012<br />

femminismo<br />

Fotografia <strong>di</strong> Shobha, Discarica, In<strong>di</strong>a, Goa, 2010<br />

dando … Dopo vent’anni abbiamo l’impressione<br />

<strong>che</strong> il desiderio <strong>di</strong> cambiare il mondo e<br />

<strong>di</strong> renderlo più amico delle donne <strong>che</strong> vi abitano,<br />

quelle vittime <strong>di</strong> violenza ma an<strong>che</strong> noi<br />

stesse, sia un’opera <strong>di</strong>fficile se la si vede con<br />

lo sguardo <strong>di</strong> chi non vuole solo belle parole.<br />

Per maggiori informazioni www.leonde.it


cultura<br />

libri<br />

Franca Viola Una e due<br />

Beatrice Monroy, Niente ci fu, Ed.La Meri<strong>di</strong>ana, € 13,50<br />

Da una parte, sul tavolo dove scrivo, una donna velata da un pesante merletto si delinea nel<br />

rosa della copertina del libro <strong>di</strong> Beatrice Monroy, dall’altra parte, una pagina <strong>di</strong> Repubblica,<br />

mostra la foto <strong>di</strong> una ragazza degli anni ’60: vestito girocollo, giacca ripiegata sul braccio <strong>di</strong><br />

analogo colore e tessuto, pettinatura alla moda del momento e, poichè nessun velo lo nasconde,<br />

possiamo vedere bene il suo sorriso: è un sorriso giovane ma già deciso, quasi un<br />

po’ ironico. Sembra impossibile <strong>che</strong> la figura sulla copertina e l’altra sul foglio <strong>di</strong> Repubblica<br />

rappresentino la stessa persona. Eppure siamo abituati nella letteratura, in teatro e nella vita<br />

a persone e personaggi <strong>che</strong> giocano la loro esistenza sull’ambivalenza. Si può <strong>di</strong>re <strong>che</strong> Franca<br />

Viola sia stata una figura ambivalente ed enigmatica? Noi recepimmo la sua presa <strong>di</strong> posizione<br />

come un atto <strong>di</strong> chiarezza, <strong>che</strong> ci fece comprendere come in Sicilia finalmente la società<br />

fosse in movimento e in crescita. Una donna per la prima volta <strong>di</strong>chiarava “Io non sono proprietà<br />

<strong>di</strong> nessuno, l’onore lo perde chi fa certe cose non chi le subisce”. Franca fu la prima<br />

donna <strong>che</strong> scelse <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararsi “Svergognata”. Il prezzo da pagare allora fu altissimo: minacce,<br />

ricatti, l’opinione pubblica ostile. Insomma fu costretta alla clausura con polizia fuori<br />

da casa giorno e notte,. Restare nel ricordo collettivo ha un alto prezzo, perché si incrociano<br />

sentimenti e pensieri <strong>di</strong>versi, tanto da spingere, dopo molti anni, Beatrice Monroy a parlare<br />

in modo nuovo <strong>di</strong> lei. Nean<strong>che</strong> la scrittrice gioca sui toni del dubbio o dell’ambivalenza ma<br />

capovolge piuttosto la storia, così come fin ora ci è stata raccontata, narrandola, sia oralmente<br />

– in alcuni spettacoli, sia nel suo libro “Niente ci fu” in modo <strong>di</strong>verso.<br />

Io sono stata un’ammiratrice <strong>di</strong> Franca Viola, il cui comportamento (almeno per come fu generalmente<br />

recepito) – è ormai ovvio – fece cambiare il costume morale e sessuale dell’Italia. Tanto <strong>che</strong><br />

in seguito a questa mutazione, nel giro <strong>di</strong> qual<strong>che</strong> anno, cambiò an<strong>che</strong> il co<strong>di</strong>ce penale. Avrei<br />

dovuto dunque, partendo da tali presupposti, non apprezzare questo libro; e invece ne sono rimasta<br />

affascinata. Prima <strong>di</strong> tutto perché la prosa è, come non mai, scorrevole e a volte ritmata come una<br />

poesia e poi perché ho visto nell’autrice una focalizzazione su temi <strong>di</strong>versi da quelli <strong>che</strong> ci <strong>hanno</strong><br />

reso nota la ragazza <strong>di</strong> Alcamo. La protagonista della Monroy è una donna in opposizione all’altra.<br />

È quella <strong>che</strong>, una volta subito lo stupro, subisce per sempre. Del resto le donne della Monroy sembrano<br />

un po’ tutte così. L’autrice, infatti, è questo <strong>che</strong> mette al centro dei suoi libri: la violenza<br />

contro le donne <strong>che</strong> una volta avvenuta le segna per sempre. La sua Franca <strong>che</strong> ha interiorizzato<br />

solo la violenza ci viene descritta rannicchiata come un”armaluzzo”, occhi fissi, i gesti <strong>di</strong> un automa,<br />

i pensieri confusi an<strong>che</strong> durante la fuga sui tetti, una delle scene più toccanti. Uso questo termine<br />

an<strong>che</strong> se molto utilizzato perché si ha la sensazione <strong>che</strong> la scena sia davanti a noi e si prolunghi<br />

nelle mille fughe delle donne <strong>che</strong> continuano ancora a essere stuprate e violentate. In conclusione<br />

Beatrice Monroy ci costringe a considerare l’esistenza <strong>di</strong> due donne: una la Viola <strong>che</strong> conosciamo,<br />

pronta a superare il trauma, a risolverlo per sé e per tutte le donne e l’altra, quella <strong>di</strong> “niente ci fu”,<br />

<strong>che</strong> ha racchiuso dentro <strong>di</strong> sé la propria carne <strong>di</strong>laniata e ora chiede <strong>di</strong> raccontare la sua storia per<br />

farci <strong>di</strong>ventare testimoni non più della sua vittoria ma an<strong>che</strong> della sua sconfitta.<br />

Silvana Fernandez<br />

La Chiamata <strong>di</strong> Egle Palazzolo<br />

Egle Palazzolo, La Chiamata - Storia <strong>di</strong> un ragazzo <strong>che</strong> non sapeva sognare,<br />

Ed. Istituto Poligrafico Europeo, Palermo, € 10,00<br />

Le storie <strong>di</strong> Mafia non sono tutte uguali e tante sono le sfumature <strong>di</strong> un mondo complesso,<br />

<strong>che</strong> nelle pagine <strong>di</strong> questo libro sembra <strong>di</strong>segnare un destino già scritto e inevitabile.<br />

“La chiamata”, l’ultimo intenso libro <strong>di</strong> Egle Palazzolo, è la storia <strong>di</strong> un ragazzo <strong>che</strong> non sceglie<br />

ma appartiene, <strong>che</strong> non scappa e non è perseguitato ma <strong>che</strong> non potrebbe mai non rispondere<br />

alla chiamata <strong>di</strong> morte della propria famiglia. Una famiglia “intisa”, certo, ma non<br />

dominante tra i clan mafiosi, <strong>che</strong> però parla un alfabeto unico e inviolabile, <strong>che</strong> alla violenza<br />

non può <strong>che</strong> rispondere con vendetta. Gaspare, il protagonista, attraverso il <strong>di</strong>alogo con un<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>che</strong> ha il volto della giustizia e le parole <strong>di</strong> un padre, racconta i suoi sogni, belli come<br />

quelli <strong>di</strong> tutti, ma <strong>che</strong> a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> ogni ragazzo, non saranno mai realizzabili.<br />

Sebbene il tempo renda il ricordo meno forte, sebbene la lontananza fisica sfochi i contorni<br />

<strong>di</strong> una realtà familiare senza affetti veri ma con doveri e ruoli ben precisi, Gaspare sa <strong>che</strong><br />

quel mondo <strong>di</strong> morte è solo sopito e attende, senza dubitarne, il ritorno del proprio“figlio”.<br />

Stefania Savoia<br />

30 mezzocielo ottobre 2012


libri<br />

Per le strade <strong>di</strong> Roma,<br />

con Elsa Morante<br />

Sulle tracce <strong>di</strong> Elsa Morante, per iniziativa della Casa internazionale delle donne,<br />

si organizza a Roma un “ponte” <strong>di</strong> inizio novembre (3-4 novembre) davvero speciale.<br />

Nel periodo in cui si assottiglia il velo fra il mondo dei vivi e dei morti, quale guida<br />

migliore della magica e visionaria autrice <strong>di</strong> “Menzogna e sortilegio”?<br />

Da un’idea <strong>di</strong> Giuliana Misserville, Na<strong>di</strong>a Setti e Laura Fortini, è annunziata a<br />

terza “visitazione letteraria” del mondo immaginario e toponomastico (!) <strong>di</strong> una<br />

grande scrittrice.<br />

Dopo Anna Maria Ortese a Napoli e Goliarda Sapienza a Catania, la Società Italiana<br />

delle letterate porterà le/i partecipanti prima a <strong>di</strong>scutere l’opera e la figura<br />

<strong>di</strong> Elsa Morante, poi a percorrere i quartieri <strong>di</strong> Trastevere, Testaccio, San Lorenzo,<br />

Montesacro e il Ghetto, nella “passeggiata morantiana”.<br />

Na<strong>di</strong>a Tarantini<br />

Su e giù per gli scaffali<br />

Dacia Maraini, L’amore rubato, Rizzoli, € 15,00<br />

Si può rubare l’amore? Protagoniste del<br />

nuovo libro della Maraini, ancora una volta, le<br />

donne. Vittime dei loro mariti, amanti, compagni.<br />

Uomini <strong>che</strong> non crescono, <strong>che</strong> non<br />

sanno accettare un rifiuto e l’amore se lo prendono<br />

con la forza. Ma dove c’è un uomo <strong>che</strong><br />

prevale, c’è una donna <strong>che</strong> non sa opporsi,<br />

sembra <strong>di</strong>re l’autrice. Queste storie <strong>di</strong> dolore<br />

sono soprattutto un invito a reagire e a non arrendersi<br />

mai.<br />

Toni Morrison, A casa, Frassinelli, € 18,50<br />

Il Premio Nobel Toni Morrison torna in libreria<br />

con una storia affilata e potente. In una<br />

sperduta città della Georgia, una piccola ragazza<br />

scrive una lettera al fratello maggiore. È<br />

una richiesta d’aiuto. Reduce dalla guerra <strong>di</strong><br />

Corea, alla ricerca <strong>di</strong>sperata <strong>di</strong> se stesso, Frank<br />

corre a casa, sfidando i fantasmi del razzismo<br />

e dell’abbandono e grazie alla sorella e al suo<br />

nuovo ruolo familiare ritrova la <strong>di</strong>gnità <strong>che</strong><br />

pensava <strong>di</strong> avere perso per sempre.<br />

Mary McCarthy, Gli uomini della sua vita, Minimum<br />

Fax, € 15,00<br />

Splen<strong>di</strong>do esor<strong>di</strong>o letterario dal sapore autobiografico,<br />

già pubblicato nel 1942 e motivo<br />

<strong>di</strong> scandalo nell’America dell’epoca. Sei episo<strong>di</strong><br />

ritraggono Margaret Sargent, una giovane<br />

brillante e <strong>di</strong>sinibita, anima dei salotti intellettuali<br />

e lontana anni luce dall’educazione cattolica<br />

ricevuta da piccola. Una donna <strong>che</strong> a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> settanta anni affascina per la sua<br />

modernità e in<strong>di</strong>pendenza. Con la prefazione<br />

<strong>di</strong> Guia Soncini.<br />

Maria Perosino, Io viaggio da sola, Einau<strong>di</strong>,<br />

€ 14,00<br />

“Viaggiare da sole non significa affatto essere<br />

sole. Significa <strong>che</strong> vi dovete arrangiare a portare<br />

la valigia”. È il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questo<br />

libro utile e <strong>di</strong>vertente, un vero kit <strong>di</strong><br />

sopravvivenza per cavarsela da sole tra treni,<br />

alberghi, ristoranti e attacchi <strong>di</strong> malinconia.<br />

Viaggiare da sole può essere a volte una necessità,<br />

ma soprattutto una grande occasione o<br />

una possibilità <strong>di</strong> riscatto.<br />

Miriam Toews, Mi chiamo Irma Voth, Marcos<br />

y Marcos, € 17,00<br />

Un romanzo autobiografico all’insegna della<br />

libertà. Irma è fuggita dal padre, un uomo violento,<br />

conservatore e in più mennonita (seguace,<br />

come tutti i mennoniti, <strong>di</strong> una stretta<br />

dottrina <strong>che</strong> auspica un ritorno alle origini<br />

della Chiesa cristiana, nella povertà e nell’isolamento).<br />

Veramente troppo per Irma. Che<br />

sbaglia an<strong>che</strong> marito, nel frattempo. Oppressa<br />

dal deserto (non solo fisico) messicano in cui<br />

vive, Irma insegue il lavoro e l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

in città, in compagnia delle due sorelline, una<br />

tre<strong>di</strong>cenne e l’atra appena nata. Sarà la volta<br />

buona per trovare la serenità e chiudere i conti<br />

con un passato oscuro e doloroso.<br />

Loredana Mancino<br />

Modus Viven<strong>di</strong><br />

31 mezzocielo ottobre 2012


mezzocielo<br />

Direzione<br />

Rosanna Pirajno (<strong>di</strong>rettrice responsabile)<br />

Letizia Battaglia (art <strong>di</strong>rector)<br />

Simona Mafai (coor<strong>di</strong>namento)<br />

Redazione<br />

Beatrice Agnello, Carla Aleo Nero, Rita Calabrese, Giusi Catalfamo,<br />

Daniela Dioguar<strong>di</strong>, Maria Chiara Di Trapani, Silvana Fernandez,<br />

Gisella Mo<strong>di</strong>ca, Leontine Regine, Francesca Saieva,<br />

Maria Concetta Sala, Stefania Savoia, Shobha, Francesca Traína<br />

Impaginazione e grafica<br />

Letizia Battaglia<br />

Massimiliano Martorana<br />

E<strong>di</strong>tore<br />

Associazione <strong>Mezzocielo</strong><br />

Responsabile E<strong>di</strong>toriale<br />

Adriana Palmeri<br />

e-mail:<br />

mezzocielo.posta@yahoo.it<br />

Il lavoro redazionale e le collaborazioni<br />

sono forniti gratuitamente<br />

Stampa<br />

Istituto Poligrafico Europeo srl<br />

Contrada Zaccanelli<br />

Roccapalumba (Palermo)<br />

Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> ottobre 2012<br />

Reg. al Trib. <strong>di</strong> Palermo il 19-3-’92<br />

Quota associativa annua:<br />

or<strong>di</strong>naria: € 30,00<br />

sostenitrice: € 60,00<br />

c/cp. 13312905 Rosanna Pirajno,<br />

V.le F. Scaduto, 14 - 90144 Palermo<br />

Rinnovate o regalate un abbonamento a mezzocielo per il 2012<br />

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32 mezzocielo ottobre 2012


a proposito <strong>di</strong> bambini brutalizzati<br />

Carta dei Diritti dell’Infanzia<br />

La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e l’Adolescenza è stata approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite<br />

(ONU) a New York il 20 Novembre del 1989. L’Italia ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione il 27 Maggio<br />

1991 attraverso l’approvazione della Legge n.176. È importante <strong>che</strong> tutti i genitori e gli adulti responsabili<br />

conoscano in dettaglio questo documento al fine <strong>di</strong> essere, ognuno nel proprio ambiente e attraverso le proprie<br />

opportunità, <strong>di</strong>fensori consapevoli e convinti dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ogni bambino <strong>che</strong> nasce.Questo documento vede<br />

nei bambini e negli adolescenti non solo degli oggetti <strong>di</strong> tutela, ma soprattutto dei soggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, proponendo<br />

una nuova consapevolezza sul valore <strong>che</strong> l’infanzia rappresenta per l’intero pianeta. Il testo <strong>che</strong> segue<br />

è la versione integrale del documento riscritta da un gruppo <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong> Palermo.<br />

·<br />

Bambino o bambina è ogni essere umano fino a 18 anni.<br />

Gli Stati devono rispettare, nel loro territorio, i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti i bambini: han<strong>di</strong>cappati, ricchi e poveri, maschi e femmine, <strong>di</strong><br />

·<br />

<strong>di</strong>verse razze, <strong>di</strong> religione <strong>di</strong>versa, ecc.<br />

·<br />

Tutti coloro <strong>che</strong> comandano devono proteggere il bambino e assicurargli le cure necessarie per il suo benessere.<br />

Ogni Stato deve attuare questa convenzione con il massimo impegno per mezzo <strong>di</strong> leggi, finanziamenti e altri interventi. In<br />

·<br />

caso <strong>di</strong> necessità gli Stati più poveri dovranno essere aiutati da quelli più ricchi.<br />

·<br />

Gli Stati devono rispettare chi si occupa del bambino.<br />

·<br />

Il bambino ha <strong>di</strong>ritto alla vita. Gli Stati devono aiutarlo a crescere.<br />

·<br />

Quando nasce un bambino ha <strong>di</strong>ritto ad avere un nome, ed essere registrato ed avere l’affetto dei genitori.<br />

·<br />

Il bambino ha <strong>di</strong>ritto al proprio nome, alla propria nazionalità e a rimanere sempre in relazione con la sua famiglia.<br />

Il bambino non può essere separato, contro la sua volontà, dai genitori. La legge può decidere <strong>di</strong>versamente quando il bambino<br />

viene maltrattato. Il bambino separato dai genitori deve mantenere i contatti con essi. Quando la separazione avviene<br />

per azione <strong>di</strong> uno Stato (carcerazione dei genitori, deportazione, ecc.) il bambino deve essere informato del luogo<br />

·<br />

dove si trovano i suoi genitori.<br />

Il bambino ha <strong>di</strong>ritto ad andare in qualsiasi Stato per unirsi ai genitori. Se i genitori abitano in Stati <strong>di</strong>versi, il bambino ha<br />

·<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> mantenersi in contatto con loro.<br />

Il bambino non può essere portato in un altro Stato illecitamente. Tutti gli Stati si devono mettere d’accordo per garantire<br />

·<br />

questo <strong>di</strong>ritto.<br />

Il bambino deve poter esprimere la propria opinione su tutte le cose <strong>che</strong> lo riguardano. Quando si prendono decisioni <strong>che</strong><br />

·<br />

lo interessano, prima deve essere ascoltato.<br />

·<br />

Il bambino ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esprimersi liberamente con la parola, con lo scritto, il <strong>di</strong>segno, la stampa, ecc.<br />

·<br />

Gli Stati devono rispettare il <strong>di</strong>ritto del bambino alla libertà <strong>di</strong> pensiero, <strong>di</strong> coscienza e <strong>di</strong> religione.<br />

·<br />

Il bambino ha <strong>di</strong>ritto alla libertà <strong>di</strong> associazione e <strong>di</strong> riunione pacifica.<br />

Il bambino deve essere rispettato nella sua vita privata. Nessuno può entrare a casa sua, leggere la sua corrispondenza o<br />

·<br />

parlare male <strong>di</strong> lui.<br />

Il bambino ha <strong>di</strong>ritto a conoscere tutte le informazioni utili al suo benessere. Gli Stati devono: far fare libri, film ed altro<br />

materiale utile per il bambino; scambiare con altri Stati tutti i materiali interessanti adatti per i bambini; proteggere i<br />

·<br />

bambini dai libri o da altro materiale dannoso per loro.<br />

I genitori (o i tutori legali) devono curare l’educazione e lo sviluppo del bambino. Lo Stato li deve aiutare rendendo più<br />

·<br />

facile il loro compito.<br />

·<br />

Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma <strong>di</strong> violenza.<br />

Lo Stato deve assistere il bambino <strong>che</strong> non può stare con la sua famiglia affidandolo a qualcuno. Chi si occupa del bambino<br />

·<br />

deve rispettare le sue abitu<strong>di</strong>ni.<br />

Gli Stati devono permettere l’adozione nell’interesse del bambino. L’adozione deve essere autorizzata dalle autorità con il<br />

consenso dei parenti del bambino. Se l’adozione non può avvenire nello Stato del bambino, si può fare in un altro Stato.<br />

·<br />

L’adozione non deve mai essere fatta per sol<strong>di</strong>.<br />

Gli Stati devono cercare <strong>di</strong> unire alla sua famiglia il bambino separato e, se non ha famiglia, lo Stato lo deve proteggere come<br />

·<br />

qualsiasi altro bambino.<br />

Il bambino svantaggiato fisicamente e mentalmente deve vivere una vita completa e sod<strong>di</strong>sfacente. Gli Stati devono scambiarsi<br />

tutte le informazioni utili per migliorare la vita dei bambini <strong>di</strong>sabili e devono garantire l’assistenza gratuita se i genitori<br />

·<br />

o i tutori sono poveri. Inoltre bisogna fornire al bambino occasioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento.<br />

·<br />

Il bambino deve poter vivere in salute an<strong>che</strong> con l’aiuto della me<strong>di</strong>cina.<br />

Gli Stati devono garantire questo <strong>di</strong>ritto con <strong>di</strong>verse iniziative: fare in modo <strong>che</strong> muoiano meno bambini nel primo anno <strong>di</strong><br />

vita; garantire a tutti i bambini l’assistenza me<strong>di</strong>ca; combattere le malattie e la malnutrizione fornendo cibi nutritivi ed<br />

acqua potabile; assistere le madri prima e dopo il parto; informare tutti i citta<strong>di</strong>ni sull’importanza dell’allattamento al<br />

seno e sull’igiene; aiutare i genitori a prevenire le malattie e a limitare le nascite. Il bambino <strong>che</strong> è stato curato deve<br />

·<br />

essere controllato perio<strong>di</strong>camente.<br />

Ogni bambino deve essere assistito in caso <strong>di</strong> necessità, <strong>di</strong> malattia o necessità economica, tenendo conto delle possibilità<br />

·<br />

dei genitori o dei tutori.<br />

Ogni bambino ha <strong>di</strong>ritto a vivere bene. Gli Stati devono aiutare la famiglia a nutrirlo, a vestirlo, ad avere una casa, an<strong>che</strong><br />

·<br />

quando il padre si trova in un altro Stato.<br />

Il bambino ha <strong>di</strong>ritto all’istruzione. Per garantire questo <strong>di</strong>ritto gli Stati devono: fare le scuole elementari obbligatorie per<br />

tutti; fare in modo <strong>che</strong> tutti possano frequentare le scuole me<strong>di</strong>e; aiutare chi ha la capacità a frequentare le scuole supe-<br />

·<br />

riori; informare i bambini sulle varie scuole <strong>che</strong> esistono.<br />

·<br />

Gli Stati devono controllare, an<strong>che</strong>, <strong>che</strong> nella scuola siano rispettati i <strong>di</strong>ritti dei bambini.<br />

L’educazione del bambino deve: sviluppare tutte le sue capacità; rispettare i <strong>di</strong>ritti umani e le libertà; rispettare i genitori, la lingua<br />

·<br />

e la cultura del Paese in cui egli vive; preparare il bambino ad andare d’accordo con tutti; rispettare l’ambiente naturale.<br />

Il bambino <strong>che</strong> ha una lingua o una religione <strong>di</strong>versa, ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> unirsi con altri del suo gruppo per partecipare ai riti e<br />

·<br />

a parlare la propria lingua.<br />

·<br />

Il bambino ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> giocare, <strong>di</strong> riposarsi e <strong>di</strong> svagarsi. Gli Stati devono garantire a tutti questo <strong>di</strong>ritto.<br />

Il bambino non deve essere costretto a fare dei lavori pesanti o rischiosi per la sua salute. Gli Stati devono approvare delle<br />

·<br />

leggi <strong>che</strong> stabiliscono a quale età si può lavorare, con quali orari ed in quali con<strong>di</strong>zioni. Devono punire chi non le rispetta.<br />

·<br />

Gli Stati devono proteggere il bambino contro le droghe ed evitare <strong>che</strong> sia impiegato nel commercio della droga.<br />

·<br />

Gli Stati devono proteggere il bambino dallo sfruttamento sessuale.<br />

·<br />

Gli Stati devono mettersi d’accordo per evitare il rapimento, la vendetta o il traffico <strong>di</strong> bambini.<br />

·<br />

Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma <strong>di</strong> sfruttamento.<br />

Nessun bambino deve essere sottoposto a tortura o punizioni crudeli. Se un bambino deve andare in prigione, deve essere<br />

per un motivo molto grave e per un breve periodo. In carcere deve essere rispettato, deve mantenere i contatti con la<br />

·<br />

famiglia e deve essere tenuto separato da carcerati adulti.<br />

·<br />

In caso <strong>di</strong> guerra i bambini non devono essere chiamati a partecipare se non <strong>hanno</strong> almeno 15 anni.<br />

·<br />

Se il bambino è vittima della guerra, tortura o sfruttamento deve essere aiutato a recuperare la sua salute.<br />

Il bambino <strong>che</strong> non osserva la legge deve essere trattato in modo da rispettare la sua <strong>di</strong>gnità. Gli Stati devono garantire: <strong>che</strong><br />

nessun bambino sia punito per cose non punite dalla legge dello Stato; <strong>che</strong> il bambino accusato sia assistito da un avvocato<br />

e sia ritenuto innocente finché non è condannato; <strong>che</strong> la sua causa sia definita velocemente; <strong>che</strong>, se giu<strong>di</strong>cato colpevole,<br />

·<br />

abbia il <strong>di</strong>ritto alla revisione della sentenza; <strong>che</strong> se parla un’altra lingua abbia l’assistenza <strong>di</strong> un interprete.<br />

·<br />

Gli articoli <strong>di</strong> questa Convenzione non devono essere sostituiti alla legge dello Stato se questa è più favorevole al bambino.<br />

·<br />

Gli Stati devono far riconoscere i <strong>di</strong>ritti dei bambini sia ai bambini stessi sia agli adulti.<br />

Gli Stati devono scegliere dei rappresentanti <strong>che</strong> si riuniscano perio<strong>di</strong>camente e controllino se i <strong>di</strong>ritti dei bambini vengono<br />

rispettati.


Per non <strong>di</strong>menticare<br />

IL NO <strong>di</strong> Rosa<br />

“Doveva esserci un<br />

punto d’arresto! E<br />

quello è stato per me<br />

il punto in cui smettere<br />

<strong>di</strong> lasciarmi bistrattare<br />

e scoprire<br />

quali fossero, se mai<br />

ne avevo, i miei <strong>di</strong>ritti<br />

<strong>di</strong> essere umano”:<br />

<strong>di</strong>sse Rosa Parks, ricordando<br />

il giorno in<br />

cui – sarta, coloured<br />

<strong>di</strong> 42 anni, seduta<br />

dopo una giornata <strong>di</strong><br />

lavoro su un autobus<br />

<strong>di</strong> Montgomery (capitale<br />

dell’Alabama) –<br />

rifiutò <strong>di</strong> alzarsi per<br />

cedere il suo posto a<br />

un passeggero bianco.<br />

La storia (<strong>di</strong>venuta<br />

quasi leggenda) racconta <strong>che</strong> quando l’autista le <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> alzarsi,<br />

Rosa Parks rispose semplicemente “No”. E quando questi aggiunse:<br />

“Se non ti alzi ti faccio arrestare” lei rispose: “Sì, lei può<br />

farlo”. Perché la legge dell’Alabama considerava un “reato” il non<br />

cedere il posto a un bianco. Rosa (operaia sarta, coloured, 42<br />

anni) restò seduta, finché giunse la polizia e fu portata in carcere.<br />

Un gruppo <strong>di</strong> neri, tra cui Martin Luther King, allora pastore battista,<br />

prima raccolsero la somma necessaria per farla uscire dal carcere;<br />

poi proclamarono il boicottaggio degli autobus. D’ora in poi<br />

tutti i neri sarebbero andati a pie<strong>di</strong>: e così avvenne. Fino al fallimento<br />

della compagnia dei trasporti. Tre<strong>di</strong>ci mesi dopo, il 13 novembre<br />

1956, la Corte suprema degli Stati Uniti <strong>di</strong>chiarò<br />

incostituzionale la segregazione sugli autobus. Fu il primo passo<br />

per la piena integrazione razziale negli USA.<br />

Stupendo esempio <strong>di</strong> azione non violenta, iniziata con il NO detto<br />

da un donna.<br />

Rosa Parks è morta il 24 ottobre 2005, sette anni fa.<br />

An<strong>che</strong> se non è un anniversario rotondo, la ricor<strong>di</strong>amo con ammirazione.

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