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Versione .PDF - Un treno per Auschwitz

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PER NON DIMENTICARE A QUALI ABERRAZIONI PUO’ CONDURRE L’ODIO<br />

RAZZIALE E L’INTOLLERANZA, NON IL RITO DEL RICORDO, MA LA<br />

<strong>Un</strong> paio di anni fa visitai il capo di<br />

concentramento di Bergen Belsen, in<br />

Germania. In mezzo ad un silenzio atroce,<br />

feci il giro delle fosse comuni in cui<br />

giacciono migliaia di vittime dell’orrore<br />

nazista, chiedendomi dove fossero i resti di<br />

una certa bambina che ci ha lasciato la<br />

commovente testimonianza di quella<br />

barbarie e la certezza che la parola scritta è la<br />

più grande e invulnerabile dei rifugi, <strong>per</strong>chè<br />

le sue pietre sono unite dalla malta della<br />

memoria. Cercai ovunque, ma invano: non<br />

trovai alcun indizio che mi portasse ad Anna<br />

Frank.<br />

Alla morte fisica, i boia avevano aggiunto la<br />

seconda morte dell’oblio e dell’anonimato.<br />

[...]<br />

All’angoscia del “cosa posso fare io <strong>per</strong>chè<br />

tutto questo non si ripeta più?” subentra il<br />

CULTURA DELLA MEMORIA.<br />

2<br />

Elisa Springer<br />

desiderio di conoscere e narrare la storia di<br />

ciascuna delle vittime, di aggrapparsi alla<br />

parola come unico scongiuro contro l’oblio,<br />

di dare nome e voce alle vicende gloriose o<br />

insignificanti dei nostri genitori, dei nostri<br />

amori, dei nostri figli, dei nostri amici, di<br />

trasformare la vita in una vera e propria<br />

forma di resistenza contro l’oblio, <strong>per</strong>ché,<br />

come ha detto il poeta Guimaraes Rosa,<br />

narrare è resistere.<br />

[...]<br />

La più drammatica delle proteste: “io sono<br />

stato qui e nessuno racconterà la mia storia”,<br />

[...] mai un testo che mi sia parso così duro,<br />

così enigmatico, così bello e al tempo stesso<br />

così straziante...<br />

Le rose di Atacama di Luis Sepùlveda<br />

Prigionieri che salgono su un<br />

convoglio.

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